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Autore: Lussissa    10/02/2010    19 recensioni
-James?- Lui alzò lo sguardo su di lei, cercando di non pensare a quanto stesse male, in quel momento. -Mi baci?- James la guardò, sentendo la rabbia che piano piano gli saliva al petto. Ripensò a tutte le volte che aveva sperato di sentire quelle parole uscire da quelle labbra.[...] E lei era lì, calda, invitante, con le labbra che tremavano leggermente, gli occhi verdi velati da un sottile strato di lacrime, i capelli rossi scarmigliati, che dava voce ai suoi desideri più profondi con una semplicità disarmante.[...]Ma non poteva, maledizione. Non adesso, dopo tutto quello che era successo.[...]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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cap 27 -Mi dica se ho compreso bene, signor Potter.- Silente aveva le mani giunte dietro la schiena, e gli dava le spalle, con aria assorta. -Mi sta dicendo che lei e la signorina Evans avete fatto un viaggio nel futuro, e avete scoperto quello che accadrà, ovvero, avrete un figlio che verrà perseguitato da Voldemort in persona, il quale vi ucciderà perchè voi tenterete di difenderlo.-
Si voltò lentamente verso James, per scrutarlo dagli occhiali a mezzaluna.
Il moro sospirò, annuendo.
C'erano solo loro due in stanza, più la rossina, che continuava a dormire, apparentemente tranquilla.
Non aveva mai staccato lo sguardo da lei.
-Ora capisco perchè Fanny ha pianto quel giorno.- il Preside annuì, assorto nei suoi ragionamenti. -Molto furbo da parte sua, signor Potter, davvero. Io stesso non sarei mai arrivato alla conclusione alla quale è arrivato lei. Baciare la signorina Evans in modo che Fanny vedesse il vostro futuro...davvero, davvero intelligente.-
James non rispose.
Quel giorno, la fenice gli aveva sbattuto in faccia che lui non poteva cambiare il suo destino. Gli aveva confermato che lui e Lily non sarebbero vissuti a lungo.
Per quanto fosse stato intelligente, per quanto il preside potesse pensare che quella fosse stata una mossa furba, per lui era stato semplicemente l'ennesimo pezzo del suo cuore che si spezzava.
Silente aggrottò la fronte, spostando anche lui il suo sguardo azzurrino su Lily.
-E dice di non avere idea del perchè la signorina Evans improvvisamente abbia ricordato?-
Potter per un attimo sembrò rianimarsi, e guardò il Preside, scuotendo la testa.
-No. Insomma, stavo parlando con...Piton..- fece una smorfia di rabbia, ricordando quel bastardo che non aveva nemmeno aiutato la ragazza che professava tanto di amare. Gliel'avrebbe fatta pagare, oh, se gliel'avrebbe fatta pagare.
L'anziano gli fece un gesto, invitandolo ad andare avanti.
-..si, ecco, stavo parlando con Piton quando lei si è allontanata, ha iniziato a tremare, e...-
Si morse le labbra, trattenendo un brivido. La sentiva ancora tra le sue braccia, totalmente inerme, che mormorava frasi sconnesse tra loro.
Era stata un'esperienza che James pregava di non dover ripetere mai. Avrebbe fatto qualunque cosa, avrebbe ucciso chiunque, sarebbe andato sulla luna solo per lei, avrebbe derubato la Regina stessa, pur di non vederla più in quello stato.
Gli aveva fatto così male, vedere lei, Lily Evans, la forte e invincibile Lily Evans, la donna che amava, la Caposcuola che stava alzata fino a tardi per svolgere i suoi doveri, la ragazza che lo rifiutava con tanto sdegno fino a poco tempo prima, così maledettamente fragile, così vulnerabile.
Era sicuro che quell'immagine lo avrebbe perseguitato per il resto della sua vita.
-Ed è sicuro che non ci sia stato qualcosa, magari un pezzo di conversazione, una frase, una parola, che possa aver fatto ricordare a Lily tutto?-
Silente lo guardava in un modo che fece capire immediatamente a James che lui era già arrivato a una conclusione.
Il Malandrino aggrottò la fronte, tentando di scavalcare l'immagine della sua Lily sofferente, e cercando di ricordare tutta la conversazione che c'era stata prima.
Gli sembrava come se i due avvenimenti fossero totalmente sconnessi tra loro, come se lui e Piton avessero conversato secoli prima, mentre Lily era sin troppo vivida nella sua testa.
Improvvisamente, gli sembrò di ricordare qualcosa.
Sei un povero illuso, se speri che per lasciarla mi basti mettermi con una qualsiasi dagli occhi verdi.
-Ho...ho detto una frase...- iniziò, con un barlume di comprensione a illuminargli lo sguardo. -una frase che era molto simile a un'altra che le avevo detto nel futuro. Ma...ma comunque, non avrebbe senso.-
-Perchè crede di no, signor Potter?-
-Innanzitutto, la frase non era perfettamente uguale...-
Il preside lo interruppe.
-Probabilmente signor Potter, la frase di cui lei parla, che in teoria secondo lei le ha fatto ricordare, è quella che è rimasta più impressa nella mente della signorina Evans..Credo anche che dipenda dallo stato emotivo di ogni persona. Vedi, James- il Preside fece una pausa, come per mettere ordine tra i suoi pensieri. -La mente umana è estremamente complessa. Tutt'oggi rimangono cose del nostro cervello che non sapremo mai. Non possiamo prevedere come una persona reagirà a un determinato stimolo. Probabilmente nel futuro quella frase ha avuto un effetto devastante sulla signorina Evans, nel bene o nel male, un effetto così potente che è bastato che tu la pronunciassi in maniera simile, perchè lei ricordasse.-
James stette un secondo in silenzio, ragionando.
-Però- disse -non ha comunque senso. La pozione che ci ha dato la Mcgranitt era davvero così debole, da fare in modo che bastasse una frase per rompere l'incantesimo?-
Silente fece un sorriso pacato, gli occhi che brillavano di un certo divertimento.
-Non è stata la frase, a rompere l'incantesimo, James.-
James lo guardò un attimo, interrogativo. Vedendo che il Preside sembrava intenzionato a non pronunciare più verbo, fece una smorfia.
-Preside, davvero, io la considero un grande uomo e ha tutta la mia stima, ma per un unica volta, non è che potrebbe parlare un po' meno come un filosofo e un po' di più come mangia?Davvero, non per mancanza di rispetto, è che sono davvero, davvero stanco.-
Tanto per dare la conferma di quello che aveva detto, si passò una mano tra i capelli, lanciando un'occhiata fugace a Lily. Sicuramente, se lei fosse stata sveglia, gli avrebbe lanciato un'occhiataccia per essere stato così inopportuno nei confronti del Preside.
Con suo grande stupore, però, Silente proruppe in quella che doveva essere una risata.
James spalancò gli occhi, stupito. In sette anni, non credeva di avere mai visto il Preside ridere così di gusto.
-D'accordo, James, tu mi stai simpatico. Vediamo, come posso spiegartelo..- si grattò la barba, ancora lievemente divertito. -La pozione che vi ha dato la Mcgranitt era un misto tra una Giratempo e un Oblivion, l'incantesimo per cancellare la memoria.-
Potter annuì, per farlo andare avanti.
