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Autore: Hi Ban    03/02/2010    9 recensioni
Naruto, in quel particolare frangente, era sicuro come non mai di una cosa. Non si sarebbe pentito della scelta da lui compiuta, causa della situazione che si era venuta a creare. Non si sarebbe mai ravveduto sulla sua scelta dettata dai sentimenti, che prima non era stato capace di leggere e che lo avevano portato da Hinata. Il fatto di aver aperto gli occhi sulla Hyuga era l’unico motivo per cui si trovava compostamente – per quanto il fatto di essere Naruto Uzumaki lo concedesse – seduto, a colazione con Hiashi Hyuga.
[Naruto/Hinata - Kiba/Hanabi]
[Quarta classificata al Breakfast Contest, indetto da ValeHina e Mokochan]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Quest'unione non s'ha da fare!'
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Elettro... cosa?
- A colazione con Hiashi -




Naruto, in quel particolare frangente, era sicuro come non mai di una cosa. Non si sarebbe pentito della scelta da lui compiuta, causa della situazione che si era venuta a creare. Non si sarebbe mai ravveduto sulla sua scelta dettata dai sentimenti, che prima non era stato capace di leggere e che lo avevano portato da Hinata.
Il fatto di aver aperto gli occhi sulla Hyuga era l’unico motivo per cui si trovava compostamente – per quanto il fatto di essere Naruto Uzumaki lo concedesse – seduto, a colazione con Hiashi Hyuga. Il tale, compresa la situazione che si era venuta a creare tra la figlia primogenita e l’Uzumaki, decise bene di intervenire. Quella famiglia era di nobile lignaggio, ovvero era così che si era rivolo alla figlia, il giorno prima, comunicandole che avrebbe voluto incontrare al più presto il suo nuovo amico. Chiamarlo fidanzato, per Hiashi risultava impossibile. Hinata rimase profondamente stupita nello scoprire che il padre sapesse di Naruto; vedendo, però, la sua cara – in quel momento forse non troppo – sorellina sorriderle e farle il segno ok dalla rampa delle scale le fece capire tutto. Era evidente che lei non voleva soffrire da sola, perciò perché non tirare in ballo anche Hinata? Quando il Signor Hyuga aveva scoperto che Hanabi frequentava un certo Inuzuka, aveva pensato di riservare lo stesso trattamento che stava sorbendo il povero Naruto quel giorno.
Nessuna delle due aveva tentato di far dissuadere il padre dalla scelta compiuta: sapevano che era del tutto impossibile. Hinata aveva abbassato il capo demoralizzata, creandosi ipotetiche situazioni dedicati alla futura sciagura, sicura di nonstar esagerando. Hanabi, invece, si era diretta al piano superiore mormorando un ‘sì, padre’, pensando ad un modo per riuscire a trascinare Kiba a Villa Hyuga. Entrambe, però, pensavano che il padre pensasse troppo.
Inutile dire che la prima impressione che Naruto fece a Hiashi fu pessima. Forse la causa era stato il saluto, che consisteva in un ‘Salve, futuro cognato!’, che fece letteralmente gelare il sangue nelle vene al poveretto, minacciando un mancamento da parte di Hinata. Oppure il fatto che Naruto bisbigliò – o meglio, così credeva lui – a Hinata che suo padre doveva andare da un parrucchiere. Quell’affermazione da parte del biondino, per Hiashi, era stato un pugno in un occhio. Era stato come un calcio in uno stinco il mormorio di Naruto con cui convinceva se stesso che i capelli lunghi erano il patrimonio del clan Hyuga.
Decise di sorvolare poiché, forse, scavando – molto profondamente – avrebbe scoperto che non era così fesso come appariva.
Naruto, però non era né preoccupato o intimorito, che dir si voglia, né tantomeno minacciava di fare dietrofront non appena varcata la soglia della casa di Hinata.
L’Uzumaki, al contrario, sorrideva radioso. La principale supposizione di Hiashi, nel vedere Naruto entrare nella stanza con un sorriso stampato in faccia, fu che non fosse a conoscenza del motivo per cui si trovava nel suo salotto.
Dopo un ‘salve’ masticato, che appariva più un’imprecazione, Hiashi diede voce ai suoi dubbi, chiedendo al giovane biondo seduto dinnanzi a lui se sapeva il motivo per cui si trovava lì. Riteneva assai improbabile che Hinata lo avesse portato a Villa Hyuga con l’inganno, era troppo sincera quella ragazza. A volte si chiedeva se era realmente figlia sua.
