Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: semplicementeme     27/01/2010    2 recensioni
- Cosa vuoi da me?
Aveva calcato il tono della voce riferendosi alla sua persona. Hermione Jane Granger non poteva essersi scomodata per nulla.

Vecchia fanfic mai conclusa che ho deciso di rivedere e ripubblicare con le opportune correzioni.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

Capitolo V

 

       - Ciao Ron, sono venuta a trovarti! Oggi è un giorno speciale, è il nostro giorno! Tre anni…

   Si era fermata davanti alla lapide. Le lacrime, che tanto premevano per uscire, erano state trattenute con molta difficoltà. Non avrebbe pianto, non davanti a Ron, per lui doveva dimostrarsi forte. Lasciò ai piedi della lapide i gigli bianchi che aveva comprato quella mattina e ripulì, a mani nude, lo stele sepolcrale dalle foglie caduche.

   Sorrise mestamente, era assurdo. Aveva trascorso sette anni della sua vita con Ron, conosceva tutti i suoi pregi ed i suoi difetti, sapeva che adorava la crostata ai mirtilli ed odiava la frittata di zucca… ma non conosceva il suo fiore preferito. Non aveva idea di quale fosse… aveva chiesto alla signora Weasley, ma la donna le aveva risposto che anche lei non sapeva aiutarla. Alla fine aveva scelto il giglio bianco perché lo reputava il fiore che più si avvicinava all’essenza di Ron. Oltre che la purezza il giglio rappresentava la forza d’animo e la nobiltà, caratteristiche che Ronald incarnava da perfetto Grifondoro.

   Osservava la foto magica che ritraeva un Ronald non ancora diciassettenne che correva felice per il giardino della Tana. La stessa signora Weasley aveva scelto personalmente quella foto, la sola che rappresentava lo spirito libero di Ron; ricordava il giorno in cui era stata scattata. Era il giorno prima di partire per Hogwarts per iniziare il settimo anno… l’ultimo, in tutti i sensi.

       - Hermione cara, non dovresti essere qui.

   Lentamente si era girata verso quella voce: Molly Weasley le aveva sorriso maternamente nonostante il dolore che trapelava dagli occhi castani così simili a quelli di Ginny ma con lo stesso taglio di quelli di Ron. Gli anni, i lutti, l’avevano segnata. Il viso era solcato da profonde rughe che la facevano apparire più vecchia di quanto in realtà non fosse.

   Le aveva accarezzato una guancia e poi era passata a salutare Ron, per concentrarsi nuovamente su di lei.

       - Adesso va cara, l’Ordine ha bisogno di te, non abbandonarli. Ron non approverebbe e tu lo sai!

       - Ma signora…

   Molly le impedì di continuare a parlare, i suoi occhi la guardarono e per un attimo, ad Hermione, sembrò di rivedere Ron. La stessa determinazione, la stessa forza, la speranza…

       - Hermione ascoltami. La guerra è arrivata ad una svolta. In molti sono caduti, altri sono scomparsi nel nulla e tu sei rimasta la sola in grado di portare ancora un po’ di speranza. Se non vuoi farlo per te stessa allora fallo per Ron ed Harry. Elimina Tu-Sai-Chi e riporta un po’ di pace a tutta la comunità magica.

   Hermione guardava Molly stupita. Non poteva immaginare che dopo la morte di Ron e la scomparsa di Arthur trovasse ancora la forza di confortare il prossimo. Si sentiva preda dei sensi di colpa. Si era chiusa nel suo dolore e non aveva pensato a nient’altro se non la perdita di Ron ed Harry insieme a quella dei suoi genitori. In quel momento si sentiva egoista.

       - … Granger tu sei una Serpe proprio come me. Sei egoista. Vigliacca. Meschina.

   Le parole di Malfoy le tornarono alla mente, improvvise come un fulmine a ciel sereno.

   Egoista. Aveva ragione. Aveva pensato solo al proprio dolore senza considerare quello degli altri. Si era chiusa in un mondo dove esisteva solo l’intolleranza verso tutto e tutti.

