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Autore: Circe    16/02/2010    7 recensioni
Come nasce una strega oscura? Ultimo anno di scuola. Desideri di poteri misteriosi e affascinanti, riti magici e tempeste amorose... visti dalle pagine del grimorio di Bellatrix. La futura più fedele Mangiamorte.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Serpeverde | Coppie: Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di sole: l'ascesa delle tenebre'
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Aggiornamento

Il signor Lestrange, sempre molto amante dello stare al centro dell’attenzione, ha accettato volentieri di raccontarci tutto ciò che riguardava Lord Voldemort, per come lui l’ha conosciuto ai tempi in cui erano ad Hogwarts.

È davvero bravo nel raccontare le cose, nel descrivere fatti e avvenimenti. O, forse, io ero così interessata che quasi mi pareva di sentire parlare di una storia bellissima e agghiacciante, raccontata con splendida maestria.

È molto acuto anche a cogliere i particolari della personalità di Lord Voldemort da studente e a ricordarsi ogni cosa.

Ma, come ci ha detto lo stesso papà di Rod, certe persone colpiscono così tanto, che poi è difficile dimenticare anche i particolari.

“Veniva da un orfanotrofio” ha iniziato accomodandosi sul divano, lasciando me totalmente spaesata, quasi sconvolta:

Lord Voldemort era un bambino senza genitori quindi, cresciuto nel mondo babbano… mai e poi mai l'avrei pensato.

“Questo era parecchio strano per uno studente appartenente alla nostra casa, serpeverde, come sapete da sempre appannaggio delle famiglie di maghi e streghe da generazioni.

Già questa stranezza, questa sorta di doppia essenza, lo rendeva molto diverso ai nostri occhi, a quella degli altri suoi compagni e di tutta la scuola in generale. Ma ciò, invece di emarginarlo fin dal primo momento, l’ha reso, invece, particolarmente interessante.

Lui, a dire il vero, sapeva rendere interessante tutto ciò che lo riguardava.

Ben presto comunque, abbiamo tutti smesso di fargli notare che non era uno di noi.

Non amava sentirselo dire e non era certo il tipo di persona che accetta di buon grado quello che non gli va a genio.

In ogni caso, dopo alcuni anni di ricerche instancabili, era riuscito a scoprire l’arcano, la ragione di questa particolarità: ovvero le sue origini nascoste.”

Il padre di Rod, a quel punto, ha fatto una pausa enfatizzante.

Io morivo dalla voglia di conoscere questo segreto, a che reale famiglia appartenesse Lord Voldemort.

Immaginavo dovesse essere una scoperta stupefacente e non sono rimasta delusa.

“Come era facile immaginare” ha continuato dunque il signor Lestrange “le sue origini erano ben più antiche e potenti delle nostre, lui era un discendente diretto di Salazar Serpreverde. Questo la diceva lunga sulle sue potenzialità e poteri.

Una sola cosa restava sempre uguale anche dopo quella scoperta: lui non era uno di noi, non era come noi, era molto diverso. Ci ha fatto subito capire, che era superiore.

Superiore in maniera strana, inquietante, particolare, dissociata.

Ma pur sempre superiore, diverso e affascinante.

Diverso e pericoloso: lo temevamo tutti. E lo ammiravamo straordinariamente.

Per la sua enorme indipendenza, per la sua forza di carattere, per la sua voce fredda, per il mistero che aleggiava, o sembrava aleggiare, attorno a lui, sempre.

Lo ammiravamo anche per la sua visibile instabilità, un attimo pareva in un modo: tranquillo, giudizioso, “il prefetto perfetto“, dicevamo. Studioso, amante della conversazione, gentile.

Un attimo dopo, in segreto, in solitudine, non visto, nascosto, lui diventava il diavolo.

Diventava una furia glaciale e incontrollata, incontrollabile e sterminante. Manovratore e manipolatore.

Sapeva ottenere tutto ciò che voleva, da chiunque. A tredici, quattordici anni, era maturo più di tutti noi messi insieme, compresi quelli dell’ultimo anno. Sapeva cavarsela, gestire la sua vita, tutto da solo, senza l’aiuto di nessuno, senza l’appoggio, il supporto e i consigli di nessuno.

“Ci sono abituato, non ho mai avuto bisogno di nessuno, è normale per me.” ci diceva quando glielo facevamo notare.

Poteva fare ciò che voleva e lo faceva.

E questo per noi, che lo guardavamo come un semplice compagno di scuola, era tutto quello che si poteva desiderare dalla vita.

Lui era più avanti di noi, era diverso da noi.

Splendido, caparbio, forte, adulto, implacabile e temibile.

In tutto questo, era anche fortemente contraddittorio.

