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Autore: bibi8890    07/02/2010    1 recensioni
Inizia tutto con un sogno, il sogno di una notte come tante... ma il sole, il mare, e soprattutto quel ragazzo... sarà davvero un sogno come tutti gli altri per Lizzy? oppure era un segno del destino?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'My stories, my dreams'
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Ecco un altro cap! spero che vi piaccia... ringrazio ancora TheDreamerMagic xk sta seguend questa storia... spero che continui a farlo! :)

un saluto a tutti! bibi!:)

 

 

 

 

Rimasi immersa nella vasca da bagno per non so quanto tempo, rilassata come non mai, mentre le mie canzoni preferite si sentivano in sottofondo. Non mi resi conto di quanto tempo fosse passato, tanto che mi spaventai sentendo la voce di Filippo che mi chiamava dalle scale.

«Lizzy dove sei??? Ho trovato aperto…»

Oh cavolo!!!

Uscii frettolosamente dalla vasca ancora insaponata e mi affacciai dalla porta.

«Fili scusa, stavo facendo un bagno… scendo subito… »

Lui mi guardò e, non ci credevo nemmeno io, lo vidi arrossire. Rispose infatti, biascicando un po’ le parole, che allora mi aspettava in cucina. Balbettava.

Io intanto svuotai la vasca e, con il mio asciugamano con le rane sopra, corsi verso camera mia, pensando già a cosa cavolo mi sarei messa. Il mio subito diventò una bella mezz’ora perché, mentre lui stava vedendo una partita in salotto, io ero rimasta ferma davanti all’armadio come una scema, a cercare di trovare qualcosa da mettermi, ma no trovai nulla. I capelli ormai si erano asciugati da soli, ricadendomi sulle spalle a formare tanti piccoli boccoli. Ero ancora indecisa quando alla fine presi a caso una salopette di jeans a gonna e una maglietta a maniche corte. Decisi che alla fine poteva anche andare e scesi di sotto.

«Ma quanto cavolo ci metti a vestirti?! Meno male che hai detto che scendevi subito, sennò…»

«Scusa non è colpa mia…» gli risposi, facendo quegli occhi da cerbiatta a cui lui non resistiva.

«Ok, ok! Non c’è bisogno di fare quegli occhi!» Era arrossito di nuovo! Sorrisi e andai in cucina.

I cartoni delle pizze erano sul tavolo. Le misi in un piatto e le riscaldai al microonde mentre lui, ormai di casa, prese il piatti, mettendo la tavola. In pochi minuti la cucina fu invasa da un gustoso profumo di pizza.

«Come mai hai chiamato me?» mi chiese all’improvviso.

«Come scusa?»

«Perché hai chiamato proprio me a mangiare una pizza e non Roberta o le tue amiche?»

«Bhò… Io…» Mi piaci scemo ecco perché! «Guarda caso sei stato il primo che mi è venuto in mente!»

Lui rimase colpito e come al solito si stranì.

«Ma si può sapere che ti prende? Ora diventi strano anche tu! Ti sei innamorato di Francesco anche tu?!» dissi io sarcastica, ma lui rimase stizzito.

«Fai pure la spiritosa! Intanto appena lo hai visto, sembrava che fosse arrivato Brad Pitt… ti mancava la bava alla bocca!»

«Adesso che fai ricominci?! Come te lo devo dire che non mi piace?! Non è come pensi tu…»

«Certo certo! Ora ricacci anche la storia che ti piace un altro vero?!»

«Certo che sei un bel tipo tu! Non solo che ti dico la verità tu nemmeno mi credi! Complimenti!»

Il timer del microonde suonò, interrompendo la nostra conversazione che stava cominciando un po’ a degenerare. Tagliai le pizze e gli porsi la sua preferita: la capricciosa.

«Grazie…»

Non riprendemmo il discorso, parlando alla fine solo di quelle pizze che erano molto buone e dello studio che non mi dava tregua. Lui dal canto suo era all’università e stava per finire il terzo anno. A novembre infatti si sarebbe laureato probabilmente.

Quando finimmo, corsi verso il grande divano del salotto. Era comodissimo ed era anche il “nostro” posto da cui vedevamo tutti i nostri film.

«Cosa ci vediamo?» domandai io, cominciando a fare zapping, mentre lui osservava tutti i DVD che, perfettamente ordinati, contornavano il televisore.

«Perché non ci vediamo un horror?» disse. Voltandomi vidi che aveva tra le mani uno dei tanti DVD horror di mio padre.

«Ok…» dissi, ma dalla mia voce si capì immediatamente che non ero certo entusiasta della scelta.

«Non dirmi che hai paura!». Aveva un sorrisino sulle labbra che non mi piaceva per niente. Voleva stuzzicarmi.

«No che non ho paura! Assolutamente…»

«Dai rilassati! Ci sono io a proteggerti dalla strega cattiva!»

Mi mise un braccio intorno alle spalle e mi strinse a sé. Avrei voluto rispondergli male, ma dalle mie labbra non usciva nemmeno un suono… era bellissimo stare così abbracciata a lui… avrei voluto rimanere così per tutta la serata.

