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Autore: Lovy91    10/02/2010    1 recensioni
Rebecca Walker ha sedici anni e mezzo. Vive a New York, nella East Side con suo padre Victor. La sua mamma è morta quando Rebecca aveva due anni di una terribile malattia. Quella tragedia ha segnato la ragazza e l'ha influenzata per il resto della sua vita. Frequenta una scuola privata alquanto snob grazie a una borsa di studio e una particolare dote nel pianoforte e nello studio. Ha due migliori amiche provenienti dalle più influenti famiglie newyorkesi che la trattano come una sorella. Ma la sua vita ha una svolta che la segnerà ancora di più: passerà la notte in un locale e lì, mentre cerca di fuggire da un'aggressore, il destino le piomba addosso.
“Cosa mi era successo? Semplice: ho scoperto che i vampiri esistono. Il peggiore incubo, il miglior sogno. Un incantato e crudele mondo che ti trascina in un vortice a cui non puoi dire addio. Voglio fuggire, voglio restare. Non lo so neanche io. Ma per Damien, resterò e tremerò. Anche se lui mi ucciderà ma almeno potrò dire di aver sognato e aver provato paura per davvero...”
Genere: Romantico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                Capitolo 4

                                                    Una notte col vampiro

Rebecca

Alla mia proposta esibì una faccia sconvolta e offesa e lessi un certo disagio nei suoi occhi verdi. Mi chiesi cosa potesse essere. La risposta giunse una volta saliti in macchina.
Damien non aveva la patente.
Mi disse che non era necessario, che dopotutto nessun vampiro, a parte quelli vampirizzati negli ultimi sessant'anni, hanno la patente.
Ecco perché non voleva prendere l'auto. Come ogni uomo odiava che una donna lo superasse. Certe cose non cambiano neanche con la morte.
La mia era un auto di seconda mano che mio padre aveva comprato da un amico. Lui l'aveva acquistata e poi la viziata figlia aveva deciso per un altro modello e il padre si era ritrovato costretto a vederlo. E me la ero beccata io. Proprio di lusso, come si dice.
Misi in moto e guardai nello specchietto per accertarmi che di non investire nessuno. L'orologio digitale del cruscotto indicava circa mezzanotte. Avevo cinque ore, quasi sei, da trascorrere con Damien e la sicurezza che quella notte non sarei morta per mano di un vampiro.
Anche se... Damien mi aveva avvertito che poteva uccidermi. Aveva “mangiato” ed ero certa che non volesse altro. Ma un po' ero spaventata.
Mentre guidava, Damien fissava davanti a sé, un punto fisso. In silenzio.
Non sopporto i silenzio imbarazzati e mi costrinsi a rompere il ghiaccio.
<< Allora, Damien. Dimmi un po': vivi da solo? >>.
<< Be', tecnicamente non vivo >>. Lo fulminai con gli occhi. Pignolo. Capì che non avevo voglia di scherzare. Disse: << Ho passato i primi quarant'anni della mia esistenza solo, per New York. Sono nato qui >>.
Cercai di sorvolare il fatto che avesse vissuto già quarant'anni quando ne dimostrava diciotto a malapena. << E poi? >>.
<< Poi ho incontrato Celeste >>.
<< E chi è? >>, chiesi affascinata dal quel nome tanto bello.
<< Una sorella, per me lo è. L'ho conosciuta quando io ero già un vampiro. È nata nel 1922 >>.
Sgranai gli occhi e distolsi l'attenzione dalla strada per pochi secondi e rimase con la bocca aperta a metà.
Continuò, avvertendo la mia curiosità. << Aveva sedici anni e li avrà per sempre >>.
Feci una smorfia. << Non vorrei mai passare l'eternità da adolescente >>.
Rise. << In effetti, è frustrante >>.
<< E di te che mi dici? >>, gli chiesi e smise di ridere, come se avessi detto chissà cosa. Non era una domanda da rivolgere a uno che conosci da un giorno. O sì?
