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Autore: Imouto chan    06/02/2010    8 recensioni
“Viola. La prima cosa che vide furono due profondi occhi viola dalle fattezze demoniache. Un sorriso. No, non era un sorriso, ma un ghigno divertito. Il ghigno di qualcuno che gioiva nel vederla soffrire.”
Nessuno vorrebbe convivere con il proprio rapitore, soprattutto se questo ti mangia con gli occhi. Come si evolveranno gli eventi per Emi, una militare di Central City, nonché migliore amica di Ed e Al?
Genere: Generale, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Envy, Nuovo personaggio, Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono resuscitata XD Mi scuso davvero ç_ç Il fatto è che lo scorso capitolo non ha riscosso molto successo (solo una recensione TT-TT), quindi mi ero decisa a rilassarmi un po’ e a scrivere proprio quando non avevo altro da fare ^^’’ Spero che possiate dirmi ciò che pensate…Ero persino giunta a pensare di abbandonare tutto ._. non sono più tanto convinta :/

Intanto la storia continua U_U Quindi ecco il capitolo partorito nell’arco di due…tre (?) mesi! *-*

                                    ---------------------

Emi si avvicinò a Envy, impaurita da quelle figure che si avvicinavano sempre di più. Sussultò quando Envy le prese la mano; era una cosa che non si sarebbe aspettata.

-Cercate rogne?- ringhiò Envy, con voce ancora più minacciosa.

Improvvisamente i due mostrarono due oggetti: uno sembrava un bastone, l'altro forse era un martello, un martello enorme.

Envy lasciò la mano di Emi, e girò il volto verso di lei.

-Tu stai indietro, d'accordo?-.

-Si.. ma tu..- disse lei, e fece un passo indietro -Envy, non stai bene..-.

-Sto benissimo. - rispose lui, e in quel preciso momento le due ombre scattarono verso di loro.

Spaventata dal movimento improvviso, Emi si allontanò ancora un po', mentre Envy si lanciò verso di loro.

Con il buio che c'era era difficile descrivere i due sconosciuti; la ragazza notò semplicemente che il più basso era il più agile, l'altro era abbastanza goffo, ma guardandolo in confronto a Envy era mastodontico. Capì, poi, che l'oggetto che il più basso teneva in mano non era un bastone, ma una spada.

Non sapeva cosa fare se non stare a guardare e sperare che Envy non finisse male. Il più grosso agitava il martello a destra e a manca, e l'homunculus era abbastanza veloce da poterlo schivare, ma il più agile era quello che gli dava maggiori difficoltà. Vedeva la sagoma di Envy schivare i colpi, saltare, tirare un paio di calci, ma ogni volta che vedeva uno dei due avvicinarsi pericolosamente a lui tratteneva il respiro.

Era così concentrata su Envy che si accorse che il più grande si stava avvicinando a lei solo quando l'homunculus la avvertì:

-Emi, scappa!-.

La ragazza rimase un po' titubante; non voleva lasciare lì Envy...Aveva bevuto, e non era certo nel pieno delle forze. Tuttavia era così spaventata da quell'enorme ombra che subito indietreggiò, poi corse a perdifiato lungo la via.

...E ora che faccio?!” si domandò in preda al panico. Quella sera non aveva portato la pistola con sé, e non poteva chiamare rinforzi... Era arrivata sulla strada principale, e qui si voltò indietro. Il tizio più grosso la stava raggiungendo.

Riprese a correre lungo la via, guardando con la coda dell'occhio l'inseguitore, e fu così che si trovò a terra, dopo essersi scontrata con un passante.

-Ehi, tutto bene?- chiese quella persona. Era una ragazza.

-.. Aiu.. Aiutami!- ansimò Emi, e si alzò subito in piedi -Mi stanno inseguendo..!-.

La ragazza guardò dietro Emi, e in un attimo si alzò pure lei.

-Accidenti..!- fece, poi le afferrò il braccio -Vieni con me!-.