-Quella pozione, però, ha modalità di operare ben diversa dal Oblivion. L'incantesimo infatti cancella la memoria, diciamo così, dall'interno. Mentre la vostra pozione si occupa semplicemente di nascondere i ricordi dietro a una barriera molto spessa. Agisce sull'esterno, facendo in modo che i ricordi restino chiusi in una specie di bolla. I ricordi della signorina Evans non sono mai stati cancellati, erano solo assopiti, e probabilmente aspettavano solo l'occasione giusta per venire fuori.- fece una breve pausa. -Il fatto che tu, proprio tu, sottolineo, perchè se fosse stato qualcun altro probabilmente non avrebbe fatto nessun effetto, abbia pronunciato quella frase, le ha riportato alla memoria tutto il dolore che quella frase deve averle provocato. Con il dolore, le barriere che difendevano i suoi ricordi, già deboli, si sono completamente sgretolate, dandole modo di ricordare.-
-Ha detto già deboli?Perchè già deboli?-
Silente sorrise, guardando attentamente il viso di James. Il Malandrino era pallido, il volto tirato dal senso di colpa. Probabilmente, non riusciva a perdonarsi di aver pronunciato quella frase che le aveva fatto tanto male. Il Preside preferì non dirgli che se non fosse stato quel giorno, sarebbe capitato sicuramente più avanti. Prima o poi, la signorina Evans avrebbe ricordato, con o senza l'aiuto di James.
-Vedi ragazzo, il problema di cui non hai tenuto conto, quando hai deciso di farle dimenticare tutto, è il fatto che si possono cancellare i ricordi, ma non i sentimenti.- fece un piccolo sospiro, prima di andare avanti. -La signorina Evans si era già innamorata di te, James, quando le è stata cancellata la memoria. Quindi, si è ritrovata a compiere un'ardua battaglia: il suo cuore le diceva una cosa, mentre la testa ne diceva tutt'altra. Il suo cuore le mandava delle immagini, il suo subconscio cercava altre vie per ricordare, proprio perchè il cuore voleva farle ricordare. Però, come le ho sempre detto, la mente umana è complessa, quindi non c'è da stupirsi se invece la sua razionalità e le barriere create dalla pozione combattevano per impedire tutto questo. Questa, chiamiamola così, lotta, l'ha indebolita, e ha indebolito anche tutte le sue barriere, facendo in modo che è bastasse risentire una frase detta dalla stessa persona che l'aveva pronunciata nel futuro, per farle tornare in mente tutto.-
-Fantastico.- James roteò gli occhi. -proprio quello che avevo bisogno di sentire.- borbottò, sarcastico.
Era riuscito a creare più danni di quanti ne volesse risolvere. A volte si chiedeva davvero se avesse sbattuto la testa da qualche parte da piccolo, per diventare così idiota, oppure idiota ci era proprio nato.
In ogni caso, si sentiva uno schifo.
E se lo meritava pure. Era stato così convinto della sua "brillante" idea!Lasciare Lily, così lei non avrebbe sofferto. Fare in modo che si dimenticasse tutto, e tutto sarebbe andato al posto giusto.
Quanto era stato stupido.
Ma perchè doveva essere Lily, a pagare per la sua stupidità? Perchè era lei, a dover essere distesa su quel maledetto letto, e non lui?
-James, sai, non credo che dovresti colpevolizzarti. Volevi solo fare il suo bene. Non potevi sapere cosa sarebbe successo.-
Per un attimo Potter lo guardò, sconcertato. Gli aveva letto nella mente? Gli occhi del preside brillavano di una luce strana.
Decise di non indagare, e alzò gli occhi al cielo.
-Certo, come vuole.- fece, sbrigativo. Non aveva certo intenzione di parlare con lui dei suoi sensi di colpa, o simili. Non era ancora arrivato ad essere così disperato da addottare il Preside come suo psicologo personale.
Qualcosa nello sguardo divertito di Silente gli fece intendere che gli avesse di nuovo letto nella testa.
Dannato Preside.
-Cosa pensa di fare, adesso?Per svegliare Lily, intendo.-
Quella situazione era dannatamente assurda.
Era ancora convinto di essere precipitato nel bel mezzo di un sogno. O meglio, di un incubo.
Silente fece un lungo sospiro.
-Credo non si possa fare niente, James.-
Il moro lo guardò, incredulo.
Poi rise, freddamente.
-Carina, come battuta. Ora avanti, mi dica cosa dobbiamo fare. Chiamare Fanny?Fare un incantesimo?Qualunque cosa. Lei risolve sempre tutto, no?Tiri fuori il suo asso nella manica.-
Ormai si rendeva conto di stare delirando. L'anziano mago lo scrutò, profondamente.
-Il punto è, James, che la situazione è diversa rispetto a quella della signorina Vance. Qui è la signorina Evans, che sa quando è il momento più consono per tornare. Prima, la sua testa deve mettere ordine, deve recuperare i ricordi, tutti, riviverli, riassemblarli tra di loro, e non sappiamo quanto questo potrebbe durare. La mente è diversa per ognuno di noi: c'è chi ci potrebbe mettere una settimana, chi un'ora, chi un mese. Forzando il risveglio, rischiamo di provocarle più dolore di quanto non ne abbia già sofferto. Rischierebbe non solo di non ricordarsi tutto ciò che le è capitato nel futuro, ma addirittura potrebbe perdere totalmente la memoria, non ricordarsi nemmeno più come si chiama, i suoi genitori, nulla. L'unica soluzione è aspettare.-
-Mi sta dicendo che dovremmo stare qui senza fare niente?!-
-Devi portare pazienza, James.-
-Come può dirmi di portare pazienza?Per quanto ne sappiamo potrebbe stare morendo, e lei mi dice di portare pazienza?-
-Sono sicuro che si sveglierà, James.-
-Non può esserne sicuro.-
-No, è vero. Ma io sono ottimista, James. Dovresti esserlo anche tu.-
Lui non rispose.
Una volta James era ottimista. Una persona pessimista non sarebbe mai potuta andare dietro alla stessa persona per un tempo così lungo. Non sarebbe mai riuscita a diventare un Animagus, sfidando almeno una quarantina di regole scolastiche e ministeriali.
Forse aveva ragione il Preside. Forse doveva tornare ad essere ottimista.
Lo doveva essere, per lei.
Anche se era difficile.
Fece un sospiro piuttosto rumoroso. Era l'unico tipo di assenso che riusciva a dare.
-Ora, James, se non ti dispiace, ti dovrei chiedere di uscire dall'infermieria. Vorrei parlare un attimo con Madama Chips.-
-Io non mi muovo da qui.- replicò il moro, con ostinazione.
Silente trattenne un sorriso.
-Devo davvero parlare con l'infermiera, James, da solo.-
-Non importa. Andate da un'altra parte.- decisamente, avrebbe dovuto imparare ad essere meno irriverente. Ma era fatto così, non ci poteva fare nulla. E poi il Preside non sembrava arrabbiato, anzi, manteneva sempre quella sorta di aria tranquillamente divertita.
Poi l'anziano mago sospirò.
