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Autore: KH4    10/02/2010    6 recensioni
Il mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. Anche se cammino, respiro, osservo...sto forse vivendo come dovrei fare? Non lo so.Ho paura a trovare la risposta.Ho paura a guardare indietro. Ho paura di quello che sono. Ma io....chi sono?(prologo del cap.14).
La vita di Ace prima ancora che entri a far parte della ciurma di Barbabianca e durante la permanenza sulla nave di quest'ultimo, accompagnato da un dolce ragazza dal passato oscuro e ingiusto. Buona lettura a tutti!(introduzione modificata)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qua (di nuovo);nonostante sia una settimana di esami,trovo sempre il tempo di postare la fict.E’ il mio unico svago,quindi senza non saprei proprio cosa fare.Dopo aver passato lo scorso venerdì con il defibrillatore (ho visto lo spoiler 573,non dico altro)mi sono fatta coraggio e ho pensato “Oda non avrà davvero intenzione di fare quel che penso?”.Questo lo pensavo prima di leggere le anticipazioni del 574.Vi lascio immaginare il mio attuale stato perché non ho il coraggio di aggiungere altro.Prima di lasciarvi al capitolo (Beatrix,so che lo adorerai perché c’è chi sai tu),ringrazio come sempre chi recensisce:

Maya90:cara,non ti scusare per il ritardo,capita e comunque il tuo capitolo meritava.Grazie anche per i complimenti,però andateci piano,io sono una che arrossisce all’istante se gli si fanno i complimenti ma già lo sai!Non ricordarmi la scena della Merry,li ho pianto sul serio(è stato un momento così toccante,sniff…).Ho sempre adorato le lucciole di fuoco,da quando l’ho visto (in giapponese con i sottotitoli italiani,gli episodi sono molto più eccitanti)me ne sono  innamorata e quando ho pensato a un modo per risollevare Sayuri,ho avuto la bislacca di idea di utilizzare qualcosa di veramente speciale:mi rifiutavo di mettere i nomi in italiano,senza offesa ma sono un insulto quelli di Ace (imperatore fiammante non può essere minimamente paragonato a Dai enkai entei,l’imperatore di fuoco).Lo ripeto,guardare gli episodi in giapponese con i sottotitoli in italiano è tutta un’altra cosa.Mi ha davvero sollevato quando ho letto che non avevo imitato quel fumetto,mi sarebbe venuto un colpo.Mi sono scervellata per essere crudele e un po’ risento i rimorsi ma ormai è andato,quindi non ci possiamo più fare nulla!!

Yuki689:tesoro,leggere i tuoi complimenti mi fa andare su di giri!anche gli altri ovviamente,mi fate tutte sorridere,arrossire,non riesco a smettere.Amica mia,so che aspetti con tanta pazienza il momento in cui Ace si dichiarerà ma ti chiedo di avere ancora più pazienza perché quel momento fa parte di un altro momento che a sua volta fa parte di tutto il mio contorto piano che reggere questa storia.Ma se la cosa ti può stuzzicare,ti dico che presto avverrà qualcosa di molto interessante!

Angela90:eccomi qua!Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto e che i sentimenti di Ace non passino inosservati.Vedrai,presto accadrà qualcosa ma non dico cosa altrimenti rovino tutto e tanti saluti!!

MBP:non fatico a vederti a terra con una miriade di cuoricini che spuntano come funghi dal tuo corpo.Effettivamente se fosse Ace a farmi l’hotarubi potrei schiattare a terra e andrei in paradiso più che soddisfatta.E dire che mi pareva di aver fatto il capitolo troppo sdolcinato.Adoro le scene mielose ma non troppo.Ti dirò,sono più portata a descrivere dei sad chap (capitolo tristi).Se ho in mente quello che voglio mettere per iscritto con allegata una canzone triste mentre lavoro,sono capace di tirare fuori l’impensabile e quando voglio so essere crudele.

