Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: niebo    12/02/2010    2 recensioni
Il giovane in smocking tirò fuori dalla tasca sinistra dei pantaloni un pacchetto di sigarette. Ne sfilò una e l’accese con un accendino, preso dall’altra tasca.
“Cosa vuoi da me?!” ripetè con decisione.
“Cosa voglio da te? Semplice.” soffiò fuori dalla bocca una densa nuvola di fumo “Voglio che uccidi una persona.”
[...]“Cosa ti fa credere che ucciderò una persona per te?!”
“Io non lo credo….” Fece un tiro ed espirò di nuovo il fumo “…io sono sicuro che lo farai.”

La storia di sette persone la cui vita è indissolubilmente legata all’avvento dell’Apocalisse.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2 Savin' me Dangerous


Era ormai trascorso un anno da quando Ulrich aveva avuto quella sorta di “rivelazione” dopo esser svenuto per l’eccessiva perdita di sangue dovuta alle frustate di Burk.
Subito dopo aver ricevuto quel mandato, aveva deciso di fuggire dal circo, assumendosene tutte le conseguenze. Ma stranamente, per il momento, non erano ancora venuti a cercarlo. Oppure non l’avevano ancora trovato. Chi lo sa.
Sta di fatto che ora si ritrovava a vagare per una delle tante città che finora aveva visitato, senza meta precisa, alla ricerca della sua preda.
Erano le 20.30 di una giornata prematura di autunno. La notte aveva già calato il suo sipario, anche se non da molto….Il freddo si faceva un poco sentire, anche se non molto….Le temperature mediamente alte facevano pensare ad una giornata primaverile, ma in realtà le previsioni annunciavano che in quei giorni sarebbe arrivata la prima pioggia.
Pronto a vedersi sbucare da un momento all’altro un uomo alato di fronte a lui, nascondeva uno dei suoi coltelli nella tasca posta sulla parte anteriore della sua felpa grigia, proprio in prossimità della pancia. A tracollo una borsa marrone scuro in tela, che gli ricadeva sul ginocchio destro, battendoci contro ad ogni singolo passo, quasi a scandirgli l’andatura. Presentava dei buchini qua e là, con i fili sfilacciati e scomposti, evidentemente consumata dagli anni, in quanto era l’unica che avesse mai avuto.
I jeans, grigi anch’essi, gli coprivano gli stivali neri, unico elemento della divisa che in quel momento indossava. I tacchetti aggiungevano qualche centimetro in più alla sua normale altezza, rendendolo più imponente e autoritario di quanto non fosse. Il resto del costume di Ilian, che poi era diventato il suo, era ripiegato nella borsa. Se lo portava con sé ovunque, prezioso come una reliquia, nonostante non avesse più occasione di metterlo.
I capelli gli accarezzavano il collo, leggermente scossi dal vento, mentre vagava per la strada deserta. Le mani nascoste nella tasca anteriore della felpa, impugnavano saldamente il coltello, pronte ad intervenire in caso di necessità. Ogni tanto faceva rigirare la lama tra le dita per giocherellarci un po’, non avendo altro accessibile divertimento. Dal giorno della sua fuga fino a quel momento, non aveva avuto più contatti con nessuno al di fuori di sé stesso. Ciò era dovuto principalmente al fatto che lui non volesse avere contatti con nessuno. O meglio, non gli importava di averne. Gli sarebbero solo stati d’impiccio. Aveva un obiettivo e quello gli bastava per tirare avanti. Era una motivazione più che valida. Comunque probabilmente, anche volendo, non sarebbe riuscito a socializzare, dato il suo carattere freddo e impassibile. L’unica parte di lui addetta alla comunicazione e ai rapporti interpersonali con la gente se n’era andata già da un pezzo. Ma tanto ripeto…a cosa gli sarebbe servita se non ad essergli d’intralcio? Prima avesse ucciso la sua vittima, meglio sarebbe stato. E meno persone venissero coinvolte, meglio ancora sarebbe stato. E poi….se avesse conosciuto qualcuno….vedendolo uccidere una persona, quel qualcuno l’avrebbe sicuramente denunciato alla polizia e lui in carcere non ci voleva proprio andare. Va bene “fidarsi” di Satana, ma non ci teneva proprio ad essere processato per omicidio volontario. E poi….se fosse andato in tribunale…sarebbe stato costretto a…parlare con la gente…a comunicare
Brrrr….Quella parola gli faceva venire il ribrezzo al solo pensarla. 
Comunque era meglio non distrarsi troppo e perseguire la propria “missione”.
Improvvisamente gli venne una certa sete, e decise di recarsi all’interno di un piccolo pub, che si trovava dall’altra parte della strada che stava percorrendo.
Modificò quindi la sua direzione dirigendosi verso quel luogo, che si presentava all’esterno con un  massiccio portone di legno, che sembrava esser uscito da una locanda medioevale. Scese con indifferenza i quattro scalini che introducevano alla sala, ma quasi gli venne un infarto al poggiar l’ultimo piede a terra, dopo il quarto gradino.
Gli occhi chiari gli si erano spalancati e il battito del cuore era aumentato a dismisura. Chiunque l’avesse visto in quel momento avrebbe pensato che fosse stato scosso dalla vista di un fantasma. Bhe diciamo che non era propriamente un fantasma. Si trattava piuttosto di un…
….angelo
Fu quello che pensò alla vista di due grandi ali bianche proprio di fronte a lui. Spuntavano dalla schiena di un giovane ragazzo, forse suo coetaneo, che era preso a ridere fragorosamente, in compagnia di altri due amici, anche loro coetanei. Aveva dei lunghi capelli castani, molto mossi, che gli ricadevano liberi fin sotto alle scapole. Gli occhi marroni, ma di un marrone così profondo da poter sembrare nero. Era alto, molto alto. Ciò era dovuto probabilmente anche al fatto che indossasse degli anfibi in pelle nera, dalla suola massiccia alta qualche centimetro. Ma quello che, in un secondo momento, stupì Ulrich maggiormente fu il modo in cui era vestito. Un maglietta a maniche corte larga, nera, coperta con un corto giubottino di pelle, pieno di cerniere e borchie. Uno di quelli che comunemente vengono chiamati “chiodi”. I pantaloni attillati, percorsi da cinghie, modellavano le sue gambe, magre ma tutt’altro che fragili. Ulrich rimase a fissarlo per un po’, ancora fermo sulla soglia dei gradini, incredulo che quel tipo potesse essere l’angelo che stava cercando.
