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Autore: Lovy91    14/02/2010    6 recensioni
La storia è ambientata nel 2009, a Los Angeles. Alisha Moore aveva una vita normale come tutte le adolescenti: un ragazzo, un'amica che considera come una sorella, andava bene a scuola e una famiglia al di sopra della media. Fino a una mattina in cui le hanno fatto notare che era pallida... Da quel momento, una terribile verità la sommerge. Sta cambiando... Sta per diventare una Different... Una persona dotata di capacità al di fuori della norma. Così, viene mandata al Collegio, una scuola dove adolescenti come lei vengono aiutati a gestire le proprie capacità. Però, lei ha qualcosa di diverso... perfino per la sua nuova razza...
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                        21.    Voglio vivere

                        
                                                                                                                II Parte

Cercavo di tenere il respiro sotto controllo altrimenti i polmoni sarebbero scoppiati per la troppa agitazione che mi attanagliava. Non la guardavo, gli occhi chiusi per concentrarmi.
Sarebbe stata una battaglia difficile e già lo sapevo. Lei voleva uccidermi, togliere l'unico ostacolo che da sedici anni le sbarrava la strada verso il suo successo fatto di morte e dolore.
Le persone a me care si erano allontanate senza risparmiarsi qualche protesta per poi arrendesi alla realtà: loro non potevano fare niente.
Gli alleati di Melinda, gente che mai aveva considerato suoi amici, l'avevano lasciata sola per obbedire al suo ordine.
In tutto quel casino non avevo avuto tempo di pensare che tra tutti c'era anche Laura, la sorella di Cameron. Chissà se avevano combattuto...
No, non era il momento di pensarci.
Io ero sola, ma anche lei lo era. Combattevamo ad armi pari.
Come se qualcuno avesse suonato una tromba invisibile, dando inizio allo scontro, Melinda sparì. La cercai, rimanendo immobile.
Sapevo che tutti fissavamo il combattimento dalla sala adiacente.
Appariva a e spariva di continuo e mi resi conto che non stava usando il teletrasporto ma la supervelocità.
Ghiacciai una mano e le lanciai un colpo dritto che riuscì a evitare. Battei un piede sul pavimento di pietra sporco e appiccicoso di sangue in certi punti.
Una dolorosa sensazione mi colpì al braccio: una bruciatura non troppo piccola si stava allargando sul braccio destro. Strinsi i denti e le palpebre. Poggiai una mano e la ghiacciai per evitare che dolesse troppo. Non era il caso di pensare al dolore.
Stufa, mi abbassai poggiando le mani sul pavimento, ignorando la nausea che mi colse per una pozza di sangue troppo vicina. Il pavimento cominciò a cristallizzarsi pian piano. Piccole venature azzurrine si allargarono sul pavimento, leggere e eteree. Divennero sempre più spesse, sempre più azzurrine, con lampi bianchi che scintillavano alla luce del sole proveniente dalle finestre in parte in frantumi. Tre quarti del pavimento divenne scivoloso come una pista di ghiaccio invernale dopo una pioggia.
Melinda smise di correre e levitò a dieci centimetri dal pavimento. Mi guardò, i capelli biondi le svolazzavano intorno.
Digrignò i denti e punto una mano sul pavimento. Captai il pericolo e corsi velocissima sulle scale poco lontane e saltai sul secondo gradino appena in tempo per evitare una fiammata che investì il ghiaccio, sciogliendolo. Se mi avesse investita, sarei morta bruciata.
Scesi dal gradino e lei saltò a terra posandovi una mano e fu leggera come una farfalla. Peccato che della sua innocenza non avesse un bel niente.
Si rialzò lentamente, fissandomi con i suoi occhi azzurri, simili al ghiaccio appena sciolto, freddissimi. Con chiunque.
Mi leggeva nel pensiero? Si, probabile.
Anticipava tutte le mie mosse e io ero in netto svantaggio da questo punto di vista.
L'invisibilità la celò e mi spiazzò. Mi appiattii contro una parete per evitare attacchi alle spalle e commisi un errore. Melinda era in grado di attraversare le pareti proprio come me.
Le sue mani furono sul mio collo e mi alzarono a dieci centimetri del pavimento.
Scalciai per liberarmi e lei mi lanciò sul pavimento. Mi feci male a un ginocchio ma mi rialzai. Dall'altra stanza, giunsero echi disperati.
Non mi sarei arresa tanto facilmente, non volevo e non dovevo.
Mi bloccò le braccia da dietro, dolorosamente.
<< Da quando sei tanto brava? >> le domandai sarcastica.
Accostò la bocca al mio orecchio sinistro: << Un emulatore. Poverino >>.
Stavo per rispondere a tono ma piegò ancora di più il braccio, stava per rompermelo definitivamente.
