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Autore: Sweet_Melody    09/02/2010    23 recensioni
“Papà!” Urlò Hayama dalla sua stanza, uscendone e correndo per fermare il padre, senza neanche accorgersi della sorella “Papà!” “Si, figliolo.” “Ok. La sposerò.” Fuyuki sorrise. Facile. “Ad una condizione.” ------ Nd_me: ho messo come genere anche erotico perchè forse, più in là.. /me si sfrega le manine!
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazze! Scusate il ritardo ma per questo capitolo l’ispirazione non voleva proprio arrivare.. So di deludere molte di voi, ma spero poi di rifarmi più in là :( Per chiarimenti, ci vediamo alla fine del capitolo xD Buona lettura!

 

NEVE IN PRIMAVERA

Capitolo 6

 

 

 

“Che cosa?!” Urlò furiosa.

“Misako, ti prego..”

“Come si permette quel-“

“Misako, è pur sempre mio figlio!”

“Hai ragione, Fuyuki. Ti chiedo scusa. È solo che la mia Sana non merita di essere trattata così!” Come si permetteva quel minuscolo essere di pensare una cosa del genere?!

“Lo so, è per questo che ho deciso di dirtelo.. Lo sai che non sono assolutamente d’accordo con le sue scelte!”

Si, era stata la cosa migliore dirlo a Misako, di questo Fuyuki ne era convinto. Davvero, Sana non meritava quello. E se lui avrebbe potuto impedirlo, beh, lo avrebbe fatto. Anche a costo di andare contro suo figlio.

“E di questo ti ringrazio. Ma non posso assolutamente permetterlo. Dobbiamo fare qualcosa.”

“Sono d’accordo, ma cosa.. Non posso costringere mio figlio a pensarla diversamente..” disse sconsolato Hayama. Per quanto ci avesse pensato, non gli veniva in mente niente.

E proprio per questo aveva deciso di dirlo alla contessa; lei, con le sue idee, avrebbe sicuramente trovato qualcosa. Doveva trovarlo.

“Uhm, cosa possiamo fare, cosa..” Per quanto si sforzasse di pensare, non poteva togliere dalla mente che l’unica cosa plausibile per lei, in quel momento, era staccare quella testa bionda dal suo corpo.

“Sono con te, Misako. Lo sai, ho sempre pensato che Sana fosse speciale, è per questo che ho accettato il matrimonio. Io sono convinto che lei può cambiarlo.” Sospirò speranzoso.

La contessa sorrise. Uno dei suoi rari sorrisi seri.

Poi il suo sguardo si fece furbo. Fuyuki capì che, forse, c’era ancora qualche speranza.

“Lo colpiremo nel punto debole, gli faremo avere paura, paura di non avere ciò che più desidera al mondo.” Sussurrò con uno sguardo tra il diabolico e il divertito.

“Il titolo.” Lui conosceva bene suo figlio.

“Esatto! Lascia fare a me, amico mio.”

Uhm, sarebbe stato un bene?

“Piuttosto” continuò la contessa “il restauro è terminato, la sorpresa è pronta.”

L’unica cosa che Fuyuki pensò, fu che quando parlava di Sana, e soprattutto della sua felicità, gli occhi di lei si illuminavano.

 

 

***

 

 

Non di nuovo, pregò, non di nuovo.

Era tutto come l’altra volta: la chiesa, il vestito, l’altare, lui.

E di nuovo lui la portò nella sua stanza, affamato e bramoso.

No, urlò, no!

Poi lui fece una cosa che non si aspettava. La abbracciò.

E lei si sentì in pace. Poi capì quando vide dei capelli biondi che le solleticavano la guancia e, allontanandosi, occhi mielati che la fissavano, desiderosi, si, ma di un desiderio che la fece arrossire.

Così si lasciò condurre dolcemente sul letto, si fece adagiare dolcemente, e accolse tutto il suo dolce peso.

Poi lui la guardò di nuovo, e piano, cominciò dolcemente ad avvicinarsi al suo viso.

Sana aprì gli occhi di scatto. Era di nuovo sudata.

E non per la paura, come lei cercava di convincersi.

Ripensò a come si era sentita bene tra le sua braccia, perfino nel sogno.

Il sogno.. Era cambiato. Adesso non aveva più paura, non poteva continuare ad illudersi.

Poi ricordò il giorno precedente.

Si alzò velocemente dal letto.