Certo che se quello è un angelo….Chissà come saranno i demoni….bhe teoricamente io sarei un demone….Ma….va bhe. Poco importa .Comunque….Sono sicuramente più angelo io di quel tizio.…
Effettivamente quel metallaro, da come si presentava, poteva sembrare tutto tranne un messaggero di Dio. Però…le ali non mentivano…Insomma, era assai improbabile che il tipo indossasse delle ali finte. Già…improbabile….assurdo….ma la situazione in cui si trovava non era già assurda di per sé?
Ma non importava perché forse….
Forse dopo un anno di ricerche…. era finalmente riuscito a trovare ciò che stava da tempo cercando. La chiave che lo avrebbe ricondotto da Ilian. La chiave che lo avrebbe ricondotto alla vita.
Si sbloccò, scotendo leggermente la testa.
Si avvicinò a passo sicuro verso il ragazzo-angelo. Serrò più forte la stretta del coltello impugnato dalla mano destra, nascosta nella tasca della felpa.
Nell’avvicinarsi si accorse che il ragazzo teneva in mano delle freccette. Evidentemente si stava preparando a giocarci, in quanto lì al centro della sala, esattamente dove si trovavano loro, c’era lo spazio necessario per poter tirare al bersaglio appeso al muro di fronte.
Il giovane metallaro era preso a scherzare con altri due ragazzi, che dovevano essere dei suoi amici. Uno dei due catturò subito l’attenzione di Ulrich, dato che aveva due strane e appariscenti strisce fucsia che gli coloravano i due lati del nero cuoio capelluto.
L’altro, più composto, aveva dei lunghi capelli biondo cenere,lisci, raccolti in una coda bassa e compatta. Sul viso, un sottile paio di occhiali gli davano una certa aria da intellettuale.
Ma proprio questi qui mi dovevano capitare?! Un normalissimo secchione indifeso, no?
Dopo aver velocemente contemplato i due, lo sguardo di Ulrich tornò al suo obiettivo.
L’angelo stava ancora ridendo fragorosamente, ma con sincera naturalezza.
Ulrich, in un lieve momento di distrazione, socchiuse un poco le palpebre, osservandolo con una leggera tenerezza. Aveva veramente un bel sorriso che, inconsapevolmente,  trasmetteva conforto. E questo, provocava in Ulrich anche una certa attrazione.
Poi però si ricordò di ciò che doveva fare, e scacciò quelle sue inopportune considerazioni.
Nel frattempo l’angelo si era posizionato di fronte al bersaglio, e aveva incominciato a tirare le freccette. Le lanciava in un modo piuttosto inusuale. Non tenendole per la punta, ma dalla coda, tirandole in modo che girassero parecchie volte di trecentosessanta gradi su sé stesse prima di conficcarsi nel tiro a segno. Era una tecnica piuttosto affascinante, che Ulrich non aveva mai visto utilizzare prima d’ora.
Facendo finta di niente, si posizionò a una decina di passi di distanza dalla sua preda, pronto a colpirlo. Divaricò leggermente le gambe, fissando attentamente il suo bersaglio, mentre l’angelo mirava al proprio. Entrambi posseduti dall’obiettivo di fare centro.
Quando ritenne che fosse il momento più opportuno, sfilò velocemente il coltello dalla tasca, lanciandolo, in un fruscio, in direzione della vittima. Il giovane ragazzo-angelo, però, per una chissà quale provvidenza, si scostò esattamente poco prima che il coltello trapassasse il suo collo, chiedendo al cameriere un’altra birra.
Il coltello si conficcò proprio al centro del bersaglio delle freccette. Non appena l’arma entrò in contatto con il tiro a segno, tutti i presenti si voltarono a guardare verso la direzione da cui il coltello era provenuto, cioè Ulrich.
Ci fu un silenzio di tomba, mentre tutto il locale allibito lo fissava.
Dannata birra
Fu l’unica cosa che pensò nel silenzio. Ebbe quasi l’impressione che avessero tutti sentito ciò che aveva appena pensato.
Sentirsi osservato gli diede parecchio fastidio. Avrebbe voluto prenderli tutti a pugni, chiedendo loro che cazzo avessero da guardare. Anche se doveva ammettere che non avevano tutti i torti. Anche il ragazzo-metallaro e i suoi profondi occhi marroni lo stavano fissando. E anche i suoi amici.
Ma poi l’angelo gli parlò.
“Ehi tu….” Disse a Ulrich “Potevi dirmelo che volevi giocare a freccette con noi!”
Al suono di quelle parole che avevano rotto l’imbarazzante silenzio, tutti i presenti ripresero le loro chiacchere ritornando a farsi i cazzi loro.
Il tipo metallaro si voltò a guardare il coltello per poi tornare a fissare Ulrich.
“Sei bravo….dai vieni a fare una partita!” disse piegando la testa da un lato perché lo raggiungesse.
Ulrich rimase un po’ sconcertato da quella richiesta. Ma come non voleva…ucciderlo?
Poi l’angelo iniziò ad avvicinarsi a lui, seguito dall’amico biondino.
No
Gli si fermò di fronte.
….tutto tranne
“Ciao!”
….socializzare
“Io sono Aaron.” gli disse sorridendogli e porgendogli la mano.
“Io sono Piotr” si presentò invece il biondino.
 Ulrich guardò prima l’angelo e poi la mano e poi ancora l’angelo, senza dir nulla, rimanendo anzi palesemente impassibile.
“Newt…dev’essere ancora scioccato dalla vista dei tuoi capelli….”  Disse Aaron vedendo che l’altro non gli dava alcuna risposta.