Ma non mi scoraggiai. Con il piede destro le diedi un calcio che la sbilanciò. Mi voltai veloce e mi liberai le braccia, allontanandomi subito da lei.
Mi guardò con odio quando riuscì a rimettersi in piedi.
Era chiaro che si stava stufando di me.
Le mani le si infiammarono e io ghiacciai le mie.
Contemporaneamente partirono ghiaccio e fuoco che si scontrarono come la prima volta. Stavolta non mi sarei fatta sopraffare neanche per un secondo. Le braccia tese in avanti, la concentrazione al massimo. I miei muscoli facevano male, le ferite bruciavano e l'aria diventava irrespirabile.
La stanchezza stava per sopraffarmi ancora. Come diamine faceva lei?
Non era la situazione migliore per ragionarci. L'importante era che uscissi viva da quello scontro.
La sua fine significava l'inizio di un periodo tranquillo, la mia vita mi sarebbe appartenuta nel tutto. Avrei vissuto felicemente con i miei amici, la storia con Cameron sarebbe proseguita e i miei genitori e Serenity sarebbero diventati sereni nel vedermi felice. Mi sarei diplomata e poi... diventata un'insegnante al Collegio. Era questo che volevo fare sul serio. Aiutare tanti altri ragazzi come me, magari nuovi assorbitori.
Il mondo che la mia mente aveva disegnato non esisteva ancora e sarebbe esistito.
<< Lo credi davvero? >> urlò Melinda.
<< Fatti gli affari tuoi! >> strillai in risposta.
Rise sonoramente, da pazza. << Non avrai mai quel mondo, Alisha. Io ho visto il futuro, so  come finirà >>.
<< Il futuro cambia! >>.
Rise ancora. << Non è detto. E io voglio quello che ho visto. E sai come comincia quella perfetta visione? Con la tua morte! >>.
Appena finì di parlare, il fuoco aumentò di colpo e il contraccolpo sovrastò il mio ghiaccio, facendomi indietreggiare. Puntai i piedi sul pavimento e strinsi i denti.
Il mio nome veniva ripetuto di continuo da chi mi voleva bene e qualche lacrima uscì dai miei occhi nel sentirli tanto disperati.
Successe tutto troppo in fretta perché io potessi capirci qualcosa. Il rosso divenne il colore dominante, il bianco-azzurrino del ghiaccio che mi era tanto alleato sparì. Le mie mani avvolte dal ghiaccio divennero sempre meno fredde e sempre più calde. L'ossigeno diminuì e respirai affannosamente. Caddi a terra e abbassai le mani, senza nemmeno rendermi conto di quello che facevo, il cervello totalmente scollegato.
Poi, la luce mattutina tornò e il rosso sparì come il bianco-azzurrino e ricominciai a rendermi conto di tutto. Ero accasciata sul pavimento, il respiro corto. Le mani coperte di bruciatore. Ricordai la frase di Cameron di diversi mesi prima, quando ancora non sapevo cosa il destino ci avesse riservato: “<< Non toccare mai le mani di un pirocinetico >>”.
Non riuscivo ad alzarmi e vidi dei tagli alla gambe che sanguinavano copiosamente. Gemetti di dolore.
Melinda se ne stava soddisfatta in piedi davanti a me. Non udii nessun vociare dall'altra parte ma le emozioni erano peggio: paura, angoscia, terrore, preoccupazione, ansia.
Quelle emozioni mi travolsero e scoppiai a piangere a causa loro come se mi appartenessero.
 << È inutile piangere, sorellina >>.
Nonostante le lacrime che mi rigavano il volto dissi con aggressività: << Non sono tua sorella! >>.
Sbuffò scocciata. << Non importa. Se preferisci morire negando la verità, problemi tuoi. Ricordati di salutare i nostri genitori, lì dove andrai. Oh, e anche Janet >>.
<< Va all'inferno >> le dissi con forza.
<< Che cattiva! Mi fai quasi paura. Rivedrai gli sporchi umani che tanto hanno significato per te nella tua vita. Quelli che ti hanno voluto bene>>. Storse la bocca.
<< Almeno io nella vita ho avuto qualcuno che mi ha amato ma tu? >> le chiesi.
Quella domanda le fece cadere le braccia lungo i fianchi e rimanere senza parole. << Charlie mi ama >>.
<< Per favore >> la sbeffeggiai. << Lui ama il potere, non te. I nostri genitori volevano amarti però tu non glielo hai mai permesso. Non hai mai avuto amici. Hai ucciso le persone che amavo perché eri gelosa >>.
<< Gelosa io? >> strillò con un acuto che avrebbe spaccato le finestre se non fosse che erano già rotte. Avanzò di due passi veloci verso di me. << Ragazzina, io non ho motivi di essere gelosa di te. Tu stai per morire, perdere tutto. Io sto per prendere ciò che mi spetta. Io, te e Charlie siamo meglio di questa feccia. Siamo Different migliori di loro, possiamo governare il mondo... >>.
<< Che cazzate stai dicendo >> ribattei. << Siamo umani che il destino ha costretto a questa vita. Tu avevi una vita luminosa davanti. Non sei un dono per il mondo: tu sei la piaga che lo distruggerà >>.
Quelle parole non le piacquero. Un sorriso maligno le nacque spontaneo sulle labbra. Si abbassò fino a essermi vicinissima. Alzò un dito e lo poggiò sulla mia fronte...

