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Autore: Pudentilla Mc Moany    12/02/2010    2 recensioni
Il fatto era, che Mary Sue Dashwood riteneva che Augusta e Aginulfo Dashwood, gli autori dei suoi giorni, fossero di gran lunga i peggiori genitori del mondo. Era un’affermazione imperativa, ma certo giustificata dal dato inconfutabile del suo nome kitsch. E dal momento che suo fratello maggiore si chiamava Gary Stu, bisognerà credere che i coniugi Dashwood bazzicassero il Colmo dell’Ignominia con una costanza da brivido.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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mary DISCLAIMER: Non sono miei, non sono miei! O meglio. I personaggi belli e i luoghi ben descritti sono di mamma Row. Quanto al resto, beh, suppongo che sia opera mia.
Becatevi questo! Direi che sto migliorando coi tempi dei post, e direi anche che la storia forse, forse comincia a delinearsi. Ci vediamo sotto!



(Mary) sue me!
Capitolo tre: in cui le Pozioni stimolano la fraternità fra case.


Le prime due settimane di scuola erano passate in quell’incredulità canonica di quando si viene catapultati nella routine dopo tre mesi di letture al sole e frullati gelati.
Avevano portato via con sé l’estate e tutti i racconti; quando si torna a scuola, già una settimana dopo è chiaro per tutti che l’estate non è mai esistita.
Il freddo gelido e insolito era digradato in un tepore più propriamente settembrino, un caldo un po’ impastato che rotolava verso l’Autunno con le ultime gocce di pioggia del pomeriggio, e tutti si erano adeguati a quel clima clemente presentandosi in lezione in maniche di camicia, e approfittando dei rari momenti di sole per stravaccarsi sull’erba del prato davanti al lago.
Mary Sue non faceva eccezione a questa regola. Le maniche arrotolate sugli avambracci e i capelli raccolti in una crocchia un po’ rigida da vecchia istitutrice, caracollava per i corridoi sotto il peso di una tracolla colorata che tintinnava di boccette e flaconi. Era in anticipio per la lezione di pozioni, e si stava prendendo il suo tempo, camminando un po’ svagata nella perfetta solitudine dei corridoi freschi che portavano ai sotterranei; stringeva al petto tre o quattro grossi volumi che il professore le aveva prestato per l’estate, e che aveva puntualmente divorato in una settimana.
Pozioni era la sua materia preferita; persino doverla frequentare da sola non le dispiaceva, dopo che i suoi amici si erano categoricamente rifiutati di proseguire uno studio così complicato e inutile e-e maleodorante, sì, dopo i G.U.F.O.
Quanto a lei, si era meritata una O e l’approvazione generale, e un articolo sulla sua brillante esecuzione della Pozione Inibisciacne sull’Urlo di Hogwarts, che poi era il giornaletto della scuola e la redattrice era Lola e non c’era così da stupirsi.
Tutti, o meglio, tutti quelli che avevano avuto l’onore di essere informati dei suoi piani, sapevano che dopo la scuola avrebbe seguito un master in Cina per studiare con i migliori alchimisti del mondo, e poi sarebbe diventata un’autorità in quel campo e chissà-magari avrebbe potuto insegnare a Hogwarts, come il famoso Severus Piton e come il professor Mjollnir.
Stava appunto vivendo nella sua testa il momento di gloria in cui Fiorenzo la presentava agli alunni con un gesto ampio del braccio e un sorriso stentato, quando un forte colpo alla spalla interruppe il suo discorso di benvenuto, un accorato elogio dell’arte sottile delle pozioni.
Perse l’equilibrio e lo riprese, ma un tonfo secco la avvertì che i libri del professore erano rovinati a terra, scompaginati e miserrimi ma miracolosamente intatti. Si lasciò sfuggire dalle labbra un’imprecazione, a prescindere; poi lanciò un’occhiataccia supplementare alla saetta bionda che l’aveva travolta.
La saetta in questione l’aveva superata, incapace di frenarsi nella sua folle corsa. Poi doveva avere sentito il tonfo anche lui, perché si era bloccato come congelato, e poi si era voltato verso di lei con un’aria solerte e un’implorazione di perdono scritta negli occhi grigi. Si era inginocchiato e le aveva sorriso, e a Mary Sue si erano appannati gli occhiali.
