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Autore: mafalda    15/07/2005    1 recensioni
ho volato con la fantasia, ma ero in astinenza da potter, è una storia decisamente lunga che ancora non ha un finale, ma ci sto lavorando... tante novità, alcune poco gradite sconvolgono la vita di Harry
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Perdonare

Perdonare.

Draco era risoluto, non avrebbe perdonato Piton per quello che aveva fatto, non avrebbe perdonato nemmeno sua madre e non avrebbe perdonato nemmeno Ginny per quello che aveva detto. Si sentiva solo, molto più di quanto credesse possibile, solo Harry e Ron riuscivano a stargli vicino senza ricevere insulti o essere allontanati malamente. Piton aveva rimandato a data da destinarsi l’incontro con Harry e aveva anche sospeso le lezioni di Occlumanzia. Le lezioni erano cominciate nuovamente, ma tutti si accorsero che durante le vacanze doveva essere successo qualcosa, soprattutto perché Luna e Harry passavano tutto il loro tempo insieme e Ron e Hermione non tentavano di uccidersi ogni volta che si incontravano. Gennaio passò seguito dalle prime settimane di febbraio, S. Valentino si  aprì in maniera insolita, a Harry arrivò una lettera di sua zia.

Ciao Harry,

come va? Io vorrei dirti che qui va tutto bene, ma non posso, ieri sera la casa è stata attaccata da un gruppo di mangiamorte, non ti preoccupare, io e Dudley stiamo bene, tuo zio non lo so. È stato lui a tradire. Quando ha visto quest’estate Piton, ha capito che stava succedendo qualcosa di strano e non so come è riuscito ad avvertire Malfoy, gli ha detto che Severus è una spia che lavora per l’ordine. Io credo che sia in pericolo, il mangiamorte che mi ha avvertito ha parlato di un attacco imminente alla scuola e mi ha detto di non mettere in mezzo Silente, almeno non subito. Comunque ieri sera Vernon è uscito , lo sai che non lo fa mai per questo mi sono insospettita; poi verso le nove si è materializzato un mangiamorte, non l’ho visto in faccia perché era nascosto dal cappuccio, ma mi ha detto che dopo un ora esatta sarebbero arrivati e ci avrebbero ucciso. Ci siamo nascosti dalla signora Figg, li abbiamo visti arrivare, c’erano Malfoy e Bellatrix, Tiger e Goyle e penso anche Narcissa. Hanno distrutto la casa, ma noi eravamo fuori. Dudley era terrorizzato, ma alla fine sono riuscita a portarlo fino al ministero e da lì a Hogsmeade. Non ti preoccupare, ti farò sapere.

Una bacio tua Zia e tuo cugino.”

Harry dopo aver letto la lettera della zia uscì dalla sala comune e si scontrò con Luna, le diede un rapido bacio sulle labbra e riprese la sua corsa verso l’ufficio di Piton, sapeva che avrebbe dovuto dirgli dell’attacco a sua zia e sapeva che avrebbe dovuto dirgli che era stato scoperto. Attraversò a perdifiato tutta la scuola travolgendo un paio di ragazzi. Si catapultò nell’ufficio del professore, lo trovò immerso nella preparazione di una pozione. Appena vide il ragazzo, il professore assunse la solita aria disgustata. Il ragazzo non ci fece nemmeno caso tanto ci era abituato. Dopo l’attacco dei dissennatori a scuola non aveva più avuto modo di parlargli tanto meno di fargli leggere il diario.

-         Professore, lei deve leggere questa.- senza mezzi termini gli porse la lettera di sua zia .

-         Quando ti è arrivata? – chiese l’uomo allarmato

-         Questa mattina.

-         Dobbiamo fare qualcosa, avvertire Silente e Lupin, non credo che attaccheranno la scuola, ma se lo facessero voi tutti sareste in pericolo.

-         Non attaccheranno la scuola, attaccheranno lei. E lei non può essere sacrificato. Ora lo so.

-         Potter, tu non capisci, io ora non servo più a niente e a nessuno. Non  importerebbe a nessuno se io morissi.

-         Lei è proprio stupido lo sa? Draco prima o poi la perdonerà, le vuole bene e poi non è vero che a nessuno importerebbe se lei morisse… io credo che mia zia ci rimarrebbe molto male. Le vuole bene, l’ho capito da quella lettera, e se ancora non le è chiaro, venga con me a Hogsmeade, venga a farsi dire da lei cosa prova.

