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Autore: Lady Lynx    20/02/2010    2 recensioni
Erano le tre e ventisette del 9 giugno 1998.
La ragazza che camminava lentamente sotto l’accecante luce del sole estivo sentiva il suo cuore oppresso dal peso del mondo.
Prese a pugni i ricordi, spezzò i legami con il passato, cancellò con ostinazione le tracce del tempo.
Pensò a un fuggevole bacio, senza volerlo, ma sapeva che era tutto finito.
Il vuoto avvolse il suo cuore, spinse la magia in un angolo dell’anima.
Game Over.
Lauren Silente non esisteva più.

POSTATO L'ULTIMO CAPITOLO.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie di una Silente'
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Alla fine fu Sirius a decidere per me, quando aprì la porta senza preavviso e mi vide seduta a terra nell’angolo della stanza con la bacchetta ai piedi.
- Lauren, ma cosa ti prende? –
Entrò anche Narcissa che lanciò un’occhiata interrogativa a Lucius, come per chiedergli spiegazioni, ma ricevette in risposta solo un’elegante scrollata di spalle.
Le mani di Sirius, più forti di quelle di Lucius ma leggermente più rudi, mi tirarono in piedi conducendomi nel salotto.
- Lauren… ti senti bene? –
Annuii con sollecitudine, lanciando un’occhiata all’orologio Babbano che finalmente Blaise mi aveva restituito. Mi accorsi che erano quasi le sei di sera, decisi di cogliere l’occasione.
- Sirius, io devo andare… ho promesso a mio nonno che sarei tornata per cena… - snocciolai rapidamente, mentre mi scioglievo dalla sua presa per andare verso il camino - …grazie per l’ospitalità, comunque! –
- Lauren, ti ha fatto qualcosa? – chiese lui con tono d’urgenza, alternando occhiate tra me e la cucina.
- Sirius, devo andare! – tagliai corto, mentre accendevo il camino e prendevo una manciata di Polvere Volante – Grazie ancora, ci sentiamo! –
Prima che Felpato potesse ribattere, mi ero già gettata nelle fiamme ed ero atterrata ai piedi di Lupin.
Sospettavo che fosse rimasto tutto il pomeriggio in ufficio solo per poter controllare il momento del mio arrivo.
- Allora, com’è andata? – domandò con discrezione il mio professore, aiutandomi a scuotere la cenere via dai miei vestiti.
- Bene – risposi brevemente – ora mi scusi, professore, ma devo scappare! –
Lo feci nel vero senso della parola, me la diedi a gambe partendo dall’ufficio di Remus fino ad arrivare in un posto non definito del castello. Non era importante pensare a come sarei tornata indietro, prima o poi sentivo che ce l’avrei fatta.
Mi rannicchiai silenziosamente in una delle tante rientranze del corridoio buio in cui mi ero infilata e iniziai a piangere senza controllo fino a quando non mi addormentai profondamente.

La notte passata in corridoio sembrò non aver preoccupato nessuno. Probabilmente dissolsi tutti i possibili sospetti presentandomi regolarmente a lezione il giorno dopo, con il sorriso stampato sulle labbra e uno sguardo rilassato.
Ero ormai diventata brava a recitare, non potevo farne a meno.
Mancava poco meno di una settimana ai M.A.G.O. e l’ultima cosa che desideravo era perdere tempo facendomi convocare nell’ufficio di mio nonno per spiegargli una cosa che neanch’io ero ancora riuscita a capire veramente.
Sarebbe stato inutile buttare via tempo prezioso per parlare con qualcuno dell’ultimo avvenimento tra me e Lucius Malfoy, sarebbe anche stato controproducente.
Lasciai che il tempo mi scorresse sulla pelle, passando le giornate a ripetere senza sosta gli argomenti di esame, affiancata da Draco, Blaise, talvolta Harry e i suoi due amici.
Eludevo la solitudine, al contrario del solito. Restare da sola mi avrebbe permesso di pensare e non sarebbe stato intelligente lasciare che la mia mente vagasse tra gli ultimi ricordi.
Sembrai riuscire a farla bere a tutti per un tempo immemorabile.
Riuscii addirittura a passare i M.A.G.O. senza tanti problemi, da quanto avevo studiato e mi ero prodigata. Naturalmente non fui l’unica, quell’anno nessuno venne rimandato.