Naruto, dal canto suo, annuì risoluto, affermando che Hinata gli aveva detto che lui voleva parlargli. Hiashi arrivò a chiedersi anche se il ragazzo fosse scemo di natura, ma quel dubbio non lo espose a voce alta. La colazione, fino a quel momento, procedeva tranquilla. Naruto divorava qualunque cosa il suo cervello catalogasse come cibo, mal celando il suo disappunto per la mancanza di ramen, mentre Hinata e il padre sorseggiavano il tè. Più volte il capo famiglia fu costretto a chiamare la cameriera per far portare altro pane imburrato perché Naruto lo finiva senza nemmeno accorgersene. Si trattenne dal dirlo solo per non deprimere la figlia, le cui condizioni in quel momento vertevano sul catastrofico, ma l’unica cosa che gli venne in mente vedendo quell’essere tracannare l’ennesimo bicchiere di succo d’arancia in un nano secondo fu che mangiava come un porco Non che quelle espressioni volgari appartenessero al vocabolario di Hiashi, ma era il modo più azzeccato per definirlo. Prima, però, che il capofamiglia Hyuga arrivasse al dunque, ci vollero diverse domandine, che a conti fatti, che non sortivano di utilità alcuna. Era più il tempo che Naruto ci metteva per rispondere, visto che aveva costantemente la bocca piena di cibo.
Tra l’altro, il massimo che esse avevano portato ad Hiashi erano state risposte poco annesse alle domande, per il novanta percento contenenti la parola ramen e sputacchi, di quello che una volta era cibo, sul prezioso vetro precedentemente lustrato del tavolino. Mazzata finale, vedere sua figlia costantemente a rischio di svenimento ogni qualvolta l’Uzumaki le prendeva la mano o, semplicemente, la sfiorava – non intercettando, evidentemente, gli sguardi poco caritatevoli indirizzati a lui da parte di quello che lui definiva futuro suocero. Lei meritava di più, non quel babbeo. Era una Hyuga.
Hiashi era un uomo dotato di molte qualità, tra cui una pazienza che gli era stata di supporto in diverse situazioni, ma il sorriso radioso del ragazzo presente davanti a lui – fuori luogo, poiché di radioso non c’era un bel niente –, stava minacciando di fargliela perdere, cosa che non era quasi mai capitata.
Decise, a favore di un bene superiore, che consisteva nel mantenimento della sua psiche integra fino alla fine della conversazione, di arrivare al dunque, illustrando all’Uzumaki e alla figliola – in trepidante attesa di conoscere le vere intenzioni del padre – quello che era il suo piano.
“Tu sei intenzionato a stare con mia figlia, giusto?”
Domanda ovviamente retorica, che accompagnò con un cenno verso l’interessata. Naruto, intanto, iniziava a sospettare che vi fosse qualcosa sotto, infatti il sorriso si incrinò leggermente. Hinata era certa che suo padre avesse architettato qualcosa, sin da quando aveva proposto quella simpatica – sotto nessun punto di vista, per lei – colazione.
Nonostante ciò prestava metà della sua attenzione alla conversazione, poiché l’altra era orientata verso il sorriso del biondino e sulla macchia di marmellata all’angolo della bocca, divisa in due per quanto riguardava il da farsi. Una parte di lei desiderava alzarsi e pulire quella macchiolina rossa, mentre una parte le diceva di stare ferma e immobile, evitando di aizzare le furie represse del padre.
“Bene, allora dovrai dare un esame di elettrochimica quantistica.”
L’innaturale calma con cui pronunciò quella sentenza, lo sguardo impassibile che vi riservò e il cauto morso che diede alla fetta di pane tostato, oltre a fargli correre un brivido lungo la schiena, riuscirono a far scomparire, totalmente, il sorriso dalle labbra dell’Uzumaki, lasciando spazio ad un’espressione sconvolta.
Stava scherzando, vero? Solo allora si ricordò di quel piccolo particolare, che non aveva mai minimamente considerato, poiché credeva di non dover mai affrontare di petto. La famiglia Hyuga, da diverse generazioni, era famosa per la professione che la maggior parte di essi esercitavano.
Professori di chimica, o lavori affini a quella disciplina che Naruto intuì prima tempo che avrebbe odiato.