Le due cominciarono a correre, ed Emi era quasi trascinata: la sconosciuta era molto veloce. Corsero per un bel po', superando vie e negozi, poi Emi si girò indietro: l'inseguitore era scomparso. In quel momento la ragazza tagliò per una via laterale, e dopo alcuni passi di fermarono per riprendere fiato.

-.. Lo abbiamo seminato?- chiese la ragazza ansimando.

-.. Si.. Non l'ho visto..- fece Emi, poi la guardò con riconoscenza -Grazie mille..!-.

-Ma figurati!- rispose l'altra sorridendo -Piuttosto da quanto ti inseguiva?-.

-.. Ero lungo quella via con.. il mio ragazzo,- spiegò Emi – e lui e un altro tizio ci hanno assalito.. Lui è ancora là..- disse preoccupata.

-Allora sarà meglio andare a cercare aiuto, no?-.

-Sì, giusto...Cerchiamo un locale aperto. - propose Emi, e si avviò verso la strada principale -Spero solo che..

Un’improvvisa botta alla testa la interruppe. Emi cadde a terra, dolorante e confusa. L'ultima cosa che vide furono gli stivali della ragazza di fronte a lei, poi divenne tutto nero..

 

 

-... Ugh...- bofonchiò; la testa faceva un male tremendo. Fece per portare una mano al capo quando si rese conto che le braccia erano legate dietro di lei.

Aprì lentamente gli occhi: era una stanza abbastanza grande, ma per lo più occupata da grandi casse in legno, non c'erano finestre, solo un grande portone aperto sulla parete di fronte a lei, e aleggiava un odore di chiuso. Sembrava un magazzino.

Emi ebbe giusto il tempo di guardarsi attorno che la stessa ragazza con cui era fuggita dall'inseguitore si fece avanti dal portone, e la guardò.

-..Tu..!- riuscì a dire Emi, ancora un po' imbambolata, e tentò di alzarsi in piedi, ma senza risultato.

A quel punto la ragazza cacciò un urlo fuori dalla porta:

-La ragazza si è svegliata, capo!-.

Ora che c'era più luce Emi potè osservare meglio la ragazza. Il viso se lo ricordava vagamente: capelli molto corti, biondicci, labbra carnose, e quel segno che non era riuscita a distinguere al buio era un tatuaggio tribale lungo il collo.

-.. Dove sono?- chiese Emi -.. E chi è questo “capo”?-.

-.. Adesso lo scoprirai..- rispose l'altra, e si girò verso il corridoio, dal quale Emi sentì provenire numerosi passi.

Emi trattenne il respiro: chi avrebbe potuto rapirla?Cosa avrebbero voluto da lei? Non aveva quasi il coraggio di guardare chi avrebbe varcato la soglia di quella stanza.

I passi si fecero vicinissimi, e si sentirono anche parecchie voci, e in poco tempo il gruppo raggiunse il portone.

Entrarono parecchie persone, tutte quante uomini, e uno più bizzarro dell'altro: uno con testa e braccia fasciate, uno con un paio di piccolissimi occhialini che non mostravano gli occhi e una cicatrice lungo il cranio, un altro che indossava una specie di maschera antigas, e tanti altri personaggi dai volti poco raccomandabili. C'era fra di loro, però, un uomo che si distingueva, e Emi capì, vedendo gli altri membri del gruppo mantenere da lui una certa distanza, che il capo doveva essere lui.

Indossava un paio di stivali a punta, pantaloni in pelle e una maglia aderente, smanicata e a collo alto, e sopra questa un giubbotto aperto, anch'esso senza maniche, con del pelo bianco lungo il colletto, mostrando due braccia discretamente muscolose. Tutti gli abiti erano in nero, come i suoi capelli, abbastanza corti e tirati all'indietro, formando quasi delle punte. Sul viso squadrato, poi, portava un paio di occhialini da sole.

