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Autore: Rein94    01/02/2010    3 recensioni
Sulfus si rende conto dei propri sentimenti per Raf,ma lei è innamorata di Raoul, un terreno... La versione a fumetti si è fermata proprio a questo punto,ed è da qui che parte la mia storia!
[Raf/Sulfus ~ FF Ispirata alla Versione a Fumetti]
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ok, uccidetemi pure. Me lo merito proprio. Lo so che è una vita che non continuo, e non potrò che chiedere infinitamente scusa per questo. Il fatto è che, quando il mio braccio è guarito, era nel pieno delle vacanze natalizie. E, ammettiamolo pure, la mia voglia di scrivere era pari a 0. Poi è ricominciata la scuola. Ed oltre ad aver esaurito ogni mio frammento di tempo libero, ho perso l’ispirazione. Totalmente. Non sto scherzando; sono rimasta bloccata alle prime due righe del capitolo (cioè “CAPITOLO 12” e “Sulfus POV”) per due mesi. Non sapevo proprio che scrivere. Presa dalla disperazione, ho pensato di scrivere un finale più corto possibile, in modo da finire la storia lì senza tanti casini. Ma l’ispirazione per questa ff era totalmente esaurita. Non ci speravo più nemmeno io, in un continuo! Almeno fino a stasera. Infatti, eccomi col nuovo capitolo – sempre che ci sia rimasto ancora qualcuno a seguirmi -, scritto di getto in un’oretta e mezzo. So che probabilmente è orribile, datosi che è tanto che non riprendo questa storia, ma ho voluto provare lo stesso. E comunque, ora le idee giuste per continuare le ho.

Quindi spero solo che leggiate e commentiate il capitolo, prometto che non farò passare così tanto tempo fra un capitolo ed un altro, mai più.

 

P.S.: In questo capitolo, cito il personaggio di Vera. Vera è la terrena di cui si era innamorato Malachia, quella per cui era diventato un Neutro. Di lei non si sa molto, a parte che è una ballerina e che ha lasciato Malachia dopo una breve ma intensa storia. Lei non l’ha mai dimenticato, anche dopo molti anni. Ora non mi metto a fare la solfa sul perché l’abbia lasciato che è storia lunga, ma lui non l’ha mai perdonata. Era per questo che aveva creato i riviventi, per vendicarsi di terreni, angeli e diavoli.

 

 

CAPITOLO 12

 

Sulfus POV

 

Passare una settimana fra Andrea, le lezioni della Temptel, e la mia stanza è indubbiamente deprimente.

Aggiungendo poi il fatto che sono un diavolo e che la pazienza non è il mio forte, ecco spiegato il mio umore nero.

… Ok, ok. Ammetto che forse (e dico forse) vedere Raf sempre appiccicata al suo amichetto alato mi da leggermente fastidio, ma non è questo il punto. Certo, ammetto che ho provato una certa frustrazione…dopotutto è una settimana che non solo non mi parla, ma fa in modo di non guardarmi nemmeno. Ma questo non significa che io sia di nuovo geloso, certo!

Primo perché mi sembrava di aver deciso che lei è solo una cotta, devo dimenticarla…e secondo perché comunque non ho il diritto di essere geloso.

Dopotutto, fra le braccia di quell’imbranato, ce l’ho spinta io.

E ora non ho il diritto neanche di sentire dolore. Questo senso…di soffocamento…non ho il diritto di provarlo.

Sento qualcuno che bussa debolmente alla porta, e vado ad aprire.

Mi trovo davanti Raf, con lo sguardo basso, che biascica un “Posso entrare, per favore?” Rimango immobile per una trentina di secondi, come inebetito.

Ma neanche lei si muove. È come se tutto l’ossigeno presente nell’aria fosse sparito all’improvviso, e noi non fossimo più in grado di respirare, o come se il tempo si fosse fermato impedendoci di muoverci.

Ma so che non posso farmi trascinare da quello che provo, non ora. Non posso condannarla.

Mi sposto lentamente dalla porta, permettendole di entrare.

E aspetto, in silenzio, che parli.

Il suo sguardo, basso, si sposta da una parte all’altra della mia stanza, come a voler esaminare il pavimento. Si tormenta le mani, nervosa, e le labbra le tremano come se sentisse freddo.

Stringo i pugni, cercando di trattenermi.

Sembra così a disagio…come se si trovasse in compagnia di un mostro, di una bestia…come se provasse disgusto.

