Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: baby80    10/02/2010    3 recensioni
Quello che avrei voluto fosse successo dopo la famosa puntata dell'anime "un innamorato respinto"... la mia rivisitazione di ciò che successe dopo "lo strappo della camicia"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oscar riuscì a tornare nella propria stanza ed entrare in salotto, dove la stava aspettando suo padre, senza farsi scoprire.

“Padre, è successo qualcosa? Come mai siete rientrati così presto?”
“Oscar non ti preoccupare, sto perfettamente, così pure tua madre, siamo tornati prima per farti un regalo che spero accetterai”
“Padre io... non capisco” Oscar era confusa, suo padre che regalava qualcosa a lei... era follia pura.
In quel momento entrò in salotto sua madre, sorridente ed eccitata
“Oscar, tesoro, voglio presentarti il conte Louis, figlio dei nostri più cari amici”
“Felice di fare la vostra conoscenza madamigella Oscar” e con un inchino le prese la mano e la portò alla bocca, Oscar era senza parole, allibita da questa situazione che aveva tanto il sapore di una trappola.
“Piacere mio, conte” Oscar ritrasse la mano, infastidita
“Bene ora che le presentazioni sono state fatte mostrerò al conte la sua stanza, vogliate scusarci” madame Jarjayes era più euforica del solito. Oscar e il generale rimasero da soli in salotto.
“Oscar cosa ne pensi del conte?” chiese il generale
“Padre non capisco” Oscar capiva perfettamente, anche se sperava di sbagliarsi
“Il conte, è la mia sorpresa per te Oscar. E' un uomo colto, con idee moderne, ha girato il mondo sai, proviene da un'ottima famiglia, e come avrai potuto notare è dotato di grande fascino, e non disdegna le armi, la caccia... è un buon partito Oscar. Sono sicuro che ti piacerà.”
“In che modo, padre, dovrebbe piacermi? Come compagno di caccia? Come ospite? In che modo?” Oscar cercò di trattenersi, ci provò con tutte le forze che aveva in corpo
“Come marito Oscar”
“Mi avete mentito. La vostra comprensione quando non ho preso parte al ballo in mio onore, l'invito a prendere del tempo per me stessa, la vostra preoccupazione nei miei confronti, la gentilezza delle vostre parole, tutte menzogne! Mi avete mentito padre! E sia chiaro, io non ho intenzione di sposarmi, ne ora ne mai”
Il generale continuò a guardare dritto fuori dalla finestra, come se non ci fosse nessuno nella stanza, come se Oscar non esistesse, poi si alzò lentamente, si avvicinò alla figlia, le strinse un braccio e disse, piano ma a denti stretti
“Tu ti sposerai Oscar, e ne sarai felice. Tu sposerai il conte, perchè questo è ciò che ho deciso. Domani sera indosserai abiti femminili, cenerai col conte e accetterai la sua corte. Prova a disonorare questa famiglia e sarò costretto a...” il generale non riuscì a terminare la frase, ma non ce n'era motivo.
Oscar non disse nulla, si liberò dalla presa del padre, uscì, sali sul suo cavallo e corse via, se fosse rimasta avrebbe fatto qualcosa che non si sarebbe mai perdonata. Cavalcò a lungo cercando una soluzione a ciò che le stava accadendo, cosa avrebbe potuto fare? Scappare? Disubbidire a suo padre? Si domandò il motivo per cui non riuscisse a dirgli no, era adulta, eppure non era in grado di ribellarsi e questa cosa la faceva sentire debole, fragile, immensamente stupida.
Quando Oscar tornò a palazzo trovò suo padre e il conte parlare amabilmente in giardino, uscì dalla scuderie intenzionata ad entrare in casa senza rivolgere la parola ai presenti, ma nel tragitto che la separava dalla porta d'entrata il conte la “braccò” letteralmente.
“Oscar, come state? Avete fatto una piacevole passeggiata?”