   Vigliacca. Altra verità. Aveva paura di affrontare il mondo. Si era nascosta dietro una maschera. Un’infinità di maschere. Quella della brillante studentessa di Hogwarts, poi di fidanzata di Ronald Bilius Weasley ed infine di guida dell’Ordine della Fenice. Ma chi era veramente Hermione Jane Granger?

   Meschina. E quella era la sola ed unica verità. Aveva tenuto nascosta a tutti, quasi tutti, la vera natura del suo essere. In tutti quegli anni era rimasta nell’ombra invece che lottare e vincere. Quello non era il suo posto. No. Doveva andare, e fare in fretta.

   Dopo aver abbracciato Molly si era smaterializzata direttamente a Grodic’s Hollow, la nuova sede dell’Ordine della Fenice. Dopo diversi tentennamenti si era deciso di lasciare la sede al 12 di Grimmauld Place, soprattutto dopo che Harry era… passato dalla parte dei Mangiamorte. La scelta della nuova sede non era stata casuale. Era un omaggio a James e Lily Potter i primi veri oppositori all’ascesa di Lord Voldemort. Era un posto sicuro perché protetto dalla magia dei due maghi, ed anche quella di Silente. Era rischioso per il Signore Oscuro mettere piede lì data la presenza della magia dei genitori di Harry, certamente Voldemort non voleva rischiare nulla, e poi era rischioso per lui e per tutti i Mangiamorte suoi schiavi.

 

   Hermione, appena materializzata, era corsa al piano di sopra con la speranza di poter essere ancora in tempo. Ginny, chiusa in biblioteca in cerca di qualche incantesimo o pozione utile per rendere nuovamente l’anima ad Harry, a causa del trambusto creato dall’amica uscì di corsa bacchetta alla mano.

       - Hermione ma che diamine! Mi hai fatto prendere un colpo!

   La mora neanche aveva fatto caso alle parole dell’amica concentrata a bussare alla porta della camera di Malfoy. Ginny preoccupata dal comportamento dell’amica la raggiunse al piano di sopra.

       - Calmati! Malfoy non è qui!    

   Le parole di Ginevra riuscirono a bloccare Hermione che si girò verso l’amica attendendo il resto delle informazioni, sul viso era chiara l’urgenza di parlare con il biondo.

       - Non guardarmi così, so solo che è uscito poco dopo di te.  

       - Grazie Gin!

   Abbassò la maniglia ma la porta non si aprì. A quel punto tirò fuori dalla tasca interna del mantello la sua bacchetta e la puntò verso la serratura della porta.

       - Herm, che vuoi fare?!

   Ginevra aveva poggiato la mano su quella dell’ex compagna di casa, abbassando così la bacchetta, adesso la guardava in attesa di una risposta.

       - Aprire la porta, mi sembra logico Ginny!

   La rossa stava scotendo la testa per far capire all’amica che non era per nulla d’accordo con lei.

       - Scherzi?! Se Malfoy ti trova dentro la sua stanza sai che casino? Io ho una figlia e vorrei evitare inutili spargimenti di sangue davanti i suoi occhi, e poi considera che tu e quello siete i suoi zii preferiti!

   Ginny nonostante i dolori e le delusioni, le perdite subite e le responsabilità derivate dall’essere madre, non aveva mai perso il suo entusiasmo e quell’ironia che da sempre, sin dall’infanzia, l’avevano caratterizzata!

       - Non preoccuparti! Non si accorgerà di nulla. Ed adesso se non ti dispiace… alohomora!

   Lo scatto della serratura fece capire che non erano presenti altri incantesimi di protezione alla porta. Hermione entrò all’interno della stanza e poi si girò verso Ginevra.

       - Tu che fai? Resti fuori?      

       - Scendo di sotto. Cordelia a quest’ora si sarà svegliata! Herm, non combinare disastri, ti voglio intera!

   Hermione aveva sorriso all’amica e poi era tornata in cerca di qualche indizio che le dicesse dove poter cercare Malfoy. La missione era prevista per le undici ed ancora non erano neanche le dieci, dove diamine poteva essere andato a cacciarsi quel dannato Furetto?

   Cercò sulla scrivania dove erano sistemati diversi testi di pozioni ed incantesimi, ma niente che le dicesse dove fosse diretto Malfoy; fu il turno dell’armadio, poi del letto e del comodino ma niente. Alla fine, sul davanzale della finestra, trovò ciò che stava cercando. Un biglietto bianco, piegato in due. Lo aprì velocemente e poi lo stropicciò con un sorriso ironico: il solito Malfoy!

