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Autore: Mue    12/02/2010    4 recensioni
La squadra di Quidditch di Katie Bell ha bisogno urgente di sponsor e quando il suo manager riesce a trovarne uno a Katie sembra quasi un miracolo.
Peccato che lo sponsor sia il viscido, odioso e sadico Principe delle cravatte a cui lei ha fatto un terribile dispetto ai tempi di Hogwarts.
Una storia divertente su due personaggi insoliti.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Katie Bell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo II



8 maggio, Sutcombe.

Quando Zacharias Smith, altrimenti detto “Il Principe” -soprannome nato cinque anni prima, quando era salito alle stelle grazie alla produzione di Cravatte Auto-annodanti della ditta Smithson&co ereditata dal padre- si era trovato tra le mani la proposta di finanziamento di una delle peggiori squadre femminili di Quidditch del panorama nazionale, non ci aveva pensato due volte: aveva contattato il manager delle Faihris Fury, preso tutti gli accordi necessari e firmato i documenti in quattro e quattr’otto.
Dopo, quando aveva proposto il marchio da apporre sulle divise delle giocatrici, aveva creduto che lo scoglio più difficile da superare sarebbe stato quel grosso bestione dalle basette folte dell’allenatore, Neil Gearhead. Si era sbagliato, perché ancora non aveva fatto i conti con quelle sette erinni che erano le componenti della squadra. E con una vecchia conoscenza in particolare.
«Scordatelo, Smith!» esclamò Katie Bell quando lui si presentò sul campo la domenica successiva, dieci minuti prima della partita tra le ragazze e i Glasgow Thor. «Noi non metteremo mai queste!» E gettò a terra la cravatta grigia e bianca di cui tutte le componenti della squadra erano state dotate come “marchio dello sponsor.”
Zacharias inarcò le sopracciglia, imperturbabile. «Signor Smith, se non le dispiace, Bell. E comunque mi dispiace contraddirla, ma temo proprio che lei e le sue compagne di squadra non possiate farne a meno.»
Katie avvampò di rabbia, fece per tirare fuori la bacchetta per dare una bella lezione a Zacharias ma Irina la trattenne.
«Non vorrai mica affatturare il nostro sponsor qui in mezzo al campo, davanti a tutti gli spettatori?» le sussurrò severamente.
Katie si scrollò dalla presa dell’amica e rivolse a Neil un muto appello di assenso. Ci rimase malissimo quando lo vide scuotere il capo.
«Farete come dice il signor Smith, ragazze» affermò, impassibile. «Lui è il nostro sponsor e lui decide qual è il marchio da indossare. Questi sono gli accordi.»
Un coro di lamenti si levò da tutte e sette le componenti della squadra.
«Ma sono cravatte» si lagnò Nadia. «Gli uomini portano le cravatte, e alle feste eleganti. Noi non siamo uomini e non siamo qui nemmeno per fare i bei damerini.»
«Suvvia, che cosa cambia avere una cravatta o no?» disse Neil, spiccio. «La vostra bravura rimarrà inalterata. E non fate quelle facce! Oggi la vittoria sarà nostra.»
Inutile, quando Neil si metteva in testa qualcosa, non c’era modo di smuoverlo. E stavolta si era messo in testa che se anche le ragazze avessero indossato una tenda da circo, avrebbero vinto comunque.
Katie sbuffò, rassegnata, e raccolse la cravatta da terra, passandosela attorno al collo e lasciando che si annodasse da sola come più le piaceva. Lanciò a Zacharias un’occhiata di fuoco: «Spera che la tua ti soffochi prima che torni, altrimenti lo farò io con le mie mani.»
Zacharias chinò lo sguardo sullo splendido nodo “coda di drago” della propria cravatta e fece un sorriso tranquillo. «Non credo: l’ho brevettata personalmente.»
Katie si trattenne a stento dal mandarlo in qualche posto più o meno sgradevole e salì sulla sua scopa.
Maledetto Smith!