-         Sai – disse il professore abbozzando un timido sorriso- ogni giorno che passa assomigli sempre più a tua madre. Dobbiamo avvertire Lupin.

-         Io devo avvertire i miei amici. Torno subito.

Harry salì le scale e entrò nel buco dietro il ritratto, trovò lì tutti quanti spiegò loro velocemente quello che stava per accadere e li convinse ad accompagnarlo da sua zia. Solo Hermione si rifiutò di andare.

-         Harry, mi dispiace, ma io avevo altri programmi, Vicktor mi ha invitato ad uscire.

Quella frase colpì Ron come una pugnalata, sentì nettamente il suo cuore spezzarsi. Non poteva crollare in quel modo, non davanti a lei, si limitò a girarsi e andarsene senza nemmeno degnarla di uno sguardo. La ragazza lo seguì con gli occhi finché non scomparve insieme agli altri dietro il buco. Aveva sperato che le facesse una delle sue solite scenate, che le dicesse qualsiasi stupidaggine, ma l’aveva ignorata e questo le fece più male di qualsiasi altra cosa. Lo aveva perso, aveva perso i suoi occhi blu e la sua voglia di ridere e di scherzare aveva perso il suo migliore amico ma anche il ragazzo di cui era innamorata. Stava insieme a Vicktor, ma non lo amava, non lo aveva mai amato, nel suo cuore c’era posto solo per una persona: Ron. Uscì poco dopo che tutti erano andati via e lo trovò lì fuori, era seduto su uno scalino con la testa tra le mani.

-         Ron?! Stai bene?

-         No, non sto bene! Da una vita che non sto bene. Sono preoccupato per te. Ogni volta che so che sali su una scopa penso che potresti cadere e farti male, ogni volta che so che sei con lui io mi preoccupo.

-         Sai, se non fosse stato per lui ora io non sarei qui…

-         Già-

Detto questo si alzò e si girò per andarsene; non gli aveva detto che l’aveva salvata lui, non gli aveva detto nulla per paura di perderla, ma era arrabbiato, furioso con Hermione, avrebbe voluto prenderla a sberle. Lei lo fermò lo fece girare e lo guardò negli occhi.

-         Perché ce l’hai tanto con lui? Non sei tu che hai detto che di me non ti sarebbe mai fregato niente? Allora cosa vuoi da me?

Doveva scuoterlo, farsi rispondere qualsiasi cosa. Non poteva restare nel limbo del dubbio ancora per molto.

-         Io da te non voglio proprio niente, e come potrei volere qualcosa da una mezzosangue secchiona e petulante.

Ron non si rese subito conto di quello che aveva appena detto, le parole gli erano uscite dalla bocca senza nemmeno riflettere, voleva farle male, il più possibile. Capì solo quando gli arrivò un ceffone da parte di Hermione, questa volta l’aveva persa per sempre.

-         Ti odio Ronald.

Il ragazzo la seguì fin dentro il dormitorio femminile; chiuse la porta a chiave e si girò verso di lei. Non sapeva bene cosa volesse fare, ma non aveva voglia di lasciar cadere in quel modo la discussione, doveva spiegarle una volta per tutte quello che provava, sapeva di non aver nessuna possibilità con lei, non dopo quello che aveva detto, ma doveva dirle la verità. La ragazza dal canto suo era distrutta “ mi ha chiamato mezzosangue, il mio Ron mi ha chiamato mezzosangue e l’ultima volta che qualcuno mi aveva chiamato in quel modo per difendermi ha vomitato lumache per un giorno… perché mi fa soffrire così, perché non riesco a dirgli quello che provo.”

-         Perdonami…- disse il ragazzo sul punto di piangere – perdonami, non so perché l’ho detto , perché ti ho chiamato in quel modo. Volevo…

-         Volevi cosa –  Hermione piangeva copiosamente – cosa Ron? Perché ti comporti sempre così? Ogni volta che parliamo finisce sempre nello stesso modo, litighiamo. Perché?

