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Autore: niebo    22/02/2010    2 recensioni
Il giovane in smocking tirò fuori dalla tasca sinistra dei pantaloni un pacchetto di sigarette. Ne sfilò una e l’accese con un accendino, preso dall’altra tasca.
“Cosa vuoi da me?!” ripetè con decisione.
“Cosa voglio da te? Semplice.” soffiò fuori dalla bocca una densa nuvola di fumo “Voglio che uccidi una persona.”
[...]“Cosa ti fa credere che ucciderò una persona per te?!”
“Io non lo credo….” Fece un tiro ed espirò di nuovo il fumo “…io sono sicuro che lo farai.”

La storia di sette persone la cui vita è indissolubilmente legata all’avvento dell’Apocalisse.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 Savin' me A thousand miles


Quando Aaron aprì la porta d’entrata, a Ulrich si presentò davanti un appartamento di discreta grandezza e modestamente decorato. Subito a lato della porta, c’era un appendiabiti appeso al muro, affiancato da un piccolo armadietto-custodia a forma di casetta, che probabilmente conteneva le varie chiavi.  Di fronte a sé vide una porta, semi aperta, da cui si intravedeva un piccolo bagno. Alla sua destra invece c’era la cucina, comunicante con l’atrio, senza però nessuna porta per entrarvi. Si poteva scorgere chiaramente che era molto spaziosa. Aveva infatti un tavolo al centro, intorno al quale si poteva girare attorno abbondantemente. A fianco alla cucina una porta chiusa, stretta nell’angolo del muro, sembrava quasi soffocare. A sinistra del bagno invece, addossato al muro, un grosso armadio in legno, contenente tutti i bicchieri, le posate, i piatti in porcellana e molte altre cianfrusaglie. Oltre l’armadio si introduceva il salotto, con un divano bianco sbiadito, un piccolo tavolino davanti  ad esso, e una televisione di fronte, incavata nel muro. Dopo il divano, sulla destra, un’altra porta chiusa. Di fronte a quest’ultima, esattamente dall’altra parte della stanza, una libreria vecchio stile, ricca di libri di ogni sorta.
L’appartamento era all’ultimo piano di un piccolo palazzo costruito molti anni prima, anche se a vederlo poteva sembrare nuovo. Il soffitto della sala era perciò spiovente, seguendo la forma del tetto della costruzione. Proprio sopra il divano, sul soffitto per intenderci, c’erano due lucernari (grossi abbastanza perché ci potesse passare una persona) che collegavano l’interno con l’esterno. Forse era proprio per poterle aprire che alla parete era appoggiata una scala. Ulrich comunque si accorse subito che in quella casa le finestre non erano molte, ma probabilmente se ne trovavano di altre sparse nelle varie stanze.
In generale comunque, sembrava una casa piuttosto composta, senza grandi eccedenze o stravaganze, come Ulrich credeva di aspettarsi da dei tipi come quelli che gli stavano accanto.
“Il divano è miooooo!!!!” gridò Newt appena entrato, correndo proprio in direzione del divano e buttandocisi letteralmente sopra.
“Newt!!!!!!! Quante volte ti devo dire di non lanciarti sul divano?!?!?! Lo distruggi così!!!! Dopo con quali soldi avresti intenzione di ripagarlo?!?” lo sgridò subito Aaron, mordendosi la lingua dopo essersi accorto di avergli fatto la stessa domanda al bar e aspettandosi la stessa risposta.
“Con i tuoi ovviamente!!! Viviamo insieme, non siamo anche in comunione dei beni?!” Gli rispose l’altro sfilandosi la maglietta da sotto il poncho. Era forse più logico togliersi il poncho e rimanere in maglietta, ma evidentemente era affezionato a quel capo d’abbigliamento.
O almeno questo fu quello che pensò Ulrich a riguardo.
“Ah ah, mi spiace Newt! Noi non siamo per niente in comunione dei beni!” gli rispose l’altro mentre si levava il giubbotto con la schiena rivolta verso Newt ma voltandosi per fargli una linguaccia.
“Ah sì è così??? Beh allora vorrà dire che mi butterò addosso a qualcos’altro!!!”
E così dicendo il piccoletto saltò giù dal divano prendendo la rincorsa e saltò addosso ad Aaron, aggrappandosi alla sua schiena, in una posizione tale da farlo sembrare il guscio di una tartaruga.
Al contatto, Aaron si girò ridendo.
“Scendi brutto parassita!” gli disse sorridendo.
“Neanche per sogno! Così impari a cacciarmi dal divano!!!”
E con una mano scombinò tutti i capelli all’amico, mentre con l’altra si reggeva al suo collo.
“Ehi!!! Lascia stare i miei capelli!!!” gli urlò contro Aaron.
Improvvisamente ebbe un’idea.
Si girò a guardare Newt che gli stava ancora in groppa. Poi si mise a correre per il grosso atrio, in direzione del divano.
“No…. Aaron…. cos’hai intenzione di fare?!?!? No!!!! Fermatiiiii!!!!”
Ma l’altro, contraddicendosi da solo, si buttò sul divano, schiacciandosi sopra Newt che, dal canto suo, affondò nei cuscini sotto il peso dell’amico.
Nel frattempo Ulrich si voltò a guardare Piotr, che gli stava accanto e che osservava la scena, con un lieve compiacimento, dall’uscio.
Aaron si rialzò dal divano, come se nulla fosse successo, pulendosi le mani e le ginocchia.
Poi si ricordò della presenza di Ulrich, che aveva abbandonato davanti all’entrata, e corse subito da lui.
“Scusami…dovevo dargli una piccola lezione….” Disse a Ulrich grattandosi la testa e allargando il suo sorriso.
“Non è finita qui!!!!” urlò qualcuno dal salotto.
“Vado io….” Disse Piotr dirigendosi verso dove si trovava Newt, avendo capito le intenzioni di Aaron.
Quest’ultimo voleva infatti far fare un breve tour della casa al nuovo arrivato. Lo faceva sempre quando qualcuno vedeva il loro appartamento per la prima volta.
