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Autore: prongs95    02/02/2010    5 recensioni
Deve ancora cominciare il settimo anno per Lily e le vacanze sembrano non finire mai, quando finalmente la sua best la invita a trascorrere il weekend in una spiaggia magica molto famosa, in cui per Lily ci sarà una sorpresa...
Ad Hogwarts sarà come sempre perseguitata da James Potter e scoprirà molte cose sul suo conto. Intanto anche la guerra comincia a diventare sempre più pericolosa. Che cosa accadrà a Lily e James? Leggere per sapere!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“MI VUOI SPOSARE?” IN TUTTI I MODI DEL MONDO
 
James scrutò Lily, ansioso di vedere la sua reazione, ma tutto di lei era indecifrabile, occhi compresi. Più che altro, pareva pietrificata, tanto che si chiese se davvero dovesse essere più emozionante chiedere al banco di Helena Smith di sposarlo. Mentre i minuti scorrevano lenti e carichi d’ angoscia, Lily continuava a non dare alcun segno di vita. Era lì, ferma immobile a qualche metro da lui, con i capelli ramati sciolti sulle spalle, la bacchetta magica stretta nel pugno destro e un’ espressione totalmente neutra.
Intanto, il moro avvertì un turbine di emozioni vorticargli dentro come una rapida. Si sentiva un disastro. Era sicuro che nessuno, in tutta la storia di Hogwarts, avesse fatto una proposta di matrimonio in quelle condizioni pietose. Era stato del tutto privo di originalità, in più non averle portato nemmeno un anello era stato un grosso errore.
In verità, qualcosa le aveva portato, ma di sicuro non andava bene. Una proposta di matrimonio era valida solo se fatta davanti a un panorama mozzafiato, in cui la futura sposa avrebbe potuto contemplare un anello tempestato di brillanti, mentre il suo responsabile ragazzo glielo offriva in ginocchio e aprendo davanti a lei la scatola in cui era contenuto. Vero era che Lily non andava proprio pazza per le cose classiche, ma forse in quelle occasioni una donna non si aspettava nulla di originale, perché il momento era già particolare e significativo.
Il problema, però, era stato suo, non di Lily. Era lui, infatti, che odiava doversi inginocchiare davanti a qualcuno. Questo non perché in quel modo le avrebbe anche dichiarato la sua completa dipendenza, anche perché era convinto che il fatto che lui dipendesse completamente da Lily Evans fosse chiaro come il sole anche al soffitto inesistente della Sala Grande, ma perché pensava che fosse meglio guardarsi negli occhi, trasmettere all’ altro l’ importanza di ciò che si provava senza essere distratto dai bagliori di un anello che alla fine non valeva niente. Niente poteva essere più prezioso di tutti i loro anni passati insieme, di tutti i momenti trascorsi parlando, riflettendo, ma anche stando in silenzio. Non li avrebbe mai cambiati per qualcos’ altro, nemmeno per la pace del mondo, se doveva essere sincero. Però Lily che lo fissava così era davvero inquietante.
Non si azzardò nemmeno ad aggiungere una parola, per paura di scatenare una reazione troppo violenta. Conoscendo Lily, sarebbe anche stata capace di mettere a rischio la sua incolumità.
Lily, dal canto suo, non faceva una piega.
Si stava ancora chiedendo se avesse sentito bene, e gliel’ avrebbe anche chiesto, se solo la sua lingua non si fosse incollata tanto al palato.
Aveva la gola secca, la pelle d’ oca e una sensazione di trance da cui non riusciva ad uscire. Il suo subconscio le mandava immagini sconnesse e poco reali, le inviava messaggi al rallentatore, mentre nella sua testa risuonava ancora quella richiesta inaspettata.
“Lily Evans… mi vuoi sposare?”
Ma davvero le aveva chiesto così?
Non le aveva detto, per caso “mi vuoi ascoltare” oppure “mi vuoi interrogare” o magari “mi vuoi insultare”?
A volte anche lei capiva male, e che diamine.
Anche perché, se James le aveva fatto una proposta di matrimonio, non era possibile che ora la fissasse con aria smarrita e preoccupata, o no? Dovrebbe averle sorriso, giusto? E magari sdrammatizzato tutto con una battuta, vero?
No, non era vero niente. Per quanto lei conoscesse James, lui non le aveva mai accennato in che stile sarebbe stata la sua proposta di matrimonio, perché nonostante ne avessero discusso, il tempo era stato poco e certi argomenti non li avevano nemmeno sorvolati. In più, lei non era a conoscenza di ciò che passasse per la testa a James in quel momento.
E se lui le avesse davvero chiesto di sposarlo?
Che figura avrebbe fatto se non gli avesse risposto? Di sicuro James avrebbe pensato che lei non lo amava abbastanza, e allora sarebbe stata la fine, perché lui non la poteva lasciare, lei non sarebbe più stata capace di vivere, non poteva farle questo…
Quando James vide che Lily cominciava ad avanzare impercettibilmente verso di lui, sentì il suo cuore afflosciarsi per il sollievo, prima di balzargli completamente in gola. Lily camminava piano, i suoi passi non si potevano nemmeno percepire, ma a lui sembrò lo stesso di avvertire le vibrazioni della sua insolita camminata lenta e strascicata. Di certo, se quell’ entusiasmo era lo stesso con cui avrebbe sfilato fino all’ altare, era proprio spacciato.
La rossa si fermò a qualche centimetro da lui. Era vicina, molto e pericolosamente vicina.
Poteva sperare in un bacio o nella morte sicura. Decisamente, il primo caso non l’ avrebbe deluso. Il secondo, invece… be’, poteva solo sperare che Lily non avesse in serbo una morte lenta e dolorosa per lui.
La ragazza si avvicinava sempre di più. I loro visi erano ormai troppo vicini, i limiti di sicurezza erano stati varcati già di qualche manciata di centimetri. Sì, forse anche per Lily un bacio affermativo era una bella idea, dopotutto.
Ma il bacio, sfortunatamente, non arrivò mai.
James avvertì un dolore lancinante all’ orecchio sinistro.
Lily gliel’ aveva afferrato senza troppi complimenti e ora lo stava trascinando fuori dall’ aula. Sul suo volto, la solita e inquietante espressione indecifrabile.
James si preparò a recitare le sue ultime preghiere. Pensò anche che gli sarebbe piaciuto morire dicendo a Lily che l’ amava, ma probabilmente quelle parole non sarebbero state la salvezza, ma la morte sicura, dal momento che la rossa gli avrebbe dato sicuramente il colpo di grazia, senza nemmeno concedergli il tempo di finire la frase.
La sua espressione doveva essere buffissima, perché con la coda dell’ occhio intravide un ragazzo seduto all’ ultimo banco ridacchiare con un compagno, inoltre, quando lui e Lily furono fuori dall’ aula, i Grifondoro del settimo anno cominciarono a parlottare, provocando un fastidioso brusio che rimbombava, perdendosi nel soffitto immenso di quella stanza.
Quando Lily lo lasciò andare, la sua mano corse automaticamente all’ orecchio danneggiato e prese a massaggiarselo, o meglio, lo toccò per accertarsi che fosse ancora al suo posto.
In effetti, a parte l’ impronta delle unghie della ragazza sul suo lobo, sembrava che non ci fosse nulla di rotto, senza tener conto del suo cuore, che stava cominciando a sgretolarsi pian piano, pezzettino per pezzettino, lentamente, proprio come piaceva a lui.
Il fatto strano, però, era che Lily non aveva ancora detto una parola e, nonostante lui la guardasse terrorizzato, non aveva dato nessun segno di volerlo disintegrare, il che doveva essere positivo. Era invece negativo che rimanesse muta così a lungo, perché ciò significava che quando avesse aperto la bocca, sarebbe esplosa in modo particolarmente erosivo.
James vide la mano di Lily alzarsi. Stringeva la bacchetta nel pugno, di sicuro gli avrebbe fatto qualche fattura. D’ accordo, era pronto.
Chiuse un occhio, preparandosi psicologicamente a una tortura…
Poi un tintinnio, lo schianto di un lampadario che cadeva e due mani calde e sottili che gli circondavano il collo.
-Sì- un sussurro, lieve, flebile, appena percettibile. –Sì, sì, sì, sì, sì, sì…- poi altre risposte, sempre più convinte, sempre più forti, più chiare, mentre una ragazza con i capelli rossi lo tempestava di baci.
James la strinse a sua volta. Non ci poteva credere: era ancora vivo. Anzi, più che vivo. Lily aveva accettato di sposarlo.
Ci volle un po’ di tempo prima che Lily realizzasse di essere nel bel mezzo di un corridoio, fuori dalla sua aula, mentre i Grifondoro la stavano aspettando. Altro dettaglio: un’ enorme lampadario vecchio e impolverato stava dicendo addio ad Hogwarts dopo qualche millennio di storia.
Quando si ritrasse, James notò con piacere che aveva gli occhi lucidi.
Gettò anche lui un’ occhiata al lampadario.
-E chi l’ avrebbe mai detto, Evans, che tu avresti fatto cadere un lampadario?- fece, sarcastico, -Io mi ero fermato alle tazze del gabinetto di Mirtilla…- da ciò che Lily ne dedusse, era condannata a qualche anno di persecuzione. James trovava carino rinfrescarle la memoria, quando si trattava di episodi come quello. –Mi sa che tu debba… ehm… controllarti…- continuò, con quel sorriso beffardo molto simile a un ghigno.
Lily sbuffò, incapace di trattenere la gioia e un sorriso.
-Potter, ci sarebbe lezione…- sussurrò lei, rossa come un peperone, dopo un po’.
-No, Evans, credo che lascerò a te l’ onore di umiliarti davanti ai Grifondoro del settimo anno- rispose James, facendole l’ occhiolino e voltandosi per andare chissà dove.
“Al campo di Quidditch?” pensò la rossa, ma nona aveva ancora terminato la frase che una voce suadente le soffiò nell’ orecchio:
-Se fossi in te, controllerei le tasche, Evans-
Lily sentì il sangue fluirle alle guance con maggiore intensità, con il risultato che quelle facevano concorrenza ai suoi capelli.
James sparì di nuovo, lasciandola sola nel bel mezzo del corridoio, ancora intontita.
Distrattamente, raccolse la bacchetta da terra e rimise al suo posto il lampadario con un incantesimo. Evidentemente, aveva fatto sprizzare involontariamente qualche scintilla con la sua bacchetta, quando l’ aveva lasciata cadere a terra.
Si mise una mano nella tasca dei jeans. Dentro vi era un piccolissimo smeraldo a forma di diamante.
Sorrise.
Era più bello di qualsiasi anello. Si rese conto di non essere assolutamente in grado di descrivere tutte le emozioni che aveva provato in quel momento. Per la testa aveva un sacco di idee, tutte ben distanti dalla lezione che doveva tenere a quelli del settimo anno.
Dopo qualche minuto, si decise ad entrare nella classe. Quando sentirono la porta sbattersi, i Grifondoro piombarono in un silenzio cimiteriale. Lily si appoggiò con la schiena contro la cattedra e prese a squadrarli uno a uno. Avevano uno strano sorriso dipinto sul volto, quasi come se volessero dirle un “te l’ avevo detto”, il che era strano. Poi, come se si fossero messi d’ accordo, cominciarono ad applaudire, ininterrottamente, sempre più forte. La rossa si lasciò sfuggire un sorriso, che completò la sua espressione raggiante, in più una lacrima colò sulla superficie della sua guancia, ormai completamente rossa e pure bollente.
 
