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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    09/02/2010    5 recensioni
"La grande casa al limitare del deserto era silenziosa. Il caldo giorno aveva ceduto il posto alla notte, fredda e ventosa, il sonno aveva preso possesso dei corpi di tutti, conducendo le menti verso il meritato riposo. Turbini di sabbia si alzavano di quando in quando, sollevati dalle forti correnti d’aria che imperversavano nell’area desertica, il grido solitario dei selhat e dei le-matya rompeva il silenzio della notte; nella grande dimora dell’ambasciatore Sarek, tutte le luci erano spente ormai da ore, ognuno degli abitanti era a riposo nei propri alloggi." Buongiorno! Ed eccomi a voi con la mia nuova fic in due capitoli!! Questa volta, l’ho ambientata a metà tra il III e il IV film, subito dopo la rifusione del katra di Spock dal corpo di Bones e poco prima della partenza dei nostri eroi alla volta della Terra^^ Diciamo che è stata una sfida con me stessa, all’inizio, volevo solo approfondire un po’ il ruolo di Amanda nei film, ma poi mi è sfuggito il controllo e sono finita a scrivere questa fic. Le tematiche di questo racconto dolceamaro sono varie e spero di riuscire ad esprimerle tutte. L’amicizia, la base della fic, l’unica ragione per cui i Sei dell’Enterprise si trovano su Vulcano, il rapporto strano e allo stesso tempo indissolubile che c’è tra il capitano, il suo primo ufficiale e il medico di bordo, tra i loro quattro compagni e tra tutti loro. La famiglia, Kirk ha perso David per cercare di recuperare la persona che è quasi un fratello per lui, Amanda deve a Jim e ai suoi compagni la vita del suo unico figlio, Sarek lo stesso. L’amore, perché io sono una slasher convinta, e anche se piccolo, un accenno alla Spock/Bonny, l’attuale coppia totem, ce lo devo mettere per forza. La determinazione e la volontà che muovono l’Universo, perché se non avessero davvero voluto salvare Spock, non sarebbero mai partiti, se Chekov, Uhura, Scotty e Sulu non avessero voluto VERAMENTE seguire il loro capitano per andare in soccorso del Primo Ufficiale, forse non sarebbero mai riusciti a riportarlo tra i vivi. Grazie della lettura, spero di non essere la sola a imbarcarmi in questa avventura. Lo dedico a Maya, Rowen ed Eerya! GRAZIE DI TUTTO!! KISS SHUN
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Amanda, Leonard H. Bones McCoy, Sarek, Spock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dawn Saga'
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DAWN

CAPITOLO UNO

VULCAN NIGHT

 

Molte persone entreranno    
ed usciranno dalla tua vita,   
ma soltanto i veri amici    
lasceranno impronte nel tuo cuore.

Eleanor Roosvelt

 

La grande casa al limitare del deserto era silenziosa.

Il caldo giorno aveva ceduto il posto alla notte, fredda e ventosa, il sonno aveva preso possesso dei corpi di tutti, conducendo le menti verso il meritato riposo.

Turbini di sabbia si alzavano di quando in quando, sollevati dalle forti correnti  d’aria che imperversavano nell’area desertica, il grido solitario dei selhat e dei le-matya rompeva il silenzio della notte; nella grande dimora dell’ambasciatore Sarek, tutte le luci erano spente ormai da ore, ognuno degli abitanti era a riposo nei propri alloggi.

Solo un’ombra scura vagava senza pace per gli ampi corridoi illuminati dalla luce lunare.

La sagoma nervosa dell’ammiraglio James T. Kirk raggiunse la grande terrazza che dava direttamente sulla distesa sabbiosa, inargentata dai raggi dell’astro notturno.

Era inquieto, il celebre ufficiale della Flotta, non sarebbe riuscito a prendere sonno, non quella notte almeno.

Il suo riposo, tormentato da incubi, non era ristoratore, il pensiero del figlio perduto, la vista del suo corpo straziato dai Klingon, il rivedere la propria nave prendere fuoco e percorrere come una stella cadente ormai morente il cielo in tempesta di Genesi, lo sguardo vuoto e privo di luce del suo migliore amico una volta risvegliatosi dal fal-tor-pan…

Con rabbia, strinse i pugni, lasciando vagare il proprio sguardo all’orizzonte, contro il cielo nero si stagliava la sagoma fiera del monte Seleya.

