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Autore: glokky    27/01/2010    4 recensioni
cit. dal terzo capitolo: Ha provato di tutto quel pomeriggio per riuscire a distrarsi, per non pensare, per non ricordare. Ha pulito la cucina tre volte, ha fatto il bucato, ha cercato di seguire una soap opera alla tv, è andata persino a correre sotto la pioggia. Ma è stato tutto inutile. Ora è in piedi nel salotto di casa a fissare il telefono mentre i suoi abiti zuppi sgocciolano sul pavimento. Ha una maledettissima voglia di alzare la cornetta e fare il numero. Le basterebbe solo sentire la sua voce per allontanare la soffocante nostalgia, sorta improvvisamente, quel tanto che basta per riuscire a respirare. Ma non può. L’ha promesso a se stessa. Sa che deve resistere. Che non le è concesso commettere errori. Si lascia scivolare a terra, rannicchiandosi contro il muro, preparandosi all’ondata di dolore che la coglie sempre quando lascia la sua mente ripercorrere momenti di un passato che le sembra così lontano da dubitare che sia mai esistito. E prega che il dolore passi in fretta. Sente qualcosa di morbido solleticarle la guancia. Kirchner appoggia il muso sulla sua spalla uggiolando piano e aspettando paziente che si plachi la tempesta e ritorni il sereno.
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa è solo la prima parte del capitolo: posterò la seconda metà il più presto possible!

 

Capitolo VI: Sereno

Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle

Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo

Mi riconosco
immagine
passeggera

Presa in una giro
immortale.

Giuseppe Ungaretti, Sereno

 

Riattacca in fretta il telefono. Non vede l’ora di arrivare a destinazione. Con un rombo il pick-up prende vita. Guida concentrata sulle strade scivolose di pioggia, ripetendo a mente le indicazioni di Charlie su come arrivare alla casa dei Black. Non ha idea di cosa dire, ma è sicura che troverà un modo.

Finalmente vede la casa: è bassa, in legno, dipinta di un rosso opaco. Le è vagamente famigliare.  Non ha ancora spento il motore che un ragazzo, i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, esce sorridendo dalla porta.

«Bella!»

«Jacob, ciao!». Il ragazzo la avvolge in un abbraccio soffocante. Caldo. Protettivo.

Bella chiude gli occhi, abbandonando il viso contro il petto di lui. E’ come se qualcosa andasse al posto giusto, come la tessera di un puzzle. 

Una risata roca la richiama dai suoi pensieri.  Scosta il viso, cercando quello di Jacob. Nota che deve alzare davvero tanto lo sguardo prima di incrociare quello di lui.

«Sei cresciuto ancora! Jacob, sei enorme!». Il ragazzo le sorride, compiaciuto:«Sono alto più di un metro e novanta!». Bella scioglie l’abbraccio, allontanandosi di un passo per guardarlo meglio.

«Ma magro come un chiodo», aggiunge lui con una smorfia.

Jacob la guarda con quegli occhi neri, così profondi che Bella sente di perdersi per un istante.

«Entriamo, ci stiamo inzuppando!».

Mentre le fa strada raccoglie i capelli con le grandi mani,  fissando la coda con un elastico.

«Ehi papà!»esclama, abbassa dosi per entrare dalla porta, «Guarda chi è venuto a trovarci!». Billy sembra felicemente sorpreso di vederla lì. Spinge la sedia a rotelle verso di lei, stringendole la mano, facendola quasi scomparire nel suo grande palmo. Mentre saluta il padre di Jacob, nota con la coda dell’occhio il grande sorriso stampato sulla faccia del ragazzo. Avverte una sensazione di calore, proprio al centro del petto. Dove pensava non ci fosse più niente.

 

 

Bella quasi non crede alla sua fortuna. E’ seduta sul sedile della golf di Jacob, mentre lo guarda smontare con delicatezza la prima moto. La sua. Non riesce ad immaginarsi sopra quel bolide, ma non ha alcuna intenzione di desistere: vuole arrivare in fondo. Vuole essere pazza e sconsiderata. Vuole sentire l’adrenalina scorrere forte nelle vene. Vuole smettere di pensare.

Ma soprattutto vuole sentire ancora la sua voce.

Sposta lo sguardo su Jacob: non riesce a capire come delle mani così grandi possano essere così aggraziate e precise. Lui continua a chiacchierare, anche se lei ha già perso il filo del discorso. Ma non le importa. Si accorge di quanto le faccia piacere sentire il suono della sua voce, così tranquillo e traboccante di entusiasmo.

Sorride tra sé. Jacob è una dono del cielo.

Lui non trovava nulla di strano in tutto quello che stavano facendo: mentire ai genitori e riparare due moto pericolose con i soldi che avrebbero dovuto finanziare i suoi studi.    

