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Autore: Me91    20/02/2010    2 recensioni
Inghilterra 1800. Edgar è un affascinante vampiro sadico e senza scrupoli, continuamente in cerca di divertimento. Da un po’ tempo, però, nei suoi sonni durante il dì, fa l’apparizione una donna bellissima; pare un angelo sceso in terra. Nel sogno, la bella è l’unico punto di luce in tanta oscurità e la visione è completamente immersa nel silenzio. L’unico suono che si ode è un nome pronunciato dalla stessa ragazza: Artemisia.
Il vampiro se ne innamora immediatamente e inizia a cercarla. Quando infine la incontrerà si presenterà a lei, proponendole di diventare a sua volta un vampiro per vivere per sempre insieme. Ma la giovane ha dei principi e, inizialmente, farà di tutto per liberarsi di quel mostro... fino a che si accorgerà di essersene innamorata.
Secondo posto nel contest "Original contest - vampiri e immagini"
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

Che cos'altro è l'amore, se non una pazzia molto discreta, una amarezza che soffoca, e una dolcezza che fa bene?

(“Romeo e Giulietta”, W. Shakespeare)

 

L’erba danza, armoniosa, e il vento fa ballare anche gli steli più lunghi, piegandoli, flettendoli.
La luna brilla nel cielo e la sua luce accarezza i dintorni, per poi sparire un po’ più in là, mangiata dal buio.
La bella è al centro e guarda in avanti, silenziosa, mentre i suoi canditi abiti e suoi dorati capelli ballano con la brezza.
Sta per muovere le labbra, quando la visione cambia d’improvviso; una morbida nebbia invade il prato, rada, e uno scintillio alle spalle della giovane la fa voltare, come incuriosita.
Dietro la bella lady fa la sua apparizione un lago argenteo e, lontano, un famigliare castello. La ragazza guarda in quella direzione, senza parlare; è di spalle, ora, e non si scorge più, quindi, il suo volto angelico.
La nebbia si alza ancora un po’ e il sogno cambia nuovamente; nel più assoluto silenzio, la bella avanza in avanti, per poi fermarsi appena i suoi piedi, scalzi, vengono bagnati dalle placide acque del lago. In quell’istante, i suoi immacolati abiti iniziano a macchiarsi di un nero cupo, come è nera la notte, così come i capelli; l’oro muta, diviene nero.
La lady si muove ancora; si china con calma e strappa dalla terra una piccola pianta biancastra; quindi si rialza e la tiene in mano, tornando a rivolgere lo sguardo al lontano castello.
Sempre silenzio.
Nessun suono.
Nessuna voce.
Nessun nome.
E infine la visione sparisce, inghiottita da quel nero.
 

Edgar balza seduto sul letto, respirando affannosamente; in volto un’espressione sconcertata. Stringe con forza le coperte, non riuscendo a calmarsi.
Perché quel sogno? Perché quel cambiamento? Perché Artemisia rimane in silenzio, tinta ora di nero?
Gira gli occhi verso la finestra dalle tende chiuse; si intravede appena la luce del giorno che rischiara i dintorni. E’ pieno dì.
Distoglie lo sguardo, non riuscendo ancora a regolare il respiro; agitato, balza giù dal letto e inizia a girare intorno nella sua stanza, con una mano tra i capelli.
«Che vuol dire, maledizione! Che sia un oscuro presagio?» si domanda, senza fermarsi.
Ricorda il sogno; il lago, il castello. Si affaccia immediatamente alla finestra, ignorando il bruciore del sole, e volge lo sguardo al limpido laghetto che si estende alla sua sinistra, oltre il cortile.
Il lago, il castello... Il mio castello e il mio lago.
Ora capisce.
«Che voglia significare che Artemisia infine accetterà?» si chiede, allontanandosi dalla finestra e tornando a girare intorno con un po’ più calma «Vorrà diventare come me? Verrà a vivere qui? Che significhi questo, il fatto che nella visione da candida e pura si tramutava, si tingeva di nero? ... Non lo so proprio.»
Si ferma e appoggia la schiena al muro, passandosi una mano sul volto stanco e provato.
Prima d’ora, non si era mai svegliato in quel modo in pieno giorno, né tanto meno aveva mai rinunciato a mangiare una sera. Probabilmente era in grado di resistere senza nutrirsi per qualche altro giorno, ancora; decisamente una fortuna, visto che di mangiare non è proprio in vena in quel momento. Allo stesso modo, sa che non riuscirà a dormire ancora per quel giorno.
Posa il capo indietro sulla parete, pensieroso.
Devo controllare come sta... devo stare con lei di più.
Si rende conto di non riuscire più a sopportare l’assenza di Artemisia nemmeno nelle ore di sonno.
Forse è per questo che ho avuto l’incubo... Devo tornare da lei.
Si stacca dal muro e si prepara; vuole raggiungerla subito. 