*


La partita fu terribile.
Innanzitutto perché i Glasgow Thor erano tutti uomini grandi e grossi e per la maggior parte assolutamente fuori dalla portata delle Faihris Fury.
In secondo luogo perché i loro due Battitori erano persino più sadici di Nadia, il che è tutto dire.
In terzo luogo per l’imbarazzo.
Non appena erano scese in campo con quelle ridicole cravattine al collo, il pubblico aveva cominciato a sghignazzare. Poi, a inizio partita, era stato peggio, perché erano arrivate le battute.
«Come mai così eleganti, oggi?» aveva chiesto sogghignando un Cercatore dell’altra squadra a Katie, rubandole la Pluffa di mano.
«Siete sicure che non vi stavano aspettando per un tè a Diagon Alley?»
«O un ballo mascherato?»
«Mascherato perché vi siete travestite tutte da uomini.»
Katie cominciava a irritarsi parecchio. E anche le sue compagne, a quanto poteva vedere. Irina, il portiere, si era lasciata distrarre più di una volta lasciando passare negli anelli palle anche molto facili da prendere.
Seccata, Katie si volse verso gli spalti, dove sedeva mollemente Zacharias nel suo impeccabile abito rosso fuoco e la cravatta color avorio. Le sorrise, soddisfatto.
Si sta divertendo a vederci perdere, realizzò. Non gli importa di finanziare la nostra squadra: per lui è solo un passatempo.
Furiosa, Katie chiamò in time-out.
«Sentite» esclamò, rivolta alle sue compagne. «Quel bellimbusto seduto là in cima ha speso un mucchio di soldi nella nostra squadra solo per ridicolizzarci. Sapete quale sarebbe il modo migliore per fargliela pagare?»
Nadia colse la sua occhiata complice e fece un’espressione scettica. «Vincere? E come? I Thor sono troppo forti per noi…»
«Sciocchezze! Basta che cambiamo schema e tiriamo fuori un po' di grinta! Per tutti i Pixie, non volete dar loro una lezione anche voi?»
«Sì, tanto» disse cupa Jenny.
«E allora coraggio!»
E ripartirono.
I Thor erano già duecento a cinquanta, perciò si erano adagiati sugli allori, credendo di avere la vittoria in tasca: bastava che il loro Cercatore, un tipo allampanato e dal naso schiacciato, prendesse il Boccino e avrebbero vinto.
Non sapevano di cos’erano capaci le Faihris Fury.
Zacharias le aveva chiamate erinni, e il paragone non era sbagliato: la loro furia e la loro vendetta si abbatté così rapida e implacabile che gli avversari si resero conto del grave errore di valutazione troppo tardi.
Katie, Loreena e Freya avevano già segnato nove goal prima che i Cacciatori avversari ripartissero con un attacco più energico dei loro fiacchi tentativi di difendere la porta. Lara, nel frattempo, vagava rapida sopra il campo in cerca di un bagliore dorato. Lo scorse all’undicesimo punto segnato da Freya, vicino ai piedi del Cercatore avversario.
«Ehi, Gunther!» lo apostrofò. «Hai il Boccino sotto i piedi!»
Il Cercatore avversario ridacchiò. «Mi credi così scemo da cascarci, milady in cravatta?»
Lara non indugiò oltre: puntò il manico di scopa dritto verso Gunther e partì. L’uomo la guardò piombare su di lui con gli occhi sbarrati e, credendo che stesse per attaccarlo, si scansò più rapido che poté, lasciando così via libera al suo braccio destro che scattò verso il basso e raccolse il Boccino.
«PRESO!» fu l’entusiastico, feroce grido di vittoria che chiuse la partita.

*


«Signor Smith, il suo fiuto fenomenale per le mode future si è allargato anche al Quidditch, con questa performance della squadra delle Faihris Fury di cui solo da martedì è diventato sponsor. Com’è riuscito a capire il potenziale di queste ragazze? E perché questa strana scelta delle cravatte anziché di un semplice stemma sulle divise come tutte le altre squadre?»
Zacharias Smith sorrise all’inviato della Gazzetta del Profeta che, Penna Prendiappunti alla mano, lo stava tempostando di domande.
“Sì, ha ragione: le ragazze della mia squadra sul campo portano la cravatta, come gli uomini. E giocano come gli uomini» aggiunse, senza smettere di sorridere. «E lottano come gli uomini, e vincono come gli uomini! L’unica differenza tra loro è che, per fortuna, non sono brutte quanto loro.»
Il giornalista e la folla di spettatori che si era accalcata all’uscita dello stadio dopo la partita -e che era tenuta indietro da alcune guardie di sicurezza- risero tutti insieme.
«Le ragazze della mia squadra sono unite, legate da un vincolo che nessuno dei nodi che io abbia inventato possa eguagliare» proseguì Zacharias, ora serio. «Le ragazze della mia squadra portano la cravatta, e ne vanno fiere.»
Una pausa ammirata seguì quella parole, poi la folla esplose in un applauso.
Zacharias sorrise, compiaciuto.
Il Principe aveva fatto un altro scacco.

   
 
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