Inizialmente, la reazione del biondino fu un continuo boccheggiare senza emettere alcuno suono. Intanto, Hinata, era sconcertata – troppo anche per svenire – ed alternava sguardi allucinati, per il padre, e ansiosi, verso Naruto, completamente dimentica della macchiolina rossa. Attendeva una reazione degna di lui, ovvero rumorosa. Non tardò ad arrivare, in effetti. Ad un tratto, rischiando di fermare il cuore della fidanzata per lo spavento, balzò in piedi, mettendosi le mani nei capelli e urtando il tavolino a lui adiacente; così facendo, esso traballò pericolosamente, facendo cadere a terra la tazza piena di tè, appena versatasi da Hiashi. Il malumore di quest’ultimo schizzò alle stelle, facendo incupire il suo viso.
“Elettro cosa?!”
Quello era l’unico concetto che la sua mente gli permetteva di esprimere a parole. Alcune varianti comprendevano anche ‘esame’, ma era una componente assai relativa. Hiashi ghignava soddisfatto, felice che aveva colpito laddove l’Uzumaki era più debole, prevedendo che quella relazione non avrebbe avuto che risvolti negativi. La figlia aveva portato una mano davanti alla bocca, per reazione alle parole pronunciate dal padre.
L’altra, invece, era sospesa a mezz’aria, non sapendo nemmeno lei come consolare il ragazzo, ormai in procinto di strapparsi i capelli. Chiaramente seccato da quel siparietto campato in aria, Hiashi prese la parola, armeggiando meticolosamente con lo sportello del tavolino. Ne estrasse un libro e lo poggiò sul tavolo, ben lontano dalla scia di tè lasciata da quell’incompetente che aspirava a sposare la primogenita.
“Siediti e ascolta.”
Naruto era passato in fase depressiva e si getto sul divano come un’anima in pena, sotto lo sguardo imperioso, quanto vittorioso di Hiashi. Non avrebbe mai passato l’esame, persino il nome di quella cosa era difficile per lui. Avrebbe dovuto dire addio ad Hinata, perché era certo che non avrebbe capito niente di niente e a peggiorare il suo umore ci pensò il tomo che il Boss aveva posto davanti a lui. Dire che fosse enorme, almeno per le sue metriche di misura, era totalmente riduttivo. Solo dalla copertina poteva definirlo un’immensa purga, sicuro che, anche volendo, non sarebbe riuscito a dargli una possibilità.
“Ti do tempo per studiare le cose basilari, le basi fondate sulla chimica quantistica e sulla risoluzione dell'equazione di Schrödinger applicata a sistemi quantistici atomici o nucleari. Puoi tirarti indietro se vuoi, ma sai quali sono le condizioni.”
Si riempì la tazza di tè e la bevve, dopodiché si congedo e scomparì dietro la porta del suo studio. Non disse nulla e lasciò i due giovani là seduti, a dare un senso a ciò che era successo. Hinata dava la situazione per disperata, credendo che Naruto non l’avrebbe ritenuta tanto importante da doversi studiare tutta quella roba. Intanto lui aveva preso il libro in mano, sfogliandone le pagine.
“M-ma è pieno di numeri, formule... parole!”
La sua intelligenza era rimasta la stessa anche in un momento di crisi.
Lei, nonostante desiderasse con tutta se stessa che accettasse le richieste del padre e che potesse divenire il suo fidanzato ufficiale, non voleva far soffrire in alcun modo Naruto, nemmeno fisicamente, in quanto aveva già iniziato una campagna di strappamento dei capelli per la disperazione. Ci teneva a lui e non lo avrebbe forzato a compiere nessuna scelta. Si fece coraggio, sicura che stava per fare la cosa migliore.
“N-Naruto, non... n-non sei obbligato...”
Lui riemerse dal volume che teneva tra le mani e la fissò stupito. Come poteva anche solo dirla una cosa del genere? Per stare con lei lui avrebbe fatto di tutto e di più. Quelle sue parole gli avevano dato la carica giusta per accettare quella sfida, sicuro che in un modo o nell’altro avrebbe rispettato le richieste dello Hyuga.
“Non dire stupidaggini, Hinata! Io studierò, passerò l’esame e poi ci sposeremo e avremo tanti bei figli!”
Il tono convinto con cui lo disse e il fatto che avesse messo un braccio intorno al collo di Hinata attirandola a sé, furono sufficienti per far collassare la Hyuga, che aveva assunto colorazioni purpuree sconosciute agli uomini.
Come se la sua ragazza non stesse per svenirgli di fianco, Naruto si prodigò di non lasciare nemmeno le briciole della colazione servita in casa Hyuga, poiché mangiò tutto. “S-sei si-sicuro?”