«Cugina...» con un sorriso, il volto allegro della dolce Cecily fa la sua apparizione da dietro il tronco del grande salice sotto la cui ombra è seduta Helen, che alza gli occhi verso l’altra, sorpresa.
«Cecily! Pensavo fossi ripartita questa mattina... che fai ancora qui?» chiede Helen, mentre Cecily si va a sedere al suo fianco.
«Mio padre ha avuto un contrattempo.» sospira la giovane mora, visibilmente seccata «Partiamo tra poco... In questo modo, però, saremo a casa solamente quando calerà la notte; avevo programmato già tutto il mio pomeriggio e ora non potrò più fare niente.» torna a sorridere guardando la cugina «In ogni modo, non ho saputo resistere e sono venuta a salutarti.»
«Sai che mi fa piacere stare in tua compagnia.» anche Helen le sorride dolcemente «Potevi venire a pranzo... Se avessi saputo che non saresti partita subito ti avrei invitato sicuramente.»
«No, sono qui solo per un veloce saluto.» le spiega l’altra «Ti passerò a trovare presto, comunque.»
«Sarebbe fantastico.» annuisce Helen.
Cecily si mostra preoccupata quando dice:
«Ho sentito che sei stata male questa notte e che ti sei alzata dal letto solo verso mezzodì... come stai ora cugina Helen?»
«Meglio.» la rassicura, posando una mano sul petto «Solo un dolore passeggero.»
Cecily non sembra affatto rincuorata.
«Mi dispiace molto cugina... Vorrei tanto che guarissi...» confessa tristemente.
Helen distoglie lo sguardo, puntandolo al suolo.
«Credo che non potrò mai guarire.» mormora con un’espressione scura.
Cecily va ad abbracciarla con affetto, dicendo:
«Non smettere mai di sperare. Io sono certa che presto starai bene.»
«Grazie.» Helen ricambia l’abbraccio.
Le due si dividono e Cecily, tornando allegra per tirare l’altra su di morale, indica il libro che Helen tiene in una mano ed esclama:
«“Romeo e Giulietta”? Cugina, che cos’è tutto questo romanticismo improvviso?»
«Oh, questo...» Helen abbassa gli occhi sul libro, arrossendo «Ho avuto semplicemente voglia di leggerlo di nuovo...» prova a dire in imbarazzo.
«Uhm, qui c’è di mezzo un uomo...» Cecily le rivolge uno sguardo furbo «Non ho dubbi! ... Per caso hai deciso di accettare la mano di cugino Gordon?» si mette a ridere.
«Giammai!» anche Helen ride con lei.
«Signorina Cecily...» si avvicina una domestica.
«Sì?» fa la giovane, asciugandosi gli occhi lacrimanti per il gran ridere.
«La vostra carrozza è pronta. Vostro padre vi sta aspettando.» conclude la donna.
«Oh, è già ora di andare...» storce le labbra, dispiaciuta.
«Torna a trovarmi presto, d’accordo?» si rassicura Helen.
«Sì, sì, cugina, non temere! A presto!» la saluta Cecily, alzandosi e avviandosi poi alla carrozza insieme la domestica.
«A presto.» le dice dietro Helen, guardandola andarsene.
Non stacca lo sguardo da quella direzione finché non vede la carrozza allontanarsi. Con un sospiro, quindi, si raddrizza, pronta a continuare la sua lettura, quando una voce famigliare alle sue spalle la fa sobbalzare:
«Davvero una giovane piena di gioia di vivere, tua cugina.»
Helen si gira di scatto, notando così Edgar di fianco il tronco dell’albero con le braccia incrociate e una spalla postata sul legno.
«Che ci fai qui?» si stupisce la lady, incredula «E’ pieno giorno! E’ da poco passata l’una!»
«Lo so bene.» Edgar fa una smorfia «Il sole è particolarmente cocente, in effetti. Ma quest’ombra mi dà un po’ di sollievo.»
«Starai soffrendo molto...» constata Helen, impensierita.
«Sbaglio, Artemisia, o ti stai preoccupando per me?» sorride furbo lui, compiaciuto.
«Ti sbagli!» Helen distoglie lo sguardo, mentre le guance le si colorano lievemente di rosso.
Lui sorride ancora un po’ e, sedendosi elegantemente al fianco della giovane, domanda:
«Ti spiace se siedo qui?»
La ragazza scuote appena il capo, tornando a rivolgere lo sguardo sulla copertina del libro, pensierosa.
Edgar nota il titolo e, con un tono suadente, afferma:
«Questa tua “voglia” di Shakespeare è nata grazie a me e alle mie parole, vero?»
«Sbagli di nuovo, vampiro.» nega fieramente Helen, posando a terra il libro «Un’idea d’amore così fine e profonda che solo Shakespeare, in particolare in “Romeo e Giulietta”, riesce a trasmetterti, non può in alcun modo essere associata ai tuoi modi, o alle tue parole.»
«Dunque non mi trovi abbastanza fine e profondo?» chiede Edgar alzando con ironia un sopracciglio.
«Infatti.» asserisce lei, guardandolo con un’aria di sfida.
Lui le rivolge uno sguardo intenso e pungente, ribattendo in un sussurro:
«L’amore che provo per te non può essere paragonato in alcun modo a dei versi di Shakespeare?»
Helen storce un po’ le labbra, non sapendo ora che rispondere.
«Ecco, vedi Artemisia? Ti lascio a corto di parole come solo delle frasi di un fine e profondo poeta posso fare.» constata Edgar, sicuro.
La giovane volta il capo verso la campagna che si estende davanti a loro e, con un sospiro malinconico, dice:
«Forse non hai ancora compreso che devi dimenticarmi.»
«Come posso farlo?» le chiede Edgar, portando il busto in avanti per avvicinarsi di più a lei «Artemisia, non posso!»
«E invece devi.» Helen torna a rivolgergli con decisione lo sguardo «Continuerai solamente a soffrire in questo modo. E soffrirei anch’io, lo ammetto.»
