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Autore: Mistral    09/02/2010    4 recensioni
Il piccolo America annuì di nuovo, posando poi il mento sul bordo del cuscino, in attesa di sentire il seguito della storia - perché anche lui che non era capace di fare il tea sapeva che le bustine non restano nell’acqua per sempre…
[Piccole scene di vita quotidiana e grandi lezioni di vita][Young America/Inghilterra]
[Dedicata a bnr, anche se non mi conosce ♥]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell

Nota dell’autrice: la fic è ambientata in un momento imprecisato del passato coloniale di America, quando Alfred è ancora bambino. Non ci sono comunque riferimenti storici di rilevo.

Disclaimer: APH è proprietà di Hidekaz Himaruya

 


 

 

Dedicata a chi mi ha fatto conoscere Hetalia

E a bnr, autrice delle migliori opere che ho letto su questa serie

 

 

~ Come una bustina di tea ~

 

Inghilterra non era mai stato uno di molte parole; quando si trattava di insegnare qualcosa al piccolo America preferiva l’esempio ai lunghi discorsi, e in questo il suo fratellino, dotato di ben poca pazienza, si trovava perfettamente d’accordo con lui.

Arthur aveva sempre raccomandato ad Alfred di osservare i suoi gesti e atteggiamenti per trarne delle lezioni di vita. La giovane colonia lo faceva di continuo, non mancando di seguire l’impero come un’ombra in qualsiasi momento.

 

Successe anche quella sera.

Svegliandosi e trovandosi solo nella grande camera che aveva insistito per dividere con Inghilterra, America ebbe un attimo di smarrimento; subito dopo, però, stringendo tra le braccia l’immenso cuscino giallo, grande la metà di lui, il piccolo futuro eroe aveva raccolto tutto il suo coraggio ed era sceso titubante al piano inferiore.

Dalla cucina provenivano lievi rumori di stoviglie e un avvolgente aroma di tea; Alfred, timidamente, cacciò la testa nella stanza e un ampio sorriso si allargò sul suo visetto assonnato, mezzo nascosto dietro il cuscino: Arthur era lì, intento a preparare la sua bevanda preferita.

 

Il bambino rimase incerto sulla soglia, finché l’altro non lo scoprì con un sorriso, invitandolo poi ad avvicinarsi per poter meglio osservare e apprendere il procedimento con cui si prepara l’autentico tea, orgoglio del Regno di Sua Maestà britannica.

America aveva ubbidito ed era corso al fianco dell’Impero, mettendosi a guardarlo dal sotto in su con uno scintillio quasi adorante nei grandi occhi celesti - in quel momento il fratellone gli sembrava così… forte!

 

Mentre l’acqua si scaldava sulla stufa, Inghilterra si concentrò sulla delicata scelta della miscela da utilizzare; presa quella decisione, stese un quadratino di garza e vi depose un piccolo mucchietto di foglie essiccate, dall’intenso aroma di ribes. Ripiegò quindi la stoffa e, con pochi gesti, rapidi e sicuri, la chiuse con una cordicella, realizzando un sacchettino.

Quando la bustina fu pronta, se la sollevò davanti agli occhi, reggendola per il filo di cotone che la stringeva, quasi a volerne esaminare ogni dettaglio, per accertarne la perfezione.

Il piccolo America lo osservava estasiato, fantasticando sul momento in cui anche lui sarebbe stato capace di fare il tea a quel modo, e Inghilterra l’avrebbe bevuto e gli avrebbe fatto i complimenti per quanto era stato bravo a prepararlo.

 

Fu la voce soffice di Arthur a riscuotere il bambino dai voli pindarici della sua fantasia, riportandolo sulla terra.

“Sai Alfred…” stava dicendo l’Inglese, senza smettere di far dondolare la bustina e osservando nel frattempo il fratellino con la coda dell’occhio “…ognuna delle colonie che ho costruito finora è un po’ come una di queste bustine di tea.”

America aggrottò il visetto, dubbioso, non riuscendo a cogliere il nesso tra le due cose - ma non osava chiedere spiegazioni, nel timore di rovinare l’atmosfera: sapeva bene che per Inghilterra tutto ciò che aveva a che fare con il tea era sacro e temeva di offenderlo con una domanda inopportuna.

 

Arthur, dal canto suo, dopo quella frase così sibillina non sembrava intenzionato ad aggiungere altro - o forse non parlava perché si aspettava una qualche replica da parte di Alfred. Fatto sta che era rimasto immobile, la bustina sempre dondolante davanti al viso e un’espressione assorta nelle iridi smeraldine.