“Si conte, è stata piacevole”
“Vostro padre mi ha raccontato tutto di voi, ero così curioso di conoscervi, una donna che ha vissuto come un uomo, una donna che non ha timore a battersi e comandare degli uomini, una donna a servizio della regina di Francia... vi immaginavo diversa” Louis era intimidito
“E cosa vi aspettavate conte?” Oscar era seccata ma curiosa
“Non vi immaginavo così... bella” il conte puntò gli occhi su quelli di Oscar e sembrava intenzionato a non distogliere lo sguardo
“La bellezza serve a  poco quando c'è da combattere, comandare i miei uomini o difendere la Regina” Oscar stava iniziando a perdere la  pazienza
“Certo, avete ragione, ma è più facile accettare ordini da una bella donna”
“...un po' meno prenderle da una bella donna, non credete, conte?” e così dicendo Oscar rientrò in casa.
Quella sera Oscar dovette cenare con il padre, la madre e il conte, cercando di sopportare la presenza imponente del generale e la frivolezza esasperante di madame Jarjayes. Mangiò pochissimo e parlò lo stretto necessario. Una serata che avrebbe voluto evitarsi, così come se l'era evitata Andrè, che non aveva più visto dopo che si erano svegliati, almeno a lui era stato risparmiato tutto questo, Oscar cercò di immaginare come André avrebbe potuto prendere questa notizia, e gli si strinse il cuore.
Arrivò finalmente la fine della cena ed Oscar si congedò accusando un mal di testa tremendo, salutò il conte invitandolo a rimanere a conversare con suo padre, il conte non ne sembrò dispiaciuto, meglio così, pensò.
Andrò dritta in camera, aveva voglia di rimanere sola e si maledisse di non essere andata nella villa in Normandia, forse, se l'avesse fatto si sarebbe evitata questa tortura, o forse l'avrebbe solo rimandata... si chiese dove diavolo fosse finito Andrè, aveva voglia di parlare con lui, di stare un po' in sua compagnia, ridere e sentirsi vicini come un tempo, smise di pensarci, si spogliò e si infilò a letto, sperando di non svegliarsi, il mattino seguente, e dover affrontare la serata col conte.
Il giorno arrivò ed Oscar fu costretta ad alzarsi e scendere per far colazione col conte, passarono poi l'intera giornata tra una passeggiata a cavallo e un racconto del generale Jarjayes.
Oscar riuscì a liberarsi solo quando suo padre la invitò a seguire la governante per prepararsi alla cena con il conte... da una tortura ad un'altra, pensò Oscar.
“hai visto André oggi?” chiese alla governante
“Ho visto André ieri sera, mi ha detto che oggi sarebbe stato via per tutto il giorno, e che se avesse fatto in tempo sarebbe rientrato stasera. Ora andiamo bambina, abbiamo un sacco di cose da fare prima della cena”
Dopo un tempo che sembrò interminabile Oscar fu pronta, ma questa volta non ebbe voglia di guardarsi allo specchio, aveva giurato a se stessa che non si sarebbe più vestita da donna, mai più, e invece era succedo di nuovo e non era stata in grado di ribellarsi.
Respirò profondamente prima di uscire dalla stanza, una sera soltanto si disse, questa sera avrebbe recitato una parte, questa sera non sarebbe stata Oscar ma soltanto una donna stupida e frivola.
Oscar scese le scale e trovò il conte ad attenderla, lo vide sbarrare gli occhi e fu subito da lei, le prese la mano e gliela baciò, un bacio umido e fastidioso, ma Oscar sorrise a questo gesto.
Si accomodarono nella sala da pranzo, imbandita solo per loro due, il conte si complimentò con Oscar per la sua bellezza e per il magnifico abito che la rendeva ancora più “radiosa”, come può un uomo usare il termine “radiosa”, Oscar non se ne capacitava...
La cena fu servita.
“Oscar è difficile per me desinare in questo momento, è così difficile distogliere lo sguardo da voi”
“Conte mangiate vi prego, non vorrei essere la causa della vostra morte per deperimento” e rise come avrebbe fatto una di quelle dame che spesso aveva visto alla Reggia, e che tanto detestava.
“Oscar ve ne prego, non chiamatemi conte, chiamatemi Louis, sarebbe un onore per me sentire il mio nome uscire dalla vostre labbra” Oscar avrebbe voluto alzarsi e infilzare il conte con la sua spada, proprio in quel momento
“Conte mi mettete in imbarazzo...”