«Perché mi fai questo, Artemisia?» insiste lui, con un accenno di disperazione nella voce, che è quasi un sussurro «Perché ti fai questo?»
Helen increspa un po’ la fronte.
«Non so di che parli.»
«Perché non accetti di amarmi?» le mormora Edgar guardandola fissa negli occhi.
Lei attende qualche istante prima di rispondere a mezza voce:
«Io non ti amo.»
«Perché non puoi amarmi?» replica il vampiro con la stessa espressione intensa di prima.
«Per via della tua condizione.» risponde Helen, con lo stesso tono di prima.
Non posso amare un vampiro... un mostro...
Si ripete, convinta.
«Allora, se rifiutassi la mia condizione, tu mi ameresti?» domanda Edgar dopo un istante.
Helen alza le sopraciglia, incredula.
«Non puoi farlo.» esclama, certa.
«Posso farlo, invece.» dichiara lui, serio «Se questo mi permetterà di stare con te... di farmi accettare da te.»
«Ma... come...?» balbetta lei, spiazzata.
«Sei certa di non voler diventare come me?» le chiede Edgar in un sussurro.
«Sì.» risponde subito lei, senza pensarci troppo.
Lui la guarda con un’aria meditabonda, poi dice lentamente:
«Quindi accetti il tuo destino... Accetti di morire a causa del tuo male.»
Helen annuisce appena con il capo, scura in volto.
Edgar rimane in silenzio qualche momento, poi riprende a dire con lo stesso tono di prima:
«D’accordo, Artemisia; tu hai fatto la tua scelta. E dunque io faccio la mia... Senza di te per me non c’è vita. Senza di te non posso più esistere. Ecco quindi che ho deciso: morirò con te.»
Helen spalanca gli occhi, stupefatta, ed esclama, allarmata:
«Non puoi, Edgar!»
«Invece sì.» insiste lui, deciso «Rifiuto così la mia condizione di vampiro. Rifiuto di nutrirmi. Rifiuterò anche di riposare al dì per stare con te e vegliare la notte su di te.»
«Morirai!» quello che esce dalle labbra della giovane è quasi un grido carico di disperazione.
Helen si porta quindi una mano alla bocca, mentre gli occhi, senza il suo permesso, divengono lucidi di lacrime.
Edgar rimane composto, con uno sguardo tranquillo e un’aria serena.
«Artemisia...» le dice con voce calda «Quindi tieni a me?»
«Non voglio che tu muoia a causa mia.» la voce le trema lievemente, e le lacrime iniziano a scendere, incontrollate «Mi sentirei in colpa... io non...»
Non riesce a concludere; Edgar ha posato una mano sul suo volto e la sta accarezzando dolcemente, rimanendo sereno.
«Se lo stai facendo per convincermi ad accettare la tua proposta di diventare come te... davvero, non posso... non puoi farmi questo...» continua a dire lei, sempre più disperata.
«No, davvero, non è per questo.» le mormora lui, accarezzandole ora i capelli «Io rispetto la tua decisione e non insisterò oltre. Perciò tu rispetta la mia, ti prego.»
«Non posso...» si morde un labbro, sentendosi in colpa.
«Artemisia, non temere per me.» le sorride appena, pacato «Questa volta non ho paura di morire, perché starò al tuo fianco. Ho vissuto fin troppo e fin troppo inutilmente. Ora sei tu il senso della mia esistenza e se tu hai deciso che è ormai l’ora, per te, di lasciarti morire, che senso ha, quindi, che io continui a vivere? Te l’ho detto: non c’è vita senza di te. Accetto dunque il mio destino, che è solo questo: vivere gli ultimi momenti della mia esistenza con te; attendendo insieme la morte liberatrice.»
«Preferisci quindi rinunciare a convincermi a passare una vita con te per sempre, per poter morire ora con me come io ho deciso?» domanda lei, non riuscendo ad accettare la cosa.
«Sì, lo preferisco.» dichiara Edgar senza esitare.
«Perché?» chiede Helen, non volendo arrendersi.
Edgar risponde a mezza voce, cupo:
«Perché non voglio che tu divenga un mostro.»
«Cos...?» rimane lievemente con le labbra dischiuse, stupita.
«Se è solo un mostro ciò che vedi in me, questo è ciò che poi penserai di te stessa quando sarai nella mia stessa condizione. E non è quel che voglio.» fa una breve pausa, poi riprende:
«Davvero, non fartene una colpa. Tu mi hai ridato la vita, Artemisia. Sono io che ho deciso di scegliere la morte. Ciò che sto vivendo con te in questi giorni è così intenso e vero che non può essere paragonato a nessun periodo della mia lunga esistenza. Preferisco quindi vivere pienamente con te questi pochi attimi, che continuare poi una vita vuota e priva di senso.»
Le prende delicatamente il volto tra le mani; lei rabbrividisce per il freddo contatto.
I suoi occhi perlacei guardano gli azzurri e lucidi di lei con una forza e convinzione tale che Helen si stente quasi vacillare.
«Edgar...» mormora, tremante.
Lui le si fa un po’ più vicino con il viso, sussurrando:
«Non aver paura di me, Artemisia.»
Lei socchiude gli occhi, ribattendo con un fil di voce:
«Non ne ho affatto.»
Le loro labbra sono così vicine che i respiri caldi vanno a legarsi insieme.
«Ti amo, Artemisia.» afferma Edgar in un sussurro e infine raggiunge le labbra di lei, che non si sottrae.
La bacia intensamente, a lungo; entrambi chiudono gli occhi e Helen alza una mano, posandola su quella di lui che è ancora appoggiata alla sua guancia.
Il cuore della giovane batte impazzito e anche Edgar sente battere il proprio cuore, nonostante ciò sia impossibile perché fermo da tempo.