La notizia del matrimonio tra Lily Evans e James Potter, si diffuse in un battibaleno. Nonostante il tempo sottratto alla lezione, la ragazza trovò che i dieci minuti che mancavano al suono della campanella fossero estremamente lunghi. Alla fine, però, la campanella che annunciava la fine delle lezioni mattutine squillò, e i Grifondoro del settimo anno si precipitarono fuori dall’ aula. Lily si trattenne ancora qualche minuto per sistemare le sue cose. Non aveva nemmeno fame. Era così eccitata che il bisogno di mangiare non era più così essenziale. Prese ad ammucchiare le varie scartoffie con il programma dell’ anno. Quei ragazzi si stavano preparando ai M.A.G.O., ma una lezione persa non era un problema: avevano già finito il programma del settimo anno e ora stavano trattando argomenti che di solito a scuola non erano mai proposti, se non come approfondimenti o cultura personale.
Qualche colpo al legno di quercia della porta annunciò l’ arrivo di qualcuno. Lily non si stupì di vedere che era James.
Sorrise. –Ciao- disse, infilando gli ultimi fogli nella borsa e alzandosi per andargli incontro.
James la guardava con un nuovo bagliore negli occhi color nocciola e un sorriso sghembo diverso da quello che solitamente portava stampato in faccia. Quando gli fu a pochi centimetri si chinò per baciarla.
-Scusa se… sono stato precipitoso- disse poi.
Lily inarcò un sopracciglio. –Eh?- chiese, senza nascondere il fatto di non aver affatto capito a cosa alludesse.
-Se… è troppo presto, noi… noi potremmo… aspettare- continuò lui, un po’ preoccupato.
-Per il matrimonio, intendi?- domandò la rossa, -Io dico che non ci sia nulla da aspettare. Non ne abbiamo motivo- disse, con un’ alzata di spalle e perdendosi nei suoi occhi nocciola, -Ci conosciamo da quando avevamo undici anni. A diciassette ci siamo fidanzati, pochi mesi dopo… è successo quello che entrambi sappiamo e per cui abbiamo sofferto. Sono passati cinque anni, durante i quali non ci siamo né visti né sentiti, anzi, ognuno ignorava lo stato di salute dell’ altro, eppure abbiamo continuato ad amarci e ci amiamo ancora. Pensi che abbiamo superato sufficientemente la prova?-
Il moro si arrese. –Come sempre hai ragione, Evans-
Lily sorrise, poi estrasse dalla tasca lo smeraldo. –A proposito, grazie per…-
Purtroppo fu interrotta da qualcuno che bussava.
-Si può?- una voce familiare anticipò l’ entrata di una ragazza con lunghi capelli dorati e un paio di occhi azzurrissimi.
-Miley!- esclamò Lily, colta alla sprovvista.
James decise di farsi da parte, ma Lily sentì ugualmente ciò che le sussurrò prima di salutare la sua amica ed uscire: -Quello era solo l’ inizio, Evans-
-Vieni, entra pure- la invitò, lanciando a James un’ occhiata terrorizzata che lui però non scorse, dal momento che le aveva già dato le spalle.
-Oh, scusate se vi ho disturbati!- sul volto della ragazza comparve un’ espressione mortificata.
-Macché!- fece Lily, che era sempre entusiasta di vedere la sua migliore amica, -Quel ragazzo è pieno di complessi- spiegò, mentre James spariva dietro la porta dell’ aula, togliendosi lo sfizio di scoccarle un’ occhiata di sfida.
Miley ridacchiò, ma prima di parlarle aspettò che non ci fosse nessuno a portata d’ orecchio.
-Volevi dirmi qualcosa?- chiese infine Lily.
-Sì- rispose la bionda, mentre un sorrisino malizioso le arricciava le labbra. –Senti un po’…- fece, -Come mai tutta la scuola sa della tua sfilata fino all’ altare e io no?-
Lily si portò le mani alla bocca. –Oddio!- esclamò, desolata, -Mi dispiace, Miley, non volevo che lo sapessi così! Te l’ avrei detto io, solo che…-
Ma la ragazza fu interrotta dalla fragorosa risata dell’ amica. –Oh, andiamo, Lily, credi che non ci sia arrivata da sola?- disse, divertita dal fatto che Lily fosse nuovamente arrossita. Non c’ erano dubbi: ormai la sua migliore amica correva seri rischi di diventare un pomodoro, o forse stava solo ricompensando il pallore che era stato cucito sul suo volto per troppo tempo.
-Il fatto è che anch’ io l’ ho saputo da poco- si giustificò la rossa, -James me l’ ha appena chiesto… mi domando come facciano le notizie a spargersi così in fretta…- aggiunse con una smorfia.
-Già, spesso mi viene da pensare che persino i muri parlino- commentò Miley, -Comunque… be’… congratulazioni!- esclamò, abbracciandola e stringendola in uno dei suoi abbracci stritolatori.
Ora anche Lily aveva ripreso a ricambiare i suoi abbracci.
Quando si ritrasse, si accorse che Miley aveva gli occhi lucidi.
-Ehi, Myl…- sorrise. Quella ragazza le aveva sempre fatto un’ enorme tenerezza. Inoltre, ora che portava un’ altra creatura in grembo, la sua già evidente sensibilità si era amplificata. –Così piango anch’ io…-
-È che…- la bionda tirò su col naso, -È così bello vederti finalmente felice…- confessò.
Lily non aveva dubbi sulla sua sincerità, e sapeva che se Miley diceva di essere felice per lei, non era solo una frase fatta, ma provava davvero tanta gioia nei suoi confronti.
-Miley- esordì la rossa, dopo un po’, -Nonostante i muri bisbiglino, scommetto che nessuno ti ha ancora detto che sarai la mia testimone, o sbaglio?-
Gli occhi azzurri di Miley vennero inevitabilmente sgranati, prima che la ragazza stritolasse Lily in un altro dei suoi abbracci. Oltre al matrimonio, Miley era contenta di una cosa: Lily Evans era davvero tornata, e quello era solo merito di James Potter.
 
