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Autore: kiku77    12/02/2010    5 recensioni
seguito di "ALLA RICERCA DELLA FELICITA'"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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……..grazie infinite come sempre….

Sanae78: grazie per sottolineare sempre il lato “dolce” di questa storia: il piccolo Taro e gli affetti che si ritrovano….!

Sany: beh..hai già detto tutto te.. non so cosa aggiungere…sapevo che la questione delle fedi avrebbe sollevato un po’ di critiche a Genzo…però dai, tutto sommato non è andata poi così male, soprattutto perché Kumiko l’ha salvato in corner dalla figuraccia!grazie per aver scritto!

Miki87: il vestito è andato alla grande direi…. Vediamo come va quello che indossa sotto (uhps…)…..grazie come sempre per il tuo umorismo!

Giusyna: grazie per quello che scrivi….per l’anello dovrai ancora pazientare, ma…per poco….

Babytvb81: ciao..grazie per il complimento!

Marychan82: grazie a te per aver trovato comunque un momento per lasciare la tua traccia, nonostante i tuoi impegni. Lo apprezzo molto. Non sapete quanto possa far piacere leggere i vostri pensieri….

Makiolina: come si vede che ormai, in un certo senso, mi “conosci”!…conosci come scrivo… che bello (e anche grazie…) …  Ad alcune delle tue domande troverai risposta, già da questo cap. In teoria quando Genzo è andato da Sanae e Tsubasa dicendo “ho comprato un anello ” dovrebbe anche avergli detto di voler sposare Kumiko. L’idea della telefonata mi era balenata in testa, ma ho preferito che in questi cap Sanae ( che è l’asse portante delle due ff) venisse solo “evocata” da Kumiko. Fa sempre parte un po’ di quel concetto di poesia che ho dentro….(naturalmente del tutto personale e quindi anche molto discutibile..!)

Vi lascio al cap….

A presto

___

 

 

Alcuni fra i compagni di Nazionale che non erano dovuti ripartire subito, erano già alla villa, quando gli sposi arrivarono.

Inoltre anche molti dei collaboratori del signor Wakabayashi affollavano l’entrata, per salutare il portiere e la giovane moglie.

Misaki invece dovette salutare l’amico senza partecipare alla festa: doveva raggiungere l’aeroporto a Tokyo e prendere il volo per Parigi. Si abbracciarono calorosamente e Misaki accarezzò il volto di Kumiko:” spero ti renderà felice…te lo meriti…” disse. Genzo l’aveva guardato seriamente quasi a giurargli che ce l’avrebbe messa tutta e Kumiko lo salutò con un sorriso.

Una volta dentro, lei si ritrovò a stringere mani e a fare inchini a tanti sconosciuti e si sentiva un po’ in imbarazzo.

Taro era corso fuori con qualche bambino a giocare a pallone e i dipendenti della pasticceria sembravano i più allegri e i più entusiasti della festa.

Ishizaki aveva portato un po’ di cd e, dopo aver fatto amicizia con una delle ragazze che lavoravano alla pasticceria, sotto l’occhio vigile di Yukari, aveva cominciato a mettere su la musica.

Le domestiche, “supervisionate” della signora Morimoto, servivano da bere e avevano imbandito una tavola nella grande sala con tante cose buone da mangiare, molte delle quali preparate da Ikeda in persona.

Genzo era lontano da lei, occupato a parlare con gli amici di suo padre e, quindi,  dopo poco, si ritrovò da sola. Le venne una gran tristezza e le cominciavano a far male le scarpe. Decise di cercare il suo soprabito per andare fuori a sorvegliare suo figlio.

“Hey Taro! Non correre così che poi sudi e ti ammali….” provò a gridare, ma il bambino neanche aveva sentito, tutto preso a scartare i suoi avversari nel grande parco, in mezzo ai frangipani.

“Ne vuoi?” si sentì dire ad un certo punto.

Si voltò e riconobbe Yukari con in mano due coppe di champagne.

“Grazie….sì… ne ho bisogno….”

Kumiko prese il bicchiere e Yukari notò quanto le mani le tremassero.

“Agitata, eh?” chiese.

Kumiko le sorrise.

“Terrorizzata…. direi…..”

Scoppiarono a ridere.

“Io….mi sa che mi sono proprio comportata male con te…” disse Yukari seriamente.

“Ma… no…. Da quant’è poi che non ci vediamo?.....” disse Kumiko per sdrammatizzare.

“Sono stata molto gelosa di Sanae….è questo il fatto… proprio non ti sopportavo….non sopportavo l’idea che avessi preso il mio posto….”