Ma neanche Newt sembrò farsi sentire.
“Aspetta un attimo…. C’è qualcosa che non va… Newt che non risponde a tono ad un insulto?!”
Si guardò dattorno.
“Newt? Newt? Dove sei Newt?!?”
Newt, il ragazzo con le due strisce fucsia sui capelli corti e spettinati, era ancora fermo immobile di fronte al bersaglio delle freccette, esattamente dove si trovava prima della loro presentazione.
Era decisamente impietrito.
Aaron, non appena lo ebbe avvistato, rincominciò a chiamarlo.
“Newt!!! Newt!!! Muoviti, vieni a presentarti!!!”
“Ha lanciato un coltello…” rispose allibito.
“Eddai, scollati da lì!” insistette Aaron.
“Ma cazzo, ha lanciato un coltello!!!!!!” continuò Newt piuttosto seccato e allo stesso tempo incredulo.
“Piantala di fare storie, pirla, e vieni qui!!!”
“Insomma ma mi sono accorto solo io che quel tipo ha lanciato un cazzo di coltello?!?!?!”
Ulrich osservava la scena indifferente, ma allo stesso tempo quasi divertito.
Manco avessi ucciso qualcuno
“Zitto e vieni a presentarti, fardello opprimente.”
Questa volta era stato il biondino a parlare.
“Fardello opprimente a chi?!  Io non sono un fardello opprimente!!!” rispose Newt, ora decisamente incazzato.
“Per me lo sei eccome, minus habens….”
“Ma sta zitto Mr “So Tutto Io” ! E  parla come mangi, cazzo!!!”
“Sei tu che devi smetterla di torpiloquiare….”
“Torpo che?!”
“Basta ragazzi….” Intervenne Aaron.
“Torpiloquiare, ignorante.”
“Oh basta, dai….”
“Ancora un secondo Aaron, che ora lo insulto io a modo mio….” Lo interruppe Newt.
“Cioè in modo volgare e spartano.”
“Bhe sempre meglio che in modo finocchioso e snob!”
“Forbito ed elegante.”
“Basta…”
“Più che for-bito sarai for-tunato se fra due secondi ti ritroverai ancora un dente in bocca!!!”
“Allora la volete piantare o no?!?!Mi state facendo fare una figura di merda, cazzo!!!!!” gridò.
Silenzio.
Tutti i presenti nel locale si voltarono a guardare Aaron.
Classica figura di merda.
Sospirò.
Poi si rivolse a Ulrich, che li stava ancora osservando in silenzio.
“Scusali…non sono ancora abituati a comportarsi in modo civile in presenza di persone che non conoscono...Comunque…Newt, vieni a presentarti, muoviti. E senza pregiudizi, per piacere…”
“Ok….”
Newt si avvicinò con diffidenza.
Solo allora Ulrich notò che non c’era qualcosa di strano solo nei suoi capelli, ma anche nel modo in cui era vestito.
Indossava un largo poncho di lana verde, con qualche riga rossa o gialla, che lo solcava qua e là. Ora come ora il poncho era un vestito che andava di moda tra le donne….
Si chiese se per caso avesse origini peruviane e se quella fosse solo una semplice questione di gusti…Ma decise di lasciar perdere senza darsi una risposta concreta. In sostanza non voleva rivolger loro la parola, figuriamoci parlare di stile.
Poi però si accorse di un’altra cosa, che lo stupì ancora di più.
Quel bizzarro ragazzo teneva stretta, nella mano sinistra, la zampa nera e pelosa di un peluche a forma di panda, che nascondeva dietro la schiena.
Che per caso avesse a che fare….con un bambino?!?
“Ciao io sono Newt….” Gli disse a malavoglia.
“E bravo Newton!” si complimentò Aaron tirandogli una sonora pacca sulla spalla.
“Ehi!!!”
“Mi chiedo ancora come un cerebrolabile come te possa portare il nome di un dei più grandi scienziati di tutti i tempi….è un insulto alla scienza…Scommetto che non sai nemmeno chi è…” disse Piotr a Newt che, sentendosi ferito nell’orgoglio per palese sottolineatura della sua apparente ignoranza, iniziò a sparare stronzate.
“Certo che lo so!!!!”
“Impossibile.”
“Ti dico che lo so!!!”
“Ah sì? E cosa ha scoperto?”
Cazzo.
A quella domanda Newt rimase in silenzio per qualche secondo aspettando che il suo cervello elaborasse una risposta abbastanza soddisfacente, o perlomeno credibile…. L’aveva colto impreparato.
A quel punto Piotr, con uno scatto felino, si sfilò il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni e ne tirò fuori una piccola foto di Isaac Newton in persona, che spiattellò faccia a Newt.
“Sir Isaac Newton Woolsthorpe-by-Colsterworth, 4 gennaio 1643  Londra, 31 marzo 1727. Matematico, fisico e alchimista inglese considerato una delle più grandi menti di tutti i tempi….” Iniziò a spiegare  Piotr con gli occhi che gli brillavano per l’ammirazione e la commozione di fronte a quella specie di mito scientifico. Sembrava avesse appena avuto una rivelazione di vita. Un occhio di bue su di lui sarebbe stato il massimo.
“….Universalmente noto soprattutto per il suo contributo alla meccanica classica, Isaac Newton contribuì in maniera fondamentale a più di una branca del sapere. Fu il primo a scoprire…..sentiamo Newt, cosa ha scoperto?”
Cazzo cazzo cazzo.
La spiegazione di Piotr gli aveva mandato in panne il cervello, e ora Newt non aveva pronta alcuna “riposta soddisfacente” da spiattellargli in faccia a sua volta.
Allora, come suo solito, disse la prima minchiata che gli venne in mente.
“Non ci posso credere…..tu ti porti dei santini degli scienziati nel portafoglio?!?!?” notò Newt accompagnando la battuta con una fragorosa risata.
Piotr lo fulminò con lo sguardo.
“E sentiamo dietro c’è anche una preghierina per santo Isacco martire londinese?!?!”