Purtroppo, mancavano altri tre giorni alla fine dell’anno scolastico nonostante gli esami fossero già finiti.
Partita Grifondoro/Serpeverde, ballo di fine anno, ritorno a casa.
Giornate piuttosto leggere, ma rovinose per me dato che non avrei più avuto ragione di seppellire la mia mente tra i libri per dimenticare Malfoy senior.
Fu con mio grande dispiacere che mi alzai la mattina della partita di Quidditch, con due occhiaie lunghe fino ai piedi.
- Hai dormito male, Lauren? – mi chiese gentilmente Hermione che, da quando le avevo spiegato un passaggio del libro di Incantesimi Avanzati a pochi minuti dall’esame scritto, mi trattava in modo stranamente dolce.
- Mmm… - mugolai controvoglia, in un tentativo di dare il mio assenso.
Ad essere sincera, non avevo proprio dormito. Ma non era il caso di affliggere i giocatori presenti – Draco, Blaise, Harry e Ronald – con i miei problemi di insonnia.
- Avanti, Lauren! – urlò Neville con un sorrisone sul viso – Sarà la partita migliore dell’anno! –
Ringraziai il cielo di aver lasciato la squadra di Serpeverde con grande anticipo, probabilmente se quella mattina avessi dovuto giocare in quelle condizioni Draco mi avrebbe massacrata a suon di Cruciatus.
Metaforicamente parlando, si intende.
Tentai di abbozzare un sorriso all’indirizzo di Neville, ma mi bloccai quando vidi l’inconfondibile figura di Severus avvicinarsi al nostro tavolo.
Avevo sentito i suoi occhi su di me dalla mattina seguente la mia gita a casa di Sirius. Probabilmente era l’unico che non si era lasciato ingannare dalla facciata allegra e sorridente che avevo costruito nella ultime due settimane per sopravvivere agli esami e alla scuola.
Persino dopo le lezioni di Pozioni potevo sentire i suoi occhi fissi su di me, anche quando apparentemente lui sembrava non esserci.
Si fermò alle spalle di Ronald, tirandogli uno scappellotto sulla nuca con aria di disapprovazione.
- Vedo che l’educazione a tavola rimane un mistero per te, Weasley – commentò Severus, nel vedere il tavolo spruzzato di latte e costellato di cereali masticati – mangia come Salazar comanda, per Merlino! –
Sentii i miei vicini di tavolo ridacchiare, persino Harry e Hermione, davanti all’espressione confusa di Ronald. Davanti alla mia serietà, il sopracciglio destro di Piton si inarcò.
- Sono venuto a porgere i miei migliori auguri alla squadra di Serpeverde… o, per meglio dire, al Capitano che spero riferirà tutto ai suoi componenti a tempo debito! –
Guardò Draco che sorrise apertamente, tirando una leggera gomitata a Blaise. Anche le labbra di Severus si piegarono per un attimo, prima che i suoi occhi tornassero su di me.
- Signorina Silente, la vedo… assente!
Osservazione acuta. Con ogni probabilità si era fatto un giretto nella mia mente e aveva visto che era completamente vuota.
- Saranno gli esami, professore… - mi difese allegramente Blaise, sfiorandomi con gesto affettuoso la spalla.
Annuii in un tentativo di assenso, ma senza sforzarmi troppo. Sapevo che tanto Severus non se la sarebbe bevuta.
Attesi con un pizzico di ansia che mi ordinasse di alzarmi e di seguirlo nel suo ufficio, ma non accadde niente di quello che pensavo.
- Allora in bocca al lupo per la partita – disse Piton con tono distaccato, prima di allontanarsi seguito dal suo ampio mantello nero.
Non sapevo se sentirmi sollevata per aver scampato un probabile interrogatorio o se preoccuparmi per l’improvviso disinteresse di Piton.
Non ebbi tempo di preoccuparmi, Draco mi afferrò per un braccio trascinandomi verso l’ingresso della scuola. Ci seguirono anche Blaise, Harry, Hermione, Ronald e buona parte della tavolata.
Per i giocatori era giunta l’ora di andare negli spogliatoi, per gli spettatori quella di posizionarsi sulle tribune.
