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Autore: gothika    19/07/2005    7 recensioni
Non aveva reminescenze di una similare visione da molto tempo ormai, l’unica che gli tornava alla memoria era quella di una lontana notte di luna nuova: il giorno della nascita di quell’abominio. Con lo stesso tuo sangue, padre, generasti l’infamia del tuo nome.
E con il tuo, del mio, indirettamente.
Genere: Avventura, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V – “Duellum: enemies as we are

Nota dell’autrice:

Bene, comincio come sempre con i ringraziamenti a chi sta continuando la lettura della storia e, specialmente, si prodiga nel recensire. ^___^

Ho notato che, ultimamente, mi sono persa qualche recensore per strada >_< e me n’è dispiaciuto moltissimo, tuttavia, mi auguro non sia stato per un mancato interesse nella trama o nella resa dei personaggi originali. Questa prima fanfiction, la sto tirando su capitolo per capitolo, per cui mi scuso anticipatamente se ci saranno delle incongruenze tra un capitolo e l’altro. =P E’ un po’, come dire, un esperimento che vorrei andasse a buon fine come mi sono proposta prima di cominciare.

Vorrei, poi, rassicurare  Lily 90 sui rapporti Inuyasha/Kagome e Inuyasha/Kikyo.

La storia originale della grande Takahashi prevedeva che Inuyasha fosse eternamente indeciso e combattuto: prova un forte sentimento per Kagome, ma non può abbandonare il ricordo di Kikyo che fu, di fatto, il suo primo amore. Io ora non dirò come andrà a finire tra le due coppie(hihihih dovrete aspettare mooolto tempo...lol), ma, prima o poi, Inuyasha farà una scelta tra le due fanciulle (che dipenderà da come si è evoluto lui stesso nel corso della storia) legandosi a questa per sempre.

Ringrazio ancora Jinebura per gli apprezzamenti sullo stile: davvero, se avessi avuto l’occasione di trovarmi nell’epoca Sengoku, immagino che non sarei tornata indietro per nessuna ragione al mondo. Se avessi incontrato il mio bellissimo Sesshomaru, poi……*________* addio gente!!! ^^!

Per il resto, sono davvero contenta che la storia vi piaccia, almeno fino al momento perché ci saranno abbastanza cambiamenti in futuro e spero che continuerete a recensire.

Un bacio grande,

Gothika

 

 

Capitolo V – “Enemies as we are.

 

Quando quella mattina Kagome dischiuse gli occhi, comprese che Inuyasha, al fine, li aveva raggiunti e che non doveva aver chiuso occhio tutta la notte con lo scopo di assicurarsi che nessun oscuro demone li potesse cogliere alla sprovvista durante le ore notturne. E, per quanto l’hanyou si prodigasse nel mostrarsi ancora pieno di forze, all’avvedute iridi di Kagome, non sfuggirono quelle appena pronunciate occhiaie che cerchiavano i caldi occhi di Inuyasha, palesandone schiettamente la lassitudine accusata. Avrebbe dovuto insistere nel farlo riposare almeno un altro po’ prima di riprendere il viaggio alla ricerca dei frammenti della sfera dei quattro spiriti, anche se, essendo al corrente del suddetto soggetto, la ragazza diffidava fortemente che il mezzo demone le avrebbe dato retta. Che razza di stupido!

Si stiracchiò un paio di volte nel suo sacco a pelo, allungando le braccia e sbadigliando piano.

 

Il sole era decisamente già alto nel cielo e i suoi raggi sfolgoranti filtravano lievemente attraverso il fogliame dell’elevato platano rendendo il verde chiaro delle foglie quasi fluorescente in un modo, forse, anche troppo splendente per sembrare naturale. Dovette portarsi una mano sugli occhi per evitare che il bagliore dei fasci luminosi li ferisse. Per di più, un’impalpabile brezza soffiava piano, scompigliandole a stento i serici capelli corvini e facendole scorrere lungo la schiena alcuni brividi. Ancora mezza assopita, si mise a sedere.