Ricominciò a ridere come un idiota e con le lacrime agli occhi.
“Santo Isacco prega per noi e illuminaci con il potere della scienza….”
E rise più forte.
Ulrich lo guardava allibito.
Anche Aaron lo guardava allibito. Ma Aaron, in più, iniziò ad essere anche piuttosto preoccupato. Il viso di Piotr stava arrossendo mica male, segno che i suoi bollenti spiriti stavano per esplodere.
“Piotr….” Disse timidamente.
“Ah e vuoi sapere cos’ha scoperto?!” nel frattempo gli era venuta in mente una risposta, yeah! “Con la faccia che si ritrova….avrà scoperto di essere frocio a soli quindici anni!!!”
Sacrilegio.
Piotr non ci vide più.
“Tu….miserabile miscredente….”
“Piotr, sta calmo….” Ribadì Aaron quasi supplichevole.
Piotr non si arrabbiava mai, ma quando lo faceva….diventava peggio di un arma di distruzione di massa. Una sorta di bomba atomica….e l’unico modo per fermarlo era bloccarlo sul nascere.
“Adesso vedrai chi è il frocio qui…”
Piotr che usa parole volgari?! Brutto segno….
“Ahhhh!!! Mi vuole stuprare!!!!” gridò Newt che, spaventato da questa rivelazione, si nascose dietro Aaron, che a sua volta pregò di nuovo l’amico di calmarsi.
“Piotr per piacere….”
Ma Piotr iniziò ad avvicinarsi a lui, più precisamente a Newt, che gli stava dietro.
“Aaron, salvami ti prego!!!!”
A quel punto Aaron fece la prima cosa che gli venne in mente.
Si buttò addosso a Piotr e lo avvolse con un caloroso abbraccio.
“Ti voglio bene Piotr!!!”
gli dichiarò con una finta voce da bimbo felice, mentre lo stringeva forte forte a sé.
Il biondino, a quell’inaspettata dimostrazione d’affetto, sbollì, ritornando fortunatamente del suo colore naturale. A dirla tutta tornò roseo per qualche secondo appena, perché poi arrossì subito per colpa dell’imbarazzo nato da quella situazione, come dire….imbarazzante?
Ma sempre meglio rosso-imbarazzo che rosso-furia.
Quale umiliazione aveva dovuto subire il povero Aaron per colpa di quel coglione di Newt! A causa di quell’azione difensiva, il suo orgoglio mascolino era diminuito circa del 40%….
Ma d’altronde, se non metteva fine lui a quelle liti, sarebbero andate avanti all’infinito. Ormai ci era abituato. Era sempre lui l’arbitro della situazione.
Ulrich continuava a guardarli, senza dire una parola. Ma quell’osservarli tacitamente, gli aveva fatto comprendere quali erano i loro ruoli e i loro tratti fondamentali.
Il suo angelo era “quello che aiuta tutti a costo di sacrificare anche sé stesso” nonchè la colonna portante del trio, senza la quale, insomma, non ci sarebbe stato alcun trio.
Il biondino era l’intellettuale di turno, quasi perfettino e che sapeva il fatto suo. Però non era presuntuoso…..era sé stesso in modo piuttosto simpatico….Sembrava anche paziente, salvo casi estremi come quello appena messo in scena, in cui avrebbe sterminato il mondo per cose come un santino…
Il terzo, quello con i capelli nero-fucsia che avevano una disposizione fondamentalmente casuale, bhe lui era…un emerito coglione.
Doveva ammettere che in fondo….erano un trio piuttosto bizzarro. E ridicolamente divertenti. Sì…doveva ammettere anche questo.
Comunque rimase risoluto nella sua decisione. L’unico suo scopo era portar fede al suo compito, del resto….non gli importava nulla.
Quanto tutti si furono ripresi da quella “rissa mancata” Piotr disse la morale, rivolgendosi a Newt, in modo composto.
“Comunque….in sostanza….A  Isaac Newton è caduta una mela in testa ed ha scoperto cose di importanza fondamentale come la forza di gravità (ora lo sai anche tu) e via dicendo. A te non basterebbe una valangata di mele per far accendere l’unico neurone che hai in testa….”
Newt lo guardò malissimo, iniziando a ringhiare.
“Newt….mi devi già un favore, non ti conviene ricominciare…” lo bloccò Aaron.
Poi gli venne un’idea.
“Facciamo così. Risolviamola definitivamente in questo modo. Vi concedo un insulto a vicenda. Uno insulta l’altro a viceversa. Ma dopo quell’insulto basta. Ok?”
“Ok” risposero in coro.
“Newt?”
“Sei un idiota, un fottuto snob, testa di cazzo che parla solo per dar fiato alla bocca e che parla decisamente a vanvera perché tanto, quando lo fa, non lo capisce nessuno, perché è un emerito coglione forbito. Ti concedo il forbito, ma rimani pur sempre un coglione!”
“Ok, stop! Piotr?”
“Il tuo imperativo categorico deve essere quello di accoppiarti con altrui in guisa degli abitanti dell’antica Sodoma.”
“Eh?!?!?”
“Vaffanculo.”
Newt ricominciò a ringhiare.
“Io ti…”
“Ehi ehi basta così!!! I patti erano un insulto ciascuno!!!” ricordò l’arbitro della contesa.
“Ma lui l’ha ripetuto!!!”
“No, te l’ha spiegato….gliel’hai chiesto tu di farlo…”
“Uffff…..e va bene…”
“Allora,vogliamo fare questa partita a freccette o no?” disse finalmente Aaron tutto sorridente. Gli piaceva molto giocarci e poi….era il campione indiscusso del locale.
Si avvicinò a Ulrich, porgendogli le freccette.
Ma Ulrich fissò il palmo della sua mano impassibile, senza dir nulla, esattamente come aveva fatto in precedenza.
“Ehmm…..ok….allora…che ne dite di andarci a bere qualcosa? La mia birra è lì sul nostro tavolo che mi aspetta già da un po’!” disse di nuovo sorridendo tutto contento.
