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Autore: Heven Elphas    08/02/2010    5 recensioni
Mantenere orgoglio e dignità quando c’era di mezzo Etienne era impossibile… Tutto ciò per cui un uomo dovrebbe combattere cadeva all’istante anche solo pensando a lui.
Era il bambino capriccioso per cui una farfalla si sarebbe strappata le ali da sola, giusto per renderlo felice. Io ero questa farfalla masochista e dipendente dalle sue piacevoli sevizie. Alla fine sapevo che era inutile poter volare se lui non fosse stato al mio fianco…
Sussurrai piano, era l’ultimo battito d’ali prima che il bambino sorridesse e prendesse le ali che gli avevo offerto.
-…vieni qui da me, Etienne.-
Etienne e Stephan stanno insieme ormai dall'età di 15 anni, il sentimento che provano è così forte che non riescono a stare distenti nemmeno durante una vacanza. Ma questa loro forte passione forse potrebbe creare un grosso guaio. ---La fic non sarà di più di tre capitoli -anche se avevo detto 2-! Enjoy it!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '...The laziest days of a life...'
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I Chapter

    

 

hPOUR TOUJOURS TON PRISONNIERh

 

 

III Chapter

 

 

-Tuo figlio è un deviato.-

Fu la prima cosa che mia madre disse a mio padre non appena lui ci raggiunse all’hotel per il weekend. Etienne se n’era andato da tre giorni,  dopo solo cinque o sei ore di soggiorno… Cercare di convincerlo a restare fu altamente inutile, ma d’altronde Anne lo avrebbe mandato via lo stesso. Io dalla sua partenza me n’ero stato rintanato in camera mia tranne che per l’orario di pranzo e di cena, in cui mi sedevo al tavolo in silenzio assoluto. Quel giorno Pete -mio padre- arrivò giusto per pranzo e fu informato della ‘terribile notizia’ della mia ‘immorale relazione’ con quel ‘depravato ragazzo francese che fin da piccolo si comportava male’. La reazione di quel povero e sottomesso uomo era prevedibile… Mi guardò da dietro i suoi occhialini rettangolari e si passò una mano fra i pochi capelli sopravvissuti alla stempiatura, balbettando un misero e deludente “Oddio”. Le conseguenze non furono inaspettate, Anne si mise a parlare senza fermarsi nemmeno un secondo per lasciarci commentare.

I principali concetti espressi dal suo ripetitivo assolo furono i seguenti: l’omosessualità era sbagliata. La cosa peggiore di tutte era che io non avevo detto nulla per farmi aiutare. Etienne ci aveva preso in giro tutti quanti, era un opportunista infimo e miscredente. Io avevo la colpa –difficile da perdonare- di essermi fatto ingannare e traviare, rifiutando ogni visione alternativa della situazione. Non capii esattamente cosa lei volesse dire, ma io la intesi come un’accusa di ‘eterofobia’. Io avrei dovuto pensare che per gli altri ciò che stavo facendo era puramente immorale e quindi, di logica conseguenza, avrei dovuto accorgermi che lasciare perdere Etienne era l’unica soluzione. Ciò che fece scoppiare a ridere Kevin fu la battuta di chiusura del discorso di nostra madre.

-Avresti potuto guarire dall’inizio.-

Io stavo per alzarmi ed andarmene dritto a Rye in casa Méliés per rapire il secondogenito e scappare a )le Europa –per chi non lo sapesse è da qualche parte nel Canale di Mozambico, ma è politicamente appartenente alla Francia-. Per mia sfortuna, mio fratello mi precedette scoppiando in una sonora risata che fece sbiancare tutto il resto del tavolo, me compreso. Essendo la vittima del dramma mi aspettavo di dover avere la scena madre tutta per me, invece lui mi rubò il palcoscenico.

-Tutto ciò è ridicolo! Mica è una malattia, mamma… Lascia in pace Steph. A mio parere sono cazzi suoi se vuole stare con Eth.-

Disse mio fratello minore e, a quel punto, mi misi a ridere pure io: la faccia sconvolta di Anne era uno spettacolo. Pete trasudava ansia da tutti i pori, invece. Sembra una scenetta comica a descriverla, ma assicuro che in quel momento non lo era per niente. La tensione si poteva sentire addosso come se avessimo dei mattoni appoggiati sulle spalle, la mia risata era inopportuna ed altamente isterica, mio fratello ostentava un’aria sovversiva. La verità in quella tragicommedia familiare era questa: eravamo in bilico sull’orlo di una rottura ed al primo passo falso sarebbe accaduto l’irreparabile.