Decisamente non sarebbe riuscito a dormire quella notte, poco importava se il suo corpo reclamava il giusto relax dopo gli sforzi compiuti, poco importava se avesse avuto bisogno di ogni grammo di forza nei giorni a venire.

“Ammiraglio, cosa ci fa ancora in piedi?”

Una gentile voce femminile e preoccupata fece trasalire il comandante dell’Enterprise che si voltò di scatto.

Sulla soglia del terrazzo vide la sagoma sottile e minuta di Lady Amanda, lambita dal chiarore diafano che splendeva nella notte vulcanita, che veniva verso di lui con passo lento e nobile, ritta e fiera, ma il viso dolcemente illuminato da un naturale sorriso; Kirk fece un leggero inchino, “Non riuscivo a prendere sonno.” ammise l’ufficiale, baciandole galantemente la mano.

Lei fece fare: “Dovrebbe invece provare, almeno per qualche ora,” disse con tono calmo e fermo, eppure senza perdere quella serenità innata che la contraddistingueva, “la notte è fatta per dormire, riposare e lasciarsi alle spalle ogni ricordo e paura, per placare l’animo… E sento che lei ne ha un grande bisogno.” concluse, scostando il lungo vestito per poggiarsi al parapetto del ballatoio, nel suo sguardo si specchiavano le stelle di Vulcano.

Jim non rispose, si limitò a poggiare i propri gomiti affianco ai suoi, il viso adagiato sui palmi delle mani.

Nel silenzio placido della notte, si udivano solo i respiri dei due.

“Ho perso mio figlio su Genesi… Ho perso una vecchia, carissima amica, ho rischiato di perdere anche i miei compagni…” sussurrò con un filo di voce il comandante dell’Enterprise, gli occhi lucidi, “e il mio migliore amico…”, Amanda sentì chiaramente il dolore nelle parole dell’ammiraglio e per poco non ne fu sopraffatta: aveva anche lei perduto un figlio, il suo unico figlio, eppure le era stato restituito.

Con autentico affetto e comprensione, ella poggiò con forza le proprie mani sulle spalle di Kirk, gli fece sollevare il viso, sorridendogli maternamente: “Saavik mi ha raccontato tutto… Quel Klingon aveva scelto lei come prima vittima, suo figlio si è gettato su di lui per impedirlo; anche se non lo dava a vedere, era molto scossa, credo che non rientrerà più nella Flotta. David è stato un eroe, della stessa pasta di suo padre, e io non posso non ringraziarla per tutto quello che ha fatto, ammiraglio.” anche lei aveva gli occhi lucidi, “Non pensi al passato, pensi solo che lui vivrà in eterno nei cuori di chi gli ha voluto bene,” affermò, una lacrima silenziosa scivolò lungo la guancia diafana, “e che il suo sacrificio non è stato vano. Lei ha perduto un figlio, ma le resterà in eterno la gratitudine di una madre.” mormorò lei, abbracciandolo.

Per un attimo, Kirk restò stupito dalla reazione della donna, imbarazzato quasi da un contatto così intimo da parte sua, ma non poté non ricambiarne la stretta.

“Jim! Finalmente ti ho trovato!”

La voce seccata di Bones ruppe improvvisamente il silenzio e il dottore comparve sulla soglia del terrazzo.

I due sciolsero l’abbraccio, il medico notò solo in quel momento la presenza della padrona di casa; come già il suo amico, fece un leggero e imbarazzato inchino, seguito dal baciamano: “Non li fanno più uomini così, hanno buttato via lo stampino.” ridacchiò lei, cercando di asciugare furtivamente le lacrime, “Mi scuso Lady Amanda, non l’avevo proprio notata.” disse il vecchio brontolone sorridendole, “Jim, dannazione a te, ti ho cercato dovunque. Il tranquillante che ti ho dato avrebbe dovuto fare ormai effetto.” sbottò poi, tirando fuori dalla tasca l’analizzatore, “Lascia perdere Leonard.” tagliò corto lui, sfregandosi gli occhi per cancellare i segni di commozione, “sto bene… Perché mi stavi cercando?” domandò con curiosità, ravvivandosi i capelli, “Contento tu… Ti stavo cercando perché siamo già tutti in piedi, Scotty e Hikaru hanno insistito per andare dallo Sparviero, hanno buttato giù dal letto anche Pavel e me. Uhura ha sentito il chiasso che hanno fatto e si è unita a noi, manchi solo tu.” borbottò, rimettendo a posto il piccolo apparecchio.