 

Inuyasha, poco distante, la stava guardando in tralice.

Possibile che fosse una così gran dormigliona? Si chiedeva come facesse a sprofondare nel sonno più abissale anche quando orde di demoni avrebbero potuto saltare fuori da ogni dove, lì in quel bosco fitto ed ombroso. Il mezzo demone si avvicinò a lei sedendole accanto.

-“Buongiorno, eh? Era proprio ora che ti decidessi ad alzarti!”disse lui con tono di rimprovero

-“Co..come…scu…sa?” rispose la ragazza intervallando le sue parole sconnesse a fragorosi sbadigli. Fece per guardarsi intorno e si rese conto ben presto che tutti si erano già svegliati da un pezzo e che Sango aveva persino già preparato la colazione nonostante quel giorno tale mansione avrebbe dovuto spettare proprio a lei. Si sentì subito in colpa.

Provò a giustificarsi, ma i suoi tentativi le morivano sulle labbra tutte le volte che incontrava lo sguardo severo di Inuyasha. Nessuna attenuante sarebbe stata efficace nell’esternare il suo elevato grado di costernazione: non era una sensazione quantificabile a parole.

-“Io…scusatemi  se ho dormito così a lungo, giuro, non era mia intenzione approfittarne…”

-“Lo credo bene che non fosse tua intenzione, razza di stupida. Devi fare la tua parte anche tu!”

-“Suvvia, Inuyasha, non prendertela con la divina Kagome in questo modo. Lo sai, no? Non lo ha fatto volontariamente, e in ogni caso, anche se fosse stato così, non è successo nulla di grave: questo è l’importante. Non lo pensi a che tu mia adorata Sango?”

La sterminatrice evitò accuratamente di guardare in volto il monaco, insistendo con forza nel grattare alcune cortecce raccolte per la colazione.

-“Beh, si, in fondo Miroku ha ragione, Inuyasha. Kagome non voleva farti un torto…puoi crederci. E poi lo sai che per me non c’è problema nel cucinare, anzi, se devo confessarlo, lo trovo alquanto divertente. sorrise radiosa la taijiya ammiccando allegramente ad una contrita Kagome.

-“Oh Sango, incarni alla perfezione il modello della mia sposa ideale: bella e soprattutto abile nel cucinare. Dunque, cessa di essere una sterminatrice di demoni e scappa via con me…” assentì l’hoshi avvicinandosi pericolosamente alle gambe di Sango con uno sguardo molto eloquente.

La faccia della taijiya si imporporò notevolmente, pur non lasciando intendere se fosse per l’imbarazzo nei confronti dell’arditezza del monaco o per la rabbia delle sue illazioni sfrontate.

-“Miroku…togli le tue manacce dalla mia gamba all’istante o sul serio…. ti stermino!”

 

Il piccolo Shippo scoppiò fragorosamente a ridere presto seguito da Kagome non appena Sango iniziò a rincorrere, con il suo Hirakotsu in spalla, il povero monaco pervertito tra gli alberi intorno al loro accampamento.

 

Nonostante le ripetute velleità dei due compagni di viaggio, Inuyasha non intendeva transigere.

Sebbene la notte precedente lui si fosse molto aperto con la ragazza, arrivando persino a chiederle di non separarsene mai, ora non poteva permettere che lei si lasciasse andare a simili sciocchezze: era particolarmente pericoloso dormire più del dovuto in luoghi poco sicuri come lo era quella selva. Senza tralasciare il fatto che avvertiva sempre più vicina la presenza di uno youkai potentissimo, e come se non bastasse, il suo odore gli ricordava qualcuno che, tuttavia, non sapeva riconoscere nella remota vastità dei suoi ricordi.

 

Eppure, sapeva che da quella presenza non ci poteva aspettare nulla di buono.

 

Questo era il motivo che lo aveva spinto ad assumere un atteggiamento così tassativo, che rasentava quasi la più cavillosa ottusità. Effettivamente, se tale episodio fosse avvenuto in un’altra circostanza, avrebbe certamente sorvolato senza creare inutili battibecchi.

