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Autore: Manu_Hikari    11/07/2005    4 recensioni
Un grande amore al quale qualcuno ha messo la parole fine senza un valido motivo. Eppure lui non avrebbe saputo immaginare la sua vita senza di lei...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I wouldn’t have imagined my life without you…

 

 

 

Ciao raga eccomi qui con una nuova fic! Questa volta è ispirata a Holly e Benji e vorrei precisare che è la prima che scrivo su questo anime quindi non so come sarà e il titolo non so precisamente cosa c’entri con tutto il resto ma a me sembrava così carino…

Cmq protagonista è Benji  e la storia è ambientata durante il primo campionato mondiale, quello in Francia. Volevo anche dirvi che, per motivi di copione, le età dei nostri beniamini varieranno lievemente da quelli nell’anime (Anche perché io non ho mai capito molto bene quanti anni hanno…) e che gli spoiler saranno veramente pochini perché io non ci so fare molto…^__^’’

Poi…ah, si. I personaggi di questa storia sono tutti del loro papi Yoichi Takahashi e solo Mie è inventata da me.

Penso che sia tutto, un bacione e buona lettura!

 

 

 

CHAPTER THIRTEEN

 

 

 

 

 

DOMENICA MATTINA.

 

 

 

Aprì la finestra inspirando a pieni polmoni l’aria fresca del mattino; erano le 11 di una splendida domenica; finalmente, quella scomoda convivenza era cessata senza troppi incidenti. Solo un piccolo intoppo, una cosa da nulla, infondo, una cosina sciocca, un minuscolo bacio, un incontro senza conseguenze…se non un disperato desiderio di baciarlo di nuovo e di stringerlo, di accarezzare il suo corpo. Il dolore tornò sul viso di Mie che non riusciva a sorridere da un paio di giorni, ormai, troppo preoccupata dalla possibilità di non avere mai più la possibilità di rincontrare Benji, dopo la fine di quel campionato. Lo amava, ne era certa ma non sapeva assolutamente cosa fare. Da un lato avrebbe tanto voluto gettarsi fra le braccia di Benji, dall’altro avrebbe voluto trattarlo con una tale freddezza da non farlo più avvicinare a lei e da farlo pentire per quelle poche volte che l’aveva fatto da quando si erano lasciati. Chissà, magari un giorno si sarebbero rincontrati e allora nessuno avrebbe avuto più niente da ridire sul loro rapporto; e magari, con il tempo, tutto quello che era successo non le sarebbe sembrato più un errore madornale, ma una scelta fatta per il bene di Benji.

Un improvviso, ma insistente bussare la riportò alla realtà. Non avrebbe voluto vedere nessuno, in realtà, ma inspirò profondamente e diede una rapida occhiata allo specchio, accertandosi di avere almeno un aspetto decente; mica tanto! indossava il suo caro pigiama con i gattini, ai piedi le ciabattine coordinate e i capelli erano leggermente sconvolgenti, esattamente come possono esserli quelli di una che si è appena svegliata e, oltre tutto, aveva due occhiaie orribili sotto gli occhi scuri. Bussarono ancora, questa volta più a lungo. Un po’ scocciata aprì la porta, desiderando di richiuderla subito dopo a causa delle condizioni sciatte con cui si era presentata al suo ospite. Due occhi scuri, di un nero intensissimo la squadrarono da capo a piedi, lievemente shockati…la bocca tendente a spalancarsi si trattenne per puro rispetto. Mie si lisciò i capelli con le mani, portandoseli dietro le orecchie, poi sorrise, vagamente evasiva. «Ciao Ed… » Salutò. «Cosa posso fare per te? » Intanto lo invitò, con un gesto della mano, ad entrare.

«Volevo parlarti. » Rispose il ragazzo entrando e shockandosi ancora di più alla vista delle condizioni della stanza di Mie.

«Scusa il disordine, mi sono appena alzata. » Si scusò notando lo sguardo di Ed fissato sul letto sfatto e sui suoi vestiti in disordine. «Non mi sono sentita molto bene ieri… »

«Figurati…Dimmi, Mie  » Fece all’improvviso come se niente fosse. «Sai della festa di stasera, vero? »

Mie annuì. «Non penso che ci andrò.  » Disse.

«Ah…no…perché io, io pensavo di invitarti… come amico, s’intende…»

 

 

Patty percorreva decisa il corridoio del secondo piano, sotto gli occhi attoniti dei giocatori della Grunvald che erano usciti sul pianerottolo per chiacchierare. Aveva un groppo alla gola, paura di quello che stava per fare, ma aveva preso una decisione e ci aveva meditato per un giorno intero; era ora di porre fine a quel casino! Si fermò davanti alla porta della stanza numero 57 e bussò dapprima timidamente, poi sempre più insistentemente. Finché un ragazzo biondo non venne ad aprire.

«Si? » Fece questo alzando un sopracciglio al vedere una ragazza in quell’ala dell’albergo.

«Ahm…scusa. Devo aver sbagliato stanza, cercavo Benjamin Price… Ora vado a chiedere in reception…  »Fece per allontanarsi, ma il ragazzo la trattenne per un braccio.