-Primo, Kevin non puoi permetterti di parlare così con me, intesi? Secondo, quel Méliès e tuo fratello non possono stare insieme! È contro natura! Questo non è un telefi-

Il mio cellulare suonò interrompendo Anne proprio nell’istante sbagliato –anche se preferisco pensare che mi abbia solo salvato-.  Com’era prevedibile era un messaggio di Etienne, che non osai leggere subito sapendo che altrimenti i miei sarebbero esplosi. La cosa buffa è che diedero fuori di matto lo stesso! Mia madre si alzò e mi prese il telefonino per controllare lei stessa cosa ci aveva interrotto, storpiando la bocca in una smorfia che –ringrazio Dio- Etienne non ha potuto vedere. Io mi allungai per afferrare quell’aggeggio, ma lei si allontanò dalla mia portata continuando a leggere. Ad un certo punto, poi, sorrise… Il sorriso di un avvoltoio che vola in cerchi sempre più a bassa quota, sapendo che la sua futura vittima è ormai in punto di morte. La fissavo stizzito, quasi deciso ad abbandonare tutti quanti e prendere il primo aereo. Giuro, )le Europa iniziava ad essere davvero una meta allettante.

-Mi vuoi ridare il cellulare o vuoi che venga a prenderlo con le maniere forti?-

Sibilai allora, digrignando i denti come un cane rabbioso. Mi sentivo braccato e minacciato, quindi non potevo far altro che acquattarmi e ringhiare: se avessi abbaito veramente, allora i miei mi avrebbero di certo preso a bastonate.

-Stephan, non parlare a tua madre con quel tono…-

-Se non mi restituisce il cellulare, faccio voltare tutta la sala da pranzo verso di noi.-

Iniziai ad intimidirli accennando all’unico fatto che avrebbe potuto mandarli in crisi: attirare l’attenzione dei perbenisti tutt’intorno a noi. Non mi stupii quando Anne appoggiò di nuovo il telefonino dove era prima e tornò composta al suo posto. Grace, che era stata immobile per tutto il tempo, iniziò improvvismente a piangere e tremare dalla paura. Avvertiva pure lei che la sua amata famiglia del cazzo ormai era distrutta: dal suo punto di vista Kevin si era dato alla ribellione ed io minacciavo brutalmente i nostri genitori. Questo sovvertiva tutta la sua vita perfetta da figlia devota… In effetti, però, sovvertiva un po’ la vita di tutti quanti. Non mi ero più comportato male con i miei da quando ero uscito da quella stupida gang, anche perché Etienne non era mai stato coinvolto.

Ripresi il cellulare e lessi l’sms che aveva fatto sorridere mia madre pochi attimi prima. Per fortuna non vi era scritto nulla di osceno o sdolcinato… O forse fu una sfortuna. Una sorpresa davvero atterrente, a dire il vero.

“L’università di Brest mi ha preso. C’est la vie… La France m’attends.(1)

Alzai lo sguardo verso Anne, avendo compreso quale fosse il motivo del suo ghigno soddisfatto: Etienne se ne stava andando in Francia e io sarei stato dunque liberato da quella ‘malattia’ che lui mi aveva attaccato.  Etienne se ne stava andando via da me… La sola idea mi bloccò il groppo in gola e una nausea mai provata prima s’impossessò del mio stomaco. 

-Devo andare in bagno…-

Dissi, alzandomi ed andando dritto di corsa alla costa. Difficilmente mi comportavo come un ragazzino e mi chiudevo in camera mia quando volevo dar sfogo alla tensione: mi sarei sentito chiuso in trappola ed ancora più perso… Etienne mi aveva insegnato che guardare il mare in un momento di disperazione liberava totalmente la mente e faceva nascere nuove speranze. Aveva proprio ragione. Guardai il mare smarrirsi all’orizzonte e poi mi concentrai su una barca a vela che tagliava il cielo. Un ragazzo cercava di far correre il suo dinghy il più veloce possibile con il vento per niente favorevole. Mi ricordava un pomeriggio soleggiato alla baia di Rye in cui Antoine -ancora quattordicenne- era alle prese con la barca a vela di suo padre.

Io ed Etienne avevamo otto anni e l’osservavamo curiosi dal molo, sognando di potere intraprendere la stessa avventura e partire per il mare aperto. Ci vedevamo come dei pirati con tanto di benda all’occhio –cosa che se davvero la vedessi in faccia ad Eth gliela strapperei accusandola di coprirmi quel viso stupendo- e immaginavamo di rubare i tesori sulle isole. Purtroppo per i nostri sogni lui non volle mai salire a bordo di quello che ormai è il dinghy di Antoine per paura di distruggerlo ed io, dal canto mio, non potevo permettermi di farmene comprare uno dai miei genitori. Si erano rifiutati pure di iscrivermi ad un corso di vela, dicendo che era meglio se continuassi a frequentare quello di canottaggio. Il maggiore dei Méliès intanto era riuscito ad entrare nello Yachting club di Cowes, rinunciandoci poi per poter lavorare al porto vicino alla sua famiglia una volta morto suo padre. Io avevo continuato ad andare con lo skiff sul fiume Brede fino alla fine del liceo, senza aspirare alla gara tra Oxford e Cambridge. Non mi avrebbero mai preso in quelle università, data la media dei miei voti… Etienne invece, con il suo brevetto in immersioni subacquee, se ne andava all’università di Brest. C’est la vie  una sega. Era un ingiustizia…

