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Autore: KH4    24/02/2010    7 recensioni
Il mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. Anche se cammino, respiro, osservo...sto forse vivendo come dovrei fare? Non lo so.Ho paura a trovare la risposta.Ho paura a guardare indietro. Ho paura di quello che sono. Ma io....chi sono?(prologo del cap.14).
La vita di Ace prima ancora che entri a far parte della ciurma di Barbabianca e durante la permanenza sulla nave di quest'ultimo, accompagnato da un dolce ragazza dal passato oscuro e ingiusto. Buona lettura a tutti!(introduzione modificata)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti!prima di lasciarvi al capitolo,saluto coloro che seguono e recensiscono la fict,in particolare porgo i miei saluti alla nuova arrivata Sachi Mitsuki.E’ sempre bello conoscere gente nuova,è un po’ come allargare la propria famiglia!Magari vi aspettavate un capitolo movimentato visto il precedente ma questo sarà tranquillo ma come ho già detto,molte piccole parti occorrono per formare qualcosa che verrà svelato più avanti quindi se siete curiosi continuate a leggere!passiamo alle recensioni!

MBP:ciao carissima!beh,non si può dire che Ace sia un santarellino,almeno nelle nostre fict!noi due sappiamo bene che è gentile ma a noi piace vedere anche quel suo lato da “canaglia”,per così dire.Jimbe poi,lo costruito basandomi sulla sua morale;è un uomo…anzi no,un pesce d’onore ma anche lui è una testa calda (anche qui sono andata a informarmi) visto che già dall’aspetto non è una personcina che si fa mettere sotto i piedi da qualcuno.Se poi fosse stata lì  anche la tua Keyra forse l’isola sarebbe saltata in aria…ih ih ih!ovviamente la tua nereide è sempre ben apprezzata,si intende!!

Maya90:cara la mia Maya, che bello sentirti dire queste cose!con tutto quello che sta succedendo,le tue parole mi rendono più calma e felice;ora come ora voglio solo poter fare una cosa:continuare a scrivere in tranquillità senza lasciarmi influenzare da niente e da nessuno.Dopo il 575 (e li si sono avverate tutte le mie previsioni;sapevo che il maledetto sarebbe saltato fuori!) ho calcolato e valutato con razionalità la situazione e sono arrivata a una conclusione(una delle tante,specifichiamo):caschi il mondo io darò sangue e anima per questa fict,dovessi lavorarci anche la notte io la porterò a compimento!!(prende fuoco e incendia la casa).Sono così contenta che trovi i vari momenti salienti ben descritti e dire che alcuni li ho messi due giorni prima di pubblicare il cap.Ogni volta faccio così:rileggo,sento che manca qualcosa e aggiungo.Anche io penso che Jimbe sia un personaggio che esprime fascino,è uno che sa come gestire la situazione;sin da Impel Down mi è piaciuto (Anche Iva-chan e i suoi dolcetti,i suoi uomini,è un personaggio davvero esuberante e particolare).One piece è ricco di personaggi davvero stravaganti!

Yuki689: tesoro mio!Ah!lo sapevo che mi dicevi così ma tanto nemmeno io posso cederti la mia Sayuri;la mia principessa dei gigli non si tocca!Va beh,scherzi a parte…direi che la scenetta di Ace che ruba un bacio innocentemente a Sayuri è stata gradita assai.Altra cosetta aggiunta poco prima della pubblicazione.Ci ho pensato su e ho detto “Ma si,vediamo un po’ che cosa ne esce”.Credo che se Sayuri lo venisse a sapere arrossirebbe e si chiuderebbe in cabina o forse diventerebbe una statua di sale come quando vede i ragni….uhm,non saprei.Acqua in bocca,almeno fino al momento propizio ih ih ih!!Devo avvisarti che questo è una capitolo tranquillo,le battaglie inizieranno dal prossimo.Questo è stato creato precedentemente in un puro momento di folle ispirazione che mi serviva per il mio solito e intricato progetto che ovviamente vedrai anzi vedrete più in là.Forse sono un po’ lenta ma se non faccio le cose come voglio sono capace di piantarle lì e di non muovere più un muscolo.

