Capitolo V
- Ciao Ron, sono venuta a trovarti! Oggi è un giorno speciale, è il nostro giorno! Tre anni…
Si
era fermata davanti alla lapide. Le lacrime, che tanto premevano per uscire,
erano state trattenute con molta difficoltà. Non avrebbe pianto, non davanti a
Ron, per lui doveva dimostrarsi forte. Lasciò ai piedi della lapide i gigli
bianchi che aveva comprato quella mattina e ripulì, a mani nude, lo stele
sepolcrale dalle foglie caduche.
Sorrise
mestamente, era assurdo. Aveva trascorso sette anni della sua vita con Ron,
conosceva tutti i suoi pregi ed i suoi difetti, sapeva che adorava la crostata
ai mirtilli ed odiava la frittata di zucca… ma non conosceva il suo fiore
preferito. Non aveva idea di quale fosse… aveva chiesto alla signora Weasley,
ma la donna le aveva risposto che anche lei non sapeva aiutarla. Alla fine aveva
scelto il giglio bianco perché lo reputava il fiore che più si avvicinava
all’essenza di Ron. Oltre che la purezza il giglio rappresentava la forza
d’animo e la nobiltà, caratteristiche che Ronald incarnava da perfetto
Grifondoro.
Osservava
la foto magica che ritraeva un Ronald non ancora diciassettenne che correva
felice per il giardino della Tana. La stessa signora Weasley aveva scelto
personalmente quella foto, la sola che rappresentava lo spirito libero di Ron;
ricordava il giorno in cui era stata scattata. Era il giorno prima di partire
per Hogwarts per iniziare il settimo anno… l’ultimo, in tutti i sensi.
-
Hermione cara, non dovresti essere qui.
Lentamente si era girata verso
quella voce: Molly Weasley le aveva sorriso maternamente nonostante il dolore
che trapelava dagli occhi castani così simili a quelli di Ginny ma con lo
stesso taglio di quelli di Ron. Gli anni, i lutti, l’avevano segnata. Il viso
era solcato da profonde rughe che la facevano apparire più vecchia di quanto in
realtà non fosse.
Le
aveva accarezzato una guancia e poi era passata a salutare Ron, per concentrarsi
nuovamente su di lei.
-
Adesso va cara, l’Ordine ha bisogno di te, non abbandonarli. Ron non
approverebbe e tu lo sai!
- Ma signora…
Molly
le impedì di continuare a parlare, i suoi occhi la guardarono e per un attimo,
ad Hermione, sembrò di rivedere Ron. La stessa determinazione, la stessa forza,
la speranza…
-
Hermione ascoltami. La guerra è arrivata ad una svolta. In molti sono caduti,
altri sono scomparsi nel nulla e tu sei rimasta la sola in grado di portare
ancora un po’ di speranza. Se non vuoi farlo per te stessa allora fallo per
Ron ed Harry. Elimina Tu-Sai-Chi e riporta un po’ di pace a tutta la comunità
magica.
Hermione
guardava Molly stupita. Non poteva immaginare che dopo la morte di Ron e la
scomparsa di Arthur trovasse ancora la forza di confortare il prossimo. Si
sentiva preda dei sensi di colpa. Si era chiusa nel suo dolore e non aveva
pensato a nient’altro se non la perdita di Ron ed Harry insieme a quella dei
suoi genitori. In quel momento si sentiva egoista.
-
… Granger tu sei una Serpe proprio come me. Sei egoista. Vigliacca. Meschina.
Le parole di Malfoy le tornarono alla mente, improvvise come un fulmine a ciel sereno.
Egoista.
Aveva ragione. Aveva pensato solo al proprio dolore senza considerare quello
degli altri. Si era chiusa in un mondo dove esisteva solo l’intolleranza verso
tutto e tutti.
Vigliacca.
Altra verità. Aveva paura di affrontare il mondo. Si era nascosta dietro una
maschera. Un’infinità di maschere. Quella della brillante studentessa di
Hogwarts, poi di fidanzata di Ronald Bilius Weasley ed infine di guida
dell’Ordine della Fenice. Ma chi era veramente Hermione Jane Granger?
Meschina.