“Janet!”.
Fu la parola che pensai per prima. Perché nella mia mente vidi lei. Ma... era lei? Non era James Brown?
Mi resi poi conto di dove la mia mente si trovasse: un aeroporto.
E purtroppo capii.
No Melinda ti prego!”.
Divertiti...” fu la sua risposta.
Si voleva vendicare per ciò che le avevo detto. La morte di Janet.
La mia migliore amica era seduta in sala d'attesa. Era minorenne e perciò doveva viaggiare controllata. Leggevo una rivista e pareva felice perché stava per incontrarmi. Un uomo le si avvicinò.
<< Signorina, venga con me. C'è qualche problema con la sua carta d'identità >>.
Janet aggrottò le sopracciglia. Rimise la rivista nella borsa. << Certo anche se non capisco come mai >>.
L'uomo non disse niente e Janet prese le sue cose e lo seguì senza problemi. Era sempre stata troppo ingenua quella stupida. Non volevo seguirli ma qualcosa mi costrinse a farlo. Volevo piangere ma non ci riuscivo.
L'uomo la guidò dentro un ufficio e si sedette dietro la scrivania. Janet attendeva davanti a lui.
Poi sorrise di colpo e prese a cambiare. Janet aveva capito. La borsa le cadde a terra. Melinda apparve davanti a suoi occhi. Janet prese a sudare freddo e a tremare.
<< Tu sei... tu sei... >>.
<< L'ultima cosa che vedrai... >>.
E successe. Janet non ebbe neanche il tempo di strillare. I suoi occhi si fecero vitrei e cadde a terra, il pugnale nel cuore da dove sgorgava un sacco di sangue. Melinda le girò attorno, scavalcandola. Aprì la porta dell'ufficio.
<< Pulite tutto >> disse a qualcuno che non vidi e uscì...

Ritornai alla realtà. Piangevo calde lacrime per quella scena che mai avrei voluto vedere nella mia vita. Le lacrime cadevano sul pavimento bruciacchiato. Melinda si rialzò felice.
<< Sei stata tu >> dissi tutto d'un fiato.
<< Ovvio. Volevo avere il piacere >> disse fiera di sé. << Be', direi che è ora di finirla. Mi sono proprio stancata. Ho voglia di rilassarmi e prendere un gelato >>.
Non mi mossi. Era finita sul serio. Stavo per morire. La stanza dove mi trovavo non la vidi più. Un dolore lancinante mi colse nel mezzo del petto e caddi del tutto al suolo...