Mi fa male. Sento il sangue pulsarmi nelle vene, a stento riesco a mantenere regolare il mio respiro.

Calmati, calmati. Respira, e calmati. “Senti, sbrigati per favore. Dimmi quello che devi dirmi e vattene. Ho da fare” Uno di questi giorni devo comprarmi un rotolo di nastro adesivo e tapparmici la bocca. Chissà, magari funziona.

Lei trema ancor più di prima. Stringe i pugni, come per cercare di calmarsi…solo che…non sembra sull’orlo di una crisi di pianto…più che altro…

Si alza in piedi all’improvviso, e mi punta un dito contro. Alza lo sguardo su di me, per la prima volta da più di una settimana. “Scusami tanto, sai, se non sono come la tua amichetta di Zolfanello City! Stai tranquillo, basta che superi lo stage e potrai tornare da lei, contento?! Da parte mia, non ti darò più fastidio!”

Rimango paralizzato, mentre lei esce di corsa dalla mia camera sbattendo la porta. Non l’avevo mai, e dico mai, vista così infuriata. Credevo che da un momento all’altro mi avrebbe staccato la testa a morsi, o roba del genere.

Mi butto a sedere sul letto, ancora scosso, quando sento dei passi dietro alla porta della stanza.

Mi alzo, e apro per vedere chi è.

Raf sta girando in tondo davanti alla porta, parlottando fra sé e sé con lo sguardo basso. La vedo prendere un respiro, girarsi, e alzare il braccio come per bussare.

Mi vede, e rimane immobile con il braccio sospeso a mezz’aria. Non posso trattenere il piccolo sorriso che si affaccia agli angoli della mia bocca, che prontamente copro con una mano. Meglio non farla innervosire di nuovo.

“Ehm…senti…Dì agli altri di ritrovarci tutti sul tetto della scuola. Stanotte. Alle 22.00. Andiamo a trovare Malachia.” Annuisco in silenzio, e lei gira i tacchi pronta a tornare nella sua stanza.

“Raf…?” Si ferma, incerta, senza girarsi “Non c’è…niente fra me e Shion”

La vedo sussultare un attimo, prima di parlare a voce bassa “Non devi giustificarti con me. E comunque, non sono affari che mi riguardano” e riparte, di corsa stavolta.

Si, ok, lo so che non dovevo dirlo. Così sembra che io stia dando delle false speranze ad entrambi.

Ma non posso farci niente, mi dava troppo fastidio il fatto che pensasse che fossi innamorato di un’altra.

Però…però lei sembrava gelosa. Davvero gelosa. Gelosa di me. Sapevo che provava dei sentimenti nei miei confronti. Solo che pensavo che ormai non ci fosse più niente.

Era così concentrata sul suo amichetto spennacchiato…

Aaaargh…le donne sono davvero troppo complicate da capire.

Specialmente se le donne in questione sono stupidi zuccherini alati, con lunghi capelli biondi e boccolosi. E vestite di orribili tonalità pastello. Tremendamente, irrimediabilmente irritanti.

Ma bellissime.

 

Raf POV

 

Mi lascio scivolare lentamente contro la parete liscia e fredda della mia stanza, sperando inutilmente che le mie guance la smettano di avvampare.

Sono una stupida. Dovevo mandare Uriè al posto mio. O Miki.

Già, sarebbe stata sicuramente la scelta migliore. Ma io, ovviamente, ho dovuto a tutti i costi intestardirmi e andare di persona, solo per fargli vedere che non mi interessa più assolutamente niente di lui.

In effetti, come piano era perfetto. E sottolineo, era. Peccato solo che ancor prima di cominciare a scendere la rampa di scale che conducono alla sua stanza, avevo già cambiato idea. Ah, e non dimentichiamo la mia bellissima sfuriata. Altro che disinteressamento, era una vera e propria scenata di gelosia. Per non parlare poi della gang comica fuori dalla sua porta.

Evvai. Dovrebbero assumermi in un circo. Avrei un grande futuro come comica.

Ok, fine del momento di pazzia pura, e del mio masochismo ironico. Basta autocommiserarsi. Soprattutto perché né l’ironia né l’autocommiserazione sono esattamente fra le prime virtù che un angelo dovrebbe avere.

Qualcuno bussa alla porta della mia stanza. È Gabi.

