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Autore: Fuffy91    14/02/2010    2 recensioni
Quando la portiera del guidatore si spalancò e ne fuoriuscì Carlisle in persona, i capelli biondi brillanti alla luce del sole, ora oscurato da nuvole gonfie di pioggia, il viso incredulo e teso, in paradosso con l’accentuarsi del sorriso cortese del vampiro sconosciuto, che avvertii due braccia familiari e decise, scostarmi al mio fianco ed imprigionarmi protettive. Mi voltai e, se avesse potuto, il mio cuore avrebbe avuto sicuramente un tuffo... Cosa succede??? Da cosa è causato lo sgomento di Carlisle, e Bella, come mai è così tesa??? Se volete saperne di più, cliccate e vi assicuro che non ve ne pentirete!!! Baci baci, Fuffy91!!!^-*
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di donne...di vampire!^^'
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Capitolo 8

Diana.

 

“ Io ti amo, Diana.”

Cos’era? Cos’era quel turbamento che sentivo nascere nel profondo del mio essere, trascinandomi in un universo astratto, in cui predominava unicamente l’irrazionalità?

Perché non poteva essere razionale, quel inconcepibile sentimento che adulava, in maniera così accattivante, il mio cuore fermo, stuzzicandolo per ricominciare un antico battito.

Sospirai, portandomi la mano destra proprio al centro del mio petto, voltando lo sguardo verso la foresta dagli alberi di albicocco in fiore, anche se le loro delicate e rosee corolle, erano ricoperte da quel sottile strato rugiadoso e gelato, che rinfrescava l’olfatto, depurava i polmoni, ma pungeva le narici.

“ Ti amerò sempre. Sono sopravvissuto solo per te, ti ho cercata per più di cento anni, girando il mondo solo per ritrovarti. Ti prego di credermi.”

Quelle parole sussurrate, ma accorate, quella voce soffice, ma profonda, il viso di quel giovane vampiro, i suoi occhi neri per la fame o, forse perché, preda delle emozioni che non riusciva a nascondere, non seppi definirlo, non volevo, non potevo comprendere.

Carpire la chiave, il principio primo che scatenava la tempesta interiore che sconvolgeva i miei sensi, riuscire a rimanere nell’occhio del ciclone, per non essere turbata o, almeno, per ritrovare il mio normale equilibro emotivo, o forse per addentrami in meandri oscuri della mia mente, quella parte vuota, buia e misteriosa dei miei ricordi, impossibili da decifrare e difficile da sostenere, significava tradire la fiducia e il rispetto di Darius.

Era lui a cui dovevo la vita. Non ricordavo molto della mia vita passata, quella umana, se non dolore e disperazione, tranne il volto sorridente di mia madre, ormai deceduta da più di un secolo.

Darius mi aveva salvata da quel mondo di sole sofferenze, cancellandole con un suo unico bacio fatale, liberando la mia anima lacerata da quel turbinio di scontentezza, illuminando i miei occhi di una nuova luce. Quella della felicità e del benessere interiore, contribuendo ad eliminare gli ultimi dubbi, concedendomi di incontrare il vampiro che avevo iniziato a considerare come il modello di quella mia nuova esistenza da vampira.

Come il Dr. Cullen e la sua numerosa famiglia, non volevo sentirmi un mostro bramoso di sangue umano, padrona solo degli istinti primordiale dell’inevitabile demone, che mi tentava verso la perdizione.

Avevo combattuto contro la mia stessa natura, ed avevo vinto, fieramente e con gioia. Ma, nonostante i miei principi, non riuscivo a considerare Darius, Hector e Jiulian come a degli assassini.

Loro erano la mia nuova famiglia, la più bella, la più protettiva, la più giusta che avessi potuto mai desiderare. Insieme a loro, mi sentivo protetta, circondata d’amore e d’affetto sincero, inclusa Valentine, che non sembrava molto contenta del mio rapporto con Darius.

Eppure…cos’era quel vuoto, quel infinito nulla che profondava le sue radici, dentro di me e contro ogni mia aspettativa futura? Mi sentivo come incompleta, come se mancasse un ultimo, ma importante tassello, da inserire nel quadro articolato della mia vita.

Ripensai per un momento al volto da angelo disperato dell’uomo-vampiro, che aveva affermato apertamente di amarmi.