-“Smettetela voi due. E’ ora di muoversi: questo bosco sta diventando oltremodo gremito per i miei gusti. Dimmi, Miroku, non ti sei forse accorto dell’ignota presenza che si muove nel folto dei rovi?”

L’hoshi si bloccò: i suoi immensi occhi blu setacciavano le sterpaglie colmi di concentrazione.

-“Si, Inuyasha. Quell’anima è, senza ombra di dubbio, brutale, stranamente priva di emozioni.”

 

Un bieco refolo di vento fece sussultare alcuni cespugli proprio davanti a loro.

-“Analisi molto accurata, monaco. Non mi aspettavo proprio che un misero umano potesse comprendere con facilità le più recondite origini della mia natura demoniaca. Mi sconcerto davvero: questa descrizione determina proprio ciò che sono: un essere disumano.”

Sesshomaru si presentò dinnanzi ai loro occhi alla pari di un’apparizione: talmente veloce da eludere anche gli sguardi sagaci di Inuyasha e di Miroku. Se ne stava composto, mantenendo il suo usuale contegno indifferente, lasciando che i suoi occhi dorati si posassero sul panorama circostante con un’accennata consunzione. Inoltre, le parole che fluirono dalla sua bocca si articolarono come gelide sferzate di vento, che, senza troppa fatica, pietrificarono i presenti.

Dall’alto del suo freddo cospetto li stava pienamente dominando cosa che, allo youkai, non poteva che dare una sorta di sconosciuto, estraneo piacere. Osservare gli occhi sbarrati di quelle nullità gli ricordava ancora una volta quanto fosse accorata la sventura dell’essere nati inferiori.

 

La giovane ragazza lo guardò compiere alcuni passi in avanti, verso di loro, e si stupì nel vederlo estremamente aggraziato nel portamento nobile e superbo: aveva confidato infatti che, per quella sua apicale glacialità, fosse, per forza di cose, rigido, inflessibile, alla stregua di un lastrone di ghiaccio. Il sospiro del vento gli scombinava i lunghi capelli argentini dietro le ampie spalle.

Kagome allargò ancor di più le sue iridi scure mettendo a fuoco alcuni tratti molto familiari: quel demone aveva gli stessi occhi, gli stessi capelli e lo stesso taglio di viso di…di Inuyasha.

 

-“Ma tu…tu sei…Sesshomaru…dannato…” la voce incredula dell’hanyou sconvolse i suoi compagni che, voltando la testa in sua direzione, gli diedero la loro più completa attenzione.

-“Molto bene Inuyasha, a quanto pare, dopo tutto questo tempo, rimembri ancora il volto di tuo fratello…” le labbra fini del demone si tesero in un ghigno irriverente che manifestava dileggio.

-“Inuyasha…sbaglio o quel demone ha appena dichiarato di essere tuo fratello?” disse Shippo con voce tremolante, intimidito dalla presenza altera di quello youkai

-“Invero, sono il fratello maggiore di questo laido mezzo demone, tuttavia, con lui non spartisco altro che il sangue di mio padre: il resto, ci rende dissimili come la luce e la tenebra.”

-“Sesshomaru…” digrignò l’hanyou in preda alla rabbia

 

-“Non sono forse umani queste insulse creature che ti circondano, Inuyasha? Beh, non mi sgomenta affatto…è proprio da te intrattenerti con infimi mortali. Se ponderavo l’essere stato sigillato da una sacerdotessa un errore marchiano, mi trovo costretto a confidare che la tua propensione verso quella meschina compagnia non sia altro che l’apice della tua misera caduta nella piccolezza. Ad ogni modo, basta con i giochi, non ho intenzione di spendere altro tempo nello schernirti, fratellino.