<< Dove cavolo sono? >> mi chiesi. Non vedevo il buio che mi ero aspettava come la prima volta. Era tutto ovattato, bianco. Come se mi trovassi all'interno di un batuffolo di cotone.
Mi guardai attorno ed era tutto uguale. Okay, dove diamine ero finita? Che era, il paradiso?
E poi la consapevolezza mi colse: ero morta...
Guardai il mio corpo e non vidi ferite né niente. Forse quando si muore si ritorna integri, chissà. Ma dentro di me ero lacerata come se mille spille mi avessero punto. Tutti quelli che amavo erano ora disperati, il mondo in condizioni pietose per colpa mia.
Cominciai a piangere per quelle ipotesi. Il mio cuore era in mille pezzi, tanti piccoli frammenti luccicanti che Melinda aveva distrutto.
<< Che piangi, sciocca? >>.
Rialzai il viso che avevo abbassato a quel suono. No, non era possibile.
Invece si.
<< Janet >> sussurrai, sbarrando gli occhi.
Il suo sorriso mi accolse. << Amica mia, non piangere >>.
<< Se ti vedo, allora, sono morta davvero >>.
Sul suo viso apparve un'espressione pensante, tipica di lei. Era vestita normalmente. Guardò alla sua sinistra.
<< Non sei morta >>.
Ma che cavolo stava succedendo?
La voce di Dylan mi costrinse a restare senza fiato del tutto.
Il ragazzo che per due anni avevo amato si mise alla sinistra di Janet e dopo di lui Christine e Carl. Erano lì, tutti lì. Le persone morte per colpa mia.
<< Non è finita qui. Il giorno delle sorprese non è finito! >> disse allegra Christine come suo solito.
Aggrottai la fronte ma smisi quando due persone si fecero avanti, apparendo dal nulla. Mi portai le mani al petto per essere sicura che il mio cuore battesse per poi ricordami che in teoria ero morta.
Un uomo mi fissava, sembrava voler piangere da un momento all'altro. Gli occhi identici ai miei.
E la donna piangeva già. Era bellissima, stupenda. I suoi occhi erano stelle luminose.
<< Bambina mia... >> sussurrò lei. << Sei bellissima >>.
Avanzai qualche passo per essere certa di riuscire a camminare e poi sempre più velocemente per essere a pochi centimetri dalla coppia.
<< Siete i miei veri genitori >> dissi con voce tremante.
<< Si, amore mio. Assomigli tanto a tua madre >> disse mio padre, commosso.
<< Ma ha i tuoi occhi >> ci tenne a puntualizzare la mia vera madre. Si rivolse a me. << Ti abbiamo amata dal primo giorno. E per quanto Melinda ci odiasse, abbiamo amato anche lei. Ma tu sei stata il nostro piccolo gioiello, Alisha >>. Allargò le braccia. << Posso abbracciarti? >>.
Non risposi neanche e mi buttai tra le sue braccia come una bambina piccola. L'uomo si unì al nostro abbraccio. Durò a lungo e mi persi nel loro odore e mi era familiare. La mamma profumava di lavanda appena colta.
Non avevo degnato praticamente i miei amici di uno sguardo e senza staccarmi da loro dissi:  << Scusate >>.
Janet sembrava sul punto di piangere. << No, no. Era giusto che vi parlaste un po' >>.
<< Non volevo che moriste, tutti quanti. Mi dispiace tanto >> confessai, togliendomi un peso dal cuore.
<< Non fa niente >> disse Carl. << Era destino >>.
<< Ora potrò farvi compagnia >>.
<< Di nuovo? Certo che sei testarda. Lo sei sempre stata. Non sei morta >> ripeté dolcemente Dylan.
Mi staccai dall'abbraccio dei miei e li guardai uno ad uno. << Sono qui. Sono morta >>.
<< E tre. No >> disse Christine.
<< Che significa? >> domandai confusa.
<< Non è ancora giunta la tua ora >> mi rispose Janet. << Ci hanno detto che non è destino che tu muoia oggi >>.
<< Come ci sono finita qui? >>.
<< Un piccolo errore. Torna a casa, Alisha >> disse mia madre. << Non appartieni a questo mondo. Non ancora >>.
<< Ma... ma... Melinda mi ucciderà >>.
<< Non lo farà se tu combatterai. Sei forte, tesoro >> disse determinato mio padre, con un gesto della mano.
Allora... potevo tornare a casa! Potevo vincere e riabbracciare i miei cari!
Strinsi i pugni e il fuoco mi si accese dentro ma non faceva male. Era una sensazione piacevole.
<< Tornerò >>.
Annuirono tutti.
Dovevamo lasciarci.
Dylan si passò una mano fra i capelli. << Alisha... vorrei scusarmi con te. Non sei un mostro, sei speciale >>.
Gli sorrisi. << Grazie Dylan >>.
<< Mi mancherai >> disse Janet.
Evitai di piangere. << Anche tu >>.
<< Va, bambina mia. Va. Ringrazia i tuoi da parte nostra >> disse papà, amorevole.
<< Hanno fatto un ottimo lavoro >> continuò Josephine.
<< Vi voglio bene, tutti >> dissi e gli occhi si annebbiarono di lacrime e poi... una sensazione sgradevole mi colse e loro sparirono...