L'uomo la guardò, e un sorriso compiaciuto si dipinse sul suo volto, un sorriso che fece rabbrividire Emi.

-Beh, ben svegliata, signorina!- disse lui; la sua voce non suonava molto rassicurante.

La ragazza non rispose, e volse per un attimo lo sguardo a terra; tutti quegli sguardi puntati su di lei la irritavano molto.

All'improvviso si ritrovò quell'uomo chinato davanti a lei che la fissava da dietro i suoi occhiali, e cercò di non mostrare il suo spavento.

-Suvvia, non fare la timida..!- fece lui -Non ti faremo alcun male,.. Emi, giusto?-.

-...Ma..?..-.

-Spero tu voglia perdonarmi, ma abbiamo dovuto fare un paio di ricerche su di te..- disse l'uomo, poi sogghignò -.. Ad ogni modo, io sono Greed! -.

Emi lo guardò in faccia per un po', cercando di intravedere i suoi occhi, ma vedeva solo la sua immagine riflessa.

-...Mi hanno anche riferito..- e in quel momento l'uomo si tolse gli occhiali -.. che tu e lo sgorbio vi stavate dando da fare..!- disse sogghignando maliziosamente, mentre i suoi occhi rosso-viola scrutavano l'espressione sorpresa della ragazza.

-...Tu.. lo conosci...?- chiese Emi, cercando di nascondere l'imbarazzo.

-Sfortunatamente..- fece Greed sospirando e alzandosi in piedi – E visto che voi due sembrate molto legati, di sicuro questo non ti sarà nuovo. - e dettò ciò mostrò il dorso della mano sinistra alla ragazza. Emi sussultò nel vedere lo stesso simbolo presente sulla coscia di Envy che aveva notato più volte, come quello sul petto della donna chiamata Lust, ma non aveva mai posto domande a riguardo. Poi, ripensando allo sguardo di Greed, una domanda le sorse spontanea:
-...Tu.. sei per caso un..?..-.

-Oh, mi rattrista sapere che Envy non ti abbia parlato di me..!- disse con tono sarcastico -.. In effetti non sono mai andato d'accordo con nessuno di loro...- fece, con lo sguardo rivolto verso un punto indefinito, poi guardò nuovamente Emi -Si, sono un homunculus!-.

“..E con lui siamo a quattro..” pensò la ragazza. La faccenda cominciava a preoccuparla, però qualcosa non la convinceva.

-.. Perchè mi avete portato qui?- domandò -Non era nei vostri piani lasciarmi con Envy?-.

Greed riflettè un attimo, poi il suo volto s'illuminò.

-Aah, stai parlando del piano di quella persona...Non ne so molto a dire il vero...- poi prese a passeggiare nella stanza -Il punto è questo, signorina: ti abbiamo portata qui come merce di scambio... Hai due amici che tengono molto a te, vero?- e la guardò.

“..Dannazione, pure loro..!!” pensò Emi mordendosi il labbro inferiore.

-...Volete qualcosa da Ed e Al?.. Non mi sembra un piano tanto diverso da quello di Envy..- disse.

L'uomo la guardò, era sul punto di risponderle quando un rumore di passi veloci rimbombò per il corridoio. Tutti si girarono, e Emi cercò di intravedere qualcosa.

-Ah, Roa e Dolcetto, finalmente!- esclamò Greed.

Tutti si spostarono per lasciar passare i due, e la ragazza li potè vedere. Non appena vide il più grosso, intuì che dovevano essere loro gli assalitori misteriosi. Quello più grande indossava una divisa militare che mostrava però due braccia decisamente muscolose, aveva i capelli bianchi e spettinati, e un'espressione truce. Il più basso portava una specie di completo da judo, con un paio di pesanti scarponi e guanti che lasciavano scoperte le dita. Aveva il naso un po' appiattito, i capelli tirati all'indietro e due occhi vispi che si guardavano costantemente attorno.