«Facciamo un patto! Se si fa troppo cruento, cambio canale!»

Immagini di assatanati e cadaveri si susseguivano ad ogni scena, sempre più paurose. Filippo guardava tutto senza fiatare, interessato come un bambino davanti ad un parco giochi: era veramente appassionato di quel genere di film. Io invece… me la stavo proprio facendo sotto! Per non guardare alla fine decisi di raccontargli il sogno di quella notte.

«Fili..»

«Che c’è? Non ti piace il film?»

«No, no… anzi!» dissi io, mentre la protagonista buttò un urlo che mi gelò il sangue. «Vuoi sapere perché Francesco mi ha fatto quell’impressione?»

Rimase zitto, guardandomi più serio che mai, quasi mi volesse scrutare l’anima.

«Se vuoi dirmelo, io ti ascolto…» disse semplicemente, ma intuivo dal suo sguardo che era quello che aveva aspettato per tutto il giorno.

«Stanotte ho sognato di camminare lungo la spiaggia. Tu mi venivi incontro e arrivandomi davanti avevi cominciato ad accarezzarmi i capelli e…» mi bloccai… il mio cuore voleva esplodere dalla vergogna!

«… e tu stavi per baciarmi, quando è arrivato un altro ragazzo, che mi ha tolto dalle tue braccia e ha cominciato a dire che non ti meritavo… che non dovevo stare con te…»

«Aspetta! Francesco in tutto questo cosa c’entra?». La sua voce era un po’ cambiata dal momento in cui gli ho detto del bacio.

«Era lui quel ragazzo sconosciuto! Chiamalo destino, ma quando stamattina me lo sono trovata davanti mi sono spaventata!»

Filippo all’inizio mi guardò con una strana espressione, finchè non scoppiò in una sonora risata. Aveva persino le lacrime agli occhi.

«Che cavolo ci trovi da ridere?! Non è divertente! È una cosa seria!»

«Scusa! È più forte di me! E poi… primo Francesco non direbbe mai queste cose di me e secondo noi…»

«Noi cosa?! Non potremmo mai stare insieme?! È questo che volevi dire?!»

«Non ho det…»

Ero furibonda. Come aveva potuto solo pensarlo?! Era un mostro!

«Lo hai pensato ammettilo! Quindi tu pensi che non sia quella giusta per te! Sentiamo: perché sono troppo piccola o perché tu sei troppo bello per stare con una come me?!»

«Dai Lizzy calmati! Non volevo dire questo lo sai…». Il suo sorriso svanì, mentre mi vedeva perdere completamente la pazienza.

«Tu… Io…»

Gli voltai le spalle. Non ce la facevo nemmeno a parlare, mentre le lacrime cominciarono a scendere senza sosta. Salii le scale e mi rintanai in camera mia, sbattendo la porta. Mi ero illusa, illusa da quella sua strana gelosia, mi ero solo illusa che lui potesse veramente provare qualcosa per me, anche se ero più piccola o sicuramente meno bella di lui. Al sol pensiero che lui mi vedesse solo come un’amica mi lacerava.

Mi buttai sul letto, mentre le lacrime continuavano a rigarmi il letto.

«Lizzy? Posso entrare?»

«Vattene via!!! Non voglio sentirti!»

Ma lui entrò lo stesso.

«Certo! Fa come se fossi a casa tua!» gli risposi sarcastica, dandogli le spalle.

«Ma si può sapere che cosa ti è preso?! Io non ho mai detto…» stavo per ribattere, ma lui mi bloccò dicendo: «… o pensato, tutte quelle cose!»

«Tu le hai pensate eccome! È da quando ci conosciamo che mi tratti come una bambina, come una sorellina da proteggere! Bhè io non sono più una bambina caro mio!»

«Lo so benissimo che non sei una bambina! Lo so che sei cresciuta! So anche che sei diventata una splendida donna!...»

Lo guardai, tra le lacrime. Lo aveva detto veramente? Aveva detto che ero una splendida donna?

«Ascolta… non ho mai pensato quelle cose! Altrimenti questa amicizia non sarebbe divenuta così importante e soprattutto io…»

«Tu cosa?...» gli chiesi.

«Niente… lascia stare!»

Andò verso la finestra, fissando il mare, in silenzio… era pensieroso, strano come non lo avevo mai visto prima di allora… C’era qualcosa che lo turbava, qualcosa che voleva dirmi da quella mattina…

Cosa vuoi dirmi? Perché non mi parli? Mi sono comportata da stupida lo so, ma solo perché mi piaci tantissimo… e tu ancora lo capisci!

Solo allora mi accorsi di quanto fossi stata stupida, di tutto quello che gli avevo urlato in faccia senza motivo, di quanto lui mi volesse bene stando li a parlarmi nonostante tutto quello di cui lo avevo accusato… avevo rovinato quella serata, quella che volevo fosse la più bella della mia vita…

Ero solo una piccola e sciocca bambina innamorata!