Il ragazzo iniziò a piangere con lei.  Sapeva che l’equilibrio sul quale era stata costruita la sua amicizia si era spezzato, si era spinto troppo in là, l’aveva delusa, ferita e si sentiva uno stronzo. La guardò negli occhi, un brivido gli attraversò la schiena, lo guardava con il disprezzo che solitamente riservava per Malfoy, uno sguardo di ghiaccio che non lasciava sperare in nulla di buono. La sua determinazione si frantumò abbassò lo sguardo le chiese solo di perdonarlo e di dimenticare, di dimenticare che un tempo erano amici, dimenticare che si conoscessero, dimenticare tutti gli anni insieme.

-         Non riesco a starti vicino come vorrei, non riesco a guardarti negli occhi, non riesco a dirti quello che provo. Mi dispiace Hermione, ma la verità è che tu staresti molto meglio senza di me.

-         Ron… se esci da quella porta in questo modo, dimenticati della mia esistenza… Vicktor aveva ragione, sei solo un ragazzino stupido e io merito molto di meglio.

Il rosso si voltò le si avvicinò e le diede uno schiaffo, era furioso, non solo il bulgaro gli aveva portato via la ragazza di cui era innamorato, ma non perdeva occasione per dividerli.

-         Sì, forse è vero, ma chiedi a Madama Chips chi è stato accanto a te quando stavi male, chi ti ha salvato dalla caduta dalla scopa, chi ti ha vegliato per due giorni. Non certo lui, lui è  scappato, se fosse stato per lui ti avrebbe fatta schiantare al suolo. Herm, io lo so che ti ho fatto soffrire, ma tu non hai la più pallida idea di come sto io. Tu non sai quello che ho passato, non ne hai idea. Non sai come mi fai sentire, tu sputi sentenze e non ti curi di come fai sentire gli altri. Sono così: insicuro, stupido e immaturo, ma ci tengo a te…

-         Davvero- rispose lei gelida – se ci tenessi veramente a me non mi avresti detto mezzosangue. Ma porca vacca, l’ultima volta che qualcuno mi ha chiamato in quel modo per difendermi hai vomitato lumache per 1 giorno intero, perché ora è diverso? Da te non mi sarei mai aspettata …

-         Da me? Tu non sai chi sono, non lo hai mai capito. Per te sono solo Ron, il migliore amico di Harry, quello da maltrattare quanto ti pare tanto non soffre… ti sbagli, io soffro e non sono un tuo amico… almeno non più  e non perché ti ho detto una cosa stupida in un momento di rabbia, ma perché da ormai un anno mi hai escluso dalla tua vita.

-         Ti odio… mi hai spezzato il cuore.

Il ragazzo aprì la porta e uscì. Si diresse verso la sua stanza. Aveva il cuore in frantumi, l’aveva persa, nel momento in cui aveva capito che a quelle condizioni non voleva la sua amicizia, lui la voleva, voleva il suo amore non la sua amicizia. Si stese sul letto e chiuse gli occhi. La ragazza invece era furiosa, l’aveva insultata ed era riuscito a girare la frittata in modo tale che fosse lei a sentirsi in colpa. Ma soprattutto era arrabbiata con se stessa, con la sua totale incapacità di odiarlo, di non riuscire a smettere di pensare a lui, di non riuscire a distogliere i suoi occhi da quelli profondi del ragazzo, scese nella sala comune. In cuor suo sperava che lui fosse lì, ma non c’era. Automaticamente si diresse verso il dormitorio dei ragazzi. Aprì la porta della stanza di Ron, il ragazzo era steso con gli occhi chiusi e tra le mani la foto che gli aveva regalato Hermione per Natale. Gli si avvicinò e si sedette accanto a lui. Non sapeva cosa dire e fare, quello che voleva era che Ron restasse nella sua vita, che non sparisse che le dicesse che la sofferenza e il dolore potevano essere cancellate e che finalmente riuscisse ad essere sincera con lui. Restò in silenzio osservandolo dormire, le piaceva, adorava il suo viso e quegli occhi che la paralizzavano. Non ricordava nemmeno quando si era innamorata di lui, quando si era accorta di volerlo tutto per se. Il secondo o forse il terzo anno. Quando sembrava che Grattastinchi avesse ucciso Crosta, lei aveva capito che non gli mancava solo la sua amicizia, ma gli mancava lui. Poi quando lo aveva abbracciato per la prima volta, lui era terrorizzato, lo aveva sentito irrigidirsi in imbarazzo, ma l’aveva accarezzata sulla testa e calmata. Poi il quarto anno ne era stata sicura, ma lui nemmeno la vedeva, si era meravigliato quando l’aveva vista scendere le scale splendida nel suo vestito per la festa. Lei si era sentita mancare il respiro quando l’aveva guardata con aria ebete, era talmente carino. Ma non riusciva a capire cosa provasse lui, la insultava e poi le chiedeva perdono, la maltrattava e poi correva da lei la faceva sentire  la persona più importante del mondo e poi scappava un’altra volta. Lo osservò ancora, non era sicura che dormisse perché le sue orecchie erano diventate cremisi. Gli accarezzò la testa e poi disse