<< Perché sei così? >>.
Calò il silenzio.
Teneva gli occhi stretti a fessura come se dovesse ricordarsi il momento esatto. << Era il... 1898. Sono stato attaccato da una vampira >>.
Rabbrividii. E poi aggrottai le sopracciglia. Ma se era stato attaccato... ed era sopravvissuto... allora... << Sei un vampiro perché una vampira non è riuscita a ucciderti? >>.
<< Era una giovane e inesperta vampira di pochi giorni. Ed ecco il risultato >>.
Scossi la testa. Condannato a quella vita per un errore banale di una vampira idiota. Mi dispiaceva per lui, tanto. Non era giusto.
<< E la tua famiglia? >>.
<< Ovviamente sono tutti morti. Avevo una sorella più grande e una più piccola. Si sono sposate e hanno avuto una due bambini e un'altra un bambino. Loro sono morte durante la seconda guerra mondiale, i miei nipoti di recente. E i miei genitori non lo so >>.
<< E non si sono disperati per la tua scomparsa? >>.
<< Oh sì >>, esclamò come se fosse la cosa più naturale del mondo. << Ovvio. Ma quando diventi come me gli umani diventano sempre meno importanti. Anche quelli che ami >>.
Mi chiesi quanta verità ci fosse in quelle parole. Li aveva sul serio dimenticati?
Mi guardò. << E tu? >>.
<< Io? >>, chiesi sorpresa.
<< Sì, tu. Prima, nella tua stanza, hai parlato solo di tuo padre. Non di tua madre >>.
Strinsi le mani sul volante, combattendo contro le lacrime naturali che volevano scendere appena udivo quella parola maledette che nella mia vita mai era stata bella. Di lei non ricordavo niente, nulla, zero. Ed era la cosa più terribile.
 << È morta >>, dissi semplicemente, fermando la macchina a un semaforo rosso e prendendo fiato.
<< Mi dispiace >>, disse sincero. << Quando? >>.
<< Quindici anni fa. Avevo due anni. Tumore ai polmoni, metastasi al cervello >>, raccontai, ripetendo le parole di mio padre di alcuni anni prima.
<< Ti capisco. So cosa vuol dire perdere qualcuno che ami >>, mi confortò.
 Sorrisi. << Non è importante. È stato tanto tempo fa >>.
Che bugia enorme! Era sempre importante. Anche se non lei non c'era più. Ma preferivo le bugie alla verità dolorosa.
Il semaforo divenne verde e partii di nuovo. Per poi ricordarmi che non avevo la minima idea di dove andare.
<< Portami da Celeste. Sarà al Central Park. Sotto la statua di Alice nel paese delle meraviglia. Lei piace tanto >>.
Gli diedi un'occhiata un po' perplessa. << Sarà contenta di vedermi? >>.
<< Affatto >>, rispose calmo. << Ma la calmerò. Cerca di non mostrarti spaventata, per favore. Controlla le tue emozioni >>.
Aggrottai le sopracciglia. << Motivo? >>.
<< È empatica >>, disse, stringendosi nelle spalle.
Approfittando che non ci fosse nessuno né davanti né dietro di me per via della scorciatoia presa, premetti il piede sui freni con forza, fermando la macchina di botto. Lui sobbalzò e mi guardò a occhi spalancati. Non si era mosso di un centimetro.
 << Vuoi dirmi che lei ha dei... poteri? >>.
<< Esistono i vampiri. Perché non i poteri? >>.
 << È solo che sembra tanto da... telefilm >>.
Rise di gusto e mi guardò. << E i vampiri a quale appartengono? >>.
<< Buffy, magari? >>, tentai e rise ancora.
<< Quel telefilm è solo una mera imitazione di noi. Alcune cose sono vere, anche i cacciatori di vampiri >>.
<< Vorresti farmi credere che esiste una cacciatrice di vampiri? >>.