Beatrix:amica mia,non posso che essere d’accordo con te.Di Ace sapevo ben poco ma sin dal primo incontro è stato amore a prima vista e saperlo in prigione mi ha quasi ucciso.Si è solo un personaggio inventato ma quando si legge qualcosa di bello,ci si innamora sempre di qualcuno in particolare e a me è capitato di appassionarmi al signore della fiamme!Forse esagero ma penso che anche tu abbia la stessa opinione;prova a immaginare Shanks al posto di Ace,come minimo andresti dritta filata a Marineford e uccideresti tutti quelli che ti capitano a tiro.Dopo ciò che ho visto nel 573,stavo letteralmente per morire e dopo aver intravisto le anticipazioni del 574…beh,non posso dire niente,perché in fondo non potevo di certo pretendere un miracolo(anche se ancora ci spero ma non troppo).Sono felice che tu abbia apprezzato la correttezza di Ace…e anche che tu abbia trovato un fidanzato,anche se col caratteri di Smoker;tranquilla!di solito gli orsi fingono di essere brontoloni ma in realtà sono dei coccoloni!forse mi sbaglierò ma magari chissà…..Se mi capita un persona come Ace,caratterialmente,me ne innamorerei subito!Ah,dimenticavo:sono ancor più contenta che Sayuri ti piaccia.Sai pensavo di averla fatta un po’ troppo perfetta;si,il fatto di non odiare ma la verità è che l’ho pensata così sin dall’inizio e non volevo omettere qualcosa che mi piaceva per sostituirlo con qualcosa che non mi andava a genio.

 

 

Per la prima volta nella sua vita, Sayuri si sentiva in una posizione di stallo, da cui non riusciva ad uscire. Avvertiva qualcosa di strano agitarsi nella sua anima, simile alla marea che si alzava al chiaro di luna e si abbatteva dolcemente sulla sabbia e che continuava a infrangersi al solo pensiero di quanto era capitato poche ore prima. Ace l’aveva colta in un momento debole, ben peggiore di quello passato a Giungle River, dove le sue innumerevoli ferite si erano aperte senza che lei potesse controllarsi, consolandola come nessun’altro aveva mai fatto. D’altro canto, prima della sua entrata nella ciurma dei pirati di picche, non aveva fatto altro che contare unicamente sulle proprie forze, perché chi tentava di avvicinarla non era mai per esserle amico; non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi alla sua sfera emotiva più intima. Tranne a Ace. Nel istante in cui l’aveva tirata a sé, abbracciandola sotto quell’albero, le tenebre che la tenevano imprigionata si erano diramate senza lasciare traccia. La tentazione di scoppiare a piangere era stata così forte che a fatica l’aveva cacciata indietro; aveva singhiozzato ma quel calore che aveva provato, che l’aveva avvolta per proteggerla a tal punto da rasserenarla,aveva fatto si che le sue lacrime si fermassero. Il viso gli si infiammò nel ricordare quanto il suo volto fosse stato pericolosamente vicino a quello del ragazzo. Se si fosse sporta lo avrebbe....

BLUSH!

Il viso le andò letteralmente in fiamme, tanto che dovette nasconderlo dietro le mani per non andare avanti con quella scenetta mentale. Ricordava bene come la guardava, così deciso e rassicurante. Ricordava bene la sensazione di incatenamento che aveva provato nel incrociare i suoi occhi e ricordava ancor di più quel piacevole e del tutto sconosciuto senso di impotenza che l’aveva immobilizzata mentre la distanza  tra loro due si riduceva sempre di più. Era assurdo che provasse così tanto imbarazzo visto che già lei il suo capitano si erano accidentalmente scambiati un bacio a Giungle River. Preferì non approfondire i ricordi altrimenti la situazione sarebbe degenerata irreversibilmente.Si raggomitolò ancora di più, scuotendo la testa. Le mani le coprivano ancora il viso. Sdraiata su delle casse di legno scuro lasciate in uno dei tanti corridoi di pietra dove le finestre filtravano la luce azzurrognola della luna, stava utilizzando come coperta provvisoria il cappotto che Ace molto gentilmente le aveva prestato. Era perfino rimasto a farle compagnia per la notte nel caso fosse stata tormentata da possibili incubi ma tanto quelli non l’avrebbero raggiunta cogliendola di sorpresa visto che si era svegliata senza più riuscire ad addormentarsi. Colta da brividi, si era destata con una gran sete e nell’alzarsi aveva notato che Ace non era più lì. Prima era seduto a terra con la schiena appoggiata alle casse mentre ora era letteralmente sparito; si sarà trovato un posto per dormire, aveva pensato subito.

“Uhm...che sete...” mugugnò poi insonnolita.