E quella era la sola ed unica verità. Aveva tenuto nascosta a tutti, quasi
tutti, la vera natura del suo essere. In tutti quegli anni era rimasta
nell’ombra invece che lottare e vincere. Quello non era il suo posto. No.
Doveva andare, e fare in fretta.
Dopo
aver abbracciato Molly si era smaterializzata direttamente a Grodic’s Hollow,
la nuova sede dell’Ordine della Fenice. Dopo diversi tentennamenti si era
deciso di lasciare la sede al 12 di Grimmauld Place, soprattutto dopo che Harry
era… passato dalla parte dei Mangiamorte. La scelta della nuova sede non era
stata casuale. Era un omaggio a James e Lily Potter i primi veri oppositori
all’ascesa di Lord Voldemort. Era un posto sicuro perché protetto dalla magia
dei due maghi, ed anche quella di Silente. Era rischioso per il Signore Oscuro
mettere piede lì data la presenza della magia dei genitori di Harry, certamente
Voldemort non voleva rischiare nulla, e poi era rischioso per lui e per tutti i
Mangiamorte suoi schiavi.
Hermione, appena materializzata, era corsa al piano di
sopra con la speranza di poter essere ancora in tempo. Ginny, chiusa in
biblioteca in cerca di qualche incantesimo o pozione utile per rendere
nuovamente l’anima ad Harry, a causa del trambusto creato dall’amica uscì
di corsa bacchetta alla mano.
-
Hermione ma che diamine! Mi hai fatto prendere un colpo!
La
mora neanche aveva fatto caso alle parole dell’amica concentrata a bussare
alla porta della camera di Malfoy. Ginny preoccupata dal comportamento
dell’amica la raggiunse al piano di sopra.
-
Calmati! Malfoy non è qui!
Le parole di Ginevra riuscirono a bloccare Hermione che
si girò verso l’amica attendendo il resto delle informazioni, sul viso era
chiara l’urgenza di parlare con il biondo.
-
Non guardarmi così, so solo che è uscito poco dopo di te.
- Grazie Gin!
Abbassò
la maniglia ma la porta non si aprì. A quel punto tirò fuori dalla tasca
interna del mantello la sua bacchetta e la puntò verso la serratura della
porta.
-
Herm, che vuoi fare?!
Ginevra
aveva poggiato la mano su quella dell’ex compagna di casa, abbassando così la
bacchetta, adesso la guardava in attesa di una risposta.
-
Aprire la porta, mi sembra logico Ginny!
La
rossa stava scotendo la testa per far capire all’amica che non era per nulla
d’accordo con lei.
-
Scherzi?! Se Malfoy ti trova dentro la sua stanza sai che casino? Io ho una
figlia e vorrei evitare inutili spargimenti di sangue davanti i suoi occhi, e
poi considera che tu e quello siete i suoi zii preferiti!
Ginny
nonostante i dolori e le delusioni, le perdite subite e le responsabilità
derivate dall’essere madre, non aveva mai perso il suo entusiasmo e
quell’ironia che da sempre, sin dall’infanzia, l’avevano caratterizzata!
-
Non preoccuparti! Non si accorgerà di nulla. Ed adesso se non ti dispiace… alohomora!
Lo
scatto della serratura fece capire che non erano presenti altri incantesimi di
protezione alla porta. Hermione entrò all’interno della stanza e poi si girò
verso Ginevra.
-
Tu che fai? Resti fuori?
- Scendo di sotto. Cordelia a
quest’ora si sarà svegliata! Herm, non combinare disastri, ti voglio intera!
Hermione
aveva sorriso all’amica e poi era tornata in cerca di qualche indizio che le
dicesse dove poter cercare Malfoy. La missione era prevista per le undici ed
ancora non erano neanche le dieci, dove diamine poteva essere andato a cacciarsi
quel dannato Furetto?
Cercò
sulla scrivania dove erano sistemati diversi testi di pozioni ed incantesimi, ma
niente che le dicesse dove fosse diretto Malfoy; fu il turno dell’armadio, poi
del letto e del comodino ma niente. Alla fine, sul davanzale della finestra,
trovò ciò che stava cercando. Un biglietto bianco, piegato in due. Lo aprì
velocemente e poi lo stropicciò con un sorriso ironico: il solito Malfoy!
