Questo è l’ultimo capitolo. Spero che la mia
storia vi sia piaciuta e ringrazio chiunque l’abbia letta, anche se
nessuno mi ha fatto sapere che ne pensa.
Un ringraziamento particolare alle cupe cupe sisters, che hanno messo la mia storia tra le seguite!
Spero a presto, quindi arrivederci a tutti quanti.
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Profumo
La tredicesima, quella fondamentale
“Un’antica
leggenda narra che fu rinvenuta un’anfora nella tomba di un
faraone, dicono che quando venne aperta si sprigionò una fragranza che dopo
tutti quegli anni era rimasta intatta, un profumo di una tale soave bellezza,
ma così potente che anche per un solo fugace momento qualunque persona lo
annusasse, pensava di trovarsi in paradiso.”
Il conte Ciel Phantomhive aveva vissuto incredibilmente a lungo, contro
ogni aspettativa, ed aveva svolto il suo lavoro per
l’azienda di famiglie e per la regina in modo egregio, come ci si aspettava.
All’età di 18 anni si
era sposato con la sua ufficiale fidanzata: Elizabeth. Insieme erano vissuti felici, ma non avevano mai avuto figli.
Si diceva che la contessa Elizabeth fosse
l’unica capace di scaldare un po’ il cuore gelido del
conte e ciò era abbastanza vero.
Come sempre, la vita a villa Phantomhive sembrava scorrere sempre tranquilla e serena,
ma questo valeva solo per chi non ci viveva dentro.
Infatti, più che portare gioia e serenità,
l’arrivo di Elizabeth aveva provocato solo più
scompiglio in una casa già di per sé molto movimentata.
La giovane contessina
faceva comunella con la servitù e questo rendeva ogni giornata in casa Phantomhive imprevedibile e rumorosa, per la felicità del
conte e del suo fedele domestico Sebastian.
I due, infatti, sembravano essere gli unici
con un po’ di buon senso e senso comune.
Insomma, chi avrebbe voluto mangiare
involtini vegetali sbruciacchiati con ripieno di nutella e glassa di zucchero?
Chi avrebbe voluto prendere il tè in un
giardino dove sembrava fosse appena passato un uragano, ma tutto ricoperto di
fiocchi?
Chi avrebbe mangiato in un servizio di
porcellana a orsacchiotti che, chissà perché, era
l’unico a rimanere sempre integro?
Tutti i giorni i due avevano a che fare con
certi problemi: erano molto stressati.
Ma, alla fine della giornata, quando Ciel si coricava con la sua consorte e veniva sepolto dalle
miriadi di chiacchere di Elizabeth,
pensava che, in fondo, era bello avere una nuova luce ad illuminare la sua buia
esistenza.
A modo suo, si poteva dire che l’amava.
Ma dopo anni di convivenza più o meno
tranquilla, la contessa, ormai diventata vecchia era stata logorata da una
malattia che le aveva rubato a poco a poco la sua eterna vitalità
e l’aveva in fine stroncata.
Tutta casa Phantomhive
se ne addolorava.
Il conte portò il lutto
secondo la regola, poi aveva continuato la sua vita.
Non si era mai
risposato.
A poco a poco, tutti i componenti
della servitù della magione si ammalarono e morirono con gli anni.
L’unico che rimaneva sempre accanto al suo padrone e che non sembrava neanche essere invecchiato
era il fedele Sebastian.
Nessuno seppe mai come morì il conte Phantomhive; o, almeno, nessuno lo seppe mai veramente.
Una notte, misteriosamente, si spense e, stranamente, la stessa notte morì anche il fedele
maggiordomo.
Quella notte il demone sapeva che
finalmente avrebbe potuto mangiare quella succulenta anima ormai sprofondata
nell’oscurità.
Tuttavia non si aspettava che nel suo
angolo più profondo quell’anima conservava
ancora il chiarore di una stella che nel mondo reale si era spenta tanto tempo
addietro.
Il primo a notarlo fu Undertaker e ne sorrise. Poi, a mano a mano che i
corpi venivano visitati nella camera ardente, lo
notarono anche altri.
Curioso come i due cadaveri presentassero opinioni così diverse: il conte aveva
un’espressione quasi serena, mentre il sempre perfetto maggiordomo sembrava
stranamente amareggiato.
“Dodici
essenze furono identificate, ma la tredicesima, quella fondamentale, non la individuarono mai.”
Fine (per davvero questa vola)