<< Non una. Tanti >>.
Le parole erano condite da un tono secco, come se non volesse parlarne. Le luci della città illuminavano di vari colori per pochi secondi l'abitacolo e rimasi a riflettere in silenzio.
Non gli stavano simpatici, era certo. In effetti, li uccidevano.
Ma i cacciatori di vampiri avevano ragione in fondo?
Damien uccideva gli essere umani e sicuramente anche la sua amica, e tutti gli altri vampiri. Allora era giusto?
Lo scrutai con un'occhiata veloce.
Il suo viso non era per nulla turbato, quei discorsi dovevano essere normali per lui. Mi aveva detto, in camera, di aver già “mangiato”. Altre persone erano morte. Come potevo accettare tutto ciò? Per un paio di occhi verdi belli come quelli?
Stavo diventando superficiale come le snob delle mia scuola del cavolo? La sua bellezza era pura, purissima. Mi chiesi se non lo fosse anche da umano e mai lo avrei saputo.
Provai a immaginarmi Damien di fronte a dei cacciatori di vampiri. Nella mia fantasia costruita da film e sceneggiati, i cacciatori erano armati di paletti e acqua santa. I vampiri, i denti in bella mostra. Quelli di Damien non li avevo mai visti sul serio: davanti al mio viso li aveva mantenuti normali, da finto umano.
E il pensiero della sua morte mi contorse lo stomaco in modo fastidioso. Non volevo che accadesse una cosa del genere.
Ma dovevo ricordarmi che lui era un vampiro nel vero senso della parola, poteva uccidermi in qualsiasi momento, anche ora.
Il Central Park si stagliò in tutta la sua magnificenza in lontananza. Poco dopo, parcheggiai l'auto nel parcheggio praticamente deserto a parte me e Damien. Scese dalla macchina con movimenti fluidi e io restai a guardarli.
<< Ehi! >>, esclamò. << Sveglia! >>.
Mi ridestai e mi resi conto che l'avevo fissato troppo. Scossi la testa e i capelli. << Sono sveglia >>.
<< Allora seguimi >>, disse lui.
Entrammo nel parco ed era avvolto da un silenzio che mi inquietava parecchio. E pensare che non era la prima volta: forse la verità che mi si era spalancata da un giorno lo rendeva tale. Quanti si celavano come Damien, così?
<< Come fai a sapere dove trovarla? >>, gli domandai dopo una decina di minuti.
Lui era qualche passo avanti a me, camminava tranquillo. Voltò appena il viso per guardarmi. << Sento il suo odore >>.
Non capii perfettamente cosa intendesse, però annuii comunque.
Ancora silenzio. Cominciava a scocciarmi e pure molto. Poteva parlare, accidenti! Non dovevo essere sempre io a cominciare il discorso!
Poi una voce.
<< Damien! Che cosa stai combinando pezzo di idiota?! >>. La voce era arrabbiata e percepii un basso ringhio.
Un ciclone rosso si fermò dinanzi a noi.
E conobbi Celeste.
A prima vista, rimasi folgorata da tanta bellezza. Mi sentii molto male, un colpo all'autostima incredibile.
La pelle bianca era compatta, liscia. Un fisico molto bello, sembrava scolpito in palestra. Gli occhi grandi e di un bel color nocciola, incastonati in un viso a cui una modella avrebbe pagato caro prezzo per averlo. Un cascata di riccioli rossi contornava il tutto, sembravano non conoscere l'umidità.
Peccato che quel viso tanto bello fosse contorto in una smorfia di rabbia, mezza umana mezza vampira. Le labbra scoprivano i denti affilati e bianchi, comunque normali, senza canini pericolosi.
Tremai comunque e mi ricordai delle parole di Damien. Poteva sentire le mie emozioni.
Damien mise le mani avanti. << Calmati >>.