-         Cosa c’è nel tuo cuore Ron? Perché ti comporti così?

-         Perché sono stupido – disse il ragazzo con gli occhi ancora chiusi – perché non ho il coraggio di aprire gli occhi e guardarti. Mi sentirei un verme per quello che ti ho detto. Volevo farti male, farti provare quello che sento io ogni volta che ti vedo con Krum. Non lo penso sul serio e se il sangue conta qualcosa allora vorrei essere anche io un mezzosangue. Scusami se ti ho aggredito, solo che sto soffrendo, mi sento impotente davanti a te e lui. Tu hai scelto e ovviamente hai preferito lui. Io non lo sopporto. So che sono stato io il primo ad allontanarti, ma credimi, io l’ho fatto solo perché mi sentivo messo da parte e anche se soffrivo ho deciso di darti la possibilità di vivere la tua storia senza me tra i piedi. Quello che c’è nel mio cuore non riesco a dirlo… a dirtelo. Vorrei solo che tu mi perdonassi, che dimenticassi tutto quello che ti ho detto…

-         Tu mi ferisci e poi chiedi scusa. Io non ce la faccio più, sto male… Ron… ti prego guardami.

La ragazza si pentì subito di averglielo chiesto, il rosso aprì gli occhi e la guardò, un lungo sguardo penetrante, ancora una volta tutto il mondo attorno a loro parve sbiadire, c’erano solo loro due. Hermione perse tutto il suo coraggio, avrebbe voluto dirgli che la faceva star male, che soffriva immensamente ogni volta che litigavano, che quella parola l’aveva ferita molto… ma non ci riuscì, riusciva solo a guardare negli occhi il suo migliore amico rendendosi conto che l’amicizia non c’entrava nulla con quel momento di meravigliosa pace. Ron era ancora steso sul letto con gli occhi piantati in quelli di Hermione, avrebbe voluto leggerle nel pensiero o che lei leggesse nel suo, avrebbe voluto baciarla, ma non lo fece, lei aveva il potere di stregarlo, i suoi occhi lo facevano sentire come se fosse nudo. Si riscosse per primo e abbassò lo sguardo. Fissava il petto della ragazza che si alzava e abbassava con una velocità straordinaria. Sapeva che non avrebbe resistito molto, che prima o poi l’avrebbe stesa sul letto e iniziata a baciare, voleva stare con lei, non gli era mai capitato di desiderarla in quel modo, si alzò di scatto e iniziò a passeggiare per la stanza, era in imbarazzo e avrebbe giurato che le sue orecchie fossero in fiamme, ma quello che più lo preoccupava era che il desiderio di lei non si era ancora placato. Aveva la bocca arsa e le mani sudate e prima o poi si sarebbe accorta di quello che stava succedendo.

“ Calmati Ron, riprendi il controllo delle tue facoltà mentali, lei è la ragazza di un altro e probabilmente nemmeno si rende conto di quanto tu non resista senza di lei. Se solo fossi un po’ più sicuro…” Hermione lo distolse dai suoi pensieri.

-         Stai bene?

-         No, te l’ho detto prima, non sto bene.

-         Siediti accanto a me… Ron ti prego, siediti e parliamo.

-         No, non voglio sedermi… non voglio parlare perché so già cosa dirai.

-         Ti prego siediti e dimmi cosa ti ho fatto per farti stare così male da chiamarmi mezzosangue, cosa ti ho fatto per farti essere schifato dalla mia presenza.