Jim sorrise, annuendo: “Vi raggiungo subito.”.

I tre lasciarono la terrazza, rientrando in casa.

Nessuno si accorse della sagoma umanoide che, lentamente, sbucò dall’ombra.

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 “Notizie dalla Federazione, Pavel?”

“Niente di niente amico! I casi sono due, o le comunicazioni non riescono a filtrare attraverso il sistema dello Sparviero, oppure non ci hanno ancora rintracciato.” esclamò Chekov, levandosi con stizza microfono e cuffia, “E in entrambi i casi, non so se esserne contento oppure no.” concluse, alzandosi dalla sedia.

Sulu annuì, avvicinandosi a lui: “hai ragione, è una cosa insolita… Io propenderei per la prima opzione però, in fondo non hanno ricevuto comunicati da parte nostra, a parte il segnale di esplosione dell’Enterprise… Crederanno che siamo morti nello scoppio.” disse l’asiatico con tono grave.

Chekov scrollò le spalle: “Una seccatura in meno per loro, sei persone in meno da giudicare e condannare ai lavori forzati.” decretò con aria falsamente allegra.

Il giapponese ridacchiò, battendogli una mano sulla spalla: “Non fare quella faccia, non è ancora detto nulla, dobbiamo vedere cosa deciderà l’ammiraglio. Quindi, sta su!” esclamò ottimista il timoniere, procedendo a una analisi totale dei sistemi.

Il russo annuì impercettibilmente, concentrandosi sulla strumentazione.

Un attimo dopo, udirono il sibilo di apertura delle porte e sul ponte comparvero Jim e Leonard; i due ufficiali fecero per alzarsi in piedi ma Kirk li bloccò con un gesto della mano: “Non è necessario… Piuttosto, come mai tutti qui?” chiese con un leggero sorriso, “Volete organizzare una nuova cospirazione senza di me?” domandò, accomodandosi sulla poltrona di comando.

Sulu e Chekov si guardarono, non trattenendo un espressione sollevata: “Semplicemente non riuscivamo a dormire… Checché ne dica il dottore, anche lui era completamente sveglio.” assicurò il russo, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del medico brontolone, “Abbiamo pensato che fosse meglio occuparci di dare una sistemata qui, e di fare il punto della situazione.” aggiunse Sulu, poggiando i gomiti sui ginocchi, “E decidere che fare.”.

Un silenzio riflessivo cadde tra loro, i tre sottoposti guardavano il loro comandante in attesa di un qualsivoglia ordine.

Il viso di Kirk si fece pensieroso per qualche istante.

Poi, l’ammiraglio si alzò in piedi, si avvicinò alla console e premette un pulsante: “Scotty, Uhura, dovunque siate, salite da noi, dobbiamo parlare.”.

Mezzo minuto dopo, i due membri mancanti fecero la loro comparsa sulla soglia del turbo ascensore, prendendo posto attorno alla poltrona del comandante, le mani dell’ingegnere erano sporche di grasso e abrase in più punti, la veste della donna era nelle medesime condizioni; fece segno ai suoi uomini di avvicinarsi, prese un bel respiro, guardandoli fissi uno per uno: “La nostra situazione non è per nulla rosea. Se rientriamo nello spazio aereo terrestre, verremo subito presi in consegna e processati per ribellione,” cominciò lentamente, “Ho controllato il regolamento, abbiamo sul groppone nove capi d’accusa, abbastanza da condannarci in toto ai lavori forzati a Rura Penthe, tra neve, ghiaccio, vento e pidocchi.” sbuffò Bones, più per abitudine che per altro.