-Ti prometto che ti verrò a chiamare appena avrò finito, James. Ti chiedo solo una mezz'oretta, non di più. Se mi accorgo di cambiamenti nella signorina Evans, giuro che manderò qualcuno a chiamarti. Ora ho bisogno di esporre a Madama Chips alcune mie teorie, e devo sapere cosa ne pensa. Ci serve la massima concentrazione, e non credo che Poppy sia in grado di svolgere appieno il suo lavoro, se le gironzoli attorno.-
-Ma starei tranquillo. Sul serio.-
Silente trattenne un sorriso. Quel ragazzo gli piaceva, decisamente. Era cocciuto e testardo, proprio quello che ci voleva, in periodi duri come quelli.
Peccato che avesse un destino così triste. Avrebbe sicuramente fatto carriera, se non fosse stato per quel futuro nefasto.
Ma ora aveva davvero bisogno di parlare con Madama Chips senza di lui.
-Devo insistere, James. Ti farà bene cambiare un po' d'aria. E meno gente Madama Chips ha intorno, meglio si può dedicare alla signorina Evans.-
Quell'ultima frase parve far riflettere il Malandrino, che dopo un po' annuì, con un sospiro.

Lily stava correndo.
Non sapeva nemmeno lei per andare dove, o dove si trovasse.
Sapeva solo che doveva andare avanti, superare quella nebbiolina grigia che pareva avvolgere tutto attorno a lei.
Qua e là distingueva delle ombre, ombre che le mettevano addosso una senzazione spiacevole di inquietudine.
Non si muovevano, le ombre.
Parevano osservarla semplicemente, immobili e nere come la notte.
L'unico rumore che udiva era l'eco della sua corsa, veloce. Non credeva di poter correre così veloce, era sempre stata una schiappa, negli sport.
Improvvisamente, davanti a lei si stagliò un muro grigio e ruvido.
Si fermò.
Sul muro si distinguevano una serie di porte, nere e massiccie.
Aggrottò la fronte. Dove si trovava?Perchè era lì?
D'un tratto, un lampo passò per la sua testa, come un ricordo lontano.
James. Aveva bisogno di James.
Doveva aprire quelle porte?Cosa ci sarebbe stato, al di là di quelle porte?
Si ricordava vagamente di essere svenuta tra le braccia di James.
Si ricordava di James, quindi non aveva perso la memoria. Giusto?cercò di focalizzare la mente su qualche ricordo recente.
Ma dove si trovava?
Si guardò intorno, cercando qualche informazione in più che le potesse essere utile. Ma nulla, là dentro era tutto grigio, grigio, nebbia.
Decise di aprire una di quelle porte, forse avrebbe scoperto come uscire da quel posto grigio e opprimente.
Esitò un secondo, prima di schiudere la porta al centro.
Si ritrovò subito in una stanza dall'aria familiare.
Il grigio era sparito, sostituito da un'accogliente color rosso-oro.
La loro sala Comune. Con curiosità, si chiese come fosse finita laggiù.
Sentì un piccolo versetto provenire dal suolo. Notò in quel momento un pupo di si e no un anno, seduto per terra, con la schiena che lo reggeva a malapena. Qualche capello nero a contornargli la testolina, una mano infilata nella boccuccia rosa, e l'altra che stringeva un orsacchiotto senza un occhio, il piccolo la osservava, con curiosità ingenua.
Per un attimo si sentì strana. Il piccolo la continuava a fissare, nel più completo silenzio.
Spostò lo sguardo.
Su una poltroncina rossa vide sbucare una testa nera e spettinata, e spalancò gli occhi, sentendo il cuore accellerare. Quella testa l'avrebbe riconosciuta tra mille, lo sapeva.
-James?- chiamò, la voce strozzata.
Vide la testa girarsi, alzandosi da dove era seduta, facendo vedere totalmente il ragazzo.
Lily spalancò gli occhi, vedendo due brillanti ochi verdi fissarla, di rimando.
Per un attimo non riuscì a parlare, troppo sorpresa per emettere qualsiasi tipo di suono. Il cuore le batteva, ancora.
I due smeraldi continuavano a fissarla, sorpresi quanto lei.
Quello non era James.
Un nome le balzò alla testa, facendole sentire un calore in mezzo al petto che continuava a farle battere il cuore velocemente.
-Ha..Harry?- la voce le uscì esitante, come se avesse paura che il ragazzo svanisse da un momento all'altro.
-Mamma?-
Lily sentì gli occhi che le si riempivano di lacrime, senza un motivo apparente. Mamma, quel ragazzo l'aveva chiamata mamma. Harry era suo figlio, il suo bambino, colui per il quale si era sacrificata.
In quel momento, nessun gesto le era sembrato più giusto.
Nel momento esatto in cui l'aveva visto, si era ricordata tutto.
Il futuro, poi dimenticato. Poi Piton, e James che la difendeva. Lei che si sentiva male. Ricordando, finalmente.
Ricordando Harry.
-Harry- mormorò, ancora sorpresa. -Cosa ci fai, qui?-

James entrò in Sala Comune, cercando di non sentirsi troppo nervoso.
Era rimasto davanti alla porta dell'Infermieria giusto cinque minuti, per poi decidere che non riusciva a stare fermo.
Doveva camminare, fare qualcosa, non sarebbe riuscito a rimanere lì immobile un secondo di più.
Forse Silente aveva ragione a dire che doveva cambiare aria.
Ma a quel punto, visto che da Lily in quel momento non poteva fare nulla, e il Preside avrebbe avuto da fare sicuramente per un bel pezzo lì dentro, e lui sentiva proprio l'irrefrenabile bisogno di fare qualcosa, aveva deciso che avrebbe parlato con i suoi Malandrini.
Era ora che loro sapessero. Non potevano rimanere all'oscuro di tutto, ancora.
Loro erano i suoi migliori amici.
Per troppo tempo li aveva trascurati, aveva permesso che non fossero più partecipi della sua vita.
Non sarebbe stato facile.
Ma doveva rimediare.
Li trovò tutti lì, in Sala Comune.
Sorrise lievemente, pensando che probabilmente, lo stavano aspettando. Per quanto ne sapevano, lui sarebbe potuto rimanere con Lily fino al giorno sucessivo, ma loro lo stavano aspettando comunque, Remus seduto sul divanetto rosso che sfogliava con aria assente la Gazzetta del Profeta, Sirius e Peter che giocavano a scacchi, entrambi svogliati e senza badare minimamente alle pedine sulla scacchiera.
Il primo a sollevare lo sguardo appena il buco del ritratto si aprì fu, naturalmente, Sirius.
Con lo sguardo blu penetrante lo scrutò, preoccupato, chiedendosi se finalmente avrebbe saputo. Suo fratello pareva teso. Come se si stesse preparando ad affrontare una dura prova.
Per un attimo si sentì ferito. Era davvero così difficile, per lui, rivelarsi?Quanto dolore aveva sopportato suo fratello, in quei mesi?
A quel punto, anche Peter e Remus, abbassando il giornale, lo guardarono.
Ognuno di loro, sapeva perchè James era lì. Perchè aveva quello sguardo serio.
Era vero che l'avevano aspettato. Si erano installati lì, e non si sarebbero smossi fino a che il loro amico non sarebbe tornato.
Era il momento della verità, finalmente.