La schiena era poggiata contro una parete. Mi resi conto di essere lucida ma tenni gli occhi chiusi comunque. Ero viva!
Non c'era nessuna lama nel mio cuore ma la ferita si. Ma stranamente non faceva male. Era come se stesse guarendo. Com'era possibile?
A meno che... Ma certo! Avevo assorbito i poteri di Charlie e senza dubbio lui sapeva curarsi! Com'era possibile che Melinda non ci avesse pensato e io altrettanto?
Il rumore di lacrime e urla di dolore mi arrivarono alle orecchie. Riconobbi quelle dei miei genitori, di Cameron, di Serenity, dei miei amici.
<< La mia piccola Alisha! >> strillò mia madre ed ero sicura che fosse tra le braccia di mio padre, anche lui in lacrime.
Delle braccia mi strinsero. Cameron...
<< Perché sei andata via? Mi avevi promesso che saresti tornata da me... >> pianse lui e per un'istante stavo per tradirmi.
Melinda leggeva nel pensiero e non potevo far capire a Cameron che ero viva.
<< D'ora in poi non voglio altri rompiscatole. Altrimenti faranno la fine di mia sorella! >> disse fierissima Melinda.
Aprii gli occhi di scatto e Cameron non credette ai suoi.
<< Non mi piace questo modo di definirmi, Melinda >>.
Lei si irrigidì. Poi si voltò lentamente scuotendo i capelli biondi. Poi sbarrò gli occhi e le labbra si piegarono in un'orribile smorfia.
Mi rimisi in piedi, sicura di me. In perfetta salute.
Strilla di sorpresa giunsero da chi mi voleva bene.
<< Non è possibile! Sei ancora viva! >> urlò.
<< Oh si >> dissi. << Non ti libererai di me! >>. Guardai tutti. << Andate via! >>. Guardai Cameron. << Fai come ti dico. Ti prego >>.
Non sembrava felice di darmi ascolto ma non lo feci replicare.
<< Ti odio! >> urlò Melinda. << Ti odio Alisha! >>.
Una scarica elettrica partì dalle sue mani, un fascio spessissimo. Creai uno scudo e riuscii a resistergli. Lo eliminai e passai al contrattacco. Dei fasci di energia dorati che la colpirono di striscio, provocandole leggere ferite sanguinanti.
Si tenne un braccio. Uso l'altro per contrattaccare con delle bolle d'acqua che dovevano avvolgermi. Alzai una mano e le congelai. Divennero sfere di ghiaccio che si spaccarono al suolo, rendendo scivoloso il pavimento e più danneggiato di quanto già non fosse.
Battei le mani e delle onde d'uro la colpirono e altre ferite la danneggiarono. Sembrava diventata piccola e indifesa come se la mia resurrezione la spaventasse.
Senza più ossigeno e ferita, mi guardò. << Pensi sul serio che io mi lasci sconfiggere tanto facilmente? >>.
<< Io credo di si >> replicai. << Sei finita Melinda >>.
<< Non mi ucciderai. Non ne hai il coraggio >>.
Cavoli quanto aveva ragione. Ma il coraggio dovevo trovarlo. Non potevo semplicemente toglierle i poteri: doveva morire per forza.
Ma quel gesto era troppo difficile per me, ero troppo... umana.
Tremavo alla sola idea.
Poi mi sentii pizzicare come se avessi qualcosa che mi seguisse e me ne fossi accorta. Le  emozioni di Melinda era strane... Non era disperata ma ardeva di una strana soddisfazione.