Beatrix:a-ah!te l’ho fatta!te l’ho fatta!te l’ho fatta!te…Sdeng!colpita da un mattone.Pensavi che non fosse successo proprio niente?beh mi spiace ma volevo lasciarvi di sasso e direi di esserci riuscita alla grande!A dir la verità Ace si sentiva più soddisfatto che in colpa,chissà come mai….E dire che penso sempre di scrivere cose troppo sdolcinate ma se ti è piaciuto questa scappatella,chiamiamola così,ti lascio immaginare il dopo….Visto che trattavo il passato di Ace,la presenza di Jimbe era d’obbligo quanto quella di Shanks,se no come facevo a dare un senso alla storia?

Angela90: Non posso che essere d’accordo con te!a momenti mi sono vista arrivare sciabole e mannaie perché tutti volevano sapere il passato di Sayuri e adesso che ho pubblicato questa scena credo pretenderanno di più…aiuto!!Ora che sono impegnata con lo studio,un orario da suicidio,la scrittura è la mia sola ancora di salvezza e anche te e tutte le altre!!

Sachi Mitsuki: ben arrivata e benvenuta!non scusarti per non aver recensito,come dico agli altri non è mica una colpa!sono contenta che la storia e alcuni suoi pezzi in particolari ti siano piaciuti (sto pensato di aggiungere altre scene con i ragni ma ancora non ho ben pensato come).Rispondo subito alla tua domanda sul giornale letto dalla mia protagonista:quella parte non l’ho ancora svelata perché è necessaria per un capitolo in particolare,già in elaborazione ma non preoccuparti:tutto verrà svelato a tempo debito,perciò non preoccuparti e goditi la storia!!

 

 

Erano passati quasi quattro giorni dalla visita di Jimbe e Ace ancora non era tornato. La nave, ormeggiata a poca distanza dal paese, era così silenziosa da apparire come abbandonata ma all’interno di essa, la curiosità, la preoccupazione e il dubbio, si fondevano come il metallo a contatto con il fuoco, scombussolando ogni singolo componente della ciurma. Il posto di vedetta era costantemente occupato e il lumacofono tenuto sotto stretta sorveglianza; stare lì fermi, con quel mattone addosso mentre il proprio capitano se la vedeva con un membro della flotta dei sette era pressoché straziante, specie per loro che avevano le mani legate; Bonz per esempio, non faceva che camminare su e giù per la cucina.

In teoria, non c’era motivo per cui penarsi tanto: il loro capitano era Ace Pugno di Fuoco, un avversario ostico contro cui i nemici affrontati fino a quel momento non avevano avuto alcuna possibilità di vittoria. Davanti a una sfida non si tirava indietro, nemmeno se il nemico era il triplo di lui; voleva sempre primeggiare, dimostrare che era il migliore e per quanto quel suo lato orgoglioso a volte fosse un po’ sfrontato, era una persona responsabile, che sapeva analizzare la situazione usando il cervello, sempre pronto a proteggere i propri compagni e ideali. Aveva accettato di continuare la discussione con Jimbe al santuario di Fisher Tiger esclusivamente con la condizione che i suoi seguaci non attaccassero la sua ciurma e viceversa. Don aveva ostentato e ostentava ancora quella sua svogliata impassibilità standosene semi-sdraiato contro l’albero maestro, con il berretto che gli scendeva sugli occhi e anche Sayuri si mostrava calma e fiduciosa ma con meno disinvoltura del solito.

“Non so tu Don, ma io comincio a essere seriamente preoccupata per Ace. Sono già passati quasi quattro giorni. Pensi che stia bene?”

Fra tutte le ansie che aleggiavano, quella di Sayuri era in assoluto la più forte. Insieme al medico-cecchino, era l’unica che non stesse cercando di creare un solco sul ponte della nave ma ciò non toglieva che fosse preoccupata; di tanto in tanto si torturava il labbro inferiore senza nemmeno accorgersene e guardava il mare senza scorgerci nulla che le interessasse. Era già passato diverso tempo, forse troppo, e lei cominciava a pensare che Ace non stesse affrontando la questione con il semplice uso delle parole.

“Conoscendolo, starà sicuramente facendo valere le sue opinioni a suon di fuoco e fiamme. Come sempre” fu la risposta schietta dell’amico.
“Non posso che essere d’accordo con te ma mi preoccupa il fatto che ci stia mettendo così tanto” confessò guardando il compagno.

Sedette sulle scale portando le mani in grembo.