La saet-Scorpius Malfoy, visto da vicino, aveva il sorriso più bello del mondo. E Mary Sue era appunto intenta in queste amene considerazioni quando la mano di lui sfiorò la sua casualmente, nel porgerle Pozioni mediche: gotta, emorroidi e altri orrori. Il tremito lieve fu d’obbligo, così come un borbottìo di scuse che altrimenti non le sarebbero mai sfuggite.
Contro ogni aspettativa, Scorpius le sorrise ancora: probabilmente voleva punirla con un infarto per quel suo atroce peccato di essersi trovata sulla sua strada.
<< Scusa. Temo di non aver calcolato bene le distanze fra te e il muro. Probabilmente sono solo ingrassato…>>
Mary gli perdonò l’assoluta mancanza di alcunchè senso dell’umorismo: aveva capelli bellissimi mentre se li scuoteva dagli occhi e si alzava in piedi, e la voce grave e un po’ vibrante di un fumatore convinto; in più le tendeva la mano, aspettandosi-perbacco!, aspettandosi che lei la prendesse.
Cosa che la nostra eroina fece, beninteso. Dopo dieci secondi di interminabile imbarazzo, e solo quando la minaccia dell’iperventilazione fu debitamente sventata.
<< F-figurati. Non stavo guardando, è colpa.. Cioè, è colpa tua, ma io dovevo essere più-oh, non, non volevo dire che era colpa tua, io->>
<< Mary Sue.>>
E poi, pronunciò ilsuo nome. La prima idea che frullò nella testa di Mary Sue fu che non sembrava così orribile, pronunciato così, con quell’inflessione nobile e quel ghigno serafico, e quell’aria come a dire “calma, tesoro”. Poi l’irrealtà della scena la colpì di sorpresa: insomma, Scorpius Malfoy sapeva il suo nome. Scorpius Malfoy che a Hogwarts tutti conoscevano e che era bello come il sole.
Si convinse di essersi beccata un trauma cranico, e decise di dare poco peso a quell’allucinazione visiva.
Stava appunto per fare un gesto vago con la mano e schiaffeggiarsi, quando un altro sorriso di Scorpius “raggio-di-sole” Malfoy la investì in pieno volto, con tutta la luminescenza di quei denti perfetti e un po’ aguzzi. Oh, aveva una mascella bellissima.
<< Mary Sue, stai bene?>>
Domanda superficiale: era ovvio che stesse male, molto, molto male. C’era chi dopo una botta in testa vedeva gli uccellini. Evidentemente lei doveva appartenere all’altra categoria di persone, quelli che sentono il loro nome pronunciato dal bello della scuola.
Dovette ripeterlo, poi sfiorarle la testa con un buffetto. Forse- non era più sicura delle sue impressioni.
<< Devo andare, adesso; dovevo parlare con Mjollnir prima della lezione e se arrivo in ritardo mi ammazza.. >>
Scorpius Malfoy scosse di nuovo la testa, e di nuovo fili d’oro catturarono i raggi fiochi del sole; poi le voltò le spalle e si allontanò, e lei rimase paralizzata in mezzo al corridoio per un paio di minuti buoni, prima di prendere a correre come una forsennata verso i sotterranei; poco ci mancava che arrivasse in ritardo alla lezione.

<< …E per questo, non consiglierei di ingerire una radice di Macrobonio.>>
I Serpeverde e i Corvonero prendevano appunti forsennati nei sotterranei umidi e profumati di pozioni appena fatte. Quanto ai Tassorosso, non ce n’erano.
L’unico esemplare di Grifondoro presente in aula se ne stava gomito a gomito con Mary Sue, e rimestava lentamente il contenuto di un calderone pesante di ghisa, qualcosa di verde che ribolliva a fuoco lento. Guardava un po’ il professor Mjollnir un po’ il libro aperto davanti a sé, e aveva i capelli mossi e neri che gli si appiccicavano alla fronte, la punta della lingua appena penzolante dalle labbra: sembrava un cane anoressico con delle orecchie molto flosce.