Corsi con la mente, senza che potessi controllarlo, al brillio di sincerità dei suoi occhi scuri, al colore caramellato dei suoi capelli folti e di un castano singolare, al suo respiro tiepido, che si infrangeva contro la superficie delle mie labbra dischiuse, al rosso vermiglio delle sue, alla morbidezza del leggero tessuto della sua camicia blu notte, contro il mio mantello…dettagli insignificanti, eppure così vividi nella mia mente da sembrare essere stati marchiati a fuoco, nella mia memori in subbuglio.

Che avesse ragione lui? Ci eravamo, davvero, già conosciuti? Eravamo stati, realmente- e al solo pensiero fui attraversata da un brivido di timore misto ad eccitazione- amanti?

Intrecciai le lunghe onde biondo cenere dei miei capelli, fra le dita, sciogliendole in immaginabili nodi, lungo le spalle, scoperte da un nuovo vestito lungo, azzurro alba e con inserti floreali sulle varie tonalità di rosa, lasciando scoperti i piedi nudi, abbandonati sul davanzale di marmo pregiato, dell’ampia finestra della mia camera, dove al centro, su un morbido tappeto bianco, in piume sintetiche, primeggiava un glorioso letto a baldacchino, in ferro battuto e con la zanzariera dello stesso colore dell’abito che indossavo, e delle tende impalpabili e trasparenti, che svolazzavano ai lati dei vetri lasciati aperti.

Aveva smesso di piovere, anche se un venticello dispettoso entrò dall’apertura, facendo aderire il vestito alla mia pelle, sottolineandone, malizioso, ogni curva, e scompigliò i capelli, lasciandoli svolazzare dietro le mie spalle, sfiorando, con le punte, la mia schiena, parzialmente nuda dalla profonda scollatura a “V”.

Fu proprio in quel momento, che la porta in legno bianco si spalancò, immortalando, come nello scatto frettoloso di una fotografia, Darius in un elegante abito nero, con la camicia senza cravatta, sbottonata fino alla base del collo, eretto e rigido sulla soglia, come una vera e propria statua in marmo del dio greco Apollo, con la differenza che era bruno. L’espressione riflessa nei suoi occhi, non lasciava adito alla sua palese ammirazione nei miei confronti.

Quello sguardo così bramoso, costrinse ad abbassare il mio sulle ginocchia, piegate e circondate dalle mie braccia nude.

“ Perdonami, Diana.”

Disse lui, il tono di voce che tradiva il suo turbamento.

Avvertii, distintamente, la porta chiudersi con un tonfo sordo e Darius avvicinarsi, con passo felpato e silenzioso, verso di me.

“ Credo che tu non mi abbia sentito bussare.”

Ricambiai il suo sorriso, incontrando i suoi occhi di rubino intelligenti, mentre lo seguivo sedersi comodamente sul morbido materasso del letto.

“ In realtà, si.”

Il silenzio scese sovrano fra di noi, dopo la mia semplice risposta, interrotto solo da un mio lieve sospiro e dall’attrito prodotto dall’aria mentre voltavo il capo verso l’esterno, contemplando con occhi lontani il paesaggio verdeggiante e il giardino intrecciato di rose e viole.

Impercettibilmente, sentii Darius alzarsi dal letto e raggiungermi, poggiando il palmo di entrambe le mani sulle mie spalle, e il tepore appena accennato della sua pelle di porcellana, sembrò penetrare, in maniera insistente, dentro la mia carne e raggiungere le ossa d’acciaio, superando, senza ostacolo, la barriera invisibile del tessuto fiorito dell’abito.

“ Scusami.”

Mi sussurrò fra i capelli, solleticandone la radice con il suo respiro freddo e salmastro, come il profumo della salsedine marina.

Sapevo che, ora, non si riferiva all’essere entrato di soppiatto in camera mia, bensì all’atto omicida che, fortunatamente, non aveva compiuto, di fronte a me e all’intera famiglia Cullen.

Era sempre così, dopo una sua, come delicatamente, fra me e me, definivo, ricaduta. Cingendomi la vita o le spalle, mi stringeva a sé, come per lenire, in parte, la ferita sanguinante del suo cuore lacerato, ogni qualvolta il mostro dentro di lui, prendeva il sopravvento sulla sua coscienza ed uccideva, a sangue freddo, e in possesso di una razionalità ghignante e metallica, coloro che osavano oltraggiarlo o, semplicemente, lo irritavano, come nel caso di quel giovane. Stranamente, pensai, aggrottando leggermente la fronte, mi ero imposta, seppur inconsciamente, di non pronunciare il suo nome e né tanto meno di pensarlo.