L’anello brillava beffardo al suo anulare sinistro, come a volerle ricordare che lei non poteva scappare, che quello era il suo destino, che non avrebbe più potuto avere tutta la fortuna del giorno precedente.

Eh si, perché, mentre lei già si disperava man mano che si avvicinava la fine del ricevimento, sua madre e Fuyuki chiesero ai novelli sposi di aspettare ancora un altro giorno per poter vivere insieme. Lei non sapeva il perché, ma aveva accolto di buon grado quell’offerta, felice di poter fuggire, ancora per poco, ai suoi doveri di moglie.

Akito non aveva detto niente. Si era limitato, alla fine del ricevimento, quando tutti gli invitati erano andati via, a prendere le sue cose e ritornare a casa sua insieme al padre, segna degnarla neanche di uno sguardo.

Che marito amorevole.

D’altronde, cosa si aspettava, visto che non era neanche un vero matrimonio il loro?

Persa com’era, non si era neanche accorta che il sole era già abbastanza alto, e ciò voleva dire che non c’era ancora molto tempo da perdere.

Sua madre aspettava lei e Akito per comunicare loro qualcosa.

Una sorpresa, aveva detto.

C’era da essere tranquilli?

 

 

***

 

Akito continuava a camminare furiosamente da una parte all’altra della sua grande stanza, così come aveva fatto per quasi tutta la notte.

Non era riuscito a dormire, né a pensare, d’altronde.

Lei, lei, lei. Sempre lei.

Gli si parava davanti in tutta la ingenuità, in tutta la sua gioia di vivere, in tutta la sua bellezza.

Perché ormai non aveva più senso negare che non era bella.

Ma era un tipo di bellezza diverso.. Non il tipo che piaceva a lui. No.

Eppure.. Non lo sapeva, maledizione! Non sapeva cos’era che gli impediva di non pensare a lei e al suo corpo sotto il suo. Non lo sapeva cos’era che gli impediva di desiderare Fuka, o qualunque altra ragazza avesse conosciuto.

Andò verso il letto dove cercò di sedersi, ma in un eccesso di rabbia scaraventò all’aria le coperte.

Nel farlo lo sguardo cadde su qualcosa che luccicava sul suo anulare sinistro.

La sua fede.

La loro fede.

Lui, sposato. Chi lo avrebbe mai detto.

E con una che non pensava neanche lontanamente a dargliela.

E nonostante questo, non poteva impedire ad un piccolo sorrisino di spuntare, traditore.

La fissò non seppe per quanto tempo, fino a quando la mente non andò a quello che sarebbe potuto succedere la notte successiva.

E mentre la guardava, realizzò una cosa. Dopo una notte inquieta riuscì ad arrivare solo a questo.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa, qualsiasi, per averla. Per avere lei.

Sua moglie.

 

 

***

 

 

“Bene, ora che siamo tutti qui, vorrei dirvi una cosa.” Sorrise Misako.

Era arrivato il momento di spiegare tutto quel via vai di persone da oltre un mese. Tutti aspettavano lei: Sana, Akito, Natsumi, e tutta la servitù. Fuyuki già sapeva.

“Il nostro regalo di nozze. O meglio, il mio, per la mia piccola.”

Sana, sorrise. Sua mamma era sempre sua mamma.

Impaziente, la esortò a proseguire. Soprattutto per non cedere alla tentazione di girarsi e scoprire che Akito la stava fissando da quando era arrivato.

“Beh.. Visto che so che ti dispiace dover lasciare la casa in cui sei cresciuta, Sana.. Ecco, non la lascerai!” Rise lei.

Sana spalancò gli occhi.

“Cosa? Ma.. È fantastico! Davvero posso restare qui con te?” Era entusiasta. Wow, questo significava anche non dover restare sola con lui.

Il lui in questione non la pensava allo stesso modo. Cosa stava dicendo quella maledetta donna?

“Certo che resterai qui, ma, siccome ormai siete marito e moglie” continuò, facendo bloccare Sana che stava correndo ad abbracciarla “avete comunque diritto ad una vostra vita, così la vostra nuova casa sarà l’ala Nord!”

Ehi, sembrava davvero entusiasta.

Akito sorrise. Sempre meglio di niente, lei doveva essere sua e basta. Non importava dove.

Il sorriso di Sana, invece, si spense gradualmente. Ma certo, come aveva potuto solo pensare che avrebbe potuto fuggire la sua vita con Akito. Sempre meglio di niente, cercò di consolarsi.