- Tiferai Serpeverde, vero? – mi chiese Draco, invitandomi ad acconsentire con un’occhiata esplicita.
- Sono neutrale… - mormorai controvoglia, soffocando allo stesso tempo uno sbadiglio.
Avrei dovuto sostenere fino alla morte la Casata di Drake e Blaze, in teoria, ma avendo familiarizzato anche con Harry non me la sentivo di schierarmi apertamente.
- Va bene, ma in quale tribuna andrai? – insistette Blaise, affiancandosi alla mia destra mentre proseguivamo verso lo stadio.
Riflettei rapidamente – per quanto le mie cellule spossate me lo permettessero – e decisi infine che quella di Serpeverde era la meno rischiosa. Almeno non avrei incontrato pericolosi professori impiccioni come Minerva, Remus o magari anche mio nonno.
- La vostra… - sospirai a fatica, chiedendomi se non fosse meglio per me andare a dormire piuttosto che assistere alla partita di Quidditch.
Decisi di rimanere solo perché eravamo ormai arrivati allo stadio e perché credevo che se avessi dovuto tornare indietro al castello da sola mi sarei addormentata di botto a metà tragitto.
Salutai quindi i giocatori di entrambe le squadre e seguii Hermione sulla scala che conduceva alle tribune. Arrivate in cima ci separammo lanciandoci timidi sorrisi. Avanzai insicura verso il fondo della fila dopo aver avvistato il muro affiancato all’ultimo posto – un muro che esprimeva una strana idea di comodità per chi volesse appoggiarsi per qualche ora.
Chiusi gli occhi, approfittando della solitudine per provare a schiacciare un pisolino. Peccato che ci fosse gente decisa a schiamazzare anche prima dell’inizio della partita. Peccato che l’immagine di Lucius continuasse a ridisegnarsi meschina davanti ai miei occhi.
Sussultai spaventata quando una mano si appoggiò sulla mia spalla, spalancai gli occhi combattendo contro il sonno agitato che mi cullava con violenza.
- P-professore… - balbettai con voce incrinata, cercando di tenere gli occhi aperti.
- Ho come l’impressione che tu non sia in salute come tenti di far credere, signorina Silente – sentenziò Severus, senza accennare a sedersi.
- Non si preoccupi per me… - sbadigliai faticosamente, sentendo le lacrime minacciare i miei occhi - …si sieda e si goda la partita! –
- Sei al mio posto – mi informò lui con tono asettico.
Balzai in piedi con aria colpevole, guardandolo con aria di scuse e mormorando tutte le frasi di perdono che mi venivano in mente. Alzò il suo sopracciglio destro, bloccando all’istante il mio sproloquio.
- Non sprecare fiato nelle scuse, non credo che oggi assisterò alla partita e quindi non mi servirà il posto riservatomi – disse Severus, lanciando un’occhiata distratta al campo nel quale iniziavano a disporsi le squadre – andiamo –
Impiegai qualche minuto a capire quello che aveva detto il mio professore, mi ritrovai quindi a corrergli dietro per stare al suo passo, scavalcando decine di piedi e rischiando di cadere ripetutamente.
Quasi rotolai giù per le scale inciampando da sola, ma provvidenzialmente Severus si fermò prendendomi al volo e lanciandomi uno sguardo sarcastico.
- Se desideri così ardentemente volare, mi chiedo perché tu non sia in campo con i componenti della squadra di Serpeverde –
Non risposi, limitandomi a mormorare qualche ringraziamento insensato. Da quell’incidente della scala in poi, Severus mi fece proseguire davanti a lui – probabilmente pronto ad afferrarmi al volo in caso tentassi di nuovo il suicidio.
Nonostante tutto, arrivammo sani e salvi nei Sotterranei di Hogwarts. Essendo maggio, non c’era più il terribile freddo umido che mi aveva infastidito tanto nei primi mesi. Quando mi sedetti sulla – ormai mia – sedia, sentii la testa ciondolare sulla mia spalla e gli occhi chiudersi automaticamente.
Avevo sonno, troppo sonno. Non dormivo da giorni e nemmeno il timore della rabbia di Severus mi trattenne dall’assopirmi nel suo ufficio dopo quella che mi era sembrata una convocazione ufficiale.
