Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Maharet    06/02/2010    2 recensioni
Ginevra è una ragazza come tante. Forse più bella, forse più sola delle altre. Ma la sua vita in fondo è normale. Finché non incrocia due occhi verde muschio che la cambieranno per sempre. 'Lanciò uno sguardo disinteressato a sorvolare le nostre teste. Poi i suoi occhi si posarono su Ginevra, e non si mossero di lì. Non che fosse una grossa sorpresa, in realtà. Tra di noi lei spiccava come un raggio di sole in una mattinata uggiosa. Ma quello che forse solo io notai, con immenso stupore, fu che Ginevra ricambiava lo sguardo. Voltai appena la testa e la trovai come paralizzata, gli occhi sgranati e la bocca socchiusa in un leggero ansito. E capii che qualcosa era passata tra quei due.'
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tramonto accompagnò il loro ritorno, colorando di rosso le strade affollate e mascherando in parte la stanchezza e il sudore che ricopriva i loro corpi. Era stata una caccia particolarmente faticosa, ma il risultato era più che soddisfacente. Avevano derattizzato (per usare il termine favorito di Simon) un intero quartiere della città, eliminando un paio di demoni mediamente pericolosi e un nutrito numero di bassa manovalanza. Gin era rimasta ferita poco dopo l'inizio dello scontro, ma l'adrenalina che le scorreva nelle vene le impedì di sentire il dolore finché non furono nei pressi dell'appartamento che lei e Rafael occupavano da ormai qualche settimana. Simon, come sempre attento ad ogni suo minimo movimento, la vide sbiancare all'improvviso e fu pronto a sostenerla, impedendo così che crollasse rovinosamente a terra. Con occhio esperto controllò il corpo della ragazza, in cerca dell'origine del suo malessere, e non tardò ad individuare una larga macchia di sangue che stava rapidamente impregnando i pantaloni della ragazza. Imprecò a mezza bocca, attirando finalmente l'attenzione di Rafael, che li precedeva di qualche metro.

  • Che succede?

  • La ragazzina è ferita...

Gin non fece neppure in tempo a rispondere che il ragazzo le fu accanto, stordendola col suo profumo ed annullando istantaneamente ogni volontà di negare l'evidenza. Le sfiorò con cautela la pelle sensibile della coscia, attraverso lo strappo causato dagli artigli di un Gregario. A quel tocco Ginevra sobbalzò, incapace come sempre di controllare le proprie reazioni quando lui le stava vicino.

  • Ti fa molto male?

La preoccupazione nei suoi occhi era qualcosa di troppo bello per sopportarlo. Soprattutto in quel momento, quando la tensione della lotta scendeva lasciando il posto ad una stanchezza gravida di malinconia. Avvertì una lacrima calda superare la barriera delle ciglia per scivolare lentamente lungo la guancia, e prima che potesse rendersene conto stava piangendo come una bambina, il capo chino per nascondere ai compagni quella improvvisa debolezza.

Simon alzò lo sguardo sul collega per una frazione di secondo, come a lasciargli la possibilità di fare la prima mossa. Poi, di fronte alla maschera di improvvisa freddezza che gli si era dipinta sul viso, si chinò su Ginevra e la strinse a sé, sollevandola da terra. La ragazza affondò il viso nella camicia dell'amico, esausta e desiderosa solo di un po' di calore umano. Amava la sua nuova vita, amava la nuova se stessa e soprattutto amava il suo Guardiano. Ma quella sera tutto sembrava colorarsi di grigio attraverso il velo opaco delle lacrime.

Simon e Rafael non si scambiarono una sola parola finché non giunsero a casa. Solo dopo aver aperto la porta il ragazzo castano si rivolse per la prima volta al collega, sbarrandogli contemporaneamente la strada.

  • Ti ringrazio molto per l'aiuto, ma ora ci penso io...

Simon fissò per un istante le braccia tese dell'altro, mentre le sue si stringevano impercettibilmente intorno al corpo di Ginevra. Non era giusto. Era lui quello che l'aveva abbracciata quando ne aveva più bisogno, ma ora non poteva neppure portarla in casa. Ordini dall'alto, Monique era stata molto chiara. Non poteva neppure varcare quella soglia, a meno che non fosse lo stesso Rafael a chiederglielo. E qualcosa gli diceva che non l'avrebbe fatto. Con un sospiro si rivolse a Gin.

  • Ce la fai a camminare?

Lei parve scuotersi da quella sorta di rassicurante torpore che l'aveva avvolta fino ad un istante prima. Alzò su di lui due occhi cerulei nuovamente limpidi, senza alcun segno del torrente di lacrime che li aveva attraversati pochi minuti prima, e annuì debolmente. Tuttavia, non appena la posò dolcemente a terra, lei si accasciò tra le braccia del suo Guardiano. Lui la strinse un po' più del necessario, o almeno quella fu la sensazione che provò Simon mentre osservava la porta richiudersi dietro di loro. Non che fosse molto obiettivo sull'argomento, neppure in condizioni normali. E certamente non lo era quella sera, in cui più che mai l'invidia che provava nei confronti di Rafael gli dilaniava il cuore. 