Ulrich non disse nulla.
Nessuno disse nulla.
Aaron si rassegnò.
“Ho capito che, se non mi muovo io, non si muove nessuno. Andiamo a sederci.” E si avviò.
Ulrich pensò a cosa dovesse fare.
Ora era vincolato, non poteva far nulla. Uccidere l’angelo in mezzo alla gente non si era rivelata una buona idea….Doveva aspettare il momento buono…Quindi la cosa migliore da fare per il momento era…
seguirli.
Si diressero quindi al tavolo, dove si accomodarono tutti e quattro.
“Allora…ordinate qualcosa voi?” chiese Aaron.
“Sìsì chiama il cameriere…..anzi lo chiamo io. Cameriereeeee?!?!” fece Newt pienamente convinto che bastasse che lui chiamasse una persona perché questa gli ubbidisse.
In realtà non era così, ovviamente.
L’unica persona che al solo chiamarla gli ubbidiva sempre poteva unicamente essere…il cameriere. Per questo lo chiamava quasi sempre lui. Si esaltava tantissimo nel farlo. Lo faceva sentire…..onnipotente?
All’udire quella chiamata, un giovane ragazzo si girò e, avvistato il punto da cui proveniva la voce, si avvicinò a loro.
Aaron notò subito dall’andatura titubante e dall’espressione insicura che quello doveva essere un cameriere nuovo. Poteva anche essere facilmente il suo primo giorno di lavoro. Sì, doveva senz’altro essere così….E poi era prima volta che lo vedeva.
Sembrava molto giovane. Avrà avuto la loro età se non meno anni ancora. Forse anche per questo era intimorito. Ah, e probabilmente anche per i capelli di Newt….
Comunque si sa che chiedere l’ordine a coetanei è sempre più imbarazzante…
Arrivato vicino al tavolo, il ragazzo tirò fuori dalla tasca del grembiule bordeuax un block notes e una biro, per segnare le ordinazioni.
“Salve….volete ordinare?” chiese abbastanza esitante. Si vedeva chiarissimamente che cercava di in tutti i modi nascondere il suo timore.
“Sì!” disse subito Newton con decisione.
“Newt non fare il maleducato…prima gli ospiti…” lo corresse Aaron “Vuoi qualcosa? Offro io non ti preoccupare…” chiese a Ulrich, che gli sedeva accanto.
Quest’ultimo voltò leggermente lo sguardo verso di lui e, senza modificare minimamente l’espressione del volto, lo rigirò di nuovo verso il centro del tavolo, senza dir nulla.
“Ok….va bene Newt ordina pure.”
“Ok! Allora….vorrei un succo d’arancia….”
Il cameriere annotò tutto con cura.
“…con ghiaccio. A cubetti, mi raccomando.”
Annotato.
“E una cannuccia….quella con i ghirigori a tornado….”
“Spirale.” Lo corresse Piotr, seduto accanto a lui.
“Quello che è.”
Il ragazzo aumentò un poco la velocità di scrittura, per non dimenticare nulla.
“Deve essere di colore verde, ok? Il verde si intona con i miei capelli….voglio essere figo anche mentre bevo, non so se mi spiego….”
Piotr lo fissò decisamente male, della serie “Che cazzo stai dicendo, coglione?!” Ovviamente non avrebbe mai espresso così il suo pensiero….ma questo era sicuramente, in parole povere, ciò che aveva pensato.
Intanto il cameriere continuava a scrivere, sempre più velocemente, dato che Newt aggiungeva alla lista una cosa dopo l’altra.
“Ah! E una fetta d’arancio sul bordo del bicchiere. Uh! Dimenticavo! E uno di quegli ombrellini di carta carini carini……..”
Il giovane che stava prendendo le ordinazioni iniziò ad andare letteralmente in crisi. Non trovava più lo spazio per scrivere tutte quelle cose, girava un foglio dopo l’altro e la biro gli si stava scaricando. Non riusciva proprio a star dietro alla lingua lunga di Newt. Però in effetti quello non era solo un suo problema….nessuno, nemmeno Aaron riusciva a starci dietro…Forse, se l’avesse saputo, si sarebbe consolato un po’.
Per il momento aveva altro a cui badare.
Le ordinazioni.
Infatti non faceva neanche in tempo a pensare qualcosa, che già il tipo strambo gli aveva ordinato di portargli un’altra stupida aggiunta inutile.
“……e deve essere viola, mi raccomando….perché il viola sta bene col verde, che sta bene con i miei capelli che fanno stare bene me, perché sono troppo fighi…..”
Piotr gli lanciò l’ennesima occhiataccia.
Aaron lo guardava sconvolto.
Non aveva parole.
Ulrich lo osservava impassibile.
Ma quanto è idiota ‘sto qui….
“….senza contare che il viola va di moda quest’anno….”
Ci fu una pausa di silenzio.
Il cameriere novellino, sollevato, chiuse la biro schiacciando il bottoncino a scatto sulla sua sommità. Il  pollice era dolorante, a causa della sua  stretta eccessiva della penna.
Piotr aprì la bocca nel tentativo di ordinare per sé quando…
“Ah! Mi sono scordato di una cosa importantissima!”
Newt.
Il cameriere iniziò ad imprecare nella mente in tutte le lingue del mondo. Non voleva mica fargli rincominciare tutta la lista????
“Vorrei un bicchiere più piccolo per Panda!” disse accarezzando la testa morbida e pelosa del peluche che gli stava sulle ginocchia “ Così travaso un po’ di succo anche per lui…”
Piotr incrociò le braccia e sospirò.
Era un caso senza speranza.
Il ragazzo aggiunse l’ennesima richiesta  al block notes. Beh se era solo questo….
“E un po’ di ghiaccio anche per lui! Ma a cubetti più piccoli, se no non riesce a mangiarli …”
Aaron spalancò la bocca. Ma che cazzo…?