Non ci sarebbero più stati segreti.
Almeno, così sperava Sirius.
-Come sta Lily?- chiese Remus, in tono neutro, dopo un attimo di silenzio.
C'erano state poche volte, in cui l'aria tra loro era stata così tesa.
-Cos'ha, Lily?- rettificò Sirius, senza mai smettere di guardare James. Era davvero proccupato. Perchè tutto quel mistero?Cosa stava succedendo, al loro Ramoso?
James li guardò, un'ultima volta, prima di sospirare, e passarsi una mano tra i capelli. Doveva riuscirci, maledizione!Loro erano i suoi amici. Non poteva più permettersi di nascondergli tutto quello.
-Okay.- fece, lasciandosi cadere su un divanetto accanto a Remus. -Credo sia giusto iniziare dal principio.-
Si soffermò un attimo con lo sguardo su Peter. Non aveva ancora deciso se dire o no del suo coinvolgimento. Probabilmente, se avesse iniziato a parlare, non avrebbe mai dovuto posare lo sguardo su Codaliscia. Sapeva quanto i suoi occhi avrebbero potuto rivelare, sapeva che per Sirius sarebbe stato un attimo, saltare al collo a Peter, non appena avesse capito.
Decise che la cosa migliore sarebbe stata quella di guardare Remus durante tutta la conversazione.
Peter sarebbe stato troppo difficile da guardare, mentre Sirius sarebbe stato sin troppo facile, e si sarebbe tradito troppo facilmente.
E non aveva ancora deciso se dire anche di Peter, oppure no.
Che ne sarebbe stato dei Malandrini?
Stava davvero mettendo la parola fine, lui, proprio lui, a quell'amicizia che sembrava durare da secoli?
-Vi ricordate l'anno scorso, quando Lumacorno ci ha fatto fare la pozione Ricordarum?-
Naturalmente, Remus annuì. Sirius invece aggrottò la fronte, mentre Peter scuoteva la testa.
James sbuffò, nonostante tutto divertito.
-Non importa. In ogni caso, con quella pozione io ho fatto non so quale macello...Remus non guardarmi così, o non finirò mai- Remus stava giusto per aprir bocca, dimentico per un attimo di cosa stessero parlando, per fare una piccola ramanzina a James su come sarebbe stato opportuno che lui si applicasse di più alla materia tanto detestata. Lunastorta chiuse immediatamente la bocca. -Sta di fatto che io e Lily siamo finiti nel futuro.-
Lasciò qualche secondo perchè i Malandrini metabolizzassero le parole appena dette.
Remus aveva spalancato gli occhi. -Cosa?!Ma come...com'è possibile, tu non...ma...-
Peter, invece lo fissava, allibito. -Come hai fatto?- squittì, quasi con ammirazione. James si sentì infastidito da quella vocetta così carica di venerazione.
Per un attimo, ne rimase stupito. Certo, le lodi di Peter non erano mai mancate, ma in quel momento gli sembravano così...viscide.
Cercò di non badarci troppo.
L'unico invece a non non lasciar trapelare nessuna reazione fu Sirius.
Taceva, Sirius. Forse per una delle poche volte in vita sua, non parlava.
Osservava, Sirius. Osservava James, suo fratello, chiedendosi quando sarebbe esplosa la bomba. Quando la quiete avrebbe fatto posto alla tempesta.
E poi aspettava, Sirius. Aspettava in silenzio. Aspettava quella tempesta, ansioso e impaziente di affrontarla.
James intanto riprese a parlare.
-Non importa il come, credo. Ve la faccio breve, comunque.- Non aveva di certo intenzione di dire che aveva scoperto che sarebbero morti tutti. Era più che deciso ad attenersi solo alle informazioni strettamente necessarie. Non voleva provocare dolore inutile, non ai suoi migliori amici. Già sapeva bene come sarebbero stati, sapendo la sua fine. Prese un respiro. Stava per arrivare al punto. -Lì abbiamo scoperto che...ecco, abbiamo conosciuto..nostro figlio.-
Sentì Remus trattenere il fiato, e osservarlo, con gli occhi spalancati. Fece un piccolo sorriso.
-Alla fine ce l'hai fatta, James.- disse, riferendosi a quanto l'avevano preso in giro tutti loro, dicendogli che l'unica cosa che la Evans gli avrebbe mai dato sarebbero stati gli schiaffi.
Lunastorta sapeva che forse quello non era il momento più adatto per fare dell'ironia, ma sentiva che tutti avevano bisogno di stemperare l'aria. Lui stesso, aveva quella cocente necessità di sentirsi di nuovo tra i Malandrini di una volta.
E poi, davvero si sentiva felice per il suo amico. Era il sogno di una vita che si realizzava, poter stare con Lily, avere dei figli da lei. Remus sapeva che James non avrebbe mai osato chiedere di meglio.
James sorrise, per un attimo, orgoglioso.
-Si chiamerà Harry e...salverà il Mondo Magico, qualcosa del genere.-
Tutti lo guardarono, stupefatti.
-Wow James- fece Peter, sorridendo. -Ce l'hai fatta davvero.-
James per un secondo lo guardò, e si sentì mancare. Quel sorriso era sincero. Era davvero, davvero sincero. Peter Minus era davvero felice per lui. Cosa diavolo era successo?Perchè il suo migliore amico doveva venderlo così?
Paura, rancore, rabbia...tutto questo poteva sul serio scavalcare un'amicizia che pareva solida?
Sapeva che non avrebbe dovuto guardarlo. Guardare Peter gli faceva davvero male. Cosa aveva fatto a Codaliscia, perchè arrivasse ad odiarlo?
Ma quello che era peggio era che lui forse nemmeno l'aveva odiato, per fare una cosa simile.
Forse si era solo fatto prendere dalla paura.
E questo era, mille volte peggio. Perchè lui non ci avrebbe pensato due volte, a gettarsi tra Peter e Voldemort, se fosse stato necessario.
Non è sempre vero che l'amore che dai è uguale a quello che ricevi.
Lui non riusciva a non volere bene a Peter, quantomeno per quello che ora era. Aveva i suoi difetti, certo, ma aveva anche i suoi pregi.
-James.- Sirius interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Potter non lo guardò. Non voleva condannare Peter. Non subito, non così.
Ogni volta che rifletteva su Peter, finiva così. In un modo o nell'altro, cercava sempre di proteggerlo, di non accettare quello che avrebbe fatto.
Cercava sempre una via alternativa.
Quante riflessioni aveva fatto su Peter, e quante volte si era ripetuto le stesse cose?
Sirius ebbe quasi più paura di quel mancato sguardo di qualunque altra cosa. Sentiva che suo fratello si stava allontanando. Lo stavano perdendo, tutti loro, e non capiva perchè.
-James, maledizione, guardami!- La voce di Sirius aveva una nota terrorizzata al suo interno. Finalmente, con lentezza, James guardò Felpato.
Senza dire niente.
Si guardarono un attimo, entrambi sentendo il gelo dell'aria che si era insinuato nei loro cuori. Solo il tempo avrebbe detto se l'amicizia sarebbe riuscita a sciogliere quel ghiaccio che li stava avvolgendo.
-Che altro c'è?- sussurrò Felpato, per la prima volta in vita sua, con timore.