Scese dalle casse avvolgendosi col cappotto e una volta che ebbe indossato gli stivali, partì alla ricerca di una cucina o qualunque posto potesse avere qualcos’altro oltre agli alcolici. Non stette a chiedersi dove fosse finito di preciso il ragazzo, era già era stato fin troppo gentile e poi i suoi problemi personali doveva risolverseli da sola; anche se ancora non sapeva bene come,ci sarebbe riuscita con le sue sole forze. Non voleva mettere in mezzo nessuno, ne Don, Bonz, gli altri componenti della ciurma, ne Ace. Sopratutto Ace. Continuò a girare per i corridoi, a percorrere diverse scalinate ma senza riuscire ad orientarsi; senza neppure sapere il come, si era ritrovata nella sala grande dove si era tenuta la festa e dove ora si stava esibendo un coro di russi non tanto armonioso. Da dove era, Sayuri intravide Don sdraiato a terra, con una bottiglia di liquore in mano e Bonz, vicino a lui che dormiva beatamente abbracciando un pollo. Tipico del cuoco- cannoniere dormire a stretto contatto con del cibo.

“Niente da fare. Vediamo se riesco almeno a tornare al punto di partenza” sospirò.

Poteva stare lì tutta la notte ma alla fine si sarebbe ritrovata con un pugno di mosche tra le mani e magari persa in chissà quale punto di quel singolare posto; lasciando perdere la sua ricerca,tornò sui suoi passi, sperando di trovare la strada giusta.

“Ma guarda, ero convinto che dormissero tutti”

Quando la castana ebbe svoltato l’ennesimo angolo, nemmeno si era immaginata di trovarsi faccia a faccia con Shanks il Rosso. Era così stanca che non aveva percepito la sua presenza o ancora più semplicemente, pensò, lui non stava manifestando l’haki.La giovane sbattè gli occhi un paio di volte per avere la conferma di non stare sognando e subito spostò un ciuffo dietro l’orecchio senza nascondere la sua sorpresa.

“A quanto pare non sono l’unico a cui piace girovagare di notte. Cercavi qualcosa?”

A Sayuri occorsero ben quattro secondi per formulare, raccogliere ed esprimere i propri pensieri in parole.

“Ecco...” cominciò “Diciamo di si. Mi chiedevo se ci fosse una cucina da qualche parte, volevo dell’acqua” gli disse anche se la sete ormai le era quasi passata.

Non se ne accorgeva ma l’uomo la stava osservando con cipiglio interrogativo ma lei era così ingarbugliata nei suoi pensieri, che non faceva altro che strofinarsi le palpebre ed emettere leggeri sospiri.

“Hai l’aria di una che ha un bel groviglio di problemi” constatò col sorriso sulle labbra.

Ecco. Colpita e affondata. Se perfino l’onorevole imperatore si era accorto che in lei quella notte c’era qualcosa che non andava, evidentemente sul suo viso doveva esserci scritto “Povera anima in pena che cerca di dimenticare questa giornata”. Escluso il momento passato con Ace, il resto era da buttare via.

“Tutto a posto?” le domandò movendo due passi in avanti.

Solo in quel momento, Sayuri si accorse che in mano teneva un boccale di birra ma quello che c’era al suo interno non era birra o alcool ma una bevanda dall’odore dolciastro, simile alla camomilla ma dal colore rossastro. Oltre al chiedersi cosa stesse bevendo il Rosso, Sayuri cercò di dire qualcosa, qualunque cosa ma quando riuscì ad aprir bocca, si ritrovò a dover accettare un secondo boccale di quella bevanda,spuntato fuori dal nulla.

“Bevi, ti farà sentire meglio. Scalda e fa passare anche la sbronza più pesante, lo so per esperienza” le assicurò con sorriso ancor più ampio “Ti andrebbe di farmi un po’ compagnia all’aperto? Rischierei di perdere l’altro braccio se svegliassi qualcuno dei miei compagni” ridacchiò

