Come promesso eccomi
tornata, piuttosto puntuale stavolta ;)
Trentesimo capitolo
Buona Lettura
- Vai ad
avvertire Tsunade che abbiamo lo sponsor –
- Lo
sponsor? –
-
Esattamente. Va’, avanti –
- Sì
padre –
-
L’appuntamento è fissato per domani mattina –
Itachi lasciò che Kisame finisse la sua
birra – la quarta della serata – e finalmente decise di parlargli.
Aveva aspettato fino a quel momento per poter
elaborare un discorso coerente, diretto, preciso, ma ora che l’attimo
giusto era arrivato non era più sicuro di ciò che stava per dire.
Non tanto del contenuto, quanto della forma.
Era sempre stato convinto che le parole valevano
tantissimo e che una frase sconnessa, pur contendo le stesse parole di una
frase ordinata, avrebbe potuto avere un effetto disastroso, indipendentemente
dal contenuto.
Itachi: un tipo piuttosto filosofico, vero. Ma
egli non viveva solo di pensieri astratti, la sua personalità complicata
emergeva anche dal lato pratico.
Un uomo complicato a trecentosessanta gradi, in
effetti. Kisame pensò proprio a questo, mentre osservava sospettoso il
suo migliore amico e attendeva chissà
quale responso.
- Ho deciso di andarmene dall’Akatsuki
–
Itachi fece filare scivolare via le parole senza
dar loro un particolare accento, come avesse detto
chissà quale solita cosa. Perciò, sulle prime, Kisame rimase
privo di espressione.
- Ripeti un po’? – gli domandò,
non sapendo se ridere.
- Mene vado dall’Akatsuki – rispose
l’Uchiha e stavolta il tutto suonò altamente
grave. Avrebbe di gran lunga preferito non doverlo ripetere, ma si sapeva,
Kisame era fatto così: le cose bisognava dirgliele anche quattro volte,
prima che afferrasse; quando
afferrava, poi, era tutto un altro paio di maniche, perché afferrava fin troppo bene. Per questo
Itachi era seriamente preoccupato della sua reazione; in fondo non era stato
proprio Kisame ad aiutarlo col lavoro? A proporgli di condividere
l’appartamento?
Si sentì un vero stronzo.
- Te ne vai?
–
Kisame gli puntò addosso
lo sguardo più incredulo che lui avesse mai visto.
- Lascio il locale: voglio aprirne uno mio –
aggiunse Itachi in tono sommesso e sperò che Kisame afferrasse al volo
– almeno una volta – le ultimissime parole. Erano fondamentali per
ciò che veniva dopo, la seconda parte del discorso: quella più facile,
teoricamente.
- Di un po’, che c’era nella tua
lattina? –
Kisame lo scrutò come fosse
un soggetto altamente compatibile o, quantomeno, imprudente. Era sinceramente
convinto di essere finito in un grandissimo scherzo o, perlomeno, di avere la
fortuna di vedere il controllatissimo Uchiha sbronzo.
Scoppiò a ridere, invero un po’
alticcio lo era lui.
- Avanti, lo sai benissimo che non lo sono –
si lamentò Itachi e lanciò al suo amico un’occhiata tanto
gelida quanto disperata. La cosa stava andando troppo per le lunghe.
- Ah
–
A quel punto Kisame smise di scherzare. Piombò in un densissimo silenzio, tutto lo
stupore di prima s’era trasformato in disillusione, la disillusione era
diventata inadeguata amarezza. Itachi si spaventò per davvero, mentre
osservava il suo migliore amico, l’unico vero amico lì nella
caotica Los Angles. Dovette aggrapparsi forte a
ciò che era e al suo secondo pensiero, a ciò che avrebbe dovuto
dire dopo per non ritirare ogni cosa,
per non scaraventare il tempo all’indietro e far tornare tutto come
prima, quel prima che più di tanto non lo appagava.
- Non è tutto, Kisame. Non è tutto
– disse il più calmo possibile e pregò affinchè
Kisame lo lasciasse parlare ancora.
Una scenata era l’ultima cosa desiderabile,
in un contesto del genere.
Sasuke bussò alla porta della camera di
Sakura ed Ino.
Era andato lì con uno scopo preciso, gli si
leggeva in faccia che aveva un estremo bisogno di raggiungere il suo obiettivo. Persino un insolito velo di umorismo
gli immobilizzava il bel corpo.
Nessuno venne ad aprire. Sasuke alzò un
sopraciglio, sospettoso, e tornò bussare.
Una, due,
tre volte.
“Si può sapere perché cazzo
non apre? Hinata mi ha detto che era nella sua stanza…”si disse fra
sé e sé e tornò a bussare, stavolta con veemenza.