Solo quando sentii un liquido denso percorrere la mia gola e stimolare i miei nervi spalancai gli occhi mettendo di nuovo a fuoco la stanza – consapevole della mia maleducazione e sconsideratezza.
- Ben svegliata, signorina Silente – mi salutò lui con tono ironico, stringendo tra le sue dita una fialetta ormai vuota.
- Professore, mi dispiace di… -
- Basta così – mi interruppe seccamente lui, andando a sedersi al suo consueto posto – non ti ho chiamata per farti la predica o per sentire le tue giustificazioni –
“Allora per cosa?”  pensai automaticamente, dimentica per un attimo della grande abilità di Severus nella lettura del pensiero.
- Per sentire i motivi di questa degenerazione – replicò lui con tono piatto, sospirando teatralmente – e non dirmi che non c’è stata nessuna degenerazione, perché sai bene che sarebbe solo una perdita di tempo per entrambi –
Provai per un attimo l’impulso di negare tutto, come lui aveva previsto, ma alla fine cedetti dicendomi che era solo questione di giorni prima che tutto quello finisse.
- Ho avuto una ricaduta con Lucius Malfoy – confessai di getto, senza nemmeno pensarci – non volevo che qualcuno lo sapesse… soprattutto Draco e Sirius… e credo che lei possa sapere il perché… -
Severus non rispose, limitandosi a lanciarmi un’occhiata penetrante e poi sospirando di nuovo.
Non lo avevo mai visto così aperto nel manifestare i suoi pensieri.
- C’è altro, immagino –
Non era una domanda, era un’affermazione. Un ordine velato nel vuotare il sacco, in poche parole.
Aveva ragione, naturalmente, c’era altro. Ma non gliel’avrei mai detto perché farlo avrebbe compromesso tutti i miei progetti.
- C’è altro – ribattei con tono neutro, lasciando intendere che non ero disposta a dire però in che cosa consistesse quel tipo di “altro”.
Severus non insistette, non era nel suo stile. Agitò pigramente la bacchetta fino a far atterrare il Pensatoio sulla scrivania che ci separava. Sospirai, sentendomi incredibilmente frustrata.
- Sì, è irritante, vero? – disse lui, esprimendo tutto quello che pensavo a voce alta – Ma tuo nonno ha avuto l’idea geniale di affidare a me il compito ingrato di mostrarti quello che spero sia l’ultimo ricordo che sarai costretta ad assorbire nelle mie stanze, quest’anno… -
Fece una pausa, accorgendosi che stava divagando. Divagare non era nel suo stile.
- Daniel Dwight, come hai ripetutamente chiesto – mi spiegò brevemente, accennando con la testa al Pensatoio – è una raccolta a lui dedicata, sta a te decidere quando entrare nell’incubo –
Gli accennai un sorriso, ma lui non rispose. Rinfoderò la bacchetta nel mantello e si prese la testa tra le mani, sembrando all’improvviso incredibilmente fragile e stanco.
Persi di colpo tutto l’interesse per il Pensatoio, concentrandomi sulla figura di Piton.
Sicuramente si celava qualcosa di grave dietro a quell’atteggiamento, non si era mai mostrato davanti ai miei occhi in modo così… umano.
- Signorina Silente, ha intenzione di fissarmi ancora per molto? – chiese lui con tono acido, osservandomi da dietro la gabbia costruita dalle sue pallide dita.
Arrossii leggermente, scossi la testa, mi alzai in piedi per entrare nella compilation dedicata a Daniel.
Mi appuntai nella testa che, una volta visti i ricordi di Riddle junior, avrei dovuto indagare su cosa affliggesse Severus.

Sala Grande di Hogwarts, probabilmente ora di cena.
- Ho sempre detto che sarebbe delizioso organizzare uno scambio culturale con una Scuola Magica italiana, ragazzo mio – commentò mio nonno all’indirizzo di Severus, mentre inforchettava un pezzo di lasagna.
- Non lo ritengo necessario, Albus – replicò il diretto interessato a labbra strette, fissando con sospetto il cibo che giaceva nel suo piatto.
- Ah, non sai cosa ti perdi! – lo rimproverò allegramente Remus, seduto di fianco a lui.