Ora che sono cresciuto e maturato, comprendo molte cose che prima vedevo solo come stranezze, originalità del mio amico, o semplicemente caratteristiche e comportamenti assurdi, inconciliabili, dettati dal fatto che era cresciuto male.”

Altra pausa, questa volta un po’ pensierosa. Poi ha ricominciato il racconto un po’ più titubante. Ma noi, Rod e io, ascoltavamo rapiti. Senza dire una parola.

“In effetti è cresciuto male, e i segni li portava e li porta tuttora.

Il suo attaccamento alla vita era esagerato, eccessivo, a volte mi pareva di percepirlo come malsano, la sua voglia di fare sempre qualsiasi cosa, stravolgere i limiti imposti alla magia, o imposti ai comportamenti e alla normale vita quotidiana, era un bisogno troppo forte, quasi un’ossessione. Forse per non pensare, per compensare mancanze, o sfuggire pensieri molesti, dolorosi della sua mente.

Persino il suo aspetto era contraddittorio, pieno di contrasti eccentrici, ma non voluti, non ricercati, solo naturali.

Lui di certo non li notava, ma tutti attorno a lui sì.

Era un perfezionista, amava essere bello, amava essere guardato, avrebbe forse voluto essere impeccabile, perfetto, nei suoi abiti, nella sua divisa, nel modo di portare i capelli, di muoversi fra la gente, fra le grandi stanze del castello.

No… il suo aspetto… anch’esso tradiva qua e là un segreto celato, un disagio, uno spirito tormentato, libero, inquieto e abbandonato, scomposto e ribelle.

Arrabbiato. Forse malato.

Nonostante la divisa impeccabile, indossata ogni giorno con maggiore orgoglio e soddisfazione, quella, gli ricadeva addosso senza quasi coprirlo, lasciando intravedere tutto, fragilità dell’anima e sessualità del corpo… quest’ultima cosa, almeno, a quanto dicevano le ragazze.

Le ragazze gli cadevano ai piedi ogni giorno, nonostante fosse chiaro a tutte, come le usasse e le gettasse via senza attenzione.

Calpestando sentimenti, dignità, innocenza e verginità.

Adorava farlo. E lo faceva ogni giorno.

Ce lo annunciava con noncuranza, tanto per vederne l’effetto e ricavarne adulazioni e invidie.

I capelli, non volevano sapere di stargli in ordine. Questo lo ricordo, gli davano il tormento. Nerissimi come gli occhi, lucidi e vezzosi, si ribellavano perennemente al pettine, all‘ordine prestabilito.

Dimostravano la loro vera identità nonostante i tentativi di soggiogarli all’ordine e all’uniformità. Non restavano spettinati, questo no, ma ribelli, piegati e pettinati a modo loro. Questo gli dava quel fascino, speciale e unico, della bellezza al naturale.

Era magro; lui non ingrassava mai, diventava ogni anno più alto, dominante.

Mangiava pochissimo, non aveva mai appetito.

“Così dimostra di non aver ricevuto, né voler ricevere affetto.” gli diceva madama Chips durante le visite annuali agli studenti. "Il cibo è da sempre simbolo di affetto." rimarcava.

“Cerchi di mangiare di più.” aggiungeva infine.

E Tom sorrideva silenzioso, finto, malvagio. Arrabbiato.”

Al nome “Tom” mi sono momentaneamente distratta dall’incanto della sua descrizione.

“Tom?” ho domandato timidamente al papà di Rod.

“Sì Tom, scusa, mi sono dimenticato di dire che il suo vero nome era Tom, Tom Riddle mi pare.

Lo odiava.

Odiava il suo nome, non dovevamo mai chiamarlo, o s’inferociva letteralmente. Era temibile e inquietante anche da piccolino.” ha risposto il papà di Rod.

Poi ha terminato con questo racconto: “Quando poi è diventato un po’ più grande, non ricordo bene quando, ha letto su un libro che, nelle sette magiche più antiche e prestigiose, nessuno usava il nome vero, ma sempre un anagramma.

È rimasto entusiasta, non faceva che dire: “Lo sapevo che ero destinato a portare un altro nome.” Dopo aver letto quel libro, si sentiva legittimato, si sentiva scelto per diventare un grande mago. Leggeva sempre, ovunque.

La lettura, continua, quasi perenne, lo faceva crescere sempre più, diventare abile, pieno di idee, sapeva di tutto, parlava di tutto.

Ciò non faceva che aumentare il suo fascino agli occhi delle persone che lo circondavano.

Più imparava leggendo, più diventava pericoloso per chi gli andava contro.

Ad appena quindici, o sedici anni, aveva un fascino e un carisma inimmaginabile, una maturità fuori dal comune per un adolescente. Ma c’era qualcosa in lui, nel suo sguardo, nella sua proverbiale inquietudine di animo e di carattere. Qualcosa di nascosto agli occhi di tutti, di misterioso e di sinistro, che, sicuramente, lui teneva celato amorevolmente nel suo cuore, e lo faceva crescere dentro di sé, questo qualcosa, con cura e affetto.