Senza mai staccare il blu dal nocciola.
Davanti ai suoi occhi impotenti, il nocciola si tramutò in un colore più simile al cioccolato fondente, scuro e torbido, impaurito e non più limpido, sofferente, senza traccia dell'allegria e della luminosità tipica degli occhi di James.
Per poco Sirius non si alzò in piedi, di scatto, per correre a scuotere suo fratello, e urlargli di tornare indietro, ovunque stesse andando senza di lui.
-Il fatto è che- continuò James, distogliendo lo sguardo, questa volta guardando dalla parte opposta dei Malandrini. La voce era bassa, accorata dal dolore, quasi. -Io e Lily non vedremo mai crescere Harry.-
Nessun silenzio avrebbe mai potuto essere più assordante.
-Che cosa significa?- ringhiò Sirius, a denti stretti.
James lo guardò. Deciso, questa volta.
-Quando Harry avrà un anno io e Lily verremo uccisi, Sirius.-
Non aveva nemmeno finito la frase che Sirius era balzato in piedi, quasi ringhiando.
-Stai scherzando.- i pugni conficcati nei palmi non compensavano il dolore che stava per esplodergli nel petto.
Il moro sorrise, amaramente, mettendo negli occhi tutta la sofferenza che aveva provato in quei mesi.
-Secondo te scherzerei su una cosa simile?-
-No!- si avvicinò a James, la rabbia riversata tutta nei suoi occhi blu. -No!- ripetè, più forte, furioso.
Afferrò James per le spalle, e lo scrollò. Come a voler accertarsi che tutto quello non fosse un incubo.
-Io non lo permetterò, James!-
Il mondo non poteva privarlo dell'unica cosa più simile a un fratello che avesse. Aveva già perso la famiglia, non aveva avuto mai nè padre nè madre, nè un fratello da poter chiamare "famiglia".
Perdere James, sarebbe stato perdere molto più che un amico. Sarebbe stato perdere un fratello, una parte di anima, di cuore, di se stesso.
Sarebbe stato perdere una vita.
-Mi hai sentito?Io non lo permetterò.- strinse gli occhi a fessura, il blu che pareva il mare in tempesta. -Dimmi chi è stato, James.-
Sarebbe andato lì e l'avrebbe ammazzato. Istantaneamente. Questo fottuto bastardo non avrebbe nemmeno avuto il tempo di chiedersi cosa avesse fatto.
Era accecato dalla rabbia e dal dolore.
James non poteva morire.
Non James.
Quelle due frasi si susseguivano nella sua testa, facendo aumentare la sua rabbia.
Era indubbiamente pazzo.
Ma non gli importava.
James non doveva morire.
Potter distolse lo sguardo.
-No, James.- Sirius lo scosse, ancora.
Perchè suo fratello non lo guardava più?Perchè voleva tenergli nascosto quello che pensava?
-Ti prego, James, guardami negli occhi. Parlami!Chi è stato?Dimmi chi è stato, James. Dimmelo, che lo ammazzo.-
-No!- James aveva di nuovo spostato lo sguardo su Sirius, arrabbiato anche lui adesso. -Non permetterò che il mio migliore amico diventi un assassino, Sirius!Tu non farai niente del genere. Devi promettermelo. Non fare nulla di simile, chiaro?-
Ma James sapeva che Sirius l'avrebbe fatto, se gli fosse stato possibile. Ogni Malandrino sarebbe stato disposto a uccidere, per un altro Malandrino.
Cercò di non pensare alle eccezioni.
Sirius si alzò, di scatto.
-Non te lo posso promettere.- ringhiò.
Anche James si alzò.
-Adesso ascoltami, Sirius!Io non voglio che tu lo faccia.- James sembrava quasi spaventato.
-Bene.- ringhiò l'altro. -Ma voglio sapere chi è questo figlio di puttana!Se non ucciderlo, quantomeno gli voglio spaccare la faccia!-
-James.- questa volta era Remus. Per la prima volta, Potter lo guardò. Notò che era pallidissimo, gli occhi che esprimevano angoscioso terrore. -Chi è stato?-
Potter strinse le labbra.
Sirius gli riafferrò le spalle, guardandolo dritto negli occhi.
-James.- tremava. -Ti prego, James, devi dircelo.-
Il moro lo guardò, negli occhi.
Eccolo, il momento. Era arrivato. Doveva dirgli di Peter?
Aprì la bocca.
Come poteva guardare negli occhi suo fratello e mentirgli?
Sarebbe stato tutto così facile. Bastava pronunciare un nome, e tutto sarebbe stato a posto.
Quel nome li avrebbe condannati tutti.
Dal primo all'ultimo.
Se lo avesse pronunciato, forse avrebbe cambiato il suo destino. I Malandrini si sarebbero divisi definitivamente, forse. Lui e Lily sarebbero stati salvi.
Il problema, però, era sempre quello.
Non riusciva a tradire un suo amico. Non riusciva a condannare quello che adesso era Peter.
Se non diceva nulla, forse lui avrebbe ancora potuto recuperare Peter da dove si era gettato.
Se invece ora lo avesse detto a Sirius, la vita di Peter sarebbe diventata un inferno. Felpato non si sarebbe limitato a escluderlo, no.
Felpato lo avrebbe ucciso.
Era davvero questo che voleva?
Che Peter morisse?
Se lo meritava davvero?
Il Peter che conosceva lui, no.
Era sempre questo, il problema. Non riusciva proprio a vederlo come un nemico.
Avrebbe potuto provare a cambiare il suo futuro. Rendere Peter più simile a quello che era ora e non a quello che sarebbe diventato.
Ma lo doveva fare da solo.
-Voldemort.-soffiò, in fretta. 
Silenzio.
Vide con la coda dell'occhio Peter impallidire.
E il silenzio persisteva.
Sirius strinse ancora di più i pugni, ormai sentendo le unghie conficcarsi nella carne.
-Combatterò, non è un problema.- sibilò poi. -Tu non morirai, James. Sono stato chiaro?-
Come se fosse dipeso da lui.
-Ma certo.- fece Remus, in tono quasi febbrile. -Possiamo trovare un modo. Ormai tanto lo sai, no?Potete nascondervi. Intanto, noi combatteremo. Daremo la vita, se necessario. Ma non morirete, no, tu e Lily resterete in vita, James, parola di Malandrino.-
Remus sentiva le sue gambe tremare, così come le braccia. Era una senzazione simile a quella che provava quando si trasformava.
Il terrore di qualcosa che stava per accadere, e che non si poteva fermare. La razionale certezza di un imminente dolore, e, contemporaneamente, l'irrazionale preghiera che tutto ciò non accadesse.
-Non servirà. Lui ci troverà, lui...vuole Harry. Senza il nostro sacrificio, il mondo sarà condannato ad essere manipolato da Voldemort. Questo è il punto. Io e Lily dobbiamo morire, per salvare lui.-
-No!- Sirius aveva gridato di nuovo. -Non lascerò che tu muoia, James!Non me ne frega un cazzo se Voldemort poi ci userà tutti come suoi burattini, se trasformerà il mondo in un inferno!scapperemo, combatteremo, faremo qualcosa, ma non gli permetterò di ucciderti, dovessi finire ad Azkaban!-
James si morse la lingua, trattenendo le lacrime. Il suo amico aveva praticamente predetto quello che gli sarebbe successo.