Corse ad abbracciare sua mamma. “Grazie.” Le sussurrò. Era vero. Il solo pensiero di allontanarsi da quel luogo la mandava nel panico.

Ora si spiegava la presenza di tutti quei lavoratori che da un mese andavano verso l’ala Nord. Sua madre era grande!

In fondo l’ala Nord era, si, un vero e proprio palazzo a sé stante, ma era pur sempre collegato al palazzo principale da un corridoio. In questo modo avrebbe potuto sempre essere in contatto con la sua famiglia.

Il problema principale, però rimaneva. Uhm.

“Bene, Akito? Tu cosa ne pensi.”

“Per me va bene.” Rispose distante.

Figuriamoci.

“Benissimo!” esultò Misako. “Inoltre” Non era finita lì? “La famiglia di Akito si stabilirà da noi, visto che ormai sono quasi nobili, e mi sembra giusto che anche loro abbiano una residenza adatta al loro rango!”

Fuyuki sorrise, mentre Natsumi ringraziò la contessa.

Akito, invece, era immobile. Aveva detto, quasi? Gli sembrava, però, alquanto sconveniente chiedere spiegazioni sul quel piccolo particolare, così aspettò che Misako, per qualche oscuro motivo mandasse via la servitù. Aveva ancora qualcosa da comunicare loro.

“Sana, Akito” cominciò, quando fu sicura che tutti se ne fossero andati “c’è qualcosa che dobbiamo dirvi. Rei dice di aver sentito qualcosa dalla servitù, dicono che tra di loro ci sia.. Una specie di spia, se vogliamo metterla in questi termini.”

“Una spia?” chiesero i due diretti interessati, salvo poi abbassare la testa, l’una imbarazzata, l’altro indifferente.

“Beh, si dice che alcuni dei nostri creditori non abbiano bevuto la messinscena del matrimonio.”

Messinscena.

Non fu tanto la gravità di quelle parole a colpirli, quanto quella piccola, insignificante, sola parola.

Messinscena. Per quanto volessero negarlo, un mormorio di protesta si era levato dallo stomaco di entrambi, come un gatto che, fino allora sopito, si era risvegliato infastidito da qualcosa. Una parola.

Misako, non vedendo nessuna reazione, continuò.

“Quindi hanno ben deciso di mandarci qualcuno per scoprire la verità. Nel caso in cui riuscissero a sapere, noi avremmo ancora più debiti, e voi, nessun titolo.”

Colpito e affondato.

Akito si dichiarò sconfitto.

E non potè fare altro che seguire le indicazioni della contessa, la quale annunciava che tutti i bagagli erano pronti per essere portati nell’ala Nord.

 

 

***

 

 

Il balcone offriva uno spettacolo troppo bello per coprirlo con le tende, quella sera.

Per questo Sana le aprì completamente. Faceva troppo freddo per uscire fuori, ma sarebbe stato un crimine coprire quella stupenda luna.

Com’era bella, così pura, così surreale, così lontana e allo stesso tempo così vicina.

Come le sarebbe piaciuto essere lassù, brillare nel cielo e portare un po’ di luce e conforto a chi ne avesse avuto bisogno.

Invece si trovava a dover convivere con una persona che non amava, e che sembrava odiarla.

Per fortuna, dopo aver portato tutte le loro cose nella loro dimora, sua mamma e Fuyuki si erano trattenuti fin nel pomeriggio, quando lei aveva evitato Akito dicendo di essere stanca e che andava a dormire.

Certo.

Se non fosse che aveva deliberatamente evitato quella che i domestici avevano preparato come loro camera, scegliendosene una diversa, seppur vicina, diversa.

E sola.

Non ce la faceva, non poteva dormire con lui, o fare.. beh, le cose che due sposi dovrebbero fare.

Era un’ipocrita, questo quello che pensava di sé stessa.

Perché per quanto timore provasse nel pensare ad una situazione intima con lui, non poteva impedirsi di arrossire, e di provare una certa pace. In un certo senso lei era attratta da lui, dai suoi occhi ambrati, così misteriosi e così freddi, e dal suo corpo.

Ehi, mica si può negare una cosa del genere, eh!

Era da quando l’aveva incontrato che non poteva evitare di paragonarlo al fisico mingherlino di Naozumi..

Uff, ma non era gennaio? Allora perché faceva tutto quel caldo?

