LVI
CANTO D’AUTUNNO (I)
TOM RIDDLE
Presto saremo avvolti d’ombre algide e smorte;
addio, bagliore effimero, mie troppo brevi estati!
Già dai cortili giunge un fragore di morte:
è la legna che cade sui ruvidi selciati.
Torna in ogni mia fibra l’inverno a penetrare:
odio, ira, orrore, brividi, sforzo duro e maligno…
e il cuore, come il sole nel suo limbo polare,
non sarà più che un rosso e gelato macigno.
Sento a ogni tonfo crescermi nell’anima un’ambascia;
così quando si rizza fra cupi echi una croce.
Io oggi sono simile al mastio che si sfascia,
scalzato da un ariete ostinato e feroce.
Mi par d’udir, cullato da quel battere uguale,
su un feretro lontano un fitto martellio.
Chi è morto? Ieri era estate, l’autunno oggi ci assale:
suona l’oscuro croscio come un grido d’addio.[1]
Ho scoperto il segreto! Sono io dunque, l’erede di Serpeverde! Umide pareti, un lungo corridoio ed una stanza enorme. E lui, il basilisco, mi ascolta e mi obbedisce – non mi attacca, mi teme. Teme l’Erede.
Ed ora? Ora è il momento della scelta: la scelta tra ciò che facile e ciò che è giusto, come dice Silente. Sono stato bravo, fino ad ora...
E’ dall’orfanotrofio che mi comporto bene. Tutti mi amano, quasi mi venerano, molte ragazze mi vorrebbero, gli insegnanti mi chiamano genio, nessuno mi disprezza. Ho conquistato il favore di tutti, e solo un paio d’occhi mi guardano con sospetto.. Ed hai ragione Silente...
Perché nonostante il tremore delle mie mani, la mia scelta è già scritta. Questa breve estate della mia vita sta per finire, sfuma in un solstizio di inverno, in una stagione di inganni e soprusi, di odio e rabbia, di potere. Non c’è più posto per nobili sentimenti nella mia anima, è venuto il momento di vendicarmi su quanti mi hanno reso la vita un inferno, è venuto il momento di vendicarmi su quella specie di uomini che disprezza chi è migliore, stupidi, ignobili babbani. E’ giunto il momento di vendicarmi di mio padre, e di quanti portano il suo stesso volto. Ah! Odio i babbani. Hanno paura di qualunque cosa, sciocchi! Una sola cosa bisogna temere: la morte.
La morte che avanza, la morte che striscia, subdola, alle nostre spalle, come scivola ora questo enorme serpente, come la morte vi striscia alle spalle, vi sorprende, vi guarda.
Oh fortunati, vi pietrifica soltanto!
Ma ecco, finalmente: ecco l’eco della morte. Il fragore della morte che piomba addosso senza preavviso.
Addio, Mirtilla. Tu muori: muoio anche io.
Tom Riddle non esiste più – inchinatevi a Lord Voldemort.
------------------Note
[1] Canto D'Autunno, LVI, Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino
No. Non sono morta. Sto solo studiando, finalmente!! Bene, eccovi quest'ultimo capitolo. Non mi entusiasma, ma con la testa completamente concentrata su altre cose non sono riuscita a fare di meglio, aihmè!
marychan82: Ho scelto solo la prima parte perchè nel mio progetto mentale originale la seconda avrebbe dovuto essere dedicata a qualcun altro. Ora ho qualche dubbio, vedrò quando sarò più lucida mentalmente xD
979: Grazie mille :D Beh, in fondo Lily è presente quasi sempre nelle mie storie con Severus. Magari non direttamente, ma implicitamente c'è. Nel rimorso, nello sbaglio. Nell'amarezza.
Blackitten88: Eeeh! Hai indovinato! Non è proprio Voldemort in realtà, ma ancora Tom Riddle. Però ci sei!
_Polla_: Grazie, sono contenta che ti abbia colpito anche il personaggio originale ;) e grazie per il commento!
Non vi do lo spoiler del prossimo capitolo perchè non so se inserire o meno la seconda parte della poesia ;)