Così, guardando il tizio sulla barca a vela, m’immaginai il francesino che mi sorrideva dal timone e mi chiamava a bordo per occuparmi del fiocco a prua. Poi via verso l’)le d’Yeu con il vento in poppa per più di 625 miglia… Cosa alquanto improbabile, ma a me piaceva consolarmi con quella scena da romanzo. La realtà me l’avrebbe certamente messo nel culo: Etienne sarebbe partito da solo, per il successo mi avrebbe dimenticato e io sarei rimasto a Rye a vivere come un emarginato con delle devianze sessuali incurabili. Una prospettiva davvero allettante…

Il mio cellulare squillò, “Ocean Avenue” sovrastò il rumore delle onde all’improvviso, distraendomi dai miei viaggi mentali.  Chi altro poteva essere se non il mio ragazzo? “Rispondo o no”, pensai titubando qualche attimo, “Sono pronto per sentirmi dire che verrò lasciato?”.

-Pronto?-

A quanto pare ero preparato ad affrontare le dure parole di Etienne. La prontezza era una mia caratteristica irremovibile.

-Miel… Il messaggio non ti è andato giù, eh?-

Da parte mia solo silenzio, dalla sua una risatina nervosissima che a stento riconoscevo. Essere nervoso per lui era anormale, lo stesso valeva per me che raramente ero calmo: era come se uno tsunami  avesse stravolto La Manica.

-Capisco che la notizia non ti vada affatto a genio. L’avevo previsto… Non ho scritto tutto nell’sms perché sapevo che era meglio parlarne a voce.-

Stava arrivando il momento cruciale, me lo aspettavo. Guardai le onde cercando di rimanere tranquillo e non sbraitare contro la persona che amavo… Ciò che provavo per lui includeva soprattutto la sua felicità, mi ripetevo. Ma cristo santo, non avevo mai tollerato questa storia del volere il bene altrui e rinunciare al proprio. Io ed Etienne dovevamo restare insieme fino alla fine, come avevo figurato nella mia mente anni prima. La felicità come singolo individuo non era prevista affatto… E lui sapeva benissimo questa cosa. Per un attimo –sbagliandomi, grazie a Dio- pensai che se la fosse dimenticata e avesse deciso di mandare a puttane tutti i nostri piani.

-…vieni via con me, Stephan. La France nous attends…(2)-

Il mio cuore fece un salto sentendogli pronunciare quelle parole in modo tanto sensuale e deciso, prima che il ritmo dei battiti iniziasse ad aumentare. Allora sussurrai piano, singhiozzando, “oui…

 

 

h h h

 

 

Ricordo che era una giornata luminosa, un pomeriggio caldo appena ventilato lungo la costa, dove il Sole illuminava la superficie lievemente ondeggiante del mare. La baia di Rye si apriva stretta davanti ai miei occhi, un gabbiano era appoggiato sull’albero di una piccola imbarcazione a vela. Sul pontile in legno, un ragazzo dai lunghi capelli color del grano legati in una coda stava sistemando delle casse. Lì accanto un altro biondino se ne stava seduto con la schiena appoggiata al traliccio per l’attracco a leggere un libro. Le loro voci soffuse si mescolavano all’ondeggiare dolce dell’acqua, la cosa certa è che non stavano parlando inglese ma bensì una lingua con un’inflessione più seducente.

Mi avvicinai in silenzio e fu Antoine ad avvistarmi per primo, dal momento che suo fratello minore mi dava le spalle. Un istante dopo si voltò anche Etienne e le sue labbra sensuali e carnose si curvarono in un sorriso abbagliante. Mi corse incontro e mi portò le braccia intorno per baciarmi, non preoccupandosi di essere visto dal suo familiare e lasciandomi così di stucco. Lo zaino che tenevo in mano cadde a terra con un tonfo sordo, mentre le mie braccia rimanevano a penzoloni incapaci di stringer la sua schiena. La sua lingua s’infilò prepotente e imprudente fra le mie labbra, niente a che vedere con il bacio a stampo che io gli avevo dato a Southend la settimana prima.