Il mattino dopo, quando la rossa scese per la colazione, la Sala Grande era tutta una festa. Gli studenti parlottavano eccitati facendo più rumore del solito, e i Grifondoro lanciavano a Lily e James occhiate maliziose.
-Evans- esordì James, che pareva estremamente divertito da quegli atteggiamenti, -Sei diventata il nuovo giocattolo-
-E piantala, Potter- lo liquidò lei, che odiava puramente essere al centro dell’ attenzione.
-Certo, adesso dovrai sottrarre parte del tuo tempo alle lezioni per organizzare tutto…- continuò lui, con il suo ghigno beffardo.
-Ascoltami bene, luce dei miei occhi- lo interruppe Lily, fingendosi irritata, -Si può sapere che cavolo stai blaterando?- sarebbe stata una finzione perfetta, se solo il suo sorriso non l’ avesse tradita.
-Be’- fece James, emergendo dal suo calice colmo di succo di zucca, -Gli inviti, le preparazioni, il vestito…- elencò.
La rossa fece una smorfia. –E chi ha detto che è necessario che mi compri un vestito per sposarmi?-
James sgranò gli occhi, seriamente colpito. –Vuoi dire che ce l’ hai già?- chiese, speranzoso.
-No, voglio dire che non comprerò nessun vestito- rispose Lily, mentre dentro di sé rideva per averlo confuso.
Il ragazzo la scrutava interdetto.
-Non te l’ ha detto nessuno che da qualche anno a questa parte va di moda sposarsi nudi, Potter?- disse Lily, sarcastica.
-Ma davvero, Evans?- domandò James, con uno strano sorriso, -Allora ti conviene proteggerti con qualche incantesimo- le consigliò, -Sai, è probabile che ti sal…-
-Ma che schifo!- s’ indignò la rossa, impedendogli di terminare la frase, -Sei proprio indecente, ragazzo- fece, con una smorfia di disgusto.
-Allora è meglio che ti preoccupi di quello che ti ho detto- ribadì il moro, piuttosto soddisfatto di se stesso, -Gli inviti, le preparazioni, il vestito…-
-Oddio!- Lily si sbatté energicamente una mano sulla fronte.
-Che c’ è?- domandò James, che la fissava come se fosse schizofrenica.
-Mamma e papà…- farfugliò Lily, -Loro… loro non sanno ancora niente… non sanno neanche che sei tornato…-
-Vuoi dire che non gliel’ hai ancora detto?- fece James, sbalordito.
-No- si scusò la rossa, mortificata, –Vedi, io… non ho proprio pensato di mandargli una lettera, ero così felice…-
Sul viso del ragazzo comparve un largo sorriso.
-Fattelo dire, Evans- ghignò, -Sei proprio cotta-
Lily, che si aspettava dicesse di tutto tranne quello, arrossì di botto. –Parli come se l’ interessato non fossi tu- ringhiò tra i denti, cercando di nascondere la faccia dentro la borsa dei libri che stava chiudendo.
Dopodiché, sfrecciò via lasciandolo al tavolo dei Grifondoro tutto tronfio e ghignante.
Arrivò alla Guferia in un lampo. Fu talmente veloce che si chiese persino lei come diavolo avesse fatto ad arrivarci così in fretta. Si guardò in torno con aria frenetica. Ora più che mai, aveva bisogno della sua Edvige. Non voleva assolutamente affidare l’ incarico ad un altro gufo, nonostante quelli della scuola fossero ben preparati.
Con dispiacere, si accorse che non c’ era.
-Oh, no!- piagnucolò.
Ovviamente, quando aveva bisogno di Edvige, lei spariva misteriosamente. Se non l’ avesse conosciuta bene, avrebbe avuto tutti i motivi per pensare che lo facesse apposta. Il fatto che lei fosse completamente partita di testa, poi, finì per lasciarla indifferente. Ormai si era arresa, anche se le dava fastidio che il suo cervello andasse al rallentatore da quando James era tornato. In più il bambino di Miley e il suo matrimonio l’ avevano messa completamente ko.
Prima di tutto, quel giorno era sabato e lei era andata a fare colazione nella Sala Grande con la borsa piena di libri. Se James non le avesse fatto venire in mente i suoi genitori, era sicura che si sarebbe anche recata nella classe di Pozioni ad aspettare i Serpeverde del quinto anno.
Comunque, alla fine le tornò utile avere piuma e pergamena a portata di mano, perché così poté mettersi a scrivere la lettera da spedire al signore e alla signora Evans, in più approfittò di quella solitudine per riflettere un po’. Ora che c’ era James, non stava più così tanto da sola, visto che lui non la lasciava un secondo. Non che le dispiacesse, naturalmente. Solo tre mesi prima, avrebbe rimpianto la solitudine se qualcuno le avesse tenuto compagnia tanto a lungo, invece adesso stava proprio bene. Aveva ricominciato a prendere in mano le redini della sua vita. Era più partecipe a ciò che la circondava, e se prima guardava la neve con disgusto, paragonandola ad un ostacolo, ad un altro fattore che ingrigiva la terra, ora si divertiva a vederla danzare nel cielo, a vederla volteggiare leggera e sicura, fino a che non toccava il suolo e si perdeva in mezzo a tanti altri fiocchi che avevano formato uno spesso manto bianco su tutto il prato del castello.
Non sapeva come cominciare la lettera. Dopo un tradizionale “Cari mamma e papà” non sapeva proprio cosa scrivere. Ci pensò per un quarto d’ ora abbondante, prima di cominciare a buttare giù qualche frase scarabocchiata. Le tremava persino la mano, ma era sicura che il freddo non c’ entrasse granché.
Quando finì non era affatto soddisfatta, ma rilesse ugualmente la lettera che avrebbe senza dubbio spedito, dal momento che quello era il massimo che poteva fare.
 
Cari mamma e papà,
Come state?
Devo dirvi un sacco di cose, ma non stupitevi se questa lettera è sorprendentemente breve. Non posso scriverle, ho bisogno di parlarvi. Io… sto benissimo. Davvero, non sono mai stata così felice. Mi scuso per tutto quello che in questi cinque anni avete passato per causa mia, ma sappiate che ora è tutto diverso. Le cose sono cambiate e credo proprio che questa sia la volta definitiva. Non mi sono mai fatta sentire spontaneamente, ho solo risposto alle lettere che voi puntualmente mi spedivate. Per qualche motivo avete smesso; nemmeno il mese scorso è arrivata.Penso comunque di sapere perché, e avete pienamente ragione.Se c’ erano due persone che non meritavano di essere trattate in modo freddo e distaccato, quelle eravate voi.Non so che aspetto avevo tutte le volte che venivo a trovarvi, ma ho letto la preoccupazione e la desolazione nei vostri occhi, anche se ho fatto finta di nulla.Vi prego di scusarmi, davvero.
Vi chiedo solo un favore.Potreste venire a Hogwarts il prima possibile? È urgente, e davvero importante. Non posso anticiparvi nulla, purtroppo, se non che è una notizia fantastica, anzi, due notizie fantastiche.
Aspetto una vostra risposta quanto prima.
Vi voglio un mare di bene,
Vostra Lily.
 