Rafael si chiuse la porta alle spalle con un calcio, le mani impegnate a sostenere la sua protetta. Nonostante si sforzasse di stringerla il meno possibile, averla tra le sue braccia, così morbida ed arrendevole, era una sensazione indescrivibile. Quando l'aveva vista sul punto di svenire, poco prima, l'idea che tutti i suoi sforzi fossero stati inutili l'aveva quasi annientato. Ma era stato in grado di controllarsi. Quando però l'aveva vista scoppiare in lacrime era rimasto come paralizzato, incapace di muovere anche solo un muscolo. Era qualcosa di totalmente inaspettato. Gin era forte, lo era sempre stata. Neppure quando le aveva svelato il suo destino l'aveva vista piangere. Vederla riversa a terra, sporca e ferita, con il bel volto pallido e rigato di lacrime, era stata una coltellata al cuore. E ancor più lo era stato vedere il modo in cui Simon l'aveva stretta tra le braccia, con un moto spontaneo che la ragazza aveva ricambiato di buon grado. Era geloso marcio, ormai non poteva più negarlo. E questo era molto pericoloso, poteva fargli perdere lucidità nei combattimenti. Non poteva permettersi di odiare un suo compagno solo perché Gin lo preferiva a lui.

  • Mi fai male...

Il gemito strozzato della ragazza lo riportò bruscamente alla realtà. La stava stringendo troppo forte, le dita crudelmente conficcate nella pelle morbida dei fianchi. Allentò la presa immediatamente, chiedendosi con un moto di rimorso se le sarebbero rimasti dei lividi. Molto probabile, a giudicare dal sospiro di sollievo che sfuggì alle labbra di Gin, mentre tutto il suo corpo si rilassava tra le sue braccia.

  • Scusami, ero sovrappensiero...

Lei scosse la testa in segno di diniego, rivolgendogli un debole sorriso. Rafael si perse per un istante in quegli occhi chiari, così vicini che gli sarebbe bastato chinare appena la testa per sfiorarle le labbra con un bacio. Scacciò quel pensiero inopportuno dalla mente. Ginevra era intoccabile per lui, almeno finché non fosse diventata una di loro. E anche a quel punto era abbastanza sicuro che una sua eventuale scelta non sarebbe ricaduta su di lui.

Cercando di muoversi il più lentamente possibile la adagiò sul divano, strappandole nonostante tutte quelle attenzioni un gemito di dolore. La ferita sanguinava ancora, anche se più lentamente di prima. Poteva vedere il denso liquido scarlatto sgorgare attraverso lo strappo nei jeans scuri.

  • Erano i miei preferiti...

Il fatto che riuscisse ancora a fare dell'ironia era un ottimo segno, anche se il colorito terreo del suo viso continuava a preoccuparlo. Estrasse il pugnale dal fodero e delicatamente iniziò a tagliare la stoffa tutt'intorno al segno degli artigli. La vide arrossire e voltare il viso, imbarazzata a morte, quando si rese conto che la posizione in cui si trovava gli offriva una discreta visuale di ciò che normalmente celava sotto i vestiti. Visione che, dovette ammettere a sé stesso, lo turbava più del lecito. Si concentrò sulla medicazione, sforzandosi di non guardare nient'altro, ma i suoi occhi erano come calamitati dal contrasto tra la pelle candida delle gambe e il bordo della culotte di pizzo nero. Era abbastanza per tormentare le sue notti per un discreto lasso di tempo, di questo era pressoché certo. Chiuse la fasciatura con un pezzo di scotch e si allontanò bruscamente da quella dolcissima tentazione.

  • Ecco fatto. Ora devi solo riposare, vedrai che domattina andrà molto meglio!

Lei si sollevò dal divano, saggiando con le dita esili le bende candide che le fasciavano quasi interamente la coscia destra. Ma quando provò ad alzarsi in piedi la gamba cedette, e solo i riflessi fulminei di Rafael le permisero di mantenere la posizione eretta.

  • Non sforzarla per ora... ti aiuto io!

Lei lo ringraziò con un sorriso timido che non le aveva mai visto. Era come se avesse abbassato ogni difesa, affidandosi totalmente a lui. La sollevò piano tra le braccia, morbida ed arrendevole come un gattino di pochi giorni. La fragilità era un concetto che gli era sempre riuscito difficile associare a Gin, ma in quel momento si chiese se non avesse semplicemente sbagliato tutto. Forse, se non avesse mantenuto così rigidamente le distanze tra loro, le cose avrebbero potuto andare in maniera diversa. Ma era inutile fare certi pensieri, di certo non avrebbe cambiato la realtà. La adagiò piano sul letto. Per quella notte avrebbe dormito vestita, lui di sicuro non le avrebbe tolto di dosso neppure un altro centimetro di tessuto!

  • Rafael...

  • Dimmi...

  • Rimani qui finché non mi addormento?

Un ondata di tenerezza travolse ogni pensiero precedente. Incapace di resistere a quella supplica infantile si sedette accanto a lei e le accarezzò appena la fronte, scostandogli allo stesso tempo i capelli sudati dal volto.

  • Non ci fare l'abitudine però...

Ginevra, senza smettere guardarlo con aria adorante, imprigionò la sua mano tra le proprie e se la strinse al cuore. Restò ad osservarla mentre lentamente scivolava nel mondo dei sogni, sforzandosi di non sentire sotto le dita la curva morbida del seno della ragazza. Quando fu certo che si fosse addormentata districò con attenzione le dita dalle sue e, turbato come forse non lo era mai stato, lasciò la stanza.

Angolino dell'Autrice:

Lupacchiotta89: sei tornata!!!! Sono davvero felice di risentirti, e che qualcuno sia rimasto a seguire questa storia. Ho appena terminato di scriverne la fine, ma mi manca ancora qualche capitolo centrale, quindi posso solo sperare che l'ispirazione perduri ancora un pò... Al prox chap, un bacio!

   
 
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