-Abbiamo sistemato ieri sera l'homunculus..- disse il più grosso, Roa, con una voce possente.

-.. e abbiamo recapitato il messaggio ai due alchimisti. - terminò Dolcetto.

-Bene, ottimo lavoro.- fece Greed, poi si voltò verso Emi, ma sempre rivolto ai due -Quando arriveranno conduceteli nel salone al secondo piano, dove andremo noi adesso. -.

-Ricevuto. - rispose Dolcetto.

-Roa, aiuta la signorina ad alzarsi e portatela di sopra.- disse Greed, avviandosi verso la porta, poi si girò e sorrise -E' nostra ospite e non voglio che faccia sforzi..- detto ciò scomparve.

Emi lo guardò andarsene, poi Roa le si presentò davanti, e senza che potesse fare nulla l'uomo la sollevò e se la caricò in spalla.

“Aggraziato come un elefante...!” pensò Emi con odio.

-.. Cosa avete fatto a Envy?- domandò a Roa, che intanto si era incamminato, seguito da Dolcetto.

-.. E' stato più facile del previsto. - rispose quest'ultimo -Non è durato dieci minuti: è caduto a terra esausto, perdendo conoscenza. -.

-E dov'è?!- gridò Emi; le sembrò surreale.. lei che si preoccupava tanto per quel tipo..

-Probabilmente sul fondo del canale.- rispose lui tranquillo.

“..No.. Non può essere.. Lui non può morire..” si disse Emi nel tentativo di rassicurarsi.

Solo in quel momento riuscì a pensare alla sera prima. Al solo pensiero arrossì leggermente. Doveva ancora capacitarsi di quello che aveva fatto...Envy era ubriaco, d'accordo, ma lei? Lei era perfettamente lucida, avrebbe potuto fermarlo in qualunque momento...Ma non lo aveva fatto. Quello che diceva il cervello il corpo lo ignorava, e lei si era lasciata trascinare da Envy, dal suo fascino, dai suoi baci. Aveva perso la sua razionalità nel momento in cui lui aveva iniziato a baciarla...Da quel momento non era riuscita a capire più niente, solo che voleva di più.. Sembrava si fosse ubriacata pure lei. Sì...Probabilmente si era ubriacata.. di lui.

Interruppe i suoi pensieri quando si rese conto che Roa si era fermato, e la mise a terra. Avevano fatto due rampe di scale, ed ora si ritrovavano in un salotto molto elegante, decisamente un grande cambiamento di atmosfera rispetto al magazzino di poco prima.

Greed era seduto su una delle due poltrone in velluto rosso, mentre di fronte ad esse c'era un divanetto. L'homunculus teneva i piedi comodamente adagiati sul tavolino basso in legno al centro del salotto.

-Slegatela pure.- disse Greed -Poi lasciateci soli: abbiamo molte cose da dirci. -.

Emi non si sentiva molto tranquilla: quel tizio non le andava affatto a genio, e non solo perchè era un homunculus.

Non se ne accorse nemmeno, ma poi capì che Dolcetto l'aveva liberata dalle corde con un velocissimo colpo di spada. Si girò e li vide uscire dalla stanza. Avrebbe preferito rimanessero lì.

Roa chiuse la porta dietro di sé, e solo allora l'homunculus parlò:

-Prego Emi, accomodati.- e indicò la poltrona accanto a lui.

Anche se un po' titubante, la ragazza si sedette.

-.. Ora dimmi cosa volete da Ed e Al.- disse, cercando di mantenere un tono calmo.

-E' molto semplice, dolcezza:- fece l'uomo, poi sogghignò -...io voglio la vita eterna. -.

-...Cosa?-.

-Esatto!Voglio l'immortalità!- ripetè Greed, e guardò Emi con un ghigno che la intimorì ancora di più -Sai che significa il mio nome?-.

-...- Emi pensò un attimo -.. Avidità..-.