“Siamo tutte gelose di Sanae….ognuno di noi la vorrebbe tutta per sé…..” disse Kumiko.

Yukari la guardò: “ ma tu….tu sei la sua migliore amica…come puoi esserne gelosa?”

“Ti assicuro che lo sono… all’inizio al solo pensiero che Tsubasa la toccasse…. Dio mio quanto l’ho odiato….nessuno doveva toccarla dentro la mia testa….è una cosa che non so spiegare…..è la gelosia che si può provare verso la propria madre… credo….”

Yukari non rispose. Anche se sapeva che era un sentimento ingiustificato e forse anche “sbagliato”, era altrettanto vero che l’aveva provato anche lei, quindi capiva benissimo il senso delle parole di Kumiko.

“ ma ora non sei più gelosa….”

“beh… non come prima!” esclamò Kumiko “ ma un po’ lo sono ancora…comunque Sanae ti vuole bene come te ne voleva prima di incontrare me… non sai quante volte mi ha parlato di te…..”

“Sul serio?” chiese Yukari con impazienza.

“Ti giuro!... “ affermò Kumiko.

“Mah… perché è sempre tutto così complicato nella vita?....niente è trasparente, niente è semplice…..” disse Yukari un po’ avvilita.

“Non lo so…. “

“Vorrei poter tornare indietro e non essere stata così fredda con te….” disse Yukari.

“Non preoccuparti…io…non me lo ricordo neanche più…. Ricominciamo tutto da adesso se vuoi….” propose Kumiko.

Non era vero, ovviamente: lei se lo ricordava bene quanto fosse stata fredda nei suoi confronti. Ma vedeva negli occhi di Yukari un dispiacere sincero e voleva darle un’altra possibilità.

“Da adesso?” chiese Yukari per conferma.

“certo….” disse lei convinta.

Si sorrisero e brindarono insieme.

“ah.. eccoti…..” disse Genzo interrompendo il brindisi.

“Meglio che rientri…” disse Yukari….” Kumiko… grazie…”

“Grazie a te di essere venuta …..”

Genzo si avvicinò e Kumiko gli porse il bicchiere offrendogli l’ultimo sorso.

“No.. non posso…tra pochi giorni giochiamo…”

Allora Kumiko finì lo champagne e poi posò il bicchiere per terra stringendosi il soprabito perché cominciava a sentire il freddo.

Guardarono Taro correre, restando in silenzio.

“E’ già tutto sudato….” disse lei.

Genzo sorrise.

“…lo so che non è stato come speravi….come sognavi….è stato un matrimonio un po’ così….. a parte il fatto che eri … che sei stupenda….”

Kumiko arrossì.

“…grazie….”

“Tutte le ragazze sognano il tempio addobbato, gli amici più cari… i fiori….invece tu….non hai avuto niente…..niente di tutto questo… mi dispiace….”

“Non fa niente…..è stato bello lo stesso….”

Genzo teneva una mano dentro la tasca della giacca dove aveva l’anello e stava cercando di trovare due parole in croce da dire per darglielo.

Ogni tanto Kumiko lo guardava e non capiva che cosa stesse pensando.

“Mi fai un po’ paura….” disse lei.

“Perché?”

“perché… sei sempre così inarrivabile…..non riesco mai a capire cosa ti frulla per la testa……”

Genzo sorrise.

“No….è che vedi…io….” Fece per tirare fuori la custodia quando si sentirono chiamare.

“Kumiko? Genzo?”

Lei si girò.

“Salve Signor Nakazawa!” disse andandogli incontro.

“Scusa il ritardo….congratulazioni! ciao Genzo!”

Genzo lo salutò un po’ impacciato e si avvicinò a loro, lasciando che la custodia ricadesse dentro la fodera della tasca.

“Ho ritirato i documenti che volevi e ho preparato la pratica per cedere una quota della pasticceria ad Ikeda…ci possiamo sedere un momento così ti spiego tutto? Lo so che proprio mentre c’è la festa è un po’ squallido, ma….il tempo è poco…” aggiunse il padre di Sanae.

“Certo… andiamo dentro..” disse Kumiko, mentre già faceva strada ai due e cercava con gli occhi Ikeda.

Si appartarono nello studio del Signor Wakabayashi e discussero di ogni cosa per circa un’ora. La luce cominciava a cambiare e Genzo andò a chiamare Taro che era fradicio.

“Ma io voglio ancora giocare……” disse il bambino imbronciato.

“Niente storie, Taro.. guardati sei…..tutto bagnato… adesso la mamma si arrabbia….” disse Genzo.