In quel momento, sentì qualcosa appoggiarsi sulla sua spalla.
Si voltò appena e scorse due occhietti ambrati circondati da un piumaggio candido, inoltre un becco appuntito le pizzicava il collo.
-Edvige!- esclamò, sprizzante di gioia, -Allora eri qui! Scusami, scusami tanto se non ti ho vista!- disse, accarezzandola.
La civetta, per tutta risposta, strusciò il muso contro il suo petto.
-Sei andata a caccia?- continuò la rossa, -O hai dormito?-
Edvige ovviamente non rispose, ma prese a fissare la lettera che Lily stringeva tra le dita.
-Sì, questa… è per te- fece la ragazza, -Però fuori fa freddo, Edvige, non vorrei che ti ammalassi- disse premurosa, mentre chiudeva la lettera in una busta.
Il rapace prese a fissarla con due occhi colmi di indignazione.
-Sicura che non ci siano problemi?- domandò allora Lily, sollevata che il suo animale fosse in grado di recapitare la lettera, -D’ accordo- cedette, -Questa è per mamma e papà. Ovviamente sai dove abitano, però voglio che resti con loro finché le condizioni non migliorano, okay?-
La civetta fece un cenno d’ assenso con il capo, poi sfilò con il becco a uncino la lettera dalle mani di Lily e volò via, confondendosi tra la neve del suo steso colore.
La ragazza rimase a guardarla, poi decise di scendere. Lì si gelava.
Mentre percorreva un corridoio si chiese se James avesse già preparato le sue cose. Avevano deciso di passare quel weekend a casa, in più quella sera li avrebbero raggiunti anche Miley, Sirius e Remus, e poi anche Tonks. Con dura fatica, Lily era riuscita a convincere Remus a portare anche lei. A suo parere, quella ragazza era una bomba. Faceva ridere ed era sempre di un buonumore contagioso.
I suoi pensieri corsero a due settimane prima, quando James le aveva chiesto di mostrarle la sua casa, quella che una volta era stata dei suoi genitori.
Lei aveva continuato a ripetergli che poteva andarci anche tutti i giorni, ma il moro non aveva voluto saperne. Non si sentiva abbastanza pronto, al il ricordo dei suoi genitori gli si stringeva ancora lo stomaco. Dopodiché, Lily non aveva più insistito. Gli aveva solo detto che secondo lei quella casa era sua. In effetti, durante i cinque anni in cui ci aveva vissuto, l’ aveva sempre pensato, tanto che non si era permessa di spostare nemmeno un oggetto. La prima volta che ci aveva messo piede, le era sembrata troppo trascurata. Nessuno, da quando i Potter erano morti, si era preso cura di quelle stanze, e uno spesso strato di polvere si era depositato sui mobili. L’ aveva pulita con cura, poi aveva continuato a farlo, ovviamente, ma si era sistemata nella stanza degli ospiti. Ogni tanto entrava in quella di James, accarezzava i suoi pupazzi, osservava le pareti tappezzate di foto e di poster, poi scoppiava  a piangere e usciva. L’ unica cosa che si era permessa di sostituire era stato il cibo. Nessun altro aveva vuotato le credenze e il frigorifero, per cui ovviamente era andato tutto a male. Si ricordava ancora la puzza del burro rancido, del pane ammuffito, dei biscotti stantii e della carne putrida. Si era arrabbiata moltissimo per quello, perché credeva che qualche amico dei Potter avrebbe almeno avuto il buonsenso di pulire quella casa, o che almeno l’ avesse fatto qualche impiegato al Ministero. Non era stato facile far uscire il tanfo del cibo marcio e della polvere. Aveva arieggiato per settimane intere, per cui le era toccato circondare la casa con una moltitudine di incantesimi per impedire che qualche curioso o qualche ladro entrasse. Per non parlare dei fantasmi, poi. Ne erano entrati più di tutti quelli che c’ erano a Hogwarts, e non erano sati molto entusiasti di dover lasciare il posto, quindi per ripicca se n’ erano andati passandole attraverso.
Due settimane prima, invece, James si era finalmente deciso di mettere piede in quella che era stata la sua casa. Lily l’ aveva accompagnato fino a Godric’s Hollow, ma si era categoricamente rifiutata di entrare in casa con lui. Credeva che fosse un momento che dovesse vivere da solo. Non sapeva cosa avesse fatto James dentro quella casa, né quanto avesse pianto. Ne era uscito dopo qualche ora, e sul suo volto non c’era nessuna traccia di una lacrima. Al suo posto, un sorriso sia triste che felice, ma perlomeno incoraggiante. La ragazza gli era corsa incontro e l’ aveva abbracciato.
James l’ aveva tenuta stretta per qualche minuto, baciandola e accarezzandole i capelli, poi aveva sussurrato: -Andiamo in casa?-
Lily non aveva replicato, ma sapeva che da quella volta era diventata la loro casa.
La ragazza arrivò nel suo ufficio appena in tempo per rispondere al telefono all’ ultimo squillo.
Da quando era diventata insegnante aveva voluto tenere quell’ apparecchio in modo che i suoi genitori e sua sorella, la quale non amava molto scrivere lettere, potessero chiamarla.
-Pronto?- disse, sollevando la cornetta.
-Lily!- la voce ansiosa e preoccupata di sua madre la costrinse ad allontanare la cornetta dall’ orecchio.
-M… mamma- rispose lei, sconcertata, -È successo qualcosa?- s’ interessò.
-Dovrei chiedertelo io- replicò la signora Evans, quasi accigliata, -Ci è appena arrivata la tua lettera-
-Ah, sì?- fece la rossa, distrattamente, -E come va? Papà sta bene?-
-Lily, non cambiare discorso- la rimproverò sua madre, -Certo che stiamo bene, ma tu…?-
-Mamma, se hai letto la lettera, sai già come sto- ribatté la rossa, -Io sto benissimo, mamma, davvero. Non sono mai stata meglio- aggiunse, tranquilla.
-Hai… una voce strana- commentò Susan, -Sembri… felice- disse, incerta, come se quella parola non potesse essere pronunciata per descrivere lo stato d’ animo della figlia.
-Credo che lo saresti anche tu se fossi al mio posto, mamma!- rispose quella, tutta pimpante, -Allora, potete venire a Hogwarts? Io verrei volentieri da voi, ma… non posso lasciare i ragazzi, e ho proprio voglia di vedervi. Un pomeriggio non mi accontenterebbe abbastanza-
La signora Evans stentava ancora di credere alle proprie orecchie: -D… dici sul… serio?-
-Certo che sì!- esclamò Lily, -Ho un sacco di cose da dirvi… ah, a proposito… grazie mille per il regalo di Natale- disse, -Mi serviva proprio-
-Oh, sciocchezze- appoggiata al ripiano della cucina di casa sua, la signora Evans fece un gesto di stizza, come volesse scacciare una mosca, -Allora… lunedì?- domandò, incerta.
-Ottimo!- rispose la rossa, entusiasta, -Ora scusami, ma devo scappare… dai un bacio a papà da parte mia… a presto e… mi raccomando, tieni Edvige lì finché il tempo non migliora!-
Quando riattaccò, Lily si sentì la ragazza più felice della terra.
Aveva appena chiuso la sua borsa, quando entrò James.
-Non sei ancora pronta?- domandò, sorridente.
Lily non gli rispose nemmeno, ma gli andò incontro e lo baciò.
-Ehi…- sussurrò poi il moro, stupito, -Mi sono perso qualcosa?-
-Lunedì arrivano mamma e papà- rispose Lily.
Il ragazzo scorse un tremito nella sua voce e infatti quando si ritrasse dall’ abbraccio, Lily aveva le guance rigate di lacrime.
-Lily, ma…- fece, preoccupato.
La ragazza gli appoggiò un dito sulle labbra per zittirlo. –Ti amo, James-
 