“Ehm…Raf? Tutto bene?” Sorrido debolmente, e annuisco stanca. “Ero solo venuto a dirti che era ora di cena…non ti ho vista, e ho pensato che ti fossi dimenticata…” E infatti, mi ero proprio dimenticata. Cosa che non ha fatto invece il mio stomaco, a giudicare dal lieve gorgoglio che si sente provenire da lì. Lieve poi, si fa per dire; dato che assomigliava più al ruggito di un troll di montagna.

Guardo Gabi. Lui mi guarda. E scoppiamo a ridere.

Continuiamo finché non cominciano a lacrimarci gli occhi, poi scendiamo per mangiare. Mi sento leggera; incredibilmente, inaspettatamente leggera.

Sensazione che svanisce appena arrivo nel grande salone da pranzo, e mi ritrovo i suoi occhi puntati addosso. A dire il vero, i nostri sguardi si sono incrociati solo per un breve attimo, durante il quale ho sentito il mio cuore smettere di battere. Ma la sensazione che i suoi occhi d’ambra continuino a seguirmi, me la sento dentro per tutta la durata della cena. Mentre mangio, mentre bevo. Mentre rido e scherzo con i miei amici. E combatto con tutta me stessa per costringere i miei occhi a non girarsi verso di lui. Non posso permettermi che fra noi ci sia magia.

Com’era quella mia bellissima, furbissima frase? Quella che farei meglio a tenere bene a mente? “Facciamo come se non fosse mai successo” Oh, si: davvero una bellissima frase. Che sarebbe ancora più bella se, per una volta in vita mia che penso qualcosa di intelligente, tanto per cambiare decidessi anche di seguire questa mia “magica” illuminazione.

Decisamente sollevata, mi alzo da tavola per tornare in camera mia.

Ed è lì che rimango chiusa, insieme a Miki, Uriè, Ang - Lì e Gabi, per ripassare il nostro geniale piano d’azione. Non che ci sia molto da tenere a mente, per la verità. La strategia consiste nel ritrovarsi tutti sul tetto, andare da Malachia, convincerlo ad aiutarci e tornare a scuola. Niente di così complicato, ma non si sa mai. E almeno, stando insieme, cerchiamo di far passare un po’ della nostra ansia crescente.

Ok; è ora. Ci dirigiamo verso il tetto, cercando di fare meno rumore possibile. Naturalmente, i diavoli sono in ritardo. Mai rispettare un appuntamento, vero? Sospiro impercettibilmente, sperando solo che si sbrighino.

Mi accorgo che Gabi sta confabulando da solo, guardando dall’estremità del tetto verso il basso. Mi avvicino, e lo guardo curiosa. “Gabi…? Che stai…?!”

Lui neanche mi sente, e continua a parlare fra sé. Sembra che stia recitando una preghiera, o roba del genere. Dopo due minuti di immobilità totale persi a fissare il vuoto, lo vedo guardarmi disperato: “Ah, che triste ricordo…è qui che ho perso per sempre il mio amato G – Angel 4000!”

Ha un’espressione così corrucciata che sembra davvero sul punto di piangere, e un piccolo sorrisetto si affaccia spontaneo agli angoli delle mie labbra. “Ehi, Raf! Ridi di me?! Bene, ora vedrai!”

Con un sorrisetto indecifrabile si avventa su di me, e comincia a farmi il solletico. “No…fermo…così…non…respiro” riesco ad articolare fra le risate.

“Shhhhhhhhhhhhhhhh!!! Volete farci scoprire?!” Miki, Uriè ed Ang – Lì ci fissano allarmati, e io e Gabi ci mettiamo subito in riga. Cerco di sbieco il suo sguardo, ridendo ancora sommessamente, e trovo i suoi grandi occhi nocciola fissarmi complici.

“Puah…neanche fossimo all’asilo!” la figura disgustata di Kabalé emerge dal buio delle scale, seguita dagli altri diavoli. “Capisco che ‘se ci beccano siamo nei guai’ sia un concetto difficile da capire per zuccherini come voi, ma almeno cercate di non infilare nei casini anche noi!”

Pur cercando con tutta me stessa di impormi di non farlo, il mio sguardo comincia subito a muoversi fra i ‘nuovi arrivati’. E una volta trovato il soggetto che cercava, rimane a fissarlo come incantato.

Noto subito che Sulfus tiene lo sguardo basso, facendolo vagare dai suoi piedi fino a quelli di Cabiria, appena accanto a lui. I suoi pugni sono stretti, serrati. Come se fosse davvero, davvero seccato.

