Epilogo.
Tre anni dopo.
Fui svegliata dal sole che filtrava attraverso le tende
leggere. Era sempre un piacere essere svegliata dai raggi del sole, e non
dall’insistente suono della sveglia.
Mi ricordai come qualche anno prima mi ero svegliata nello
stesso tipo di letto, con le lenzuola fresche di bucato che profumavano ancora
di noi, del nostro amore.
Risi della Crystal che ero a quel tempo, così diversa da quella che ero adesso.
Risi di come mi ero svegliata in preda
al panico non appena avevo riconosciuto la persona che mi dormiva accanto.
Mi girai, per controllare che la persona fosse
la stessa.
Con un sorriso mi resi conto che era proprio lui.
Dormiva ancora nella stessa posizione, con la mano sotto il
cucino. Con gli occhi chiusi sembrava un bimbo indifeso. Gli accarezzai
dolcemente i capelli scompigliati per poi passare velocemente un dito sulle
palpebre chiuse, sapevo bene che sotto di esse erano
nascosti due grandi occhi color nocciola, la prima cosa che avevo notato di
lui.
Erano sempre allegri, quegli occhi.
Solo una volta li avevo visti carichi di dolore, e pensai con
rammarico che ero stata proprio io la colpevole.
Quella Crystal era ancora così
confusa, all’epoca non sapevo cosa volessi veramente dalla mia vita.
Mi era stata offerta un’occasione lucente e meravigliosa ed io ero stata così cieca da non vederla, da non capire che stavo
prendendo la strada sbagliata.
Per fortuna alla fine il cuore era prevalso sulla ragione.
-Non può partire, non ora, non così presto!- urlai attraverso
la cornetta
-Crys, stava soffrendo in maniera
incontrollabile. Gli abbiamo consigliato noi di tornarsene un po’ a Belleville, a casa. L’hai distrutto- mi rispose lui con
voce pacata, come se non stesse dicendo che ero stata
un mostro.
-Io… Ciao Gee- chiusi
la conversazione e corsi fuori di casa senza neanche prendere la borsa o le
chiavi di casa.
Il resto non importava adesso. Mi interessava
solamente trovarlo.
Corsi a perdifiato fino a sotto casa sua, non sapevo bene per quante tempo avevo corso, ma le ginocchia mi facevano
male e non riuscivo a respirare bene, quindi dedussi parecchio.
Spostavo la gente con poca cortesia. A New York c’è sempre
troppa gente per strada.
Lo vidi da lontano, stava per salire su un taxi parcheggiato sul marciapiedi sotto il suo palazzo.
Corsi gli ultimi metri come se corressi
per la cosa più importante della mia vita, come se fosse l’ultima cosa che
facevo.
Inciampai nei miei piedi, colpa delle gambe
non abituate alla
corsa.
Mi rialzai sulle ginocchia, ma non riuscivo a rialzarmi del
tutto. Così urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, chiamai il suo nome. Pregando che mi sentisse e che riuscisse a perdonarmi.
La luce del mattino aveva raggiunto anche
lui, che se ne rese conto con un gemito.
Aprì lentamente gli occhi e sbatté un paio di volte le palpebre
prima di riuscire a mettere a fuoco il mondo intorno a lui.
Mi riconobbe con un sorriso.
-Buorngiorno Mrs. Iero- mi
salutò con voce resa roca dal sonno.
-Buongiorno a te, Frankie- gli
risposi sorridendo.
Fine
1…2…3….
The eeeeeeeeeeeeeeeeend!
Eccoci qui, il bimbo è nato! (anche
se temo che siano passati un bel po’ più di nove mesi xD)
Che emozioooone!
Ringrazio tutti
quelli che hanno letto questa storia e che hanno sopportato il mio parto ogni
volta che dovevo postare un capitolo nuovo, e
soprattutto ringrazio chi mi ha sollecitata, riportandomi ai miei doveri xD
Grazie di tutto!
Spero di scrivere di nuovo dei Chimici, chissà, magari con il nuovo cd u.u *incrocia le dita e spera che
accada presto*
Spero che la fine
non mi vi abbia deluso :D
Un bacione a tutti,
Silvia