Manco ci fosse chissà cosa da vedere…
“Ti mostro un poco la casa, ok? Così saprai orientarti in caso avessi bisogno di qualcosa…Non ti preoccupare farò molto velocemente, non ti voglio annoiare!”
Parla come se dovessi venire a vivere qui…
Per prima gli mostrò la cucina, subito lì sulla destra. Era esattamente come l’aveva intravista. Spaziosa, con un tavolo in legno al centro e con una grande porta finestra che dava sul balcone abbastanza ampio da contenere due sedie (o anche tre) in plastica verde scura. Il mobilio era dei quei tipi antiquati che di solito piacciono tanto ai genitori….A proposito….
….Dove sono i loro genitori? Possibile che….che li abbiano lasciati vivere da soli già a questa età….?
“Ok, questa era la cucina. Ora ti mostro la mia camera.”
La camera di Aaron era proprio quella che si trovava dietro la porta soffocata all’angolo dell’atrio.
Dopo che l’altro ebbe aperto la porta, alla vista della stanza, Ulrich spalancò gli occhi. Sopra un letto matrimoniale, appeso al muro bianco, spiccava un grande quadro, su cui era dipinta in primo piano una rosa rossa, stesa su uno sfondo completamente nero.
Era l’oggetto della stanza che più dava nell’occhio, dato il soggetto e la sua grandezza.
“Ti piace? L’ha dipinto mia mamma.” Disse Aaron notando lo sguardo di Ulrich, fisso sul dipinto.
“Bhe la mia camera non è niente di speciale….ho voluto lasciarla esattamente come l’avevano lasciata loro.”
Loro…
In effetti era molto semplice come stanza…a parte quel quadro, il resto era l’arredamento comune a ogni camera da letto matrimoniale: il letto, sulla destra rispetto all’entrata, un grosso armadio proprio di fronte a loro, a fianco del quale c’era una finestra; ai due lati del letto due piccoli comodini, con sopra una piccola lampada ciascuno. Erano entrambe fatte di vetro, con disegnati sopra dei motivi a fiori molto carini.
“Ti faccio vedere una cosa.” Disse Aaron avvicinandosi alle lampade.
Ulrich rimase stupito al vedere una delle due accendersi dopo che Aaron ne aveva toccato il rivestimento in vetro che nascondeva la lampadina.
“Hai visto? Si accendono toccandole. Non sono belle? Quando ero piccolo mi divertivo molto a giocarci. E guarda. Più le tocco e più la luce che fanno aumenta. Finchè poi si spengono.”
E infatti così fu.
Tocca, tocca, tocca e puf.
Spenta.
Che cosa strana…non avevo mai visto una lampada del genere…
Di fronte al letto, addossato al muro, c’era uno di quei tavolini dall’aspetto settecentesco con uno specchio ovale dalle decorazioni in legno scuro lungo tutto il contorno. Sul tavolino solo un vecchio portamatite e uno scrigno porta gioie.
L’ultimo dettaglio della camera era un vecchio specchio che si trovava a fianco al letto, esattamente appeso al muro che stava di fronte all’armadio.
“Così quando mi sveglio mi vedo subito allo specchio!” gli disse sorridendogli.
Era abbastanza grande per poter ritrarre per intero la figura della persona che vi si specchiava.
“Ok…la mia camera è finita. Vieni, ti mostro il bagno.” Aaron si voltò, nell’atto di uscire dalla stanza, ma vide che Ulrich non si muoveva. Stava osservando qualcosa.
“Ahhhh stai osservando quelle!” disse dopo aver individuato la direzione in cui era rivolto lo sguardo dell’altro “Sono le mie chitarre… Adoro suonarle…Non so come farei senza di loro….Anzi, colgo l’occasione per dirti che domani sera mi esibirò al locale in cui ci siamo incontrati oggi…Se ti va di venire…Così te le mostro! Perché devo ancora sistemarle…se no te le avrei mostrate ora….”
Ulrich continuava a fissare le chitarre, appoggiate al muro, ma chiuse nelle loro custodie.
Non ne aveva mai vista una.
Benché meno suonata.
Né sentita suonare.
Però gli sarebbe piaciuto vederle e soprattutto sentire il loro suono….
“Vieni…ti faccio vedere il bagno..ti va?”
A quelle parole, Ulrich smise di contemplare gli strumenti, si rigirò e uscì dalla stanza, mentre Aaron gli teneva aperta la porta.
Intanto, nel salotto, Piotr, seduto sul divano, si era messo a girare i canali in tv, per vedere se ci fosse qualcosa anche di lontanamente interessante. Newt, seduto a fianco a lui, giocava con Panda, lanciandolo in aria e riprendendolo al volo.
“Vai Panda!Su…..”
Lancio.
“….e giù….”
Presa.
“Solo un beota come te poteva chiamare un panda “Panda”…” gli disse Piotr, con lo sguardo ancora fisso sulla tv, mentre faceva passare inutilmente i canali.
Era arrivato circa al numero 53 o nei dintorni….insomma su quei canali inutili che si vedono sempre male.
“Cosa pretendi?! Ero ancora piccolo e stupido! Ero un bambino, insomma….”
“Non vedo perché tu abbia usato tutti i tempi verbali della frase all’imperfetto….all’indicativo presente sarebbero stati più corretti….”
Newt si zittì e pensò per qualche secondo a ciò che l’altro gli aveva detto.
3…..2……1…..
“Ma vaffanculo!!!!”
“Stolido…e a scopo ritardato per di più….” disse Piotr sottovoce mentre continuava a guardare i vari canali televisivi.
“Ehi!!!! Guardami in faccia quando mi insulti!!! Anzi…..ora che ci penso….non mi insultare e basta!!!!”
“Ehi, voi due laggiù!!! Non dovevamo vedere un film horror? Newt, invece di litigare, inizia a cercare tra i dvd pirata che ci sono lì sulla tavolino qualcosa di guardabile…” gridò Aaron dall’atrio.
“Va bene!” rispose Newt di rimando.
