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Autore: Eliatheas    13/02/2010    10 recensioni
Stavo morendo congelata, avevo le mani che mi facevano male per il freddo, ma non mi importava. Alzai lo sguardo verso il cielo, per guardare la neve.
Mi piaceva, era bella. Quei fiocchi di neve erano come me, piccoli e fragili e mi facevano sentire a posto. Sotto la neve, mi sentivo bene. Mi sentivo me stessa.
Non mi interessava del freddo, era solo un effetto collaterale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Let it snow

Let it snow ~

 

Neve, neve, neve.

Cadeva a piccoli fiocchi su di me, imbiancandomi le trecce pallide e il mantello nero,una macchia di colore nel candore assoluto.

Stavo morendo congelata, avevo le mani che mi facevano male per il freddo, ma non mi importava. Alzai lo sguardo verso il cielo, per guardare la neve. Mi piaceva, era bella. Quei fiocchi di neve erano come me, piccoli e fragili e mi facevano sentire a posto. Sotto la neve, mi sentivo bene. Mi sentivo me stessa.

Non mi interessava del freddo, era solo un effetto collaterale.

«Cosa stai facendo?»

La quiete non sarebbe mai durata per sempre, lo sapevano tutti. Tuttavia, io mi illudevo che il mondo mi avrebbe lasciata in pace. Mi sforzavo di essere acida e cattiva col mondo, ma quello ancora non aveva capito che volevo rimanere da sola.

Il mondo, quel giorno, era James Sirius Potter, che mi guardava con una faccia scettica, mentre camminava verso di me. La neve cadeva anche su di lui e imbiancava i suoi capelli nerissimi. Qualche volta avevo pensato che mi sarebbe piaciuto passarvi la mano, ma era un pensiero che avevo messo via. Era mio cugino.

«Niente, James» risposi, semplicemente, tornando a guardare la neve. Lui sospirò, scosse la testa e mise su una di quelle espressioni esasperate, ma venne accanto a me e mi guardò, dall’alto della incredibile statura. Mi sentii quasi minuscola.

E, infine, sorrise. James Potter aveva uno di quei sorrisi che sarebbero stati capaci di illuminare un mondo intero, ma questo era un altro di quei pensieri che non mi piaceva pensare. Arrivavano da soli ed io li cacciavo via, in fretta.

Senza dire nulla, prese le mie mani fra le sue e sobbalzò, stupito, perdendo un po’ del suo sorriso.

«Diamine, Dominique, sono gelate!» esclamò, stringendole di più e tentando di riscaldarle. Io mi ritrovai a storcere il naso. Mi facevano male, non volevo che me le scaldasse.

«Per forza, ho dovuto togliere il ghiaccio dalla porta, per aprirla» dissi, indicando il portone dietro di noi, che il custode della scuola aveva preferito chiudere. Ma io volevo uscire e non mi importava di dover congelarmi.

«E perché mai dovevi aprirla? Perché dovevi uscire? » mi chiese James, portandosi le mie mani sotto il suo mantello.

Mi ritrovai ad arrossire, cosa quanto mai impossibile. Sentivo la lana del suo maglione – quello della nonna, probabilmente – sotto i miei polpastrelli che riprendevano vita e il calore del suo corpo sotto le mie mani. Era un gesto così intimo che mi fece quasi sentire male.

«Volevo vedere la neve» dissi solo, senza spiegare altro. In realtà, non lo sapevo neanche io. Avevo visto la neve, dalla finestra, ed ero voluta uscire ad ogni costo. Non mi era importato di congelarmi le mani, non me ne sarebbe importato comunque.

Lui sorrise, ironico, stringendo le mie mani, anche se ormai erano decisamente calde.

«Sei proprio una persona strana, Dominique» mormorò, lasciandomi andare. Mi ritrovai con le mani quasi bollenti e il cuore in subbuglio. Avrei potuto lasciar correre e sorridere. Avrei potuto farlo, certo. Ma non era da me, non era da Dominique.

«Sì, è così» dissi, allontanandomi un po’ da lui e distogliendo lo sguardo, mentre la neve continuava a cadere su di me e su di lui. «Ti crea dei problemi? » aggiunsi, più acida del solito. Non potevo evitare di farlo, non potevo evitare la mia acidità. Dovevo pur difendermi, in qualche assurdo e inutile modo, dal mondo che continuava a infastidirmi.

Ma James rise e mi si avvicinò, senza stringermi a sé, rimanendo soltanto accanto a me.

«A me piaci così come sei, Dominique».

Probabilmente furono quelle parole a cambiare tutto, a far crollare anche me, anche quel muro di acidità che mi ero costruita.

Nessuno me l’aveva mai detto. In diciassette anni, chiunque avessi conosciuto aveva tentato di cambiarmi, a suo modo, di farmi diventare quello che voleva. Mentre James, lui non aveva mai preteso nulla da me. Mi sopportava per quello che ero ed era venuto accanto a me, dicendo che ero una persona strana, ma non pretendendo che cambiassi per lui.

Sorrisi, intenerita.

«Grazie. Nessuno me l’aveva mai detto» sussurrai, mentre mi allungavo e stringevo la sua mano tra le mie. Lui divenne leggermente rosso, ma non me ne curai. Non me ne curai nemmeno quando, sollevatami in punta di piedi, sfiorai le sue labbra con un bacio.

E poi mi strinsi a lui, mentre la neve continuava a scendere su di noi.

Mi sentivo bene, sotto la neve. Abbracciata a James.

 

Angolo Autrice

 

*si nasconde da eventuali sassate*

So che non aggiorno da tipo una vita e che le mie long fic sono praticamente morte, ma purtroppo non riesco a scrivere niente di niente. Mi sento in colpa per prima io, ma la scuola mi incasina ed io … non ce la faccio, non riesco a stare dietro a tutto. E poi, l’ispirazione è proprio antipatica, eh ù_ù

Comunque, ennesima fic idiota, stavolta su James e Dominique ispirata al tempo di questi giorni che io, ovviamente, non ho vissuto, dato che qui non nevicherà neanche il 21 dicembre 2012 -.-

Quindi, io non ho mai visto la neve, qualsiasi cosa abbia detto, non prendetela per vera *smile*

 

Grazie per essere arrivati fino a qui xD

xoxo, El.

 

   
 
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