Osai chiedermi il perché di quella decisione, ma quando iniziai solo a sfiorare l’argomento, sentii nascere nuovamente, dal centro del mio essere, quella sensazione instabile e pericolosa, e subito accantonai il tutto, nei cassetti inaccessibili della mia anima preservata, ora confusa.

Strinsi la mano destra di Darius, scuotendo la testa leggermente, come per scacciare quel pensiero molesto che ronzava nella mia testa, concentrandomi unicamente sul vampiro dietro di me.

Lui, intanto, sembrò riprendere vita al mio tocco, abbandonando la posa statuaria ed addolorata che aveva assunto, mentre portavo la sinistra dietro il suo capo, accarezzandogli, in un gesto comprensivo, i capelli alla base del suo collo niveo. Agli occhi di un osservatore esterno, la nostra posa, constatai, poteva sembrare la stessa del gruppo statuario di Amore e Psiche, dello scultore neoclassico Canova, che io adoravo particolarmente.

Darius, come per ringraziarmi, si abbassò per baciarmi la mandibola e in prossimità del mento, per poi risalire con le labbra sulla tempia e pressarle dolcemente nella sua morbida e fragile cavità.

Mi voltò lentamente verso di lui, portando il mio corpo sul suo petto, baciandomi la cima della testa e strofinando la guancia si miei capelli, mentre con le dita, ne intrecciava le onde modulate.

“ Non avrei dovuto.” Bisbigliò, quasi commosso, continuando subito dopo: “ Non avrei mai dovuto farti assistere a quella mia reazione. Mi ucciderei per questo.”

“ No.”

Esclamai a mezza voce, alzandomi e lasciando la gonna del vestito frusciasse lungo le mie gambe e toccasse terra gentilmente.

Darius sciolse subito l’abbraccio, lasciando che fossi io a incatenare nuovamente i nostri corpi, intrecciando le braccia dietro la sua schiena muscolosa, nonostante la sua vita sottile e il suo fisico longilineo. Lui, dal canto suo, affondò con un sospiro superfluo, ma di piacere, entrambe le mani fra i miei capelli, torturandoli senza pretese né violenza.

“ Non dire così, ti prego. Non è necessario. Non è colpa tua, Darius.”

Lo confortai, accarezzandogli la schiena e le spalle in movimenti circolari, ma privi di malizia.

In reazione, Darius intensificò la sua stretta, pressandomi al suo petto muto e baciandomi ripetitivamente la fronte e i capelli.

“ Oh, Diana. Sei il mio angelo. Ti prego, non lasciarmi, non lasciarmi mai. Non potrei più vivere senza di te.”

Chiusi gli occhi a quelle parole, con le ciglia luccicanti di lacrime che non potevano scendere.

Povero, Darius! Nessuno riusciva a comprenderlo o a vederlo per quello che, effettivamente, era: un uomo fragile e sensibile, che si nascondeva dietro una maschera di falsa sfrontatezza e forza.

“ Te lo prometto, Darius. Ti resterò sempre accanto. Come potrei mai abbandonarti? Tu mi hai salvata, da una morte certa e da un’esistenza infelice. Solo a te, devo la vita e la felicità che sono riuscita ad ottenere.”

Le mie, non erano solo parole di conforto, ma la pura verità. Era solamente grazie a Darius se avevo ritrovato la luce in un baratro freddo e buio di solitudine e di amarezza.

Lo sentii per un momento irrigidirsi, ma durò il lasso di un respiro umano, visto che in seguito, i suoi muscoli si sciolsero e le sue braccia allentarono la presa disperata sul mio corpo, addolcendosi.

“ Ed io devo ringraziare te, per avermi fatto conoscere emozioni, che credevo di aver perduto per sempre.”

Espirò l’odore traspirato dai miei capelli, sussurrandomi all’orecchio destro, sfiorandone, con le labbra leggermente umide, il lobo.

“ Mi sei tanto cara, Diana. Lo sarai per il resto della mia eternità.”

Non terminò la frase accorata con una promessa. Ma preferivo così. Mi sembrava più sincera e spontanea, quindi sibilata direttamente dal cuore. Sorrisi. Si, era perfetto così.