<< Potter, potresti metterti un cerchietto, la prossima volta.>>
<< ..Dici che il transessuale sarà la moda dell’inverno?>>
<< Dico che voglio che la mia pozione induca euforia, Potter, non il disgusto che sarebbe d’obbligo, se ci finisse un tuo capello lurido.>>
<< Credevo fosse la nostra pozione, Dashwood.>>
<< Ancora quella storia della fraternità fra case?>>
Si chinò sul pentolone inspirandone a fondo l’odore un po’ acre; quando sentì che non profumava di terriccio o di Grifondoro sudato si convinse definitivamente che no, non avrebbe corso alcun rischio.
In via del tutto cautelativa, però, aggiunse del gelsomino triturato alla mistura, cosa che le guadagnò un’alzata di occhi al cielo da parte di Potter.
<< Signorina Dashwood, gradirei che si fermasse a parlare con me alla fine della lezione.>>
Si ricordò di ringraziare mentalmente Lola per averle insegnato quell’incantesimo isolante perché i vapori non le facessero appannare gli occhiali; era certa che lo sguardo azzurro e penetrante di Mjollnir l’avrebbe trapassata da parte a parte, se non si fosse praticamente tuffata nel calderone per evitarlo.
<< S-signorsì, Professore.>>
Doveva essere per il borbottìo di imprecazioni confuse che esalava da lei e Potter. Doveva essere perché i libri che gli aveva posato sulla scrivania con la solita malagrazia si erano rovinati nella caduta… Doveva essere perché aveva deciso che c’era un errore, e improvvisamente non era più la sua alunna preferita, la più talentuosa esecutrice di pozioni di Hogwarts.
Quanto a questa affermazione – un’affermazione mentale, ovvio-, a rigor di logica bisogna dire che non era neppure troppo veritiera. Perché sebbene Mary Sue fosse la ragazza  più talentuosa del suo corso di pozioni, c’erano altri due concorrenti al ruolo di miglior studente di pozioni di tutti i temp- dell’anno.
Uno si trovava di fianco a lei, e Mary Sue proprio non capiva com’era che Albus Severus Potter fosse così dannatamente bravo in una materia che richiedeva cervello prima di tutto. Al quinto anno aveva deciso che tutta la sua abilità doveva venirgli dagli influssi positivi del suo secondo nome, ma non si poteva dire che se ne fosse fatta una ragione.
Il secondo aspirante mago era una vista decisamente più piacevole.
Elegantemente reclino sul suo calderone, Scorpius Narcissus Malfoy aveva le guance appena rosate dal calore della pozione. Impercettibili gocce di vapore acqueo gli si erano condensate sulla fronte alta, e doveva essersi infilato una mano fra i capelli per riavviarli, perché gli si erano sistemati in quel modo strano e terribilmente affascinante.
Aveva le maniche della camicia arrotolate sui gomiti, vene guizzanti sugli avambracci in cui scorreva sangue più blu del cielo, e Mary si morse la lingua per quella similitudine orrenda che doveva aver letto in qualche romanzetto rosa. Ad ogni modo, aveva muscoli leggeri e un bracciale di conchiglie attorno al polso sottile, e il colore vagamente ambrato di un’abbronzatura tropicale che andava sparendo. La cravatta allentata, aveva le labba strette per la concentrazione: gli era stata assegnata la preparazione della Pozione Cuorcontento, che era complessa quanto inutile.
In effetti, e qui la nostra eroina si riebbe dalla sua ammirazione grazie a un pugno che Potter le affibbiò sulla spalla, in effetti, a ben pensarci, non è che Draco Malfoy fosse più un avversario temibilissimo.
Dalla prima lezione dell’anno non ne aveva combinata una giusta, ed era finito in fondo alle classifiche del talento a Pozioni con la velocità impressionante che una sfiga assoluta poteva conferire.
Aveva fatto esplodere calderoni, tinto i capelli di Mjollnir di fucsia e si era trasformato in un cardellino. Al test di ingresso aveva avuto un Orribilmente Insufficiente: solo Molly Floppy aveva fatto di peggio, e Molly Floppy era scema e frequentava quelle lezioni solo per vedere lui, insomma.
Mary Sue emise uno sbuffo contrito mandando indietro una ciocca di capelli umidicci, poi lasciò cadere una goccia di asfodelio nella sua pozione.

Un alzarsi graduale della soglia del rumore inversamente proporzionale al livello della soglia dell’attenzione segnalò la fine della lezione.