Retrobottega
di Magie Sinister.
P.S.
Muoviti Granger, odio i ritardatari.
Uscì nuovamente dalla stanza e richiuse la porta con
un incantesimo. Scese di corsa le scale ed uscì di corsa. Appena fuori si
smaterializzò.
Una volta che si fu materializzata si guardò attorno
alquanto disgustata. L’ambiente circostante non aveva nulla da invidiare a
quello dei bassifondi babbani. Il sudiciume insozzava ogni angolo ed anche
l’aria era nauseabonda. Il sole era coperto da nuvolosi neri e l’ambiente
circostante era avvolto dalla penombra. Hermione si guardava intorno in cerca
dei membri dell’Ordine, ma il vicolo sembrava deserto. Fece un paio di passi
inoltrandosi in quella semioscurità ed alla fine si bloccò nel momento in cui
riuscì a riconoscere la figura di Malfoy seduto su delle casse di legno, la
sigaretta consumata per metà pendeva dalle labbra sottili. La voce di Hermione
incrinò il silenzio che regnava in quella strada.
-
Dove sono gli altri?
Per
tutta risposta Draco le porse un biglietto. La calligrafia ordinata di Remus li
informava che l’attacco doveva essere rimandato perché all’ultimo
l’obiettivo si era ritirato.
-
Perché sei rimasto?
-
Ovvio Granger. Per parlare.
§§§§§*§§§§§
Fissava
la lapide bianca con inciso il nome di quello che, fino a pochi giorni prima,
era stato il suo ragazzo.
Ronald
Bilius Weasley
1
marzo 1980
27
aprile 1997
Non c’era altro. Solo la data di nascita e quella di morte.
Ormai
le lacrime erano finite. Guardava la pietra bianca e riviveva nella sua mente
tutti gli attimi vissuti con quel ragazzo che non le avrebbe più sorriso. Era
preda della disperazione più cupa, non riusciva a credere a ciò che era
successo. Non voleva crederci, non poteva.
Aveva
alzato gli occhi rossi e gonfi e fissò il vuoto che aveva di fronte. La voce
tremò appena, ma riuscì comunque a dar voce al suo pensiero.
-
Che ci fai qui?
Non
si era girata per parlargli, però sapeva che lui era lì poggiato al tronco
della quercia. Il frusciare delle foglie aveva coperto i movimenti e solo quando
le era accanto si rese conto che lui l’aveva raggiunta. Per la prima volta, da
quando era iniziato l’incubo, si era girata a guardarlo e si chiese il perché
della sua presenza. Il perché della sua scelta.
Il
giorno dell’attacco anche Malfoy si era schierato, ma dalla loro parte.
L’aveva difesa contro Bellatrix Black Lastrange. Aveva lottato contro sua zia,
la sua stessa famiglia, il suo sangue. Lui, un Purosangue, che aveva protetto
una Mezzosangue come lei. Perché? Possibile…
I
suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Draco.
-
Sono qui per Weasley. Certamente non era il mio migliore amico ma lo stimavo.
-
Perché hai attaccato la Lastrange?
Aveva
fatto quella domanda a bruciapelo, senza pensare a nulla, lasciandosi sopraffare
dalla curiosità, dal bisogno di sapere. Di contro Draco si prese del tempo per
risponderle, si alzò il bavero del mantello e si voltò verso la direzione da
cui era arrivato lasciando che il vento, che aveva
iniziato a soffiare, portasse alle sue orecchie la risposta.
-
Ho le mie ragioni.
Il
vento continuava a soffiare leggero ed i petali di rose bianche si alzarono in
un turbinio candido. Un petalo si era fermato proprio sul palmo della sua mano.
Lo strinse al petto come se fosse stato l’ultimo regalo di Ronald. Una
lacrima, l’ultima, scese silenziosa. L’asciugò lentamente. Era arrivato il
tempo di agire.
§§§§§*§§§§§
Quel ricordo le arrivò improvviso. Da quando era iniziata la guerra, quella era stata l’ultima volta che lei e Malfoy avevano parlato come persone civili. Il resto delle volte era stato uno scambiarsi di battute acide e cattive.
- Per parlarmi avevi bisogno di portarmi qui?