Severus restò testardamente fermo a squadrare prima la lasagna intonsa, poi il rumoroso tavolo del Primo e Secondo anno. Scommettevo che nella sua mente stessero passando diapositive con mille idee per le punizioni.
- Sei sicuro che non ti piaccia, ragazzo mio? – riattaccò mio nonno, appoggiando una mano sulla spalla di Piton.
- Certo, Albus –
- Allora posso favorire? –
Severus annuì lentamente, spostando la sua lasagna nel piatto vuoto di mio nonno e continuando a fissare gli studenti. Quelli che per sbaglio incontravano il suo sguardo, si affrettavano a distoglierlo impauriti.
- Davvero non capisco, Severus – borbottò mio nonno con aria dubbiosa – come tu non possa apprezzare questa delizia… -
Piton non ebbe però tempo di replicare, preceduto dall’apparizione di uno studente inconfondibile davanti alla porta della Sala Grande.
Daniel Dwight.
I mormorii iniziarono a serpeggiare per la stanza, mentre mio nonno e Severus si alzavano in piedi contemporaneamente. Il primo tentò di pulirsi la bocca mentre camminava il più rapidamente possibile verso la figurina stagliata davanti all’entrata della Sala. L’altro lo precedette senza troppa fatica, mentre scoraggiava con delle occhiatacce tutti quelli che davano l’impressione di volersi impicciare.
- Signor Dwight! – lo salutò mio nonno con voce piena di apprensione – Sono giorni che la cerchiamo! –
Daniel sorrise debolmente, massaggiandosi la testa con aria sofferente.
- Professor Silente – rispose infine, sembrando evidentemente a disagio sotto lo sguardo inquisitore di Piton – mi sono risvegliato solo poche ore fa dalla fattura che ci era stata lanciata e non so nemmeno che giorno sia oggi… -
- Venti febbraio – lo informò Severus con voce gelida – dove si trova la signorina Silente? –
Daniel arrossì, si stropicciò le mani, mentre nella Sala iniziavano a levarsi brusii curiosi.
- Silenzio – sibilò Piton, facendo stranamente tacere anche gli studenti più lontani – tornate tutti nei vostri dormitori –
- Severus, non possiamo impedire loro di parlare o di terminare la deliziosa cena che si trova nei loro piatti – osservò mio nonno, rivolgendo un sorriso rassicurante a Dwight – sarà meglio che siamo noi a spostarci… vuoi seguirci, Daniel? –
Notai il repentino passaggio dal lei al tu operato da mio nonno nei confronti dello studente appena tornato. Non riuscii a trovare una spiegazione plausibile a quel cambiamento di rotta.
Seguii il terzetto fuori dalla Sala Grande senza poter fare a meno di origliare alcuni dei discorsi dei tavoli vicini. Arrivammo infine davanti all’ufficio di mio nonno, come avrei potuto facilmente prevedere. Una volta che tutti si furono accomodati, vidi Daniel fissare con astio Severus.
- Qualcosa non è di suo gradimento, signor Dwight? – chiese Piton dimostrando evidente fastidio e facendo quasi sorridere il Preside.
Riconobbi la frase usata con me al mio ritorno, iniziai a pensare che facesse parte di un suo preciso repertorio.
- Non capisco perché lei sia qui, professore – replicò lui con sguardo brillante di insolenza – in fondo non credo che il professor Silente abbia bisogno di aiuto nel sentire il mio racconto –
- Questo lascialo decidere a noi – rispose acidamente Severus, assumendo un’espressione minacciosa che sapeva molto di “se non taci ti avveleno”.
Fossi stata in Dwight, avrei avuto davvero molta paura. Lui invece non sembrò molto impressionato e rivolse la sua attenzione verso mio nonno.
- Daniel, caro ragazzo – esordì lui, donandogli un altro caldo sorriso – posso offrirti una Cioccorana? –
- Una…? No, ehm… grazie… - borbottò lui, sembrando spiazzato e anche un po’ imbarazzato.
- Dimmi, allora… te la senti di raccontarmi cosa è successo qualche sera fa? –
Daniel sembrava aver previsto quella domanda perché non esitò un attimo prima di iniziare a raccontare la sua versione dei fatti. Inutile dire che fu piuttosto differente dalla realtà.