Un film horror? Non ho voglia di guardare un film horror….ho ben altro a cui pensare ora….e poi….ho vissuto per diciotto anni senza televisione…non credo che stasera ci troverò magicamente gusto a guardarla…Vorrà dire che intanto penserò come uscire da questa cazzo di situazione...e a come uscirne incolume…e sano di mente se possibile…
“Vieni, intanto ti mostro il bagno….poi li raggiungiamo in salotto e ti mostro anche la loro camera…” gli disse poi Aaron.
Dopo che ebbe aperto la porta, Ulrich rimase sorpreso al vedere che non dava direttamente sul bagno, ma che c’era una sorta di piccolo “anti-bagno” provvisto di una modesta scarpiera e di qualche altro appendi abito.
Subito dopo vi era la porta del bagno, aperta, che dava su una stanza piuttosto piccola, in grado di contenere al massimo tre persone alla volta (schiacciate come sardine però…).
Subito sulla sinistra c’era la doccia, mentre sulla destra stava il lavandino, sovrastato da un grosso specchio. A fianco alla doccia c’erano poi il bidet e, ovviamente, il water.
“Non è niente di che….insomma…è pur sempre un bagno….ci si fa quello che ci si deve fare, giusto?” disse voltandosi verso Ulrich, sorridendo divertito al pensiero della funzione principale di un bagno, funzione che però era di fondamentale importanza per poter vivere. Non aveva mai pensato all’azione di “fare i propri bisogni” o defecare (per dirla “alla Piotr”) in un modo così profondo e filosofico….
“Vieni, andiamo a vedere la stanza di quei due idioti che stanno in salotto.”
Si diressero spediti dagli altri, che, dal canto loro, erano fino a quel momento spaparanzati sul divano.
Piotr stava ancora facendo passare i diversi canali in una sorta di monotono rito, mentre Newt, seduto a gambe incrociate sul divano, era intento a passare tra le mani i vari dvd, cercandone uno che gli piacesse e che (detto fra noi) fosse sopportabilmente spaventoso.
Aaron condusse Ulrich di fronte alla porta  che introduceva alla stanza di Piotr e Newt, esattamente quella dalla parte opposta rispetto alla libreria, quella che Ulrich aveva notato essere una delle poche porte chiuse.
Aaron aprì anche quella (iniziava a sembrare il portiere di un qualche hotel…) e si scostò per mostrare al nuovo arrivato lo “spettacolo”.
Ulrich fece un passo per entrare nella stanza e rimase a bocca aperta per ciò che vide.
Quella camera poteva in realtà considerarsi a tutti gli effetti una “doppia camera”. O meglio, gli sembrò di trovarsi di fronte a due metà di due camere differenti appiccicate insieme per sbaglio. Gli vennero in mente quei cubi in legno con cui si gioca da piccoli, quelli che su ogni lato hanno la parte di un’immagine differente e che, combinando correttamente tutte le facce, componevano il disegno finito. Se accostavi due cubi con un disegno diverso, nonostante i lati combaciassero, la figura intera non si veniva a formare.
Lo stesso accadeva in quella camera. Era come se le due metà della stanza fossero due cubi, che accostati combaciano, ma che sono girati sulle facce sbagliate e che, in questo modo, non compongono alcun disegno di senso compiuto.
Divisa quasi da una linea immaginaria, aveva le due pareti principali opposte non solo nella posizione ma anche nella “decorazione”.
La parete sinistra, a fianco a uno dei due letti, era tappezzata di poster sullo spazio. Stelle, pianeti, satelliti, asteroidi e tutte quelle robe lì….più altri poster di quelli che dovevano essere i più importanti personaggi della storia dell’umanità in ogni ambito possibile e immaginabile. Ulrich riconobbe sicuramente Einstein, in quella famosa foto in cui mostra la linguaccia, Newton (che riconobbe poichè l’aveva adocchiato prima sul santino che Piotr aveva sfoderato dal portafoglio), Leonardo Da Vinci, in uno dei più noti suoi autoritratti, e poi un sacco di altra gente che, in quel momento, non si ricordava chi fosse. Qua e là anche qualche figura storico-geografica di monumenti importanti o importanti fatti storici.
Insomma era tutto tappezzato di immagini provenienti da ogni campo del sapere.
La cosa singolare era che i poster raggiungevano anche il soffitto. Anzi, per la precisione, la metà sinistra del soffitto. Infatti, proprio da lì, partiva la metà destra del soffitto, altrettanto tappezzata di poster, ma di natura completamente diversa dai precedenti.
La parete destra era ricchissima di immagini di animali selvatici (per lo più panda), di foreste, fiumi, mari, montagne, insomma tutto ciò che poteva riguardare la natura. Ogni tanto, qua è là, ma sempre su quella stessa parete, compariva qualche immagine idiota e senza senso, come ad esempio un piccione che leggeva una guida su come cagar in testa agli umani, un gatto che indossava un casco fatto con un anguria, animali di ogni sorta che si accoppiavano in fila per tre col resto di due (o comunque in posizioni talmente indefinibili da superare i limiti dell’assurdo),  un topolino che spunta tra le tette di una qualche tipa…cose del genere insomma.
Quello che più colpì Ulrich però fu una scritta al centro della parete:
“Io amo la natura e la natura ama me”
composta con lettere di diverse forme e grandezze ritagliate dai giornali, e accostate proprio come nei lavoretti dei bimbi all’asilo.
Non erano necessarie la miriade di foto di Newt che fa le boccacce, di Newt che rompe le palle a Piotr, di Newt che fa foto a Piotr in momenti improponibili, di Newt che spupazza Panda, di Newt che che si arrampica su Aaron, di Newt in posa da figo dopo aver mangiato un triplo megaburger con cipolle, maionese, ketchup, salsa barbecue, aglio, salame piccante, insalata, carne, pomodori, formaggio, insalata, carne, pomodori, formaggio, insalata, carne, ecc,… per capire che quella fosse la parte della stanza appartenente a Newt. Se non fosse stato per la presenza del letto accostato al muro (come del resto era anche il letto di Piotr dalla parte opposta della stanza) i poster e le foto sarebbero probabilmente continuati fino al pavimento. E forse anche oltre.