Sirius cercò di nuovo il suo sguardo, ma James non glielo permise.
-James, devi dirci come aiutarti!Non staremo qui con le mani in mano. Ti prego, James, devi dirci quello che possiamo fare. Non starò a guardare mentre il mio migliore amico viene ucciso!-
Gli pareva che nelle vene gli scorresse sangue avvelenato, ricco di gelida rabbia nera.
-è questo il problema, Sirius.- mormorò lui. -Non potete aiutarmi. Sono condannato.-
-No!- di nuovo, il grido disperato. Sirius si allontanò. -No, io non lo accetto!Mi hai capito?- ringhiò, allontanandosi sempre di più, verso il buco del ritratto.
Non riusciva a stare ancora in quella stanza, non riusciva.
La fiamma del caminetto per un secondo avvampò, facendo scricchiolare in maniera sinistra il legno che stava bruciando.
-Sirius..-
-No!- ringhiò, di nuovo.
Era pazzo, Sirius. Pazzo di rabbia, rabbia per quell'ingiustizia che forse non avrebbe voluto scoprire.
In un attimo fu fuori dalla Sala Comune.
Era talmente pazzo di rabbia che avrebbe potuto far male a qualcuno, se lo sentiva.
Aveva bisogno di sfogarsi.
Avrebbe potuto cercare davvero qualcuno, e prendersela con lui. Una bella rissa, forse, era quello che ci voleva.
Ma era troppo arrabbiato persino per andarsela a cercare, la rissa.
Andava per corridoi sconosciuti, velocemente e senza badare alla gente che si fermava al suo passaggio.
La rabbia che sentiva al petto si mischiava con il dolore che gli colava nelle viscere come liquido acido e avvelenato.
Aveva ancora le unghie ficcate nei palmi.
Suo fratello sarebbe morto.
Queste, le parole che aveva in testa.
Suo fratello sarebbe morto.
L'avrebbe lasciato, solo, disperato come un cane randagio, senza famiglia, senza niente di veramente importante.
Che ne sarebbe stato dei Malandrini, senza James?
La testa gli si riempì di ricordi, ricordi di ogni sorta, protagonisti indiscussi loro, i Malandrini.
Avevano giurato di non lasciarsi mai. Un adolescente tende a credere di essere immortale. Che a lui non potrà mai succedere nulla, la morte è solo un eco lontano che non sfiora minimamente una giovane mente sempre proiettata verso nuove ambizioni.
Un adolescente ha ancora troppo da scoprire, da vedere, da curiosare, per permettersi il lusso di morire.
Nelle magiche mura di Hogwarts, persino le stragi di Babbani compiute da Voldemort sembravano solo un eco, lontanissimo.
E invece ora aveva scoperto quanto di più terribile avrebbe potuto scoprire.
Suo fratello sarebbe morto.
Si accorse di essere arrivato al settimo piano, gli occhi ancora offuscati dalla rabbia.
Lì, finalmente, non c'era nessuno.
Doveva buttar fuori tutto quello che aveva in corpo.
Urlò.
Forte fino a che la gola non gli arse dal dolore.
Non gli importava nulla se lo avessero sentito.
Che lo mettessero in punizione, che lo espellessero, meglio!Meglio di tutto quel dolore.
Davanti a lui, appoggiate al muro, erano appoggiate una serie di armature lucide e argentate.
Persino quelle, gli davano fastidio.
Ne calciò una, esattamente su quello che doveva essere il ginocchio, facendola ruzzolare a terra, provocando un frastuono che echeggiò per tutto il corridoio.
Ma non gli importava.
Il piede gli pulsava dolorosamente.
Ma non gli importava.
Suo fratello sarebbe morto.
Questo si, gli importava.
Tirò un altro calcio all'armatura a terra. E un altro, e un altro ancora. Ancora, i piedi gli duolevano, ma ancora continuava a calciare.
Voleva distruggere quell'ammasso di ferro.
I calci facevano risuonare l'accozzaglia argentea, assordandolo.
Faceva tutto così schifo.
James non poteva morire.
Lui era il suo migliore amico, non poteva abbandonarlo.
-Sirius?-
Felpato si voltò verso la voce, ancora stordito, gli occhi stretti a fessura.
Vide Marlene avvicinarsi, gli occhi argentati spalancati per lo stupore. Sorrise. Chissà che aspetto orribile doveva avere, pensò, in uno sprazzo di lucidità.
I lunghi riccioli neri della ragazza erano raccolti dietro alla nuca, tenuti fermi da una matita che lasciava sfuggire un po' di ciocche qua e là.
Se non fosse stato tanto accecato dalla rabbia, avrebbe sicuramente notato che era bella.
Ma il punto era che lui era accecato dalla rabbia.
Marlene si avvicinò, con sguardo interrogativo, e quasi lui fu tentato di gridarle di andare via. In quel momento, non rispondeva delle sue azioni. Era puro istinto, la razionalità era completamente andata a farsi benedire.
E Lene era bella. Era una ragazza, e lui in quel momento aveva bisogno di sfogarsi.
Per un attimo si fece schifo.
-Cosa ci fai qui?- la fronte era corrucciata, in un'espressione che la rendeva buffa.
Sirius non si degnò di rispondere.
La riccia guardò allora l'armatura per terra, con aria scettica.
-Hai intenzione di distruggere la scuola?-
-No.- quel ringhio per poco non spaventò Marlene.
Lo guardò. Sirius aveva un'aria stravolta. Gli occhi ricordavano vagamente un abisso marino da cui sarebbe stato impossibile uscirne.
-Vuoi parlarne?- tentò, incerta, senza mai distogliere lo sguardo da quell'oceano scuro.
-No.-
Sirius sentiva di stare per perdere il controllo, di nuovo. Non voleva che lei gli stesse così vicino. Il profumo della sua pelle odorava di fiori d'arancio, ricordando la sua provenienza sicula da parte di madre, e spagnola da parte di padre. Gli arrivava dritto nelle narici, facendogli venire voglia di mordere quella pelle lievemente biscottata.
Non si era mai accorto di quanto quelle curve, giudicate un po' troppo abbondanti da parte di Marlene, fossero in realtà un richiamo così invitante per i suoi ormoni.
Se fosse stato lucido, il primo pensiero di Felpato sarebbe stato quello che lui non poteva fare niente, con Marlene. Lei era sua amica. La prima e fondamentale regola di Sirius Black, era quella che le amiche non si toccavano.
Non era come le altre, Lene, non avrebbe potuto andarci a letto e basta.
Non meritava di soffrire, di lasciarsi spezzare il cuore.
Lei gli piaceva.
Come amica. Certo, come amica. non sia mai che a Sirius Black piaccia una ragazza sul serio.
Il problema era che Sirius non era lucido.
E l'odore di lei era così delizioso...
Lene alzò un sopracciglio.
-Hai intenzione di rispondere no a ogni domanda che ti farò?-
Sirius inspirò, cercando di uscire dalla cortina istintiva di nebbia dietro alla quale si era barricato.
-No.- non riusciva davvero a dire altro.