 

Retrobottega di Magie Sinister.

P.S. Muoviti Granger, odio i ritardatari.

 

   Uscì nuovamente dalla stanza e richiuse la porta con un incantesimo. Scese di corsa le scale ed uscì di corsa. Appena fuori si smaterializzò.

 

   Una volta che si fu materializzata si guardò attorno alquanto disgustata. L’ambiente circostante non aveva nulla da invidiare a quello dei bassifondi babbani. Il sudiciume insozzava ogni angolo ed anche l’aria era nauseabonda. Il sole era coperto da nuvolosi neri e l’ambiente circostante era avvolto dalla penombra. Hermione si guardava intorno in cerca dei membri dell’Ordine, ma il vicolo sembrava deserto. Fece un paio di passi inoltrandosi in quella semioscurità ed alla fine si bloccò nel momento in cui riuscì a riconoscere la figura di Malfoy seduto su delle casse di legno, la sigaretta consumata per metà pendeva dalle labbra sottili. La voce di Hermione incrinò il silenzio che regnava in quella strada.

       - Dove sono gli altri?

   Per tutta risposta Draco le porse un biglietto. La calligrafia ordinata di Remus li informava che l’attacco doveva essere rimandato perché all’ultimo l’obiettivo si era ritirato.

       - Perché sei rimasto?

       - Ovvio Granger. Per parlare.

 

§§§§§*§§§§§

 

   Fissava la lapide bianca con inciso il nome di quello che, fino a pochi giorni prima, era stato il suo ragazzo.

 

Ronald Bilius Weasley

1 marzo 1980

27 aprile 1997

 

   Non c’era altro. Solo la data di nascita e quella di morte.

   Ormai le lacrime erano finite. Guardava la pietra bianca e riviveva nella sua mente tutti gli attimi vissuti con quel ragazzo che non le avrebbe più sorriso. Era preda della disperazione più cupa, non riusciva a credere a ciò che era successo. Non voleva crederci, non poteva.

   Aveva alzato gli occhi rossi e gonfi e fissò il vuoto che aveva di fronte. La voce tremò appena, ma riuscì comunque a dar voce al suo pensiero.

       - Che ci fai qui?

   Non si era girata per parlargli, però sapeva che lui era lì poggiato al tronco della quercia. Il frusciare delle foglie aveva coperto i movimenti e solo quando le era accanto si rese conto che lui l’aveva raggiunta. Per la prima volta, da quando era iniziato l’incubo, si era girata a guardarlo e si chiese il perché della sua presenza. Il perché della sua scelta.

   Il giorno dell’attacco anche Malfoy si era schierato, ma dalla loro parte. L’aveva difesa contro Bellatrix Black Lastrange. Aveva lottato contro sua zia, la sua stessa famiglia, il suo sangue. Lui, un Purosangue, che aveva protetto una Mezzosangue come lei. Perché? Possibile…

   I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Draco.

       - Sono qui per Weasley. Certamente non era il mio migliore amico ma lo stimavo.

       - Perché hai attaccato la Lastrange?

   Aveva fatto quella domanda a bruciapelo, senza pensare a nulla, lasciandosi sopraffare dalla curiosità, dal bisogno di sapere. Di contro Draco si prese del tempo per risponderle, si alzò il bavero del mantello e si voltò verso la direzione da cui era arrivato lasciando che il vento, che aveva  iniziato a soffiare, portasse alle sue orecchie la risposta.

       - Ho le mie ragioni.

   Il vento continuava a soffiare leggero ed i petali di rose bianche si alzarono in un turbinio candido. Un petalo si era fermato proprio sul palmo della sua mano. Lo strinse al petto come se fosse stato l’ultimo regalo di Ronald. Una lacrima, l’ultima, scese silenziosa. L’asciugò lentamente. Era arrivato il tempo di agire.

 

§§§§§*§§§§§

 

   Quel ricordo le arrivò improvviso. Da quando era iniziata la guerra, quella era stata l’ultima volta che lei e Malfoy avevano parlato come persone civili. Il resto delle volte era stato uno scambiarsi di battute acide e cattive.