Sulu e Chekov ridacchiarono sommessamente: “Grazie per la precisazione, Leonard.” affermò sibillino l’ammiraglio, “Ora,” riprese, “la decisione spetta a voi. Io non ho nulla di cui vergognarmi, sono partito in questa avventura per salvare un amico in pericolo e accetterò con tranquillità ogni pena mi verrà commutata. Voi però non siete obbligati a condividere il mio destino, la colpa di tutto è solo mia, potreste restare qui su Vulcano finché le acque non si saranno calmate e…” ma la reazione dei suoi uomini troncò il discorso.

“Con tutto il rispetto, signore, abbiamo deciso noi di venire con lei, e ci assumeremo le nostre responsabilità!” esclamò decisa Uhura, rassettandosi la divisa, “col cavolo che ce ne resteremo qui a diventare sabbia per il deserto!” sbottò Bones, alzandosi in piedi di scatto, “Non dopo tutta la fatica fatta per salvare quell’indisponente demonio dalle orecchie appuntite! Se dobbiamo essere puniti, affronteremo tutto assieme, Jim, siamo coinvolti anche noi, e non solo fisicamente, anche emotivamente!” concluse il medico, incrociando le braccia al petto.

“Soprattutto emotivamente…” borbottò, senza che nessuno udisse le sue ultime parole.

“Grazie per la gentile definizione, dottore.”.

Una voce posata e ferma riecheggiò improvvisamente nel piccolo ambiente, ponendo fine alle discussioni.

I Sei si voltarono in simultanea, scorgendo sulla soglia la sagoma del loro compagno, seguito dal padre, entrambi indossavano le tuniche grigie da viaggio vulcanite.

Jim si alzò incredulo, sgranò gli occhi, mentre l’ex primo ufficiale si avvicinava a loro, sempre seguito da Sarek.

Padre e figlio si fermarono al centro del gruppo, lo sguardo di Spock celava ancora vaghe ombre, anche se era già possibile notare una sorta di luce, più debole rispetto a quella del passato, eppure presente.

“Mia moglie mi ha riferito che vi trovavate tutti qui.” disse l’ambasciatore, poggiando una mano sulla spalla del figlio, “e lui ha insistito per potervi raggiungere.” aggiunse solo, spingendolo delicatamente in avanti; “chiedo il permesso di unirmi a voi.” chiese tranquillo lo scienziato, le lunghe maniche della tunica gli coprivano le mani, i ciuffi neri come l’ebano si stendevano in parte sopra le punte delle orecchie, aveva un’aria così indifesa, lontana anni luce dalla compostezza che aveva esibito con orgoglio per tutta la sua vita.

Uhura, Scotty, Chekov e Sulu non aspettarono risposta dal capitano che già si erano alzati in piedi per farlo passare e sedere a una delle loro postazioni; per un attimo, Spock restò interdetto, guardandoli interrogativamente, quasi attendesse un ordine, ma i sorrisi gentili di Jim e Leonard lo incoraggiarono.

Con passo lento e leggermente goffo, si accomodò al posto di Sulu, intrecciando le dita delle mani.

Con un cenno, l’ammiraglio rassicurò l’ambasciatore, e questi, con un veloce inchino, si congedò, scendendo dalla navicella.

“Bene!” esclamò con aria allegra Bones, “ora che ci siamo finalmente tutti e la decisione è stata presa, possiamo anche uscire da questo puzzolente macinino e starcene qui fuori a parlare, non c’è così freddo da impedircelo!” esclamò convinto, cercando con lo sguardo il supporto di Jim; Kirk scoppiò a ridere, e fu una risata cristallina, contagiosa per tutti, Sulu e Chekov esibivano le loro dentature, e così Uhura e Scotty, che ridevano di gusto.

In pochi istanti, la plancia di comando dello Sparviero sembrò più calda e familiare del normale, per un attimo fu come se fossero sulla loro Enterprise: “D’accordo Leonard, come vuoi.” decretò l’ammiraglio, alzandosi, “Andiamo.” disse dolcemente, guardando con affetto tutti loro negli occhi.

Non poté trattenere un moto di tenerezza nel profondo dell’animo quando vide la sagoma barcollante del suo migliore amico affiancata dal dottore.

