Capitolo 24: L’ultima speranza
Il sole stava
sorgendo lentamente all’orizzonte, da una finestra situata su una torre di un
antico maniero, un vecchio osservava l’orizzonte con sguardo triste; i suoi
lineamenti mostravano indiscutibilmente la vecchiaia e la preoccupazione che
portava su di se. Fu in un attimo il cielo si oscurò e tre forti boati,
provenienti dalla vicina cittadina ruppero il silenzio, voci, ululati e
grugniti frangevano l’aria; una lacrima solitaria solcò il viso stanco del
vecchio “Alla fine sei arrivato Tom” sospirò e scomparve.
“Dawlish, Emerson,
Wilbur schiantate quei Troll.” Ordinò un Auror ai tre che stavano fronteggiando
una decina di esseri, in pochi secondi l’aria tranquilla del paesino era stata
sostituita da una battaglia in piena regola, decine di creature oscure si
facevano largo tra cumuli di macerie che un tempo erano negozi frequentati dai
ragazzi della scuola.
“Non risparmiatevi
dobbiamo respingerli, Avada Kedrava” un sordo tonfo annunciava che una delle
creature era caduta.
“Impedimenta” urlò
Lupin alle prese da solo con un gigante di sei metri, il goffo essere cadde a
terra, l’ex professore puntò alla testa la bacchetta e mormorò l’anatema che
uccide; l’essere non si mosse più, per altri due auror la cosa non andò
altrettanto bene, mentre cercavano di schiantare due acromantule vennero
assaliti da un gruppo di troll infuriati, purtroppo per loro non ci fu via di
scampo.
“Dannazione
indietreggiate fino a Zonko!” esclamò la voce pacata di Silente che si stava
occupando di un paio di giganti. Tutti annuirono, e iniziarono la lenta
ritirata non senza combattere ovviamente, molti corpi di creature oscure
giacevano a terra senza vita, insieme a loro purtroppo anche qualche auror; la
cosa che però stava preoccupando tutti e che ancora non c’era traccia dei
mangiamorte e del loro padrone.
I minuti scorrevano
e nonostante i malefici continuassero a mietere vittime, ne comparivano sempre
di più di quelle creature, purtroppo i giganti erano molto difficili da
schiantare e uccidere solo i maghi più forti ci riuscivano e come se non
bastasse il loro numero era nettamente inferiore, stavano lentamente cedendo
posizioni su posizioni, il novanta percento di Hogsmade era perduto o meglio
non esisteva più, raso al suolo.
“Silente che
facciamo, se rimaniamo qui finiremo sopraffatti” urlò il capo degli auror.
“Lo so ma dobbiamo
sterminarne il più possibile qui altrimenti la scuola non reggerà e poi mancano
ancora loro” rispose il vecchio facendo esplodere con un movimento fluido della
bacchetta la strada e disintegrando una decina di creature.
Improvvisamente una
nuova ondata di creature mise a dura prova la linea di difesa, facendola cedere
in alcuni punti, una risata acuta e penetrante risuonò nell’aria facendo
fermare la battaglia, ed eccoli avvolti nei loro neri mantelli un centinaio di
mangiamorte con a capo il loo Signore: Lord Voldemort era arrivato.
“Ciao Albus come
va?” disse il mostro palesemente divertito.
“Potrebbe andar
meglio Tom. Vedo che stavolta ti sei fatto più audace?” chiese con la solita
infrangibile calma e pacatezza, il vecchio Silente.
“Be diciamo che sto
imparando dai miei errori, se diciotto anni fa avessi attaccato questo posto
magari le cose sarebbero andate diversamente” ebbe una smorfia di disgusto
probabilmente pensando agli anni trascorsi in esilio. “E un’altra cosa non
chiamarmi più Tom, lo sai che il ragazzo che ha studiato qui non c’è più, puoi
chiamarmi Lord Voldemort è un piccolo favore che ti faccio, sei uno dei pochi
previleggiati a cui permetto di dire il mio nome” stavolta lo sguardo si era
allargato in un moto di rabbia odiava quello sporco nome da babbano.
“Mmm, lo sai che il
tuo soprannome non mi piace, io le cose sono abituato a chiamarle con il
proprio nome, Tom” continuò affabile il preside, gli occhi della creatura si
strinsero in due fessure.
“Andate miei
servitori fate tacere quel vecchiaccio!” sibilò furente.
La battaglia riprese
ma ora si faceva davvero dura anche gli incappucciati si unirono alle creature
e questo mise, ancor di più in difficoltà la resistenza.
“Albus come
facciamo?” urlò Lupin, la risposta arrivò poco dopo; Silente agitò la bacchetta
e mormorò qualcosa in una strana lingua, davanti a loro comparve un muro impenetrabile
fatto di nebbia.
“Muoviamoci,
ritirata al castello la barriera che ho creato non resisterà per più di due
minuti con lui!” tuonò il vecchio mago e tutti presero la strada che li
riportava al castello.
*********
“Avete sentito
quelle esplosioni?” chiese Malfoy visibilmente trafelato, mentre raggiungeva
gli altri davanti al portone del cancello.
“Si Draco sono loro,
sono qui.” Disse teso Ron, guardando verso il punto dove si innalzavano dense
colonne di fumo nero.
“E adesso che si
fa?” chiese sconvolta Padma, quasi sull’orlo di una crisi di nervi.
“Ci prepariamo, non
riusciranno a trattenerli per molto.” Proferì saggia Hermione “Oh Harry dove
sei abbiamo bisogno di te” stava pensando quando la voce dura di Nott la
riportò alla realtà
“Presto raduniamo le
squadre, avvertite gli sfollati e il personale, ci ritroviamo qui tra dieci
minuti esatti” disse il cupo ragazzo.
