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Autore: Tetide    30/01/2010    5 recensioni
D'Artagnan & C. ai giorni nostri: loro sono poliziotti a Parigi, tra di loro c'è Aramis che ha una sorella gemella sensibile e coraggiosa, che sarà capace di portare imprevedibili sviluppi nel dipartimento: sarà lei, infatti, a svelare le losche trame di un giudice corrotto e prepotente, di nome Mansonne.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5- Natale domani CAPITOLO 5
NATALE DOMANI


24 Dicembre 2009.
Domani è Natale.
E come ogni Natale, qui c’è un gran fermento.
Mio fratello si è preso le ferie dalla gendarmeria, per stare un po’ con me; dice che me lo deve, dato che dopodomani parte con la sua fidanzata.
Qui, c’è dappertutto un gran fermento: come ogni Natale, D’Artagnan sta addobbando la casa insieme ad Ara, Porthos si sta sbizzarrendo nell’acquisto di ogni sorta di dolciumi, mentre Costance, la nuova fidanzata di D’Artagnan, ed io ce ne stiamo sempre insieme! Oggi pomeriggio, andiamo a comprare gli ultimi regali di Natale.
E poi c’è Athos… certo che è davvero un bel ragazzo, con quei baffetti e gli occhi blu sornioni… mi è sempre piaciuto, ma da un po’ di tempo a questa parte, vederlo mi fa uno strano effetto: con lui vicino, è come se mi sentissi “a casa”, come con Ara; è divertente, rassicurante e dolce, non mi fa mai pesare la sua presenza. Adesso mi rendo conto che, se sono riuscita a superare quel periodo terribile, è stato solo grazie a mio fratello ed a lui.
D’Artagnan sta confezionando un enorme fiocco color oro da appendere sopra la porta: ha le mani piene di chiodi, e pezzi di nastro dappertutto: sembra un folletto di Babbo Natale! Aramis, invece, sta cercando di aiutare Porthos con tutte le bottiglie di vini che si è portato appresso, e dice che sembra abbia svaligiato una cantina; Costance sta finendo di acconciarsi i capelli...  devo ammettere che è molto bella. Athos, dal canto suo, sta rileggendo, per la ottantasettesima volta forse, i termini del cavillo burocratico trovato dall’avvocato Bonacieux per liberarsi della sua ex-moglie… alza lo sguardo per un attimo ed incrocia il mio. Ci scambiamo un sorriso, senza dir nulla. Ma perché mi sono sentita avvampare?

“Renée, hai finito di scrivere su quel diario? Dobbiamo andare, è tardi!” Costance uscì dalla stanza da bagno.
“Arrivo!” l’amica sollevò la testa “Completo solo questa pagina”. Costance le si fece vicino.
“Ma perché ti piace tanto scrivere su quel coso?”,
“Perché conserva i ricordi meglio di noi, così quando un giorno saremo dei vecchietti smemorati, ci ricorderemo di come eravamo nel mitico Natale 2009!” Renée fece un risolino.
Si sentì bussare alla porta. “Vado io!” gridò Aramis.
Poco dopo, Francine era dentro casa, avvinghiata al suo ragazzo. Le loro lingue si stavano letteralmente intrecciando.
“Avreste anche potuto aspettare stasera! Quanta foga!” fece Porthos, le braccia conserte.
Francine si staccò da Aramis e venne incontro a Renée e Costance “Ciao, ragazze! Indovinate cosa vi ho portato?”.
Tirò fuori una scatola e l’aprì “Ecco qua!! Biancheria intima rossa, per la notte di Capodanno! Porta fortuna, credete!”.
Aramis le si avvicinò “E per te non ne hai comprata?” fece con un sorrisetto,
“Certamente! Ma per vederla dovrai aspettare qualche giorno” rispose lei, civettando un po’.
Per  tutta risposta, lui la prese tra le braccia e la baciò con passione.
“Voi due dovreste darvi una calmata!!” rincarò la dose Porthos; tutti scoppiarono a ridere.
Nell’aria risuonava Last Christmas, di George Michael.
E’ tutto così… perfetto!, pensò Renée, sorridendo.