Ricambiai ancora il suo generoso abbraccio, per poi distaccarci con un sorriso reciproco. Finalmente, aveva ritrovato la serenità.

Sfiorò con la punta delle dita la mia guancia, ravviando un riccio ribelle, per poi condurmi, cingendomi appena la vita con un braccio, verso la finestra, ancora spalancata.

“ Ti piace questa dimora?”

Mi chiese leggero, indicando con la mano libera il paesaggio appena assolato.

“ Si, molto. Anche se, avrei preferito anche una semplice stanza d’albergo.”

In effetti, la nuova casa scelta da Darius, era un vecchio castello, nascosto nel folto della foresta, i cui interni erano stati ristrutturati velocemente da Hector, in cui padre era stato artigiano, con l’aiuto di Jiulian, mentre Valentine si era divertita a disporre gli arredi e a far spostare i suoi compagni da una parte all’altra, con un armadio o un divano  sulle spalle. La stanchezza non ne risentiva, ma la pazienza era difficile da non far vacillare, soprattutto quella di Hector, decisamente molto poca.

Darius, ignaro dei miei recenti ricordi, storse le labbra contrariato.

“ Una stanza d’albergo? Non dire eresie, per favore. Non lo avrei mai permesso. Questa è perfetta, per tutti quanti.”

Disse categorico, ma con un ritrovato sorriso.

“ Anche se è un po’ isolato.”

“ Meglio. Niente disturbatori notturni.”

Risi a quella constatazione.

“ Come se noi potessimo venire disturbati nel sonno. Non dormiamo nemmeno!”

Esclamai divertita, trascinandolo nel mio riso spontaneo.

“ Beh, non è detto. Esistono sempre i sogni ad occhi aperti.”

Annuii, ancora preda degli ultimi sussulti delle risate.

“ Si, a questo, in effetti, non avevo pensato.”

“ Lo so.”

Mi rimbeccò, scontrando le nostre fronti e strofinando la punta del naso con la mia.

Sorrisi e risi ancora, ora più piano.

Improvvisamente, la porta si spalancò, trovandoci ancora vicini, e subito lo sguardo di Valentine, avvolta in una tuta in pelle, stracciata sul busto e su metà coscia, si posò, infuocato, sul braccio di Darius, aggrappato al mio fianco destro.

“ Darius, è ora.”

Trasalii. Sapevo di quale “ora” si trattasse. Beh, in fondo, dovevano pur cibarsi. Eppure, non riuscivo a non rabbuiarmi al pensiero di umani uccisi per i loro bisogni. Valentine si compiacque del mio turbamento, ma impedii a Darius di accorgersene, sorridendogli dolcemente. Il sorriso di Valentine, si gelò e le sue labbra rosse e carnose, assunsero un broncio per nulla tenero.

 Lasciai che si congedasse con un bacio sulla fronte e un:

 “ Ci vediamo più tardi.”

Sussurrato a mezza voce, mentre lo salutavo con la punta delle dita alzate leggermente a mezz’aria e con un sorriso sincero.

Lo sentii sospirare, quando si richiuse la porta alle spalle, avvertendo i passi sonori degli stivali con tacco a spillo di Valentine, raggiungermi e sedersi sul letto, a gambe incrociate, scrollandosi i capelli dagli occhi e sbuffando accigliata.

Nonostante la sua ostilità, le sorrisi, sedendomi, rivolta a lei, sul davanzale della finestra.

“ Non vai con loro?”

Le sue iridi rosso sangue, sembrarono infiammarsi quando si posarono sul mio viso, mentre il suo si distorse risentito.

“ Già fatto. Vuoi sapere i particolari?”

Rabbrividii al solo pensiero, negando frettolosa.

“ No, ti ringrazio.”

“ Si, lo immaginavo.”

Disse, ancora astiosa, stendendosi sul letto, come una macchia nera e bianca sulla trapunta azzurra, le braccia incrociate dietro la testa, a mo’ di cuscino.

“ Perché sei rimasta con me, se non riesci a tollerarmi?”

Le chiesi spontanea, per nulla aggressiva, a dispetto del suo ringhio irato.

“ Perché mi è stato ordinato. Ed ora, sta zitta! Non scocciarmi!”

Mi intimò rabbiosa, voltandosi dal lato opposto al mio, mostrandomi la schiena fasciata dalla pelle nera del suo vestito, disgustata all’idea di guardarmi soltanto.