-Stephan… Non posso crederci! Che ci fai già qui?-

Disse staccandosi da me per guardarmi in faccia, i suoi grandi occhi grigi guizzavano veloci alla ricerca di una risposta da parte mia. Nel mio organismo nel frattempo era in corso un aumento del flusso sanguigno che provocava un misto tra eccitazione e stordimento. L’idea di essere appena stato abbracciato in un luogo pubblico mandava i miei ormoni su di giri, mentre il mio cervello faticava a capire la motivazione di tale gesto. Era l’emozione che si prova per la novità, per un’esperienza mai avuta prima… Curiosità, sorpresa ed eccitamento.

-Sono scappato… Dobbiamo andare a Brest, no?-

Gli sussurrai agitato all’orecchio, stringendomelo finalmente addosso e sentendo il suo torace asciutto aderire al mio. Lui scoppiò nella sua risatina cristallina ed insolente, prima di far scivolare una mano fra i miei capelli e mugulare “sei pazzo!”.

-Macchè pazzo! Sono solo istintivo. Sentivo che era giusto tornare a Rye per partire con te…-

Afferrai la sua mano con la mia mentre lasciavo un bacio sulla sua fronte fresca, facendolo arrossire con compiacimento. Il gabbiano prese il volo all’improvviso, gracchiando sopra le nostre teste prima di allontanarsi lungo la costa verso il mare aperto. Guardando il suo tragitto incrociai lo sguardo di Antoine, preso ad osservarci incerto con una cassa di legno in mano. Suo fratello minore si sganciò da me e si voltò sventolando il braccio sinistro con entusiasmo.

-Antoine! Stephan vien avec moi… (3)-

Gridò, sovrastando il silenzio del molo prima di corrergli incontro ed abbracciare pure lui –provocandomi un moto di gelosia del tutto insensato in corpo-. Etienne altalenava momenti d’infantilità ad altri di estrema maturità, ciò dipendeva dall’umore che aveva in un dato momento. Più si arrabbiava più diventava serio, più era contento più si lasciava andare in comportamenti fanciulleschi… Fare l’amore con me era in un punto a metà fra queste due situazioni: richiedeva serietà ed imprudenza. L’Etienne che stava al mio fianco era per la maggior parte del tempo in equilibrio stabile su questa banchina costruita sul confine tra un mare di spensieratezza ed una terra di responsabilità. Io, purtroppo, eccedevo esageratamente con la mia sbadataggine ed il mio umorismo. Ma ciò ci stabilizzava permettendoci di continuare a modellarci a vicenda.

-Etienne… Mon dieu! Quante volte devo dirti di non parlare francese con me quando c’è qualcun altro che non capisce. È maleducazione…-

Sbuffò il maggiore dei Méliès alzando gli occhi al cielo, esasperato dalla ripetizione di alcuni comportamenti di suo fratello. Io sorrisi, notando che il mio ragazzo era più felice di quanto lo avessi mai visto da quando lo conoscevo. Probabilmente la notizia di poter restare con me lo portò al settimo cielo, solo più tardi mi confermò questo mio presentimento.

Tornavamo dal molo da soli, camminando l’uno accanto all’altro tenendoci per mano come mai ci eravamo permessi di fare. Ad un tratto si fermò sul lungomare e si appoggiò alla staccionata, con il viso rivolto verso la cittadina.

-Pensavo che mi sarei sentito in colpa a lasciare Rye… Ho troppi ricordi legati a questo posto, sai. Il molo, camera tua, le vie del centro, il castello. La baia… Sono luoghi che avrei preferito non abbandonare mai, anche se il ritorno in Francia rimaneva sempre un desiderio che non potevo reprimere. Guardandoti ora, però…-

Mi scoccò uno sguardo teneramente intenso e mi prese una mano fra le sue, calde ed appena sudate per l’agitazione.

-…capisco che non era Rye ciò che veramente avrei potuto rimpiangere. Eri tu… E sono così immensamente felice a saperti al mio fianco nonostante io abbia turbato la tua vita.-

Un cedimento… Uno dei pochi che gli avevo visto avere. In quel momento sembrava che stesse per sgretolarsi ed affondare nel blu del mare alle sue spalle. Non era tipo da lasciarsi cogliere dalla debolezza, dato che ciò avrebbe significato una sua sconfitta, una mancanza di coraggio. Mi avvicinai, abbattendo l’ennesima barriera costruita per non inimicarci il nostro paese e lo abbracciai forte con gli occhi chiusi. Il suo profumo si mischiava a quello della salsedine, di nuovo Etienne e il mare in un binomio inscindibile…

-Non hai turbato la mia vita, honey… Hai causato un vero e proprio terremoto nel giorno stesso in cui ci sei entrato. È tardi per piangere sul latte versato…-

Alla mia battuta rise e si strinse contro di me, facendomi venire voglia di denudarlo in quello stesso momento e di fare l’amore con lui contro quella staccionata. Per la salvezza dell’integrità della nostra fedina penale, lui mi spinse indietro e riprese a camminare lungo il marciapiede. Non parlò più, si limitò a sogghignare finchè ci trovammo sulla soglia della sua stanza e mi ci trascinò dentro.