Finalmente, era la sera della Vigilia.
Tutti sedevano attorno alla tavola imbandita, allegri e rumorosi.
Porthos, come al solito, stava facendo bis di tutto: quiches, crepes, brasati, panettone; D’Artagnan e Costance sedevano vicini, scambiandosi tenerezze di continuo: lui continuava a versarle il vino nel bicchiere sussurrandole parole dolci e facendola arrossire; Aramis e Francine erano parecchio su di giri, raccontavano barzellette sceme, ma in realtà stavano già pensando alla loro fuga d’amore.
Renée sedeva accanto ad Athos; parlavano come due vecchi amici in confidenza. Il ragazzo era visibilmente rilassato, ora che aveva trovato una scappatoia alle mire della ex-moglie, ed era davvero di compagnia; Renée con lui si trovava davvero bene, ed iniziava a capire che verso di lui provava qualcosa di più della semplice amicizia.
L’unico a mancare era lo zio Armand, trattenuto, purtroppo, la notte di Natale al commissariato da un turno improvviso; ma non aveva mancato di mandare loro i suoi auguri.
Renée guardava Athos, e sorrideva: non riusciva nemmeno a credere che, soltanto un anno prima, era stata nella casa dei genitori di François, imbarazzatissima e tesa sapendo di essere sottoposta ad un minuzioso esame in ogni suo più piccolo gesto, e costretta alla freddezza di una cena elegantissima, ma fredda e formale!
Com’era tutto diverso, ora! Ora, lei era “a casa”, e non soltanto perché lo era davvero o perché c’era lì suo fratello: quell’ambiente era il suo, un ambiente giovane ed informale, fatto di ragazzi semplici e desiderosi di bere la vita come era lei, senza etichette di sorta.
E poi, c’era Athos… colui che, in quelle lunghe settimane di dolore le era stato più vicino di tutti insieme a suo fratello Aramis, ed a cui lei sarebbe stata per sempre grata di averla aiutata a rialzarsi. Lui le aveva fatto dimenticare a poco a poco le umiliazioni subite, fino a che queste non erano diventate un pallido ricordo: c’era riuscito davvero bene!
Sì, quello sarebbe stato un Natale indimenticabile!
“O.K.: mancano cinque minuti a mezzanotte!” Porthos si alzò, il calice di spumante in mano; tutti gli altri lo imitarono. Renée era raggiante: tutte le sofferenze di solo un mese prima erano così lontane, ora!
I volti sorridenti e rilassati dei suoi commensali sembravano fare eco alla sua gioia: in particolare, quello di suo fratello Aramis era l’immagine stessa della felicità più palese.
Tutti attendevano, in silenzio.
Dopo pochi minuti, i rintocchi di una campana vicina annunciarono l’arrivo della mezzanotte.
“Buon Natale! Auguri a tutti!” esclamò Aramis.
“Auguri!” fecero eco tutti gli altri.
Poi, brindarono, e bevvero. Quindi, le coppie si abbracciarono, scambiandosi dei baci: D’Artagnan e Costance, Aramis e Renée… solo Porthos continuava a bere dal suo calice, riservando al bordo di cristallo i suoi baci.
In piedi accanto ad Athos, Renée se ne stava ferma, sentendosi come sospesa; percepiva lo stesso sentimento in Athos.
I due visi si voltarono l’uno verso l’altro; gli sguardi si incontrarono, come due forze che si erano cercate da sempre; si sorrisero.
E non ci fu bisogno di parole. I loro sguardi avevano parlato per loro.
Anche se le loro menti avrebbero faticato ancora un po’ ad accettare la realtà.