Il corpo del vampiro freme appena, colto dentro da una profonda emozione, mentre Helen è persa del tutto nella bellezza di quel contatto. Si sente ammaliata, si sente bene, benissimo, e ha dimenticato del tutto il fatto che sta baciando un vampiro. Ma lui non è più un vampiro; ha rinnegato la sua condizione e l’ha fatto per lei, solamente per lei.
Come può rifiutare colui che l’ama così tanto da decidere di smettere di esistere? Non può farlo.
Ed ecco, dunque, che Helen ha capito davvero ciò che intendeva Edgar con le sue parole.
In quel momento, lui riapre improvvisamente gli occhi e, con un movimento fulmineo, sparisce in un attimo.
Anche Helen rialza le palpebre, confusa; è sparito così in fretta che è riuscita appena a percepire il movimento.
Senza capire, si guarda intorno, cercandolo, quando vede qualcuno avvicinarsi.
«Oh, no...» storce le labbra con disappunto.
«Lady Green! Eccovi, finalmente.» sorride lord Baker, raggiungendola.
«Lord Baker... che sorpresa...» fa lei con un tono piatto.
Lui si inchina e la invita a fare una passeggiata insieme.
Lei riesce a stento a non sospirare, esasperata, quindi è costretta ad accettare a malincuore.
Lord Baker le offre il braccio e insieme si avviano per il prato, allontanandosi dal salice; Helen lancia un ultimo sguardo speranzoso in quella direzione, ma non vede nessuno.
«E’ una splendida giornata, non trovate?» esordisce l’uomo, indicando il cielo limpido.
«Bellissima.» commenta la lady senza entusiasmo.
«Già.» fa lord Baker senza aggiungere altro.
Helen gli rivolge quindi uno sguardo serio, asserendo:
«Vi prego di smetterla di tergiversare. Vi ha invitato mio padre, non è così?»
«Infatti, Helen.» risponde lui, con un mezzo sorriso compiaciuto «Vostro padre mi ha proposto di venire a parlarvene.»
«Non c’è proprio nulla da dire, August.» afferma lei, distogliendo lo sguardo «Mio padre vi avrà già comunicato il mio parere, suppongo.»
«Mi ha solamente detto che siete ancora un po’ scettica.» fa un gesto con la mano per indicare noncuranza «Vi capisco, Helen, non ci conosciamo molto bene.»
«Un po’ scettica?» ripete lei, staccandosi da lord Baker e rivolgendogli uno sguardo duro «Forse non avete compreso: io non intendo sposarvi, lord Baker.»
«Ciò va oltre la vostra decisione, Helen.» insiste lui, calmo «Vostro padre è d’accordo; il nostro matrimonio è già stabilito.»
«Scordatevelo.» sibila la lady, decisa.
Lui le rivolge un sorriso sicuro e ironico e dice:
«Helen, fatevene una ragione. Questo maggio diventerete mia sposa.»
«Mi rifiuto.» insiste Helen con fermezza.
«A costo di portarvi con la forza sull’altare, noi ci sposeremo tra due mesi.» ribadisce lord Baker, sta volta serio «Sono venuto solamente a comunicarvelo. Ora perdonatemi, lady, ma sono pieno d’impegni.» si inchina ancora «A presto, mia sposa.»
Helen gli dà immediatamente le spalle e si dirige al salice. Lord Baker le lancia un ultimo sguardo di trionfo e se ne va a sua volta.
La ragazza raggiunge il salice e, frustrata, appoggia pesantemente la schiena al tronco, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
«Artemisia...»
Helen alza subito lo sguardo e, sorpresa, vede Edgar seduto su un ramo che la sta guardando.
«Edgar...»
Lui salta a terra e le prende una mano, dicendo premurosamente:
«Ti proteggerò io, Artemisia.»
«Di che parli?» chiede lei, ancora un po’ annebbiata a causa di tutti quegli avvenimenti concentrati in pochi attimi.
«Terrò quell’uomo lontano.» spiega Edgar, serio.
Lei scuote il capo.
«Lascia stare. Ci penso io.»
«Cosa intendi fare?»
«Parlerò con mio padre.» sospira «So come fare.»
Edgar la guarda intensamente.
«Sei sicura?»
Lei gli sorride con dolcezza.
«Certo.»
Lui avvicina il suo viso a quello di lei, annusandole i capelli con gli occhi socchiusi, estasiato.
«Scusa se prima mi sono nascosto.» le mormora, tornando a rivolgerle lo sguardo «Penso sia una buona cosa non farmi vedere.»
«Sì, è meglio.» annuisce Helen, andando ad accarezzargli un braccio teneramente «Sarà il nostro segreto.»
«Oh, che bel segreto, Artemisia.» Edgar le sorride con la gioia negli occhi.
Lei avvicina le labbra a quelle del vampiro e gli sussurra:
«Ora va, amor mio... ti aspetto questa notte.»
Si baciano ancora, fremendo entrambi per l’emozione.
«Aspettami, allora. Non sarò lontano.» si rassicura Edgar, appena dividono le labbra.
Lei allora gli chiede:
«Dove si trova la tua dimora?»
Lui dirige lo sguardo oltre il prato, rispondendo:
«Là, sulle sponde del laghetto.»
«Oh, quel bel castello?» chiede la lady, osservando la sagoma lontana di torri e tetti.
«Sì, proprio quello laggiù.» le sorride lui.
«Pensavo fosse disabitato...» confessa Helen.
«In un certo senso è così.» ridacchia Edgar, senza staccare gli occhi da lei.
Allora anche Helen torna a guardarlo e dice:
«Un giorno me lo farai vedere.»
«Volentieri.»
Rimangono in silenzio a sorridere lievemente.
«Sta sera stessa parlerò con mio padre.» è Helen a parlare di nuovo «Ti riferirò più tardi.»
«Va bene.» Edgar le accarezza un’ultima volta la guancia, poi sparisce in un attimo.
Helen, sospirando sognante, posa il capo al tronco, chiudendo gli occhi.
Che meraviglioso sogno sta vivendo.