Piotr, senza ruotare minimamente la testa, spostò le pupille in direzione di Newt, seduto a fianco a lui. Questo era il modo in cui mostrava di essere stupito. Anche se ora era proprio scandalizzato. Non muoveva un muscolo. Bastava l’espressione dei suoi occhi a far capire cosa stesse pensando.
Il cameriere annotò l’ennesima richiesta e richiuse la penna.
“Caspita un’altra cosa! Una cannuccia verde con i ghirigori anche per lui!”
“Spirale….” Lo corresse di nuovo Piotr, a denti stretti.
“Sì sì va bene.” Gli rispose Newt, movendo la mano in su e giù per dire “quella roba lì, non importa come si chiami, si è capito”.
Il cameriere continuava a battere spasmodicamente il piede per terra e ad aprire e chiudere la penna, schiacciando il pulsantino a scatto in continuazione. Lo sguardo fisso nel vuoto.
Aaron pensò che da un momento all’altro gli sarebbe venuta una crisi di schizofrenia.
“Ah aspetta, credo di aver dimenticato qualcosa….vediamo…cos’era….”
Il ragazzo delle ordinazioni si voltò di scatto a guardarlo in modo piuttosto minaccioso.
“Adesso lo uccide….” pensò Aaron.
“Uh sì! Una fetta d’arancio sul bordo, ma più piccola mi raccomando…”
Il cameriere annotò, con la mano tremante.
Sembrava avesse bevuto 1000 caffè uno dietro l’altro. Probabilmente in quel momento stava scrivendo linee invece di parole….
“Ah e ovviamente un ombrellino di colore…”
“Ma la vuoi piantare?!?!?!” gli urlò improvvisamente in faccia Piotr.
Silenzio.
Aaron tirò un sospiro di sollievo. Grazie al cielo…Finalmente Newt avrebbe finito quella dannata lista. Guardò la birra, che lo aspettava sul tavolo da più di mezzora, ma che non aveva ancora toccato perché voleva aspettare che anche gli altri avessero avuto qualcosa da bere.
Probabilmente era sgasatissima.
Anzi sicuramente.
Che schifo.
“Due succhi di citrus aurantium, per favore.” Disse Piotr.
Il cameriere si guardò attorno sconcertato, in cerca d’aiuto e, se possibile, di una persona normale.
“Due semplici succhi d’arancia, per piacere.” Intervenne Aaron in aiuto del povero malcapitato.
“E’ tutto….?! ” Disse l’altro  quasi con vena omicida.
“Sì, grazie.”
A quelle parole, il cameriere scappò letteralmente via.
Tutti e quattro rimasero qualche secondo a guardarlo, mentre si allontanava di corsa.
“Che tipo strano….” Se ne uscì poi Newt.
A quelle parole, Aaron esplose.
“Che cazzo pensavate di fare?!?!?!? La lista della spesa?!?!?!? Una relazione di scienze?!?!?! Vi rendete conto che avete appena scandalizzato un cameriere al suo primo giorno di lavoro????”
Poi si rivolse a Newt.
“E tu…Ti rendi conto che probabilmente non metterà mai più piede in un bar per paura di incontrare uno scemobanana dai capelli fucsia come te????? Non bastava dire due cazzo di succhi di frutta all’arancio?!?!?!”
Chiuse gli occhi e fece un grosso sospiro.
Si ricompose.
Poi si rivolse di nuovo a Newt, con più tranquillità.
“Toglimi una curiosità ora….con quali cavolo di soldi avevi intenzione di pagare tutta quella roba se non hai il becco di un quattrino?!”
Newt incrociò le braccia, si racchiuse tra le spalle e, con la classica espressione da imbronciato di chi non ha ottenuto ciò che voleva, gli rispose:
“Avevi detto che avresti offerto tu….”
“Cosa?!?”
“Sì…l’hai detto prima…” disse più offeso di un bambino capriccioso.
“Nononono. Io ho detto che avrei offerto qualcosa a lui….” Gli rispose voltandosi verso Ulrich “ Non sono mica così scemo da offrire qualcosa a te! Neanche un cammello ti offrirebbe qualcosa…. E’ risaputo ovunque che sei un bambino mulone e approfittatore….”
A Newt iniziò a tremare il labbro.
“Non è vero…” disse con voce tremante, stringendo forte a sé Panda.
“Sì che è vero.” Intervenne Piotr.
“No….”
“Sì….”
“No…”
“Sì…”
“Ok ok va bene!!!! Non sei un bambino frignone o quello che ho detto. Ok? Basta che non ricominciate a litigare. Per piacere….” Disse Aaron quasi in tono di supplica.
“Va bene….” Annuirono entrambi.
Qualche secondo dopo arrivarono le bibite, insieme al cameriere che le portava.
Era lo stesso di prima.
Ma non fecero quasi in tempo neanche a riconoscerlo, perché, dopo aver appoggiato i succhi sul tavolo, se ne andò con lo stesso scatto di prima, se non più velocemente.
Aaron sospirò di nuovo.
Si può che dovesse insegnar loro anche come fare un ordinazione in modo normale?
Ulrich si mise a fissare Newt, riflettendo su quello strano personaggio.
Mi chiedo da quale cartone animato sia uscito fuori….è troppo ridicolo per essere reale…
Però doveva ammettere che lo incuriosiva molto quel tipo.
Mentre lo osservava bere tirando su il succo con la cannuccia, vide che ai lati del suo collo spuntavano due corte treccine, che fino a quel momento non aveva notato. Continuò a scrutarlo, impassibile, cercando in lui qualche altro dettaglio particolare.
Newt proseguì a bere tranquillamente il suo succo. Poi d’un tratto afferrò il bicchiere e lo avvicinò a Panda, chiedendogli se volesse bere un po’. Ma Panda sembrava non avere proprio sete. Riappoggiò il bicchiere sul tavolo e, alzando lo sguardo, incrociò quello di Ulrich, che lo stava ancora fissando. Newt ricambiò lo sguardo, un po’ irritato.
Quello sconosciuto doveva anche sedersi a fianco a lui. Che strazio….
Si avvicinò a Piotr, seduto invece alla sua destra, e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio.