Il weekend fu piacevole, come del resto lo era ogni momento che trascorreva insieme a James.
Sabato sera arrivarono Sirius, Remus, Miley e Tonks, e Lily non ricordava più quando si fosse divertita tanto l’ ultima volta. Le venivano ancora le lacrime agli occhi se ripensava alla faccia di Lunastorta quando Tonks gli aveva scoccato un bacio sulle labbra a sorpresa. Ma in fondo la sua espressione non si poteva neanche lontanamente immaginare: era così rosso in viso che distinguere la bocca dal naso risultava completamente impossibile. Per quanto riguardava Tonks, invece, pensava che quella ragazza fosse davvero simpatica, e di sicuro se avesse aspettato che Remus si decidesse a dichiararsi, era probabile che nel frattempo Sirius sarebbe diventato Ministro della Magia.
La domenica, invece, oltre a un’ inaspettata visita della McGranitt nella mattinata, non ebbero gente in giro per casa. James il gatto sonnecchiava in un angolo, il suo preferito, mentre Edvige non era ancora tornata.
-Dimmi la verità- esordì James, mentre pranzavano in cucina, -Ci hai mai portato qualcuno, qui?- domandò, curioso.
-Soltanto una persona, una volta, e pure poco prima che tornassi tu- rispose Lily.
Il moro scrollò il capo. –Eri davvero così disperata, Lily?- chiese, rattristandosi.
-A quanto pare sì- confermò la rossa, -Tu lo sai che nella mia mente c’ è un vuoto totale? Ero così concentrata a non ricordare, che ora non ricordo nessun episodio di quei cinque anni, ma solo immagini sfuocate, frammenti di vita che non mi appartengono, quasi come se io mi fossi fatta guidare da un’ altra persona-
James l’ ascoltava, dimentico della gustosa carne che aveva nel piatto. –Non… non parli sul serio, vero?- chiese, preoccupato. Non poteva pensare che Lily, la sua Lily, avesse passato momenti del genere, e che per giunta quei cinque anni fossero stati così insignificanti da non lasciare nemmeno una traccia positiva su di lei, al di fuori di tutta quella sofferenza provocata dalla loro lontananza reciproca.
-Certo che sì- rispose la rossa, -Ma preferirei cambiare argomento- aggiunse poi. Entrambi desideravano lasciarsi tutto alle spalle, solo che ogni tanto uno dei due sentiva l’ esigenza di togliersi delle curiosità. Dopotutto, erano stati lontani per ben cinque anni ed era naturale provare interesse per come potesse essere stata la vita dell’ altro.
Nel pomeriggio, la rossa si divertì moltissimo ad ascoltare James che le raccontava le sue imprese da bambino, mentre sfogliavano insieme i vecchi album delle fotografie che lui ripescò da un cassetto in camera dei suoi genitori. Stettero sdraiati sul tappeto del salotto per ore, e Lily non si ricordava di aver mai riso tanto. Ad entrambi sarebbe piaciuto restare lì un po’ di più, isolarsi dal resto del mondo e condividere istanti che sarebbero rimasti scolpiti solo nella loro memoria, ma a malincuore dovettero tornare a Hogwarts. Il giorno dopo al castello sarebbero arrivati il signore e la signora Evans, per cui Lily dovette trovare loro una sistemazione.
-Potresti lasciarli qui- suggerì il ragazzo, prima che uscissero di casa.
-Due Babbani soli in una casa di maghi?- la rossa inarcò un sopracciglio, -Meglio di no- convenne, scuotendo la testa, -E poi ho già detto a mamma che voglio passare del tempo con loro. Li ho trascurati terribilmente in questi cinque anni, e se stessero qui non farebbe molta differenza da farli rimanere a casa, no?-
Così fecero ritorno a scuola e parlarono con il Preside, che decise trasformare l’ aula vuota accanto all’ ufficio di Lily in una camera da letto, in modo da farli rimanere vicino alla figlia e non sottrarre stanze ai dormitori delle Case o di non costringerli a svegliarsi circondati dalle quattro squallide pareti dell’ infermeria.
Peccato che il giorno dopo, al suo risveglio, Lily non rivolse un minimo pensiero ai suoi genitori.
Si stava ancora stropicciando gli occhi, tutta assonnata, quando una mano la strattonò e la fece alzare in piedi.
-Dai, sbrigati!- esclamò James, eccitato.
-Sbrigarmi?- fece Lily, con la voce impastata di sonno, -Perché? Non sono in ritardo… o sì?- chiese poi, rendendosi conto di aver completamente perso la cognizione del tempo.
­-Certo che sei in ritardo, sono le otto!- le rispose lui.
-James, pulcino mio, ti è mai arrivata la notizia che le lezioni cominciano tra un’ ora?- ribatté la rossa, seccata di essere stata svegliata così bruscamente.
-Non credevo che saremmo mai arrivati al punto in cui io avrei dovuto convincere te a svegliarti, Evans- replicò il moro.
-In effetti mi sarei svegliata senza che tu ti prendessi questo disturbo…- disse distrattamente, mentre s’ infilava i jeans, -Ma si può sapere dove credi di andare vestito così?- domandò poi, inorridita, quando si accorse che il ragazzo indossava una divisa da Quidditch.
-Dettagli- sbuffò James, -Dai, muoviti!- la spronò.
-D’ accordo!- sbottò la rossa, -Ma mentre io eseguo in silenzio gli ordini che il tuo confuso subconscio ti suggerisce di darmi, potresti almeno spiegarmi il perché di tanta fretta- così dicendo s’ infilò l’ ultima scarpa ed afferrò la sua borsa.
James la strattonò fuori nel corridoio, impaziente, e cominciò a metterle il mantello bianco.
-Ma si può sapere che hai?- domandò ancora la rossa, piuttosto irritata, -So infilarmi anch’ io il mantello… perché devo metterlo?- chiese stupita.
Mentre James, incurante delle sue proteste, le abbottonava il terzo e ultimo bottone del suo mantello candido, Lily si accorse che sorrideva sotto i baffi.
-Andiamo!- disse poi, prendendola per mano e cominciando a corre per il corridoio.
Lily lo seguì anche se cominciava a dubitare della sanità mentale del suo ragazzo. Inoltre il suo modo di correre non era per niente incoraggiante. Svoltava gli angoli in malo modo, così bruscamente che un paio di volte non riuscirono ad evitare uno scontro e finirono inevitabilmente addosso a qualche studente assonnato. James, tuttavia, sembrava non farci caso, e non si fermò nemmeno quando calciò un’ armatura, provocando un tremendo e assordante fracasso, tanto che Gazza spuntò da dietro l’ angolo con ancora il cappello da notte, brandendo una padella sbeccata che doveva aver ripescato in qualche sgabuzzino. A quanto pareva, li considerava ancora due studenti.
Dopo qualche secondo di corsa sfrenata, Lily si ritrovò davanti al portone d’ ingresso, accaldata e con le guance arrossate, ma almeno per quella volta poteva stare tranquilla che il rossore non fosse stato provocato da qualcosa che aveva stuzzicato i suoi sentimenti.
James parve calmarsi. Evidentemente aveva ottenuto ciò che voleva, perché non fece carte false per condurla fuori nel prato, né tantomeno si mise a correre.
Le aprì con gentilezza il portone, poi la raggiunse a la prese per mano, mentre attraversavano il prato coperto di neve. Lily si chiese come dovessero apparire alla gente che per caso li notava mentre guardava fuori dalla finestra. Probabilmente non erano altro che due figure danzanti, schiacciate da una bianca coltre di nubi e da un’ altrettanto bianca distesa di neve.
-Dove stiamo andando?- sussurrò la rossa, curiosa e convinta che se avesse parlato con un tono leggermente più alto avrebbe spezzato quella magia. Lì fuori, infatti, tutto taceva. Gli alberi, infatti, dondolavano silenziosi, mossi da un vento gelido ma delicato, e dalla Foresta non proveniva nessuno scricchiolio inquietante.
-Proprio non ce la fai a resistere ancora un minuto?- la sfidò il moro.
-D’ accordo- cedette la rossa, a malincuore, -Però avrei un motivo in più per farlo, se almeno mi spiegassi la ragione per cui ora ci troviamo qui, diretti in un posto che ignoro-
-Se ho deciso di non svelarti né dove ti sto conducendo né perché, allora vuol dire che capirai tutto quando saremo arrivati- le rispose lui.
Lily era abituata a rispondere in modo vago, tuttavia non era altrettanto solita ad accettare risposte vaghe. Sia per il suo carattere, sia nel mestiere che faceva, lei odiava sentirsi rispondere in quel modo. Aveva bisogno di sapere con precisione, perché più sapeva, più la sua coscienza era in pace. Non seppe nemmeno lei cosa la spinse a rimanere in silenzio per il resto del tragitto senza fare domande, ma credeva che non fosse perché comunque l’ avrebbe scoperto entro breve.
Tuttavia, si accorse di non essere completamente stupita quando notò che erano in prossimità del campo di Quidditch: probabilmente l’ abbigliamento di James era stato come un avvertimento.
-Il campo di Quidditch- commentò, pensierosa.
James immaginò che si stava ancora spremendo le meningi per cercare di capire quale piano lui stesse tramando, eppure sapeva che Lily non sarebbe mai arrivata alla soluzione, soprattutto perché pensava a cose complicate e completamente fuori pista, invece il suo programma era una cosa assai più semplice.
-Già- rispose lui, sorridente, -Il campo da Quidditch-
Quando entrarono, Lily lo trovò immenso. Erano anni che non ci metteva piede. Quando studiava a Hogwarts non era una più assidua frequentatrice delle partite tra le Case, aveva cominciato ad andarci quando lei e James erano diventati amici, ma poi quando era scomparso, lei aveva sempre finto di diventare sorda ogni volta che veniva pronunciata la parola “Quidditch” o “manico di scopa”.
In quel momento, com’ era ben intuibile, nel campo non c’ era anima viva. Le tribune facevano una certa impressione. Erano altissime, ma soprattutto deserte. Alla ragazza sembrò che dai vari gradoni provenissero ancora gli echi dei tifosi che si erano sgolati per sostenere la squadra della loro Casa.
Poi, dopo aver percorso qualche metro in quel vasto campo da gioco, lo vide.
Un manico di scopa scuro e lucente era immobile a circa un metro da terra. Sembrava che stesse aspettando che qualcuno lo cavalcasse.
La ragazza riconobbe la Firebolt che lei stessa aveva regalato a James, e la sua faccia diventò un punto interrogativo.
Mentre la scopa si avvicinava sempre di più, Lily ricordò quando James andava a “rapirla” in piena notte. Personalmente non aveva mai amato i manici di scopa, ma con James era riuscita a vederli sotto una luce diversa.
-Allora- disse il moro, con uno strano ghigno che gli arricciava le labbra, -Dopo di te, Evans-
Lily intuì che lui si aspettava che salisse, ma di colpo le sue gambe presero a tremare, sicuramente non per il freddo.
-P… Potter, n… non credo che… sia la cosa giusta- disse in un soffio, mentre il suo cervello si scollegava e i suoi arti si rifiutavano di obbedire ai suoi comandi.
-Ah, no?- fece ancora lui, sempre con quel sorriso beffardo, che però scomparve ben presto quando vide l’ espressione di puro terrore dipinta sul volto della sua ragazza. Il suo sorriso si addolcì. –Ehi, Rossa… è un’ altra delle nostre cavalcate, ti va?- le sussurrò dolcemente.
La rossa parve convincersi, e si lasciò issare sulla scopa migliore del mondo. Il moro fu accanto a lei in un baleno.
-Ora saliamo- l’ avvertì, -Tieni forte, questa scopa fa sul serio.
Lily lo abbracciò da dietro e, mentre prendevano quota con una velocità sorprendente, ebbe la vaga impressione di essere un morbido koala che rimaneva aggrappato al suo ramo preferito.
Man mano che salivano, la ragazza si accorse che la visibilità cominciava ad aumentare dopo le prime, fitte nubi.
Ad un certo punto, James si fermò e si voltò verso di lei.
La ragazza non osò guardare in giù. Dovevano essere come minimo a un centinaio di metri da terra, e non le pareva il caso di cominciare a soffrire di vertigini, anche se con James accanto era praticamente impossibile avere paura di qualcosa.
Lui la scrutava con i suoi occhi color nocciola, quelli che Lily amava tanto. Erano così caldi e colmi d’ amore, che Lily si sarebbe accontentata di perdercisi dentro per il resto della sua vita.
-Aspettiamo- sussurrò il ragazzo, lanciando rapide occhiate in su.
Se lui sorrideva, voleva dire che i problemi erano fuori portata.
La ragazza non rispose. Non che gli importasse molto di dover aspettare, né rimanere lassù al freddo. Con lei c’ era James, l’ unica persona che voleva ci fosse, ed era il massimo.
Poco dopo incrociò lo sguardo del Malandrino, e questo gli sorrise. Quel sorriso le piacque moltissimo, era sempre stato il suo preferito.
-Guarda in su…- sussurrò il ragazzo. Pareva parecchio soddisfatto di se stesso.
Lily volse appena gli occhi al cielo, che già quello catturò la sua attenzione.
Poco più in alto c’ era lo spettacolo più stupefacente che avesse mai visto, e probabilmente stette ad ammirarlo incantata e senza parole perché quello spettacolo meraviglioso era solo ed esclusivamente per lei.
Due ippogrifi dal piumaggio argentato reggevano con il becco uno stendardo su cui c’ era scritto, a caratteri cubitali: “Io & Tu…” Era colorata con un rosso sgargiante e un oro che emanava un’ aura di mistero, ma nell’ insieme era bellissimo. Era convinta che James l’ avesse realizzato di proprio pugno e non si stupì del fatto che avesse scelto di utilizzare i colori di Grifondoro, la casa che li aveva ospitati e che era un po’ parte di loro e della loro storia.
La rossa avvertì la sua bocca spalancarsi per lo stupore, mentre le budella si annodavano in un groviglio indissolubile e il suo cuore batteva all’ impazzata.
Bum-bum. Bum-bum. Bum-bum.
Nelle orecchie sentiva solo quel battito frenetico e troppo veloce rispetto alla media, mentre nella sua testa risuonavano voci, immagini e ricordi si rincorrevano come bambini che giocano a nascondino. In quelle immagini e in qui ricordi, però, c’ erano solo lei e James.
Infine un’ altra voce, vellutata e delicata, si fece largo tra quei suoni prodotti dalla sua mente.
-Evans… mi vuoi sposare?-
Di nuovo quella proposta, di nuovo inaspettata.
Per la prima volta da quando quello striscione era apparso, Lily distolse lo guardo per posare i suoi occhi verdi su qualcosa di ancora più bello, su qualcuno che non l’ avrebbe mai stancata, quel qualcuno che mai avrebbe voluto perdere e con cui voleva passare il resto della sua vita.
-Potter…- mormorò, con voce spezzata, -Io… ti ho già risposto- disse, -Però se… hai bisogno di sentirtelo dire ancora potrei ripetertelo all’ infinito- aggiunse, mentre le sue guance assumevano una sfumatura rossastra, -Sì, ti voglio sposare, anche a costo di rinunciare a tutto quello che ho per tutta la vita che mi rimane, e fra parentesi spero sia lunga, dal momento che devo passarla con te-
James prese il suo viso tra le mani e la baciò. Non sarebbe mai stato troppo sazio delle sue labbra.
Furono interrotti da un verso emesso da uno degli ippogrifi. Era un suono acuto, stridulo. Entrambi alzarono lo sguardo.
L’ animale aprì la bocca, poi volò via con il suo compare, lasciando cadere lo striscione, che finì proprio sulle teste di Lily e James.
La ragazza si sentì piovere addosso anche un altro oggetto. Era uno smeraldo a forma di diamante, identico al precedente, con le stesse sfumature di verde e che emanava lo stesso bagliore smeraldino.
 