“Accontentatemi Oscar vi  prego”
“Ma certo... Louis”
“Oh Oscar...” il conte era estasiato
Terminarono la cena e si accomodarono in salotto, il conte sorseggiava un bicchiere di liquore ed Oscar era davanti alla finestra.
“Oscar, scusate la mia intraprendenza, posso chiedervi di mostrarvi a me di nuovo, voglio ammirarvi meglio con questo meraviglioso abito” e così dicendo la fece voltare tenendole le mani e alzandogliele
“Louis mi state mettendo in imbarazzo, smettete, ve ne prego” non sapeva quanto avrebbe ancora potuto continuare quella farsa
“Oscar io non vi conosco bene ma sono certo di voler passare del tempo con voi, la mia intenzione è quella di sistemarmi, e se non sono troppo sfrontato... vorrei passare la mia vita con voi, è presto lo so, mi crederete un folle, uno sprovveduto, ma sento che siete una donna straordinaria, sono certo che quella sarà la nostra strada... accettate la mia corte Oscar” il conte poggiò le mani sulle braccia di Oscar avvicinandosi sempre di più fino ad arrivare alle sue labbra e sfiorarle con un bacio leggero. Oscar temette di fare qualcosa di sconveniente, aveva voglia di cambiare i connotati a quel damerino da strapazzo, cercò di controllarsi, si voltò verso la finestra e recitò la sua scena madre.
“Louis no, non fatelo più ve ne prego, siete troppo per me, sono una donna così inesperta e voi mi fate venire voglia di fare cose che... che non posso nemmeno dire. Conte ve ne prego, lasciatemi sola adesso, lasciatemi qui col ricordo delle vostre labbra sulle mie. A domani Louis, a domani mio conte. Buonanotte” Oscar dovette mordersi le labbra per non ridere
“Oh Oscar, mia bellissima Oscar, avete ragione sono stato troppo sfacciato, ma siete così... così... seducente stasera. Sapevo che avreste accettato la mia corte, oh Oscar, è così difficile congedarmi da voi, ma lo farò mia cara. A domani. Buonanotte Oscar” e il conte sparì nella sua stanza, tra i corridoi di palazzo Jarjayes.
Oscar corse su per la scalinata ed entrò nella propria stanza, chiuse e rimase appoggiata alla porta per qualche secondo, buttò la testa indietro e rise forte fino quasi a mancarle il fiato e così come improvvisamente era nato il riso, scomparve, si sentì tremendamente triste, patetica. Aveva voglia di piangere.
Sentì bussare alla porta, poteva essere, il conte, così intraprendente? Aprì la porta
“André” era stupita
“André dove sei stato? Mio padre ha portato con sé il figlio di un vecchio amico, un conte, vuole che diventi mio marito. È assurdo. Solo ora si è reso conto che sono nata donna? André io non voglio sposarmi, non avrei dovuto più indossare un abito da donna, l'avevo giurato a me stessa. Io voglio vivere come un uomo, ora lo so, niente potrà farmi cambiare idea, questa non è la vita che desidero, non voglio essere una donna, non voglio essere una moglie, non voglio vivere come mia madre e come qualunque altra dama stupida e frivola. Voglio essere un uomo” Oscar parlò senza prendere fiato e con le lacrime che ormai le rigavano le guance.