Mjollnir era passato fra i banchi e aveva approvato e denigrato pozioni le cui tonalità andavano dal vivace all’inquietante; aveva sorriso ad Al Potter e scosso gravemente la testa quando era toccato a Scorpius Malfoy. La pozione di Molly Floppy non l’aveva neppure controllata: lo stato pressocchè solido che aveva raggiunto lasciava sperare ben poco, del resto.
Mary raccattò i suoi libri e le sue boccette personali –mai, mai andare in giro senza un po’ di girillacco, e si agganciò la tracolla della borsa alla spalla. Emise un mezzo sospiro e lasciò andare lo sguardo sulla schiena di Scorpius Malfoy che si allontanava, e stava per ingaggiare una lotta di sguardi con Potter e varcare l’arco dei sotterranei quando la grossa mano vichinga di Mjollnir la bloccò sul posto, posandosi sulla sua spalla con una cautela che non la rendeva un minimo meno pesante.
<< Dove crede di andare, signorina Dashwood?>>
Il tono nella voce dell’omone biondo non prometteva niente di buono, e la ragazza gli dedicò un sorriso particolarmente contrito e vago, a metà fra il copevole e l’inconsapevole. Anche perché era certa di aver combinato qualcosa, ma cosa fosse quel qualcosa non ne aveva idea.
Detestò particolarmente il fatto che Albus Potter fosse ancora lì e non manifestasse la minima intenzione di schiodarsi senza un valido motivo, e non ebbe alcun dubbio sul fatto che volesse godersi la scena per raccontare un po’ in giro di come la pupilla del professore fosse stata umiliata davanti ai suoi occhi.
<< Potter, fuori di qui.>>
..Aveva già detto che amava Mjollnir e il suo senso tutto scandinavo della privacy?
La schiena di Potter che usciva dall’aula fu una vista quasi più piacevole di quella del ben noto Serpeverde, e Mary Sue si sentì più leggera e bendisposta, quando si appoggiò sul banco più vicino alla cattedra per ascoltare Mjollnir. Che, del tutto inaspettatamente, le sorrise il suo bel sorriso. Gli si formavano delle rughette deliziose agli angoli degli occhi azzurri quando sorrideva, notò distrattamente la nostra eroina.
<< Non stia tutta impaurita, Dashwood. Non ho nessuna intenzione di riprenderla per aver macchiato di the il saggio sui mille usi del girillacco che le avevo prestato.>>
L’aveva macchiato di the? Mary si concesse un momento di puro orrore prima di ridacchiare, stringersi nelle spalle, e accennare a un “ops” fugace fissando intensamente le punte delle sue scarpe.
<< Volevo parlarle di Scorpius Malfoy, piuttosto.>>
Che uomo perspicace! Aveva capito tutto di quella sua cottarella senza nessuna importanza e si preoccupava per lei! Voleva rassicurarla, probabilmente voleva darle qualche consiglio, suggerirle di orientarsi verso qualcosa di più facile, comunicarle che tutti se n’erano accorti, provvederla di un biglietto di sola andata per la Kamchatka…
<< Professore, non deve assolutamente preoccuparsi per me. Ho la situazione sotto contr..>>
<< Allora è già stata messa a parte della mia decisione.>>
<< La Kamchatka è un luogo molto freddo, la prego di volere orientarsi verso climi più miti!>>
<< ..Di cosa stai parlando, Dashwood?>>
Il professore era così perplesso e- divertito, anche, che dimenticò di usare il lei, troppo impegnato a emettere un borbottìo come una risata dal naso.
Mary Sue battè il suo record di maledizioni mentali al secondo, e si ripromise che quell’anno avrebbe dovuto fare qualcosa per la sua tendenza poco opportuna alla diarrea verbale nei momenti di tensione.
<< Non- pensavo ad alta voce, professore. La prego di avere pietà di me e-e continuare.>>
Mjollnir le scoccò un altro sorriso e uno scuotere lieve della testa, che gli spostò i capelli lunghi e biondi sul petto. Non era difficile credere alla voce che avesse una storia con la professoressa Draculia: aveva abbastanza fascino da rendere plausibile l’ipotesi che la vampira si fosse innamorata di lui. Per dirla con Patrick, Mjollnir sembrava una rockstar.