Ancora con lo sguardo rivolto verso la luna, persa nelle sue fantasticherie, non si accorse della porta che lentamente si era aperta e subito dopo richiusa, dei leggeri passi per la stanza, come si accorse della sua presenza solo perché il suo corpo alto e duro aderì al suo.

Sussultò. L’unica cosa che si era aspettata era di trovarselo lì, non c’era neanche bisogno di girarsi.

Lui era silenzioso, forse perché come lei, non sapeva cosa dire, ma le poggiò la mani sui fianchi.

Sana sussultò per la seconda volta nel giro di un minuto. Un improvviso calore era scoppiato nei punti in cui le sue mani la toccavano.

“Non mi avevi detto che avresti dormito da sola.” Le sussurrò roco, così vicino al suo orecchio da sfiorarla con le labbra.

Cosa si aspettava? Che sarebbe rimasta con lui e fare quelle belle cose che gli piacevano?

Dal canto suo, Akito era rimasto un po’ dispiaciuto quando non aveva trovato né lei né le sue cose nella loro camera. Così, quando una cameriera gli aveva chiesto come mai la signora non fosse con lui, aveva preso la palla al balzo per raggiungerla. Poteva benissimo essere quella di cui aveva parlato Misako, no?

Bene, ora.. Quale migliore occasione per avere ciò che gli spettava di diritto? Così avrebbe potuto sapere cos’era di lei che lo attirava, l’avrebbe avuto, e l’avrebbe ripudiata. Semplice, no?

Mise velocemente a tacere quel maledettissimo gatto nello stomaco che stava ricominciando a protestare.

“Io..” cosa lei? Cosa doveva dire? Che aveva paura di stare con lui?

Bugiarda. Perfino il suo micio personale le dava della bugiarda.

Silenzio.

Akito, però, non resisteva più. Sapere di averla così vicina, respirare il suo dolce profumo, e non poterla avere era una tortura immensa. Senza neanche pensarci, senza pensare a reprimere l’istinto con la forza della ragione, prese tra le labbra il lobo del suo orecchio.

Dolce come lei, come l’odore che emanava, come il profumo della primavera.

Per Sana, però, questo era troppo. Non poteva continuare, non così, non sapendo che altri due secondi e non sarebbe più riuscita a fermarsi.

Così prese tutta la sua forza di volontà e si divincolò dalla presa sui suoi fianchi.

Il biondo però fu più veloce. Non per riflessi, ma probabilmente perché era troppo forte la paura che lei se ne andasse, che lo lasciasse lì, arrabbiato e insoddisfatto.

Riuscì ad afferrare il suo polso prima che lei andasse completamente via, spingendola con il suo corpo contro il muro adiacente al grande letto matrimoniale. Questa volta non gliel’avrebbe fatto fare, non le avrebbe permesso di scappare via.

Sana emise un flebilissimo gemito, che però non sfuggì alle orecchie di lui, immerso com’era nel silenzio della stanza, e riempiendolo di desiderio.

Voleva farla sua, voleva sentire anche quel gemito, e un altro, e un altro ancora, sempre più forti e sempre di più, fino a sentirla esplodere, e sentire che era stato lui a donarle quel piacere.

Voleva sentire il suo corpo contro il suo, libero da costrizioni, bruciare, ardere per lui, così come adesso lui stava ardendo per lei.

E, naturalmente, non potè impedire a tutto il sangue di fluire in quel benedetto punto, al solo pensare all’immagine di Sana nuda sotto di lui. Si spinse ancora di più contro di lei, ormai perso nel bisogno impellente che gli impediva di pensare.

La guardò, aveva gli occhi chiusi e, particolare che non gli sfuggì, le guance arrossate.

Com’era bella. Bella e fragile.

Fragile. Fragile e impotente. Ecco come si sentiva lei. Non poteva fare niente per liberarsi e, si sorprese a pensarlo, forse, neanche lo voleva.

Il corpo caldo di lui era una delizia unica. Poteva vedere i suoi muscoli attraverso la sottile camicia che indossava.

E poteva anche sentire un qualcosa di duro sul suo ventre, che, a meno che Akito non avesse un ventre prominente e particolarmente duro, pensava di sapere cosa fosse.

Riaprì piano gli occhi, aspettando la sua prossima mossa, e quello che vide la lasciò senza fiato.

Lui invece si bloccò. La voleva si, ma non così, non con quell’espressione spaventata negli occhi.

E, forse, rassegnazione.

No. Si scoprì a volerla in un modo diverso da quello in cui aveva voluto tutte le altre donne.