Lily Evans arrivò, per la prima volta da quando era ad Hogwarts come studente, in ritardo ad una lezione. Ebbe la fortuna di non passare davanti ad uno specchio prima di entrare in classe, perché altrimenti avrebbe fatto dietrofront e non sarebbe più uscita dal suo ufficio per il resto dell’ anno scolastico. Non che fosse in disordine, ma le sue guance erano letteralmente in fiamme. Pensò a due alternative: o avrebbe sparso la voce di avere una malattia rara, per nulla preoccupante e tantomeno contagiosa, oppure avrebbe finto di aver provato un nuovo fondotinta.
Tuttavia, anche se trovava più plausibile la prima, si decise ad evitarle entrambe, perché se qualcuno le avesse chiesto che tipo di influenza fosse, non poteva certo permettersi di rispondere che si trattava di “Potterite”, anche perché, oltre che imbarazzante, era assolutamente ridicolo.
All’ ora di pranzo, non fece nemmeno in tempo a raggiungere James nella Sala Grande, perché la professoressa McGranitt le comunicò che i suoi genitori erano quasi arrivati, così decise di dare loro il benvenuto all’ entrata del castello.
La sua mente era ancora in zona “James Potter” quando sentì lo scricchiolio della carrozza sulla ghiaia, guidata da uno scheletrico Thestral. Aveva cominciato a vederli dopo la battaglia, ed era sicura che fosse perché aveva visto parecchie persone morire, senza parlare di Voldemort, che aveva ucciso lei stessa.
Sua madre e suo padre scesero, piuttosto intimiditi.
-Mamma! Papà!- esclamò lei, correndo loro incontro.
Il signore e la signora Evans le lanciarono uno sguardo sbalordito. Evidentemente, era passato parecchio tempo dall’ ultima volta che l’ avevano vista così felice. In lei era cambiato praticamente tutto. Il viso non era più spettrale o ricoperto dal solito pallore che le conferivano un’ aria malsana, ma era rilassato, ridente, e quelle guance avevano finalmente acquistato un po’ di colore. Gli occhi non erano più cupi e grigi per colpa di qualche incantesimo che la figlia vi aveva applicato, ma erano del consueto e bellissimo verde smeraldo, in più brillavano di una luce insolita. Persino i capelli parevano essersi rimessi in sesto. Non ricadevano più flosci sulle spalle, ma erano lucenti e cosparsi di striature che aumentavano il loro fascino.
Furono ancora più stupiti quando Lily li abbracciò. Nemmeno gli abbracci erano diventati il suo motto preferito negli ultimi cinque anni, se poteva li evitava sempre.
Da come li strinse, i suoi genitori capirono che quell’ abbraccio era carico di parole non dette e doveva compensare tutti i gesti d’ affetto soppressi durante quei cinque, lunghi anni. Non sapevano ancora cosa avesse riportato in vita la loro figlia, ma erano sicuri che Lily li avesse convocati con tanta urgenza proprio per comunicarlo loro e potevano solo prostrarsi ai piedi di chi aveva compiuto un tale miracolo.
Lily si accorse che sua madre aveva gli occhi lucidi. Dopotutto, anche lei piangeva, però non poteva farci nulla.
-Mi dispiace tanto- si scusò, con la voce rotta e tremante, -Sono stata una stupida, però… Davvero, io non sapevo come fare…-
-Ehi, principessa- la tranquillizzò suo padre, facendole l’ occhiolino, -È tutto okay. Ora stai bene, mi sembra- concluse con un sorriso.
-Non sono mai stata meglio- confermò la rossa, -Ho un sacco di cose da dirvi… Seguitemi, altrimenti ci arrugginiamo come le sbarre di questo cancello- disse, conducendoli all’ interno del castello.
Fece loro strada lungo il viale innevato, poi aprì il portone d’ ingresso e li guidò fino alla loro sistemazione.
-Il Preside vi ha preparato questa stanza- disse infine, aprendo la porta dell’ ex aula, -Il mio ufficio è qui accanto, per cui se avete bisogno sapete dove trovarmi… ora vi lascio soli, immagino che dobbiate sistemare le vostre cose…- la ragazza andò per uscire dalla stanza, ma la voce di sua madre la bloccò.
-No, Lily- rispose, -Vorremmo che prima ci mettessi al corrente degli ultimi avvenimenti. Siamo stati in pensiero per te e… vorremmo sapere tutto-
La ragazza sgranò gli occhi verdi, mentre la sua espressione si gelò. –D… D’ accordo- farfugliò. Nonostante tutto, era difficile riuscire a mettere i suoi genitori al corrente di tutta la faccenda, -Venite di là con me; vi faccio un tè- propose.
I signori Evans uscirono da quella stanza grande e spaziosa per entrare in quella accanto, l’ ufficio della loro figlia.
Era un locale carino, ma aveva l’ aria di essere stato anonimo per un po’ di tempo. Quel giorno, comunque, non lo era affatto. Anche quella stanza sembrava ridere. C’ era un po’ di disordine, ma quel piccolo angolo di caos metteva il buonumore e, soprattutto, sapevano che se Lily fosse ancora quella di qualche anno prima, di certo in quel luogo non ci sarebbe stato nemmeno un capello fuori posto.
-Allora- cominciò sua madre, mentre beveva una sorsata di tè ai frutti di bosco, -Raccontaci subito tutto- ordinò.
-Ehm… va bene- cedette Lily, posando la sua tazza sul piattino. Li stava squadrando da dietro la scrivania, ma in realtà era lei a sentirsi sotto esame. –Parto con la notizia più scioccante. Mi sposo- snocciolò, tutto d’ un fiato.
La rossa vide due paia d’ occhi sgranarsi contemporaneamente, ma la situazione non era poco delicata da potersi permettere di sorridere a quel sincronismo perfetto.
-Ti sposi- ripeté il signor Evans a mezza voce, scoccando un’ occhiata alla moglie seduta di fianco a lui, come per avere la conferma che le sue orecchie non l’ avevano tradito.
-Già- confermò la ragazza, un po’ a disagio.
-Ma… sei sicura?- chiese sua madre, -Voglio dire… Lo conosci già abbastanza bene da pensare che sia quello giusto?-
-Se c’ è una cosa in cui non ho dubbi, è proprio questa- rispose prontamente la rossa, -E comunque credo di conoscerlo abbastanza… sono dodici anni, ormai-
-Aspetta, aspetta…- le labbra della signora Evans si arricciarono in una sorta di sorriso malizioso, -Fammi indovinare… è Remus?- domandò, quasi speranzosa.
Sulle prime, Lily li fissò con le sopracciglia inarcate, poi scoppiò inevitabilmente a ridere, -No… no, mamma, non è Remus- disse infine, mentre ridacchiava ancora, -Lui è già fidanzato. Siamo sempre stati solo amici- ci tenne a precisare.
-Sì, ma… be’, non si può mai sapere- commentò il signor Evans, andando in aiuto della moglie che sarebbe quasi sprofondata.
-Sì, va bene- concesse Lily, -Comunque non è Remus, ma il suo migliore amico-
Susan parve perdere ogni forza vitale. –Sirius?- domandò, quasi disperata, -Ma… non stava insieme a Miley? Si sono lasciati?- era agitata, a giudicare dalla sfilza di domande a raffica che stava sparando.
-Mamma- la interruppe Lily, tranquillissima, -Calmati-
La signora Evans si faceva aria con un foglio di carta che aveva trovato sulla scrivania.
La rossa estrasse la bacchetta, e con un pigro gesto della mano trasfigurò il foglio in un ventaglio. –Sentite, ho detto che mi sposo, non che mi sono iscritta al concorso “Imprese Impossibili”, anche perché non so se possano rifilare a qualcuno una medaglia per aver avuto il coraggio di sposare Sirius, al massimo ti portano d’ urgenza al San Mungo…- riprese, intenzionata a farli almeno sorridere. Peccato che lei fosse stata quasi totalmente priva del senso dell’ umorismo per cinque anni, per cui la cosa non fece che preoccuparli ulteriormente.
-Comunque, per vostra informazione, Sirius e Miley stanno per diventare genitori, quindi ne deduco che il loro rapporto vada a gonfie vele, no?- cambiò discorso, con l’ intenzione di farli riprendere dallo choc.
-Davvero?- sua madre saltò su, felice, -Che bellezza! Devo fare loro subito le congratulazioni!-
-Credo proprio che li vedrai pre…- replicò Lily, sorridente, ma qualcosa la interruppe.
Qualcuno aveva bussato alla porta, e la ragazza aveva la vaga sensazione che fosse…
-Sì?- domandò, mentre il labbro inferiore prese a tremare. I suoi genitori la fissavano con occhi sospettosi e inquisitori.
-Sono io, Lily- la voce di James arrivò dal corridoio. Fortunatamente aveva avuto il buon senso di non aprire la porta, perché era sicura che altrimenti i suoi genitori sarebbero morti sul colpo. Nel loro mondo, non succedeva molto spesso che una persona data per morta ricomparisse dopo vari anni.
-Non ora- rispose la rossa, la mascella serrata.
Il ragazzo non rispose. Di sicuro, aveva colto la nota preoccupata nella sua voce e aveva intuito tutto.
Lily si passò una mano sulla fronte e abbassò lo sguardo. Non sapeva come dirlo ai suoi genitori, non sapeva come l’ avrebbero presa. Eppure, dalle loro facce sconvolte, capì che dovevano averlo capito.
-Chi era, Lily?- chiese suo padre.
-Era… era…- alla ragazza mancò il fiato. Avrebbe dato qualsiasi cosa per risparmiarsi quella spiegazione lunga e dolorosa. Infine fece un sospiro. –Era James- rispose, con un filo di voce.
-James?- sua madre era scandalizzata, -James… Potter?- si decise a domandare. Come gli altri, anche lei aveva imparato a non fare quel nome in presenza della figlia, ma in quel momento non sembrava che Lily fosse tanto decisa a non volerlo più sentire, anzi, quel nome era ridiventato all’ improvviso una sana boccata d’ ossigeno.
La ragazza annuì, trovando chissà dove il coraggio di guardarli negli occhi. –Proprio così- sussurrò.
-Lily, amore- tentò di dissuaderla suo padre, -James è morto- le ricordò, mentre sua madre annuiva preoccupata.
Lily pensò che in fondo non l’ avevano presa tanto male. Solo, nutrivano seri dubbi sulla sua sanità mentale.
-No, non lo è- ribadì la rossa, decisa, -Vi ricordate cosa dicevo? Vi ho sempre detto che io in qualche modo inspiegabile, sapevo che non era morto. Be’, avevo ragione-
Sua madre si portò una mano alla bocca, -Come… com’ è possibile?- chiese, esterrefatta.
-È una storia lunga- rispose la ragazza, -Ma se volete posso raccontarvela, sperando che sia l’ ultima volta in vita mia- aggiunse. Potevano solo ringraziare il fatto di essere i suoi genitori, altrimenti non credeva che sarebbe stata disposta a ridire quella versione ancora una volta.
Sia sua madre che suo padre annuirono, com’ era prevedibile, e Lily cominciò il suo racconto con voce spenta e distaccata. I suoi occhi fissavano un punto indefinito, tuttavia, nonostante i vari sforzi, non riuscì a trattenere le lacrime.
Suo padre si alzò dalla sedia e andò ad abbracciarla, mentre sua madre non era in condizioni migliori.
-Lily, bambina mia…- il signor Evans cercò di consolarla, -Ora devi cercare di non pensarci più. Dovete… andare avanti, senza guardare indietro. Lo so che è difficile, ma…-
-È una cosa terribile, papà!- protestò la rossa, tra le lacrime, ignorando tutto quello che suo padre le aveva detto mentre le accarezzava una guancia, -Sai come… come l’ ha trattato? Sai cosa gli ha fatto?- esplose, rabbiosa, -Lo teneva incatenato… non gli dava cibo né acqua… lo torturava… io… lui… ha rischiato di morire…-
-Lily, basta- la interruppe suo padre, -Basta, per favore. Dimentica tutto, eh? Eri così bella prima, quando siamo arrivati- le fece presente, -Eri… felice. Sei felice-
La rossa si asciugò le lacrime. –Sì, lo sono- confermò.
-Allora…- fece ancora suo padre, scrutandola con due occhi identici ai suoi, -Dimmi, avete scelto insieme di sposarvi?- domandò, cambiando argomento.
Lily sentì le sue guance arrossarsi. –No, me l’ ha chiesto lui- rispose, con una vocina sottile, -Non me l’ aspettavo, però…- lasciò la frase in sospeso, incapace di aggiungere una parola di più.
-Non vi arrabbierete con lui, vero?- chiese dopo un po’, -Non è colpa sua se…-
-No, no, no!- la interruppe subito sua madre, -Scherzi? Per chi ci hai preso?- pareva piuttosto indignata, ma Lily tirò un sospiro di sollievo.
-Povero ragazzo…- ripeté Susan, -Credo che ne abbia passate abbastanza per tutta la vita… Mi ricordo ancora quando siete venuti a trovarci per le vacanze di Pasqua- disse sorridendo, immersa nei ricordi, -Eravate così carini…-
Lily si sentì avvampare. –Ehm… sì, ricordo anch’ io…-
-…e quando avete cucinato!- continuò la signora Evans, con gli occhi che brillavano, -Poi la cucina era un disastro, naturalmente... Il bello era che continuavate sempre a punzecchiarvi…-
-Consolati, mamma- disse Lily con una smorfia, -Non è cambiato nulla, credimi, e sono convinta che ormai siamo irrecuperabili-
-Che aspetti ad andare a chiamarlo?- intervenne poi suo padre, -Vorremmo vederlo-
La rossa era in imbarazzo. –Ehm… d’ accordo- cedette poi, catapultandosi fuori dal suo ufficio.
Non appena si chiuse la porta alle spalle, le venne in mente un piccolo, indispensabile dettaglio. Lei non aveva la più pallida idea di dove fosse James.
Si mise a correre per i corridoi, impaziente di trovarlo.
Guardò in diverse aule vuote, ed era quasi disperata quando rimbalzò contro il suo petto roccioso.
-Lily!- esclamò lui, preoccupato, -Ti stavo giusto cercando… Che è successo?-
Ma la ragazza lo abbracciò forte e non si staccò da lui per un bel pezzo.
Ad un certo punto di lì passò la professoressa McGranitt, che non appena li vide si mise a sorridere e a scrollare il capo.
-Mamma e papà ti vogliono vedere- disse infine la rossa.
-Non mi bastonano, vero?- domandò il moro, fingendosi terrorizzato.
-Certo che no!- sbuffò la ragazza, ma in realtà era divertita, -Io… ho raccontato loro tutto- aggiunse, -Per fortuna sono genitori competenti, e hanno capito che non te ne sei andato a zonzo fermandoti di locanda in locanda-
-Competenti, dici?- la rimproverò James, -Dovresti ringraziare il cielo-
-Già fatto- lo rassicurò la ragazza, -Ma sai che all’ inizio credevano che mi sposassi con Remus e poi con Sirius? Se la situazione non fosse stata tanto seria, credo che in questo momento Madama Chips sarebbe stata costretta a somministrarmi qualcosa contro la ridarella-
-Davvero divertente- commentò James con una smorfia.
Lily era già pronta a ribattere, ma la porta dl suo ufficio si avvicinava sempre di più.
Non disse nulla, e James nemmeno. Non sapeva se come lei aveva la gola secca e lo stomaco chiuso, però quando gli strinse la mano lui le rispose.
-Mamma? Papà?- chiamò poi, infilando la testa dentro la stanza.
I suoi genitori si voltarono e le sorrisero.
-Siamo qui- disse la rossa, con un filo di voce. Poi aprì la porta e lei e James entrarono.
I signori Evans si alzarono in piedi. Susan aveva gli occhi lucidi, mentre suo padre le cingeva le spalle con un braccio.
-James- disse sua madre, dopo qualche minuto, -È bello rivederti-
Dopodiché James fu investito dal suo abbraccio materno, seguito da quello del signor Evans.
 