Stava dicendo no a Marlene. Stava dicendo no al destino, Stava dicendo no a se stesso. No, James non doveva morire. No, non poteva prendere Marlene lì, così com'era, farla sua per una notte e poi via, come il vento, come aveva sempre fatto con tutte. No, Marlene non poteva essere la soluzione ai suoi problemi, non avrebbe di certo placato il dolore che aveva in mezzo al cuore, o la senzazione di essere marcio dentro.
Marlene roteò gli occhi.
-Capisco.- lo guardò ancora un attimo, perdendosi in quella tempesta torbida e blu.
Non sapeva bene che fare. 
Sapeva che Sirius era una di quelle persone che, quando sono in quello stato, vogliono rimanere da sole. Sirius era una di quelle persone che odiavano sentirsi deboli.
Sollevò le spalle, con un sospiro. Non voleva forzarlo a parlare, se lui non voleva, anche se in quel momento si sentiva in grado di fare qualsisi cosa che lui le avesse chiesto per farlo stare meglio. Forse aveva solo bisogno di stare da solo. -Pensavo di andare a trovare Lily, prima di cena, per sentire se hanno capito cos'ha. Se hai bisogno di me, sono là.-
Si voltò, e iniziò a incamminarsi da dove era venuta, non sapendo bene se stesse facendo la cosa giusta oppure no.
Fu vedendola andare via, che Sirius perse completamente la testa.
La scia del suo profumo sembrava ancora aleggiare accanto a lui.
Non poteva sopportare che tutte le persone a cui voleva bene lo abbandonassero.
Vedere la figura di Marlene che si allontanava sempre di più lo fece scattare.
Lene si sentì tirare per la manica, ed ebbe quasi appena il tempo perchè un lampo di stupore le attraversasse lo sguardo, prima di ritrovarsi schiacciata contro il muro.
Per un secondo, i loro sguardi si scontrarono, mare e nuvola, e solo per un secondo, Lene lesse qualcosa negli occhi di Sirius, che le fece sgranare gli occhi.
Qualcosa che la supplicava, dicendole non mi lasciare.
Fece per aprire bocca, ma nessun suono raggiunse mai le sue orecchie.
Sirius aveva premuto le labbra contro le sue, senza nemmeno rifletterci troppo.
Non era un bacio lieve.
Non aveva nulla della dolcezza delicata dei baci descritti nei romanzi, o dell'insicurezza dovuta all'incertezza della risposta di lei.
Ma diamine, se c'era passione.
Marlene sentì chiaramente la sua pelle avvampare, mentre le sue mani le risalivano sul viso, accarezzandole gli zigomi, per poi affondare nei suoi ricci.
La matita che le teneva i capelli cadde a terra, lasciando che la zazzera scura le scivolasse con dolcezza sulle spalle.
Lui premette il corpo contro il suo, sentendo le sue dita incastrarsi perfettamente tra i piccoli riccioli di Marlene.
E Lene per un attimo fu presa dal panico.
Cosa stava facendo?
Perchè diamine lui la stava baciando?
Sirius Black non baciava quelle come lei. Lei non era bella, non era brava a letto, non aveva niente che potesse attirare Sirius Black. E non era nemmeno un'oca da una botta e via!Cosa credeva?
Se avesse ricambiato il bacio, sarebbe stata una delle tante?
Probabilmente si.
Sicuramente, si.
Lui le mordicchiò il labbro superiore, in maniera talmente sensuale, che lei non potè fare a meno di dischiudere le labbra, ricambiando il bacio.
Come poteva resistere a Sirius Black?
Per uno strano istinto viscerale che le proveniva direttamente dl ventre, gli infilò a sua volta le mani tra i capelli, attirandolo ancora di più a se, insaziabile.
Cosa stava facendo?Maledizione!
Come ci era finita in quella situazione?Come?
Lei non voleva baciarlo.
Cioè, si, voleva baciarlo, chi non voleva essere baciata da Sirius?Ma non voleva che fosse..così. Avrebbe voluto parlarne, prima. Avrebbe voluto che lui la rassicurasse, dicendole che magari non era affatto come le altre.
Ma quel bacio era troppo senzazionale, per interromperlo in quel momento.
Dov'era finita la timida e impacciata Marlene?
Sentì le mani del moro reclinarle lievemente la testa all'indietro, per poi passare le labbra sul suo collo, mordicchiandolo, baciandolo, torturandolo con quelle labbra così dannatamente sensuali.
Doveva dirgli di smetterla, non poteva continuare di quel passo. Si stava comportando come una di quelle ragazzette che si portava a letto. Doveva avere un minimo di autocontrollo, dannazione.
Chiuse gli occhi, e sospirò.
-Sirius.- tentò, ma più che un tono deciso e perentorio, che avrebbe dovuto dare fine a quel gioco di labbra sul suo collo, le uscì un mormorio spezzato, che pareva più un allettante invito che un rifiuto.
Lui fece scivolare una mano lungo lungo il suo corpo, senza mai smettere di baciarle il collo.
Si sentiva andare a fuoco, e questo non aiutava molto la sua razionalità.
Quando quella mano calda e grande le accarezzò un fianco, scoprendo un pezzo di pelle nuda sotto la camicetta, le si mozzò il respiro in gola, e spalancò gli occhi.
Cosa stava facendo?
Improvvisamente si vergognò tantissimo.
Non si era mai sentita così.
sapeva di stare raggiungendo una tonalità del viso che avrebbe fatto concorrenza ai capelli di Lily.
Non era da lei, fare certe cose. Non era una ragazza che faceva certe cose. Okay, un pensierino su Sirius magari se l'era pure fatto, ma, così presto?
Stava di nuovo per chiamarlo, per dirgli di fermarsi. Sentiva che era eccitato.
Il profumo di lei gli ottenebrava i sensi, lo portava su terre inesplorate, gli faceva venir voglia di assaggiare ogni più piccolo centimetro di lei.
Improvvisamente, lui staccò le labbra dal suo collo, e, senza preavviso, la guardò, quando lei aveva appena aperto le labbra, per parlare.
Spalancò gli occhi, sorpresa da quello sguardo straziato dal desiderio, dal dolore, dalla frustrazione.
Gli occhi di lei erano come un cielo in tempesta, e quelli di lui sembravano fatti apposta per completare quel quadro grigio. Cos'erano le nubi, senza il mare burrascoso a fargli da contorno?
In quel momento capì che avrebbe fatto di tutto, se lui avesse continuato a guardarla.
Si dimenticò di ogni cosa.
Fu lei, ad allungarsi verso di lui, questa volta, a far scontrare le due labbra, in un bacio altrettanto irruento, impaziente come quello di Sirius lo era stato.
La sua risposta arrivò immediatamente.
La spinse ancora di più contro il muro, sollevandola, baciandola con foga, con impazienza crescente.
Non poteva più aspettare.
Solo baciandola riusciva a non pensare a tutto quel dolore che gli aveva quasi impedito di respirare.
La voleva.
Con ogni fibra del suo essere, con ogni cellula del suo corpo, non riusciva più a stare fermo e limitarsi a baciarla.
Era finito il tempo dei giochi, ora faceva sul serio. Voleva quella pelle biscottata sulla sua, voleva sentirla gemere sotto di lui, voleva che il suo profumo gli facesse dimenticare tutto, ancora una volta.