Edgar torna al suo castello e inizia a girare per le stanze in penombra, senza una meta precisa, ignorando il bruciore della luce del sole che a tratti filtra attraverso la fessura delle tende socchiuse.
Si sente euforico.
Raggiunge la sua camera e si lascia cadere supino sul letto, con lo sguardo perso tra le morbide pieghe del telo rosso sopra di lui del suo letto a baldacchino.
Nel petto gli è esplosa una gioia immensa; una gioia che non ha mai provato prima, che ora gli scorre dentro come corrente elettrica.
E’ felice; felice come non mai.
Incredibilmente, è felice di morire. La morte non gli era mai sembrata così dolce. Morirà per lei; per Artemisia. Morirà, finalmente.
Perché è così contento? Non lo sa di preciso, non sa spiegarlo. E’ come se... se stesse facendo la cosa giusta. E questo lo riempie di gioia.
Artemisia... Prima di conoscerti vedevo; vedevo bene intorno a me. E c’erano tanti sentieri da seguire; più facili, alcuni, altri intricati e oscuri. E io non sapevo mai quale scegliere. Ecco poi che sei giunta tu e mi hai indicato la strada. E’ proprio quella che avevo scartato fin dall’inizio e che temevo di percorrere perché la trovavo la peggiore di tutte le altre. Ebbene tu me l’hai mostrata come la più bella, la più giusta. Ti sei già avviata per quel sentiero, facendomi luce. E io ti seguo, Artemisia, perché finalmente riesco a vedere davvero... Adesso so cosa fare. E mi sento bene, benissimo.