Lily non ricordava di aver mai partecipato ad una conversazione tanto divertente. O meglio, era divertente vedere James che si comportava seriamente, soprattutto perché non fingeva. Sua madre e suo padre gli fecero un sacco di domande, e lui fu molto contento di rispondere. Poi accennò al matrimonio, ma sua madre lo interruppe subito per dirgli che “aveva la loro benedizione”. La ragazza trovò particolarmente divertente il momento in cui James disse che sperava e credeva di essere all’ altezza di assumersi le proprie responsabilità. Lily simulò un colpetto di tosse che sapeva di risata repressa, e James le scoccò un’ occhiata furente.
Poi durante la cena ebbero modo di raggiungere Miley, Sirius e Remus. Susan si complimentò circa cinquecento volte con loro e rimase tre quarti d’ ora a contemplare il rigonfiamento del ventre della bionda.
Il mattino dopo, Lily aveva lezione, ma aveva promesso ai suoi genitori di aspettarli per la colazione, in più loro le avevano chiesto se potevano assistere ad una sua lezione.
Erano le otto quando bussò alla porta della loro camera.
-Arriviamo!- le rispose sua madre dall’ interno, ma quando la porta si aprì uscì solo suo padre.
-Perdonala- disse, a mo’ di buongiorno, -È sempre stata lenta la mattina- la giustificò.
-Ricordo- sorrise la rossa.
-E James?- chiese suo padre, non vedendolo.
Lily alzò gli occhi al cielo. –Dio solo sa dove si è cacciato-
-Sparisce così spesso?- domandò il signor Evans, divertito.
Lily fece una smorfia. –Ci manca solo che mi chieda di sposarmi ancora una volta- bofonchiò.
-Perché?- suo padre era piuttosto interessato.
-Perché… be’, io l’ ho sempre detto che il criceto di James gira in senso orario- rispose lei, -Fai conto che l’ ultima volta che è sparito si è fatto vivo dopo qualche ora per chiedermi di sposarlo davanti a una classe. Esattamente ieri mi ha svegliata in anticipo per portarmi al campo di Quidditch per chiedermelo nuovamente-
-Capisco- sorrise il signor Evans, -Non c’ è due senza il tre…-
-Oh, no!- esclamò Lily, disperata, -Spero che non ragioni così anche lui!-
Invece, al tavolo dei Grifondoro, James non c’ era.
Poco dopo planarono i gufi in tutta la Sala Grande, e la rossa si stupì di vedere Edvige volare verso di lei con una busta stretta nel becco, che le lasciò cadere in grembo.
Dentro c’ era un biglietto su cui era scritta una sola frase: “Ora invece siamo io e tu, no?”
La ragazza sentì le sue guance infiammarsi. Sollevò un attimo lo sguardo e incrociò quello incuriosito di sua madre.
Si ricordava quelle parole. Le aveva pronunciate lei dopo il primo appuntamento con James, quando si erano messi insieme, in riva al lago.
Edvige le beccò il lobo dell’ orecchio. –Ahia!- esclamò Lily, -Che…?-
Ma la civetta sembrava che la stesse invitando a seguirla.
-Scusate, ci vediamo dopo… L’ aula è quella al terzo piano, chiedete al Preside…- disse ai suoi genitori, mentre correva verso l’ uscita.
Il rapace la condusse fuori dal portone, poi si disperse nel cielo.
Lily non sapeva dove volesse arrivare. Poi aguzzò la vista e, su un masso in riva al lago, notò un gufo che stringeva una busta nel becco.
Ignorando il vento che la schiaffeggiava, raggiunse il volatile che, non appena la vide, lasciò cadere la busta e se ne andò.
La rossa la prese e l’ aprì. Dentro c’ era un’ altra frase. “Stai tranquilla”
Riconobbe, con disgusto, anche quella. Ora credeva di aver capito il meccanismo, così rientrò e si diresse nella Sala Comune di Grifondoro.
La Signora Grassa non c’ era nemmeno nel suo ritratto, ma Lily colse l’ occasione di entrare quando un ragazzino del terzo anno uscì.
Si guardò intorno, confusa, finché non vide un’ altra busta bianca su un tavolino.
Un’ altra breve frase. “Non mi dire che ci vieni ancora.”
Non ebbe nemmeno bisogno di fare il collegamento per capire che il luogo in cui doveva andare era la Torre di Astronomia.
Si fiondò fuori da quella che qualche anno prima era stata anche la sua Sala Comune, e cominciò una corsa sfrenata verso la Torre di Astronomia.
Lassù soffiava il solito venticello gelido, ma Lily entrò senza esitare.
La Torre era vuota. Non c’ erano più buste, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Era un giglio posto con cura sul balcone.
Lilium.
La  rossa si avvicinò.
Lo prese e se lo rigirò tra le dita. Infine notò qualcos’ altro. Sempre sul balcone, c’ era un anello con un piccolo smeraldo a forma di diamante. Ai suoi lati c’ erano due piccole conche, e Lily immaginò che dovesse inserirci gli altri due smeraldi.
Si frugò tra le tasche, sicura di averli. Da quando James glieli aveva lasciati, li aveva sempre portati con sé come portafortuna.
Delicatamente, li fece combaciare con le piccole conche sull’ anello, e vide che si saldarono perfettamente.
Poi una mano, forte, calda, le cinse le spalle.
-Lily…-
La ragazza avvertì il suo fiato caldo sul collo e si voltò per guardarlo. I suoi occhi, i suoi capelli, le sue labbra. Era semplicemente bellissimo.
-Lily… mi vuoi sposare?- la solita domanda, sussurrata e suadente. Ma Lily non avrebbe mai cambiato la risposta.
-Sì, voglio proprio sposarti, James Potter- sussurrò di rimando, mentre il ragazzo le sfilava l’ anello dalle mani e glielo infilava al dito, come sigillo del loro amore.
 