I dieci minuti
passarono i ragazzi insieme algli insegnanti erano andati avanti e in dietro
per il castello, avvertendo e richiamando le squadre poste a difesa del
maniero; si ritrovarono tutti davanti l’entrata, poco dopo videro arrivare a
gran velocità gli auror del Ministero, i membri dell’Ordine e Silente con al
seguito numerose barelle.
“Preside che è
successo?” chiese
“Minerva sono
arrivati e devo dire che sono molti di più di quanto mi aspettassi” rispose in
tono grave il vecchio mago.
“Ma c’è anche Lui?”
chiese in un soffio Hermione.
“Si purtroppo c’è
anche Voldemort con i suoi Mangiamorte”
BOOOOOOOOOM, un esplosione
segnalò al gruppo che la barriera di Silente era caduta; una nuvola di polvere
iniziò ad alzarsi dal sentiero che dal villaggio conduceva al castello.
“Presto tutti ai
loro posti! Stanno arrivando.” Tuonò il vecchio preside; immediatamente tutti
presero posizione.
Dopo pochi minuti un
rumore assordante di metallo contorto, riempì l’intero parco i cancelli di
Hogwards erano stati abbattuti, immediatamente l’intera radura davanti al
castello si riempì di orrende creature, incantesi e maledizioni riempivano
l’aria ma nonostante alunni, insegnanti e auror tentassero di ricacciare
indietro il nemico, questo li stava sopraffaciendo.
“Ahahahaah, Silente
arrenditi le mie creature sono inarrestabili.” L’Oscuro Signore era giunto, i
suoi occhi abbracciavano l’intero campo di battaglia, le narici fremevano
annusando l’aria intrisa di terrore.
“Non credo proprio
Tom, tanto che alcuni amici si stanno unendo a noi per vincerti” gli occhi del
vecchio preside brillavano in direzione della foresta, anche l’Oscuro si voltò
in quella direzione gli occhi ridotti a fessure. Dalla foresta apparve Hagrid,
seguito a ruota dal fratellino Grawp e da l’intero branco dei centauri di
Hogwards, Fiorenzo e Cassandro in prima fila; Aragog e Moses con i loro figli,
l’intrero branco di Thestral. Iniziarono subito a combattere, in una specie di
bolgia infernale.
I centauri
scagliavano frecce a ripetizione, Aragog e i suoi figli uccidevano giganti e
acromantule, dando sfogo ai loro istinti, e anche i Thestral facevano la loro
parte com Grawp e Hagrid;
intanto molti duelli
singoli prendevano piede, Nott fu il primo a iniziare a duellare con suo padre.
“Theodor, sei un
traditore come tua madre, morirai non ho bisogno di un figlio come te!” tuonò
il mangiamorte rivolto a suo figlio.
“Taci, per le tue
assurde convinzioni hai distrutto la nostra famiglia! Stupeficium” il raggio
rosso partì dalla bacchetta del ragazzo diretto sulla vittima designata.
“Protego, sciocco
pensi di schiantare me fedele servitore dell’Oscuro. Crucio” la maledizione stava
per colpirlo, ma con un balzò si portò fuori tiro.
“Diffindo” sul
braccio del mangiamorte si aprì un profondo squarcio.
“Maledetto,
Stupeficium”
“Protego.” Ormai lo
scontro si stava facendo serrato intanto vicino a loro un'altra famiglia stava
duellando: i Malfoy.
“Draco, osi
ribellarti a me?” disse impassibile il vecchio Lucius.
“Si tu stai portando
la rovina da noi” disse il biondo prefetto, nelle sue parole ‘era un misto di
coraggio e paura verso quella figura
autoritaria.
“Tu, piccolo
ingrato, hai macchiato il nome dei Malfoy con il tradimento, come quella
sciocca di tua madre, o ma la pagherete con la vita” tuonò il padre al figlio.
“Smettila,
Petrificus Totalus”
“Protego, pensi di
potermi battere?” chiese ironico.
“Ne sono certo,
Stupeficium” ribatte il ragazzo mentre lo schiantincantesimo si dirigeva verso
il genitore.
“Crucio” sibilò il
padre, la maledizione infranse l’incantesimo del ragazzo, e lo centrò in pieno;
questi si accasciò a terra contorcendosi e ansimando dal dolore.
“Draco! Expelliarmus”
urlò Pansy facendo volare la bacchetta al Signor Malfoy ma distraendosi così
dal suo avversario.
“Sciocca ragazzina,
Avada Kedrava” tuonò il mangiamorte che stava combattendo con lei, il raggio
verde la raggiunse inesorabile, spegnendo la sua vita.
“NOOOOOOOOOOOOOOOO,
maledetti” urlò il biondo ripresosi dalla Crociatus inflittagli dal padre.
Dall’altra parte del
prato due donne stavano duellando:
“Bene bene la
mezzosangue amica di Potter, lo raggiungerai presto ragazzina!” la sbeffeggiava
la donna.
“Taci megera,
Stupeficium” il colpo di Hermione fu parato rapidamente.
“Protego. Non ce la
puoi fare con la serva più fedele dell’ Oscuro Signore, anche il mio caro
cugino l’ha imparato a sue spese. Expelliarmus” gridò Bellatrix con un uno
sguardo omicida.
“Protego. Zitta e
combatti, Bombarda” il terreno sotto i piedi della donna esplose facendola
capitolare a terra.
“Lurida mezzosangue,
Crucio” Hermione non fu in grado di parare il colpo che la prese in pieno.
Facendola rantolare a terra in preda agli spasmi; nella mente della ragazza tra
le sensazioni che la maledizioni provocava, un’unica domanda si affacciava –
Dove sei Harry?-.