-         Io non sono schifato da te, al contrario… … io non posso starti vicino, non come prima. Hermione, possibile che non capisci? Eppure dovresti essere la ragazza più brillante del nostro anno. Non posso credere che ancora ti sia oscuro il motivo che mi spinge a starti lontano… vorrei potermi sedere e parlare come facevamo un tempo, ma proprio non ci riesco.

Le lacrime avevano ripreso a scendere sulle guance dei due ragazzi, Hermione non riusciva proprio a seguire il discorso di Ron. Si sentiva sola, anche se lui era lì lo sentiva distante, in un luogo che non riusciva a raggiungere. Lo osservava camminare su e giù per la stanza, le piaceva, non c’era dubbio. Le spalle larghe, le gambe dritte e muscolose e il sedere tornito, avrebbe voluto avvicinarsi a lui, far passare le mani sul suo corpo, voleva disperatamente che la toccasse, che le dimostrasse che non la riteneva più una bambina, che la vedesse come una donna, che la desiderasse almeno la metà di quanto lo voleva lei.

-         Herm- riprese il ragazzo – per favore, non piangere, già sto abbastanza male. Se vuoi smetto di camminare e vengo a sedermi, ma tu devi promettere di non piangere.

-         Va bene, ma non ti sedere all’altro capo del letto, vieni qui, accanto a me. Ti prego…

Ron ricorse a tutto l’autocontrollo di cui era in possesso, si sedette lì vicino, poteva sentire il suo profumo, l’adorava, erano talmente vicini che il cuore del ragazzo prese a battere in maniera vertiginosa, aveva paura che lei lo potesse sentire. Era nervoso e a disagio, gli capitava sempre quando era vicino a lei, ma quella volta la sua timidezza era arrivata al parossismo. Restarono in silenzio vicini. Hermione lo vedeva, forse per la prima volta, imbarazzato. Non che lei stesse meglio, il suo cuore correva all’impazzata, aveva la gola secca e la voce le era morta in gola, ma doveva fare il primo passo, dirgli quello che sentiva una volta per tutte, se lui avesse rifiutato almeno lei era stata sincera e  sarebbero potuto finalmente tornare solo amici. Fece un respiro profondo e si voltò di nuovo verso Ron, che aveva ancora una volta gli occhi chiusi.

-         Nemmeno io riesco a parlare come facevamo un tempo. La colpa è la mia, io ti ho allontanato … io sapevo che sei stato con me tutto il tempo in infermeria, me lo ha detto Madama Chips , ma non capivo perché ti ostinassi a dire che con me c’era Vic… perché non mi hai detto niente?

-         Io… non l’ho fatto perché avevo paura che tu soffrissi a causa di Krum, vedi io l’ho visto baciarti, ti assicuro che è stato uno dei momenti peggiori della mia vita, poi ti ho visto salire sulla scopa e cadere giù; quell’idiota era paralizzato dal terrore, se non fossi arrivato io ti saresti sfracellata al suolo…

-         Mi hai salvato, come al solito…

-         È normale, io tengo a te anche se non te lo dimostro o non riesco a essere sincero.

-         Ron cos’è che hai nel cuore, per una volta tentiamo di mettere tutte le carte in tavola.

-         Tu cosa perdi? stai con Krum, mentre se io ti dico la verità tutto ciò che sento cadrà nel vuoto, sai le parole dette non ritornano da chi le pronuncia, cadono nel vuoto e chi lo ha detto si accorge di aver perso un prezioso tesoro.

-         E da quando sei così saggio?

-         Vedi, quello che ti dicevo è la verità, tu non mi conosci veramente. – sorrise, un sorriso amaro di chi per la prima volta si rende conto di una verità ormai palese per tutti. – Io sono così, non sempre, ma quando parlo seriamente posso essere anche molto saggio.

-         Lo so. Tu dici che io non ti conosco? Non è vero, ti leggo dentro come tu leggi dentro me, sei il mio migliore amico, l’unico ragazzo, a parte Harry, con cui io sia stata mai sincera, mi conosci come nessun altro, lo so che in questo periodo siamo stati distanti, che ti ho allontanato, ma il motivo era molto semplice: non riuscivo più ad esserti veramente amica.

-         Perché?

-         Perché con un amico non potrei fare questo.