Per una volta che egli aveva intenzione di dire a
Sakura un po’ di cose, si ritrovava una porta in faccia. Dannazione.
Sasuke sbuffò e di malavoglia si
girò: scrutò il corridoio come se da un momento all’altro
potesse veder comparire
Indispettito della calma tutt’attorno imprecò
a bassa voce, ma non contro la dolce Hinata che gli aveva indicato male: come
prendersela con una ragazza così assurdamente calma? Delle volte si
chiedeva come facesse a starci, Naruto, senza aver paura di ferirla o scalfirla
ad ogni parola, ad ogni gesto.
Perché,
come faceva uno come lui a stare con Sakura? La capricciosa orgogliosissima
Sakura?
Sasuke scosse il capo a quella voce della sua
coscienza, perché, a dir la verità, una risposta non
l’aveva nemmeno lui.
E poi, erano davvero una coppia?
Sasuke si chiedeva pure questo, nei momenti di
umore più nero. E da alcuni giorni a quella parte. Giorni nei quali,
come sempre, si ritirava dal baciare Sakura non appena arrivava qualcuno, la
obbligava ad un’insensata relazione nascosta, nei quali la passione che
avrebbe dovuto esserci veniva spenta da ogni
piccolissima cosa. Lei era così ligia, così dannatamente arrendevole.
Arrendevole?
Sasuke
storse le labbra: no – pensò – non era l’aggettivo
giusto. Semplicemente aveva notato che Sakura lo lasciava fin troppo fare,
frenando la propria voglia di uscire allo scoperto, di vivere senza tanti
impedimenti un’adolescenziale storia.
I problemi, in fondo, li aveva creati lui; lui e
la sua ostinazione, la sua paura (?)
dell’opinione altrui, del fatto che, ai fini della band
e di chissà cos’altro, la cantante e il chitarrista
fidanzati avrebbe stonato, non sarebbe andato certo bene, sarebbe stato
così…così banale. Perché non era altro che questa la
più grande paura: paura della banalità. Non era banale il fatto
di esser stato scelto fra milioni da una casa discografica, ma era banale il
contorno, la routine, i media, la catapulta verso il successo.
Certo, Sasuke desiderava ardentemente tutto
questo, ma aveva l’ossessione di complicarsi la vita, come se dovesse
meritare nient’altro che difficoltà, come era sempre stato in
passato.
Non riusciva a star lontano da pensieri contorti,
più grandi di lui, esasperanti; gli stessi pensieri causati da un
destino ingiusto che l’aveva reso orfano. Non riusciva a separarsi
dall’idea di dover meritare con il
sacrificio ciò che riceveva.
E Sakura, in un modo o nell’altro, era un
dono; come un dono era quella nuova caotica vita.
Accidenti,
che gran mal di testa.
Sasuke si portò una mano fredda sulla
fronte e sospirò di piacere, mentre immaginava che il tocco fosse della
mano di Sakura.
L’immaginazione: altro elemento fondamentale
della sua psiche. Pur non dandolo a vedere Sasuke immaginava molto, era sempre
stata una maniera di separarsi dal mondo e allo stesso tempo attaccarvisi il
più forte possibile.
Chissà perché alla fine di tutto
quel pensare tutta la voglia di parlare, di confrontarsi era andata scemando.
Di punto in bianco Sasuke decise che era meglio tornarsene
da dove era venuto. A capo chino si diresse a suonare un po’ di Santana,
il modo migliore per eliminare la pesantezza dei propri pensieri. E rimandarla
a più avanti. Come sempre.
- Neji? –
Sentendosi chiamato in causa Neji Hyuuga
sobbalzò, risvegliandosi dai suoi fitti pensieri.
Lei se ne stava lì di fronte, le mani
dietro la schiena, il busto leggermente allungato in avanti ed uno sguardo
birichino.
Neji sorrise.
- Finito? – domandò, dando
un’occhiata veloce oltre la spalla della donna, in direzione del campo
d’atletica.
- Oggi è stata dura a smuovere le
ragazzine, ma ce l’ho fatta! – esclamò Ten
Ten e sorrise stanca ma soddisfatta, per tornare ad assumere quasi
subito l’espressione ambigua di pochi istanti prima.
- Uhm…Ten? –
Neji si alzò dalla panchina, sovrastando la
ragazza col suo uno e ottantanove di altezza.
- Sì? – chiosò lei, battendo
teatralmente le ciglia.
- Stai per caso pensando a qualcosa a cui io avrei
pensato? – le chiese, studiandola con occhi di ghiaccio.
Quante ragazze aveva messo in soggezione con tale
sguardo? E quante non erano resistite nemmeno mezzo minuto ed erano scappate o,
nella maggioranza dei casi, si erano vendute volontariamente a lui? Con Ten Ten non era mai avvenuta una
cosa del genere, anzi; non era mai successo che gli occhi di ghiaccio
l’avessero ferita, intrappolata. Di certo, però, l’avevano
più volte accesa. Ciò
era innegabile.
