Mi prostro ai vostri piedi... non so davvero come farmi perdonare
per questa assenza di... due... (tre?).. mesi!! Ma ho avuto gli esami di terza
media e, quando finalmente sono finiti, me la sono spassata con le mie
amiche... non pensavo proprio alle fanfiction! Ma adesso rieccomi qui con un
nuovo e fresco chap che spero gradirete... ciao^^!
THE DOORS OF MY HEART ARE OPEN
4.
Decisioni fatali
Toc Toc.
Hermione battè
con le nocche sulla porta della stanza. Ginny non rispondeva ancora, ma la
ragazza non voleva darsi per vinta. Ginevra non era venuta a lezione quella
mattina, e non si era vista nemmeno a pranzo. Harry, Ron ed Hermione erano
piuttosto preoccupati, non era mai successa una cosa del genere. Hermione,
sicura che ci fosse in ballo qualcosa di grosso, li aveva tranquillizzati con
un “è solo la sindrome del troppo studio” e li aveva convinti che una visita
femminile l’avrebbe rimessa in sesto.
In realtà, si era preparata tutto un discorso da fare, certa che
c’entrassero le ragioni di cuore, e si era anche messa da parte un episodio
carino che le avrebbe di certo fatto tornare il sorriso: la recente ‘influenza’
di Malfoy, o almeno così l’aveva chiamata Ruf, notando che il ragazzo sembrava
quasi sonnambulo, ed era assente e distante.
Ginny sarebbe morta dal ridere, e insieme l’avrebbero preso in
giro.
Sì, era perfetto.
Toc Toc.
Hermione bussò per l’ennesima volta, sperando che Ginny le
rispondesse.
“Gin! Ci sei? E il rum?”
Era una vecchia e stupida battuta che le faceva sempre sorridere.
Ma non questa volta. Ginny non
rispondeva.
E va bene, si disse Hermione. Quando è troppo è troppo.
“Ginevra, ti avviso che fra cinque secondi aprirò la porta, che tu
sia presentabile o no! Uno... due... tre... quattro... e...” tirò fuori la
bacchetta “...cinque! Alohmora!”
Il chiavistello
girò, Hermione entrò nella stanza... e represse un gridolino di stupore.
“G-Ginny!”
La ragazzina era
buttata sul letto, il viso sbattuto e i capelli spettinati. Gli occhi erano
rossi e gonfi, segno inconfutabile che aveva pianto; era raggomitolata sotto le
coperte e fissava il vuoto.
Hermione non
l’aveva mai vista conciata così male. “Ma che... che cosa ti è successo? Oh,
Ginny!”
La bruna si
avvicinò al letto, fissandola scombussolata. Poi la cinse con le braccia e la strinse
a sè, protettiva. “Senti... non so cosa diamine sia successo, ma ti giuro che i
responsabili la pagheranno. E cara. Facciamo... dieci galeoni?”
L’espressione di
Ginny non mutò. Hermione emise un lungo sospiro. Non era mai stata brava a fare
battute.
“Okay, non
attacca. Ti prego, dimmi cosa ti prende. Non ti ho mai vista così sconvolta.
Sto male solo a vederti ridotta in questo stato. Devo sapere cos’è accaduto,
Gin. Devo sapere.”
Le parole sincere
di Hermione parvero risvegliarla. Ginny si riscosse e la fissò vacua.
“Hermione,... è
stato... è stato traumatico.”
La bruna non
disse nulla, ma un brivido la attraversò.
“Ieri notte...
oh, mio dio. No, non posso. Non posso rivivere tutto.”
“Sfogarti ti
aiuterà, Gin. Continua, ti libererai di un peso. Continua... ti prego.”
Ginny abbassò lo
sguardo, gli occhi lucidi. “Sì... hai ragione. Ma il fatto è che... è stato
tremendo... un attimo prima sto dormendo tranquilla nel mio letto e un attimo
dopo... sono in piedi davanti a Malfoy.”
Hermione
sussultò. “Malfoy? Non dirmi che c’entra lui in questa faccenda!”
“E’ lui la
faccenda, Hermy! Mi mormora qualcosa come ‘è schifoso ma devo farlo’ e poi... e
poi mi...”
“Ti ha
violentata?!” scoppiò Hermione, sconvolta.
“Oh, no” sussurrò
Ginny. “Ma è stato come se l’avesse fatto. Mi ha baciata per un sacco di tempo,
mentre i suoi scagnozzi sghignazzavano. Poi mi ha lasciata andare ma, credimi
Herm, ero scioccata.”
“Ci credo!”
Hermione tremava dallo sdegno e dalla rabbia. “Quel... quel viscido animale di
fogna, inetto e ipocrita! Cosa credeva che fossi, un giocattolo da usare quando
gli gira?”
“Ma... perchè
l’ha fatto? Perchè proprio me? Mi odia!” Hermione aveva ragione, si sentiva
molto meglio ora, e il suo cervello aveva ripreso ad andare. E cercava una
spiegazione all’ignobile atto del Serpeverde.