<< Trovo che sia un vero peccato, perdere così un talento come il suo. Quel ragazzo è fenomenale, e credo che sia semplicemente un po’- err- distratto.>>
<< Non.. Sta andando troppo bene, vero?>>
Mary fece un tentativo, cercando di capire dove volesse andare a parare. Per tutta risposta, Mjollnir osservò malinconicamente le punte ancora fucsia dei suoi capelli.
<< E’ molto diplomatica, signorina Dashwood, ma direi che ha varcato la soglia del “non sta andando troppo bene” tre lezioni fa.>>
<< Non vorrà escluderlo dal corso avanzato.>>
L’aria agghiacciata e trepida nella voce di Mary Sue dovette convincerlo a parlare chiaro, una volta per tutte.
<< No, Dashwood. Vorrei che lei gli desse ripetizioni.>>
Il mondo era un posto meraviglioso e pieno di giustizia: i fuochi d’artificio che avevano cominciato a esploderle in testa sembravano approvare.
E poi i fuochi d’artificio irruppero nella classe in un tornado rosso e oro e inferocito.
<< Professore, non può, non può fare una cosa del genere!>>
<< Potter, stava origliando, per caso?>>
Un moto di sincera devozione nei confronti del professore fu necessario: riusciva a mantenere la calma in un momento del genere, insomma. Quanto a lei, avrebbe volentieri tirato il collo al Grifondoro che stringeva i pugni davanti a lei.
<< Io- non.. Forse!>> Ammise. << Ma resta il punto che è una cosa- insomma..!>>
<< Mi sembra che il professore sia più che qualificato a prendere decisioni del genere, Potter.>> E qui Mary cercò di isinuare in quel cognome quanto più disprezzo potesse. Arrivò quasi a ringhiarlo, le braccia conserte.
<< Non mi dirà che è geloso.>> Proseguì Mjollnir, imperturbabile.
<< E di chi?>>
Beata innocenza. Albus esalò quella domanda con gli occhi spalancati, le labbra socchiuse e-era un tic nervoso, quello?
<< Ma di Malfoy, ovviamente. Che bella cosa, siete come Romeo e Giulietta.. O come Romeo e Mercuzio. Oh, beh. Ad ogni modo, bastava che me lo dicesse, che voleva essere lei a dargli ripetizioni.>>
Adesso Albus Severus Potter era congestionato. Borbottò qualcosa e arrossì fino alle orecchie e subì il risolino perfido di Mary Sue, poi si piazzò accanto a lei lasciandosi cadere sul banco.
<< Mi sembra un no. Allora è deciso. Dashwood, sono sicura che sarà all’altezza del suo compito. Quanto a lei, Potter, temo che dovrò togliere cinque punti a Grifondoro. Questo suo atteggiamento non incoraggia affatto la fraternità fra case.>>
Decisamente, nel patrimonio genetico dei Potter doveva essere marchiata a fuoco la capacità di fare togliere punti alla propria casa.




SALUTI, BACI E ABBRACCI: Eh, beh. Anche il terzo è finito. Vedremo di non farvi aspettare troppo per il quarto, sono certa che quegli sbadigli esprimano eccitazione. Vero? Vero?
Al solito, vorrei ringraziare chi legge e chi segue e chi preferisce.
Al solito, vorrei ringraziare meglio chi recensisce, perché si sa, sono raccomandati.

DiraReal: Non credo che ti ringrazierò mai abbastanza per avrmi fatto notare i problemi nell’html. Ti promuovo mia beta ad honorem: non dovrai fare nulla che non sia cazziarmi per la mia palese inutilità.
altovoltaggio: Grazie per essere rimasta con noi! Non hai idea di quanto mi faccia piacere rivederti, e… E beh, suppongo che presto sarà la fanfiction stessa a spiegarti lo strano caso della Austen citata, quindi mi diverto a non svelarlo. Anche perché poi si capirebbe dove voglio andare a parare, eh!

Termino comunciandovi che le “rughette delizose” che si formano intorno agli occhi di Mjollnir non sono altro che una citazione dal Favoloso mondo di Amélie, e che-devo proprio dirvelo, non riesco a trattenermi… Io Mjollnir me lo immagino così.
  
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