Chiacchierando, lasciarono il vascello da guerra, uscendo all’aria aperta.

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“Sarek…”

Il tono calmo e fermo della moglie fece lentamente voltare l’ambasciatore, placidamente disteso tra le lenzuola del grande letto.

Nella semioscurità, egli distinse chiaramente il profilo gentile di Lady Amanda, i grandi occhi chiari puntati con insistenza su di lui, la mano poggiata a sorreggere la testa: “Sarek…” ripeté lei con un filo di voce, “Non c’è ragione di essere preoccupata.” la prevenne l’ambasciatore, “Sono perfettamente in grado di occuparsi di lui, ora come ora, è la cosa migliore da fare…” replicò secco, mettendosi seduto.

Cautamente, la signora lo imitò, il corpo avvolto per tre quarti dal sottile lenzuolo: “Non è di questo che ho paura… è della sua mente…” sussurrò Amanda, cercando nel buio un contatto con il marito, “La rifusione… ha avuto successo, il Katra è tornato, ma Spock ha perso tutti i sentimenti e le sensazioni che il suo essere un sanguemisto comportava, tutto ciò che ha imparato nella sua vita è rimasto solo a livello teorico… Per quanto possa essere rieducato, sarà pur sempre un mezzo umano, educato alla maniera vulcaniana, si, ma privo di quella parte fondamentale che lo caratterizzava… è di questo che sono spaventata… Ci è stato restituito, ma la parte più bella di lui è andata perduta…” gemette.

Per qualche minuto, nella stanza si udirono solo i singhiozzi della donna, a stento trattenuti.

“Sono sicuro che c’è ancora…”

La voce dell’ambasciatore placò per un attimo la disperazione della moglie, che alzò di scatto la testa.

Timidamente, l’indice destro di Sarek raccolse una lacrima dall’occhio di Amanda, gettandola via: “Sono certo che non sia andata interamente persa… Vive ancora, nello spirito dei suoi amici.” continuò serio, “Ora come ora, bisogna solo attendere che la loro vicinanza faccia il suo effetto, a poco a poco, sono sicuro che ritornerà completamente sé stesso; i loro sentimenti nei confronti di Spock sono sinceri, sono forti, più forti di qualunque altra cosa, l’ammiraglio e il dottore soprattutto sono molto legati a nostro figlio.” disse lui, “Illuminazione due.” ordinò poi al computer centrale.

La stanza da letto si rischiarò debolmente.

L’ambasciatore prese nelle sue le mani della moglie, stringendole con amore.

“Starà bene.” la rassicurò.

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La conclusione del canto di Uhura fu accolta con un applauso unanime da parte di tutti i presenti e dai fischi di approvazione di Chekov.

La donna sorrise, poggiando accanto a se lo strumento: “Era da tanto che non cantavo questa canzone!” ammise soddisfatta, “L’ultima volta la cantai per Riley.” disse, “Me lo ricordo, credo che da quel giorno si sia perdutamente innamorato di te!” esclamò Sulu, facendo il verso del vecchio compagno d’equipaggio, “Lo credo anche io, ti stava sempre intorno!” aggiunse il russo, scatenando le risate di Jim, comodamente seduto su una larga pietra dietro di loro.

“Non mi ero mai accorto di questo interesse.” ammise Kirk, incrociando le gambe, “E invece è così, da allora non l’ha più mollata, ogni volta che era fuori turno, le andava dietro come un cagnolino!” sogghignarono i due amici.

“Jim, il dottore e il signor Spock dove sono finiti?” chiese improvvisamente Scotty, guardandosi attorno con fare preoccupato, “ha ragione, è da un po’ che non li vedo più in giro…” borbottò Pavel, guardandosi nervosamente attorno.

Il gruppo scivolò nuovamente nel silenzio.

L’ammiraglio sorrise malinconicamente, alzando lo sguardo al cielo, la volta celeste era trapunta di stelle: “Dovevano parlare di qualcosa di molto importante…” replicò a bassa voce, mentre una leggera brezza fredda prendeva a soffiare su di loro.

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Leonard non era un tipo nervoso.

Irascibile si, ed era uno dei suoi più grandi difetti, ma non si faceva quasi mai prendere dal nervosismo, tranne che in casi eccezionali.