Anche se si mostrava sempre tranquilla e parlasse serenamente, il velo d'ansia che si mischiava al suo tono di voce, era inconfondibile. Anche lei cominciava a dare segni di cedimento. Quel timore le stava letteralmente stritolando il cuore, facendole male dolore ogni qualvolta pensasse a Ace. Sfiorò con le proprie dita il tatuaggio che portava sulla spalla, come se potesse consolarla ed espirò profondamente, come per liberarsi di un decimo di quel peso ma inutilmente. Non poteva non fare a meno di chiedersi se il capitano non stesse correndo dei grossi rischi.

“Don, tu che cosa ne pensi?”
“Cosa ne penso? Penso che se continuerai a rimanermi così vicino e a chiedermi cosa ne penso ogni quarto d’ora, mi metterai più ansia di quanta tu ne abbia” sbottò irritato ”Ti ricordo che quell’enorme sushi ambulante fa parte della flotta dei sette e che il nostro signore della fiamme è un tipo molto testardo quando si tratta di menar le mani, senza contare che l’argomento per cui quei due sicuramente si stanno sicuramente prendendo a sassate è Barbabianca, persona che disgraziatamente incontreremo in un futuro prossimo!” e concluse quello sfogo con un "Che accidenti!" ben udibile.

Sayuri tacque, evitando di porre ulteriori domande all'amico; era evidente che il suo umore stava passando in una fase oltre l'irritabile, dove ogni cosa diveniva una potenziale miccia. Anche lui non ne poteva più di stare lì senza potersi muovere e il fatto che le avesse risposto così era la prova lampante di quanto desiderasse prendere a randellate qualcuno.

“Però in effetti...” fece lui con tono più accondiscendente e alzando il berretto dagli occhi “La cosa comincia a farsi un po’ troppo lunga e il bello è che noi siamo qui con le rag...a fare le belle statuine”

Era riuscito a correggersi in tempo prima che Sayuri indietreggiasse con il viso sbiancato. L’ultima cosa che voleva era doverla tirare giù dall’albero maestro. Nell’alzarsi dalle scale, la giovane lisciò le pieghe della lunga maglietta color lilla dalle spalline sottili che lasciava scoperto interamente il tatuaggio, sistemando così anche la grossa cintura marrone che teneva ferma la maglia. Sotto portava dei jeans corti che le arrivavano appena un dito sopra le ginocchia e dei stivaletti marrone scuro. Al polso, come sempre, stava l’immancabile log pose. Nel tirarsi indietro i lunghi capelli sciolti, si diresse verso la passerella.

“Scendo a fare due passi. Se succede qualcosa, puoi avvertimi col lumacofono” lo avvisò
“Si, si..” borbottò Don nell’abbassarsi nuovamente il berretto sugli occhi.

 


Quel giorno la via principale era poco affollata. La gente era presa a lavorare nelle botteghe,alcune costruite di recente, altre più antiche e vecchie dei proprietari. L’artigianato e la lavorazione delle perle erano nati lì e rappresentavano il fulcro di quel commercio, grazie alla vasta presenza di quest’ultime attorno all’isola.Sayuri camminava con passo lento guardando i pochi negozi molto distrattamente, con la mente offuscata da altri pensieri.
L’aria era ricca di profumi salmastri e la natura che si scorgeva poco distante da lì -una folta foresta-, divideva quella zona civilizzata da quella che periodicamente veniva isolata dal mare. Era là che era stato eretto il santuario in onore di Fisher Tiger ed era sempre là che si trovava Ace. Gli abitanti del posto l’avevano costruito appositamente per il loro liberatore; anche se in tanti non ci credevano, esseri umani e uomini pesce avevano condiviso lo stesso tetto: erano stati degli schiavi. L’orrore viveva ancora dentro di loro ma andavano avanti con la testa alta e proteggendo la libertà trovata e lavorando con passione: gli uomini pesce si occupavano della raccolta delle perle con moderazione e gli uomini, grazie alle tecniche apprese da quest’ultimi, le lavoravano.

La castana aveva provato dispiacere nell'apprendere la loro storia ma per quanto essa fosse ingiusta, nulla la distoglieva dal pensiero di Ace contro un membro della flotta dei sette, un membro che rispettava Barbabianca e che non avrebbe permesso che un pirata pericoloso come il moro attentasse alla sua vita.Se solo avesse potuto sapere se stava bene....

Ma aveva dato la sua parola di rimanere lì ad aspettarlo e se fosse andata ad aiutarlo o solo per assicurarsi che fosse vivo, le avrebbe mancato di rispetto. Credeva in Ace ed era l’affetto che provava nei suoi confronti a farla stare così in pensiero ma non voleva disobbedire al suo volere, anche se ciò richiedeva tutto la sua calma.