Finire di nuovo sul suo materasso ad acqua fu sconvolgente e allo stesso tempo stimolante, era la cosa che più mi ricordava le nostre notti insieme. Lo guardai negli occhi e lui ricambiò lo sguardo, prima di togliermi la maglia e lasciare una scia di umidi baci lungo il mio ventre. Una scossa elettrica mi trapassò da capo a piedi quando con  il viso sfiorò il cavallo dei miei pantaloni, scossa che arrivò dritta nel punto che lui stava stimolando con tanta malizia. Protesi l’inguine verso di lui, che con prontezza slacciò la cerniera dei jeans e li fece scivolare ai miei piedi con le mutande. La sua lingua mi accarezzò appena ed i brividi si tramutarono in un gemito che lasciò la mia bocca incontrollato. Poi, improvvisamente, si alzò a carponi sopra di me ed iniziò a fissarmi intensamente. D’istinto portai la mano al suo viso e ve la passai adagio, prima di protendermi in avanti per poterlo baciare…

Quel bacio fu il primo che ci scambiammo con una calma del tutto estranea dal nostro solito comportamento. La tenerezza che muoveva le nostre labbra era quasi sconcertante, ma allo stesso tempo provocava quello strano eccitamento della novità di cui ho parlato anche prima. Cinsi la sua schiena, trascinandolo contro di me in un abbraccio che sembrava quello di chi aveva paura che da un momento all’altro arrivasse la fine del mondo. Risi, contento di quella nuova emozione che stava nascendo in me, sentendo poi Etienne ridere con me e stringermisi addosso.

Pian piano mi voltai e lo feci sdraiare sotto di me, rimanendo a contemplarlo in tutto il suo splendore, prima di abbassarmi e disfarmi dei suoi vestiti. Fu la prima volta che la passione e la fretta non s’impossessarono di noi –a dirla tutta fu anche l’ultima- permettendoci di gustarci ogni minimo gesto che ci stavamo scambiando. Ricordo ancora le sue mani che scorrevano sulla mia schiena con lentezza, i suoi denti che pizzicavano il mio collo, le sue cosce sotto il palmo delle mie mani… Ricordo i nostri sospiri sereni, le nostre risatine soffuse e i sussurri.

Non so esattamente cosa ci portò a quel nuovo modo di fare l’amore, forse fu la certezza di essere veramente insieme, senza più doverci nascondere. Forse la consapevolezza che ormai nulla più ci avrebbe impedito di essere noi stessi, noi due insieme fino alla fine. Sì, credo fu questo…

 

 

h h h

 

 

L’aeroporto era pieno di gente in giacca e cravatta che parlava al cellulare e correva in modo frenetico, altra che piangeva abbracciando qualcuno, altra ancora che alzava le braccia per correre incontro ad un gruppo di persone… Il caldo di agosto  sembrava un bel ricordo, l’aria condizionata rendeva il posto simile ad un enorme frigorifero. In mezzo alla marmaglia di individui che si muovevano all’imbarco c’eravamo io ed Etienne, seduti sui nostri bagagli davanti ad un pilastro e con in mano i biglietti aerei. La luce al neon delle lampade faceva sembrare i suoi capelli ancora più chiari, tendenti al platino, così che osservarli mi distraeva totalmente da Cècile che ci parlava raccomandandoci tutto ciò che le veniva in mente al momento. A volte pronunciava qualcosa in francese così che solo Etienne capisse, forse riguardo la scuola o al suo bene… So che non era nulla contro di me. Il fatto io e suo figlio stessimo insieme non aveva sconvolto Cècile quanto lo aveva fatto con Anne. “Credimi, mia madre è un hippie di quelle toste” mi aveva detto lui quando gli avevo domandato com’era andata con Cècile. Un po’ ero invidioso di questo perfetto quadretto familiare, ma non ero molto convinto che mi piacesse il fatto della libertà tra madre e secondogenito. Nessun profondo legame o regola: Etienne era una barca alla deriva nell’oceano della vita, senza un porto vero e proprio dove attraccare. Credo fosse anche per questo che aveva deciso di legarsi a me in quel modo morboso, trovando qualcosa al mondo che potesse definire ‘suo’  -o ‘la sua rosa’ come spesso si divertiva a dirmi-. Per uno come lui, devoto a Le Petit Prince”, vivere senza qualcosa di veramente importante era demoralizzante e, a volte, doloroso. Perdendo suo padre all’età di nove anni la ricerca di questa speciale ed unica rosa fu per lui l’unico motivo per cui continuare a vivere… E per qualcuno così ambizoso non è stato difficile darsi da fare e trovare me. Guardare sua madre che ci parlava in aereoporto mi fece rendere conto di quanto tutta quell’enorme metafora di vita nel possedere una rosa fosse importante e vera, soprattutto per Etienne… Avrebbe lasciato chiunque tranne me, avrebbe viaggiato per il mondo intero purchè io fossi stato al suo fianco: per questo abbandonare Cècile ed Antoine a Rye e tornare in Francia –anche se in un paese che non era il suo- non lo faceva soffrire. Per suo fratello credo fosse completamente diverso: non avere più Etienne al suo fianco era una seconda perdita in famiglia. Non era in grado di staccarsi dalla sua casa, era un po’ come suo padre Bastien. Etienne e Cècile erano invece completamente svincolati… Come avrei voluto essere anche io. Fu quello il giorno in cui lo diventai a tutti gli effetti.