Detto questo gli si avvicinò e gli diede un bacio a fior di labbra. Ron era paralizzato dallo stupore e dalla sorpresa. Quanto l’aveva desiderato quel bacio, ci aveva sperato pensando di non essere degno di sfiorarle una mano e invece lei era lì vicinissima e contro ogni previsione gli aveva dato un bacio. Non un bacio appassionato, ma uno dolcissimo e semplice. Non aveva mai ricevuto nulla del genere, le sue orecchie si colorarono di rosso, ma restò immobile e incapace di dire qualunque cosa. Hermione dal canto suo si sarebbe nascosta in un buco, aveva baciato il suo migliore amico e lui non accennava a rispondere. Era agitata, spaventata e arrabbiata tutto nello stesso tempo. Lo guardò domandandosi perché non le dicesse niente. Fu nuovamente lei a riprendere il discorso.

-         Hai capito perché non posso esserti amica?

-         Io… io… - balbettò un momento poi preso il coraggio a due mani le disse – io non so se quello che provi tu sia anche solo la metà di quello che provo io, ma non ferirmi Hermione, non di nuovo. Perché non potrei sopportare di vederti con un altro dopo quello che ti dirò.

-         Io non voglio ferirti, ti ho baciato perché…

-         Ti amo.

Il cuore della ragazza si sciolse e due lacrime bagnarono il suo sorriso. Era felice, con lui lo era sul serio.  Gli prese le mani e le poggio sul suo cuore, poi mise le sue su quello di Ron.

-         Li senti? – disse – vanno alla stessa velocità. Ti amo anche io Ron.

Si abbracciarono e si baciarono di nuovo, ma questa volta furono molto più appassionati, sentivano crescere il desiderio l’uno dell’altra. Pian piano Hermione sbottonò la camicia a Ron e iniziò ad accarezzargli il petto nudo, mentre lui giocava con il suo seno. Si sentivano in paradiso. Ma ad un tratto il ragazzo si fermò, sapeva che se si fosse spinto più in là non sarebbe stato sicuro di riuscire a fermarsi.

-         Cosa c’è?- chiese Hermione

-         Io ti desidero, Dio solo sa quanto, ma ora è troppo presto, non sciupiamo tutto solo perché non possiamo fare a meno l’uno dell’altra. Ti amo , non mi stancherò mai di dirtelo, ma voglio fare le cose con calma.

Le diede un altro bacio poi la prese per mano e la portò nella sala comune. Non c’era nessuno, erano ancora tutti al villaggio, decisero di seguirli.

-         Hermione?

-         Cosa?

-         Ma non avevi un appuntamento con Victor?

-         Era una bugia, volevo solo che ti scuotessi, che mi venissi a dire che eri geloso o qualsiasi altra cosa. Io e Vic ci siamo lasciati da Natale. Quando mi hai dato la foto ho capito che lo stavo prendendo in giro, io volevo te, solo che mi fai soffrire tantissimo.

-         Perdonami, non lo farò più, ti facevo soffrire perché io stavo male, mi sentivo tradito e messo da parte. Ti amo Herm, ti amo veramente.

-         Anche io…

Dopo un ultimo veloce bacio, i due si diressero al paese.

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Davanti alla porta di casa di Petunia, Piton sentì il suo cuore accelerare i battiti. Non riusciva a dimenticare quella notte passata insieme tanti anni prima, quando si era presentato da lei. Pioveva, ma nonostante questo Severus era andato da lei, era zuppo quando aveva bussato. Si sentiva i vestiti tutti appiccicati addosso, aveva freddo, ma era deciso doveva dirle quello che provava, anche se sapeva che sarebbe durata poco, che avrebbe dovuto lasciarla; la desiderava, voleva abbracciarla sentirla vicino a lui. Aveva paura, ignorava i sentimenti della ragazza, ma Lily gli aveva detto di non preoccuparsi… era la solita inguaribile romantica. Il cuore andava al doppio della velocità normale, bussò alla porta. Era tardi e sicuramente lei dormiva, ma sarebbe stata quella sera o non lo avrebbe mai detto più, non  le avrebbe aperto il suo cuore. Il tempo che lei ci mise per aprire la porta sembrò infinito, ma alla fine la potè guardare negli occhi. Per un attimo si dimenticò di essere sotto la pioggia di essere bagnato fino alle ossa, lei era splendida anche con i capelli arruffati con la faccia stropicciata dal sonno, era lì davanti a lui e lo guardava stupita. Si sentì uno scemo, aveva provato tante volte il discorso che doveva farle, ma una volta lì le parole gli erano morte in bocca. Petunia lo guardava e lo invitò ad entrare.