“Ohi, ohi! Che dolore..!”

Nel distaccare il suo stato emotivo dai propri pensieri, fermò il suo avanzare a pochissimi metri da un fatto che la spinse a intervenire: un’anziana signora era caduta a terra e faticava a rimettersi in piedi.

“Aspetti, la aiuto a rialzarsi”

Accorsale subito in contro, Sayuri si accovacciò accanto all’anziana, accertandosi che non si fosse fatta male gravemente.

“Sente dolore da qualche parte?” le domandò premurosamente.
“Ohi, ohi...” gemette nuovamente “Solo alla schiena...ohi!”

Aveva tentato di alzarsi ma nel darsi la spinta, un’acutissima fitta alla zona lombare aveva rischiato di farla finire a terra una seconda volta. Fortunatamente, Sayuri era lì pronta a sorreggerla.

“Non si sforzi, finirebbe solo col peggiorare. Se vuole, la posso accompagnare a casa” si offrì.

Gli occhi della nonnina brillarono. La faccia lievemente abbronzata, mostrò rughe e pieghe profonde che si contraevano in posizioni diverse ogni volta che ella cambiava espressione, come in quel momento.Nell’afferrare mentalmente la risposta positiva che il sorriso della nonnina le stava trasmettendo, la castana se la caricò sulle spalle e partì alla volta della casa dell'anziana.

“Mi auguro che stia comoda” le disse dopo un po’.
“Non temere, sto già molto meglio. Alla mia età, acciacchi del genere sono frequentissimi. Ma tu piuttosto, sai che sei molto forte? Hai un aria così fragile che non l’avrei mai sospettato”
“Non è niente di che” sorrise “Da questa parte, giusto?” s’accertò
“Si, non è molto lontano. Ancora non mi ha detto il tuo nome bambina” domandò indirettamente, curiosa.
“Oh, mi chiamo Sayuri, signora. Piacere di conoscerla”
“Sayuri, eh?” mormorò lei “E’ davvero un bel nome”

 

 
Pochi minuti dopo, raggiunsero finalmente la loro destinazione, in un vicolo poco frequentato e anche piuttosto malandato, una zona lontana dai lavori e dalla maggior parte della gente. Sayuri si stupì molto perché più che una casa, quella che stava osservando assomigliava, no, era un tendone di medie dimensioni dove solitamente risiedevano quei indovini che si vantavano di saper leggere il futuro. La stoffa era di un viola scuro abbastanza impolverato e sopra l’entrata vi era stata appesa una piccola insegna di legno, con delle lettere scritte in corsivo da quanto poteva vedere; purtroppo erano sbiadite, impossibili da leggere. Ora che rifletteva con attenzione, la castana non aveva dato troppo peso al vestiario della nonnina ma nel farla scendere con cautela, si era accorta che questa indossava una lunga gonna fatta da vari drappelli ricoperti da più veli impolverati di brillantini, tutti dalle diverse tonalità d’arancione, con sopra uno splendido scialle rosso, anch’esso pieno di brillantini, che lasciava scoperti i secchi avambracci, di cui uno ricoperto da bracciali d’oro. Anche alle mani e agli orecchi portava degli ori e i capelli neri erano raccolti in un alto e semplice chignon.

Nonostante fosse molto in là con gli anni, quel tipo d’abbigliamento e quei accessori le stavano bene, perfetti per il suo lavoro di osservatrice del futuro. Sayuri la vide dirigersi verso l’entrata e scostare la tenda delicatamente ma invece di ringraziarla nuovamente e sparire dietro ad essa, rimase sul ciglio di quel tendone, come a voler aspettare qualcosa.

“Non possiedo molto denaro ma ci tengo a ripagarti della tua gentilezza quindi, per sdebitarmi, sarò ben felice di predirti il futuro” le disse.
La ragazza sbattè un paio di volte le palpebre, stupita per l’offerta. “Oh, ma non deve, io...”
“Su, su! Non ti mangio mica, sai? Coraggio, entra” insistette.