Il numero del nostro aereo fu detto all’autoparlante e il momento d’imbarcarsi arrivò. Dei componenti della mia famiglia nemmeno l’ombra, come previsto… Nemmeno Kevin era riuscito a venire a salutarmi, chiuso com’era in quell’aula dei corsi di recupero. Il fatto che mi avesse mandato un sms di scuse riuscì comunque a consolarmi. Degli altri non me ne importava molto, ciò che volevo in quel momento era partire e lasciarmi tutto alle spalle. Avere qualcosa da dividere solo con Etienne e con nessun altro… E stavo per averlo fra le mani senza imprevisti che me l’avrebbero fatto sfuggire. Mi alzai dalla valigia e sorrisi ai Méliès, stringendo la mano del primogenito e baciando le guance della madre. Etienne abbracciò entrambi per lunghi istanti prima di prendere il suo bagaglio a mano e sorridere ad entrambi in modo radioso ed adorabile.

-Adieu…-

Disse, prima di prendermi a braccetto ed incamminarsi con me verso l’imbarco.

-Mi dispiace, Stephan, che i tuoi non siano venuti a salutarti. Non odiarli per questo… Capiranno di aver  sbagliato e ti chiameranno.-

Sussurrandolo mi lasciò un pizzicotto sul fianco e mi superò per il corridoio. Osservai i suoi capelli mossi dall’ondeggiare della sua camminata, rimuginando le sue parole fin troppo cordiali. Dentro di me l’odio per mia madre era ormai un cattivo veleno iniettatomi endovena, non riuscivo a ragionare come lui. Era impossibile perdonare che la persona che ti ha messo al mondo ti rifiuti solo perché ami diversamente da come amano gli altri… Non che Etienne fosse cieco e non capisse la situazione, lui odiava in modo totalmente diverso dal mio, quasi più adulto ed intelligente. Anche se mi chiedo se veramente solo le persone intelligenti siano in grado di perdonare ed invece non lo siano gli stolti… Gli stolti perdonano più facilmente perché non sono in grado di soppesare la situazione. Ma il mio bel francesino non era affatto uno stupido, anzi… Sono certo che lui credesse di essere più brillante di chiunque altro, tanto da concedere il perdono a chi per ignoranza si era comportato in modo sbagliato. Ammetto fosse un po’ altezzoso da parte sua, ma lo trovavo un bene dal momento che riusciva a tenermi con i piedi a terra quando io m’incazzavo di bestia e volevo prendere a pugni chi mi aveva fatto un torto. Un’ennesima conferma che noi due c’eravamo formati in modo da essere complementari, per colmare le carenze dell’altro o bloccarne gli eccessi. Lui era il mio freno contro il temperamento aggressivo, io ero la sua spinta verso l’azione irragionevole.

Camminando verso l’imbarco, perso nel risentimento verso i miei familiari, sperai di sentire una voce che chiamasse il mio nome in lontananza. Magari quel ripensamento a cui Etienne accennava era possibile… Eppure al mio orecchio non arrivò nessun “Stephan”. Raggiunsi il mio ragazzo e gli afferrai la mano, così che lui si voltò verso di me e sorrise nel suo modo disarmante. I suoi occhi grigi illuminati da una luce propria, che li rendeva ancora più incantevoli…

-Sai che ti dico, Eth… Non me ne infischia molto che i miei mi chiamino subito. Tanto tu farai vedere loro che le stelle sanno ridere, giusto?-

Rise nel sentirmi dire quella cosa, riferendomi al suo discorso alla stazione di Southend-on-Sea.

-Giusto. Je te promets…(4)-

 

 

h h h

 

 

        Quieta Visione Esterna di Etienne M. Pt II

 

10 luglio 2009

 

Costa di Saint-Mathieu.