Mi domando se tu conosca il luogo in cui è sita la tomba di nostro padre…”

-“Maledetto, non nominare nostro padre…tu non sei degno di lui…se venissi a conoscenza di una simile informazione, sta sicuro che non lo andrei a rivelare a te…fratellino…quel segreto morirebbe insieme a me…perentoriamente…”

-“Inuyasha…per quale motivo sostieni che io non sia degno dell’alto nome di mio padre? Sei forse tu colui che può dichiararsi tale? Se non erro, stiamo paragonando un demone maggiore ad un mezzo demone quale tu sei: un siffatto confronto, surreale, oltre ad essere molto improbabile, non può sussistere. Non meriti nemmeno parte del sangue che hai nelle vene…presta ascolto alle mie parole quando ti dico che è stato un’ignominia per nostro padre dare alla luce un simile scempio. Tuttavia, ti propongo un’opportunità che non suppongo ti potrà mai essere ripresentata: perché non visiti la tomba di tuo padre insieme a tuo fratello…”

 

Con uno spostamento solerte e preciso, Sesshomaru si scagliò su Inuyasha, paralizzandolo nell’attanagliata morsa della sua mano unghiata. Poteva ravvisare distintamente il battito del cuore del suo odiato fratellastro pulsare con violenza sotto al suo pollice. Un senso d’euforia lo pervase, facendolo fremere appena ed appannando di poco il lucido raziocinio dello youkai.

Sarebbe stato così facile ferirlo a morte: troppo semplice per un demone della sua levatura.

Anche se l’occasione era propizia, doveva trattenersi e fare ciò per cui aveva inseguito il mezzo demone fino in quel miserando luogo sperduto tra i boschi del sud.

 

L’hanyou faceva quasi fatica a respirare: sentiva le falangi del fratello attorcigliarsi intorno al suo collo con una forza ed un vigore inaudito. Avrebbe voluto tentare di difendersi, di distanziarlo, eppure, più tentava di ferirlo, più la stretta di Sesshomaru si faceva intensa. Era spacciato.

 

-“Infine, dopo inconcludenti e spinose ricerche, la perla è stata dunque ritrovata: mio padre è stato tanto scaltro da indurre in errore finanche me. L’autentico custode della sua tomba non è quella miserabile pulce, sei tu, fratellino. La tua pupilla destra…un nascondiglio davvero ingegnoso.

 

Con la mano libera generò due piccoli fasci di luce che colsero nel segno l’occhio destro di Inuyasha iniziando a disgiungere l’iride scura dall’occhio stesso. Il mezzo demone si dimenava, l’occhio gli bruciava da morire e sentiva la vista venirgli a mancare ogni secondo di più.

 

Avvenne tutto così in fretta che non ebbero nemmeno il tempo di realizzare cosa fosse accaduto: Sesshomaru aprì il portale della sepoltura e vi sparì al suo interno seguito da un silenzioso Jaken.

Kagome, completamente terrorizzata, corse verso l’hanyou, ancora disteso a terra.

Si teneva l’occhio destro che era, a questo punto, un immenso lago giallo quasi senza vita.

Un lampo di luce abbacinante li avvolse mentre la voce roboante del gelido principe riecheggiava nella radura chiedendo ad Inuyasha di seguirlo. Così, come l’eco di quelle parole cessò di riempire la valle ed il bosco, il corpo del mezzo demone venne sollevato da terra e trascinato verso la perla nera gettata, con noncuranza, sul tappeto erboso.

-“Inu…yasha…non ti lascio andare…” disse la ragazza serrando gli occhi per il vigore della luce, aggrappandosi prontamente a lui, priva di ogni genere di esitazione.

-“Stupida…lasciami…devi restarne fuori…puoi farti male…” il tono di Inuyasha appariva preoccupato e sofferente: come poteva permettere che lei rischiasse così tanto solo per seguirlo?

-“No…io voglio….venire con… te…” fu la secca risposta della giovane che, testarda più che mai, non intendeva mollare la presa finendo, di conseguenza, inghiottita nel portale insieme a lui.