«Filippo…»

Non rispose. Continuava a guardare senza sosta fuori, immerso in quei pensieri che non condivideva con me. Quei suoi occhi erano persi nel mare, quella distesa d’acqua con cui condivideva il colore dei suoi occhi.

«Filippo… senti! Lo so che ho esagerato! Mi dispiace… forse hai ragione tu: sono una bambina!»

«Non dire cretinate!... e poi io sto bene tranquilla!»

Ma continuava a non guardarmi.

«No, io non sto tranquilla! Non dovevo dirti tutte quelle cose…»

«Ormai hai fatto… magari avevi una buona ragione per dirle…»

Si voltò. Il suo sguardo era un po’ perso, quasi spento, ma mi sorrise, forse un po’ ammiccante.

«Mi perdoni?» gli chiesi io. Lui non rispose, mi tirò verso di lui e mi abbracciò. Mi abbracciò fortissimo, quasi come a volersi liberare di qualcosa che lo opprimeva dentro.

«Ti voglio bene lo sai?»

Non riuscii a rispondere, le lacrime scendevano di nuovo. Mi convinsi che, se non lo potevo avere come ragazzo, ero comunque fortunata ad averlo come amico. Un amico meraviglioso.

«Rimaniamo qui?» mi chiese «Possiamo vederci qui un film, o sentire un po’ di musica…»

Non percepii la luce che gli attraversò il volto quando risposi che andava bene.

«Però qui lo scelgo io il film!» gli dissi sorridendo.

Lui ricambiò il mio sorriso, facendo spallucce. Si buttò di peso sul letto, immergendosi nei mille cuscini che vi avevo poggiato. Era bellissimo… Sembrava un angelo in mezzo ad un oceano di nuvole azzurre.

Mi avvicinai al porta DVD e scelsi il mio preferito: Shakespeare in love!

«No ti prego!!! Questo film no!!!»

«Non fare sceneggiate! Prima fai tante storie e poi quando lo blocco ti lamenti! Sei un sentimentalone, ma non vuoi darlo a vedere!»

«Ma per favore! Comunque ok, ce lo vediamo! Ma è l’ultima volta!»

«Certo, certo! Dici sempre così!»

 

Se non lo si è visto, non si può capire quanto sia bello quel film! È magnifico, dall’inizio alla fine e in ogni momento ti fa venire voglia di amare qualcuno… Joseph Fiennes è bellissimo in tutte le scene e romantico come ogni ragazza desidererebbe il proprio fidanzato. E poi la storia di Romeo e Giulietta, che si interseca con la storia dei due protagonisti, rende tutto ancora più meraviglioso.

Avevo visto quel film centinaia, forse milioni di volte, ma ogni volta mi entusiasmava come se fosse la prima. Spesso, durante le scene più belle, mi ero girata verso Filippo, cercando qualche imperfezione, qualche appiglio per smettere di amarlo. Ma più lo guardavo, più mi piaceva, più mi sembrava perfetto in ogni sua minima imperfezione. Non ero mai stata così, non mi ero mai sentita così con nessun altro ragazzo che mi era piaciuto.

«Che c’è?» mi chiese ad un certo punto, notando la mia insistenza nel fissarlo.

«Cosa?» chiesi, cadendo proprio dalle nuvole.

«E’ un’ora che mi fissi!»

Arrossii. «Io? Niente! Volevo solo vedere se eri interessato al film… tutto qui!»

Voltai il mio sguardo bruscamente verso la televisione.

Se n’è accorto!! Che figura!!!! Si ma come posso fare a non guardarlo… è così dannatamente perfetto!

Ricominciai a guardare la televisione e, anche venendomi l’impulso di girarmi verso di lui, cercai di non farlo, di concentrarmi con tutta me stessa al film.

Intanto il film era a metà. Viola e William vivevano il loro amore clandestinamente, ma proprio per questo era vissuto in maniera intensa, vivendo ogni giorno come se potesse essere l’ultimo da poter passare insieme. Era questo l’amore che desideravo. Non tanto per la segretezza, quanto per quella voglia di stare insieme a tutti i costi, anche se pericoloso, anche se proibito.

Il tempo però passava troppo lentamente, e si faceva tardi. La stanchezza per quel sabato passato al mare si cominciava a far sentire. Col cuore che batteva forte, piano piano mi avvicinai alla spalla di Filippo, fino ad appoggiar mici con la testa. Lui mi guardò, ci fissammo a pochi centimetri di distanza, sorridemmo e continuammo a guardare il film. Io intanto avevo una tachicardia pazzesca!

Piano piano il torpore si impossessò di me, le membra cominciarono a distendersi, finchè, ormai in dormiveglia, non sentii nemmeno che Filippo mi toccava le mani.

Aprii un po’ gli occhi. Ero appoggiata sul suo petto, con il braccio intorno alla sua vita. Lui stava ancora giocando con le mie dita, fino ad intrecciarle alle sue. Sorrisi e pensai di stare sognando… e se quello era un sogno sicuramente non volevo svegliarmi!

 



  
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