-Sì!E' questo quello che sono!- continuò lui senza togliersi il sorriso dalla faccia -Io desidero tutto, capisci?Soldi, donne, potere, e la vita eterna!-.

Quelle parole preoccuparono la ragazza, già abbastanza spaventata dall'espressione dipinta sul volto dell'homunculus.

-.. Ma cosa c'entrano Ed e Al?- chiese.

Greed tornò serio.

-Come ti ho già detto, abbiamo raccolto delle informazioni...Sai benissimo cosa è accaduto loro, vero?-.

Emi annuì.

-Edward ha sigillato l'anima del fratello Alphonse in un'armatura..- continuò lui -.. In questo modo lui è diventato immortale: ha un corpo che non avverte dolore, stanchezza o fame...- poi sogghignò nuovamente -.. e io voglio un corpo così!-.

-...Quindi tu non vuoi la..?..

-Pietra filosofale? No, quella serve a quella persona, non a me..- la interruppe Greed -Tutto quello che voglio è la vita eterna, e sono certo che i due fratellini mi accontenteranno una volta che vedranno che sei in mano mia...-.

Guardò Emi con un sorriso poco rassicurante, poi allungò una mano verso di lei, afferrandole la sua senza darle il tempo di ritirarla.

-Quindi non devi preoccuparti: per quanto mi dispiaccia rinunciare a una bella signorina come te, sarai consegnata fra le braccia dei tuoi amici non appena io mi troverò nel mio nuovo corpo..- disse, accarezzandole il dorso della mano.

-.. E' solo questo ciò che vuoi?- domandò Emi, ritirando velocemente la mano -.. Chi mi assicura che non hai in mente qualcos'altro?-.

-Dolcezza, devi sapere che non mi piace mentire.- spiegò lui -E anche se il mio piano fosse un altro che possibilità avreste voi contro di me? Se sei diventata tanto intima con lo sgorbio, allora dovresti sapere che ucciderci non è così facile...-.

-Non sono diventata intima!- Emi non riuscì a trattenersi, e cercò di nascondere il rossore.

-.. Certo, certo..- fece lui alzandosi -.. Mi sto ancora chiedendo come ci sia riuscito..- e si piazzò di fronte a Emi, chinandosi un po' e guardandola dritta negli occhi -Non sarai mica dell'altra sponda?- chiese sogghignando.

-Ma come ti permetti?!- e a quel punto, guidata totalmente dall'istinto, raccolse le sue forze in uno schiaffo dritto sulla guancia dell'uomo. Dopo l'impatto, però, un dolore lancinante le invase la mano, e vide con sorpresa che la parte del viso di Greed che aveva colpito era diventata nera, lucida, e dura come una roccia.

Ritirò subito la mano, stringendola con l'altra. Faceva un male allucinante, sembrava avesse preso a sberle un muro. La guardò: il palmo era tutto rosso. Poi guardò Greed: rideva sotto i baffi, mentre la macchia scura sul suo volto spariva piano piano.

-Sorpresa? Questo è il motivo per cui sono anche chiamato “lo scudo perfetto”!- disse, e le mostrò il suo braccio: in pochi secondi anch'esso si ricoprì di quel manto nero e lucido.

-...Questo Envy non lo può fare, credo..- disse Emi, massaggiandosi la mano dolorante.

-Certo che no: lo sgorbio cambia forma, io divento uno scudo impenetrabile. - spiegò Greed, riportando il braccio alla normalità.

-.. E smettila di chiamarlo sgorbio..- sibilò Emi.

-Ooh, siamo suscettibili, eh?- fece Greed, abbassando il volto a livello del suo, poi all'improvviso mise una mano sotto il mento della ragazza -.. E' buffo da dire.. ma penso di invidiare Envy...-.

Emi scostò bruscamente il viso, e decise di cambiare argomento:

-.. Quindi Ed e Al verranno qui?-.

-Se tengono davvero a te direi di sì.- rispose Greed, un po' infastidito dalla reazione della ragazza -Tra un po' dovrebbero arrivare...-.