Mentre addentava un’altra ciambella, faceva il segno ok con la mano, dal momento che la bocca era una via di comunicazione inutilizzabile. La Hyuga si fidava di Naruto ed era bastato quel gesto per mettere a tacere ogni suo dubbio: lei aveva proprio bisogno di Naruto.
L’Uzumaki, per dare prova a Hinata che avrebbe mantenuto la sua parola, prese il libro e con occhi attenti sfogliò le pagine. L’espressione concentrata con cui aveva iniziato l’operazione scemò fino a divenire un’espressione sconvolta e disperata.
“M-ma in che lingua è scritto? Non ci capisco niente!”
Quasi non si strozzò con il tè, Hinata, non capendo cosa stesse dicendo. Tutti i libri di suo padre che aveva sfogliato sull’argomento erano scritti in giapponese ed era strano che quello fosse tanto dissimile da non essere compreso.
“In g-giapponese?” Azzardò, sconcertata dalla reazione del biondino dopo la lettura di poche pagine.
Naruto iniziò a scuotere il libro, non sapendo nemmeno lui cosa stesse facendo. “Come in giapponese? Vuol dire che non so più leggere?”
Sasuke lo avrebbe preso in giro fino alla sua morte: gli mancava solo di poterlo sfottere perché, a colazione con il padre della fidanzata, si era tanto rimbambito da diventare analfabeta.
Hinata era seriamente preoccupata: certo, Naruto non era esattamente il più brillante del suo corso all’università, ma non era neanche tanto stupido da non saper leggere!
Con imbarazzo, prese il libro dalle mani dell’Uzumaki, mormorando qualcosa che somigliava ad uno ’scusa’, per controllare cosa non andasse in quel libro e come mai facesse sorgere quei dubbi in Naruto. Non potette trattenere il sorriso che si disegnò sulle sue labbra.
“N-Naruto, hai preso il l-libro al contrario...”
Rise piano, nella speranza di non offenderlo, ma non udendo nessuna reazione da parte sua, si girò nella sua direzione, trovandolo immerso in un’accurata osservazione. Stava osservando lei; non potette che spostare lo sguardo, imbarazzata, mordendosi il labbro inferiore.
“Sai, ho deciso: non mi importa cosa dice tuo padre, io l’esame non lo faccio.”
Non riusciva a capire: si era forse offeso perché aveva riso? Non era da Naruto. Poi, perché aveva cambiato idea? Non contava nulla per lui, nemmeno un po’?
Ovvio, per lei non valeva nemmeno la pena provare a farlo, quell’esame. Sperava solo che le lacrime non strabordassero dai suoi occhi, sicura che poi non sarebbe riuscita a frenarle. Quelle poche parole erano state come una pugnalata. Quella era la scelta di Naruto e lei la rispettava in pieno...
“Tu sarai la mia ragazza, con o senza quell’esame. Lo sappiamo tutti e due che non lo passerei...”
Non ci capiva più molto, in verità, ma si aggrappò a quel ’tu sarai la mia ragazza...’ non facendo più caso al resto. Perciò lei contava, lui provava qualcosa per lei. Era troppo felice e non provò nemmeno a trattenere le lacrime. Posò il libro e, senza pensarci, ignorando l’imbarazzo, lo abbracciò, felice come non lo era mai stata, nascondendo il viso contro la sua maglietta nera.
“Ehi, Hinata! Perché piangi?”
Naruto, dal canto suo, non capiva il comportamento di Hinata. Lo ritenne, evidentemente, poco importante perché Hinata lo stava abbracciando, solo quello contava. Capitava raramente che fosse lei ad abbracciarlo e non erano occasioni che dovevano andare sprecate.
“N-Naruto, sei sicuro?”
Lei si fidava ciecamente di Naruto, ma non voleva che lo facesse solo per lei. Lui doveva essere felice. Se per lei quella era la cosa importante, che lei fosse felice era il primo interesse per Naruto. Non si sarebbe mai pentito di quella scelta, ne era più che sicuro.
“Ovviamente! Ora andiamo a fare colazione, ho ancora fame!”
Hinata avrebbe già vomitato, mangiando tutto quello che aveva mangiato lui solo in quella mattina, ma se aveva ancora fame... In fondo lui era Naruto.
“An-andiamo a mangiare del r-ramen?”
Quel momento Hinata non lo avrebbe sicuramente dimenticato, sia per il modo in cui si erano illuminati i suoi occhi alla parola ramen, sia per l’abbraccio strangolatore in cui l’aveva travolta.
Presero le loro giacche e si avviarono alla porta, lasciando quel bellissimo – certamente non a parere di Naruto – libro di elettrochimica quantistica sul tavolo. Hinata poteva stare tranquilla, il loro era proprio un legame sigma.