Ancor prima che potesse risponderle una seconda volta, l’anziana le prese il polso e la portò dentro la tenda; nel sentire quelle dita raggrinzite e ossute toccargli la pelle, fu colta da un freddo brivido che la elettrizzò. La stanzetta era circolare, con solo alcune candele ai lati d’essa ad illuminarla debolmente cosicché il buio rimanesse rintanato sul soffitto. Al centro c’era un tavolo coperto da un grande tovaglia di velluto nero, su cui era posata una sfera di medie dimensioni, lucidissima e completamente trasparente. L’indovina la invitò ad accomodarsi mentre a sua volta si sedeva sistemandosi lo scialle; dopo pochi attimi di esitazione, l'ospite si sedette, seguendo con attenzione i movimenti dell’anziana; la vide finire di armeggiare con la parte superiore del suo vestito e infine portare il volto all’altezza de suo, sorridendo cosicchè le labbra colorate di rosso sbiadito fossero messe in risalto.

“Allora mia cara, per cominciare, porgimi la mano destra” le chiese dolcemente.
“Va bene” rispose anche se un po’incerta.

Alzo il braccio e lo rivolse all’indovina che con entrambe le mani, prese la sua, portandosela vicino. Con gli neri occhi, osservò le linee presenti sul suo palmo, lasciando che il dito indice scorresse leggero su alcune d’esse.

Sayuri era certa di non aver nulla da temere da quella misteriosa vecchina ma non poteva non ammettere a sé stessa di provare un leggero senso di disagio.Le mani di quella donna era così fredde...

“Uhm..sei molto difficile da scrutare. Le linee della tua mano sono un bel rompicapo” affermò nel spostare i suoi profondi occhi su quelli color cioccolato della giovane.

Sorrise. Le era capitata una persona interessante a sua detta; erano pochi quelli a cui non riusciva a leggere la mano per identificare quale fosse la loro personalità, le emozioni e la vita. La sua vocazione era fin troppo diversa da quella fasulla e inesistente delle truffatrici con cui era solita a scontrarsi. Lei era stata colta in tenera età dal potere della divinazione ed aveva sempre preso il suo mestiere molto seriamente, anche perché questo gli permetteva di far luce laddove i suoi clienti non ci riuscivano.

“E va bene. Visto che non riesco leggere la tua mano, consulteremo le carte divinatorie. Sono molto più potenti e quindi mi servirà anche il tuo aiuto”

Le lasciò la mano per poter estrarre dallo scialle uno splendido mazzo di carte decorate con motivi artistici dai colori scuri e ipnotici. Per creare quel mazzo la sibilla aveva viaggiato in lungo e in largo e solamente chi aveva, per così dire, il dono, poteva criptare il messaggio che infondevano. Le mischiò un paio di volte e poi le dispose sul tavolo in tre file da otto.

“Ora, scegli tre carte: una da ciascuna fila. Mi raccomando, scegli con attenzione, lascia che sia il tuo cuore a guidare la tua mano”
“D’accordo.”

Trovava il tutto abbastanza..misterioso, non sapeva in che altro modo definire quella seduta spiritica. Le ombre sopra la sua testa danzavano, dandole un impercettibile senso di inquietudine ma non voleva interrompere quel momento ne tanto meno farsi spaventare da delle forme astratte. La luce delle candele ondeggiava con movimenti fluidi e regolari, distorcendo la posizione di queste ultime, rinchiuse nella tenda viola. Lo strano profumo dolciastro che aleggiava le riempiva i polmoni dandole l’impressione che curiosi spiriti osservasse in trepida attesa la sua prossima mossa. Prendendo un bel respiro, Sayuri chiuse gli occhi, lasciando che il cuore le indicasse le carte da toccare: dopo pochi minuti prese la terza carta dalla prima fila, l’ottava dalla seconda e la quinta della terza, consegnandole all’anziana che, nell’osservarle, sorrise soddisfatta.

“Uhm..esattamente come immaginavo” disse nel prendere tra le mani la prima carta.

Bianco Giglio si mostrò confusa e la donna voltò nella sua direzione la carta che reggeva tra le dita scure: il disegno mostrava un angelo indossante una veste luminosa e bianca, che reggeva tra le mani una moltitudine di fiori che gli si impigliavano nei lunghi capelli castani. La pelle di un color candido bianco perlaceo stringeva quei fiori come fossero un tesoro e sorrideva come se stesse portando speranza agli sventurati. Alle sue spalle, stavano un paio di ali dalle sfumature rosee, grandi e piegate.

“Sei una ragazza molto bella, con un animo innocente e..oh, si. Come l’acqua” e mostrò la seconda carta: una mare cristallino, animato da onde dalle diverse tonalità di blu “Hai un animo placido, gentile che quando si agita tuttavia diventa inarrestabile ma da quel che vedo, non sei propensa ad essere una persona violenta visto che...”