Sospirai, combattuta. Non avrei mai ottenuto la sua amicizia. Mi odiava troppo. Sapevo che era gelosa del rapporto fra me e Darius, non pensavo fino al punto di non riuscire a tollerare la mia presenza. Ma di cosa mi meravigliavo? Era stata pronta a uccidermi, pur di averlo. Ma io non volevo intralciare il suo rapporto con lui. Poteva amarlo come sua compagna, se voleva.

Dal canto mio, provavo solo un altro tipo di amore, nei suoi confronti. Un amore che trascendeva dall’amore stesso. Non riuscivo a spiegarlo, con chiarezza, nemmeno a me stessa. Ma, ecco, per me, Darius, era paragonabile ad un fratello o, in maniera più complicata, ad un’entità che faceva parte di me, difficile da ignorare o da non accettare.

Lo amavo si, ma non in modo viscerale, come Valentine.

Immersa nei miei pensieri, non mi accorsi immediatamente del movimento repentino di Valentine, che si era abbandonato la sua posa rilassata, per raggiungere la finestra.

Per un folle attimo, temetti che volesse aggredirmi, ma mi ricredetti subito, quando giunse alle mie narici, quello stesso odore di frutti di bosco e ciclamini che avevo sentito solo una volta, ma che era bastata a rimanere indelebile nella mia mente e a marchiare, anche se non volevo, il mio cuore, accendendolo di un ritrovato tumulto.

Vidi Valentine volare lungo la stanza, sbattendo contro uno dei quattro pilastri in ferro del baldacchino, che sorreggevano la zanzariera, inclinandolo per l’urto.

Prima che potessi soccorrerla o che potesse riprendersi e reagire all’attacco, venne bloccata dalle braccia forti e robuste di uno dei figli del Dr. Cullen, quello bruno e con quelle due fossette da bambino, che gli si formavano, quando rideva o sorrideva entusiasta, come in quel momento, soffocando, senza sforzo, i tentativi di ribellione di Valentine, che si dimenava, scalciando l’aria.

Percepii, accanto a me, il corpo di un vampiro sconosciuto e, istintivamente, balzai il mio potere telecinetico contro di lui, respingendolo, ma prima che potesse scontrarsi contro la parete rocciosa, fermai il mio attacco. Lo riconobbi immediatamente: era il vampiro che aveva affermato di amarmi, e che ora mi osservava intensamente, ma stupito.

Perché? Perché mi ero fermata?

“ Scappa!”

Esclamò Valentine, ed entrambi ci voltammo a guardarla, mentre cercava di mordere, se non sbagliavo, Emmett e respingerlo via.

“ Va via! Sparisci! Va da Darius!”

Si riferiva a me. Avrei dovuto fare quello che mi diceva, ma, catturata dagli occhi scuri del vampiro di fronte a me, mi sentivo come incatenata ed impietrita al freddo davanzale della finestra.

“ Cosa aspetti? Muoviti, salta! Va via!”

Esclamò ancora Valentine, ma, io…ero confusa. Non sapevo cosa mi spingesse a non muovermi. Forse la paura? Non lo sapevo, non riuscivo a spiegarmi quell’improvviso smarrimento.

“ Non avere paura.”

Mi disse il vampiro dai capelli caramellati, allungando una mano a sfiorarmi una guancia.

Avrei potuto, no, avrei dovuto ritrarmi. Eppure…eppure perché, perché mi trovai a desiderare così tanto il suo tocco? Era insolito, assurdo, impossibile, seppure così giusto, visto con gli occhi del cuore, deliziato dai sensi che sembrarono prendere vita al tepore avvolgente, sprigionato dal dorso delle dita della sua mano destra.

“ Non ti farò del male.”

Non mi accorsi della sua eccessiva vicinanza, fino a che non avvertii l’infrangersi del suo tiepido ed, ora, così familiare respiro sul mio viso.

“ Non potrei mai, nemmeno volendo, ferirti, in nessun modo.”

Mi bisbigliò all’orecchio, sentendolo annusare, delicato, il profumo dei miei capelli. Chiusi gli occhi, inconsciamente, finché non mi sentii avvolta fra le sue braccia, che mi sollevarono, senza sforzo, costringendomi ad accoccolarmi sul suo petto, come una bimba bisognosa d’affetto.