- Sì (?) –
Ten Ten scoppiò in una
strana risata.
Appariva elettrica come non mai, energica, viva.
Un sole, rispetto a lui.
- Oooh, e sentiamo, hai
già anche ipotizzato dove?
– insistette – stavolta suadente – lo Hyuuga e con non
chalance la cinse per la vita.
- Mmh, a essere sincera
voglio lasciarmi la sorpresa – fu il soffio femminile in risposta, dato
prima che il respiro venisse meno per via di una causa maggiore.
Neji per forza di cose azzerò ogni angoscia.
Al diavolo
il pensiero fondamentale di prima, ovvero l’appuntamento dell’indomani
mattina con il manager di una famosa ditta d’occhiali da sole- di cui la band
avrebbe dovuto fare da sponsor (o viceversa?). Al diavolo il lavoro, cazzo.
Neji Hyuuga sotto parecchi aspetti Era stato
educato troppo freddamente, materialmente. Ma chi aveva detto che non si poteva
cambiare? Sospirò.
- E va bene, ho prenotato in un ristorante alla buona poco distante dal centro di
Los Angeles – esordì rassegnato. Mentendo in
maniera sacrosante sull’ultima parte dell’affermazione.
- Alla buona, eh? –
- Esattamente –
Ten Ten annui furbescamente. Dopo
di che il mondo non ebbe più nemmeno un briciolo di importanza.
Finì col suo spudorato materialismo, così distante dalla pura
idea di Amore, la stessa idea che loro due – a emblema di milioni e
milioni di persone – stavano spassionatamente vivendo. Anche se il mondo
concreto era alle porte. E i fastidi del di fuori
– infermabili – sarebbero presto arrivati a insinuarsi nella loro
effimera magia.
DRIIN DRIIN (un’ora dopo, in
ristorante)
Neji guardò il telefonino illuminarsi a
intermittenza sul tavolo rotondo.
Poi guardò lei.
- Merda – disse.
Ten Ten osservò il volto
del ragazzo sbiancare.
Non riuscì a non provare un po’ di
compassione, pur nella palpabile delusione che le stava invadendo
l’essere.
- Rispondi e vai – disse.
Perentoria,
credibile, magicamente indifferente.
L’indomani,
Studio Fotografico X adibito per foto con lo sponsor “Sins’
Glasses”
Naruto si sistemò gli occhiali da sole su
naso e sfoderò un sorriso a trentadue denti che, in teoria, doveva
essere ammiccante.
- Vuoi smetterla di eccitarti, per favore? –
bisbigliò alle sue spalle Sasuke Uchiha che, oggettivamente, con i
raiban addosso stava da Dio.
Sakura mise i suoi soddisfatta.
Soddisfatta di lui.
- Non è l’unico ad essere su di giri,
a quanto vedo – echeggiò sorniona come sempre la voce di Ino, la
quale aveva finito proprio in quell’istante di rimirarsi allo specchio e
deciso di degnare gli altri della sua preziosa
attenzione. O almeno, così pensarono all’unisono gli altri
componenti della and, specie la cantante.
- Tu sta zitta – le disse
infatti quest’ultima a denti stretti.
Ino fece spallucce e poi – avendo visto
entrare nel salone fotografico il manager della ditta accompagnato dal
fotografo – fece comparire sulle labbra un sorriso mozzafiato.
Era abituata
– ormai – ai flash delle macchine fotografiche.
- Perfetto, perfetto – constatò
orgogliosamente l’uomo basso e tarchiato che da dieci anni era a capo
della piuttosto famosa ditta “Glasses”,
la quale vantava alcuni diritti addirittura dei “Raiban” Un uomo
d’affari, si vedeva bene. Non come il fotografo affianco a lui, un
ragazzo a dir poco selvaggio ma dolcissimo.
- Allora, ci mettiamo all’opera? –
propose quest’ultimo e rapì tutti con un sorriso dolce al quale
difficilmente avresti potuto negare qualcosa.
Il manager uscì dalla stanza per parlare
con i produttori dei No Sins. Tutti quanti.
“Sun’s
Sins” sarebbe stato lo sponsor della band esordiente da lì a mezzo
anno, forse. Previsto un veloce aumento di fan e di soldi. Non solo verso i No
Sins, ovvio. Ma Hiashi e i suoi nipoti, assieme a Tsunade, sapevano bene cosa
stavano facendo: avere un supporto pubblicitario – o anche più
d’uno – alla band era di fondamentale importanza; perché
ciò significava aumento di visibilità, aumento di fan, aumento di
business.