L’espressione di Ulrich, da palesemente scandalizzata, divenne sorpresamene divertita al vedere come quell’incontro-scontro di immagini formava una sorta di tetto che racchiudeva la camera. Grazie anche alla finestra che gli stava di fronte, alla luce del giorno la stanza doveva sicuramente assumere un aspetto allegro e colorato, contrariamente a quella più sobria e semplice di Aaron.
L’ultimo dettaglio erano, ai lati dai due letti, due armadi gemelli, delle stesse dimensioni e della stessa forma. Almeno in quello non si erano differenziati….
Ulrich stava ancora contemplando la camera quando….
“Aaron!!!!!!!!! Che cavolo stai facendo!!!!! Fallo uscire subito dalla mia stanza!!!!!!”
Newt si era appena accorto del fatto che l’amico stesse mostrando a Ulrich la sua stanza.
Aaron lo fulminò con lo sguardo.
“Che c’è???? Potrebbe mettermi un ordigno esplosivo sotto il letto!!!!!”
 “Smettila di urlare. Stai  disturbando la mia concentrazione.” Disse Piotr continuando imperterrito a fare zapping tra i canali.
“Ma di che cazzo stai parlando?!?!?! Stai solo girando dei cazzo di canali all’infinito!!!! Che cavolo di concentrazione vuoi che ti serva?????”
“Shhhh…” fece Piotr per zittirlo.
Newt incrociò le braccia e sbuffò arrabbiato.
“Quella è la mia stanza, e decido io chi ci entra.”
Nostra.”
“Eh???”
“Quella è la nostra stanza. Baggiano.”
“E allora??? Io dico che non ci può entrare.”
“E io affermò di sì.”
“E io di no!!!”
“E invece sì.”
“No!!!”
“Sì”
“No!!!!!”
“Sì”
“No!!!!!!!!!”
“Aaron dì al tuo amico che, se ha veramente  un ordigno esplosivo, si affretti a posizionarlo sotto il letto di Newt mentre io continuo a distrarlo.”
“Ehi!!!”
“Che hai ora?”
“Ti sembra il caso di stare dalla parte dello sconosciuto???”
“Io ho una domanda migliore. Cosa devo fare per farti tacere?!”
“Non starò mai zitto, gne gne.” E fece la linguaccia all’altro.
Piotr, in risposta, chiuse gli occhi e sospirò.
Poi, tenendo gli occhi chiusi, aggiunse:
“Per la tua condotta e per il tuo comportamento passato e presente sei simile a un muscide che continua a sbattere contro una finestra semi chiusa senza centrare neanche lontanamente il buco.”
“Ma che cazzo dici????”
“Che sbadato, hai ragione…. Povere mosche domestiche, mi spiace avervi insultato paragonandovi a questo idiota.”
“Ehi!!!!!!!!! La vuoi finire??????”
Piotr si voltò (per la prima volta da quando aveva iniziato a fare zapping) e lo guardò con uno sguardo alla “Ti pare? Ho appena iniziato a divertirmi…”
Newt  aprì la bocca per rispondere di rimando ma, prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, Aaron si mosse verso di loro, sbattendo forte i piedi per terra a ogni passo, evidentemente seccato (almeno per quella sera) del loro infantilismo.
Li divise con entrambe le braccia.
“Ascoltate.” Disse guardando il pavimento e stringendo i denti “Io ora vado in bagno. Se quando torno non avete finito di fare i poppanti, vi chiudo fuori casa. Entrambi. Legati insieme. Senza possibilità di fuga. Poi domattina, quando andrò a buttar la spazzatura, raccatterò un eventuale sopravvissuto, oppure (cosa alquanto più probabile) butterò i vostri resti o comunque ciò che rimane di voi dopo questa eventuale notte d’inferno nella pattumiera. E no Newt, senza fare la raccolta differenziata. Sono stato chiaro?!”
I due rimasero zitti.
Quando Aaron si arrabbiava bisognava restare muti.
E’ la regola numero 1 del codice di Aaron, pensò Newt.
O forse la numero 1 era non litigare….
Caspita non ricordo….
Poi Aaron, ancora arrabbiato, si diresse in bagno, sbattendo la porta.
Silenzio.
Piotr si voltò di nuovo verso la televisione e riprese a far passare i canali come se nulla fosse successo.
Newt aveva l’espressione di chi era stato colpito da qualcosa nel profondo. Sembrava un bambino indifeso, dopo la seria sgridata della mamma.
Forse le parole di Aaron gli avevano fatto capire che doveva smettere di fare il moccioso, che non doveva gridare né fare il mulo e comportarsi da persona normale, soprattutto in presenza di ospiti, su cui non doveva avere pregiudizi, e soprattutto che non doveva bisticciare più con Piotr….
O forse…
“No…..senza fare la raccolta differenziata no….”
Ulrich rimase a fissare la scena lì, in piedi, ancora di fronte alla porta della camera dei due perenni litiganti. Seguì Aaron con lo sguardo fino a che non fu scomparso richiudendo la porta dietro di sé.
Il bagno…..forse questo sarebbe il momento buono per coglierlo alla sprovvista…in fondo…il bagno è l’unico posto in questa casa in cui lo posso trovare da solo….e poi….è talmente piccolo che non avrebbe la minima via di scampo…mah…credo che si possa fare…
“Newt va a prendere qualcosa da mangiare.” Disse improvvisamente Piotr.
“Ehi!!! Non sono il tuo schiavetto!!! Non obbedisco mica ai tuoi ordini io….” Rispose Newt guardando Piotr con aria di sfida aspettando che gli ribattesse a tono.
Ma Piotr non disse nulla.
Newt sospirò.
“Eh va bene…..ci vado….ma non perchè me lo dici tu, sia chiaro! E’ solo che mi è venuto un certo languorino….Comunque….è per esigenza mia che ci vado, non per te! Perché io non sono mica il tuo servetto o schiavetto o….”