«No…non hai sbagliato, Benji è dentro…vieni. » Disse.

«Chi è? » Una voce allegra giunse dall’interno.

«Una ragazzina che ti vuole.  » Rispose il tedesco.

«Dyana? » Chiese Benji ridendo mentre veniva alla porta.

Patty spalancò la bocca ne vedere il ragazzo mezzo nudo con solo l’asciugamano avvolto intorno alla vita; i capelli bagnati appiccicati alla fronte. «No, sono io Benji… » lo corresse «devo parlarti… » Prese un gran respiro ancora incerta se restare o fare una megafiguraccia e scappare via. «si tratta di “quella cosa” …» 

Benji sgranò gli occhi sentendo il cuore balzargli in gola. Poi annuì. «Karl, lasciaci soli per favore… » Disse senza distogliere i suoi occhi da quelli di Patty.

Quando il tedesco se ne fu andato Benji invitò la ragazza ad entrare e la fece accomodare sul letto, in mancanza di sedie. «Dammi cinque minuti, sono subito da te.  » Le disse chiudendosi in bagno. Gli tremavano le gambe, di lì a poco avrebbe saputo tutta la verità. Non sapeva perché Patty lo faceva, ma gliene era grato.

Quando Benji uscì dal bagno, stavolta completamente vestito, Patty strinse i pugni talmente forte che le nocche divennero bianche; alzò gli occhi e allora il ragazzo, con i caqpelli ancora bagnati, fece per parlare ma Patty lo precedette. «Premetto che ti dirò tutto solo per il bene di Mie, non per altro. » Disse alzandosi in piedi e guadagnando la finestra. «Sto rischiando molto per raccontartelo…ma lei è la mia migliore amica, il suo bene viene prima di tutto.  »

Benji annuì. «So cosa stai cercando di dire…ma questa sarà la mia ultima carta. »

Patty esitò, ma comprendeva le ragioni di Benji; per quanto amasse Mie non poteva continuare a soffrire così tanto. «Ti ricordi quando sei stato boicottato? Insomma, quando ti hanno aggredito? » Esordì. Il portiere giapponese annuì, il volto concentratissimo. « Mie passava dalla terribile depressione di non poterti vedere alla gioia che seguiva le tue telefonate. Quando poi tu le annunciasti il ritorno in squadra cominciò a sprizzare gioia da tutti i pori finché non accadde “qualcosa”. »

Benji deglutì più volte a vuoto, annuendo, «Io gli ho detto della proposta di Marshall, la storia della Germania. » Disse

Patty lo guardò attonita poi scoppiò in una fragorosa risata. Il ragazzo la guardò accigliato, chiedendosi cosa ci fosse da ridere così tanto. «Scusa… » Disse Patty con le lacrime agli occhi «Ma davvero tu hai pensato che Mie potesse lasciarti per una cosa tanto stupida ed essere così egoista? »

«Non credo di aver avuto molte altre alternative…»  le fece notare lui un  po’ acido.

«Hai ragione, scusa…  » Ripeté asciugandosi gli occhi e tornando seria. « Ma davvero, lei era al settimo cielo per quello che ti stava succedendo, e piena d’orgoglio, il suo ragazzo stava realizzando i suoi sogni più importanti…non poteva essere triste…sarebbe stato stupido…come se tu fossi stato geloso del fatto che tutti potevano vedere le sue foto… »

“Io ero geloso…e lo sono ancora.” Pensò senza avere, però il coraggio di confessarlo.

«È stato qualcos’altro…proprio la paura che tu non potessi realizzare questi sogni…la paura che tu rinunciassi alla Germania. »

«Ma che idee stupide! » Esclamò il ragazzo di rimando « Non la facevo così… »

«Così come?  » Sbraitò Patty.  « Ci credo che era un’idea stupida! Gliel’ha messa in testa il tuo allenatore! »

«Il signor Marshall… » Ripeté Benji. «Ma… »

«Si, il signor Marshall. » Disse di nuovo la ragazza. «E adesso scusami ma ho da fare, se proprio ci tieni a conoscere il resto della storia fattela raccontare da Mie! » Detto questo (tralasciamo il fatto che sembrava in preda ad una crisi di nervi ) uscì dalla stanza sotto gli occhi attoniti di una ventina di giocatori tedeschi, sbraitando frasi del tipo « Dio! Ma allora e vero che non si può sostenere nemmeno mezza conversazione con quel cretino! »

 

 

 

 

 

 

 

 

…To be continued

 

 

 

Bene…ho suscitato almeno un po’ di curiosità? So che molti già avevano capito chi era il responsabile di tutto sto casino e spero che non sembri tutto banale, adesso. Cmq…mi dispiace, non c’è la festa… ma almeno siamo arrivati a domenica…^___^ “

ringrazio Rossy damynex e Driger per aver commentato

Tanti auguri a Mary-lu che finalmente a finito la scuola! Ma davvero abiti  a Bruxelles? Che bello! Ma suppongo che tu sia di origini italiane, no?

 

  
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