Andrè non disse nulla, entrò, chiuse la porta dietro di sé, a chiave, fece spostare Oscar in mezzo alla stanza, lei lo guardò perplessa... L'uomo gli si mise dietro, posò le mani sulle sue spalle e le fece scorrere fino al collo, prese la collana tra le mani e la sganciò, lasciandola  poi cadere a terra... gli tornò di fronte, mise le mani tra i suoi capelli, esattamente come aveva fatto qualche giorno prima, e li sciolse come allora... Oscar tentò di dire qualcosa, ma Andrè scomparve dalla sua vista, era di nuovo dietro di lei, sentì la sua mano spostarle i capelli di lato e poi poggiarsi sulla schiena nuda e scorrere giù lungo i fianchi, dove si era unita anche l'altra mano, Oscar ebbe solo il tempo di dire “Cosa...” prima di vedere le ampie gonne cadere ai suoi piedi... provò a terminare la frase ma le parole diventarono un sussulto quando le mani di Andrè tornarono lungo i fianchi, e attorno alla vita, quasi ad accarezzarla attraverso il tessuto, sentiva il suo respiro caldo sul collo, e ancora mani, su, verso la schiena nuda, e di nuovo giù ai lati del busto, la stava stringendo, con forza ma senza farle male... Oscar percepiva le mani dell'uomo muoversi sul corsetto che le stringeva il petto, sentì tirare, le mancò il respiro, e vide la mano di Andrè poggiarglisi davanti, col palmo aperto, ed un istante dopo il bustino aprirsi dietro di lei...  la mano di lui sul ventre impediva al corsetto la sua folle corsa lungo il pavimento, mentre l'altra le percorreva la schiena nuda in tutta la sua lunghezza, chiuse gli occhi e buttò la testa all'indietro, un gemito le uscì dalle labbra quando lui lasciò la presa liberando il seno dalla morsa dell'indumento. D'istinto si portò le mani al petto, frastornata da ciò che era accaduto in pochi minuti, non riuscì a muovere un passo, rimase immobile in attesa di riprendere il controllo di se stessa e della situazione, cosa le stava accadendo? Era in quella stanza, nuda, André l'aveva spogliata e lei non aveva gridato, non era fuggita. Cosa le stava succedendo?
Le mani di André sui suoi fianchi interruppero quei pensieri, Oscar girò leggermente la testa, e il viso di lui, ancora dietro di lei, gli fu subito vicino, la sua bocca accanto all'orecchio, il respiro caldo.
“Questo non è il corpo di un uomo...” e gli poggiò le labbra sul collo, ed Oscar, inaspettatamente portò il braccio dietro di sé, sul capo di Andrè, le dita tra i suoi capelli, un gesto carico di significato più di mille parole, un invito a continuare, un consenso a ciò che stava accadendo.
Andrè ne fu stupito, piacevolmente stupito, Oscar non stava fuggendo, non lo respingeva, era li tra le sue braccia, spogliata, non soltanto degli indumenti ma dell'involucro che per tutta la vita l'aveva imprigionata... lo voleva, lo sentiva chiaramente da quella mano tra i capelli che spingeva la testa sempre più contro il suo collo, lo voleva, voleva lui, nessun altro, non il conte Louis, non il conte di Fersen, no, lui, il suo migliore amico.
Oscar si voltò, aveva il viso di Andrè davanti, rimase a guardarlo per qualche istante e fu come se lo vedesse per la prima volta, come se l'amico di sempre fosse scomparso per lasciare il posto ad un'altra persona, con uno sguardo particolare, uno che non gli aveva mai visto negli occhi. Era di fronte a lui, spogliata, nuda, all'infuori di una cortissima sottogonna e delle leggerissime calze bianche fermate a metà coscia da un nastrino nero, nuda di fronte ad un uomo nuovo, come lo era lei stessa, una persona nuova.
Dimenticò tutto quello che era successo in quelle settimane, dimenticò i disordini che stavano nascendo in Francia, dimenticò la bugia di suo padre, il modo di vivere così assurdo della madre, dimenticò Louis, dimenticò perfino il conte di Fersen, non c'era più nulla dentro di lei, nulla che valesse la pena di ricordare in quel  momento, si scordò il desiderio di essere un uomo, ora non era ne uomo ne donna era solo Oscar, semplicemente Oscar, c'erano solo lei ed André, nessun altro.
Era ancora di fronte a lui, lo sguardo sui suoi occhi verdi, così diversi quella sera, prese coraggio e con un filo di voce tentò di dire qualcosa
“André... cosa stia...” le labbra di lui si portarono via il resto della frase, in un istante, un “shhh” sussurrato e le labbra si  posarono su quelle di Oscar in un bacio delicato ma deciso, e lei rispose, con una tale passione che non credeva di possedere, con una tale voglia di assaporare un'altra persona che non immaginava potesse provare... il suo corpo compieva gesti a lei sconosciuti in modo così naturale da stordirla...