Alzò l’ultima carta. Il suo tono di voce si era abbassato,diventando mesto e cupo. La carta raffigurava una donna, dai lunghi capelli neri mossi, vestita con un lungo abito nero dal tessuto leggero, diviso in tanti drappelli. La sua pelle bianca, quasi cerea, era ben diversa da quella dell’angelo: abbracciava possessivamente una piccola luna appena più pallida di lei. Dagli occhi azzurri di quella donna, scendevano lacrime che bagnavano la stessa luna e alle sue spalle, il paesaggio era triste, scuro come la notte. Una natura morta.

“...Il tuo dolore è così grande da far sopprimere il tuo odio. Ma tu non puoi odiare, perché sei una bambina fin troppo buona, eppure, temi la paura di liberare quella sofferenza, non è così, Sayuri?”

Una giovane dalla bellezza semplice ma invidiabile...
Un animo puro e gentile capace di diventare inarrestabile come l'oceano in tempesta...
Un dolore nascosto....

Si, quelle tre figure rispecchiavano a grandi linee chi era Sayuri. Adesso sentiva le parole bloccate in gola, mentre continuava a guardare le carte. Le prime due non erano un segreto ma la terza rifletteva il suo vero io, lo stesso che aveva rinchiuso anni addietro, lo stesso che non voleva far vedere ad Ace ma che per sua disattenzione, era riuscito a sfuggirle, seppur di poco.

Ace!

Nel pensare nuovamente al ragazzo, sussultò. Lui era ancora con Jimbe, lontano da lei e da tutti gli altri suoi compagni. La preoccupazione la assalì rapidamente e per calmarsi si portò una mano al petto, lì dove il suo cuore rischiava di scoppiare.

“Bambina mia: so per certo che hai sofferto e che la grande forza interiore di cui sei dotata e il tuo carattere ti permettono di tenere imprigionato tutti ciò che ti ferisce ma...” e sorrise nel continuare “Vedo che in te c’è qualcos’altro. Qualcosa di molto forte e a giudicare da come sospiri, direi che si tratta di amore”

La sibilla aveva pigiato il tasto giusto. Sayuri arrossì, spostando la mano che le reggeva il cuore vicino alla bocca. Gli occhi persi di prima l’avevano tradita e la sibilla aveva interpretato i suoi gesti come delle prove schiaccianti alla sua ipotesi.

“Lei..come...” balbettò.
“Oh, mia cara. Sono stata giovane anch’io e so riconoscere quando una persona è follemente innamorata di qualcuno oppure ha solo una cotta passeggera e tu non sembri essere una persona superficiale. In questo momento sei preoccupata per la sua vita, giusto?”

Sayuri annuì e la anziana sorrise con più ampiezza, rimettendo in ordine le carte e facendole scomparire dal tavolo.

“Sei smarrita e anche molto confusa ma è perfettamente naturale: il tuo è un primo amore” le spiegò “Ed è sempre il primo amore ad essere il più dolce e allo stesso tempo il più complicato ma non devi spaventarti; forse quello di cui necessiti è fare luce su ciò che provi per questa persona perché io vedo che provi un forte sentimento per questa persona e desideri fare tutto il possibile per lui. Bambina mia...” E le prese la mano “Nel tuo cuore ci sono cose che non potrai mai dimenticare. Cose che continueranno a tormentarti e che non potrai incarcerare per l’eternità. La sola via che ti si apre è quella di mostrare a questa persona chi sei e far si che lui ti accetti per quella che sei. Cerchi la felicità ma devi permettere anche a quest'ultima di avvicinarsi”

Era la verità quella che avvertiva nelle parole dell’anziana. Niente a quel mondo era duraturo, lo sapeva, come sapeva che prima o poi si sarebbe ritrovata faccia a faccia con i fantasmi del suo passato, solo che ancora..non era pronta. Anche a Yukiryu, davanti a Ace, non era riuscita a dire quello che avrebbe dovuto dire, perché non si era sentita all'altezza.