Effettivamente svegliare qualcuno nel pieno di una sbronza poteva essere molto fatale e Sayuri non ebbe motivo di rifiutare quella proposta, anche perché il sonno oramai le era passato e una chiacchierata privata con uno dei quattro imperatori non era cosa da tutti i giorni. Seguì l’uomo fino a giungere ad un balcone esterno, scavato e modellato dalla natura stessa. Fortunatamente aveva smesso di nevicare e ora le nuvole si erano diramate, mostrando così il blu nero della notte. Erano in alto e la nebbia che  qualche ora prima impediva di vedere la cima della montagna,ora si era andata a nascondere sotto i suoi piedi,nascondendoli. Parevano essere al di sopra del mondo perché il silenzio che si udiva era irreale e quel buio rendeva l’atmosfera ancora più estranea ma senza quella sfumatura di paura che di solito aleggiava nei cimiteri o nelle lande desolate colorate di grigio. Si trovavano su un isola come tante altre, non doveva apparire così strano ma invece lo era. Sayuri guardava di sotto e immaginava di vedere miriadi di persone camminare, parlare, senza accorgersi di essere osservati in tutti i loro movimenti. Nonostante sentisse del terreno sotto i suoi stivali,si sentiva librare in aria insieme a un castello sospeso fra le nuvole, come quello delle favole.

“E’ davvero comodo avere il proprio nascondiglio all’intero di una montagna” mormorò la ragazza sempre nel guardare in basso.
“Si, ha i suoi vantaggi. Però devo ammettere che ogni tanto è sgradevole isolarsi dal resto del mondo, anche se voi siete riusciti a trovarci con facilità” affermò Shanks nel sedersi su un panca posto vicino alla parete rocciosa.
“Lei ci è venuto incontro e ci ha facilitato la ricerca”
“Uhm..vero ma siete stati comunque in gamba” ammise sorridendo “Allora, che cosa ti ha spinto ad andartene dalla festa?”
Sayuri strabuzzò gli occhi “Come se ne è accorto?” si trovò a dire.
Shanks rise “Se non ricordo male, sei l’unica ragazza presente in tutta l’isola”

La castana si diede della stupida per aver fatto una domanda tanto scema,però era sorprendente di come il Rosso avesse tenuto d’occhio la situazione anche con in atto dei festeggiamenti tiratardi. Da quel poco che aveva visto prima di andarsene, gli era parso che l'imperatore fosse totalmente preso a divertirsi e a porre ad Ace altre domande su Rufy, il fratello minore. Dietro all’apparente maschera sempre pronta a divertirsi, si nascondeva un uomo serio che prendeva molto a cuore le sue responsabilità e i suoi compagni.

“E poi Ace nel non trovarti, è partito in quarta a cercarti” aggiunse mantenendo quel sorriso smagliante

Sayuri cominciò a sentire distinatamente che la posizione di stallo in cui era invischiata stava diventando troppo opprimente. Shanks stava solo mostrando a parole quello che vedeva e lei era rientrata in quella confusione mentale a cui solo pochi minuti prima aveva appena dato un ordine come a tutte le vicende con cui aveva a che fare. Certo non poteva rimanere in silenzio,non davanti a un pirata di quel calibro, la sua educazione la stava spingendo a fare la mossa successiva sotto forma di mani invisibili che gli davano colpetti alla schiena.

“Avevo soltanto bisogno di prendere una boccata d’aria” cominciò calma e senza lasciar trasparire alcun’altro sentimento nella sua voce “Così ne ho approfittato per riordinare i miei pensieri”

A volte aveva la netta impressione che il suo comportamento la rendesse di ghiaccio.
Il solo fatto di essere gentile e educata nel rispetto dei suoi simili e che non finisse definitivamente i propri avversari la rendeva agli occhi degli altri odiabile. Per tanti anni, le persone che aveva incontrato, i cosiddetti colleghi con cui si era scontrata, per non parlare della Marina, l’avevano definita come una diversa, una persona altezzosa che col suo modo di fare credeva di essere superiore a chiunque. Una persona indossante una maschera perennemente su di una verità tanto semplice quanto nauseante ma non le era mai importato delle opinioni degli altri,perché non erano suoi amici: lei si comportava a quel modo, era un pirata diverso da altri perché quello era puramente il suo carattere. La sua incapacità di odiare forse poteva essere ritenuta falsa per chi considerava i pirati dei fuorilegge, dei senza cuore ma lei era così. Odiare non serviva a nulla se non a fare del male a sé stessi; se lei avesse odiato come quella donna aveva fatto con lei, probabilmente sarebbe morta anni addietro. Non avrebbe fatto che il gioco di quelle persone: vederla diventare quello che più temevano al mondo, diventando un mostro.