“Muoviti.”
Newt sbuffò. Quando voleva che rispondesse non lo faceva, e quando doveva stare zitto parlava. Che pizza però….
Mise Panda seduto composto sul divano, gli strofinò amichevolmente la testa pelosa e si diresse verso la cucina, congedandosi con un:
“Torno subito, Panda!”.
Ulrich osservò Newt avviarsi verso la cucina. Una seccatura se n’era andata.
L’altro sembrava non creare grossi problemi. Era impegnato a guardare i canali televisivi. E poi…non è che lo calcolasse molto…
Era la sua occasione buona.
Doveva sbrigarsi.
Insomma a meno che il suo angelo non avesse qualche particolare problema intestinale, fare i suoi bisogni gli avrebbe impiegato al massimo dieci minuti.
Prese l’iniziativa e si mosse spedito in direzione del bagno.
La porta dell’antibagno era aperta.
Si appoggiò con la schiena alla porta del bagno. Iniziò a rigirare il coltello impugnato nella mano destra, sempre nascosta nella grossa tasca anteriore della felpa.
Chiuse gli occhi.
Inspirò ed espirò profondamente.
Tirò fuori il coltello e lo passò alla mano sinistra, mentre appoggiò la destra sulla maniglia della porta.
Ok.
Era il momento.
3…
2….
1…….
Spalancò gli occhi e aprì velocemente la porta. Uno scatto da far invidia a un felino.
Ma quanto avrebbe voluto essere un felino o qualsiasi altra cosa in quel momento!
Non appena ebbe aperto la porta si ritrovò di fronte Aaron con la schiena rivolta verso di lui completamente nudo, se non per il paio di boxer che era impegnato a sfilarsi.
Non appena ebbe realizzato cosa stava succedendo, Ulrich richiuse immediatamente la porta, ancora più velocemente di quanto non l’avesse aperta poco prima.
Rimase appoggiato alla porta pietrificato, gli occhi chiusi e stretti e stretti quasi quanto i pugni delle mani e le guance tutte dipinte di un roseo e caldo imbarazzo.
Non si era mai sentito così imbarazzato prima d’ora.
Se avesse appoggiato una mano sulla propria guancia probabilmente si sarebbe sciolta.
Mentre teneva ancora gli occhi chiusi, sentì una voce alzarsi da dietro la porta.
“Newt!!! Quando la smetterai di fare stupide foto di nascosto nei momenti meno opportuni?! E’ ora che la pianti con queste tue pagliacciate!!!”
Non l’aveva riconosciuto.
Meno male.
Era già qualcosa.
Tirò un grande sospiro di sollievo, riaprendo lentamente gli occhi.
Quando mai l’avesse fatto.
Evidentemente il destino (o qualunque cosa fosse quella dannata cosa) ce l’aveva su con lui quel giorno.
Ma proprio tanto.
Infatti, aperti gli occhi, si ritrovò di fronte niente popò di meno che Newton.
Quest’ultimo doveva esser di ritorno dalla cucina, visto che teneva nella mano sinistra una pigna di fette di pane, mentre nella destra un barattolo aperto di Nutella, che aveva lasciato i segni del proprio passaggio anche intorno alla sua bocca.
La gamba destra era davanti a quella sinistra, che invece era rimasta dietro il resto del corpo, incollata al pavimento.
Questo stava ad indicare che Newt stava probabilmente ritornando in salotto, ma che si era in seguito bloccato dopo aver visto Ulrich.
I due si fissarono per qualche secondo, muti come pesci e pietrificati come statue.
Era difficile capire chi dei due si sentisse più a disagio.
Se Newt, che si trovava di fronte un Ulrich impugnate un coltello appoggiato alla porta del bagno in cui si trovava Aaron oppure Ulrich che si trovava di fronte un Newt che l’aveva beccato in flagrante mentre impugnava il coltello in modo alquanto sospetto di fronte al bagno in cui si trovava Aaron.
Silenzio.
Silenzio.
E ancora silenzio.
Si fissavano semplicemente perché non riuscivano a muovere gli occhi da quella posizione.
Entrambi non parlavano e non pensavano nemmeno.
Il vuoto più totale.
E il silenzio più totale.
Per fortuna, da dietro la porta, si sentì improvvisamente il rumore dell’acqua che scendeva dal doccino della doccia e la voce di Aaron canticchiare
“I’m walking on sunshine…Oooooh oooooh….I’m walking on sunshine….”
Entrambi ringraziarono mentalmente Aaron per quella gentile (e ignara) concessione.
Meno male che Aaron cantava sotto la doccia.
Per quanto in altre occasioni potesse essere irritante, in quel momento era tutto quello che avevano potuto desiderare.
Poteva anche stonare.
Non importava.
Ma tanto Aaron era un ottimo cantante e non stonava praticamente mai.
Comunque….
Nonostante la gradita performance, la situazione era ancora impantanata per bene.
Non aveva la minima intenzione di sbloccarsi.
Però in qualche modo doveva risolversi.
E grazie al cielo qualcosa accadde.
Ulrich decise di prendere l’iniziativa prima che Newt fuggisse urlando o chiamando a gran voce la polizia.
Ma in realtà non fu una cosa premeditata.
Fece la prima cosa che gli venne in mente di fare.
Si rimise il coltello nella mano destra e si avvicinò a Newt, che non fece altro che rimanere immobile, pietrificato dalla paura.
Non riuscì nemmeno a pensare che probabilmente l’avrebbe ucciso di lì a poco o che forse sarebbe stato il caso di chiamare disperatamente Piotr, Aaron o qualsiasi altra persona che potesse aiutarlo.
L’unica parte del corpo che era riuscito a sbloccare erano gli occhi, che si spostavano seguendo i movimenti di Ulrich, che si stava avvicinando sempre di più.
Non appena se lo ritrovò d fronte, Newt pensò che, se non l’avesse ucciso quel tizio, probabilmente sarebbe morto d’infarto o comunque come minimo se la sarebbe fatta addosso come un poppante.