Disse che eravamo ancora all’interno di Hogsmeade quando avevamo sentito i rumori alle nostre spalle – nonostante fossimo in periferia dato che io avevo insistito per appartarmi con lui – e che aveva tentato di difendermi strenuamente mentre io ero rimasta paralizzata dalla paura. Non aveva visto i colpevoli perché avevano il viso coperto e alla fine, dopo incantesimi su incantesimi, ci avevano affatturato entrambi dato che erano molti più di noi.
Non pensava fossero Mangiamorte, però. Disse che avevano giocato “pulito”. Concluse affermando di essersi risvegliato su una collina fuori Hogsmeade, sdraiato nella neve, da solo. Non sapeva dove io fossi finita.
Riflettei per un attimo sulle sue parole, dicendomi che alla fine la mia coscienza aveva come sempre ragione. Non mi chiesi come Severus e mio nonno avessero potuto credergli, dato che anch’io l’avrei fatto se non fossi stata a conoscenza della realtà dei fatti.
- Bene, Daniel, ti ringrazio per il tuo aiuto… immagino che ora tu non voglia fare altro che riposare, vero? –
Dwight annuì convinto, alzandosi in piedi di scatto. Per un attimo vidi un lampo di sollievo attraversare il suo sguardo.
- Io suggerirei di verificare le sue parole, però, Albus – intervenne Severus, ricevendo in cambio l’ennesima occhiataccia da Daniel – per correttezza nei confronti degli altri studenti interrogati e per avere una maggiore possibilità di trovare la signorina Silente –
Mio nonno annuì, senza mostrare la minima sorpresa. Capii che era stata una mossa concordata in anticipo.
- Ma stai tranquillo, Daniel, lo faremo tra qualche giorno per darti il tempo di riprenderti… - lo rassicurò mio nonno - …ora segui il professor Piton che ti porterà in dormitorio e ti darà  la nuova parola d’ordine –
Severus uscì immediatamente dall’ufficio, probabilmente più che deciso a lasciarsi dietro Dwight.
Feci appena in tempo a pensare che la vaghezza della data dell’interrogatorio non avrebbe dato modo a Daniel di prepararsi mentalmente, prima che il ricordo si dissolvesse attorno a me.

Nuova mente, nuovo episodio, stesso ufficio.
Sembrava esserci uno strano legame tra la stanza di mio nonno e l’uso di Veritaserum, come se funzionasse solo tra quelle mura.
Daniel arrivò accompagnato dal professor Lupin, mentre i due inquisitori – mio nonno e Severus – sorseggiavano con calma due tazze di tè bollente. Dall’aroma sprigionato riconobbi l’inconfondibile Earl Grey.
Una terza tazza, anch’essa fumante, giaceva sul bordo della scrivania. Intuii fosse quella corretta al Veritaserum.
- Ah, Remus e il caro Daniel! – salutò mio nonno con tono allegro – Entrate, entrate! –
- So che non mi aspettava, professor Silente, ma ho deciso di passare per portarle le carte di cui aveva bisogno… –
Remus appoggiò sul ripiano della scrivania un plico di pergamene, osservato con attenzione da Daniel.
- Vuoi una tazza di tè anche tu, Remus? – gli chiese mio nonno, indicandogli quella sul bordo della scrivania.
Lupin esitò un attimo, prima di declinare l’offerta e uscire con calma dall’ufficio. Dwight si sedette quindi davanti a mio nonno, senza staccare gli occhi dalla bevanda che gli stava davanti.
- Puoi berla, se vuoi, ragazzo mio – lo invitò mio nonno con tono noncurante.
- Ah, non dovete inquinarla con il Veritaserum, prima? – attaccò lui con sguardo furbo – O forse l’avete già fatto prima del mio arrivo? -
- Non sappiamo di cosa tu stia parlando, Dwight – sputò Severus con tono carico di disprezzo – Non farneticare -
- Veritaserum? Merlino, come credi che io possa averla offerta a Remus sapendo che contiene una pozione potenzialmente pericolosa? E come puoi pensare che io possa rischiare di mettere in pericolo di vita un mio studente? – gli fece notare mio nonno con tono candido.
L’argomentazione sembrò convincere Daniel. Io non ci cascai, sapevo benissimo che quei due erano abilissimi bugiardi in caso di bisogno.