Cosa accadrà dopo la morte? Non lo sa. Non gli interessa. L’importante è che se ne andrà con lei; stringendole la mano.
E giunti al cospetto degli angeli, tu tornerai con loro, Artemisia, e io andrò all’Inferno. Eppure non soffrirò affatto; perché a te affiderò il mio cuore. Tu lo porterai con te in Paradiso e staremo insieme per l’eternità; non in terra, bensì in cielo.
Si sente sfinito, stranamente. Non si era mai sentito così prima.
Sospira, stanco, e chiude gli occhi.
Riposerà un po’, per poi andare da lei. 

«Padre...»
Arnold Green alza gli occhi dal giornale che sta leggendo, comodamente seduto su una poltrona di velluto, e dirige lo sguardo verso sua figlia, appena entrata nello studio.
«Oh, Helen... Suppongo tu abbia parlato con August.» asserisce lord Green, togliendosi gli occhiali.
«E’ proprio di ciò che volevo parlarti.» Helen va a sedersi di fronte a lui con un’espressione cupa.
Il padre si accorge del suo stato d’animo e le chiede, preoccupato:
«Non ti senti bene, Helen?»
«Padre...» la giovane trae un breve sospiro, guardandolo intensamente «Non voglio sposare quell’uomo.»
Lord Green aggrotta le sopracciglia, iniziando a dire:
«Ne abbiamo già discusso; non è...»
«Fallo per me.» gli occhi le si velano di calde lacrime «Sto morendo...»
Lui si pietrifica, sbiancando.
«Helen...» mormora, a corto di parole.
«Non prendiamoci in giro, padre.» lei scuote il capo, tirando le labbra «Hai sentito il dottore, vero? Non ci sono speranze di guarigione.»
«Sciocchezze.» ribatte lord Green, cercando di mostrare sicurezza «Era solamente un ciarlatano. Ti riprenderai presto, figlia mia.»
«Non è vero e tu lo sai bene quanto me.» insiste lei, con gli occhi lucidi «Va sempre peggio... mi sento sempre peggio. Sono sempre più debole, ho sempre meno appetito, dormo sempre meno alla notte...»
«Helen, no...» lord Green si passa una mano sul volto, mentre si contrae in un’espressione profondamente addolorata «Non dire queste cose...»
«Padre...» Helen gli afferra una mano «Davvero, io non ho paura di morire.»
Lord Green non resiste e lucide lacrime iniziano a rigare le sue guance barbute.
«Sei così giovane, piccola mia...» si dispera a mezza voce, accarezzandole la mano «Non posso perderti... Non riesco ad accettarlo...»
«Ti prego di farlo, o io soffrirò di più.» ribatte lei, piangendo a sua volta.
Lui va ad abbracciarla, stringendola forte a sé; Helen si inginocchia a terra, ricambiando l’abbraccio.
«Quindi ti supplico, padre mio...» mormora tra le lacrime, ancora stretta a lui «Non voglio sposare lord Baker. E’ il mio ultimo desiderio... Vorrei solamente rimanere qui, con te, fino a che mi sarà concesso.»
Lord Green la stringe ancor di più, chiudendo con forza gli occhi carichi di lacrime; poi, annuendo con il capo, le dice:
«Sì, figlia mia, d’accordo... Parlerò domani stesso con lord Baker.»
«Grazie...» Helen sorride lievemente; felice.

