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Autore: Deeper_and_Deeper    05/02/2010    2 recensioni
La fiamma si accese davanti ai miei occhi. Era qualcosa di sensazionale. -Mamma!!!- urlai. Lei corserapidamente in camera mia. Guardò la fiamma e poi me. -Ti sembra giusto farmi...- iniziò ma io la interruppi. -Mamma, non ho accendini ne fiammiferi... si è accesa da sola-. -Come? Non.. chiamo il professor Oak- disse. [cit. capitolo 1]
Genere: Generale, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Telecinesi 1
"Per scrivere bene occorrono:

-6 sospiri di pazienza per un'idea
-9 etti di fantasia per svilupparla
-1 bel colpo d'ingegno che ti indicherà la via"
[Alexandre Dumas]




A J.K.Rowling che ha destato in me la voglia di scrivere

1~

La notte non avevo mai sonno.  Mi addormentavo verso l'una di notte e mi svegliavo alle sette e non ero mai stordita.
I miei amici si sorprendevano di come io riuscissi ad essere così energica e scattante ogni ora.
Ma forse questa mia anormalità dipendeva dai miei poteri telecinetici. Riuscivo, infatti, a spostare le cose a distanza senza muovere un dito.
Nessuno aveva capito come ci riuscissi, neanche il prof. Oak che studiava queste mie "capacità".
Tre volte a settimana andavo al Centro Poteri Paranormali del professor John Oak per ampliare e capire questi poteri.
C'erano molti altri dottori e ragazzi come me,  il professore sosteneva che io fossi ancora più speciale degli altri e per questo lavoravo in una stanza speciale, che poteva benissimo essere scambiata per uno studio di registrazione.
Nessuno apparte la mia famiglia sapeva di questi poteri paranormali. Non mi fidavo molto dei miei amici e per questo nessuno sapeva di ciò che ero in grado di fare e nemmeno mi facevo "scoprire" e anche se avevo un quoziente intellettivo pari a 200, cercavo di essere più normale possibile.
Amavo scrivere, amavo la musica e la mia band preferita erano i Tokio Hotel, li seguivo dai loro primi successi.
Molti li chiamavano "gay" "band commerciale" o altro e quando sentivo quei nomignoli a loro affibbiati raddoppiavo le mie capacità telecinetiche di 200.
Le capacità telecinetiche infatti venivano misurate in numeri. Il massimo era 50.
Un giorno di quelli al ritorno da scuola, ad Ambrugo, feci uno strano incontro.
Bill Kaulitz era circondato da una folla di fan accanite che lo stavano quasi schiacciando.
Decisi allora di fare un salvataggio in extremis: mi intrufolai tra le fan scalciando e dando pugni e lo portai via da quella folla impazzita scatendo l'opposizione generale.
-Corri!- dissi a Bill.
Iniziammo a correre per le strade di Amburgo che conoscevo bene e arrivammo a casa mia. Aprii velocemente la porta e intimai a Bill di entrare mentre controllavo che le fan fossero andate via. Per mia fortuna era così.
Dato che era uno di quei giorni ed ero davvero al massimo. Avevo bisogno di esercitarmi e dovevo farlo subito.
Inoltre avevo oggetti telecinetici ovunque in casa.
-Elis, sei tu?- chiese mia madre dalla cucina.
-Sì mamma! Ho portato...- una stella della musica?
Bill non parlava. Era ancora shoccato per il salvamento in extremis di poco prima e l'unica cosa che riuscì a mormorare fu "grazie".
Raggiungemmo la cucina e salutai mamma allegramente. Aveva preparato la pasta.
-Mamma, lui è Bill Kaulitz- dissi io stranamente traquilla.
-Oh! E' lui! Piacere, Elvira- disse mia madre cordiale.
-P-Piacere- disse Bill -Emh... sono grato a... Elis perchè mi ha salvato da una folla di fan accanite-.
-Oh... bene! Vuoi mangiare con noi caro?- gli chiese mamma.
Bill con quel discorso introduttivo si era sciolto. Annuì e ci sedemmo a tavola.
Mangiammo in silenzio e poi condusssI Bill in camera mia.
-Posso fare una telefonata?- chiese accennando al telefono sul comodino.
-Certo-.
Telefonò rapidamente e poi sospirò felice.
-Ho avvertito dove sono, verranno a prendermi tra un po'- mi spiegò -Ma dimmi, da quello che vedo sei nostra fan?-.
Annuii. Com'era carino quando chiedeva le cose! Cercai di concentrarmi di più e i poster si mossero. Cavolo.
Probabilmente non se ne accorse. Probabilmente non volle vederlo.
-Oh... bene! Da quanto ho capito non così "accanita" come quelle che mi stavano quasi uccidendo- rise.
-Già...- dissi imbarazzata.
Non era normale avere Bill Kaulitz in camera mia. Era strano. Doveva essere sui miei poster non in piedi davanti a me.
-Mi parli un po' di te?- chiese.
-Certo...-.
Gli raccontai tutto quello che c'era da sapere su di me. Su come mi era difficile fare amicizia, su come volevo solo scrivere e dei sabato pomeriggi a casa a messaggiare con il mio ex ragazzo, Kevin.
Non gli raccontai tutto. Non gli dissi della telecinesi. Quel particolare della mia vita non doveva saperlo nessuno.
Osservò attentamente gli oggetti che usavo per esercitarmi. Non sapeva cosa fossero e mi guardo interrogativa.
-Delle cose- dissi semplicemente.
-Che cosa?- chiese.
-Nulla di speciale-
-Oh" Dai voglio saperlo!-mi pregò.
Era come se ci conoscessimo da una vita, in pochi minuti avevamo legato tantissimo e per me era una cosa nuova.
-Ok... allora... sono deglio oggetti che servono per delle esercitazioni per lo sviluppo di capacità- dissi tutto d'un fiato.
-E per quali?-
-Bill, non posso dirtelo-.
Abbassò lo sguardo e non potei resistere.
-Bill!- urlò mia madre -Ci sono i tuoi... amici-.
-Devo andare- disse avviandosi alla porta -Quello è il mio numero-.
Mi aveva scritto il suo numero su un foglio di carta e un appunto in una lingua che non conoscevo.
Ci salutammo e lui andò.
Mi misi a fare i compiti, che mi impegnarono per tre ore. Dopo decisi di esercitarmi nella telecinesi. Iniziai a meditare.
Per svolgere correttamente gli esercizi di telecinesi bisognava meditare almeno un'ora al giorno. Generalmente dopo attività impegnative e stancanti.
Meditai e mi concentrai su un pezzo di carta. Fissandolo attentamente riuscii a farlo volare dall'altra parte della stanza.
Volli concentrarmi su qualcosa di più impegnativo, come ad esempio abbassare la fiamma di una candela e così ne presi una dal cassetto anche se non avevo i fiammiferi e mi scocciavo di andarli a prendere.
Desideravo intensamente che la fiamma si accendesse da sola in modo tale che io non avessi fatto fatica.
La fiamma si accese davanti ai miei occhi. Era qualcosa di sensazionale.
-Mamma!!!- urlai.
Lei corserapidamente in camera mia. Guardò la fiamma e poi me.
-Ti sembra giusto farmi...- iniziò ma io la interruppi.
-Mamma, non ho accendini ne fiammiferi... si è accesa da sola-.
-Come? Non.. chiamo il professor Oak- disse.



  
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