“Quel tipo non mi convince….continua a fissarmi…”
“Tu ti fai troppi problemi.”
“Ma guarda, continua a guardarmi!!! Io non mi fido proprio….non mi piace per niente…”
“Smettila. Se ti sentisse Aaron….”
A quelle parole Newt guardò istintivamente proprio verso Aaron, che gli stava seduto di fronte. In effetti lo stava guardando male anche lui. Provò a interpretare le motivazioni di quello sguardo:
“Newt! Non si parla nell’orecchio a qualcuno in presenza di altre persone! E’ maleducazione! Non vedi che c’è un ospite con noi?!”
Sì….probabilmente era questo che voleva dirgli…
Ulrich si accorse che adesso anche “quel Newt” lo stava fissando di rimando.
Quel tipo non mi convince….continua a fissarmi…
A quel punto Newt, non volendo andar contro il probabile rimprovero di Aaron, smise di sussurrare all’orecchio di Piotr. Si avvicinò però all’amico biondino con la sedia, allontanandosi a poco a poco da Ulrich.
Ma che sta facendo?!
Piotr, dal canto suo, si spostò verso Aaron, per non restare appiccicato a Newt.
Quel tipo è troppo strano…Io non mi fido proprio….non mi piace per niente…
Pensò ancora Ulrich, che si riavvicinò con la sedia a Newt, che a sua volta si spostò di nuovo verso Piotr.
Ma Ulrich si avvicinò di nuovo. E di conseguenza Newt si avvicinò nuovamente a Piotr.
E di nuovo Ulrich si spostò verso di lui, e lui si allontanò. Uno si riavvicinava, e l’altro si allontanava. In continuazione.
“Piotr!!!!” sussurrò disperato Newt all’orecchio dell’amico “Guarda!!! Io mi allontano e lui si avvicina!!! In continuazione!!! Ce l’ha su con me, visto?!! Quello lì vuole uccidermi!!!!”
Piotr si voltò verso di lui. E lo guardò impassibilmente, in un misto tra compassione e disperazione.
“Credevo che almeno questo non avrei dovuto spiegartelo.”
“Cosa?!?!?! Sai perché vuole uccidermi?!? Lo sai?!?! Eh?!? Lo sai?!?! Dimmelo ti prego!!!!!”
“Di solito non tendo a spiegare cose lapalissiane. Ma si vede che ti ho sopravvalutato, come al solito….Due parole: tavolo rotondo.”
“Eh?!?!?! Che centra re Artù adesso?!?” fece Newt non capendo dove l’altro volesse arrivare.
Piotr sospirò.
“A parte che quella di re Artù era la tavola rotonda e non il tavolo….Comunque….cercherò di spiegarti tutto il più semplicemente possibile, come farei con un bambino di due anni, la qui età cerebrale è sicuramente maggiore della tua.”
Newt gli fece una smorfia.
“Allora….Il tavolo a cui siamo seduti è rotondo. Ok? Quindi se tu ti avvicini a me io, per non ritrovarmi te sulle mie ginocchia, mi avvicino ad Aaron, che a sua volta, per non ritrovarsi me sulle sue ginocchia, si avvicina al ragazzo nuovo che, per non avere tutti noi sopra di sé, si riavvicina a te. Non mi sembrava così difficile da capire come concetto….Anzi, direi che è alquanto elementare….”
Newt si fermò un attimo a guardare Piotr, riflettendo sulla sua considerazione.
In effetti….non aveva tutti i torti….beh diciamo che aveva proprio ragione….ma Newt non l’avrebbe mai ammesso. Si rannicchiò allora sulla propria sedia zitto zitto, stringendo Panda a sé e mettendo in scena il solito sguardo imbronciato. Prese poi il bicchiere di succo e iniziò a tirar su con la cannuccia. Peccato che il bicchiere fosse completamente vuoto. Il rumore atroce che stava facendo aspirando il nulla, avrebbe fatto saltare i nervi a chiunque. Newt faceva sempre così quando era arrabbiato. Voleva far vedere (o meglio sentire) agli altri la sua disapprovazione. Questo era uno dei tanti motivi per cui Aaron lo definiva “capriccioso”. E non aveva tutti i torti….Spesso e volentieri si comportava come un bambino.
Piotr che nel frattempo, dopo aver finito il suo succo, si era messo a leggere i componenti della birra sulla bottiglia di Aaron, si bloccò, sollevando la bottiglia dal tavolo e tenendo lo sguardo innervosito in direzione di Newt.
Mai togliere la concentrazione a Piotr.
Soprattutto facendo rumore con una cannuccia.
A quel punto Aaron, per salvare come sempre la situazione, saltò su con una proposta.
“Ehi ragazzi! Perché non ce ne torniamo a casa? Tanto qua la serata mi sembra stia degenerando… e inoltre sta diventando veramente moscia….non c’è nulla da fare….”
Si voltò a guardare rassegnato il bersaglio delle freccette. Avrebbe tanto voluto fare una partita….
“Per me va bene!!! Così ci possiamo vedere qualche bel film alla tv!!! Un bell’horror magari, che a Piotr piacciono tanto….”
Si girò a guardare Piotr, a ‘mo di sfida.
“Insulsi film diseducativi….” Gli fece l’altro in risposta allo sguardo.
“Sìsì come no!!! Tu ti caghi addosso e basta!!!! Solo che non lo vuoi ammettere, sapientone…..”
“Pensa quello che vuoi. Non mi abbasso a discutere con una persona che non sa applicare i principi fondamentali della circonferenza a un semplice tavolo da bar…”
Newt lo fulminò in cagnesco, ringhiando.
“Va beh, comunque mi sembra che siamo tutti d’accordo sul tornare a casa, no?” interruppe Aaron.
“Sìsì!” fece Newt.
“Sì…va bene…” gli fece eco Piotr.
“Ok, allora andiamo!” esclamò allora Aaron.
Poi si voltò all'improvviso.
“Ehi……ti va di venire con noi?”
Disse a Ulrich, sorridendo dolcemente.