<< Non mi dire che devo calmarmi! È umana! Cosa non ti entra in testa, ah? Umana! >>, scandì ben bene come se Damien non potesse capire. << Sangue, cuore che batte, arrossisce, mangia, beve, dorme. E cosa più importante muore. Dimmi, hai per caso bevuto il sangue di un tossico stanotte? >>.
Per quanto fosse macabra quella battuta, faceva ridere ed io nascosi un sorriso.
Damien invece rise. << Una volta. Mai più. Però non stanotte >>.
<< Non ho proprio voglia di scherzare, guarda! >>.
Era proprio incavolata. Mica c'erano delle leggi?
Mi resi conto di essere rimasta lì, come una maleducata senza presentarmi.
Allungai la mano destra. << Piacere. Rebecca Walker >>.
Lei fissò la mia mano, incrociò le braccia e non la prese. L'abbassai, sconfitta.
<< Celeste, non devi pensare male, capito? Vuole solo che la protegga, tutto qua >>, disse lui innocentemente.
Sciolse il groviglio di braccia e lo fissò stupefatta. << Sei pazzo, per caso? Proteggerla? Da chi? >>.
<< Dai vampiri >>.
<< Dai vam... Tu devi essere sinceramente malato. Anzi no, fuso. E tu cosa sei, sentiamo? Sai che protesti ucciderla prima dell'alba >>. Mi guardò come se fossi un tenero antipasto.
<< Non lo farò >>, promise e mi lasciò spiazzata. Lo disse con molta determinazione.
La vampira fece un verso scettico e gli voltò la faccia.
<< Celeste, almeno presentati >>, la supplicò Damien. << Ti prego >>.
Mi guardò con la coda nell'occhio e sbuffò. << Celeste Brown >>.
Le sorrisi. << Piacere >>, ripetei come un'idiota.
<< Piacere mio >>, borbotto lei, sarcastica. Mi guardò dall'alto al basso. << Uhm... Per essere un'umana, nella media della bellezza, sei molto carina. E la cosa mi stupisce >>.
Dovevo prenderlo come un complimento?
<< Grazie >>, dissi non del tutto convinta.
 << Sii carina >>, la pregò Damien. << È un'amica e noi non trattiamo male gli amici, no? >>.
<< Amica? >>, sbottò. << Amica! >>, ripeté indignata. << Per fortuna, ho già cenato >>.
Non potei fare a meno di disgustarmi.
Damien mi guardò con un'occhiata di scuse.
Mi schiarii la voce e poi le chiesi, sperando di non sembrare una stupida umana terrorizzata: << Prometto che non dirò niente >>.
<< Certo che non lo farai! >>, disse con un velo di minaccia lei. << Primo perché finiresti in manicomio. Secondo perché non so quanto ti convenga avermi come nemica >>.
<< Celeste >>, la rimproverò Damien, aspro.
<< Dì Celeste quanto ti pare e piace, Damien. Lei è un guaio che tu hai causato >>.
E così rimasi a guardare con occhi sbigottiti i due vampiri che litigavano...

Damien

D'accordo.
Ammettevo che lasciar vivere Rebecca non era stata una mossa furba. Ammettevo di aver sbagliato ad andare da lei quella notte. E ammettevo anche di aver errato a portarla da Celeste.
Ma non che lei la trattasse male. Era pur sempre maleducazione nei suoi confronti.
Rebecca se ne stata immobilizzata a guardarci litigare come se i litigi tra vampiri fossero diversi dalle schermaglie umane.
Celeste era sul serio incavolata. In tutti quegli anni, l'avevo vista rare volte in quello stato.
<< Celeste ti calmi? >>.
<< Non dirmi che devo calmarmi, sai?! >>, esordì la vampira dai rossi capelli. << Non osare >>, ripeté lentamente.
Ero esasperato. << Senti, potremmo rimanere qui tutta la sera, anche tu l'eternità a bisticciare per Rebecca. Sarebbe pressoché inutile, amica mia >>.