Il mare è calmo, solo un lieve venticello scompiglia l’erba del prato perfettamente tagliata. Il ragazzo dai capelli castani osserva le stelle che puntigliano il cielo, perso nei pensieri che ancora lo tormentano. Dietro di lui il biondo se ne sta seduto a terra, sfogliando delle pagine stampate. A tratti sorride.

 

-Te l’ho mai detto che avresti un posto sicuro all’università?-

-Sì, ma non mi va di studiare quanto fai tu, secchione…-

-Tutta la tua intelligenza così va sprecata, miel… Lavorare al porto di Brest! Mon dieu, quel dommage! C’è tutto ciò che un professore di letteratura vorrebbe… Ironia, descrizioni, metafore, citazioni! Stupéfiant! E poi la nostra storia qui, in qualche pagina… Vien da piangere a me che l’ho vissuta!-

 

Il francese ridacchia, facendo voltare l’amico verso di lui. Si scambiano uno sguardo d’intesa mentre il faro illumina le loro figure e l’inglese si siede a terra al fianco dell’altro. Dalla tracolla del biondo estrae un libro e lo apre.

 

-“E se allora mi diranno che l’Amore per una rosa non serve a nulla, per me sarà come se il mondo cadesse ai miei piedi frantumandosi. Sarebbe come se tutto ciò in cui ho sempre creduto, tutto ciò per cui ho vissuto e combattuto non avesse importanza… E tutto ad un tratto mi ritroverei povero e vuoto, sradicato dalla mia stessa vita.” Questo semmai è tutto ciò che un professore vuole leggere…-

-Metafore! Metafore e basta… E decifrare metafore non è ciò che la gente normale si diletta a fare. Se si vuole far sì che la gente ci capisca, allora bisognerebbe parlare loro in modo diretto! L’Amour non è quello di cui vogliono discutere… E io scrivo perché qualcuno possa aprire gli occhi grazie alle mie parole, non perché si mettano a copiarle sul diario durante le ore di matematica! C'est degueulasse… (5)-

-Etienne… La tua idea del mondo è totalmente distorta e cavalleresca.-

-La mia idea del mondo è che nessuno è in grado di vedere quello che veramente conta nella vita… Stephan! Non lo vedi che non cercheranno mai di comprendere che è l’Amore ciò che tiene insieme noi due, proprio come accade tra una donna ed un uomo? Che non è una patologia, ma un sentimento? Un dono! Saper amare qualcuno per ciò che è veramente è un dono!-

 

Il biondo si alza in piedi e guarda il cielo a sua volta. Il silenzio è rotto solo dall’oscillare delle onde marine, nessuno dei due osa dire niente di più. Qualcuno nel villaggio alle loro spalle avvia il motore di una moto di grossa cilindrata, sgasando per produrre più rumore possibile. Il moro raggiunge il compagno e lo abbraccia, appoggiandogli il mento sulla spalla. Nessuna parola, nel loro gesto qualcosa di più profondo ed esplicativo di qualsiasi concetto. Il faro rischiara di nuovo le loro sagome solitarie sul promontorio. Un sorriso piega le labbra di entrambi.

 

Fin

 

                                                                

h h h

 

 

Il finale ideale per questo racconto sarebbe qualcosa di felice e mielenso, Etienne ci metterebbe di sicuro qualche aforisma incomprensibile dei suoi. Forse ciò che accontenterebbe tutti quanti nel momento in cui arrivano a leggere queste righe sarebbe:

“Qualche settimana dopo Anne chiamò sul mio cellulare chiedendomi scusa per non aver capito da subito ciò che provavo per Etienne, io dentro di me ancora sentivo affetto per lei quindi la perdonai.”

“Etienne riuscii nel suo intento di mostrare al mondo che l’amore omosessuale non era sbagliato. E tutti così, guardando le stelle, ora le vedevano ridere.”

“Io ed Etienne campammo felici e contenti, liberi ed incolumi dai pregiudizi per il resto dei nostri giorni.”

La cruda e triste verità è che non è accuduto nulla di tutto quello che la gente potrebbe aspettarsi alla fine di un racconto ben fatto. La vita non è mai scritta bene, non è mai scontata come una qualunque storia che ci viene narrata in libri o film…

I miei genitori non hanno mai accettato la mia omossessualità, l’unico a chiamare sempre è Kevin e qualche volta lo fa pure mia sorella. Io non ho nessuna untenzione di perdonarli, non che pensi molto a loro ora che sono qui.

Etienne ha pubblicato un libro, prima che io mi cimentassi in questo stupido racconto in cui lui ha aggiunto su mia richiesta alcune parti. Fatto sta che nemmeno in questo modo è riuscito nell’intento di mostrare quell’essenziale che è invisibile agli occhi.