Con
un ampio movimento del braccio, Hermione, aveva mostrato tutto il decadimento
che li circondava, Malfoy sembrava non curarsene. Restava seduto sulle casse a
fumare come se la ragazza non avesse mai parlato.
Finì
la sigaretta e buttò la cicca lontano. Portò i lunghi capelli biondi indietro
e si alzò. Le mani in tasca e l’andatura fiera, con un cenno del capo fece
capire ad Hermione di seguirlo e lei, riluttante, gli andò dietro.
Entrati
all’interno della bottega sudicia, furono investiti dal cattivo odore di
muffa. Hermione non riuscì a nascondere l’espressione schifata e si guardò
attorno con cautela, non le piaceva quel posto. Non si trattava del negozio in sé
ma da ciò che le trasmetteva: malvagità. Tre tocchi sul legno marcio del
bancone la distrassero dall’analisi del posto. Draco stava parlando con
Sinister.
L’ometto
piccolo e magro, curvato dal peso degli anni, si prodigava in mille e più modi
per salutare Draco Malfoy. Strofinava tra loro le mani, magre e rovinate, come a
scaldarle o forse in un chiaro segno di essere felice di guadagnare dopo diverso
tempo. Gli occhi di un verde spento, ma un tempo sicuramente brillanti ed
ammaliatori, nel momento in cui si posarono sulla figura di Hermione ebbero un
guizzo malizioso e la lingua inumidì le lebbra screpolate. Hermione a quella
vista si strinse, disgustata ed infastidita, nel suo mantello. I capelli canuti
dell’uomo erano pochi, sporchi ed unti. I denti gialli non erano in condizioni
migliori. Gli abiti logori che indossava indicavano chiaramente la povertà in
cui viveva.
-
Signor Malfoy, quale onore riaverla qui nel mio umilissimo negozio. Saranno
almeno quattro o cinque anni che non mi degna di una sua visita. Cosa posso fare
per lei e per la sua incantevole amica?
Sull’
incantevole amica, la voce di Sinister diventò melliflua ed Hermione non
riuscì ad evitare il brivido di disgusto che le corse lungo la schiena.
-
Vecchio sai perché sono qui. Muoviti o non vedrai neanche un galeone.
Dopo
un inchino, ed un’altra occhiata poco casta all’indirizzo di Hermione,
l’uomo sparì da dove era venuto. Hermione, inconsciamente, si rilassò e
lasciò che i suoi occhi vagassero per l’intero negozio. Il respiro le si mozzò
nel momento in cui i suoi occhi si posarono su una mano di gloria. Fece, senza
neanche accorgersene, un passo indietro e tremò. Draco non mancò di notare la
reazione di lei e sorrise beffardo.
-
Mezzosangue, un tempo non avresti reagito in questa maniera. Ti stai
rammollendo.
Non era una domanda ma una constatazione ed Hermione
non riuscì a nascondere il fastidio, e l’odio, che quelle parole suscitarono
in lei.
Il
vecchio Sinister rientrò nuovamente portando con sé un oggetto avvolto in un
drappo di velluto blu. Poggiò delicatamente l’oggetto sul tavolo e spostò i
lembi che lo nascondevano rivelando così uno specchio con bordi d’argento
finemente lavorati.
Appena lo vide, Hermione non riuscì a trattenere un’espressione di
stupore e cercò subito gli occhi di Draco fissi sullo specchio adesso
nuovamente nascosto dal velluto blu. Il ragazzo tirò fuori un sacco ed il
tintinnare dei galeoni fece intuire che la somma doveva essere consistente.
Sinister prese subito la sacca e la nascose sotto il bancone. Draco con un “Reducio”
aveva rimpicciolito lo specchio così da poterlo nascondere all’interno del
mantello.
Silenziosi
come erano entrati, i due giovani lasciarono il negozio ed una volta fuori,
Hermione tirò l’ennesimo sospiro di sollievo. Gli sguardi insistenti di
Sinister erano diventati insostenibili. Con calma, per evitare di attirare i
sospetti, i due giovani si incamminarono verso il vicolo nel quale si erano
incontrati così da potersi materializzare nuovamente ad Godric’Hollow, ma si
bloccarono sul posto. Nella loro direzione avanzavano Gregory
Goyle e Vincent Tiger. I due
uomini erano ancora lontani da loro ed erano concentrati in una conversazione
che li estraniava dal mondo circostante. La mano di Hermione corse veloce alla
sua bacchetta ma fu fermata dalla presa ferrea in cui Draco aveva stretto il suo
polso.