Eppure, in quel momento, ringraziava qualunque Dio per aver inventato la notte; solo così, poteva sperare che il suo compagno non notasse il tremito convulso delle mani e del corpo.

Dannato il suo corpo e le sue reazioni!

Davanti a lui, l’ex ufficiale scientifico lo fissava con sguardo vacuo e quasi triste, spento.

Stava poggiato alla poppa dello sparviero Klingon, le braccia ricoperte dalla tunica abbandonate lungo il corpo magro e sottile, il viso pallido splendeva di una luce irreale sotto lo spettro luminoso emanato dalla luna di Vulcano, i corti capelli neri sembravano brillare di luce propria, dolcemente smossi da una debole brezza.

Ma ciò che lo colpì maggiormente fu l’espressione stanca che permeava tutta la figura che aveva davanti.

Non era mai stato un tipo molto allegro, Leonard l’aveva visto sorridere pochissime volte, talmente poche che si potevano contare sulle dita di una mano, ma non lo aveva mai visto così… spento e sconfitto.

Non aveva mai visto quell’espressione così indifesa.

Per un attimo, si sentì un estraneo.

“Dottore, se è ancora preoccupato per la mia salute, si rassicuri, sto benissimo.”

Bones sbuffò, tirando fuori dalla tasca il tricoder medico e avvicinandosi ulteriormente allo scienziato, la luna avvolse di un delicato candore anche lui: “Questo lo lasci dire a me, non mi sono mai fidato dei metodi Vulcan, e questo lo sa bene!” replicò secco, passando il rilevatore su tutto il corpo del compagno, “E se ricordo ancora come leggere i suoi valori, lei è tutto fuorché in salute…” borbottò, mentre il tricorder rumoreggiava inquietantemente, “Avrebbe dovuto restare a letto.” continuò, riponendo il dispositivo ed estraendo al suo posto una iposiringa pronta all’uso.

“A cosa serve?” domandò con una punta di, Bones ne era sicuro, timore; sorridendo in modo preoccupante, il medico si voltò verso di lui: “A cosa crede che serva?” interloquì sornione, avvicinandola a lui, “Forza, il braccio!” esclamò deciso, rimboccando la manica della tunica.

 

ANGOLO DEL LEMURE VIOLETTO:

Buongiorno!

Ed eccomi a voi con la mia nuova fic in due capitoli!!

Questa volta, l’ho ambientata a metà tra il III e il IV film, subito dopo la rifusione del katra di Spock dal corpo di Bones e poco prima della partenza dei nostri eroi alla volta della Terra^^

Diciamo che è stata una sfida con me stessa, all’inizio, volevo solo approfondire un po’ il ruolo di Amanda nei film, ma poi mi è sfuggito il controllo e sono finita a scrivere questa fic.

Le tematiche di questo racconto dolceamaro sono varie e spero di riuscire ad esprimerle tutte.

L’amicizia, la base della fic, l’unica ragione per cui i Sei dell’Enterprise si trovano su Vulcano, il rapporto strano e allo stesso tempo indissolubile che c’è tra il capitano, il suo primo ufficiale e il medico di bordo, tra i loro quattro compagni e tra tutti loro.

La famiglia, Kirk ha perso David per cercare di recuperare la persona che è quasi un fratello per lui, Amanda deve a Jim e ai suoi compagni la vita del suo unico figlio, Sarek lo stesso.

L’amore, perché io sono una slasher convinta, e anche se piccolo, un accenno alla Spock/Bonny, l’attuale coppia totem, ce lo devo mettere per forza.

La determinazione e la volontà che muovono l’Universo, perché se non avessero davvero voluto salvare Spock, non sarebbero mai partiti, se Chekov, Uhura, Scotty e Sulu non avessero voluto VERAMENTE seguire il loro capitano per andare in soccorso del Primo Ufficiale, forse non sarebbero mai riusciti a riportarlo tra i vivi.

Grazie della lettura, spero di non essere la sola a imbarcarmi in questa avventura.

 

Lo dedico a Maya, Rowen ed Eerya! GRAZIE DI TUTTO!!

KISS

SHUN

   
 
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