-         Spogliati – gli disse  - sei zuppo, io vado a prenderti un asciugamano e una coperta.

Severus non poteva spogliarsi, non davanti a lei, non lo aveva mai fatto davanti ad una donna. Restò immobile e in silenzio. La ragazza allora decise di spogliarlo lei, quando la vide armeggiare con i bottoni della sua camicia il cuore gli balzò in gola e provò un’ emozione talmente forte da togliergli il fiato. Si ritrasse come se si fosse scottato, lei non comprese quel gesto e si sentì respinta, si allontanò, ma il ragazzo la trattenne per un braccio.

-         Dove stai andando?

-         Io… io… credevo che avessi bisogno di un po’ di privacy.

-         No, voglio che tu rimanga.

La tirò a se e le fece continuare a sbottonargli la camicia, mentre lui l’accarezzava sulla testa. Petunia gli tolse la camicia e gli passò sulle spalle una coperta. Severus rabbrividì a quel tocco e si avvicinò ancora di più, erano talmente tanto vicini da non avere nemmeno lo spazio per chiudere gli occhi senza sfiorarsi con le ciglia. La ragazza scansò una ciocca di capelli dal viso di Piton e gli accarezzò una guancia. Il silenzio era carico di eccitazione, Severus non riusciva a resisterle. La guardava negli occhi, e lei abbassò lo sguardo, le guance gli si colorarono di rosso e il respiro si faceva sempre più affannoso. Ma doveva sapere, non poteva far questo con il ragazzo di sua sorella. Si allontanò.

-         Non possiamo – disse affannata – Lily ne soffrirebbe.

-         Ne dubito, non stiamo insieme da un mese, lo sai… e lei è innamorata di Potter, ma se tu non vuoi io vado via, non ti farò pressioni, sappi solo che ti amo, solo questo

La ragazza si avvicinò e iniziò a baciarlo con delicatezza, prima sugli occhi poi sul naso e infine sulle labbra, solo allora il contatto si fece più intenso e profondo… quella notte era stata in assoluto la più bella della loro vita…

Ed ora era nuovamente lì davanti quella porta e l’avrebbe vista di nuovo, solo che non era più un ragazzino di 18 anni, era un uomo, aveva quasi quarant’ anni e aveva al suo fianco 5 persone. Non riusciva a bussare, non ce l’avrebbe fatta se non fosse intervenuto Draco. Il ragazzo sapeva quanto fosse difficile per lui, ma nello stesso tempo voleva punirlo e aveva anche una mezza idea sul dafarsi.

-         Salve signora-disse in modo ossequioso -  scusi se ci presentiamo qui tutti insieme, ma sa, Piton è un vigliacco e da solo non sarebbe mai venuto. È stato cinque minuti a fissare come un ebete la porta.

-         Buongiorno ragazzi, prego entrate.

La donna abbracciò il nipote, Draco, Ginny ,Lupin e Luna le venne presentata, mentre con Severus mantenne le distanze. Stava per chiudere la porta quando anche Ron e Hermione arrivarono. Li fece sedere e offrì loro della burrobirra e alcuni dolcetti, gli raccontò nuovamente di quello che era successo durante l’attacco e si fece raccontare quello che era successo a scuola. Dopo un’ora si presentò anche Silente.

-         Bene, bene, bene. A quanto pare l’allegra comitiva si è riunita nuovamente, ma vedo che ci sono anche nuovi elementi… Petunia, sono talmente felice di rivederti sana e salva. Ora però i ragazzi devono tornare a scuola. Porteranno con loro anche Dudley, starà con loro per un po’, fino a quando la vostra stanza non sarà sistemata, poi verrete a vivere al castello, lì sarete al sicuro. Per questa notte vorrei che Severus ti facesse compagnia… ovviamente sempre che tu ne abbia voglia.