In quel momento un dubbio improvviso assalì Emi: e se Greed avesse nominato Envy davanti a Ed e Al? Se ciò fosse accaduto, ci sarebbero state un mucchio di spiegazioni da dare; addio piano, addio Ed e Al. Non poteva certo chiedere a quell'homunculus di tenere la bocca chiusa a riguardo; era certa che non l'avrebbe fatto. Quindi, poteva solo sperare che non saltasse fuori niente del genere.

-Avanti, non essere triste!- disse Greed, notando la sua espressione preoccupata -Vedrai che i tuoi amichetti correranno a salvarti..!-.

In quel momento qualcuno bussò alla porta.

-Chi è?- chiese Greed quasi urlando.

-Sono Dolcetto, signor Greed. -.

-Entra. - rispose l'homunculus con tono scocciato.

La porta si aprì, e l'uomo entrò.

-Signore, alcuni dei nostri uomini sono stati ritrovati feriti e mutilati nel passaggio attraverso il sottosuolo...- disse con voce quasi atona.

-..Dannazione..- imprecò Greed.

-.. Cosa facciamo, signore?-.

Greed si portò una mano alla fronte, e pensò per qualche attimo.

-.. I due fratelli arriveranno da un momento all'altro..- mormorò, poi guardò Dolcetto -Hai qualche idea di chi possa aver ucciso gli uomini?-.

-.. Nessuno manca all'appello, non sono sparite armi dal magazzino e le più letali fra noi chimere hanno tutte un alibi...Dev'esser stato qualcuno dall'esterno.- concluse l'altro.

“Ha detto.. chimere!” pensò Emi, e le tornò alla mente la storia che le avevano raccontato Ed e Al sulla piccola Nina..

-.. Signor Greed.- si sentì da oltre la porta.

Un uomo entrò dentro la stanza in tutta calma. Emi lo guardò diffidente: sembrava diverso da tutti gli uomini di quel posto. Indossava un completo bordò, e sotto la giacca si intravedeva una maglietta nera; anche i capelli erano neri come il carbone, lunghi, raccolti da un coda, con qualche piccolo ciuffo ribelle qua e là. Come occhi aveva due sottili fessure, che lasciavano intravedere due magnetici occhi dorati. La cosa che più incuriosiva Emi era la sua espressione: dava l'idea di noia, quasi menefreghismo, eppure mostrava al contempo un sorrisetto beffardo e sornione.

-.. Qua sotto c'è Bradley. - disse con calma e naturalezza, mostrando leggermente il suo disappunto.

-Bradley, hai detto??!- ripeté Greed, e una smorfia di rabbia apparve sul suo volto -.. Questa non ci voleva..-.

Aveva appena finito di parlare che uno sparo echeggiò nell'aria, presto seguito da altri violenti colpi.

-Se c'è davvero lui, allora è me che vogliono..- disse Greed, poi si girò verso Dolcetto e lo sconosciuto -Voglio tutti gli uomini con me a parte te, Kimbly, dato che non sanno che sei qui...-.

“Ma.. Kimbly.. non era il nome di un alchimista di stato..?” si chiese Emi, poi Greed si girò verso di lei.

-Resterai chiuso qui con lei,- disse all'uomo -mentre noi cercheremo di portare i soldati lontano.- poi si avviò verso la porta, seguito da Dolcetto -Ritornerò da solo, in tempo per lo scambio con i fratelli Elric..- e guardò Kimbly con uno sguardo fulminante -Tu vedi di non fare scherzi, chiaro?-.

-Tranquillo: starò qui buono buono..- rispose lui, ma non aveva un tono granché rassicurante.

L'homunculus gli diede un'ultima occhiata di avvertimento, poi guardò Emi nello stesso modo, ed infine uscì, e Dolcetto chiuse la porta. Si sentì il rumore della serratura che scattava, poi uno veloce di passi che si allontanavano.