“Perchè? Ma
perchè è uno sporco idiota, mentecatto, perchè aveva voglia di far soffrire
qualcuno e...”
“No, Hermy,
ragioniamo. Perchè? Nemmeno se fossi così crudele mi costringerei ad una tale
tortura quale baciare il mio peggior nemico!” Hermione alzò un sopracciglio.
Era evidente che non era d’accordo. “Come prova, prima di baciarmi ha anche
detto che sarebbe stato schifoso... Non è strano? Insomma... io voglio capire!”
“Hmm.” Hermione
si corrucciò, concentrata. “Ricordi qualcos’altro, della notte? A parte il
bacio e quella sua affermazione?”
Ginny chiuse gli
occhi.
Notte...
Risveglio...
Malfoy...
Tiger e
Goyle...
“E’ schifoso
ma devo farlo...”
Bacio...
Risate...
Stacco...
Lacrime...
Corsa...
E...
“Non giocherò
mai più a Mezzanotte!”
“Ecco!” Hermione
sussultò. “Ecco, Hermy! L’ultima cosa che ho sentito è stato Malfoy che diceva:
‘Non giocherò mai più Mezzanotte’. Cosè
questo Mezzanotte?”
“Aspetta un
secondo” Hermione tirò fuori il Dizionario della magia tascabile che portava
sempre appresso e lo sfogliò velocemente. “Mezzanotte... dodici in punto, no,
non ci interessa... nome... ecco qui! ‘Passatempo piuttosto particolare che si
gioca in du (le regole sono citate in basso). Ciò che lo distingue è il fatto
che il perdente deve pagare pegno e la penitenza dev’essere un’azione che lui
in circostanze normali odierebbe fare, ed è scelta dal vincitore mediante il
Libretto delle Istruzioni in cui sono le possibili punizioni.’”
Le due ragazze
rimasero in silenzio. Poi...
“Pensi anche tu
quello che penso io?”
Ginny annuì. “E’
probabile che il baciarmi fosse la penitenza di Malfoy, che probabilmente ha
perso una partita di Mezzanotte. Tutto combacia... inoltre questo gioco è
assolutamente perfetto per lui. Quando vince inventerà le penitenze più
crudeli...” Ginny sospirò. “E’ orribile. Per me è stata più di una punizione, è
stato un supplizio, una cosa terribile. Non ero preparata, e anche se adesso
sono più tranquilla e razionale... Hermy...” La ragazzina tirò su col naso, mentre
una lacrima le solcava il viso. “...è il mio primo vero bacio...”
Hermione
abbracciò l’amica e la lasciò sfogarsi. Intanto, malediva Malfoy perchè l’aveva
e la stava ancora facendo soffrire... e se stessa, che fino a poco tempo prima
non sopportava Ginny solo perchè anche lei era innamorata di Harry. Si
disgustava da sola.
Ma quella era
stata la goccia che faceva traboccare il vaso.
“Gin... pensi
anche tu quello che penso io?”
“Non so, tu cosa
pensi?”
Era il loro
scambio di battute preferite. Significava che tutto era tornato alla
normalità... o almeno così sembrava.
“Che tra poco è
Natale e che tu sarai presto a casa Weasley, circondata da chi ami, e dagli
affetti di persone che ti vogliono bene. Con loro dimenticherai, e vedrai che
la ferita si rimarginerà.”
Ginny si scostò
da lei avvicinandosi alla finestra.
“Hermione... io
credo che quest’anno rimarrò qui ad Hogwarts.”
“C-come?”
“E’ così. Non me
la sento di vedere la mia famiglia... non riuscirei a godermi la festa, sto
troppo male. Rovinerei il Natale a tutti senza poterlo spiegare. Rimango qui...
tanto, Malfoy se ne va. “
“Beh, allora
rimaniamo anche noi.”
“Cosa intendi per
noi?”
“Ma è ovvio, no?
Io, Harry e Ron. Non credo che se ne andranno senza di te.”
Ginny sospirò
pesantemente. “Già... maledizione. Che vadano pure. Io comunque non gli dirò
nulla di Malfoy. Figurarsi! Ron lo massacrerebbe (ed io non voglio che mio
fratello si faccia male per colpa mia), mentre Harry... Harry... sarebbe bello
se lo facesse anche lui. Ma sono troppo imbarazzata a raccontarlo. E’ così.
Comunque... magari passerò anche il Natale con lui!” Ginny si illuminò. “Te lo
immagini? Resta qui per me mentre tu e Ron andate dalla mia famiglia... non
sarebbe nemmeno male, sai? Ti faccio un favore. Eddai, lo so che mio fratello
ti piace...”
La ragazza diede
una gomitata ad Hermione, che arrossì simulando una risatina nervosa.
Non ribattè.
Non aveva un
sesto senso, ma sapeva benissimo che, quando sarebbero stati al corrente della
decisione di Ginny, i due avrebbero deciso di rimanere anch’essi... Ron si
sarebbe lamentato un po’ ma alla fine avrebbe ceduto...
Che bel Natale li
aspettava.