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Autore: Salice    23/02/2010    2 recensioni
Kakashi ha una nuova missione: Deve coordinare i maestri dei nuovi gruppi di genin, ma si troverà a fare i conti con una persona che non gradisce affatto la sua presenza, e che arriva diretta dal suo passato, quando ancora era vivo Obito.
(Tratta dal primo capitolo)
Kakashi si svegliò di soprassalto, ansimando. Ci mise qualche istante a identificare, nella luce grigia, la sua stanza. Inspirò profondamente, realizzando che il sole doveva ancora sorgere. Ogni notte sognava una missione del suo vecchio team. Non importava quale fosse, finivano tutte nello stesso identico, orribile modo. Si alzò, mentre il cuore tornava a battere ad un ritmo normale. Anche oggi sarebbe arrivato alla tomba all’alba.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Consigli musica di sottofondo:
Everything burns – Anastacia/Ben Moody - Testo tradotto
Broken– Elisa - Testo tradotto




Capitolo 2 – Hoshino Kokoro



Kokoro piangeva, in un angolo della casa avvolta dalle fiamme. Si stringeva le ginocchia e tentava inutilmente di tirare indietro i piedi, per sfuggire al calore del fuoco. Le lacrime rigavano le guance coperte di fuliggine. Chinò la testa, singhiozzando, nascondendo le gote roventi. Pochi istanti dopo una voce le fece sollevare il capo.
- Una bambina! – Era una ragazza i cui capelli, nella luce del fuoco, parevano anch’essi parte dell’incendio. La ragazzina le porse una mano, saltando agilmente oltre il muro di fuoco.
- Dammi la mano! Ti porto via io! – Kokoro non se lo fece ripetere due volte, e si gettò tra le braccia della ragazza, stringendosi a lei, che le accarezzò il capo, sussurrandole di calmarsi.
- Shh, non preoccuparti. Ci pensiamo noi. – Kokoro non sapeva a chi fosse riferito quel “Noi” ma si aggrappò alla giovane, improvvisamente conscia che da quello sarebbe dipesa la sua vita. La ragazzina uscì in fretta dalla casa, saltando giù dal primo piano come se niente fosse, mentre urlava:
- Sto uscendo! Ho con me la bambina degli Hoshino! – Kokoro sgranò gli occhi, trovandosi all’improvviso al gelo della notte. In strada due ragazzini, uno dai capelli neri e uno dalla capigliatura argentata, stavano lottando contro un ninja molto più grande di loro. In pochi istanti lo ridussero all’impotenza, correndo verso la ragazzina che teneva Kokoro. Fu quello dai capelli argentati a parlare:
- Ben fatto Rin! Corri dai ninja medici a mettere in salvo la bambina! Obito e io ti copriamo le spalle e controlleremo il resto! – Il tono era concitato, ma il ragazzino non si concesse un istante di pausa e si voltò, dando la schiena alle due, imitato subito dall’altro.
Kokoro fissava le spalle di Kakashi, e all’improvviso non erano più tra le case in fiamme. Si trovavano invece all’aperto, in pieno giorno, dopo la battaglia. Lei teneva strettamente le mani di Rin e di Obito, mentre Kakashi si allontanava. Avrebbe voluto urlare, ma non ci riusciva.
La voce di Obito le rimbombava nelle orecchie:
- E’ soltanto una bambina! E ha appena perso i genitori! E’ da sola! – L’altro ragazzino si voltò appena, mostrando il profilo con la maschera.
- E’ la guerra Obito, e ora siamo in missione. Muovetevi, se vuole vivere, si arrangerà. -

Kokoro si svegliò con un urlo soffocato in gola. Lentamente portò le mani tremanti al viso, respirando affannosamente. Si guardò intorno, scorgendo il profilo familiare delle sue cose nella stanza, accarezzate dalla luce della luna. La mano destra scese lentamente verso il petto, mentre tentava di calmarsi. Era a malapena l’alba, si disse. Lentamente, a fatica, si alzò in piedi. Spalancò la finestra e saltò sul tetto. Non poteva più stare in quella stanza.