 

Miroku, Sango e Shippo, nel frastuono creato dalla perla, non riuscirono a comprendere immediatamente la situazione, ed infatti, quando riacquistarono la vista, si ritrovarono completamente soli nella radura.

 

La perla scintillava poco lontano da loro.

 

Ciò che si mostrò alla semivista del mezzo demone fu un imponente struttura ossea di un demone maggiore. Un’antichissima armatura torniva le spalle giganti e grandi zanne d’avorio scintillavano sotto la luce di un azzurrino astro artificiale.

Alta quasi come una montagna, quella scheletrica ossatura troneggiava una piana sterile priva di vegetazione, abbellita esclusivamente da crepacci aguzzi come cocci affilati di bottiglia e da abissali voragini che avevano l'apparenza di non aver né fine né fondo.

Il clima pesante ed afoso sembrava opprimere con forza tutto ciò che incrociava, mentre, un asprigno odore di morte e di antico si faceva strada, prepotentemente, nelle narici dei visitatori lasciando loro un quanto mai acido sentore sulla lingua e nel palato.

Un nitido cielo chiaro sovrastava tutto il paesaggio, eccessivamente gremito da enormi creature alate defraudate dell’essenziale linfa vitale. Planavano dibattendo le estremità ossute quasi del tutto spogliate dalle candite piume ed intervallavano le loro perpetue trasvolate con laceranti strepiti, che assomigliavano a lamenti generati da strazianti spasimi e sofferenze.

Tutto questo conferiva al singolare panorama un aspetto oneroso e macabro.

Tuttavia, sebbene l’atmosfera circostante non fosse resa ospitale dalla natura, l’imponente sagoma senza vita del demone era ammantata da una misticità affascinante e soprannaturale.

 

Come reduce di un’onirica visione, si sentì assalire da un’ondata di misteriosi ricordi, i quali, affollarono la mente del giovane mezzo demone, producendogli un indistinto senso di logoramento.

Lo stordimento fece rinascere in lui attimi della sua vita passata che aveva impiegato una vita a seppellire al di sotto del fondo della sua anima dannata.

-“Padre mio…” fu il sospirato sussurro dell’hanyou che, con infinita mestizia, guardava i resti del suo sconosciuto genitore. Alcune lacrime avrebbero desiderato cadere lungo i clivi delle sue guance tirate, eppure, non una di quelle gocce salate bagnò la sua pelle diafana.

Kagome accanto a lui avrebbe voluto abbracciarlo, stringerlo forte a sé…dirgli che non era colpa sua se suo padre decise di sacrificare la sua vita quella notte lontana. Giacché, ormai, comprendeva abbastanza bene il mezzo demone, almeno quel tanto che le bastava per intenderne i più intimi pensieri. Inuyasha in quel momento le sembrava un bambino piccolo ed inerte, incapace di fronteggiare un avvenimento tanto spietato ed incomprensibile per un ragazzino rimasto solo, senza sostegno, senza affetto.

 

Inuyasha inclinò di poco il volto verso il basso.

Suo padre, quel padre tanto amato, anche se non ne conosceva neppure le fattezze del volto, l’aveva abbandonato. Lasciato solo per morire in un duello. Per salvarlo.

 

Il mezzo demone non riusciva perdonarselo.

 

Invidiava quel suo schivo fratello poiché, non solo aveva goduto dell’affetto di un padre che lo stimava, ma, soprattutto, perché aveva potuto crescere con le parole e i consigli di una figura forte e sicura. Avrebbe potuto riconoscerlo, ne aveva potuto percepire il profumo. Ne aveva il ricordo.

Lui, invece, non aveva che le storie che sua madre gli raccontava prima di addormentarsi.

Solo in quel modo aveva potuto sapere quanto fosse importante, quanto potesse essere orgoglioso della stirpe alla quale apparteneva: era uno del clan degli inu-youkai anche se, solo per metà.