                                         **********

Ore 3 del mattino. Il mattino di Natale.
Francine si stava raccogliendo i capelli in uno chignon.
“Sono lieta che tua sorella abbia gradito il mio regalo” disse, rivolta ad Aramis,
“Lo credo bene: i romanzi d’amore sono la sua passione!”,
“Ed il tuo, ti è piaciuto?” si infilò delle forcine nei capelli,
“Il più bel paio di boxer degli ultimi venticinque anni, grazie”.
Francine rise, mimandogli un pugno scherzoso “Scemo!”.
Il ragazzo rise piano, per non svegliare la sorella che dormiva appena un paio di stanze più in là: lei gli si buttò addosso, iniziando ad aprirgli la camicia, passandogli le labbra sul petto, piano. Aramis le carezzò la testa “Domani saremo in luna di miele tra le nevi, mia bella” le sussurrò in un orecchio.
Lei risalì sul corpo di lui, arrivando al viso per baciarlo, poi gli sorrise “Non vedo l’ora” rispose.

                                    **********

Dopo avere riaccompagnato a casa Costance, D’Artagnan ed Athos trascinavano letteralmente un ubriaco Porthos.
“Buon Natale, amico!” disse Athos,
“Altrettanto a te. E’ stata una bella serata, vero?”,
“Sì: il più bel Natale di tutta la mia vita”,
“Anche della mia” mormorò D’Artagnan, estasiato,
“Costance è una ragazza molto bella e dolce”, gli si rivolse Athos ,
“Anche Renée” rispose, a sorpresa, D’Artagnan. Athos si voltò di scatto.
“Che vuoi dire?”; l’altro fece un sorrisetto furbo.
“Andiamo, Athos! Non vorrai farci credere che lei, per te, è solo un’amica! E poi, non hai mai nascosto quanto lei ti piacesse”,
“Che mi piaccia è un conto” il moro era arrossito fino alle orecchie “ma da qui ad esserne innamorato…”,
“Ecco, lo hai detto tu stesso!”,
“Cosa ti viene in mente!”,
“Perché lo neghi? Stareste molto meglio entrambi se vi decideste a diventare una coppia!”.
Athos non gli rispose.
Immerso nella sua beata ubriachezza, Porthos mugugnò.

                                     **********

“Mi raccomando, attenta ai fornelli!” stava dicendo Aramis alla sorella,
Lei sospirava, sorridendo “Stà tranquillo, fratellone!”,
“Guarda che non è una ragazzina, Ara!” gridò allegramente Francine, intenta a sistemare gli sci nel cofano.
Il ragazzo biondo passò una carezza sul viso della sorella “La notte di Capodanno mi chiamerai?”,
“Certo! Sarò con Marie e gli altri, ma un pensiero per mio fratello non può mancare!”.
Aramis le diede un leggero bacio sulla guancia “Buon Natale, Renée”.
Salirono in macchina, allontanandosi.
“Ciao, splendore!” Francine agitava un braccio fuori dal finestrino.
Renée rimase a guardare l’auto che spariva in fondo alla strada; poi, abbassò lo sguardo, divenendo un po’ triste.
Era in ferie dal lavoro, e non aveva nulla da fare; si sentiva sola, dovette ammetterlo.
Decise di andare a far visita allo zio, che, al contrario di loro, di ferie non ne aveva avute affatto, quel Natale.
Ma in fondo al suo cuore, sapeva che quella era una scusa per recarsi in gendarmeria. Voleva vedere Athos, le mancava.