       - Per parlarmi avevi bisogno di portarmi qui?

   Con un ampio movimento del braccio, Hermione, aveva mostrato tutto il decadimento che li circondava, Malfoy sembrava non curarsene. Restava seduto sulle casse a fumare come se la ragazza non avesse mai parlato.

   Finì la sigaretta e buttò la cicca lontano. Portò i lunghi capelli biondi indietro e si alzò. Le mani in tasca e l’andatura fiera, con un cenno del capo fece capire ad Hermione di seguirlo e lei, riluttante, gli andò dietro.

   Entrati all’interno della bottega sudicia, furono investiti dal cattivo odore di muffa. Hermione non riuscì a nascondere l’espressione schifata e si guardò attorno con cautela, non le piaceva quel posto. Non si trattava del negozio in sé ma da ciò che le trasmetteva: malvagità. Tre tocchi sul legno marcio del bancone la distrassero dall’analisi del posto. Draco stava parlando con Sinister.

   L’ometto piccolo e magro, curvato dal peso degli anni, si prodigava in mille e più modi per salutare Draco Malfoy. Strofinava tra loro le mani, magre e rovinate, come a scaldarle o forse in un chiaro segno di essere felice di guadagnare dopo diverso tempo. Gli occhi di un verde spento, ma un tempo sicuramente brillanti ed ammaliatori, nel momento in cui si posarono sulla figura di Hermione ebbero un guizzo malizioso e la lingua inumidì le lebbra screpolate. Hermione a quella vista si strinse, disgustata ed infastidita, nel suo mantello. I capelli canuti dell’uomo erano pochi, sporchi ed unti. I denti gialli non erano in condizioni migliori. Gli abiti logori che indossava indicavano chiaramente la povertà in cui viveva.

       - Signor Malfoy, quale onore riaverla qui nel mio umilissimo negozio. Saranno almeno quattro o cinque anni che non mi degna di una sua visita. Cosa posso fare per lei e per la sua incantevole amica?

   Sull’ incantevole amica, la voce di Sinister diventò melliflua ed Hermione non riuscì ad evitare il brivido di disgusto che le corse lungo la schiena.

       - Vecchio sai perché sono qui. Muoviti o non vedrai neanche un galeone.

   Dopo un inchino, ed un’altra occhiata poco casta all’indirizzo di Hermione, l’uomo sparì da dove era venuto. Hermione, inconsciamente, si rilassò e lasciò che i suoi occhi vagassero per l’intero negozio. Il respiro le si mozzò nel momento in cui i suoi occhi si posarono su una mano di gloria. Fece, senza neanche accorgersene, un passo indietro e tremò. Draco non mancò di notare la reazione di lei e sorrise beffardo.

       - Mezzosangue, un tempo non avresti reagito in questa maniera. Ti stai rammollendo.   

   Non era una domanda ma una constatazione ed Hermione non riuscì a nascondere il fastidio, e l’odio, che quelle parole suscitarono in lei.

   Il vecchio Sinister rientrò nuovamente portando con sé un oggetto avvolto in un drappo di velluto blu. Poggiò delicatamente l’oggetto sul tavolo e spostò i lembi che lo nascondevano rivelando così uno specchio con bordi d’argento finemente lavorati.

   Appena lo vide, Hermione non riuscì a trattenere un’espressione di stupore e cercò subito gli occhi di Draco fissi sullo specchio adesso nuovamente nascosto dal velluto blu. Il ragazzo tirò fuori un sacco ed il tintinnare dei galeoni fece intuire che la somma doveva essere consistente. Sinister prese subito la sacca e la nascose sotto il bancone. Draco con un “Reducio” aveva rimpicciolito lo specchio così da poterlo nascondere all’interno del mantello.