Ma non solo materialismo, non solo quella
concretezza dei profitti tanto cara a Hiashi Hyuuga.
Soprattutto anime. Si stava per creare un giro di
anime a dir poco astronomico.
E lo sponsor fu aggiudicato. [Al
via le immagini al mondo di internet e al mondo in generale]
Fine trentesimo
Capitolo
Uhm…che dire, mi sono riappassionata alla grande a
questa storia. Già, mi è venuta voglia di portarla verso la
conclusione (ancora lontana, mi sa). Meno male ^^” Spero vi possiate
riappassionare anche tutti voi. Certo, il periodo di assenza di aggiornamenti
è stato davvero lungo, mi scuso ancora. Ma sono tornata. Tornata.
Dichiarato questo, veniamo al capitolo. Ho fatto
riapparire
Ringrazio di cuore per aver commentato lo scorso
capitolo:
Gold31: piemontese? Nah:
vai un po’ più a est e mi trovi xD Son
contenta che hai recensito il capitolo nonostante l’anno di mia assenza
[che ingrata che sono stata…eh?]: hai avuto come tutti gli altri una
dannatissima pazienza, perciò grazie davvero di cuore. Cercherò sul serio di essere meno lenta, milioni di impegni
permettendo eh. Del capitolo questo che mi dici?
Gryffindor_ery: ehilà ^^ La tua recensione
mi ricorda i vecchi tempi, quand’ero all’inizio della storia e agli
inizi della mia presenza qua su eep *sospirone di
nostalgia* e non sai come sono contenta di sapere che non m’hai
abbandonata! Insomma, con tutto questo ritardo…non finirò mai di
scusarmi u_u Oh, sai che un po’ è grazie
alla tua riflessione se ho deciso di far smuovere
Sasuke? Ti ringrazio molto di avermi fatto notare questa cosa, in effetti volevo rendere il loro rapporto così,
diverso dalle relazioni di tutti gli altri ma mi rendo conto di aver calcato un
po’ troppo la mano ^^” aspettati dei risvolti!
A presto, ci conto eh ;)
Fimmy: ehi! Quanto tempo, eh? xD Bè, in effetti me l’ero dimenticata…no
dai, scherzo: in realtà questa fan fic m’è rimasta dentro
accidenti, e ora m’è tornata l’ispirazione u_u quanto durerà? ;)
Grazie mille di esserti ricordata della storia, davvero davvero
davvero <3 E di recensire <3 inutile dirti
che…non vedo l’ora di sapere che ne pensi di questo continuo.
Tenny_93: ciao ^^ Benvenuta! E’ bello
sapere che, nonostante la storia sia già tanto avviata, si aggiungano nuove persone alla lista dei lettori *.* Non ti
nascondo che la scena NejiTenTen l’ho inserita
grazie anche alla tua richiesta…e poi era da troppo tempo che non ne
parlavo veramente: spero ti sia
piaciuta!
Un bacione!
Fede8701: ma grazie fede! ^^ Mi auguro che
anche questo capitolo ti sia piaciuto…ci ho messo come sempre un
pezzettino di anima. Ormai ci sono affezionata, alla ff…
Ma che mi dici in merito all’aggiornamento?
Affettuosi saluti e a presto
Kry333: ehilà fedele lettrice
della sottoscritta <3 Tutto ok? Sei stata davvero gentilissima con quel “Non
preoccuparti”: vedo che mi hai capita, grazie. L’ispirazione
è proprio una brutta bestia…colpisce quando
meno te l’aspetti! Ma ora è tornata finalmente u_u
Uhm, ovviamente alla prossima ovviamente :)
Fire91: ciao
<3 per le recensioni ti capisco assolutamente: come avrai potuto certamente
notare, in giro ci sono pochissime mie recensioni ^^” il fatto è
che un po’ non son buona di recensire e un po’ veramente mi faccio
prendere dalla pigrizia ^^”
Ops, gli errori di battitura =_= perdonami! Ne faccio
tanti eh? E il bello è che rileggendo non li becco…
Grazie delle belle parole, davvero, e mi fa tanto piacere
sapere che sei affezionata alla fan fic, Fire <3
ne sono affezionata anche io, essendo la seconda mia fan fic pubblicata su eep.
Un bacione e a presto!
Ringrazio di cuore alle 6 persone che hanno messo questa storia tra le seguite e alle 85 che l’hanno messo tra i
preferiti: un record per me, davvero. Sarei curiosa a questo proposito di
sapere che ne pensate voi tutti che seguite da tanto tempo la storia o alla
quale vi siete appena appassionati: anche soltanto tre parole ^^” !
Grazie in anticipo a chi leggerà e/o
recensirà :)
A presto! (Spero xD)