Il vivere felici e contenti non è possibile… Io lavoro tutto il giorno al porto di Brest, mentre Etienne è dannatamente preso dai suoi studi puntando ad uscire a pieni voti. La nostra relazione non è un segreto, ma non viene pienamente accettata dalla maggior parte della gente. Non ci sono gravi problemi di convivenza, certo, a nessuno è saltato in mente di prendermi a pugni sul lavoro o di venire qui a dar fuoco alla nostra casa mentre noi dormiamo. D’altronde, come si potrebbe bruciare una creatura così bella come Etienne…?

Lui, esattamente come aveva fatto a Rye, è riuscito a conquistare la stima e l’ammirazione di molti, tanto che all’università è uno degli studenti più acclamati. Anche qui a Saint-Mathieu è riuscito ad aggraziarsi l’intero paese, altro motivo per cui non ci vengono fatti sgarri nemmeno da convinti conservatori.

Io, come al solito, vivo al suo fianco e lo osservo illuminarsi nel buio di questa esistenza. Non potrei mai e poi mai stancarmi della nostra vita insieme, neppure quando lui diventa estremamente insopportabile alla soglia degli esami o quando io non ne posso più di faticare al porto per pagare la nostra casa. Fa tutto parte di ciò che dobbiamo superare per continuare ad amarci con tutta la passione del primo giorno…

E ora lo vedo sorridere verso la finestra da dove lo guardo: una pallida e longilinea sagoma che si staglia sul cielo e l’oceano. I capelli biondi mossi dal lieve vento, il torace scarno spogliato da ogni indumento e il viso perfetto rischiarato dalla luce del sole. Il sorriso si trasforma improvvisamente in un infantile broncio e le sue braccia s’incrociano il petto in segno di protesta, scuote al vento i suoi capelli dorati . Il mio Petit Prince è impaziente… Je te déteste, miel!”  (6) mi grida contro in maniera puerile. L’osservo senza dire niente mentre si volta ed inizia ad incamminarsi verso di me. Mi arriva di fronte rimanendo sempre imbronciato come un enfant… Non riesco a smettere di fissarlo tra una parola e l’altra, prigioniero dell’incantesimo che getta su di me. Credo che la fine per un racconto perfetto sarebbe descrivere la sensazione che proverò mentre bacerò le sue labbra e lo farò stendere sul prato, ma solo il pensiero di questo provoca in me una tale eccitazione che sarà difficile continuare a scrivere… Sì, penso che la mia carriera di scrittore finirà con la visione di Etienne che lancia i suoi pantaloni sul mio pc e con il sangue che mi bolle nelle vene.

 

 

The End

 

 

 

 

 

 

h h h

 

 

 

Appunti traduzioni

(1)   Così è la vita. La Francia mi attende.

(2)   La Francia ci attende.

(3)   Stephan viene con me!

(4)   Te lo prometto.

(5)   È disgustoso.

(6)   Ti odio.

 

 

 

 

 

 

 

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Ecco dopo un po’ troppo tempo che arriva l’ultimo capitolo di quella storia che doveva essere una one.

Il finale è un po’ troppo realistico, senza nessun stra lieto fine come dovrebbe esserci in un libro… Come dice Stephan. XD Però mi andava di metterlo così, per non essere troppo smielata.

La cosa migliore di tutte è che perlomeno Stephan ed Etienne sono insieme, in Francia…

Anne purtroppo per noi è uno di quei  personaggi che nella vita reale sono in maggioranza e rompono pure le palle. Ma che si puo’ fare??

 

Intanto, siccome non riesco a scrivere molto per colpa di facebook e msn che bloccano la mia creatività momentanea, scrivo i ringrazimenti per i pochi commenti…

 

Cry_chan: Ecco qua l’ultimo capitolo… Anne si è dimostrata ancora più bigotta, mi dispiace. XD Ahahah! Comunque spero ti piaccia la fine… Il Piccolo Principe regna! E per fortuna hai capito le metafore… Grazie mille per i commenti! Adieu!

 

Losegirl: mi raccomando continua così che quando magari pubblicherò libri la tua dipendenza dai miei racconti mi renderà ancora più felice. Comunque, seriamente, grazie per essere qui ancora a leggere le mie storie… Sono contenta ti sia piaciuta! Aidan purtroppo mi sta uccidendo pian piano… ancora solo Breaktime ed ho letto tutta la Death Sequence

 

Ringrazio anche chi mi ha messo nei preferiti e seguite. Spero mi lasciate un giudizio finale!! <3

 

1 - evol
2 - Jing

3 - Ritsuka96

4 - XXX_Ice_Princess_XXX

1 - Arashi_Forsaken

2 - cino nero

3 - dark manson
4 - ladidely
5 - lady moon
6 - Mitsubachan
7 - NemuChan
8 - sholove
9 - _FaLLeD_aNGeL_

 

 

XOXO

Miky

 

 

 

   
 
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