***

“Muoviti!”
Hanabi Hyuga imponeva la sua autorità sul neo fidanzato, che stava aggrappato allo stipite della porta, tentando di impedire alla Hyuga secondogenita di trascinarlo in quella che lui definiva la sala delle torture. Perché Kiba sapeva che Hiashi usava tè, spremute e pane con burro e marmellata solo come diversivo. Magari li aveva anche avvelenati. Era perciò per quel motivo che teneva le mani aggrappate alla porta, rischiando di morire per soffocamento, dal momento che Hanabi lo tirava per il cappuccio della maglio incurante del fatto che lo stesse strangolando.
“Smettila! Toglierai a tuo padre il divertimento di farmi fuori se continui a tirare!”
Il fatto che Hiashi Hyuga si premurò di aprire la porta tre secondi dopo l’affermazione, rischiando di chiudergli le dita dentro, lo costrinse a staccarsi da lì, cogliendo impreparata Hanabi e facendo cadere tutti e due per terra.
“Alzatevi. Tutti e due.”
I nervi del capo della famiglia erano già stati messi a dura prova, quella mattina: non sarebbe riuscito a sopportare un altro idiota. Avrebbe finito per far avverare le stupide premonizioni del babbeo che era il ragazzo della secondogenita. Decise che avrebbe rimandato tutto all’indomani... O quando il tic che compariva sul labbro superiore, ogni volta che pensava alle castronerie sparate dal quell’Uzumaki, sarebbe scomparso.
L’Inuzuka, alla notizia, non potette che lanciarsi in uno dei suoi urli esultanti, troppo felice di aver scampato la sciagura. Hiashi, però, non potette sopportare oltre quel giorno: quegli urletti da donna incinta poteva risparmiarseli. Perché non aveva avuto due figli maschi come il fratello Hizashi? Lui non aveva avuto problemi con Neji.
Evitò di intimare anche a quest’altro aspirante marito di una Hyuga della giornata di passare un esame di quella disciplina e decise di colpire anche lui lì, dov’era più debole.
Con l’Uzumaki, anche non conoscendo nulla di lui, era cascata a pennello quella sua scelta, ma per l’Inuzuka aveva in mente qualcosa di peggiore.
“Anzi... ”
Iniziò, ma non potette continuare, perché il sadico sorriso, con tanto di tic, aveva insospettito più del necessario Kiba che ora lo scongiurava di non avvelenarlo con i panini imburrati. Hanabi assisteva al pietoso siparietto, sicura che il padre si stesse trattenendo, o gli avrebbe già tirato un calcio. Certo, lui era un uomo calmo, ragionevole e raramente perdeva la calma, ma quando quelle sue virtù andavano a farsi benedire era meglio trovarsi un buon bunker in cui passare i prossimi mesi.
“... per stare con mia figlia, dovrai dire addio a quell’aberrante ammasso di pulci.”
“Mettigli una museruola, il suo è solo inquinamento acustico.”
Se ne andò, non volendo assistere alla reazione di quel rimbambito. Perché le sue figlie non avevano un po’ gusto per quanto riguardava ragazzi, improbabili fidanzati e ancora meno probabili mariti? Avrebbe fatto loro un discorsetto a riguardo... Anzi, no, meglio di no.
Non aveva voluto assistere alla replica che avrebbe dato il ragazzo, poiché quando lo aveva lasciato si limitava ad aprire e chiudere la bocca, inebetito. Non per questo non potette sentirla. La lamentela stridula seguita da guaito e ululato di padrone e animale furono più che udite da Hiashi, che si chiese, esasperato, se non fosse il caso di rifare la colazione per riprendere le forze.
“Lo ha chiamato aberrante ammasso di pulci! Ma si è visto lui, con quell’ammasso di capelli che si ritrova? Di pulci ce ne saranno di più lì.”