Sgranai gli occhi e capii il perché. Mi voltai e vidi dei pugnali sollevati a mezz'aria. Quelli partirono alla velocità della luce verso di me. Lei rise con una pazza, ormai fuori controllo. Divenni inconsistente e quelli mi attraversarono. Sospirai sollevata e poi un rumore e anche gli altri, sistemati nel salone vicino, trattennero il fiato.
Tre pugnali avevano colpito Melinda al cuore e due allo stomaco.
Era ancora in piedi ma tremava e gli occhi era per metà spenti. Le labbra tremolavano e rivoli di sangue le scendevano dalla bocca per andare a sporcare il vestito. Il pavimento era zuppo di sangue.
E alla fine si era uccisa da sola.
<< No! >> urlarono i suoi alleati, che volevano correre ad aiutarla.
I miei amici si misero davanti alla porta del salone, impedendogli il passaggio.
Mi avvicinai a lei.
Melinda era piegata a metà, ormai stava per morire.
Riuscì a farmi un sorriso sanguinante. << Hai vinto, Alisha >>.
Non dissi niente.
<< Complimenti >> disse in un sussurro per cadere definitivamente al suolo. Aveva ancora pochi secondi.
Le feci un sorriso a metà. << Va all'inferno e non tornare mai più >>.
<< Volentieri >> mormorò e poi sussultò. Inarcò la schiena e poi si abbandonò al suolo, le mani strette a pugno si rilassarono e lei morì.
Il silenzio colse tutti. La fissai, forse non rendendomi conto che era davvero morta. Era finita, finita, finita...
Una mano si posò sulla mia spalla. << È morta Alisha >> disse il preside. << È morta davvero >>.
Annuii e mi girai a guardarlo. << Si, è finita >>.
Urla di tripudio giunsero da tutte le parti. Una calca di gente venne da me ad abbracciarmi. Le braccia di Liliane, Cassie, Alan, Selene, Justin, Kristen mi strinsero uno alla volta in abbracci soffocanti. Poi mia madre mi strinse al petto e mio padre quasi mi strozzò. Serenity quasi mi strappò tutti i capelli tanto era agitata tra le mie braccia.
Gli alleati di Melinda, sconfitti, tentarono la fuga ma vennero tramortiti e Charlie sedato per sicurezza, ormai inerme. Il corpo di Melinda fu spostato in un'altra ala della scuola dove poi sarebbe stata sepolta.
E per ultime, le braccia sue.
Cameron mi strinse a sé con amore. E io mi persi nel suo profumo, nel suo calore, nei suoi occhi che ricordavano i prati primaverili...
E fregandocene di tutto e tutti ci baciammo con passione, con la consapevolezza che d'ora in poi potevano farlo quando volevamo.
Ci staccammo, dopotutto non era proprio educato. Mi guardavamo come se fossi l'eroina di un cartone animato giapponese.
Ma io non mi sentivo così. Mi sentivo semplicemente una ragazzina che aveva conquistato ciò che le spettava.
<< Non abbiamo più niente da temere. Torneremo alle nostre vite. Com'è giusto che sia. Rimane solo una cosa da fare, per tutti: vivere >>.

Angolino!
 

(Voglio le emoction!)

Ebbene, questo è l'ultimo capitolo. Manca solo l'epilogo e poi... è finitaaa! E' cominciata mesi fa e non pensavo che sarebbe piaciuta tanto, non ci credevo. E invece grazie a voi, ho cominciato a crederci. Comunque, basta con questi sentimentalismi, me le risparmio per l'epilogo XD
Ci vediamo la prossima volta, l'ultima volta! Baci!







 



   
 
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