Oscar portò le mani tra i capelli di André, spingendoselo contro, per rendere il bacio ancora più intenso, ancora più profondo, per assaporare ogni particolare di quella bocca che non aveva mai considerato sotto questo aspetto... e lui rispose a quel gesto baciandola come avrebbe voluto fare da tanto tempo e concentrando, ora, tutta la voglia di quegli anni... Le mani di lui si posarono sulla schiena di lei sfiorandola leggermente, dalla base fino ad arrivare al collo e poi su tra i capelli, glieli strinse tra le dita per un attimo, in un impeto di passione, e a questo gesto Oscar si bloccò, staccando le labbra da quelle di lui, gli occhi fissi sui suoi in uno sguardo interrogativo, la bocca ancora leggermente aperta, umida, sembrava intenzionata a voler dire qualcosa ma non lo fece e fu di nuovo nella sua bocca... André sentì le dita di Oscar tra i capelli, le sentì accarezzarlo e farsi strada verso il collo, la schiena, e soffermarsi in carezze più forti e continuare giù lungo la vita, fino a quando lei gli strinse il tessuto della camicia e gliela sfilò dai pantaloni, in pochi istanti, e subito le mani calde sotto la stoffa, sulla schiena nuda...  e il seno contro il suo petto, ne sentiva la forma piena, avrebbe voluto toccarlo ma prima che potesse fare qualsiasi movimento vide le mani di Oscar sbottonargli la camicia, percepì un leggero tremore delle dita e sorrise di questa cosa, così dolce e buffa al tempo stesso, aspettò che finisse di aprire ogni bottone e solo allora gli mise la mano sotto il mento e gli sollevò il viso, era bellissima con un leggero imbarazzo negli occhi e le labbra arrossate per i baci troppo violenti...
“Sei bellissima” André non potè fare a meno di dirglielo, e l'imbarazzo di Oscar si fece più intenso, abbassò il viso, intimidita, ma lui si fece più vicino e baciò ancora quelle caldissime labbra rosse... e nei minuti successivi le mani di Oscar si fecero più impazienti liberando il corpo di André dalla camicia, sentendo finalmente i propri corpi vicini, uno contro l'altro, pelle contro pelle, una sensazione strana, nuova, piacevole... e senza che se ne rendesse conto sentì le proprie mani poggiarsi sul petto di quello che fino a poche settimane prima era solo ed esclusivamente il suo migliore amico, percependo sotto le dita i muscoli che i suoi occhi avevano solo intravisto, qualche volta, quando André lasciava la camicia leggermente aperta, era tutto così strano, tutto così nuovo, la voglia di scoprire il corpo dell'altro e desiderarlo fino a star male, e lei desiderava di più, mentre lasciava scorrere le mani lungo il ventre e più in basso, e lei voleva scoprire di più, quando cercò di sbottonare i pantaloni di André...
“Hey...” disse André quasi sussurrando, con un tono dolce, mentre bloccava le mani di Oscar, e lei si fermò con l'espressione di chi ha fatto qualcosa che non doveva.
“Cosa stiamo facendo Oscar?” era André che lo chiedeva questa volta, e questa volta fu Oscar che risposte, con una risposta chiara e semplice, baciandolo con tutta la passione che aveva in corpo e aprendogli i pantaloni, senza trovare delle mani a fermala, questa volta. Lei lo voleva, accettava tutto ciò che stava accadendo, e voleva lui.
André era accecato da una felicità che aveva rincorso per tutta la vita, travolto da una passione così immensa che non credeva di trovare in Oscar, la voleva, l'aveva sempre voluta, ed ora era li, tra le sue braccia, si lasciò andare... la spinse contro la parete premendo il corpo contro  il suo, cercando il contatto con la sua pelle, col suo seno, la sentì gemere quando gli carezzò una coscia, la strinse nella mano e l'alzò  portandosela attorno alla vita, spingendosi sempre di più contro il suo corpo, con la precisa intenzione di dimostrargli il desiderio che aveva per lei, con l'intenzione che lei sentisse il suo essere uomo, la sua eccitazione ancora fasciata negli abiti. Oscar sentiva tutto questo e desiderava poter sentire di più, tutte quelle sensazioni che nel corso della vita gli erano state, e si era negata... ma ora sentiva... sentiva la bocca di André posarsi sul collo e scendere lungo le clavicole, le mani attorno a quel seno che aveva sempre odiato, e il suo viso sul petto, lei non potè far altro che tenergli la testa tra le mani e carezzargli i capelli mentre la sua bocca le faceva scoprire nuovi piaceri, lo sentì scendere ancora, le labbra calde sul ventre, e a quel punto lo fermò e lo fece tornare su per baciarlo ancora e ancora... e fu in quel momento che lui la sollevò facendo passare le sue gambe attorno alla vita, la prese in braccio e la fece poggiare sul letto.