L’uomo fece il suo solito ghigno di disprezzo, ma alla fine acconsentì. Harry e gli altri ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata prima di andarsene e lasciarli soli. C’era talmente tanto imbarazzo tra loro che sembrava possibile quasi toccarlo. Restarono in silenzio ,come quella notte, a guardarsi negli occhi, sembrava che il tempo fosse tornato indietro e che loro due non fossero  quasi quarantenni, ma due ragazzini innamorati l’uno dell’altra. Durante l’estate avevano capito che il fatto di rigirarsi nel letto incapaci di prendere sonno, di incontrarsi la notte in cucina significava solo una cosa, erano ancora persi l’uno dell’altra.  Come in passato fu la donna a parlare per prima.

-         Draco ha saputo la verità vero?

-         Sì, ha sperato che dicendoti quelle cose mi avrebbe fatto soffrire, ma non ce ne è bisogno visto che mi spezza il cuore ogni volta che mi guarda con disprezzo. Come fa Harry, come faceva Sirius. Perché? Perché nessuno riesce a capire, perché nessuno riesce a guardare dietro la maschera? Loro mi odiano, come James e gli altri… come te…

-         Io non ti odio, non ti ho mai odiato… come potrei. Sei uno sciocco… questa estate quando ti ho visto davanti la porta di casa mia mi sono sentita morire. Non potevo credere che fossi tanto coraggioso da mettere piede a casa mia da sopportare tutto l’odio di Harry e il mio risentimento. Avrei voluto accoglierti come un amico ma non ci sono riuscita perché quando ti ho visto mi sono ricordata del tuo sguardo di ghiaccio e di quelle parole: “Sei solo una sporca babbana e tua sorella una piccola lurida mezzosangue”io ti amavo e avrei voluto che avessi avuto il coraggio di dirmi quello che ti tormentava. Ho provato ad odiarti, a cancellarti dalla mia vita a mentire  raccontandomi che ti detestavo, per farlo meglio sono andata a letto con Vernon, l’errore più grande della mia vita, ma anche la gioia di avere Dudley. Io lo so che non è perfetto, ma è mio figlio e lo amo con tutto il mio cuore… è stato difficile allontanarti da me, metterti in un angolo della mia vita pregando che non tornassi, ma non ce l’ho fatta. Quest’estate ho capito una cosa… ho bisogno del tuo perdono. Ho bisogno che tu mi dica che non ti ho perso irrimediabilmente, che non ti ho deluso e … soprattutto devi perdonarmi perché non ti ho creduto, perché ho preferito odiare invece di amare, di credere in noi.

-         Tu mi chiedi perdono? Non capisco, sono io che ti ho fatta soffrire, che ti ho allontanata, che ti ho mentito raccontandoti mille bugie… non hai niente da farti perdonare, se mai sono io a doveri chiedere perdono. Volevo proteggerti, volevo che tu fossi al sicuro. Sai quanto mi sono costate quelle parole? Hai una vaga idea di quello che hi provato vedendo Dudley e Vernon? Hai idea di quanto ho sofferto per la morte di Sirius…

Scoppiò a piangere, non lo aveva mai fatto, nemmeno quando aveva visto Voldemort uccidere Lily e James, nemmeno quando Silente gli aveva detto di Sirius e dell’ufficio misteri, ma ora in quella casa, abbracciato alla donna che amava, 16 anni di dolore si sciolsero in lacrime. Aveva perso la sua migliore amica, aveva perso suo fratello e suo nipote lo odiava per le bugie che gli aveva detto. La donna lo abbracciò in silenzio, aveva desiderato quel momento che non se lo sarebbe lasciato scappare. Lo accarezzava sulla testa come aveva fatto in passato. Sentiva le lacrime dell’uomo bagnargli il petto. Aspettò che si calmasse, poi alzò il suo viso all’altezza dei suoi occhi, lo guardò per un attimo e poi si lasciò baciare. Un bacio lungo appassionato, carico di gioia e eccitazione. L’uomo si fermò come se gli avessero staccato la spina. Era immobile e la guardava.

-         Severus… cosa c’è?

-         Voglio fare l’amore con te… ti amo Petunia…

-         Anche io.

-         Cosa? – disse l’uomo sorridendo.- mi vuoi o mi ami?

-         Entrambe le cose.

Detto questo lo portò in camera sua…come tanti anni prima passarono una notte fantastica. Il tempo sembrava non essere passato, loro erano ancora i due ragazzini innamorati l’uno dell’altra. Il cuore del mago era libero, libero di amare di nuovo.

 

 

  
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