   Silenziosi come erano entrati, i due giovani lasciarono il negozio ed una volta fuori, Hermione tirò l’ennesimo sospiro di sollievo. Gli sguardi insistenti di Sinister erano diventati insostenibili. Con calma, per evitare di attirare i sospetti, i due giovani si incamminarono verso il vicolo nel quale si erano incontrati così da potersi materializzare nuovamente ad Godric’Hollow, ma si bloccarono sul posto. Nella loro direzione avanzavano Gregory Goyle e Vincent Tiger. I due uomini erano ancora lontani da loro ed erano concentrati in una conversazione che li estraniava dal mondo circostante. La mano di Hermione corse veloce alla sua bacchetta ma fu fermata dalla presa ferrea in cui Draco aveva stretto il suo polso.

       - Non fare cazzate Granger. Qui pullula di Mangiamorte.

   Così dicendo spinse in modo poco gentile la ragazza verso il vicolo nel quale erano diretti. Le spalle di Hermione urtarono contro il muro mentre Draco si fece più vicino a lei iniziando a parlarle vicino all’orecchio. Gli occhi chiari del ragazzo non lasciavano di vista neanche per un secondo la strada principale. Facendosi ancora più vicino, quasi a schiacciare il suo corpo contro quello della ragazza, Draco iniziò a parlare.

       - Ascoltami Mezzosangue. Ciò che sto per fare non rientra nell’attività da me predilette, non con te almeno. Cerca di non fare scenate e di non farci scoprire. Appena Tiger e Goyle saranno lontani noi ci smaterializzeremo non prima. Non voglio rischiare che si mettano sulle nostre tracce. Adesso rilassati e non opporre resistenza.

       - Malfoy cosa…

   Non riuscì a finire la frase perché le labbra di Draco furono sulle sue in un bacio inaspettato. Le mani di lui scesero sui fianchi stretti della ragazza aumentando l’aderenza dei loro corpi. Hermione era basita, non riusciva a muoversi ed intanto sentiva la lingua di Draco che premeva per entrare in contatto con la sua, contatto che avvenne da lì a breve. Senza neanche rendersene conto le labbra di Hermione si schiusero così da poter approfondire quel bacio, entrambi, però, tenevano gli occhi aperti, fissi sul compagno. Non c’era sentimento, solo passione, mentre le loro lingue si rincorrevano e si accarezzavano in un bacio sensuale. A stento si erano accorti del passaggio dei due uomini, troppo impegnati nella loro muta battaglia.

   Solo dopo interminabili secondo si separarono bruscamente, ansanti. Hermione era parecchio confusa non capiva il perché di quella reazione, non capiva perché il suo cuore galoppava così velocemente. Le gote erano in fiamme e la testa le doleva. Non ebbe il tempo di dare libero sfogo alla sua rabbia perché Draco l’afferrò per una mano ed insieme si smaterializzarono.

 

  Buonasera mi scuso per il ritardo ma ho avuto una sorta di rifiuto per questa fanfic, e francamente non è che questo capitolo mi renda particolarmente soddisfatta.

   Passo rapidamente a rispondere alla recensione di Alaide che è stata così gentile da trovare il tempo per esprimere il suo parere sulla mia fanfic. Non preoccuparti se non commenti assiduamente ti capisco. Se non ricordo male sei ancora in Francia e ti dividi tra lavoro, studio e fanfic, ci manca solo che ti debba mettere, obbligatoriamente, a recensire. Per quel che riguarda la nuova versione della fic effettivamente adesso è più studiata e soprattutto più logica, almeno nella mia mente. I dialogo a cui fai riferimento effettivamente in questa versione rende di più, probabilmente perché possiamo leggere sia per quel che riguarda Hermione sia per Draco così da non dover intuire le motivazioni dell’uno o dell’altro, non credo che io sia cresciuta poi così tanto, anzi, ci sono delle volte in cui cancellerei tutto tanto ridicoli mi sembrano i miei lavori. Per quel che riguarda Ron ed Harry diciamo che ho dato loro una uscita col botto, lì ho cambiato davvero poco forse perché già nella prima versione mi piaceva come avevo impostato i fatti. Per quel che riguarda questo quarto capitolo l’attesa della morte e la paura di morire sono temi che ho cercato di trattare in modo adeguato senza cadere nel banale, spero solo di esserci riuscita. Ti ringrazio ancora per il tempo che mi hai dedicato, spero di poterti leggere presto!

Alla prossima!

 

Ringrazio tutti coloro che leggono anche senza recensire.

Vi saluto!

Alla prossima!

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: semplicementeme