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Autore: Clive Danbrough    04/02/2010    0 recensioni
Nella tranquilla cittadina di Nember, in Minnesota, uno dei professori della locale scuola superiore si suicida provocando un terribile incidente, sconvolgendo la vita del piccolo paese. Sembrerebbe un tragico evento destinato a esser dimenticato dopo breve tempo, ma non sarà affatto così... perchè qualcosa di inimmaginabile si avvicina a Nember. Qualcosa di bellissimo e letale al tempo stesso, che scruta le sue giovani prede da lontano, attendendo il momento propizio per irretirle... La Cacciatrice vi aspetta!
Genere: Thriller, Horror, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ciao a tutti! Spero che la mia storia vi stia piacendo… scusate il lungo periodo senza aggiornamenti, ma gli esami incombevano!

Vi incito ancora e sempre a recensire e commentare, e a farmi sapere che cosa ne pensiate J è vitale per il mio lavoro sapere che impressioni vi dia il mio stile di scrittura, perciò vi esorto a lasciarmi qualche commento sia che la storia vi piaccia sia (E SOPRATTUTTO!!!) che non vi piaccia!

Saluti a tutti e grazie!

Clive Danbrough

 

 

 

 

 

 

 

 

«Pensi che qualcuno abbia già chiamato i pompieri?»

«Può darsi, mi sembra di vedere delle luci lampeggianti che vengono da Brook Park...»

Jake non riesce a distogliere lo sguardo dall’inquietante spettacolo che ha preso vita a poche centinaia di metri dalla sua finestra. Scruta le fiamme che divampano all’interno del recinto, alimentate dal carburante che è fuoriuscito dalla vettura danneggiata, ridotta a uno scheletro di lamiera completamente invaso dal fuoco. La macchina, dopo esser uscita di strada ed essersi ribaltata, si è scontrata contro il muro di pali appuntiti che da mesi erano accatastati nella piccola discarica. Chiunque la stesse guidando, ora è ridotto a un cumulo di cenere. Nessuno può sopravvivere a un incidente del genere. Forse l’autista era ubriaco, oppure è stato un colpo di sonno, o chissà che altro. Sono questi i pensieri che affollano la mente di Jake al momento. A malapena si ricorda di essere ancora al telefono con la fidanzata.

«Jake! Sei ancora lì? È successo qualcos’altro?» lo richiama Allie.

«No. Ascolta, è tutto molto confuso... ci vediamo tra un’ora davanti alla scuola?»

Allie esita. Non sa se accettare o precipitarsi fuori casa e correre sul luogo dell’accaduto. Alla fine, propende per la prima possibilità. Tra circa due ore, la scuola aprirà e una marea di studenti si riverseranno nei suoi corridoi, portando con sé una valanga di informazioni, voci, notizie e chissà che altro. In mezzo a quell’oceano di parole, non sarà facile discernere la realtà dei fatti dalle invenzioni delle menti più fantasiose, ma ciò che è certo è che verrà delineato un quadro generale dell’accaduto sufficientemente completo. Inoltre, Allie non è sicura di poter rimanere impassibile alla visione di un cadavere carbonizzato.

«D’accordo. Alla Hedwood tra un’ora. A dopo».

 

 

 

Allie preme un tasto sul cellulare e pone fine alla chiamata. Sente dei rumori nella camera accanto: il boato non è passato inosservato neppure ai suoi genitori. Apre l’armadio, fruga per diversi minuti in mezzo al cumulo di indumenti stipati al suo interno ed estrae un paio di jeans scuri e una felpa nera. Li indossa rapidamente e scende al pianerottolo. Mette ad abbrustolire due fette di pane e prepara del caffè. Tra non molto Albert e Rose Weberly scenderanno dabbasso per fare colazione, e con una certa sorpresa troveranno la loro figlia in piedi, intenta a tostare il pane e a friggere delle uova. Un evento simile non succedeva dai tempi delle medie, quando Allie ancora non si era incamminata sul bizzarro e tortuoso sentiero dell’adolescenza, lungo il quale aveva incrociato il piacere della trasgressione.