“E che cosa sei riuscita a ricavarne?” le domandò Shanks infine.
Lei si morse il labbro e rispose, alzando gli occhi verso l’uomo “....Che forse in fondo, sono una persona davvero stupida” rispose con voce bassa. “Mi sono sempre impegnata in quello che credo e non ho mai avuto ripensamenti ma il fatto di navigare con qualcuno, mi ha esortata a dare un nuovo volto a tutto ciò che fino a questo momento avevo considerato con un particolare metro e nel ripensare a quanto ho fatto, sono arrivata alla conclusione di non aver fatto molti passi avanti. Potrei direi di non averne fatti affatto” affermò con sorriso malinconico.

Abbassò nuovamente gli occhi. Forse era vero. Lei si era sempre tenuta a distanza, si era sempre comportata come una principessa irraggiungibile ma le persone che si era trovata avanti non volevano certo farsela amica senza avere dei doppi fini. Si era scontrata con altri pirati, sconfiggendoli e mostrandosi più forte di loro; aveva sconfitto la triade nera perché trovava i loro loschi affari alquanto disgustosi e inconcepibili. Rispettava la vita altrui ma non le ingiustizie commesse da queste; sapeva vedere bene le persone per quello che erano e fino a quel momento tutte quelle con cui aveva avuto a che fare, anche se per breve tempo, non erano meritevoli dell’unico elemento su cui lei riponesse sicurezza: la fiducia.

 Quella parola assumeva un significato prezioso quanto il diamante e lei non era il tipo da dispensarla ovunque e con chiunque perché a malapena ne conosceva il reale potenziale, esattamente come il sogno che stava cercando.

“Hai pensato di esserti liberata di una cosa che ti procurava non poco fastidio e invece te la sei ritrovata davanti senza preavviso, giusto?” le domandò seriamente l’uomo, riportandola coi piedi per terra.

La ragazza si trovò costretta a dover far salire i suoi occhi fino all’altezza della testa del Rosso. Per quanto fosse strano, davanti a sé aveva uno dei quattro imperatori. Era completamente diverso da come se lo aspettava; Barbabianca era imponente e bastava sentirne pronunciare il nome per cadere a terra scombussolato mentre il rosso era tutt’altro che spaventoso. Quello che vedeva non era che un comune uomo sui trentasette anni, con i capelli scarlatti, un leggero accenno di barba e baffi ad abbellirgli parzialmente la faccia e un lungo mantello nero a coprirgli il braccio mancante. Per l’aspetto assomigliava ad un qualunque essere umano, era normale ma al tempo stesso non lo era. I suoi occhi mostravano uno spirito vitale diverso da quello di cui lei era padrona, uno spirito cento volte più forte, devastante e sicuro del suo,uno spirito che sapeva richiamare a sé persone diverse e unirle sotto un unico tetto di avventure, viaggi, tutto quello che nella vita viene considerato come magico e senza limiti. Solo un uomo potente come lui poteva arrivare a tanto e racchiuderlo in sé senza lasciare che questo traboccasse inutilmente.

“Ci sono cose a questo mondo che non possiamo risolvere da soli” cominciò lui “Perché troppo grandi per una singola persona. Basta guardare alcune isole e vedere le città costruiteci sopra; non è stata una sola persona a realizzarla ma più persone che hanno collaborato al fine di ottenere qualcosa che li accomunava”

Che parlasse per esperienza o meno, la ragazza provò una strana sensazione: quell’uomo aveva combattuto tante battaglie ed era stato ferito innumerevoli volte ma ne era sempre uscito vivo senza mai vantarsi o accaparrarsi il merito di una vittoria. Non amava particolarmente la guerra ma credeva nei suoi ideali e li percepiva anche in quel momento, anche se erano invisibili. Nessuno aveva mai scoperto cosa volesse il Rosso realmente ma era certo che l’avere una ciurma piena di persone stravaganti e allo stesso tempo sorprendenti fosse una sua prerogativa per farsi riconoscere quel pochino. Solo chi era a stretto contatto con lui poteva immaginare cosa gli passasse in quella testa sorridente ed enigmatica.

“Ma se queste cose fossero diverse da un nemico da sconfiggere?” domandò lei stringendo il boccale con entrambe le mani.

Cercava di rimanere il più impersonale possibile.