I baci si interruppero, così come le carezze, solo i respiri, ancora affannosi, non cessarono, si guardarono per minuti che sembrarono interminabili...
“Oscar io... io voglio continuare... non immagini quanto io voglia tutto questo, ma non posso, non posso continuare così, sapendo che lo stai facendo per chissà quale motivo, per rabbia, per vendetta contro tuo padre...” André si dovette sforzare per dire quello che aveva detto, avrebbe potuto non farlo, avrebbe potuto approfittarne ma amava troppo Oscar per fargli una cosa simile, e farla a se stesso. Oscar non rispose, distolse lo sguardo e rimase in silenzio.
“Oscar dimmi qualcosa, qualsiasi cosa, ti prego. Io... io ti amo, lo sai, e ho sperato che accadesse questo da sempre, ma se lo stai facendo per delle ragioni sbagliate io mi fermerò, e andrò via, te lo giuro, non voglio approfittarne”
“Non chiedermi nulla André, ti prego. So benissimo che non ti stai approfittando di me, non l'ho pensato nemmeno per un secondo...”
“Oscar io non posso...” André non poté terminare la frase, lei glielo impedì, posandogli una mano sulle labbra e baciandolo subito dopo stringendolo contro il proprio corpo, l'uomo era perduto, di nuovo.
Oscar sapeva esattamente cosa stava facendo e ancor di più aveva ben chiari i sentimenti che nutriva per André, l'aveva capito qualche giorno prima, quando aveva temuto di perderlo e non rivederlo mai più, l'aveva capito quando l'affetto per Fersen era scivolato via così velocemente dopo che André l'aveva accolta nel proprio letto durante il temporale e l'aveva coccolata come aveva fatto in passato quando erano bambini, l'aveva capito, quel sentimento era sempre stato li, dentro di lei, aveva assunto varie forme durante il corso degli anni, ma sotto era rimasto immutato, era fatto di una sola essenza... amore... dirlo sarebbe stato così semplice, per chiunque, ma non per lei.
André tentò di nuovo di sapere, di chiedere, ma Oscar ebbe per lui armi affilate che lo fecero desistere dal continuare... e successe quello che doveva succedere da tempo. Il resto degli indumenti volò via in un soffio e le mani scoprirono posti sconosciuti, e sensazioni, e respiri, nuovi.
André saggiò ogni centimetro di quella pelle bianchissima che aveva sognato innumerevoli volte, ne scoprì il sapore, era sopra di lei, pelle contro pelle, fece scivolare la mano sul ventre e poi sempre più giù, e li si fermò, avvicinò il viso a quello di Oscar, si guardarono, senza imbarazzo, continuarono a guardarsi fino a quando lui gli scivolò dentro e la vide chiudere gli occhi, e allora le baciò la fronte, il viso, le sussurrò che l'amava, da sempre, e poi si perse nella sua bocca, come si stava perdendo nel suo ventre.
Si amarono per un tempo indefinito, persi l'uno nell'altro, si amarono fino a quando non poterono far di più, fino a quando non poterono andare oltre, e allora si divisero.
Oscar si lasciò andare sul corpo di André, poggiò la testa sul suo petto, il respiro era ancora convulso come quello di lui, cercò di riprendere fiato mentre passava le dita sulla pelle bagnata di André e in quel momento sentì la mano di lui poggiarsi tra i suoi capelli, rimasero così, in silenzio, gustandosi il piacere di poter stare vicini. Era notte fonda, tutto il palazzo dormiva, il generale Jarjayes accanto alla moglie, i domestici, perfino il conte Louis, tutti tranno André ed Oscar, loro non volevano perdersi un secondo di quella notte.
Oscar stava carezzando la pelle di André, tracciando strani disegni con le dita, si sentiva felice, appagata, finalmente serena, come se si fosse tolta un peso dal petto, sospirò profondamente...