***



Il giorno prima

Kokoro saltava di tetto in tetto, cercando di raggiungere il centro del villaggio. Quando fu finalmente in vista del palazzo dell’Hokage, iniziò a cercare con gli occhi la figura di Yugao, finché non la scorse appoggiata ad una colonna, e le atterrò accanto con eleganza. La ragazza dai capelli scuri le sorrise.
- Sei in ritardo! Mi ricordi il Maestro Kaka… - Kokoro la fulminò con lo sguardo, e si lasciò sfuggire quasi un ringhio tra i denti.
- Non dirlo. Io non arrivo sempre in ritardo. – L’altra ragazza si strinse nelle spalle.
- In effetti è strano vederti far tardi. Fin dai tempi dell’Accademia sei sempre stata precisa e puntuale. -
- Infatti! Niente a che vedere con la persona a cui stavi per paragonarmi. -
- Io ancora non capisco perché ti agiti sempre quando c’è di mezzo Kakashi… - tornò alla carica Yugao. Mentre si incamminavano per i corridoi del palazzo, dirette verso l’ufficio dell’Hokage, Kokoro strinse i pugni e non rispose subito.
- E’ la sua espressione vacua che mi fa imbestialire. Qualsiasi cosa succeda è sempre così spento e indifferente… -
L’amica sulle prime non disse nulla, ma la fissò in silenzio per qualche istante, aggrottando le sopracciglia.
- Sicura? Non sarà invece ancora per la storia di Obito… - Le chiese, mentre svoltavano l’angolo che conduceva proprio davanti all’ufficio, e Kokoro indossò la maschera da ANBU, posandosi l’indice sulle labbra e indicandole poi la sala d’attesa.
Davanti a loro Ibiki Morino, con il suo soprabito scuro, pareva dominare l’intera stanza, mentre misurava a grandi passi lo spazio tra la porta e la grande finestra. Abbarbicata sullo schienale di un divano invece, Anko Mitarashi si ingozzava senza ritegno di dango, e pareva del tutto disinteressata all’atmosfera tesa generata dal capo della squadra interrogatori. Kokoro e Yugao si misero da parte, posando con studiata indifferenza la schiena contro la parete opposta alla finestra, così da poter tener d’occhio tutte le uscite. Dopo anni passati nella squadra di assassinio, entrambe erano fin troppo attente a certi dettagli. Kokoro si permise di studiare a lungo gli altri presenti da sotto la maschera, suscitando appena un’occhiata diffidente da parte di Ibiki. Era davvero insolito che due membri dell’ANBU venissero convocati assieme ad altri ninja, e la situazione costrinse Kokoro a ragionare molto velocemente. Cosa aveva in mente il quinto Hokage? C’era qualche pericolo che richiedeva la formazione di una nuova squadra? Non ebbe comunque molto tempo per pensare. Shizune venne loro ad aprire la porta e li fece entrare sorridendo.
- Prego, entrate tutti insieme. -
Ibiki entrò con passo marziale, mentre Yugao e Kokoro seguirono Anko.
Quando si furono allineati davanti alla scrivania dell’Hokage, questa sollevò a malapena lo sguardo dai documenti che stava compilando, squadrandoli.
- Bene, ci siete tutti quanti. Abbiamo poco tempo, quindi non mi perderò in chiacchiere. Come sapete al momento abbiamo una carenza di personale, e mentre tutti sono impegnati a svolgere missioni, l’Accademia continua a promuovere genin che attualmente non sono seguiti. -
La donna bionda fece una breve pausa, fissandoli tutti per qualche istante prima di continuare.
- Quindi, per sopperire a questo problema, ho deciso di affidare a ciascuno di voi un gruppo di tre genin, di cui vi occuperete fino a che la questione non sarà risolta. Con loro svolgerete degli incarichi anche più difficili del normale, perché non possiamo permetterci di rifiutare nessuna missione. Ci sono domande? -
Anko emise un verso soffocato, e per un istante Kokoro si convinse che doveva essersi strangolata con un boccone. La tensione nella stanza era palpabile, e nessuno sembrava trovare il coraggio neanche di respirare, quando la voce ruvida di Ibiki spezzò il silenzio.
- Dovremmo occuparci dei genin? Chiedo perdono, Principessa Tsunade, ma non credo di essere propriamente adatto… - Kokoro non poteva dirsi più d’accordo. Che razza di maestri potevano essere, due assassine specializzate, un esperto in interrogatori nonché torture ed una sadica esaltata? La situazione del villaggio doveva essere proprio disperata, si disse.
Tsunade annuì e riprese a parlare, con un tono che chiaramente non ammetteva repliche.
- Sono perfettamente a conoscenza delle abilità di ciascuno di voi, e ammetto che la vostra propensione verso i bambini è minima, ma non possiamo permetterci di rifiutare delle missioni. Le vostre squadre potranno fare a meno di un elemento per qualche tempo. I genin promossi devono essere seguiti e formati, li voglio pronti a qualsiasi evenienza. Considerate il loro addestramento come la vostra priorità. – La risposta secca dell’Hokage non lasciava dubbi. Erano tutti spacciati.