 

h.19.45

«Sicura di non volerti fermare a cena? Dico a papà di chiamare anche Charlie. . .»

Embry dà una gomitata a Quil, ridendo sotto i baffi.

«No, è meglio che torni a casa. Facciamo un’altra volta: girerò qui attorno così tanto che vi stancherete di vedermi!». Sorride, finalmente leggera.

«Ok. Bé, io stasera continuo un po’ qui. Finisco di smontarle e cerco di capire cosa ci occorre per ricostruirle. Quando vuoi che continuiamo a lavorare qui?»

«Se torno domani è un problema?». Le domeniche sono la piaga della sua esistenza: non trova mai abbastanza cose da fare che possano tenere occupata la sua mente.

Questa volta è Quil a lanciare un sorrisone a Embry, bisbigliandogli qualcosa sotto voce.

«Va benissimo!», esclama entusiasta, mentre con una mano colpisce la nuca di Quil. «Adesso basta. Andatevene».

«No. Sul serio, è tardi! Devo andare», dice, già avviandosi verso la porta. «Ci vediamo domani, Jacob!», aggiunge, uscendo.

Mentre cammina verso il pick-up, sente il rumore di una piccola zuffa nel garage.

«Se anche solo uno di voi osa mettere piede qui domani. . .». E’ la voce di Jacob che minaccia i suoi amici, Quil e Emry, che sono passati per caso, trovandolo con lei. Bella non riesce a trattenere una risata. Ascolta sorpresa il suono della sua voce: non è ancora riuscita ad abituarsi. Nei mesi precedenti la nebbia che la circondava aveva deformato i suoni ed i colori.

Realizza che ha smesso di piovere solo quando sale sul pick-up.  Stralci di cielo blu si formano tra la coltre di nuvole  mentre guida verso casa. L’abbaiare di un cane la riscuote dai suoi pensieri. Intorno a sé nota solo la strada deserta, poi le luci di una casa attirano la sua attenzione: è una costruzione vecchia, seminascosta tra gli alberi, le assi della facciata un tempo dovevano essere bianche, ma ora hanno perso quasi tutto il suo colore. Le persiane, blu, spiccano su tutto il resto.

Claire.

Sa che quella è casa sua senza bisogno di controllare. Il vecchio Chevy rallenta la sua corsa. Ha davvero voglia di vederla: la sua compagnia le fa bene. Non come quella di Jacob, no. Sono due cose diverse: non sente il bisogno di fingere quando sta con Claire, ha la sensazione che lei capisca nel profondo il suo dolore, che, in un certo senso, lo condivida. E’ una sensazione piacevole, di conforto. Jacob è un’altra cosa: lui è così felice ed entusiasta che non si può non farsi coinvolgere dal suo buonumore e dal suo calore.

Il vecchio Chevy riparte con un rombo.

 

 

Bella apre la porta di casa di fretta, precipitandosi ai fornelli.

5 novembre

h.8.30

Si appoggia ansante alla facciata dalla casa, cercando di riprendere fiato. Il sudore le cola piano lungo il collo, mentre il suo respiro crea nuvole di vapore nell’aria frizzante della mattina. I battiti del cuore le rimbombano nelle orecchie. Apre gli occhi, guardando di sottecchi Kirchner, sdraiato poco lontano da lei, la lingua a penzoloni, gli occhi accesi.  Sorride. Prende un respiro profondo e apre la porta. Si toglie di fretta le scarpe e lascia cadere la giacca. Sale le scale e inizia a spogliarsi ancora prima di entrare in bagno. Ascolta lo scrosciare dell’acqua della doccia sulla sua pelle, i muscoli si distendono con il calore. Mentre si passa le mani tra i capelli ripensa al ragazzo che aveva visto il giorno prima. Ha corso fino a La Push anche quella mattina, ma di lui nessuna traccia. Si allaccia l’accappatoio con un gesto nervoso, ripassando gli interrogativi che le frullano nella mente: cosa ci faceva un ragazzo, scalzo e a torso nudo nonostante il freddo, nel mezzo della foresta? Perché era scappato via?   

 

 

_____________________________________________ 

Angolo dell'Autrice:

Eccomi qui!! Sono riuscita a scrivere questo pezzettino (abbastanza insignificante tra l’altro) nelle pause di studio. Fino a lunedì temo proprio che non potrò più postare! Ma metterò il più presto possibile il continuo del capitolo. Come ho già detto, questo pezzo non mi piace molto. Quindi subbissatemi di critiche se fa schifo, perché penso di meritarmele!

Per questo capitolo vi sarete accorti che ho ripreso molte battute e frasi della Meyer, perché ci tengo a rispettare il più possibile  la sua descrizione degli avvenimenti(visto che questa è una delle poche parti che mi piacciono davvero). Non so se sia stata una buona idea. . .

  
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