Non appena ci fu silenzio, l'uomo si sedette, sbuffando, sulla poltrona accanto a quella di Emi.

-Oh, che maleducato..- disse, poi allungò una mano verso la ragazza, sorridendo -.. Io sono Zolf Kimbly. -.

Anche se non molto convinta da quel sorriso ambiguo, Emi strinse la mano dell'uomo. Fu in quel momento che notò uno strano simbolo sul palmo della sua mano, ma non lo diede a vedere.

-.. Io sono Emi Tsukimoto..- disse, per pura educazione.

-Si, so già chi sei.- disse lui ritirando la mano -.. Sei piuttosto giovane per essere ammessa al quartier generale..-.

Emi non rispose; in quel momento si ricordò che anche Envy/Aaron le aveva detto la stessa cosa la prima volta che erano usciti...

L’uomo si accomodò meglio sulla poltrona, rilassando le braccia lungo i braccioli, e continuò:

-Probabilmente papà avrà delle ottime conoscenze nell’esercito…-.

Emi si voltò di scatto e lo guardò indignata.

-Ho ottenuto il posto con le mie sole forze!- sbottò, irritata anche dal sorrisetto comparso sul volto dell’interlocutore -…Piuttosto com’è che le è stato revocato il titolo di alchimista di stato?- chiese, volendo ricambiare la frecciatina.

L’alchimista, invece, sorrise ancora.

-Ah.. Quindi hai sentito parlare di me?.. Ne sono felice, Emi.- disse sogghignando.

“Cosa sono queste confidenze??!!” pensò la ragazza indispettita.

-Devo aver letto il suo nome in un archivio…- disse -So solo che era nominato Alchimista Scarlatto, ed è stato uno dei tanti alchimisti che combatterono la guerra di Ishbar…-.

Kimbly la guardò con un sorriso sinistro.

-Proprio così, ho partecipato allo sterminio di Ishbar…- poi sospirò, e volse lo sguardo altrove -Quelli sì che erano bei tempi…-.

Emi assunse un’espressione interrogativa, che l’alchimista notò con la coda dell’occhio.

-Esplosioni, spari, urla…Adoravo lavorare in un ambiente del genere…Lo farei tutt’ora, se ne avessi la possibilità…- continuò con tono pacato.

-…Cos’è.. che vorrebbe fare?- domandò Emi, leggermente intimorita dalla sua ultima frase.

L’uomo si volse verso di lei senza smettere di sogghignare, cosa che la inquietò ancora di più.

-.. In guerra tutto è permesso, non è così?- chiese -.. Beh, non credo tu possa comprendermi.. ma per me la massima fonte di soddisfazione è osservare lo spettacolo di palazzi che si accasciano al suolo, edifici frantumarsi in mille pezzi…- si chinò in avanti, poggiandosi sulle ginocchia, con lo sguardo perso nel vuoto, ma senza togliersi il sorriso - …La polvere e il fumo che ti attraversano i polmoni, così come l’odore del sangue che solo un attimo prima attraversava ancora le vene della tua vittima…-.

-La smetta!- fece Emi, guardandolo con disgusto -Si rende conto di cosa sta parlando?!-.

Per tutta risposta, Kimbly emise una flebile risatina, poi continuò:

-Vedi? Immaginavo non avresti capito…Non sei mai scesa sul campo di battaglia, è naturale che il tuo animo sia ancora così candido e innocente.. come quello di una bambina. -.

-Non..!!!- Emi si bloccò. Sì, stava quasi per dire “Non chiamarmi bambina”, una frase a lei molto familiare.

-Che male c’è se amo il mio lavoro?- riprese lui, ignorando la reazione della ragazza -Per chi lavora nell’esercito, uccidere può diventare quasi naturale.. Chissà, magari altri oltre a me lo troveranno pure piacevole!-.

-Uccidere.. sarebbe piacevole?!- ripeté Emi inorridita -Lei…Lei è pazzo…!-.