I loro sguardi si incrociarono veramente per la prima volta.
Inaspettatamente l’espressione fredda e tesa di Ulrich si sciolse a poco a poco, colpita da quel sorriso così confortevole e pieno di calore, lo stesso che prima gli aveva visto rivolgere ai suoi amici. Amici che forse aveva un po’ invidiato, perché potevano godere di quel sorriso così forte, ma allo stesso tempo così dolce….E ora proprio quello stesso sorriso era rivolto a lui. Rimasero a fissarsi per qualche secondo. In quei pochi attimi Ulrich notò quanto quel sorriso gli ricordasse quello di Ilian, che probabilmente aveva in più solo la dolcezza dell’amore puro. Anche quegli occhi, tanto scuri e profondi, gli facevano pensare agli occhi di Ilian, che sempre l’avevano fatto sentire al sicuro, che sempre l’avevano fatto sentire forte, che per la prima volta lo avevano fatto sentire amato.
E quei capelli lunghi, che gli scivolavano sulle spalle in onde leggere…..gli fecero ripensare ai capelli che quasi ogni giorno tesseva con la spazzola e che legava in un’infinita treccia, quando era ancora il piccolo Coltellaio Matto….
Ulrich dovette trattenere a forza le lacrime al ripensare al suo amato amico grande.
“Non ti ho mai lasciato solo…..mai….ti sono sempre stato vicino…..anche se non potevi vedermi o sentirmi, io ho ascoltato ogni tua singola parola e ogni tuo singolo pensiero per questi dieci anni…..non ti ho mai abbandonato, credimi…..e non ti abbandonerò mai….”
Quelle parole erano rimaste impresse a fuoco nel suo cuore.
Dio, quanto gli mancava….
E più guardava quello sconosciuto che gli stava di fronte, più gli tornava in mente Ilian.
Il ricordo gli avrebbe dato tutta la forza necessaria per poter colpire seduta stante l’angelo che gli stava sorridendo. Ma qualcosa lo tratteneva. E quel qualcosa….era una voce. Una voce che dal profondo gridava:
“Scappa, stupido angelo! Scappa, prima che io ti faccia del male…”
E tutto per colpa di un sorriso….
Ma che gli stava succedendo?
Si sentì affondare nel vuoto. Più giù, sempre più giù nella confusione e nel buio più totale…
“Allora ci stai?” lo risvegliò Aaron.
Ulrich lo guardò, sperduto.
“Ah già…tu non parli…Beh ma…chi tace acconsente, giusto? Dai vieni.” Disse mantenendo il sorriso e inclinando leggermente la testa di lato, chiamandolo a sé.
Ulrich rifletté un momento.
Ormai ci era dentro. Non poteva più tornare indietro. Ora doveva andare fino infondo.
Si alzò dalla sedia, e Aaron con lui.
“Bene! Vedrai che ti piacerà casa nostra!” Gli fece un occhiolino.
“Ehmmmmm Aaron….sei sicuro di quello che stai facendo??? Lui è…come dire…un estraneo….non potrebbe essere un po’…sì insomma…pericoloso?!?”
Questo era Newt, evidentemente preoccupato per la propria incolumità.
Ma Aaron non lo sentì, o forse lo ignorò, e si diresse verso l’uscita, seguito da Ulrich.
“Ma….ma…Hai visto?!?! Mi ha ignorato!!!! Mi ha ignorato spudoratamente!!!!”
“Non prendertela….sai come è fatto Aaron…gli piace relazionarsi con la gente…è fatto così….e poi quel ragazzo mi sembra un tipo a posto. Sei solo tu che ti stai facendo opinioni sbagliate su di lui. Hai troppi pregiudizi. Lo sai che non si giudicano le persone a prima vista, senza conoscerle. Chissà cosa pensano gli altri di te quando ti vedono….”
“Ehi!!!”
“E’ la verità….Ma poi conoscendoti……avrebbero solo la conferma del fatto che sei un citrullo cerebroleso…”
“Oh, ma la vuoi finire?!?!”
Piotr si mise a ridere.
Non rideva spesso, perché era genericamente una persona piuttosto seria. Ma quando lo faceva  era sempre una di quelle risate sincere (anche se abbastanza contenute), che fa tanto piacere sentire.
E Newt lo sapeva. Faceva fatica ad ammetterlo, ma sentirlo ridere lo faceva star bene, perché era la semplice conferma che era felice. E lui, nonostante tutto, voleva che lo fosse.
Sempre.
In questi casi (ma solo in questi casi) sapere di esser la causa della sua risata, di essere ciò che aveva scatenato in lui l’ilarità, per quanto presa in giro fosse, lo faceva sentire orgoglioso di sé stesso.
E così Newt, al sentire l’amico ridere, seppellì l’ascia di guerra.
“Allora vogliamo andare sì o no?! O le risate forbite hanno bisogno di più tempo per esprimersi?!”
Ok, diciamo non proprio seppellita….iniziamo con un “appoggiata a terra”.
Si procede passo per passo, insomma… Non si può pretendere troppo da uno come Newt…
Piotr si ricompose (anche se in realtà, nonostante la risata, non si era per niente scomposto) e lasciò correre. Aveva capito che Newt non aveva realmente voluto insultarlo di nuovo.
“Andiamo, andiamo…Ci aspetta un film horror, no?”
“Esatto!!! E vedrai, te la farai sotto dalla paura come un bambino!!!”
“Sì sì intanto quello che va in giro con un peluche (come un bambino) non sono di certo io…”
“Uffff…..che pizza che sei…”
Piotr lo guardò e sorrise.
Newt ricambiò, mostrando tutti i suoi denti in un super-sorriso.
Poi entrambi, nello stesso momento, fecero scivolare il braccio uno dietro la schiena dell’altro e si strinsero vicini, mentre si dirigevano verso l’uscita.



NB: Ringrazio il blogger mianonnaincariola (non vi sto prendendo in giro, si chiama veramente così ;)  per la concessione e l' ispirazione che mi ha dato per alcune battute di Piotr.



  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: niebo