<< Anche perché l'umana l'eternità non ce l'ha >>, ci tenne a precisare Celeste, una frecciatina in piena regola.
Rebecca aggrottò le sopracciglia, irritata.
Un'espressione buffa che mi fece trattenere una risata.
Celeste batteva un piede a terra, braccia conserte. Il bellissimo viso piegato in una smorfia di irritazione e da un pizzico del vampiro dentro di lei.
Poi l'espressione cambiò di scatto, sciolse l'intreccio di braccia, smise di battere il piede e voltò la testa per guardare un punto preciso.
Rebecca mi guardò. << Perché fa così? >>.
<< Portala via >>, disse Celeste.
Colsi un po' di panico nella sua voce. << Perché? >>.
<< Justin e Melinda. Saranno qui tra sessanta secondi >>.
<< Maledizione >>, imprecai.
<< Chi sono? >>, chiese Rebecca. Chiaramente era spaventata. Se sopravviveva anche a questo niente l'avrebbe mai uccisa.
<< Sono due vampiri nostri amici. Se ti vedono qui, ti uccideranno >>, le spiegai e forse fui un po' troppo specifico perché un suono strozzato venne da lei.
<< Cinquanta secondi >>, mi ricordò Celeste.
Mi avvicinai a Rebecca e poi le feci segno di seguirmi. Ma non appena mossi un passo un rampicante sbucò dal terreno e fermò le mie caviglie, impedendomi di andare via.
<< Justin deve aver percepito qualcosa >>, dissi, guardando Celeste.
<< Percepito? >>, chiese tremendamente confusa Rebecca.
E purtroppo avevo ragione. Nei parchi, in posti del genere, i gemelli Warren erano imbattibili. Quand'erano diventati vampiri, loro stessi si erano sorpresi di come il dono dell'immortalità avesse rafforzato ancora di più il fatto che fossero gemelli eterozigoti.
Justin possedeva la rara capacità dell'empatia ambientale. Riusciva a percepire le emozioni della natura, i suoi cambiamenti, captare le sensazioni della fauna.
Melinda comandava la natura come se gli appartenesse. Riusciva a comprendere il linguaggio degli animali e a comandarli.
In poche parole, Justin si occupava della teoria, Melinda della pratica per quanto riguardava la natura.
Proprio in un parco dovevo portarla, ero stato stupido e sprovveduto.
E quei secondi tanto preziosi volsero alla fine.
I due amici atterrarono sul suolo con eleganza, Melinda più di Justin. Celeste fece un sorriso stentato.
Per quanto non sopportasse Rebecca, non voleva la sua morte.
La nostra politica era: uccidi solo per mangiare, non per divertimento.
Gli occhi blu di Melinda guardarono me e poi Rebecca.
La ragazzina era contro un albero, il respiro accelerato e i battiti troppo veloci. Sgranò gli occhi alla vista di Melinda, colpita dalla sua bellezza accecante.
Justin si guardava attorno, ascoltando la natura.
<< Liberami >>, dissi categorico a Melinda.
Fece un cenno della testa e le radici tornarono al sottosuolo, lasciando solo due buche nel terreno.
Fece un ghigno in direzione di Rebecca. << Oh oh. Un dessert? Perché non ci hai invitato, Damien? >>.
<< Il suo sangue ha un buon odore... >>, disse Justin, guardando Rebecca con occhi che non mi piacevano affatto.
Rebecca non piangeva ancora e mi chiesi se lo avrebbe fatto. Forse no.
Rimaneva in silenzio, non voleva tradire alcuna emozione. Era orgogliosa, lei.
Divenni aggressivo, fu naturale. << Non è un dessert >>.
Celeste mi aiutò: << Ha ragione. Non è qui per morire >>.
<< Prego? >>, ci chiese Melinda.
<< E per cosa, allora? >>, continuò Justin.