***



- Io odio i bambini! – Si lamentò Kokoro, chiudendo gli occhi e lasciandosi scivolare sui cuscini accanto al basso tavolino di casa sua.
- Esiste una farfalla che dica “Io odio i bruchi”? – Le domandò sua nonna Ginko. La ragazza aprì un occhio e la guardò male, poi sorrise. Kokoro non riusciva a tenere il broncio davanti all’acume dell’anziana donna.
- E’ diverso. - Si sfilò i paracolpi metallici delle braccia, dopodiché slacciò il corpetto bianco dell’ANBU, lasciando sfuggire un sospiro di sollievo. Nel mentre sua nonna apparecchiava per la cena e lei si permise di fissarla a lungo. Del rosso intenso dei capelli non era rimasto un granché, eppure i movimenti della donna non sembravano quelli di una persona anziana. Afferrava gli oggetti con grazia e sicurezza, e Kokoro a volte dubitava delle motivazioni che aveva dato la nonna quando si era ritirata dal suo lavoro di ninja. Non faceva che ripetere di essere vecchia e stanca e che il chakra che possedeva era sufficiente solo per le tecniche di base. Solo gli occhi mantenevano lo stesso colore di quando era giovane. Erano di un castano caldo, quasi rossastro. Gli stessi occhi di Kokoro. Gli occhi della famiglia Hoshino. La voce tranquilla della vecchia la fece tornare con i piedi per terra.
- Ma anche tu sei stata bambina. -
- E’ stato molto tempo fa. La mia infanzia è finita quel giorno, nonna. – Replicò la giovane, forse un po’ troppo duramente. Non voleva ripensare alla notte in cui erano morti i suoi genitori, la stessa notte in cui aveva conosciuto Obito e Rin, in cui credeva di aver trovato due amici e li aveva persi entrambi poco dopo. La donna anziana espirò profondamente.
- Forse la tua è stata una breve infanzia, ma comunque sia è una missione, quindi non puoi farci niente, dico bene? -
- Purtroppo si. Ma sai cosa significa? -
- Cosa, Kokoro? – Le domandò la nonna, posando le ultime cose sul tavolo. La ragazza strinse la mascella, e le labbra assunsero una piega dura, mentre rifletteva sugli ultimi avvenimenti che avevano sconvolto il villaggio della foglia e la sua alleanza con il villaggio della Sabbia.
- Che l’Hokage pensa che potrebbe scoppiare una guerra, e anche i bambini ci finiranno in mezzo. – La ragazza si sedette a tavola, e con lei l’anziana donna.
- I bambini sono sempre stati quelli che soffrono di più nelle guerre, Kokoro. Forse, se te ne occuperai come si deve, impedirai loro di fare una brutta fine. – Kokoro sbuffò. Anche con le sue lame di chakra rovente, l’abilità della famiglia Hoshino, e con lo scudo di calore che erano in grado di generare, se si fossero trovati in un conflitto analogo a quello delle Grandi Guerre dei ninja non avrebbe potuto combinare granché. I miracoli erano certo fuori della sua portata già in una squadra di ninja assassini. Affidarle tre bambini senza esperienza non avrebbe certo migliorato le prospettive del villaggio; come se fosse possibile, con un po’ di addestramento, tenere i bambini lontani dalla morte. Se fossero finiti in guerra, ce ne sarebbe stata anche troppa per tutti.






Capitolo molto breve, ma non temete, tra una settimana il prossimo!

Versione contest


@ Elos : Sempre troppo buona. Dopotutto c'era del buono in questa storia (o almeno, io ci ho provato a mettercelo!) e non sarebbe stato giusto nasconderla. Quanto a Obito, credo che Kakashi non smetterà mai di pensare a lui...


@ Verolax: Grazie del contest e del giudizio ^^ Mi è stato tutto molto utile per migliorarmi e migliorare la storia!
   
 
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