Un rumore di passi pesanti fa capolino dalle scale. Con tutta probabilità, si tratta del papà di Allie. La ragazza spegne la fiamma e si precipita in bagno, ansiosa di evitare i commenti e le battute mattutine di Albert Weberly, che sono le uniche peggiori di quelle che propina alla famiglia durante il resto della giornata.

Davanti allo specchio, Allie si lava la faccia e si pettina. In poco tempo, lo specchio riflette l’immagine di una bella ragazza di diciassette anni, dagli occhi chiari e intriganti, con capelli scuri e lisci, tagliati corti. La pelle delicata e pallida, i lineamenti aggraziati e decisi, le labbra carnose difficilmente le permettono di passare inosservata.

Quando ritorna in cucina, trova seduti al tavolo i suoi genitori. C’è un posto vuoto davanti a un piatto con del pane tostato, prosciutto e uova fritte. Un buongiorno riecheggia nella stanza, praticamente gridato dalla voce di suo padre. Per chissà quali motivi, è sempre di buonumore. Allie si siede e ricambia il saluto, seppur con convinzione molto minore. Ritiene strano che nessuno in quella casa fuorché lei si sia accorto del boato che ha destato di soprassalto mezza Nember.

«Papà, non hai sentito niente?» si decide infine a domandare.

«Che cosa avrei dovuto sentire, tesoro?» risponde Albert, addentando una fetta di pane tostato con prosciutto.

«C’è stato un incidente poco fa! Una macchina è esplosa a meno di due miglia da qui. Possibile che tu non abbia sentito lo scoppio?»

«Una macchina esplosa, hai detto?» esclama Albert, mentre il suo volto assume finalmente un’espressione decisamente seria. «Accidenti, non immaginavo questo. Certo che ho sentito quel rumore, ma non pensavo si trattasse... ci sono feriti?»

«Non lo so con certezza. Spero di saperne di più a scuola. Tuttavia... credo che qualcuno ci sia rimasto secco».

«Dici davvero?» domanda Albert, aggrottando la fronte.

Non c’è una gran somiglianza tra Allie e suo papà, né fisica né tanto meno caratteriale. Albert Weberly è un uomo alto e paffuto, con radi capelli biondicci accuratamente pettinati sulla testa ormai calva. Ha gli occhi azzurri, un viso bonario, ha molta pazienza e vede il buono dappertutto. Fa l’impiegato in banca, e non potrebbe essere più diverso dalla figlia, che ha un carattere più schivo e ombroso. È una persona sicuramente molto ottimista, un omaccione simpatico che sorride alla vita, qualunque cosa essa possa riservare. Per questo a Allie fa un strano effetto vedere quel faccione di norma sorridente contratto in una smorfia di preoccupazione.

Appoggiate su una sedia lì accanto, ci sono una ventiquattrore perfettamente lucidata e una giacca blu scuro ripulita e ordinata, riflesso della pace che domina il cuore di quest’uomo. Al piano di sopra, abbandonato a sé stesso in un angolo di una disordinatissima camera da letto, lo zaino di Allie è coperto da un giubbotto di jeans, gettato lì sopra il giorno prima al ritorno da scuola. La sregolatezza è una componente imprescindibile della vita di Allie, componente che si nutre di caos e musica a tutto volume propagata dalle cuffie di un impianto stereo che Jake le ha regalato due mesi fa per il compleanno.

Si alza da tavola, il rito della colazione con papà è ormai terminato. S’incammina verso la propria camera, quando una voce la richiama improvvisamente.

«Allie!» grida. «Vuoi che oggi venga a prenderti io a scuola?»

Senza farsi vedere, Allie sorride. È il tipico atteggiamento che suo padre assume ogniqualvolta accade qualcosa di spiacevole nel raggio di cinquecento miglia quadrate: senza rendersene conto, chiede alla figlia se desidera un passaggio a casa dopo la fine delle lezioni.

«Grazie, ma preferisco tornare col bus. Ci vediamo stasera, papà».

  
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