“Non significa niente” le rispose sorridendo ”Ci sono tanti modi per affrontare un ostacolo ma tante persone preferiscono evitarlo o ricacciarlo indietro e questo è uno dei motivi per cui esiste il rhum. Vivere senza affrontare dei problemi, ignorarli o credere che questi non esistano non è vivere.” affermò con rinnovata serietà
“E lei pensa che affrontarli da solo sia sbagliato?”
“Oh no. Avere la consapevolezza di ciò che ti assilla è simbolo di maturità e cercare di affrontarli non è certo da stupidi, solo che se non ci si riesce da soli si può sempre chiedere aiuto a chi è disposto a darti una mano. Guarda me, sarò anche considerato uno dei più forti uomini che esistano ma non so nemmeno come si cucina un uovo in camicia!” ridacchiò.

Chiedere aiuto....

Era una cosa a cui Sayuri non era del tutto estranea;dovendo combattere, si era ritrovata in piccoli episodi dove le era capitato di aiutare una persona o due davanti a dei prepotenti che spadroneggiavano la loro arrogante autorità ma non le era mai successo di venire ricambiata o aiutata da qualcuno d’esterno.

“Sayuri” cominciò nuovamente il Rosso, richiamando la sua attenzione “Si vede che sei una ragazza matura e intelligente ma credimi, chiedere aiuto ai propri amici per un problema non è un crimine,al contrario. Se chiederai un loro consiglio, loro sapranno dartelo. In questo modo dimostrerai che ti fidi di loro e loro ricambieranno nell’aiutarti. Come credi che sia arrivato fin qui?”

Le parole dell’onorevole Shanks aprirono le porte di una nuova via che Sayuri non aveva mai intrapreso. Nel bere la tisana, sentì il liquido dolciastro scenderle in gola e sparpagliarsi in tutto il corpo, dandole un brivido di piacere e calore. La via che vedeva non era buia ne piena di nebbia ma bianca, come un foglio; toccava a lei disegnarci sopra, colorarlo e abbellirlo come meglio preferiva. Ora non viaggiava più sola, aveva degli amici. Amici con cui rideva e che voleva difendere perché era una loro compagna. Amici per cui sarebbe sempre stata disponibile. Amici di cui poteva fidarsi e che avrebbero ricambiato in eguale modo la sua fiducia. Adesso anche lei aveva qualcosa a cui tenere a cuore soltanto non sapeva che da questi poteva ricevere forza e sincerità. Sorrise lievemente, nascondendo gli occhi dietro la frangia.

“Onorevole Shanks, le potrei fare un ultima domanda?” domandò con tono dolce.
“Chiedi pure”
“Non vorrei essere invadente ma posso domandarle come ha fatto a perdere il braccio sinistro?”

In tanti gli avevano fatto quella domanda e lui non si era mai stufato di ripetere la risposta. Tutti si chiedevano come fosse stato possibile che lui, Shanks il Rosso, fosse tornato dal mare settentrionale senza un arto e senza il suo inseparabile cappello di paglia, compagno di tante scorribande. I tanti nemici affrontati  gli avevano arrecato ferite lievi e profonde ma da cui si era sempre ripreso. Quand’era tornato nella rotta maggiore, lo stupore nel vederlo privo di un braccio aveva lasciato tutti quanti molto sorpresi ma egli non se ne era mai lamentato, anzi; ogni qualvolta glielo domandassero, lui stringeva con l’altra mano la spalla e sorrideva con una sicurezza tale da spaccare le pietre.

“Ho solo fatto una scommessa con una persona” le confessò con un sorrisetto furbesco “E sono certo che non mi deluderà”
“Sembra aver riposto una grande fiducia in questa persona” intuì la ragazza.
“Certo e come ti ho appena detto, sono sicuro che non mi deluderà”

 

 
Era l’una passata e Sayuri era di nuovo in giro a cercare il punto di partenza. Ora che il sonno le era tornato, era quasi tentata di fermarsi in un qualunque punto ci fossero state delle casse o qualcosa su cui stendersi e mettersi a dormire senza preoccuparsi più di nulla, solo che lì in giro non c’era niente su cui sdraiarsi e l’idea di dormire sul pavimento si stava facendo sempre più incalzante anche se la prospettiva di svegliarsi con un gran bel mal di schiena la scoraggiava un poco. C’era di buono che ora non stava patendo più il freddo di prima ma l’avrebbe provato di nuovo se non si fosse mossa invece di guardarsi intorno in cerca di una possibile soluzione.Poi, nemmeno a desiderarlo, trovò un posto dove riposarsi; alcune casse, insieme a dei sacchi erano stati lasciati lì ai lati e lei ne approfittò per stendersi sopra. Lì o da un’altra parte non avrebbe fatto alcuna differenza. A ritrovare la strada ci avrebbe pensato la mattina successiva. Tastò i sacchi per vedere se potesse sdraiarci sopra. Erano morbidi, decisamente più comodi delle dure e spigolose casse di legno.