“Signora, so bene che non devo nascondere le mie paure ma vede, se le rivelassi ancor prima di sentirmi in grado di affrontarle io...sprofonderei nelle tenebre”

Lei avrebbe continuato a resistere, giorno dopo giorno, finchè avrebbe potuto. Non desiderava che Ace, Don, Bonz e tutti i suoi amici, conoscessero quel suo lato nascosto. Non voleva raccontarlo adesso, non sarebbe riuscita a sopportare una possibile delusione. Voleva solo che si fidassero di lei e che contassero sul suo appoggio. Proprio come aveva detto a Ace. L’anziana, dal canto suo, non potè che comprendere lo stato d'animo in cui era immersa la giovane. Avvertiva il suo dolore, lo vedeva come una spirale dai colori tetri circondare e tenere prigioniera quell’aura bianca e fragile che era lei.

“Se sei consapevole del tuo dolore, io non posso fare altro che credere che un giorno vivrai ancor meglio di quanto tu faccia adesso. E ora, lascia che mi sdebiti completamente, scrutando nel tuo futuro”

Avvicinò a sé la sfera trasparente, inspirando ed espirando profondamente. Richiamò a sé tutta la sua concentrazione, tutto il suo potere per vedere con gli occhi della mente quello che il futuro di quella giovane le riservava.

“Ciò che vedrai in questa sfera, potrebbe essere una traccia del tuo destino” le disse solenne “Ma potrebbe darsi che esso allora si sarà intrecciato ad un’altra persona e che la sfera mi mostri un evento che vi vedrà entrambi uniti”

Non appena la sibilla portò le mano intorno al prezioso oggetto e iniziò la lettura d’essa, Sayuri raccolse i suoi pensieri, le sue preghiere e le concentrò sull’unica persona che contava più della sua stessa vita: voleva sapere se Ace, in quel preciso istante, stesse bene, voleva solo sapere quello. Teneva in grembo le mani congiunte e pregava con gli occhi chiusi, con l’animo sospeso tra la terra e il burrone alle sue spalle. Voleva sapere soltanto quello e sarebbe stata contenta anche così ma non appena la sibilla richiamò la sua attenzione, aprì gli occhi lentamente e li posò sulla sfera.

Fu colta da uno stupore che bloccò ogni suo pensiero e focalizzò tutto il suo essere sul tondo oggetto: non era più trasparente e le candele che illuminavano la tenda si erano spente tutte quante nello stesso istante. Avvolta da un sottile buio, Sayuri vedeva agitarsi all’interno della sfera di cristallo, un fuoco cremisi che danzava e ardeva orgoglioso, quasi volesse uscire da quella tonda prigione. Emetteva una luce così radiosa che la giovane ne rimase totalmente rapita; trasmetteva sicurezza, forza, calore, un che di indomabile e assolutamente libero. La luce dalle mille tonalità rosse e arancioni illuminava il suo viso e si rifletteva nei suoi occhi come fossero due specchi perfetti. Poi, accade qualcosa che la spaventò: dai margini della sfera comparve qualcosa di anomalo: piccole onde oscure cominciarono a diventare più spesse, più grosse e il fuoco non gradì affatto la loro presenza. Iniziarono a lottare, turbinando all’interno della sfera con ferocia ma più il fuoco cercava di prevalere e più quell’oscurità nera diventava sempre più grande finchè, dopo poco, quella non lo inghiottì interamente. Vide le sue ultime luci, le luci di quel fuoco che l’aveva stregata, sparire tra quelle lingue nere e poi....lo sentì.

Un tintinnio. Uno suono metallico che non aveva mai sentito. Secco, duro...e freddo.

Non udì o vide nient’altro e la sfera tornò linda e trasparente come era prima.

“Uhm....un cattivo segno” ne dedusse la vecchia “Si direbbe quasi che questo sia stato un avvertimento”

Sayuri avvertì un’immensa fatica addossarsi sul suo petto, costringendola a respirare affannosamente e con gli occhi rivolti non più sulla sfera ma sulla tovaglia nera: nella sua mente balenava una certezza ineccepibile, una paura concretizzata. Quello che aveva visto non era stato il suo futuro. La sibilla prima di cominciare l’aveva avvertita che ci sarebbe stata la possibilità di vedere il futuro di un’altra persona se questa fosse stata legata a lei e lei, in quel preciso momento, aveva intravisto il futuro di Ace e aveva paura perché non capiva cosa avesse scorto di preciso ma intuiva che fosse comunque un pericolo per l’incolumità del ragazzo.

