Let it snow ~
Neve, neve, neve.
Cadeva a piccoli fiocchi
su di me, imbiancandomi le trecce pallide e il mantello nero,una
macchia di colore nel candore assoluto.
Stavo morendo
congelata, avevo le mani che mi facevano male per il freddo, ma non mi
importava. Alzai lo sguardo verso il cielo, per guardare la neve. Mi piaceva,
era bella. Quei fiocchi di neve erano
come me, piccoli e fragili e mi facevano sentire a posto. Sotto la neve, mi
sentivo bene. Mi sentivo me stessa.
Non mi interessava del
freddo, era solo un effetto collaterale.
«Cosa stai facendo?»
La quiete non sarebbe mai
durata per sempre, lo sapevano tutti. Tuttavia, io mi illudevo che il mondo mi
avrebbe lasciata in pace. Mi sforzavo di essere acida e cattiva col mondo, ma
quello ancora non aveva capito che volevo rimanere da sola.
Il mondo, quel giorno, era
James Sirius Potter, che mi guardava con una faccia scettica, mentre camminava
verso di me. La neve cadeva anche su di lui e imbiancava i suoi capelli
nerissimi. Qualche volta avevo pensato che mi sarebbe piaciuto passarvi la
mano, ma era un pensiero che avevo messo via. Era mio cugino.
«Niente, James» risposi,
semplicemente, tornando a guardare la neve. Lui sospirò, scosse la testa e mise
su una di quelle espressioni esasperate, ma venne accanto a me e mi guardò, dall’alto della incredibile statura. Mi sentii
quasi minuscola.
E, infine, sorrise. James
Potter aveva uno di quei sorrisi che sarebbero stati capaci di illuminare un
mondo intero, ma questo era un altro di quei pensieri che non mi piaceva
pensare. Arrivavano da soli ed io li cacciavo via, in fretta.
Senza dire nulla, prese le
mie mani fra le sue e sobbalzò, stupito, perdendo un po’ del suo sorriso.
«Diamine, Dominique, sono
gelate!» esclamò, stringendole di più e tentando di riscaldarle. Io mi ritrovai
a storcere il naso. Mi facevano male, non volevo che me le scaldasse.
«Per forza, ho dovuto
togliere il ghiaccio dalla porta, per aprirla» dissi, indicando il portone
dietro di noi, che il custode della scuola aveva preferito chiudere. Ma io
volevo uscire e non mi importava di dover congelarmi.
«E perché mai dovevi aprirla? Perché dovevi uscire? » mi chiese James, portandosi le mie mani sotto il suo
mantello.
Mi ritrovai ad arrossire, cosa quanto mai impossibile. Sentivo la lana del
suo maglione – quello della nonna, probabilmente – sotto i miei polpastrelli
che riprendevano vita e il calore del suo corpo sotto le mie mani. Era un gesto
così intimo che mi fece quasi sentire
male.
«Volevo vedere la neve»
dissi solo, senza spiegare altro. In realtà, non lo sapevo neanche io. Avevo
visto la neve, dalla finestra, ed ero voluta uscire ad ogni costo. Non mi era
importato di congelarmi le mani, non me ne sarebbe importato comunque.
Lui sorrise, ironico,
stringendo le mie mani, anche se ormai erano decisamente calde.
«Sei proprio una persona
strana, Dominique» mormorò, lasciandomi andare. Mi ritrovai con le mani quasi
bollenti e il cuore in subbuglio. Avrei potuto lasciar correre e sorridere.
Avrei potuto farlo, certo. Ma non era da me, non era da Dominique.
«Sì, è così» dissi,
allontanandomi un po’ da lui e distogliendo lo sguardo, mentre la neve
continuava a cadere su di me e su di lui. «Ti crea dei
problemi? » aggiunsi, più acida del solito. Non potevo
evitare di farlo, non potevo evitare la mia acidità. Dovevo pur difendermi, in
qualche assurdo e inutile modo, dal mondo che continuava a infastidirmi.
Ma James rise e mi si
avvicinò, senza stringermi a sé, rimanendo soltanto accanto a me.
«A me piaci così come sei,
Dominique».
Probabilmente furono quelle
parole a cambiare tutto, a far crollare anche me, anche quel muro di acidità
che mi ero costruita.
Nessuno me l’aveva mai
detto. In diciassette anni, chiunque avessi conosciuto aveva tentato di
cambiarmi, a suo modo, di farmi diventare quello che voleva. Mentre James, lui
non aveva mai preteso nulla da me. Mi sopportava per quello che ero ed era
venuto accanto a me, dicendo che ero una persona strana, ma non pretendendo che
cambiassi per lui.
Sorrisi, intenerita.
«Grazie. Nessuno me l’aveva mai detto» sussurrai, mentre mi allungavo e stringevo la sua mano tra
le mie. Lui divenne leggermente rosso, ma non me ne curai. Non me ne curai
nemmeno quando, sollevatami in punta di piedi, sfiorai le sue labbra con un
bacio.
E poi mi strinsi a lui,
mentre la neve continuava a scendere su di noi.
Mi sentivo bene, sotto la
neve. Abbracciata a James.
Angolo Autrice
*si nasconde da eventuali
sassate*
So che non aggiorno da
tipo una vita e che le mie long fic sono praticamente
morte, ma purtroppo non riesco a scrivere niente di niente. Mi sento in colpa
per prima io, ma la scuola mi incasina ed io … non ce la faccio, non riesco a
stare dietro a tutto. E poi, l’ispirazione è proprio antipatica, eh ù_ù
Comunque, ennesima fic idiota, stavolta su James e Dominique ispirata al tempo
di questi giorni che io, ovviamente, non ho vissuto, dato che qui non nevicherà
neanche il 21 dicembre 2012 -.-
Quindi, io non ho mai
visto la neve, qualsiasi cosa abbia detto, non prendetela per vera *smile*
Grazie per essere arrivati
fino a qui xD
xoxo, El.