Ulrich si fermò di fronte a lui.
Senza nemmeno incrociare lo sguardo dell’altro, con la più grande naturalezza possibile, alzò la mano che impugnava l’arma, la abbassò veloce e immerse il coltello nel barattolo di Nutella che Newt teneva in mano e poi spalmò la cioccolata sulla prima fetta di pane della pigna che Newt teneva nell’altra mano.
Fatto ciò si allontanò da lì, dirigendosi verso la cucina, come se nulla fosse successo.
Newt rimase lì fossilizzato ancora per un attimo.
La parte di pantaloni tra le due gambe iniziò a cambiare a poco a poco colore.
Si stava……scurendo?
Quasi come se fosse finita un’ipnosi allo schiocco delle dita, Newt si risvegliò all’improvviso da quello “stato di trans” e corse in salotto urlando a gran voce:
“Piooooootr!!!!!!!!!!”
Piotr, al sentire urlare il proprio nome, spostò le pupille in direzione della voce, alquanto familiare purtroppo….
“Pioooooootr!!!!!!!”
Newt si presentò subito di fronte a lui, tutto agitato. Se non fosse stato per qualche piccola e insignificante legge della fisica, probabilmente sarebbe arrivato prima della propria voce.
“Che c’è?” rispose Piotr non dando grande peso alla cosa.
Conoscendo Newt…
“Il tizio, il tizio!!!!!”
“…….”
“ Il bagno, il bagno!!!!!”
“……..”
“Coltello!!!!!Coltello coltello coltello!!!!!”
“……..”
“Insomma vuoi dirmi qualcosa???????????”
“A te la Nutella fa un brutto effetto. Non mangiarne più, ti prego. Già senza di essa sei difficilmente sopportabile…”
A quel punto Newt smise di balbettare e riprese completamente la facoltà della parola.
“Ma non centra la Nutella!!!! Non l’ ho mangiata Nutella!!!! Anzi beh….sì l’ho mangiata la Nutella….Ma non è questo il punto!!!!! Quel tipo aveva un coltello e voleva uccidere qualcuno!!!! Non so se Aaron o me ma comunque qualcuno di noi!!!!!”
Piotr si alzò dal divano.
“A proposito di coltello…..hai dimenticato il coltello per spalmare la Nutella sul pane….” Disse Piotr togliendogli di mano pane e Nutella.
“Ma la pianti di ignorarmi?????”
“Non ti sto ignorando. Se ti stessi ignorando non mi sarei accorto che ti sei dimenticato il coltello….”
“Ufffff…..Sai benissimo cosa voglio dire!!!!!!”
“Newt smettila di inventarti storie e va a cambiarti i pantaloni, che tra parentesi non ricordavo fossero di quel colore…”
“Grrrrrrrrrr sei insopportabile!!!!!” gli rispose a tono Newt dirigendosi nella loro camera per cambiarsi quei maledetti pantaloni.
Non appena Newt ebbe sbattuto la porta, Piotr incrociò le braccia davanti al petto e sospirò.
Poi si risedette sul divano.
Il suo sguardo cadde su Panda.
“Come fai a sopportarlo?” gli chiese.
Ma poi, accortosi che si stava comportando come Newt, si ricompose immediatamente e, preso in mano il dvd scelto poco prima, lo inserì nel lettore per controllare che funzionasse, facendo finta di niente.
Tanto non l’aveva visto nessuno…..
Sentì qualcuno aprire il rubinetto dell’acqua in cucina.
Dev’essere quel ragazzo….avrà avuto sete e si starà prendendo un bicchiere d’acqua…
Pensò Piotr.
Intanto Ulrich in cucina stava lavando il suo coltello sotto l’acqua fredda.
Ma guarda un po’ cosa mi è toccato fare per colpa di quel tizio…. Ma guarda un po’….Il mio povero coltello…Degradato a un comune coltello da cucina…..Meno male che lavandolo va via tutto… Caspita però potevo chiudere la porta dell’antibagno….Uffff….Stupido tizio dai capelli strambi…
Dopo averlo risciacquato ben bene, prese uno straccio appoggiato su una sedia e lo asciugò con cura.
Credo che a questo punto sia meglio metterlo via…. Sta diventando troppo rischioso tenerlo qui con me….Rischierei di farmi scoprire seriamente…e ciò vorrebbe dire l’impossibilità totale di avvicinarmi di nuovo al mio angelo…
Uscì dalla cucina e si chinò sulla sua borsa, posta subito lì, a terra a fianco dell’entrata principale. La aprì, controllando che nessuno lo stesse vedendo, e vi pose dentro il coltello. Lo nascose ben bene, insieme agli altri, sotto i vestiti di Ilian.
Mentre stava ripiegando la giacca del suo amico grande, sentì qualcuno avvicinarsi a lui da dietro.
“Bella quella giacca.”
Ulrich la prese con uno scatto e la nascose velocemente nella borsa, senza ripiegarla.
Non voleva che nessuno vedesse quei vestiti.
Erano la cosa più preziosa che aveva, e li custodiva molto gelosamente.
Inoltre poteva rischiare che l’individuo sospetto dietro di lui vedesse i coltelli….
“Eh eh, non ti preoccupare, non te la rubo mica!”
E sentì una risata.
Da quella potè capire subito chi fosse.
Si voltò e vide dietro di sé Aaron, con un asciugamano avvolto intorno alla vita e nella mano sinistra un altro più piccolo, che strofinava sui lunghi capelli per poterli asciugare.
“Vado a vestirmi, arrivo subito. Poi guardiamo il film, ok?”
Ulrich rispose tenendo ancora lo sguardo fisso su di lui, in un espressione piuttosto vaga, persa.
Aaron se ne andò in direzione della sua camera quando, ricordandosi di qualcosa, cambiò strada in direzione della cucina. Tirò fuori un sacchetto di pop corn dall’armadio e li mise nel microonde.
Uscito dalla cucina, si accorse che Ulrich, inginocchiato a terra, lo stava ancora fissando. Si fermò allora un secondo e disse:
“Non c’è film senza pop corn, giusto?”