Lo sento grugnire un “Muoviamoci, andiamo” e cominciamo a volare verso casa di Malachia.

Ovviamente i diavoli, già noti per la loro grazia e finezza, entrano in casa come in quei film dove si sfonda la porta a calci. Magari la dinamica dei fatti era un tantino differente, ma sicuramente simile.

Dopo mezz’ora d’ispezione dell’intera casa, Cabiria fa giustamente notare a tutti che “A meno che il nostro neutro non si sia infilato dentro un cassetto del comodino, non è qui. Se l’è data a gambe, il codardo.”

Continuiamo comunque a cercare un po’ dappertutto, sperando di trovare un indizio, uno qualunque. Ma l’abitazione è deserta, e anche completamente vuota. Come se non ci fosse mai abitato nessuno. Alla fine, l’unica cosa da noi trovata è una foto, sotto al cuscino del letto di Malachia. Una piccola foto, raffigurante una giovane donna vestita da ballerina. Vera. Ovvio che è lei. Era diventato un terreno, per lei! Aveva rinunciato all’eternità…Malachia non l’aveva dimenticata, mai. Neanche dopo la fine della loro storia.

Sospiro, tenendo in mano la fotografia. Lui, un diavolo, aveva rinunciato alla vita eterna. Per una donna. E lei, in quella foto…sembrava così…così… felice

Di colpo, l’illuminazione. Vera! Ma certo, chi altri? Sono sicura al 99% delle possibilità che lui sia andato a trovarla. O, molto più probabilmente, che sia andato in un posto in cui vederla senza però essere visto.

“Dobbiamo andare da Vera.” Affermo convinta, di punto in bianco.

“Ah, certo, mi pare giusto. Piombiamo lì, tranquillamente, nel bel mezzo della notte e le facciamo: ‘Ehi bella, hai mica visto Malachia? Si, proprio quello che hai scaricato secoli fa. Non per altro, sai, solo che ha creato un esercito di mostri che da un momento all’altro distruggeranno il mondo’.”

Ah ah. Davvero divertente, Kabalé. Ma ci studi sopra la notte, o ti viene naturale di essere così spiritosa?

Miki, che di pazienza ne ha poca, interviene all’istante. “Ti ricordo che non abbiamo più tempo! O troviamo il modo di fermare quei…quei cosi prima che capiscano come diventare Rilucenti, o siamo morti. Morti! Vedi un po’ se il concetto ti entra in zucca?!”

Dal silenzio totale improvvisamente calato nella stanza, deduco che tutti si siano convinti.

Vedo Sulfus sospirare, rilassandosi per la prima volta da questa notte. “Ok. Qual è il piano?”

Piano…? Non credo che ne abbiamo uno.

“Non abbiamo troppe opzioni, in verità. O andiamo da Vera, in cerca di qualche indizio…” comincio a parlare “o cerchiamo di rintracciare direttamente i Riviventi prima che si trasformino.”

Ed è in momenti come questo che, in genere, la situazione degenera.

Sento il pavimento della stanza tremare sotto ai miei piedi. Alzo lo sguardo, leggermente atterrita, e incontro gli sguardi altrettanto spaventati dei miei compagni. Il letto, davanti a noi, scricchiola pesantemente sotto al proprio peso. La lampada poggiata sul comodino cade a terra rompendosi.

“Svelti, tutti fuori!”

E ci lanciamo verso la finestra, cercando di aprire le ante bloccate. Ovvio; dato che siamo perseguitati dalla sfortuna.

Siamo tutti abbastanza intelligenti da ricordarci che, con la schermatura, dovesse caderci un muro in testa ci passerebbe ugualmente attraverso. Ma, allo stesso modo, non siamo così ingenui da credere che sia un semplice terremoto. Sarebbe tanto, troppo semplice. E comunque, se un terremoto così improvviso fosse stato in avvicinamento Arkan e la Temptel ci avrebbero avvisati, perlomeno per la sicurezza dei nostri terreni.

Un solo pensiero si affaccia alle menti di tutti noi mentre corriamo verso la porta, al piano inferiore.

Siamo arrivati tardi.

 

FINE capitolo 12!

 

Scusate se in questo capitolo non rispondo alle vostre recensioni come faccio di solito, è che devo lasciare il pc a mia sorella.

Ciao a tutti, alla prossima (spero) ^^

  
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