 
 
Salve!!! Sentite, non chiedetemi come ho fatto ad aggiornare così in fretta… non lo so nemmeno io! Però sono contenta di esserci riuscita, anche se sto scoppiando di tristezza perché ormai manca un solo capitolo e… be’, non preoccupatevi se arriverà in ritardo. Il fatto è che è difficile anche per me scriverlo… probabilmente per giorni non avrò il coraggio di accendere il computer. Non è semplice abbandonare questa fic, perché anche se ne scrivo un’ altra su James e Lily, di sicuro non saranno gli stessi che sono stati qui, e a cui mi sono davvero molto affezionata. Ora vi ringrazio per aver letto e come sempre aspetto le vostre recensioni. Un bacio.

GRAZIE A:


niettolina: ciaoo!!! Mamma mia, grazie, grazie infinite!!! Devo sempre commuovermi ogni volta che leggo le tue recensioni, perché mi ricopri di complimenti!XD Sono contenta che ti piaccia davvero e… be’, mi pare di essere stata più rapida questa volta, no? A presto,KISS

Manda: Ciao!XD Ma chissà perché il momento in cui gli studenti sognano ad occhi aperti sono sempre le lezioni di storia?XD Io per fortuna non sogno molto ad occhi aperti… e ripeto per fortuna… però ringrazio anche il fatto di non parlare nel sonno… perché tu immagina di sognare una certa persona e di chiamarla… che succede poi se la chiami davvero???XD Comunque… be’, sai, James non è totalmente a posto e immagino che fosse scandalizzato dalle sue stesse parole…KISS XD

Lilly94: Grazie!!!XD Ora che abbiamo risolto il mistero del pannolino, credo che Lily e James possano vivere tranquilli (se vivere con uno come James possa corrispondere a qualche concetto di tranquillità)XD a presto, bacioni!!!XD

La Nika: Ciao!!! Per fortuna riesco a trasmettere i sentimenti, altrimenti mi fisserei le sbarre alla finestra e non scriverei più!!! Non preoccuparti, le tue non sono lamentele e nelle recensioni mi fanno solo piacere. Devo ringraziarti io per tutti i complimenti che mi fai ogni volta… Anch’ io sono tristissima della fine della storia… però puoi stare tranquilla che non smetterò mai di scrivere, anzi, ti giuro che ho un’ altra fic in mente e sarò ben felice se continuerai a seguirmi XD Ovviamente, non ho fatto fare a James una dichiarazione classica perché sarebbe ridicolo almeno tanto quanto vestirlo di tutto punto e cercare di appiattirgli i capelli... però non ero sicura che la mia idea piacesse a tutti, per cui sono felice che tu l’ abbia apprezzata! A presto, KISSONI

lovegio92: Ciao!!!XD Spiacente di avervi fatto morire dissanguati, ma sapete…. Provo gusto nel tenere la gente sulle spine XD Ehehe sì, Lily per poco non sveniva, però questa volta ho puntato su qualcosa di diverso, perché altrimenti mi sa che il suo cuore (e anche il mio) non ce l’ avrebbe fatta… nemmeno io sai amo molto stare al centro dell’ attenzione… esattamente due settimane fa la mia insegnante ha voluto leggere il mio tema a tutta la classe e non ti dico come sono diventata rossa quando mi hanno applaudito! Ero peggio di Lily, e credimi, ce ne vuole… Lily comunque è totalmente presa da James e, poverina, la capisco perfettamente… ogni tanto provo a mettermi nei panni dei miei personaggi e mi chiedo se io ce l’ avrei fatta… ehhheheh la verifica di geografia è andata bene… ho preso 7/8… non è un voto altissimo, ma considerando che il massimo era 8 e che tutti hanno preso 6/7 o giù di lì posso essere contenta…Kissoni!!!

   
 
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