“Oscar... tutto bene?” chiese André sottovoce, lei fece cenno di si con la testa, e lui continuò ad accarezzargli i capelli con un sorriso sul viso che non riusciva a togliersi di dosso.
Oscar si girò, poggiò il mento sul petto di André e rimase a guardarlo, con le labbra imbronciate e uno sguardo da bambina
“Oscar, sei sicura che vada tutto bene?” la voce di André lasciava trasparire una leggera ansia
“...se c'è qualcosa che non va ti prego di dirmelo... io non... io non vorrei essere stato troppo brusco...” André era decisamente a disagio, Oscar lo guardava con aria interrogativa
“...sono stato troppo brusco, forse ho esagerato... avrei dovuto controllarmi di più...” André era in imbarazzo ed il viso aveva assunto un'espressione buffissima, Oscar sorrise, si poggiò con la guancia sul suo petto e ciocche di capelli le si posarono sul viso, lo guardò e disse, in modo  impercettibile
“Io credo proprio di amarti...” ecco cosa le stava accadendo, si disse.
“Cosa?... cosa hai detto Oscar?”
“Niente André, niente...” Oscar non se la sentiva ancora di pronunciare quelle parole ad alta voce.
André invitò Oscar a farsi più vicina, lei gli si mise accanto, su un fianco e lui si accostò al suo corpo, abbracciandola, baciandole la spalla, il collo, e sussurrando come fossero respiri
“Sei bellissima Oscar... ti amo, lo sai?” lo ripeteva all'infinito conscio del fatto che lei non avrebbe mai risposto, ma era felice così.
Si addormentarono senza rendersene conto.


“Conte Louis, vi siete alzato presto, avete dormito bene? E ditemi, vi prego, come è andata la serata con mia figlia?” Il generale Jarjayes era impaziente di sapere l'esito di quell'incontro.
“Generale Jarjayes, ho dormito stupendamente, e per quel che riguarda la serata, che dire... vostra figlia ha colpito il mio cuore e credo di aver fatto breccia anche nel suo... rallegratevi Generale, credo proprio che in breve tempo avrete un matrimonio in questa casa”
“Dite davvero conte? Non immaginate quanto io ne sia felice, non speravo in un tale successo, ma sapevo che sareste stato l'uomo giusto per mia figlia. Conte venite con me, voglio offrivi da bere, dobbiamo festeggiare” e così dicendo il generale e il conte uscirono da palazzo Jarjayes per recarsi in uno dei tanti salotti per soli uomini.

Oscar aprì gli occhi lentamente, la luce del sole che filtrava dalle persiane le dava fastidio, si guardò attorno e vide sul pavimento i resti, come morti, degli indumenti che aveva indosso la sera precedente, quegli abiti femminili che le ricordavano ora, alla luce del mattino, cosa era successo durante la notte... e li accanto a lei c'era lui, André, il suo André, l'uomo che l'aveva fatta sentire donna con un semplice bacio.
Lo guardò dormire per un tempo infinito, osservò il suo viso disteso e tranquillo, come non lo vedeva da tempo, studiò le linee delle sue braccia, del petto, che erano sfuggite ai suoi occhi durante la notte, e lo trovò bellissimo... lo guardò ancora per qualche minuto e poi non resistette dal passargli un dito sulle labbra, quelle labbra così calde e morbide che l'avevano fatta impazzire qualche ora prima.
André si svegliò, mostrando i suoi bellissimi occhi verdi, baciò il dito che lei stava passando sulle sue labbra, poi dischiuse la bocca e lo morsicò leggermente.
“Hey, hai intenzione di mangiarmi?” Oscar rideva
“L'intenzione era proprio questa...” disse André poco prima di girare Oscar e stendersi su di lei, che iniziò a ridere un po' troppo rumorosamente.
La bocca di André le stava percorrendo il corpo, lasciando dietro di sé piccoli morsi, sul collo, le spalle, il seno, le braccia, il ventre e tanti, tantissimi sulle labbra facendole diventare rosse come il fuoco, e rendendole così, ancora più invitanti e piene.
Oscar non riusciva a smettere di ridere nonostante i “rimproveri” di André
“Oscar non ridere così forte, vuoi che qualcuno ti senta?”
