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Autore: Isotta    15/02/2010    5 recensioni
L'ho già detto, io sono pericolosa!!! Solo io potevo inventare questa cosa: Edward è un ultraottantenne che racconta ai propri nipotini la sua storia. Una storia particolare. Quella di un ebreo in un campo di sterminio... Magari un'altra ebrea dolce e coraggiosa porterà un po' di luce in quel periodo di tenebre e morte... Ma questa luce sopravivverà? FanFiction CONTRO il razzismo!!!
Genere: Malinconico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Lo so che ho 'Passato e Presente' da terminare, ma la tentazione è stata troppo forte! Credo che tutte e due insieme ce la faccio a tenerle le fanfiction, no?

Non anticipo niente sulla storia, prego solo in ginocchio di commentare.... Anche critiche, che fanno sempre bene alla salute!

 

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa e andando per via

Coricandovi e alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il loro viso da voi.   (Primo Levi, 1946, Se questo è un uomo.)

 

Anna, Samuele e Zipporà si catapultarono nel piccolo salottino alla ricerca del loro nonno. Adoravano il loro nonno.

Il nonno perfetto.

Anna, 13 anni, lo usava per le ricerche di storia, con la sua memoria infallibile era molto utile e le dava spunti per fare resoconti dettagliati.

Samuele,  9 anni, adorava andare a pesca con lui. Ultimamente, però, il nonno stava troppo male per le escursioni al  lago.

Zipporà, era la più piccolina, aveva solo 5 anni. Del nonno adorava la bontà, la gentilezza, e le tasche profonde sempre piene di cioccolatini e caramelle.

“Papà, sono a casa!” esclamò Grace entrando con due buste della spesa in mano.

Edward non era suo padre biologico. L’aveva adottata, ma per lei era il suo vero padre. L’aveva cresciuta, l’aveva istruita, l’aveva protetta.

E adesso toccava a lei. Quando il vecchio padre si era sentito poco bene l’aveva subito accolto nella loro casa.

“Papà, dove sei?” chiese Grace preoccupata.

“Eccomi, bambina mia.” Rispose il vecchio signore uscendo dalla stanza da bagno. Era un normale vecchietto, scuro di pelle, con i capelli bianchi e le rughe che ne segnavano la pelle come una fitta rete di canali d’irrigazione.

Ma era uno dei pochi ad avere un segno, sul braccio.

Il segno del dolore, della crudeltà.

“Nonnino! Te la dobbiamo assolutamente cantare!” cinguettò Zipporà saltando sulle ginocchia del nonno appena il vecchio signore si era seduto sulla poltrona.

“Cantare cosa, piccola?” chiese gentile Edward.

“La canzone del vento!” esclamò la bimbetta tutta un sorriso.

“Cara, non è il caso. Il nonno sarà stanco.” La fermò gentilmente Grace, conscia che una canzone del genere avrebbe portato a galla troppi ricordi tormentati.

“Ma mamma! Oggi è il Giorno della Memoria! Dobbiamo per forza cantarla!” ribatté la piccola Zipporà con quell’innocenza tipica dei bambini.

Edward si rabbuiò e tornò con la mente in quel periodo d’inferno, lo stesso periodo in cui il Dio Padre gli aveva dato il regalo più importante e gliel’aveva strappato via.

Perché Edward era ebreo. Un ebreo nella Seconda Guerra Mondiale non poteva finire bene.

“Nonno, perché hai adottato la mamma invece di avere dei figli tuoi?” chiese Anna, cambiando abilmente discorso.

O almeno, così credeva. Non sapeva che c’era altro oltre a quello che le aveva raccontato il nonno. Una parte segreta, che Edward aveva tenuto gelosamente nascosta.

Ma oggi Edward sentiva che doveva parlare.

“E’ una storia lunga, tesoro.” Rispose bonario.

“Non abbiamo i lupi che ci corrono dietro.” Rispose tranquillamente, sedendosi di fronte alla poltrona e preparandosi ad ascoltare. Fu subito raggiunta da Samuele.

“Non è una bella storia. Sicuri di volerla sentire?” chiese Edward guardando di sottecchi i nipotini.

“Certamente, nonno.” Rispose tranquilla Anna.

“Bene. Allora mettetevi comodi. Dobbiamo fare un piccolo viaggio nel tempo.”

“Quando?” chiese Samuele.

“Luglio 1944.” Rispose Edward mentre già era perso nei propri ricordi.

   
 
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