Appena Kumiko lo vide infatti, fece una faccia seria e Taro si nascose dietro le gambe del padre.

“Avanti…. Vieni che cerchiamo un asciugamano e ci rimettiamo in ordine….” disse con molta dolcezza. Tanto più di mezzo secondo arrabbiata non ci riusciva a stare.

I due salirono di sopra insieme alla signora Morimoto e Kumiko asciugò il bambino.

Piano piano la villa iniziò a svuotarsi e Genzo ricominciò a stringere mani e  ad accomiatarsi dai vari invitati.

Kumiko stava provando a far mangiare qualcosa a Taro anche se lui sembrava tutto rapito dalle decorazioni del piatto più che dal suo contenuto.

“Taro…il nonno deve andare…..lo saluti?” chiese a quel punto Genzo.

Taro scese dalla sedia e andò ad abbracciarlo.

“Ciao nonno! Ma dove vai ora?” chiese curioso.

“Devo andare in America…spero di vederti presto…”

“Anch’io!”

Il signor Wakabayashi salutò con affetto Kumiko e strinse la mano a Genzo.

“Allora..ci sentiamo….” disse Genzo.

“Sì…. In bocca al lupo per il campionato….. “

“Crepi…. Se ti va… se ti capita di essere in giro.. fammelo sapere… ti faccio avere i biglietti per una delle prossime partite….”

“Certo….sono molto felice per te…..per voi…. Siete una bella famiglia….” disse emozionato.

A Genzo veniva su un po’ di commozione perché con suo padre non ci parlava quasi mai e il rapporto era molto complicato. In quei momenti però tutto sembrava così facile…neanche gli sembrava di stare di fronte allo stesso uomo che aveva odiato. Tutto era diverso.

Una volta richiusa la porta, raggiunse il bambino e Kumiko, e si sedette a tavola per provare ad ingoiare qualcosa anche lui.

Kumiko finalmente si tolse le scarpe e potè rilassarsi un momento.

Genzo e Taro si misero a giocare in sala e lei salì in camera. Era molto stanca.

Le domestiche intanto avevano cominciato a riordinare tutto.

Solo dopo un’ora buona sentì Genzo avanzare di sopra con in braccio il bambino addormentato.

Lo appoggiò sul letto della camera accanto alla sua e Kumiko, che nel frattempo era entrata, si occupò di svestirlo e di mettergli il pigiamino che si era portata dietro perché sapeva che avrebbero passato la notte da Genzo.

Taro ogni tanto apriva gli occhi ma era completamente addormentato. Appena sua madre lo infilò sotto le coperte, si girò su un fianco, la sua posizione preferita, e non si mosse più.

Kumiko tornò in camera.

“Faccio la doccia” sentì dire da Genzo.

“Sì…” disse lei un po’ impacciata.

Si sedette sul letto. Scrutò dentro la borsa e vide la sua camicia da notte. Ma decise di non metterla.

Quando sentì che l’acqua aveva smesso di correre e distinse il rumore della parete della doccia che si apriva, capì che era il momento.

Si sciolse il concio e con le mani si sistemò i capelli che le ricaddero morbidi sulle spalle.

Si sganciò il vestito e con lentezza riusci’ ad aprire la lampo: in un attimo l’abito fu giù, ai suoi piedi. Lo ripose su una sedia e si sistemò le calze, facendole aderire bene alle cosce.

Prese il profumo da dentro la borsa e se ne diede un goccio dietro i lobi delle orecchie, poi si mise in piedi davanti alla finestra con le mani dietro la schiena.

Era molto agitata  e si vergognava un po’ a stare così. Lei non si era mai sentita bella. Non era mai stata sicura di niente nella sua vita. Specialmente davanti a lui, poi, che era il suo paradiso e il suo inferno, quelle poche briciole di certezza che aveva si scontravano con il suolo e, facendo fragore, si dispiegavano in mille dubbi e pensieri.

Ma aveva avuto un matrimonio imperfetto e almeno la sua “prima notte” doveva andare a colmare tutte le piccole cose storte che erano successe durante il giorno.

Adesso doveva essere tutto perfetto.

Rimase ferma con il respiro leggermente affannoso.

Genzo si strofinava l’asciugamano sulla testa, tutto assorto nei suoi pensieri quando usci’ dal bagno.

“Alla fine Taro si è addormentato senza che me ne accorgessi….” Genzo, alzando lo sguardo, la vide.

Si fermò. Smise di strofinarsi la testa. Smise di pensare. Di respirare.