Il ghigno che vide bastò a darle la risposta.

-Già.. Si potrebbe dire che vado pazzo per il mio lavoro…-.

Tutt’a un tratto, Kimbly afferrò il braccio di Emi. Fu così veloce che la ragazza non fece in tempo a scostarsi, e rimase immobile a guardarlo in quegli occhi da serpe.

-.. E visto che è da un po’ che non mi capita di divertirmi, vedi di non farmi arrabbiare e stai buona, d’accordo?-.

La sua voce tagliente e il suo sguardo ipnotico bastarono per far ammutolire del tutto Emi.

L’alchimista mollò la stretta presa, poi si rimise comodo sulla poltrona.

-Potrei farti saltare in aria quando voglio.. giusto per avvertirti. -.

Emi deglutì. Forse quell’uomo riusciva a uccidere come faceva Scar?

Il silenzio sceso nella stanza venne interrotto da numerosi spari e grida provenienti dall’esterno dell’edificio.

-Uh, sembra si stiano scatenando là fuori..!- rise Kimbly, e si alzò, accostandosi poi alla finestra.

Emi fece per alzarsi: anche lei voleva vedere quello che stava succedendo. Kimbly non le disse nulla, quindi si avvicinò pure lei ad una finestra. Numerosi soldati armati stazionavano lungo la via, e alcuni sparavano verso l’entrata del locale, che non si riusciva a vedere bene.

“Greed deve aver ragione: è lui che vogliono, ecco il motivo di tanti soldati…” pensò Emi “E’ impensabile che, anche sapendo del mio rapimento, avessero mobilitato un corpo così numeroso…Quindi l’esercito sa degli homunculus..”.

I suoi pensieri s’interruppero alla vista di una stoffa rossa.

-Ed e Al!- esclamò, e poggiò una mano sul freddo vetro della finestra. Avrebbe fatto di tutto per riabbracciarli…

-Questo è un problema…- disse Kimbly, che osservava i due fratelli discutere animatamente con un militare -.. E Greed non è ancora..

La porta sbattuta con forza contro il muro interruppe le parole dell’alchimista.

-Parli del diavolo…- mormorò lui voltandosi lentamente, mentre Emi si era girata di scatto.

Greed, ansimando e massaggiandosi il collo, fece il suo ingresso nella stanza. I vestiti erano strappati in alcuni punti, ma l’homunculus non aveva, naturalmente, alcuna ferita.

-Va’ a far saltare qualche soldato.- ordinò all’alchimista, al quale s’illuminarono gli occhi -.. E cerca di portare qui i due fratelli. -.

-Va bene, va bene…- sbuffò l’altro, poi si voltò verso Emi -E’ stato un piacere, signorina. - sogghignò, e si avviò verso la porta, chiudendosela alle spalle.

Quella sinistra presenza se n’era andata, ma Emi non era meno intimorita da quella dell’homunculus. Si voltò di nuovo verso la finestra, cercando i due ragazzi con lo sguardo. Il pensiero di poterli rincontrare presto era l’unica cosa che pareva darle consolazione.

Un bagliore improvviso, dietro di lei, la fece sussultare.

-Beh, ti sono mancato?-.

Quella voce sottile, quel tono canzonatorio e mordace…

Non c’era bisogno di voltarsi per sapere. I battito accelerato del cuore che le rimbombava nel petto diceva tutto.

 

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Mamma mia, questo capitolo è luuuuungo O_O ho continuato a scrivere senza rendermi conto delle pagine ^^’’ vabbè, questo era il punto perfetto per interrompere il capitolo, anche se avrei potuto farlo all’arrivo di Kimbly… In fondo è meglio così, saranno due capitoli molto diversi; qui c’è stata pochissima azione XD

Prometto di controllare la lunghezza del capitolo un po’ prima, d’ora in poi! Alla prossima >w< (Sì, continuerò a scrivere XD)

  
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