Continua...

Ciao a tutti! =)

Ormai manca solamente un capitolo per concludere... spero che fin qui vi sia piaciuta. ;)
Un ringraziamento per tutti coloro che hanno letto e chi ha aggiunto la storia alle Seguite e Preferite (nel prossimo e ultimo capitolo metterò l'elenco completo). ^^

Achiko: Ehi, ciao! =) Mi segui davvero, wow... che coraggio! xD Ammetto di aver ideato la storia solo per partecipare al concorso, quindi non è tanto una fic come quelle che "posto comunemente", nel senso che magari ho sottolineato certi aspetti invece che altri... ad esempio, punto caratteristico è l'amore struggente di Edgar che, sì, è molto più umano che vampiresco... E' vero, certe cose andrebbero cambiate, ma non seguo i tuoi consigli solo perché la fic è già conclusa, se no l'avrei fatto volentieri. =) Accetto sempre consigli, figurati! Anzi, mi aiutano a migliorarmi in seguito. ^^ Sono contenta che comunque la storia ti piaccia: grazie! *//* E se hai qualcos'altro da farmi notare, non esitare a farlo! Chissà, forse un giorno rimodificherò la fic per poi postarla nuovamente... non si sa mai. -_^ Ciao!

Il prossimo e ultimo aggiornamento sarà mercoledì sera. A presto! ;)

  
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