“Big bro…?” soffiò piano il piccolo, emergendo appena da dietro il cuscino.

Inghilterra in risposta sorrise, depose la bustina e si accosciò di fronte al bimbo, scompigliandogli i capelli con la mano.

“Vedi Alfred, io ho creato tante colonie in giro per il mondo e ognuna di esse mi ha richiesto tempo e fatica e grandi sforzi.” spiegò l’Impero, fissando dritto negli occhi il fratellino per fargli capire la serietà e l’importanza delle sue parole “Un po’ come per preparare una bustina di tea, capisci?”

L’acqua aveva appena iniziato a bollire quando Arthur, con un tempismo calibrato al millimetro, tacque e si rialzò in piedi per mettere in infusione il filtro. Preparò il vassoio con la teiera e due tazze, poi tornò a rivolgersi al bambino.

“Quando la nuova colonia viene annessa all’impero, esso ne estrae la parte migliore, facendo in modo che, come ogni buona bustina, produca qualcosa di splendido e perfetto quanto il tea.”

Ora America cominciava a capire il nesso. Annuì sorridendo e abbassò un poco il cuscino dietro cui sembrava volersi fare scudo.

Pure lui all’inizio era una colonia di Inghilterra (e non aveva senso che l’altro cercasse di nasconderglielo: anche se era solo un bambino, certe cose già le sapeva), poi però era diventato il suo adorato fratellino, quindi quel discorso (forse) non lo riguardava più. Ma comunque gli piaceva sentire il suo big bro parlare con così tanto affetto delle proprie colonie… lui sì che era bravo, mica come quell’altro biondo a cui Inghilterra gli raccontava sempre di averlo strappato ai tempi della sua nascita.

 

Il piccolo America annuì di nuovo, posando poi il mento sul bordo del cuscino, in attesa di sentire il seguito della storia - perché anche lui che non era capace di fare il tea sapeva che le bustine non restano nell’acqua per sempre…

Alzò gli occhi su Inghilterra e lo vide intento a controllare il contenuto della teiera.

“Quando la bustina è esaurita perché ha dato tutto quel che aveva…” ricominciò d’un tratto Arthur, afferrando nel mentre una pinza ed estraendo dalla teiera il sacchettino con l’infuso “…allora viene spremuta per bene, così che nulla vada sprecato, e poi viene buttata via perché ormai non serve più.”

E alle parole faceva seguire i gesti, gettando infine la bustina esausta in un barattolo, in compagnia di numerose altre.

“Con le colonie è più o meno lo stesso, capisci Alfred?” concluse poi l’Impero, sollevando il vassoio carico e dirigendosi verso il tavolo.

 

Sì, Alfred capiva fin troppo bene.

Quel modo di fare di Inghilterra, che certamente lo aveva reso grande, lo attraeva e lo spaventava insieme perché America, nella sua infantile ed irrazionale incertezza sempre bisognosa di rassicurazioni, temeva che un giorno la stessa sorte sarebbe potuta toccare anche a lui - anche se era il fratellino di Arthur e non più solo una colonia che, come una bustina di tea, si butta via quando non ha più nulla da dare.

Il bambino strinse forte il cuscino, lanciando un’occhiata al barattolo colmo di bustine usate: lui non sarebbe finito così, nossignore! Lui sarebbe diventato grande e avrebbe imparato a fare il tea bene come il suo fratellone. E non si sarebbe fatto buttare via perché ormai inutile.

 

America guardò Inghilterra, fermo accanto al tavolo che lo osservava dubbioso.

Gli rivolse un largo sorriso e lo raggiunse di corsa, mettendosi il cuscino sotto braccio - se voleva imparare ad essere un eroe forte come lui, non gli servivano scudi di piume dietro cui nascondersi.

“Big bro, mi insegni a fare il tea?”

 


 

Nota della beta:

Questa one-shot nasce un venerdì sera a casa mia, quando ho avuto l’assurda idea di preparare una camomilla. Stavo strizzando la bustina con la pinza per il ghiaccio, come mio solito, quando mi sono voltata perché mi stavo sentendo osservata… e Mistral era lì, nascosta dietro al mio cuscino (giallo, sì) che mi guardava in maniera strana. Sono corsa subito ai ripari, ovviamente, ma anche se ho cercato di distrarla è riuscita lo stesso a formulare i primi pensieri che hanno portato alla stesura di questa storia.

Ah, non so se a quei tempi esisteva già il tea al ribes, ma Mistral l’ha visto nell’armadietto nella mia cucina e l’idea le è piaciuta. È molto buono, provatelo.

Lety

   
 
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