- Allora, possiamo iniziare la nostra conversazione – continuò mio nonno con tono amabile, mentre Daniel sorseggiava lentamente il suo fatale tè – cosa ne dici di parlare prima di tutto della notte del 14 febbraio? –
Ascoltai con attenzione la voce di Daniel descrivere nei dettagli la maledetta sera che mi aveva portata in mano ai Mangiamorte, questa volta in modo impeccabile e veritiero.
- Conosci i colpevoli? – chiese Severus con tono piatto, alla fine del racconto.
- Sono stati i Mangiamorte, erano Lucius, Bellatrix e Antonin –
Rabbrividii nel sentire che li chiamava per nome, come se per lui fossero stati vecchi amici.
- Cos’è successo una volta Schiantata Lauren? –
- Mi hanno risvegliato dalla Schiantesimo che avevano lanciato anche a me per non farla insospettire e ci siamo Smaterializzati tutti e quattro nel palazzo della Congrega Oscura –
- Prosegui – gli ordinò Severus, con le mani fermamente strette sui braccioli della sedia su cui era seduto.
Mio nonno non parlava, lasciava che fosse Piton a fare le domande. Sul suo volto erano scavati molti più anni di quanti non ne avesse in realtà.
- L’abbiamo mostrata a mio padre, prima che lui ordinasse loro di portarla nel salotto e di aspettare che si svegliasse. Io sono rimasto con lui, doveva parlarmi di quello che avrei dovuto fare una volta tornato a scuola. –
- Chi è questo padre di cui tu parli? –
Daniel si morse le labbra con forza, come per impedirsi di svelare un segreto importantissimo.
- Lord Voldemort – sussurrò in modo a malapena udibile.
Vidi Severus sussultare, mentre mio nonno assumeva un colorito cereo.
Rimasero immersi nel silenzio per qualche minuto, prima che Piton si decidesse a riprendere in mano la situazione.
- Hai rivisto Lauren dopo quella sera? –
- Sì, un paio di volte. L’ho baciata, dormiva come un angioletto… - mormorò lui, mentre gli occhi gli si accendevano di qualcosa di indefinito - …sta bene, lei sta bene. –
Mio nonno tirò un sospiro di sollievo, mentre Severus si alzava in piedi.
- Se non c’è altro da chiedere, Albus, credo sia il caso di consegnarlo a Madama Chips e di proseguire nella ricerca di Lauren – osservò lui, sembrando leggermente sconvolto.
- Solo un’ultima cosa, ragazzo mio – lo fermò mio nonno, puntando i suoi occhi dritti su Daniel per la prima volta dall’inizio del ricordo – dove si trova precisamente il palazzo della Congrega Oscura di cui parlavi prima? –
Vidi un orribile ghigno trionfante dipingersi sui dolci lineamenti di Dwight, illuminando i suoi occhi di una luce malefica.
- Vada a chiederlo a mio padre – rispose lui con tono arrogante – è lui il Custode Segreto –

I ricordi sembrarono essere terminati, tanto che mi ritrovai di nuovo nell’ufficio di Severus.
Aveva ancora la testa tra le mani, sembrava ancora incredibilmente fragile per essere lui.
- Professore… si sente bene? – gli chiesi esitante, temendo di attirarmi contro la sua rabbia.
- Certo – replicò lui con tono freddo, ma meno convinto del solito – e ora, signorina Silente, se hai visto entrambi i ricordi ti chiederei di riportare il Pensatoio a tuo nonno –
Annuii rapidamente, prima di ricordarmi che non mi stava nemmeno guardando.
- E’ sicuro di non avere bisogno di niente? –
Alzò lo sguardo, fissandomi in un modo indecifrabile, prima di sospirare di nuovo.
- No, Lauren, grazie. Ora vai, per favore. –
Obbedii immediatamente, cullando tra le mie braccia il Pensatoio, senza poter fare a meno di scervellarmi sul perché di quello strano atteggiamento di Severus.

Quella sera però mi dimenticai quasi del tutto del mio professore, tutta presa dal doppio festeggiamento organizzato nella Sala Comune del dormitorio del Settimo anno.