[Legame sigma: legame molto stabile, che si rompe difficilmente, che si viene a creare nei legami covalenti omopolari.]




***



Autore (se il nick differisce da quello di EFP, avvisate qui): Black_cherry/Sakuchan_94
Titolo: Elettro... cosa?
Lettera, Numero e ciò che rappresentano: numero --> 19 (tazza) – lettera --> M (elettrochimica quantistica).
Personaggi e Pairing: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga, Naruto/Hinata, Hanabi Hyuga, Kiba Inuzuka, Kiba/Hanabi, Hiashi Hyuga.
Genere: commedia, generale, sentimentale.
Rating: verde.
Avvertimenti: AU, One-shot.
Introduzione: Naruto, in quel particolare frangente, era sicuro come non mai di una cosa. Non si sarebbe pentito della scelta da lui compiuta, causa della situazione che si era venuta a creare. Non si sarebbe mai ravveduto sulla sua scelta dettata dai sentimenti, che prima non era stato capace di leggere e che lo avevano portato da Hinata. Il fatto di aver aperto gli occhi sulla Hyuga era l’unico motivo per cui si trovava compostamente – per quanto il fatto di essere Naruto Uzumaki lo concedesse – seduto, a colazione con Hiashi Hyuga.



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Quarta classificata al Breakfast Contest, indetto da ValeHina e Mokochan

Sakuchan_94 con Elettro… Cosa?

ValeHina

Grammatica e stile: 7/10
Originalità: 8,5/10
IC: 9,5/10
Attinenza al tema: 9,5/10
Giudizio personale: 7,5/10
Totale: 42/50 punti