Ma lei era.. Così fragile, così pura.

Chi era lui per toglierle quella purezza?

Si staccò improvvisamente da lei, lasciandola fredda e stupita.

Il loro senso di vuoto era lo stesso, solo che ancora non se ne rendevano conto.

Allontanatosi, rimase a guardarla per qualche altro attimo con un’espressione indecifrabile, poi si voltò e raggiunse il letto, dove si sdraiò dandole le spalle.

“Non posso tornare di là, potrebbero accorgersene.” Disse secco.

Lei ci mise un po’ per capire, poi, lentamente si sdraiò anche lei. Rivolta, però, verso di lui.

Non parlarono per non seppero quanto tempo, fino a che Akito, non sentendo più niente, si girò, credendola addormentata. Con sua sorpresa però, un paio di occhi color cioccolato lo fissavano dolci.

Non accusatori, non feriti. Immensamente dolci.

Non ci fu bisogno di parole, non c’era niente da dire.

Negli occhi dell’altro videro timore, solitudine, perplessità. Videro il bisogno di amore, di calore, di luce. Una muta richiesta che non potevano ignorare ancora per molto.

Senza alcun motivo, Sana gli si avvicinò fino a far toccare i loro corpi. Avevano bisogno entrambi di quel contatto. Ed entrambi, ormai, stavano per accettarlo.

Contro ogni previsione Akito la cinse con un braccio, attirandosela ancora più vicino, mentre lei poggiava la sua testa sul petto di lui.

Un involontario sospiro uscì dalle loro labbra, mentre alla luce della luna ascoltarono i reciproci respiri farsi sempre più lenti e rilassati.

“Akito” sussurrò pianissimo dopo molto tempo Sana, con voce che gli fece capire che era quasi entrata nel mondo dei sogni “Akito, perché non ho paura..”

Lui non rispose, ma sentì il respiro di lei farsi sempre più regolare, fino a quando fu sicuro che si fosse addormentata. Fu allora che, piano, senza che nessuno lo sentisse, espresse per la prima volta nella sua vita i suoi sentimenti.

“Forse per lo stesso motivo per cui io ne ho.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*-*

Nonostante questo capitolo non mi piaccia, non posso fare a meno di sbavare per questo Akito xD

Lo so che molte di voi aspettavano la prima notte, non me ne vogliate, ma sinceramente mi sembrava ancora presto, preferisco vedere come continua ad evolversi la storia tra di loro.

Perdonatemi! ^^

 

Per aver messo la storia tra le seguite, vorrei ringraziare:

83ginny

Aki96

Ale03

Bellacullen889

Daygum

Fantasy_Mary88

Fasana

GingerBread

Hatori

I love sasunaru

Jesy

Kiss88

Ladykira22

Lady_free

Lalex

La_sua_alice

Mar

Lucia_hp

Mar

Maro_chan

Millennia angel

Oo_Stefania_The_Best_Oo

Poppy483

Porpetta

queenSerenity83

quenn88

S chan

Salf

Sam05

Soniuccia

Ubbi

_araia

 

E per averla messa tra le preferite (scusate le ripetizioni ^^):

83ginny

92titti92

Akira96

Daygum

Allen_Anne_Black

Fasana

Flamely

GiulyMPotter90

Giuly_chan95

Ladykira22

Leonedifuoco

Oo_Stefiania_The_Best_Oo

Queen88

Ryry

Soniuccia

Venoica91

_Annika

 

Ovviamente se ho sbagliato qualcosa o domenticato qualcuno fatemelo notare! xD

 

E.. NATURALMENTE, per commentare e leggere la mia storia *-*:

83ginny

Daygum

Sana1991

Jesy

_DaNgErOuS_ChIlD_

Oo_Stefania_The_Best_Oo

_Annika

Porpetta

Ladykira22

 

Grazie grazie grazieeeeeeeeeee!

Scusate se non vi rispondo ma ci tenevo a non prolungare ancora il momento di postare questo capitolo, solo che adesso non riesco a rispondere a tutte :( Lo farò nel prossimo capitolo!

Vorrei solo dirvi che ogni volta che leggo i vostri commenti.. Non lo so! Comincio a volare! :D

Mi fanno emozionare così tanto che non faccio altro che pensare a come far proseguire la storia, nella speranza di non deludervi mai! Grazie! ^^

 

 

Alla prossima, nella speranza che riesca meglio e che l’ispirazione continui ad esserci ;)

  
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