Da brava Responsabile avrei forse dovuto oppormi, ma sarebbe stato impossibile smorzare l’entusiasmo dei Serpeverde e dei Grifondoro.
Sì, esatto, entrambe le Casate festeggiavano. Per la prima volta in tutti quei secoli, il Torneo di Quidditch di Hogwarts era terminato in un incredibile pareggio. Serpeverde aveva vinto la partita di quella mattina, ma i punteggi finali erano esattamente gli stessi.
585 punti per Grifondoro e Serpeverde, 500 per Corvonero, 320 per Tassorosso.
Mi ritrovai quindi presa in una baraonda ingestibile, tra bottiglie di Whisky Incendiario e palloncini dei Tiri Vispi Weasley, tra coppiette innamorate e imbucati minori di diciassette anni.
L’unica cosa che mi preoccupai di fare per mantenere la legalità fu controllare assiduamente che nessuno degli altri dormitori si introducesse nel nostro. Non avrei sopportato la vista di Ginevra o Astoria in modalità flirt con Draco e Blaise.
Quella sera vidi per la prima volta Hermione ubriaca, Ronald ballare con Pansy, Draco e Harry esultare insieme per il risultato del Quidditch.
Mi dovetti giustificare decine di volte con Blaise per non aver assistito a neanche una delle partite che aveva giocato, dovetti promettere che una volta entrato in una squadra di professionisti sarei andata ad almeno una delle sue partite.
Dopo il primo, lungo momento di euforia – durò dalle nove circa a mezzanotte – tutti sembrarono calmarsi. Il principale argomento era il Ballo che ci sarebbe stato il giorno dopo, molti però fantasticavano anche sul loro possibile futuro.
Sentii Hermione parlare di un colloquio da professoressa di Hogwarts, Harry insistere con Ronald sul fatto che anche lui potesse diventare un Auror, Lavanda e Daphne mettersi d’accordo per fondare una casa di moda magica.
Non più preoccupata dal fatto che potessero smantellare la Sala Comune, lasciai tutti senza farmi notare e salii con discrezione nella mia stanza.
Senza nemmeno mettere il pigiama, mi rannicchiai sotto le coperte e sospirai pesantemente.
Tutti sembravano avere un’idea, anche se magari solo abbozzata, per il loro futuro.
Io no. Avrei potuto fare qualsiasi cosa, forse, ma con ogni probabilità era proprio quello il problema.
Rinunciai presto a riflettere sul mio futuro. Mi dissi che in fondo, se avessi rispettato la decisione presa qualche settimana prima, non avrei avuto bisogno di pensarci.
Quella notte sognai Severus  - e non più il dannato Lucius - che mi fissava mentre io mi allontanavo senza accorgermi della sua presenza.
Forse, in qualche modo, si sarebbe rivelato il mio primo sogno premonitore.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Come potete notare, siamo quasi giunti alla fine (quante volte l'ho già scritto, ormai?). Tutte le vostre domande avranno una risposta nel giro di pochi capitoli, e poi ci saluteremo per qualche periodo. Ah, ma rimando i saluti al vero ultimo capitolo ^^
Intanto vi ringrazio come sempre per la vostra assiduità nel seguire questa storia infinita, in particolare Shion Shikage che la ha aggiunta recentemente alle Seguite.
Ho solo una piccola richiesta per voi: ho notato che le recensioni diminuiscono di capitolo in capitolo e vorrei gentilmente sapere il vostro sincero parere su questi ultimi capitoli per aiutarmi a capire come migliorare per le mie storie future.
Naturalmente non è un obbligo, solo un invito
ad aiutarmi a rendere le mie fanfiction più gradevoli per tutti.
xoxo
Lady Lynx

DarkViolet92: Lauren non ha fatto in tempo ad avvertire Lucius di questo piccolo dettaglio, il che è un peccato perchè sarebbe stato interessante vedere la sua reazione proprio come hai detto tu. E, ancora sfortunatamente, non ha avuto il coraggio di confessare a Sirius quello che era successo. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: ah, manca proprio poco per toglierti questo dubbio ^^ in effetti Lucius è molto affascinante anche se un po' fuori portata dal punto di vista dell'età, ma lo stesso è Draco... ardua decisione! xD Grazie per i complimenti e la recensione!


  
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