“Madre, raccontatami del mio papà, ve ne prego. Parlatemi di come sconfiggeva i nemici…”

una piccola macchia di rosso, con un’impossibile zazzera arruffata, entrò correndo nella stanza da letto dirigendosi verso il grande futon, saltandoci sopra ripetute volte per attirare l’attenzione della bellissima donna che stava rassettando alcuni indumenti non più nuovi ed immacolati.

“Inuyasha…conosci queste storie alla perfezione…” disse la nobile signora mettendo da parte le vesti e prendendo tra le braccia il minuscolo corpicino dell’hanyou. Gli sorrise teneramente.

 

Il visetto del cucciolo argento si fece da sereno, sempre più imbronciato.

Le orecchie canine si spostarono simultaneamente all’indietro, mentre, dopo essersi liberato dall’adorate braccia materne, le manine paffute si poggiarono sugli esili fianchi imitando gli atteggiamenti degli uomini adulti del loro villaggio quando questionavano tra loro nel mercato.

 

“Ma madre…io le voglio ascoltare nuovamente…” disse il bambino facendo una faccia indispettita

“Inuyasha…” disse la donna prendendo tra le mani un preziosissimo pettine d’osso di demone lupo

“I bravi bambini non dovrebbero fare i capricci…comunque, visto che lo desideri tanto, vieni con me sul futon e ti racconterò quello che vuoi, a patto che…” disse divertita Izayoi sorridendo.

“A patto che, cosa?” fece il piccolo mezzo demone colto all'istante da una tremenda curiosità.

“A patto che tu ti faccia spicciare quei capelli…Inuyasha, figlio mio, quante volte ti ho detto che…”  Izayoi tacque osservando il piccolo fare una faccia arrabbiata, seguita da una linguaccia.

 

La donna riusciva a stento a trattenere le risate, quel suo bambino sapeva essere veramente buffo.

 

“Inuyasha…le vuoi sentire le storie?” disse, poi, sedendosi comodamente sul futon

“Si…” disse il cucciolo avvicinandosi, ma rimanendo, tuttavia, a distanza controllando il pettine.

“Bene, se è questo ciò che vuoi devi stare al patto…”

“Uhmm…però uffa…ci sono i nodi e il pettine mi fa male…” disse il bimbo sbuffando scocciato

“E’ vero, ma questo non accadrebbe se tu li pettinassi più spesso…allora, iniziamo? “

“Madre, ditemi il mio papà era tanto…ahi…forte da poter…ahio...battere tutti i demoni che incontrava?” asserì Inuyasha tra una lamentela e l’altra.

“Certo, tuo padre era un demone maggiore e la sua forza era impareggiabile. Con la sua spada, la zanna Tessaiga, poteva sconfiggere fino a cento demoni insieme….pensa, Inuyasha, cento demoni crudeli e cattivi…e sai per chi lo faceva il tuo papà?”

“No…per chi?” chiese il bimbo spalancando gli occhioni dorati per l’eccitazione

“Per proteggere me e te…Inu no Taisho ci voleva tanto bene, piccolo mio…”

“Madre, anche io sarò potente come lui?”

“Inuyasha, gli somigli così tanto, sai, hai gli stessi suoi lineamenti, solo che tuo padre aveva i capelli sempre in ordine, puliti e spicciati…” disse lei facendogli il solletico

Le risate argentine dei due riempirono la stanza come una splendida sinfonia.

 

Si riscosse da quel ricordo sofferto.

Sua madre, suo padre, erano tutti morti, lasciandolo solo. Ora, tutto quello che poteva considerare come la sua famiglia erano Kagome, Sango, Miroku, il piccolo Shippo ed il vecchio Miyoga.

Suo fratello Sesshomaru lo disprezzava per la sua natura a metà: erano troppo diversi, cresciuti in contesti contrastanti, due perfetti estranei l’uno per l’altro, capaci solo di ferirsi con le parole e con i combattimenti corpo a corpo. L’hanyou si trovò a riflettere intensamente che tali reazioni fossero da considerare normali per due creature come loro:

“Tsk…si è del tutto normale…nemici come siamo.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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