                                            **********

“… E non potevano dirlo prima, accidenti a loro? Cosa credono, che i gendarmi sono dei burattini al loro servizio?!?”.
Il commissario De Treville stava letteralmente urlando; quel tipo di notizie dell’ultimo minuto non erano mai gradite, specialmente quando arrivavano il giorno di Natale.
Tutti, in commissariato, erano ammutoliti dalla furia del commissario capo: raramente lo avevano visto così arrabbiato!
De Treville sbatté la forcella sul ricevitore “Idioti!! Cosa vogliono che facciamo, ora?”.
“Che succede, capo?” azzardò timidamente un giovane gendarme,
“Succede che la Corte di Cassazione ha deciso di riaprire il processo dopodomani! Come accidenti faccio a radunare una scorta in due giorni, a Natale, per di più?”.
In quel momento, entrò Renée.
“Che succede, zio?”,
“Renée! Tesoro! Scusami, non sono dell’umore giusto per ricevere visite”,
“Qualcosa di grave?”,
“Purtroppo sì. Quel Mansonne sta tornando a Parigi per riprendere il processo, ed io non mi trovo una scorta da dargli”,
“Oh!” fece Renée,
“Mandate a chiamare Athos La Fère!” fece il commissario rivolto al giovane gendarme; chinato il capo in segno di assenso, quello uscì dallo studio.
L’anziano gendarme avanzò verso Renée, prendendole il viso tra le mani “Scusami, tesoro, ma oggi non posso davvero dedicarti il tempo che vorrei”.
Poco dopo, Athos entrò nella stanza “Commissario agli ordini!!” disse.
Vide subito Renée, e se ne stupì.
“Tu qui?”.
Ma la voce di Treville interruppe quel dialogo nascente.
“Athos, ascolta: il giudice Mansonne sta tornando per proseguire il processo. Abbiamo bisogno di quanti più uomini validi riusciamo a trovare per fargli da scorta”,
“Sissignore!”, il ragazzo fece per uscire,
“Ah, e vai a chiamare Aramis: mi dispiace rovinargli le vacanze Natalizie, ma questa è un’emergenza”.
Athos si fermò “Signore… Aramis non è a Parigi… è partito per andare a sciare”,
“E allora rintraccialo! Qui c’è bisogno di lui, subito! Inoltre, questa missione può portargli la promozione che attendeva da tanto tempo!”.
Renée si rattristò: Aramis non aveva portato con sé il cellulare, lei lo sapeva bene; e questo gli sarebbe costato la sua tanto agognata promozione! Cosa poteva fare per impedire che ciò accadesse?
Un’idea improvvisa come un fulmine le attraversò la mente.
“Zio” intervenne “posso rintracciare io Aramis. Non ha portato con sé il cellulare, ma posso chiamare Francine”,
“Bene, ragazza, sei gentile a volerci aiutare. Chiamalo subito, non c’è un minuto da perdere!”.
Salutati lo zio ed Athos, Francine uscì dalla gendarmeria, diretta di corsa a casa: quella che aveva concepito era un’idea folle, ma che tuttavia doveva essere tentata: non c’era altra soluzione.
Arrivò a casa trafelata, e corse in camera del fratello, aprendo il suo armadio; vi scrutò dentro. Quindi, si piantò davanti ad uno specchio e sorrise alla propria immagine riflessa.
Poi, prese il telefono e chiamò la gendarmeria.
“Pronto, zio? Aramis ha detto che torna subito in città; sarà qui in un paio di ore al massimo”.

Ciao a tutti, rieccomi qui con un nuovo capitolo! Mi scuso per il ritardo con cui aggiorno, ma ho avuto poco tempo a disposizione, ultimamente. E adesso, i ringraziamenti personali:
Ninfea 306: su Renée ed Athos non eri lontana dal vero; in quanto a Mansonne... non ti tolgo la sorpresa! Grazie sempre per i tuoi complimenti!
Bay: sì, Aramis è focoso, perché, in questa storia, gli ho dato un carattere simile al mio: spero che piaccia. Grazie anche a te per i complimenti, spero siano meritati.
Lady Lina 77: sono contenta di avere incontrato i tuoi gusti con la storia tra D'Artagnan e Costance; grazie anche a te per le tue belle parole di ammirazione.



 

  
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