“Sempre meglio che dormire per terra” affermò nel sistemarsi.
“Direi di si, visto che il pavimento qui è piuttosto spigoloso” disse Ace comparendo alle sue spalle.
“Ace! Credevo fossi andato a dormire”
“No, ero solo andato a recuperare questo” tra le mani reggeva il suo lungo cappotto rosso, quello che si era dimenticata di indossare quand’era uscita “Nel sonno stavi tremando e così sono andato a cercartelo”

Il cuore mancò un battito. Ace le era rimasto accanto per tutto quel tempo e si era preso pure il disturbo che non patisse freddo. Riuscì a controllarsi e a non arrossire ma avvertì una piacevole ondata di calore pervaderla e farla sorridere con tutta la dolcezza possibile. Le premure del moro verso di lei continuavano sempre più a rasserenarla e si sentì nuovamente in colpa nel avvertire quel blocco all’altezza della gola, pieno di spine.

Non sai quanto vorrei dirti che...che....

Perfino mentalmente non le riusciva di dire che gli voleva bene. Che lo amava. Non sapeva bene cosa la rendesse tanto sicura che il sentimento che provava per lui fosse realmente amore ma voleva credere che fosse quello perché ormai difficilmente poteva pensare che fosse qualcos’altro. Ace solo riusciva a farla stare bene. Aveva un posto speciale nel suo cuore e per quanto il dolore persistente cercasse di farla desistere, stesse provando ad ingannarla dicendogli che se solo avesse detto la verità lo avrebbe perso, lei non avrebbe smesso di provare quel caloroso affetto che provava nei suoi confronti.
E dire che quando lo aveva incontrato a Rogh Town aveva pensato che mai lo avrebbe più rivisto, che dopo quel breve dialogo avrebbe proseguito il suo cammino da sola come sempre aveva fatto sin dall’inizio. Lei non era una persona che si scomponeva facilmente ma in presenza del moro e quando meno se lo aspettava si sentiva così tanto vulnerabile da fargli paura. Giungle River ne era stata una prova però ora quel forte senso di timore non era più così tanto pressante e se quel misto di confusione ed estraniamento che provava quando Ace le era accanto non era altresì che amore, allora era anche a disposta a soffrire un pochino di più perché non voleva perdere quel piacevole calore che le scaldava l’anima,non voleva perderlo. E anche se adesso non poteva far nulla se non tacere, il desiderio di trovare quel coraggio mai avuto per parlare apertamente come mai aveva fatto, cominciò a farsi largo in lei.

“Oh Ace, non dovevi. Adesso sto bene, non dovevi disturbarti ancora”
“Non dire sciocchezze” la rimproverò con filo di serietà “Non posso perdonarmi che tu stia male. Quindi adesso mettitelo”
“Soltanto se tu accetti di metterti il tuo” replicò dolcemente lei “Nemmeno io potrei perdonarmi di vederti ammalato” disse infine nascondendo l’imbarazzo.
“Per quanto mi riguarda, potrei stare anche solo con i pantaloni indosso e non congelerei al contrario di qualcun altro”

Cocciuto fino alla fine ma Sayuri non se la prendeva perché quella sua testardaggine era a fin di bene e questo la rasserenava e al tempo stesso le faceva battere il cuore. Anche se era fatto interamente di fuoco, la ragazza non se la sentiva di tenere e di usare il cappotto di Ace.

“Ace, prendilo per favore. Fallo per me. Sto bene” gli chiese ancora senza mutar tono.

Il moro alzò gli occhi per poi chiuderli ed emettere un lieve sospiro di rassegnazione.

“D’accordo ma solo perché sei tu a chiedermelo. Sia chiaro che se ti vedo tremare di freddo questa notte ti ci lego col cappotto” l’avverti scherzosamente puntandogli il dito contro.
“Eh eh! Come vuoi tu”     

  
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