Avrei dovuto reagire, ribellarmi, perlomeno protestare, eppure nessun suono uscì dalle mie labbra e il mio corpo, sembrò accettare con gioia il calore della sua pelle, così poco indicato alla nostra natura, traspirato dalla sua pelle, superando senza intoppi, il tessuto leggero della sua camicia blu notte.

“ No, dannato! Lasciala subito, bastardo! Mi farai uccidere! Mollala!”

Gli gridò Valentine, riuscendo a districarsi per un momento dal braccio forzuto di Emmett, che ringhiò in protesta, allungando la mano destra, verso la sua, che cercava di artigliare il braccio del vampiro che mi stringeva a sé.

L’entrata in scena del figlio biondo del dottore, di nome Jasper e di un cane gigantesco, con il manto folto e di un colore simile al rame, che emanava una puzza terrificante e che le ringhiò contro, zittendola, mentre smorzava la sua ira e, stranamente, si ammansiva come una gattina senza forze, afflosciandosi tra le braccia di Emmett, che la sorresse, sconfitta.

“ Vai, William. Pensiamo noi a lei.”

Il vampiro annuì alle parole di Jasper, con ancora una mano sulla spalla di Valentine.

Poi, balzò dalla finestra, toccando il suolo con leggiadria e correndo veloce verso il cuore più inaccessibile e selvaggio della foresta.

In quanto a me, ormai, non respiravo neppure, rimanendo rigida e docile fra le sue braccia.

Quando arrivammo a quella che doveva aver scelto come sua meta, mi depositò a terra, lasciandomi toccare il suolo erboso con i piedi e la gonna del vestito, trattenendomi ancora per un istante fra le sue braccia, respirando agitato, ma supponevo, non certo per la corsa.

Nell’attimo stesso in cui si calmò, stringendo le mie mani sul suo petto febbricitante, come sottolineavano i suoi muscoli, guizzanti sotto le mie dita, avvolgendole fra i suoi grandi palmi, si allontanò da me di qualche metro, allentando la sua stretta, fino a scomparire del tutto.

Ora, mi osservava accigliato nell’ombra densa delle fronde dei faggi, soppesando ogni mia mossa.

Quando parlò, rompendo l’atmosfera pesante e glaciale intorno a noi, disse una cosa che mi sorprese e mi confuse, allo stesso tempo:

“ Se lo desideri, ora, puoi anche fuggire.”

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve a tutti e a tutte voi, amici e amiche lettori e lettrici!! Innanzitutto, vi chiedo mille volte scusa per questo ritardo allucinante!!! Purtroppo, lo studio o il 5° anno di liceo mi toglie troppo tempo, e la scrittura ne risente, come gli aggiornamenti! Povera me!!!XD

Mi dispiace moltissimo, quindi, per il ritardo madornale!!!

Ora, passiamo ai…

 

Ringraziamenti a:

Beuzz94: Scusami per il ritardo!! Spero che tu sia resistita e che non mi hai abbandonata!!!XD Si, lo so, credo che con questo cap ti abbia un po’ delusa, visto che non hai scoperto il perché della perdita di memoria di Diana, però, in compenso, hai avuto modo di scoprire come ne pensa lei, no??? Ti è piaciuto questo nuovo cap??? Spero di si!!! Grazie per i tuoi immancabili commenti!!! Ti aspetto, mi raccomando!!! Baci baci Fuffy91!!!^__^

Albicoccacida: Scusami per il ritardo, anche a te, Albicoccacida!!! Mi hai abbandonata??? Spero vivamente di no, altrimenti, mi mancheresti tanto ( e non scherzo!XD)!!! Grazie per i complimenti! Edward ha scoperto qualcosa, ma in questo cap, non l’ho rivelato, anche se, il punto di vista di Diana è importante, anche per il seguito!!! Ne vedrai delle belle! Ti è piaciuto il nuovo??? Baci baci e a prestissimo, spero, Fuffy91!!!^__^

 

Vi regalo baci, baci e bacietti anche a voi, lettori e lettrici silenziose!!!

Ringrazio anche i miei 12 preferiti e i miei 18 seguiti!!!!

Inoltre, agli innamorati, ma anche quelli non innamorati, o semplicemente, a tutti quelli che si chiamano o Valentina o Vantino, auguro un felicissimo e sbaciucchioso…

Buon San Valentino!!!!

A prestissimo, Fuffy91!!!!^_______________________________^***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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