Bene, per la grammatica non c’è molto da dire.
Tendi ad usare virgole in più o al posto di altra punteggiatura, a volte usi anche congiunzioni errate (come l’ “o” al posto del “né”).
Ci sono alcuni errori di distrazione (come il finale ‘-o’ dei verbi che vorrebbero il finale ‘-ò’) e delle ripetizioni sicuramente non volute.
‘Nanosecondo’ si scrive tutto attaccato, mentre il simbolo % si dice ‘per cento’, staccato. E la terza persona del verbo ‘potere’ non è potette, ma poté.
Diciamo che grammaticalmente questo è stato l’errore più grave.
Lo stile è scorrevole, anche se tendi a usare vocaboli poco adatti (‘urtando il tavolino a lui adiacente’) e a posticipare il soggetto alla fine della frase (‘Quasi non si strozzò con il tè, Hinata’).
Inoltre, a un certo punto non si capisce se Hinata collassa o meno. Ok, queste sono problematiche mie. xD
L’unico consiglio per quanto riguarda lo stile è quello di andare a capo un po’ più spesso, in modo da separare leggermente i periodi e dare più pause.
Originalità: Molto, molto carina. Anch’io sto scrivendo una storia sul primo incontro ufficiale tra Naruto e Hiashi (nel manga, però), quindi immaginavo che qualcuno avrebbe fatto come me.
Beh, è stato molto originale lasciare un finale semiaperto, con Naruto che decide di non sostenere l’esame, ma di stare comunque con Hinata. Sarei curiosa di vedere la reazione di Hiashi…xD
Molto originale anche l’uso dell’elettrochimica quantistica e – in particolare – del legame sigma. Vuol dire che ti sei informata *^*
E questo mi fa enorme piacere.
La piccola parentesi KibaHanabi, infine, è davvero molto divertente. Come vorrei vedere la faccia di Hiashi alla fine… x°D
IC: Niente da dire, davvero niente. I tuoi personaggi mi sembrano ricalcare quasi alla perfezione quelli di Kishimoto.
Mi è piaciuta molto la trattazione, seppur breve, di Hanabi. Dovrebbe essersi capito, adoro quel personaggio. <3
Forse l’unica pecca è quel continuo balbettare di Hinata…
Attinenza al Tema: La colazione è ben presente, anzi è proprio il fulcro dell’intera storia.
La tazza fa la sua apparizione rompendosi (un minuto di silenzio xD).
Devo farti i complimenti per l’uso dell’elettrochimica quantistica. Sapevo che questa avrebbe causato un bel po’ di guai al poveretto cui sarebbe toccata.
E invece tu l’hai usata nel più semplice del mondo. E io non ci avrei mai pensato.
Brava.
Giudizio personale: Una storia semplice, leggera, dolce e divertente. Mi è davvero piaciuta molto. E il fatto del legame sigma…oh, beh. Posso dirti con sicurezza che è stato la ciliegina sulla torta.

Mokochan

Grammatica e stile: 8,5/10
Originalità: 9,5/10
IC: 10/10
Attinenza al tema: 10/10
Giudizio personale: 9,5/10
Totale: 47,5/50

Giudizio: Allora, mia cara: la grammatica è nella norma, e l’unica cosa che posso dire è che in alcuni punti ci sono virgole superflue. Hai fatto un errore di battitura: hai scritto “danno” invece di “donna”.
Alcuni tempi verbali stonano in certe frasi e andrebbero rivisti (e, come ti ha fatto notate Vale, hai fatto un errore un po’ grave da questo punto di vista xD) Originale l’idea di presentare Naruto e Kiba a Hiashi e ho trovato le due situazioni molto divertenti.
Naruto è IC, è il Naruto che conosciamo: stupido (senza offesa ._.), divertente, deciso. XD Lo stesso vale per Hinata, Kiba e Hanabi, tutti decisamente come li ha creati Kishimoto.
I due oggetti estratti sono presenti (soprattutto l’elettrochimica quantistica xD). Insomma, hai svolto perfettamente ciò che il tema del contest propone.
Ho riso molto, soprattutto sul finale, che vede un povero Kiba alle strette… liberarsi di Akamaru o tenersi Hanabi? XD Davvero, complimenti! Mi hai colpita^_^

Totale di entrambi i giudizi: 89,5/100


***

E chi ci credeva quando ho letto quarta classificata?
Io no, infatti ho ricontrollato la pagina milioni di volte, chiedendomi se non ci fosse stato qualche sbaglio!xD
Sono contenta!*-*
Davvero, mi aspettavo che l’ultimo posto fosse il mio!°°
Sono rimasta colpita dal giudizio sull’IC!°° Non mi aspettavo un giudizio così alto!
Però ne sono davvero contenta! E il banner!*O* Stupendo!
Giusto in caso non si fosse notato, sì, sono felice, ma proprio tanto!xD
Ok, spero che la storia piaccia!^^
  
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