VII
Era
sabato mattina, più precisamente le nove. Mi sembrava un orario abbastanza
accettabile per andare in casa di qualcuno.
Quel
mattino, dopo essermi svegliata a casa del prof con una tremenda confusione in
testa, avevo insistito che lui mi accompagnasse da Bell,
ancora non riuscivo a fidarmi completamente, dovevo constatare
di persona che lei stesse effettivamente bene.
Così
alla fine aveva accettato ed ora mi trovavo di fronte alla porta dei Newsson a bussare con una certa insistenza mentre sentivo Adamson tenermi d’occhio dall’abitacolo della macchina.
Quando
pensavo di passare al campanello, sentii che qualcuno stava aprendo la porta.
Mi
ritrovai davanti la madre di Bells quanto mai
sorpresa di vedermi, con i capelli ancora in disordine e una vestaglia messa
alla bell’e meglio.
Probabilmente l’avevo buttata giù dal letto.
-Beth? Che ci…
Non
le concessi di finire la frase che le parlai con voce
concitata.
-Devo
vedere Bell!
Lei
sgranò ancor di più gli occhi, cercava di capirci
qualcosa.
-Isabel
sta ancora dormendo, ma si può sapere che succede?
-Per
favore, mi faccia entrare, voglio solo vedere se sta bene!
Si
scostò dalla porta per farmi passare.
-Va bene, entra. Prima però dovrai spiegarmi che succede.
Non
la degnai di risposta e corsi in camera sua.
Mi
attardai sulla porta, con una mano sospesa sopra la maniglia. Mi chiedevo cosa
avrei visto, se l’avrei rivista di nuovo in quella
strana posa scomposta da bambola rotta. Se magari c’erano
strane tracce di sangue, magari non viste la sera prima, come in una piccola
camera degli orrori. Se magari…
La
mia mano si abbassò pesante sulla maniglia. La porta si aprì cigolando appena.
La camera era immersa nel buio con le imposte delle finestre chiuse,
rischiarata solo dalla luce che veniva dal corridoio.
Sul
letto c’era una sagoma scura immobile. Avevano spostato il suo corpo, ora mi
chiedevo se quel che vedevo era la sagoma di un
cadavere, probabilmente non ancora scoperto dalla famiglia, o…
Bell si
mosse appena sotto le coperte. Tirai un sospiro di sollievo
e prima che me ne rendessi conto avevo acceso una luce nella stanza e
cominciato a scuoterla per svegliarla.
Aprì
piano gli occhi.
-Ma che…?
Chiese
con voce impastata. Sbatté le palpebre più e più volte per abituarsi
all’improvviso cambio di luce.
-Bell!
Esclamai
sentendo che un largo sorriso mi si stava aprendo in faccia.
Lei
si tirò su a sedere.
-Eli?
Come mai sei qui? Ehi!
L’abbracciai.
Probabilmente stavo compiendo dei gesti troppo esagerati, ma non riuscivo a
contenere la felicità di rivederla viva.
-Sì,
ok… perché fai così?
-Tu
stai bene, vero?
-Sì, certo che sto bene. Perché non dovrei?
Mi
staccai da lei e osservai il suo collo. Mi sembrava impossibile, ma anche la più minima traccia era sparita. Niente segni,
niente lividi, niente graffi. Strano.
-Ieri
sera…ieri sera non stavi per niente bene.
Lei
rise.
-Ieri
sera? Ma se stavo benissimo! Non ti ricordi che ti ho
pure chiamata?
-Mi
hai chiamata?
Ero
confusa. Come mai non ricordava niente? Sarà stato lo shock?
-Sì!
Abbiamo chiacchierato per almeno un’ora!
La
guardai interrogativa.
-No,
tu non mi hai chiamato. Davvero non ricordi niente? Il vampiro…
-Il
vampiro? Aaah… magari ne esistesse
uno come Tom Cruise
nell’Intervista…ma perché salti fuori con certi discorsi?
-Quindi
tu non ti ricordi che ti ha morsa?
Ora
era il suo turno di essere completamente spiazzata.
-Ma di
che parli?
Mormorò.
Restammo per un po’ in silenzio. Era evidente che per qualche motivo avesse
dimenticato. Piano piano mi stava abbandonando l’idea
che fosse successo per lo shock.
Alla fine scossi la testa.
-No,
niente. Me ne vado.
Uscii
dalla camera e poi dalla casa ignorando quello che ladre di Bell
stava dicendo e infine mi infilai nel posto passeggero
dell’auto di Adamson.
-Le
avete cancellato la memoria, vero?
Domandai
non appena chiusi la portiera.
-Adesso
sta bene, mi pare.
-Perché
lo avete fatto?
Chiesi
girando la testa verso di lui.
-Volevi
che rimanesse shockata per sempre? Tu non sai cosa può causare alla mente umana
anche solo la vista di un vampiro, se poi ci aggiungi che è stata morsa, la tua
amica sarebbe pronta per il manicomio.
-Come
avete fatto a togliere i segni del morso?
-Io
sono solo un cacciatore, non so di cosa è capace la squadra che si occupa di
queste faccende.
Rimanemmo
in silenzio per un bel po’ di tempo. Fu lui a spezzarlo.
-Ho
inviato una richiesta per licenza di uccidere alla società degli hunter. Penso
che sbrigheranno alla svelta tutte quelle pratiche che
servono per ottenerla e me la invieranno al più presto possibile. Intanto, in
caso di eventuali attacchi, cosa che non penso
accadrà, ma è sempre meglio prevenire che curare, – pescò una collanina da una
tasca della giacca e me la porse. – è meglio se tieni con te questa. È di argento lavorato a croce, dovrebbe bastare ad allontanare
un vampiro indebolito. Più tardi ti chiamerò al tuo cellulare, così che tu possa registrare il mio numero e chiamarmi in caso di
bisogno.
Appena
finì di parlare mise in moto l’auto.
Io
guardai scettica la collana che avevo in mano. Carina, certo, ma avrebbe
davvero saputo proteggermi?
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Non ho parole per chiedervi scusa del
ritardo nel pubblicare questo capitolo. Avevo l’idea, ma non riuscivo per
niente a metterlo giù, infatti mi sembra quasi di
essermi trascinata fino all’ultima riga. Cercherò di pubblicare l’ottavo con
più rapidità, ma non è detta l’ultima parola, voi tenete
fede.
anna96,Sekhmet2102…vi ringrazio moltissimo per la
recensione!
Alla prossima!
darkimera