Non sapevo cosa rispondere. Se gli avessi detto che era lì perché la stavo proteggendo mi avrebbero deriso abbastanza e le parole non li avrebbero fermati. Justin e Melinda si divertivano con gli umani ogni tanto.
<< Damien, portami a casa >>, disse Rebecca con voce quasi inesistente.
<< Adesso >>, le assicurai. << Non rimaniamo >>.
<< Stai scherzando? >>, domandò Melinda, incredula.
<< Affatto >>, disse tagliente Celeste. << Non dobbiamo ucciderla, chiaro? Ora lei se ne va a casa sua, intesi? >>. Il suo tono era ghiaccio allo stato puro.
I due gemelli risero e poi si guardarono. E quando guardarono Rebecca, i canini in bella vista.
Lei cacciò un piccolo strillo di paura e cadde all'indietro contro un albero. Una piccola radice creata da Melinda l'aveva fatta inciampare.
Mi parai davanti a lei. << Non scherzo Melinda >>.
<< Io neanche >>, disse lei con tono di sfida.
Justin le fece eco.
<< Damien, era questo che intendevo in camera >>, disse Rebecca, la gola secca.
Celeste si mise dinanzi a me. << Basta! >>.
Un sibilo sordo nacque dalle labbra rosa di Celeste e scoprì i canini.
<< Ora basta, tutti e tre >>, dissi. << Non voglio che litighiate per Rebecca. Perché non ci sono motivo. Smettetela >>.
I due gemelli e Celeste smisero di guardarsi in cagnesco e i canini tornarono al loro posto.
Sbuffarono tutti, tranne io e Rebecca.
Il battito del suo cuore era troppo veloce. Doveva andarsene da quel parco. Subito. O sarebbe morta di crepacuore.
Le offrì la mia mano. << C'è ne andiamo >>.
Lei la prese dopo alcuni attimi di esitazione e rabbrividì al contatto. Freddo com'ero, mi sarei stupido del contrario.
Melinda e Justin mi guardavano come se non mi riconoscessero. Come se quello che avevano dinanzi a loro non fosse il vero Damien, compagno di due decenni.
O forse non mi conoscevano per davvero.
Uccidere senza motivo, è inutile. Del tutto. E Rebecca non meritava di morire. Certo, due notti prima ci era andata vicina ma solo perché era una testimone scomoda e noi vampiri non dobbiamo lasciare testimonianze in giro per il mondo.
E sì che lei mi aveva colpito, e tanto. Insomma, lei non sarebbe morta per mano di un vampiro. O perlomeno, non per mano di un vampiro che non fossi io. Perché se proprio era questo il destino di Rebecca, preferivo che fossi io a compiere un gesto tanto ignobile nei confronti suoi e della sua vita che sembrava aver preso una piega decisamente brutta. Frequentare vampira era decisamente una piega brutta.
Ci allontanammo di molti passi, sotto gli sguardi dei gemelli e quello di Celeste, un po' delusa dal mio comportamento nei confronti di quella che, per quelli della mia razza, è un'insignificante umana.
Ma Rebecca lo era, per me?
La guardai mentre camminavamo.
Lei teneva gli occhi bassi, fissi sul terreno. Le labbra le tremavano appena e il colorito non era roseo ma tinto di una tonalità pallida. Frenava i singhiozzi.
<< Non preoccuparti >>, le dissi e lei alzò i suoi occhi azzurri bellissimi.
<< Davvero? >>.
Dissi tre parole, tre parole che dalle mie labbra immortali non dovevano uscire, rimanere intrappolate dov'erano, nel fondo del mio cervello.
<< Ci sono io >>.


Angolino!

Ecco un altro capitolo! Spero vi sia piaciuto!!! In questo abbiamo visto come non avrà vita facile Rebecca! Al prossimo capitolo e grazie per chi l'aggiunge nelle preferite, nelle seguite, chi legge, chi commenta! Fatemi sapere se vi è piaciuto ;-)!
All prossima!










   
 
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