Sorrise e se ne andò diretto in camera.
Ulrich ritirò fuori la giacca dalla borsa e, sfruttando il fatto che fosse solo, la aprì di fronte a sé.
La guardò per qualche secondo.
Sorrise con tenerezza.
Poi la strinse forte a sé.
Non era come quell’abbraccio. Non avrebbe mai potuto esserlo. Però aveva ancora il suo profumo. Infondo, nonostante tutte le volte in cui lui stesso l’aveva indossata e tutte le volte che l’aveva lavata, riusciva sempre a trovare quel profumo. Lo cercava, e lo trovava sempre. Erano quelle piccole cose che, insieme ai ricordi, gli facevano compensare la sua assenza. A colmare quel vuoto e quella mancanza che ogni giorno lo faceva morire un poco…
Si distaccò da quel finto abbraccio, ripiegò con cura la giacca e la ripose nella borsa.
Si rialzò in piedi e, prima che potesse dirigersi in salotto, sentì aprire una porta.
Si voltò e vide Aaron uscire dalla sua camera. Si era messo una vecchia felpa rossa, simile alla sua, e un paio di pantaloni di una tuta blu, con tre strisce bianche ai due lati di entrambe le gambe.
“Andiamo?” gli disse.
E si diressero insieme in salotto.
“Uh, dimenticavo!” Aaron tornò velocemente indietro, in cucina, a prendere i pop corn, un poco bruciacchiati, che lo aspettavano nel microonde.
Ulrich lo aspettò.
Aaron arrivò subito tenendo in mano la grossa ciotola di pop corn.
“Ora possiamo andare!”
Arrivati in salotto, trovarono solo Piotr seduto sul divano, assorto nei suoi pensieri.
“Dov’è Newt?” chiese subito Aaron, stupito della sua assenza.
“E’ andato in camera a cambiarsi i pantaloni.”
Proprio in quel momento Newt uscì dalla camera.
Era vestito con un simpatico pigiama bianco con disegnati sopra tanti piccoli e teneri panda. Era uno di quei pigiami da neonati, quelle tute uniche, non divise tra maglietta e pantaloni, ma completamente unite. Gli copriva anche i piedi. Era completamente pigiamato.
Ulrich non potè fare a meno di sorridere. Sembrava proprio un bambino, e lo sembrò ancora di più quando si sedette sul divano e strinse a sé Panda, pronto a vedere il film.
Poi Newt si voltò proprio verso di lui e gli rivolse uno sguardo cattivo, carico di rabbia, che sembrava dirgli “Ti tengo d’occhio!”
Ulrich tentò di rispondere con uno sguardo altrettanto malvagio, ma non ci riuscì.
Era come rispondere con un calcio a un bambino che ti tira un pugnetto su un ginocchio.
Allora decise di discostare lo sguardo, sedendosi subito sul margine sinistro del divano.
Aaron si sedette vicino a lui. A fianco ad Aaron Piotr. E nel margine destro Newt e Panda.
“Cominciamo?”disse Aaron prendendo il telecomando.
Iniziarono così a vedere il film. Le loro reazioni erano le più disparate e abbinate, come un match perfetto, ai loro caratteri.
Aaron, amante dei pop corn, se ne era totalmente impadronito e guardava il film molto interessato, totalmente preso. Ma, a dire il vero, sembrava stesse vedendo un film comico. Ogni due per tre faceva partire la sua fragorosa risata, chissà per quale strano motivo. Se appariva un mostro rideva, se qualcuno veniva ucciso rideva, se i protagonisti piangevano disperati rideva, insomma, trovava sempre qualche motivo per ridere.
Piotr, al suo fianco, era totalmente impassibile, forse anche annoiato da tutto ciò che stava vedendo. Non amava i film in generale. Li riteneva una pura ed emerita finzione. Un tipo razionale come lui preferiva agganciarsi alla realtà, al vedere creature inesistenti o persone che facevano finta di morire. C’era ben altri significati più profondi dietro il mistero della morte….
Newt, più o meno ogni tre secondi, si nascondeva dietro a Panda e gli copriva gli occhietti per evitare che si spaventasse anche lui. Nascondersi dietro il suo piccolo amico di peluche, però, lo faceva sentire un po’ in colpa, perché era un po’ come mandar in prima linea in una battaglia un suo caro amico. Allora preferiva avvicinarsi a Piotr, e ad aggrapparsi alla manica del suo golfino, o a nascondersi dietro il suo braccio sicuro.
Nel momento clue del film, dove appariva il mostro in tutte le sue spaventose fattezze, però, Newt non si limitò a nascondersi dietro il braccio di Piotr, ma lo afferrò con forza, tirandolo a sé. Piotr, strattonato improvvisamente, non disse nulla. Si limitò a guardarlo e, sfruttando il buio della stanza, a sorridergli di nascosto, intenerito dal comportamento infantile di quel rompiscatole di un amico. 
Non gli avrebbe rinfacciato il fatto che era spaventato a morte.
Newt si staccò, un poco imbarazzato, dal braccio di Piotr, ma poi, qualche scena dopo, si ritrovò ad aver ancora voglia di nascondersi dietro di lui ma, un po’ per orgoglio e un po’ per non infastidirlo, decise di non strattonarlo più. Piotr, notando che l’amico si stava trattenendo dall’avvicinarsi a lui, nascondendosi in alternativa dietro Panda, si voltò verso di lui, e gli porse spontaneamente il braccio, sorridendo con tenerezza. Newt lo guardò, gli sorrise in risposta e si aggrappò subito al suo braccio. Non lo mollò più per tutta la durata del film.
Ulrich, silenzioso, osservava i comportamenti di quegli strani individui, dipingendo mentalmente un quadro per ognuno di loro. Pensò a cosa sarebbe successo se ci fosse stato lì con loro anche Ilian, se fossero stati tutti e cinque grandi amici…
Poi continuò a riflettere sul compito che gli era stato affidato, sulla decisione che doveva prendere e sul come portarla avanti. Il film non gli interessava per niente, non sapeva neanche di cosa stesse parlando. Era impegnato a ruzzolare tra i ricordi e i pensieri nella sua mente. Inoltre era così piena, che non avrebbe trovato lo spazio per inserirci anche eventuali considerazioni sul film. Insomma…aveva altre cose più importanti a cui pensare….