-
Non fare cazzate Granger. Qui pullula di Mangiamorte.
Così
dicendo spinse in modo poco gentile la ragazza verso il vicolo nel quale erano
diretti. Le spalle di Hermione urtarono contro il muro mentre Draco si fece più
vicino a lei iniziando a parlarle vicino all’orecchio. Gli occhi chiari del
ragazzo non lasciavano di vista neanche per un secondo la strada principale.
Facendosi ancora più vicino, quasi a schiacciare il suo corpo contro quello
della ragazza, Draco iniziò a parlare.
-
Ascoltami Mezzosangue. Ciò che sto per fare non rientra nell’attività da me
predilette, non con te almeno. Cerca di non fare scenate e di non farci
scoprire. Appena Tiger e Goyle saranno lontani noi ci smaterializzeremo non
prima. Non voglio rischiare che si mettano sulle nostre tracce. Adesso rilassati
e non opporre resistenza.
-
Malfoy cosa…
Non riuscì a finire la frase perché le labbra di Draco furono sulle sue
in un bacio inaspettato. Le mani di lui scesero sui fianchi stretti della
ragazza aumentando l’aderenza dei loro corpi. Hermione era basita, non
riusciva a muoversi ed intanto sentiva la lingua di Draco che premeva per
entrare in contatto con la sua, contatto che avvenne da lì a breve. Senza
neanche rendersene conto le labbra di Hermione si schiusero così da poter
approfondire quel bacio, entrambi, però, tenevano gli occhi aperti, fissi sul
compagno. Non c’era sentimento, solo passione, mentre le loro lingue si
rincorrevano e si accarezzavano in un bacio sensuale. A stento si erano accorti
del passaggio dei due uomini, troppo impegnati nella loro muta battaglia.
Solo
dopo interminabili secondo si separarono bruscamente, ansanti. Hermione era
parecchio confusa non capiva il perché di quella reazione, non capiva perché
il suo cuore galoppava così velocemente. Le gote erano in fiamme e la testa le
doleva. Non ebbe il tempo di dare libero sfogo alla sua rabbia perché Draco
l’afferrò per una mano ed insieme si smaterializzarono.
Buonasera mi scuso per il ritardo ma ho avuto una sorta di rifiuto per questa fanfic, e francamente non è che questo capitolo mi renda particolarmente soddisfatta.
Passo
rapidamente a rispondere alla recensione di Alaide che è stata così
gentile da trovare il tempo per esprimere il suo parere sulla mia fanfic. Non
preoccuparti se non commenti assiduamente ti capisco. Se non ricordo male sei
ancora in Francia e ti dividi tra lavoro, studio e fanfic, ci manca solo che ti
debba mettere, obbligatoriamente, a recensire. Per quel che riguarda la nuova
versione della fic effettivamente adesso è più studiata e soprattutto più
logica, almeno nella mia mente. I dialogo a cui fai riferimento effettivamente
in questa versione rende di più, probabilmente perché possiamo leggere sia per
quel che riguarda Hermione sia per Draco così da non dover intuire le
motivazioni dell’uno o dell’altro, non credo che io sia cresciuta poi così
tanto, anzi, ci sono delle volte in cui cancellerei tutto tanto ridicoli mi
sembrano i miei lavori. Per quel che riguarda Ron ed Harry diciamo che ho dato
loro una uscita col botto, lì ho cambiato davvero poco forse perché già nella
prima versione mi piaceva come avevo impostato i fatti. Per quel che riguarda
questo quarto capitolo l’attesa della morte e la paura di morire sono temi che
ho cercato di trattare in modo adeguato senza cadere nel banale, spero solo di
esserci riuscita. Ti ringrazio ancora per il tempo che mi hai dedicato, spero di
poterti leggere presto!
Alla
prossima!
Ringrazio
tutti coloro che leggono anche senza recensire.
Vi
saluto!
Alla
prossima!