Cambiò il suo nome in Lord Voldemort e da quel giorno, lui è Lord Voldemort, l’altro nome, non esiste più.

Credo lui si sia sempre sentito Lord Voldemort… doveva solo liberare l‘essenza più intima e nascosta di se stesso. Per avere finalmente quell‘identità, che la nascita gli aveva negato. E col privilegio, che la sua persona non era stata modificata, o influenzata, da genitori, o parenti, lui era così: se stesso e libero di esserlo, nella sua infinita solitudine.”

Quando ha finito il racconto, io stavo ancora ascoltando con gli occhi spalancati, pendendo dalle sue labbra per un particolare in più, un aneddoto dimenticato…

Anche Rod si era messo ad ascoltare incuriosito, buono e silenzioso, strano e raro per un tipo agitato come lui.

Ma il signor Lestrange ha guardato e sorriso verso di me, dicendo: “Ti interessa proprio tanto Lord Voldemort mi pare! Mi ha fatto piacere raccontarvi tutte queste cose, ora però vi devo lasciare, ho un appuntamento importante a casa dei Nott.”

Mentre rispondevo che per me era stato un piacere ascoltarlo, ha aggiunto: “Bellatrix, torna a scuola entro un’ora. Va bene che a serpeverde le regole non sono certo un punto di forza, ma già avete rischiato molto, non voglio che anche tu sia sospesa.”

“Va bene signor Lestrange, sarò brava.” ho risposto con un sorriso complice. Potevo ancora fare molte cose in un’ora.

E molte ne avevo da fare.

Aggiornerò

Bella

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Mia libera interpretazione di voldie ai tempi di Hogwarts! Spero vi sia piaciuta anche se non so se rientra precisamente in quel che la Rowling voleva dirci di lui.

È descritto da un compagno di classe, amico per quanto si potesse essere amici di voldie, ma non un fedele mangiamorte, per cui ho inserito un po’ di obiettività nell’analisi e nella descrizione che il signor Lestrange fa di lui.

Grazie a tutti per le letture!

Rispondo subito alle recensioni:

maja89: ti ringrazio infinitamente per le tue tante recensioni! Davvero, è bellissimo vedere il tuo commento e mi fa sempre piacere sapere che ti piacciono i miei racconti e i veri personaggi! Cerco di renderli tutti diversi e particolari a modo loro. Spero vivamente che anche voldie giovane sia stato interessante in questo capitolo!

p.s. quando ho trovato quell’immagine che poi ho messo nella mia pagina, mi è parsa perfetta!!! Sono esattamente i personaggi come me li immagino io, o quasi e a caricatura mi sembravano troppo espressivi, non potevo non aggiungerli… da sinistra a destra sono: mcnair, piton, lucius, voldie, bella, rod e codaliscia (nella versione che ho io, più grande, si vedono meglio)! Sono felicissima ti piacciano

Clo_death eater: eccomi finalmente con voldie, non riuscivo a smettere di scrivere di lui ed è saltato fuori un capitolo parecchio lungo. Ma mi alleno a rappresentarlo anche per la prossima storia… compaiono un pò di cose di lui, compreso che aveva molte ragazze. Tra l’altro, bella, tutta presa dal racconto, non ci ha fatto caso… ma prima o poi dovrà fare i conti anche con questa cosa! Dato che è un capitolo tutto incentrato su voldie, spero ti sia piaciuto… so che sei un’intenditrice per cui ci spero molto!

Hale Lover: eccomi qui col tanto annunciato capitolo incentrato su voldie giovane! Anticipa in parte quel che sarà nella prossima storia, per questo gli ho dato molta rilevanza (cioè ho scritto un papiro che non finisce più). Dunque la tua hit parade di personaggi maschili è voldie, rab e rod… meno male che non ami molto i personaggi romantici perché i miei sono tutti folli assassini, poco inclini alle romanticherie…

Cercherò di aggiornare un po’ più velocemente i capitoli conclusivi, ma sono un po’ incasinata in questo periodo (che palle)

Dully: eccomi qui col nuovo capitolo! Ho tentato di rappresentare voldie giovane, già un po’ inquietante perché io lo immagino già così fin dai tempi della scuola, quando man mano scopriva le sue potenzialità.

Riguardo Silente, credo che abbia già capito benissimo le attitudini dei suoi studenti (quando nel capitolo “la storia del principe” ha parlato brevemente di bella, mi pareva l’avesse descritta in un modo chiaro, ho pensato l’avesse osservata già ai tempi della scuola) e ho voluto evidenziare la sua saggezza (alla fine è soprattutto un bravo prof per come me lo vedo io)

   
 
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