E intanto il tempo passava, e il film sembrava non finire più.
Aaron, immerso nella visione, ne uscì un attimo ricordandosi della presenza di Ulrich che comunque, nonostante non parlasse, gli era ancora seduto di fianco.
“Ti piace il film?” gli disse volgendosi verso di lui.
Ma, voltatosi, si accorse che Ulrich era semi accasciato sul divano, con i lunghi capelli che gli ricadevano sul viso.
Si avvicinò per guardare un po’ meglio.
Eh già.
Si era addormentato.
Appoggiò i pop corn e si alzò dal divano.
“Che c’è?” chiese Piotr.
“Si è addormentato.”
“E quindi?!” intervenne Newt.
“Andate avanti a vedere il film. Io arrivo subito.”
Aaron si avvicinò a Ulrich e, con più delicatezza possibile per non svegliarlo, fece passare un braccio dietro il suo collo e uno sotto le sue ginocchia.
Lo sollevò.
“”Che stai facendo?!” saltò su di nuovo Newt.
“Perché?”
“Non vorrai farlo dormire qui spero! Non è che perché si è addormentato allora deve dormire qua! Anzi secondo me lo ha fatto apposta….”
“Mi ha solo anticipato, Newt.”
“Eh?”
“Gli avrei chiesto comunque di rimanere. Mi ha solo tolto il peso di domandarglielo.”
“Uffff…..”
“Zitto testone e guarda il film.” Lo riprese Piotr.
Newt allora si rassegnò.
Come continuava a succedere da tutta la serata.
Aaron portò Ulrich in camera sua, come uno sposo la sposa nel giorno delle nozze.
Aprì lentamente la porta, scoprì con cura il letto e lentamente vi adagiò sopra il ragazzo.
Lo ricoprì, facendo attenzione a non svegliarlo.
Rimase poi qualche secondo ad osservarlo mentre dormiva.
Quel viso che prima era sempre scontroso e imbronciato, ora sembrava sorridesse nel sonno, sereno e felice.
Gli sorrise dolcemente in risposta.
Si sentì un po’ come se quello sconosciuto fosse il suo fratellino, di cui si doveva prendere attentamente cura.
Se ne andò, continuando a contemplarlo da lontano e richiudendo poi pian piano la porta dietro si sé.
Tornò in salotto e si sedette, silenzioso, sul divano.
Piotr e Newt avevano messo il film in pausa.
“Allora andiamo avanti a vedere il film?” chiese Newt allegramente.
Aaron non rispose.
“Vieni mocciosetto, è ora di andare.” Disse Piotr rivolgendosi a Newt.
“Ehi!!! Perché??? Io voglio finire di vedere il film!!!!”
“Muoviti, andiamo.”
“No, non voglio!”
“Muoviti, ti ho detto.”
“No!”
Piotr allora si alzò, prese Newton per l’orecchio, e lo tirò con sé verso la camera.
“Ahi!!! Ahi!!! Così mi fai maleeeee!!!”
“Notte Aaron.” Disse Piotr entrando nella stanza.
“Grazie Piotr.” Rispose Aaron sottovoce.
Aveva perfettamente capito che non aveva più voglia di vedere il film e che, se loro non se ne fossero andati, lui non avrebbe potuto dormire in quanto, quella notte, avrebbe dormito sul divano. Piotr era inimitabile in questo. Capiva le persone solo guardandole e sapeva sempre fare le cose giuste al momento giusto.
Aaron si lasciò cadere sul divano, stendendo le gambe tra i cuscini.
Si mise a guardare il soffitto.
Nonostante l’aiuto di Piotr, sapeva che quella notte non avrebbe chiuso occhio.
Strano quel ragazzo….mi stupisce sempre più….è la prima persona che io abbia mai incontrato che non vuole rivolgermi la parola….eppure…di persone ne ho conosciute tante finora, superficialmente o meno….impossibile….perché non dovrebbe parlare? Sarà forse muto? No….mi sembra così strano….Comunque ormai l’ho presa come una sfida….una scommessa con me stesso….perché sono sicuro che ci sia qualcosa sotto….sta nascondendo qualcosa…ne sono più che sicuro….e io scoprirò cos’è…
presto o tardi…lo scoprirò…



Nota dell'autrice:

Ciao a tutti!
Sono niebo ovviamente  ^-^
Vi rompo le scatolette
giusto un attimo per fare qualche ringraziamento:

In primis ringrazio madychan & RuinNoYuki perchè mi sostengono sempre, in particolare nella realizzazione di questo scritto, che in realtà doveva essere solo un piccolo sfogo di una notte insonne....E ovviamente vi ringrazio anche per tutte le recensioni (scritte e a voce) e per avermi messo tra i preferiti! ^-^

Inoltre ringrazio con tanto caloroso affetto Mitsubachan & Ms Murder che mi hanno messo tra i seguiti ^-^
spero che la storia vi piaccia fino ad ora e che continui a piacervi (farò del mio meglio perchè sia così!) ^-^
Ovviamente ogni opinione, consiglio o critica è sempre ben accetto (non disprezzo nulla =) e ne farò tesoro!

A questo proposito ringrazio in particolare Ms Murder per la propria recensione! Non è vero che non sei brava nei commenti, con quello che hai scritto mi hai reso veramente contenta! Condivido la tua passione per Piotr e Newt (credo siano adorabili insieme =) e non ti preoccupare, commuoversi non è una cosa infantile, anzi è la semplice e pura espressione dei sentimenti che provi dentro di te ^-^  e poi...anch'io mi commuovevo mentre la scrivevo e la rileggevo, quindi...siamo in due! XD

ora me la svigno!
baxbax a tutti! ^-^

niebo



  
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