“....no no... ah ah ah... ma non riesco a smettere... mi stai facendo solletico...”
“vediamo se riesco a farti smettere...” e suonò come una minaccia... in un attimo André posò le labbra su quelle di Oscar in un bacio profondo, in un lunghissimo bacio... ovviamente lei smise di ridere.
Oscar perse il controllo di sé, come era successo durante la notte, sentì le sue gambe schiudersi e posarsi attorno ai fianchi di André, sentì il proprio corpo muoversi contro quello di lui ricercando un contatto, un piacere che non tardò ad arrivare, fu presto accontentata, l'uomo fu di nuovo in lei, in un attimo... il dolore che aveva provato quella notte, quel piccolo prezzo che dovette pagare, per essere una donna, era svanito, lasciando il posto al piacere, solo al piacere... un piacere che invase entrambi lasciandoli stremati ma felici, l'uno nelle braccia dell'altro.
Sapevano che avrebbero dovuto separarsi il prima possibile, era ormai giorno inoltrato e stavano rischiando d'essere scoperti, ma nessuno dei due aveva intenzione di alzarsi.

“Oscar devo andarmene da qui...” sussurrò André mentre ancora la stava abbracciando
Oscar non disse nulla, abbracciò André ancora più intensamente, aggrappandoglisi addosso e nascondendo il viso contro il suo petto.
“Oscar non fare così, ti prego, devo andare, lo sai.” disse questa volta con un tono più deciso, mentre tentava di alzare il viso di lei, e quando finalmente ci riuscì vide che stava piangendo, tentò di dire qualcosa per rassicurarla ma lei lo precedette.
“Come farò ora André, come farò? Se ieri sera non avevo intenzione di sposare il conte, oggi la trovo una cosa inconcepibile. Come farò? Come? Io non voglio sposare il conte, non voglio sposare nessuno... io... io...” e il pianto si fece più feroce.
“Ascoltami... Oscar guardami... smetti di piangere, non pensiamo a questo adesso, troveremo una soluzione, hai capito? Ma ora smetti di piangere, ti prego” le diceva asciugandogli le lacrime dalle guance. La tenne stretta per qualche minuto e poi si obbligò ad alzarsi. Si vestì velocemente evitando di guardare quel letto che avrebbe voluto raggiungere immediatamente, si voltò soltanto quando fu pronto ad andarsene e allora la vide alzarsi, avvolta nel lenzuolo, lo teneva fermo sul seno con un braccio, i capelli le ricadevano morbidi sulle spalle e sulla schiena nuda, come avrebbe potuto uscire da quella stanza adesso, pensò André... le si avvicinò senza dire nulla, poggiando soltanto le labbra su quelle di lui e mordicchiandogliele piano...
“Dio, Oscar, se fai così come credi che potrò uscire da questa stanza?”
“Non devi necessariamente uscire da questa stanza...” disse continuando a tormentargli le labbra
“Devo uscire da questa stanza Oscar... fai la brava...” disse con poca convinzione mentre tentava di allontanarla da lui. La  prese per mano e si diressero verso la porta, passarono accanto al letto che li aveva accolti in quella notte che non avrebbero più dimenticato, e in quel momento Oscar si bloccò, André la vide fissare un punto e poi abbassare il viso imbarazzata... su quel grande letto, sulle bianchissime lenzuola di seta c'era ora un segno rosso, la pennellata di un pittore su una tela immacolata, che strano paragone era balzato nella mente di André, che non disse nulla al riguardo, si limitò a stringere Oscar tra le braccia e sussurrarle
“Quello che è successo stanotte... quello che abbiamo fatto... è stato magnifico. Ti amo Oscar” poi aprì leggermente la  porta e controllò che non ci fosse nessuno nei paraggi, uscì e scese la scalinata senza mai voltarsi.
Oscar avrebbe voluto fermarlo in quell'istante e dire ad alta voce ciò che sentiva dentro, per lui, ma la paura la fermò, di nuovo. Chiuse la porta, fece un bagno caldo e si vestì pensando a cosa  raccontare alla vecchia governante quando questa avrebbe notato il sangue sulle lenzuola... una ferita alla gamba durante un allenamento, ecco, quella poteva essere una buona giustificazione.
  
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