Kumiko si sforzò di guardarlo; la tentazione di abbassare gli occhi era tanta, ma cercò di non vergognarsi.

Avanzò di qualche passo.

Lui la fissava e non capiva niente: restava impalato di fronte al candore dei ricami che esaltavano le sue forme, il suo corpo bellissimo e generoso.

Lei avanzò ancora fino a raggiungerlo. Gli prese l’asciugamano e lo fece cadere a terra. Poi gli diede un bacio su una guancia fino a scivolare sul collo e sulle clavicole. Scese fino al petto e poi risalì cercando la sua bocca. Cominciò a baciarlo e  intanto lo accarezzava ovunque, soprattutto sulle braccia, quelle stesse braccia che così spesso l’avevano stretta e “imprigionata” a lui. Con una mano arrivò fino al girovita e chinandosi leggermente gli sfilò i boxer.

Si mise le mani dietro e si slacciò il reggiseno da sola; fece scendere le spalline e intanto lo baciava sulla bocca, in punta di piedi.

“Che cosa c’è?” chiese lei, vedendo quanto fosse smarrito.

Lui non rispose: le prese il volto fra le mani ed iniziò a baciarla. Sempre guardandola, le accarezzò il petto e poi si inginocchiò per appoggiarle il volto sul grembo come piaceva tanto a lui. La strinse a sé abbassandole lo slip per baciarla e poi la spinse giù affinché si potesse sedere su di lui, lì per terra.

 

 

 

 

Genzo si riversò sul letto mentre Kumiko, che gli era sopra, si stirò come fanno i gatti, per prendersi l’ultimo secondo di piacere. Poi si abbandonò sul suo torace e chiuse gli occhi.

Non sapeva dire se fosse stato così bello perché era la prima notte di nozze. Il sesso era l’unica cosa che conosceva veramente fino in fondo di Genzo. I suoi pensieri erano un libro ancora da scrivere e da leggere; le sue parole erano talmente rade, che come spighe di grano, poteva ricordarle a memoria; le sue paure, le sue emozioni erano tutte chiuse nelle sue mani e lei del suo mondo non conosceva quasi nulla. Lo stesso si poteva dire di lei: a Genzo non aveva raccontato quasi niente di sé. Si era sempre tenuta i suoi buchi neri ben nascosti. Aveva soffocato dentro tutto quello che era riuscita a trattenere. Ma nel sesso no: nel sesso sembrava che tutto fosse facile e limpido e trasparente. Si attraversavano a vicenda e non c’era bisogno di parlare, di spiegare, di capire.

Diventavano una cosa sola e quella notte, ancora di più, Kumiko ebbe la certezza che niente era avvenuto per caso. Riusci’ a capire che quella prima notte, sotto la pioggia, nella violenza della loro disperazione, si erano incontrati e si erano trovati. Pur provando a rovinare tutto con i loro caratteri maledetti, non ci erano riusciti perché si erano lasciati una trama sui loro corpi, e il corpo, come il sangue,  è forte come la morte. Puoi scappare e gridare e imprecare ma ti ritroverai sempre di fronte alla tua verità.

Genzo le accarezzò i capelli e poi la spinse con fermezza per potersela ritrovare sotto. Voleva guardarla per bene.

Si baciarono a lungo, nel silenzio profondo delle ore che si preparavano a diventare giorno, sfruttando ogni minuto che restava per toccarsi e godere l’uno dell’altra, quasi fosse l’ultima possibilità, l’unica certezza.

“Parlami” chiese lui, tutto d’un tratto.

Kumiko lo fissò stupita. A Genzo non piaceva parlare mentre faceva sesso. L’aveva imparato bene.

“Ti voglio ascoltare” disse ancora.

Lei lo baciò più volte, accennando un sorriso.

“Ma…. non so cosa dirti…..”

“Raccontami di quando abbiamo fatto Taro….” disse lui ” So che questa storia la racconti benissimo….” aggiunse.

Genzo si staccò da lei e restò a riposarsi sul suo grembo, come al solito.

Lei gli toccava la testa con passione: lo adorava; adorava il modo in cui sapeva appoggiarsi su di lei.

“E’ una storia molto lunga….sei proprio sicuro?”

Lui non rispose. Il che significava  “sì”.

“….una notte, dopo aver guardato a lungo la mia ginestra ,andai a passeggiare sul fiume…. Era buio, ma il ponte era ben illuminato dai lampioni e dopo poco incontrai…….”

Kumiko, tenendo gli occhi chiusi, raccontò la loro storia d’amore, mentre Genzo lentamente, si addormentava su di lei, come un bambino.

 

 

 

 

   
 
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