Quel profumo di fiori d'arancio doveva mischiarsi con la sua pelle, per un attimo forse l'avrebbe fatto sentire meno avvelenato, meno sporco e marcio dentro.
Marlene si aggrappò con le gambe alla sua vita, per non cadere, sentendosi sempre più in fiamme.
Una piccolissima parte di se stessa, continuava a dirle di fermarsi.
Ma era troppo flebile per contrastare la scia bollente che le lasciavano le mani di Sirius sulla sua pelle, i suoi baci sempre più affamati sul suo viso.
Ormai, si era totalmente innamorata di Sirius Black, non poteva certo più nascondersi.
Sirius le accarezzò una gamba, con lentezza, sorridendo quando la sentì emettere un gemito.
Aveva sempre pensato che il sesso fosse un'ottima valvola di sfogo.
Un'ottima distrazione.
Sentiva già il dolore farsi più debole, rintanarsi in un cantuccio piccolo piccolo del suo essere, soffocato dall'adrenalina che gli scorreva nelle vene, calda e familiare.
Marlene non lo meritava.
Ma non riusciva a smettere di baciarla. Ormai era arrivato al punto di non ritorno, lo sentiva.
Senza più freni, con mani esperte e agili, senza mai staccarsi dalle sue labbra, tolse i primi bottoni della sua camicetta dalle asole, desiderando far sparire quel sottile strato di tessuto che lo divideva da lei il prima possibile.
Lene spalancò gli occhi, realizzando a cosa avrebbe davvero portato tutto quello, se lui avesse continuato.
Lo guardò, gli occhi grigi attraversati dal terrore, il cuore che pompava sangue e ossigeno a una velocità a cui non avrebbe mai creduto di poter arrivare.
Voleva davvero fare l'amore con Sirius Black?Era disposta a farsi trattare come una delle sue tante puttanelle?Sarebbe entrata a far parte di una delle sue tante puttane?
Fece l'errore di guardarlo negli occhi, ancora una volta.
E scorse, ancora, tra tutto quel desiderio che gli offuscava la vista, quella frase mai pronunciata.
Non mi lasciare.
Fremette, non sapendo cosa fare.
Era disposta a rischiare?
Istintivamente non voleva fermarsi, la pelle reclamava a gran voce le mani calde di Sirius su di se, il respiro era affannato e irregolare, ansioso di riprendere tutto da capo. Le labbra rosse, gonfie di baci, sentivano la mancanza delle dolci torturatrici che le avevano tormentate fino ad adesso.
Forse lui non l'avrebbe considerata una delle tante.
Forse.
Ma molto probabilmente, no.
Sarebbe stata una notte e via, sarebbe stata la sua ennesima valvola di sfogo, solo carne in cui penetrare, niente di più che sesso, per lui.
Eppure sembrava così straziato, così dolorante e distrutto. Non sopportava di vederlo così, come un'anima in pena.
Come ci sarebbe rimasto, se adesso lei, con la camicetta mezza sbottonata, i seni che facevano capolino dando bella mostra di se, i capelli tutti scombussolati, si fosse tirata indietro?
E lei, sarebbe riuscita a rifiutarlo?Sarebbe stata abbastanza forte?
Era il primo che la faceva sentire così.
Con lui, tutta la sua timidezza, era andata in un posto dove non sapeva più se era in grado di recuperarla. Con lui diventava un'altra Marlene.
Si poteva dare così?
Lo riguardò negli occhi. Quel blu scuro rischiava di farla collassare. Come poteva resistere a due occhi così?
La sua razionalità non era mai stata troppo forte, nemmeno da lucida. Lei non riusciva a ragionare con praticità, come Lily. E quelle senzazioni erano troppo nuove, troppo diverse rispetto alle solite, per riuscire a contrastarle con decisione.
Avrebbe rischiato. Sentiva di non riuscire più a ragionare. Il desiderio la stava uccidendo.
Aprì la bocca. Sarebbe stata ancora in tempo a rifiutare, a allontanarsi, a dire che non voleva essere una delle tante. E lo avrebbe fatto, se solo avesse avuto la lucidità necessaria.
E invece, l'unica cosa che le uscì fu:
-Non qui.- sussurrato, sapendo di essersi condannata.
Avrebbe sofferto. Si, lo sapeva, avrebbe sofferto. Lui l'avrebbe lasciata dopo una notte.
Ma non le importava.
Non quando ormai ci era troppo dentro, troppo innamorata per tirarsi indietro senza pentirsi.
Lui la baciò. Poi le prese una mano.
-Andiamo nella stanza delle Necessità.-
Non era una domanda.
Lene sorrise. Ovvio, Sirius Black non poteva che sapere subito dove portarla per certe cose. Doveva immaginarselo.
Era ancora in tempo per tornare indietro. Sarebbe bastato scuotere la testa.
Sospirò.
Pronta ad essere una delle tante.
Poteva solo aggrapparsi alla speranza che lui non le facesse troppo male.
Annuì, consapevole di essersi appena gettata volontariamente nella bocca del leone.












Ehm...(me sbuca da un angolino nascosto)Toc toc...c'è nessuno?Lo so, lo so, ho fatto passare SECOLI dall'ultimo aggiornamento. Ho solo una parola per scusarmi: scuola. Scuola, scuola, scuola!Aaaaargh, io ODIO la scuola -_- e sarà sempre peggio, non ci posso credere O.o cooooomunque, eccomi qui, con un altro capitolo XD come vi sembra?O.o la prima parte mi sono annoiata tantissimo a scriverla O_O quindi ditemi se è molto brutta, perchè ne sono consapevole XD pooooi...mmmmm...spero che l'ultima parte si sia capita bene. Nel senso, non volevo far apparire Marlene come una troietta, perchè non lo è, assolutamente. Solo, è innamorata, quindi le è difficile resistere a Sirius, soprattutto perchè lo vede in difficoltà, e vuole davvero aiutarlo. E Sirius conosce, uhm, un metodo abbastanza veloce per dimenticare e farsi passare il dolore. Per quanto riguarda lui, invece, la strada non sarà così facile. Deve ancora imparare a distinguere tra sesso e amore, ma imparerà, a sue spese. Poi poi...mmm...basta, credo O.o
Chiedo umilmente perdono, in ginocchio, ma non posso ringraziarvi una per una -___- il libro di spagnolo mi reclama, con una faccetta sadica che dice TUUUU domani hai la verifica!!!!STUUUDIAAA!!!-___- non vedo l'ora di fare gli esami, almeno potrò bruciare tutto questo XD vi prego, non smettete mai di recensirmi, è solo grazie a voi che riesco ad andare avanti XD e le vostre ultime recensioni mi sono piaciute tantissimo, erano tutte lunghissime, non sapete quanto mi hanno fatto piacere *__* non vi ringrazierò mai abbastanza, davvero, GRAZIE per tutto quello che fate per me XD e ben tornate a tutte quelle che per un po non ci sono state *__* vado a spagnolo...voi recensite XD muhauhauha XD un bacio grandissimo!!!






















  
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