“Quando accadrà?” domandò. Il suo respiro era pesante.
“Non ora bambina mia ma non significa che non accadrà” le ripose mestamente.
“Lei sa dirmi come posso impedirlo?” le chiese come fosse una supplica.
L’anziana scosse la testa “Dipende che cosa vuoi impedire. Se riuscirai a dar forma a questa visione forse potrai aiutare chi ti sta a cuore ma ricorda: non potrai impedire che succeda. Puoi solo cambiare qualcosa ma non tutto quanto”

Si sentì ancor più smarrita di quanto già non fosse. In un futuro prossimo, sarebbe capitano qualcosa ad Ace e forse, nemmeno il grande affetto che provava per lui, avrebbe vinto la volontà del destino perché al mondo c’erano forze più potenti dell’amore. La sibilla le parlò di forze oscure, nascoste nell’animo degli uomini e quell’oscurità che aveva visto sconfiggere il fuoco era la più potente e la più infida che esistesse. Il solo pensiero che potesse capitare qualcosa al moro, le fece dolere il cuore. La sola consolazione che le alleggeriva quello stato, era che non stava succedendo ora. Si, Ace stava combattendo contro il cavaliere del mare ma non sarebbe capitato nulla che già non conoscesse. Il suo capitano era forte ma adesso, che aveva visto, che aveva scorto il futuro, si chiedeva come e in che modo avrebbe cambiato quella visione.

 


Un fuoco, un’oscurità e un suono metallico. Cosa posso significare?

Sin da quando aveva ringraziato la sibilla ed era tornata nel centro del paese, Sayuri non aveva fatto altro che pensare e ripensare a quei tre elementi chiave della premonizione. Riviveva con la mente quanto aveva visto e cercava di focalizzare qualche cosa che gli fosse sfuggito, ripensava alle parole della donna che gli diceva di fare attenzione a quell’oscurità, perché era la più malvagia che esistesse.

E’ nascosta. Solo con gli occhi dello spirito la potrai vedere ma attenta: saprà ingannarti usando parole sincere.

Anche quella frase era un mistero e per quanto ci ragionasse sopra, sapeva solo di non dover mai abbassare la guardia. Le voci attorno a lei le fecero capire di essere tornata nel vivo di quel posto e questo la sollevò un po’. Quel quartiere logoro e isolato le aveva fatto una brutta impressione ma la sua non era altro che suggestione creata dalla sua ansia per Ace. Si sedette su un muretto e scrollò all’indietro i capelli con la mano indossante il log pose.

Devo tranquillizzarmi; andrà tutto bene. Presto Ace tornerà e noi partiremo per una nuova isola. Si disse prendendo un bella boccata d’ossigeno.

Si ripeteva questo mentre una forte esplosione, proprio dove era stata ormeggiata la nave, attirò l’attenzione di tutti. Grida animalesche echeggiarono da lontano e ombre non ben definite si dibatterono contro qualcosa di più piccolo rispetto alle loro dimensioni. Nel realizzare il pericolo, Sayuri saltò giù dal muretto e prese a correre verso l’esterno del paese, esattamente dove c’era la nave. Fece più in fretta che potè e quando arrivò, spalancò la bocca per quello che i suoi occhi le mostravano: chi tentava di assalire la nave non era che una murena gigante. La bestia dibatteva la testa e il corpo giallognolo, mostrando i denti fini e aguzzi, concentrando quei suoi minuscoli occhi sulla preda. Era stata immobilizzata e quando questa tentò di liberarsi, Don la colpì agli occhi con un paio di colpi del suo fucile, accecandolo. Un tiro da maestro, che si concluse con la grossa mazza chiodata di Bonz che ricadde pesantemente sulla testa del mostro, spedendolo a mollo nell’acqua privo di sensi.

“Don! Bonz! Che cos’è successo?” domandò allarmata raggiungendo entrambi.
Il medico-cecchino la guardò col viso contratto per l’indignazione “A quanto pare qualcuno ha deciso di non rispettare l’accordo”
“Devono essere stati i seguaci del cavaliere del mare” constatò Bonz “Solo loro possono averci mandato contro questo bestione! Fino a un'ora fa le acque era calmissime”
“E ne manderanno ancora. A questo punto non abbiamo scelta se non quella di raccogliere il guanto di sfida, altrimenti continueranno a mandarci contro i mostri di tutti i mari”continuò Don.

La visita di quella murena gigante non era stata affatto gradita. Evidentemente i seguaci di Jimbe dovevano aver pensato che senza il capitano nelle vicinanze, sterminare la ciurma sarebbe stato un lavoretto da cinque minuti. Si sbagliavano di grosso se credevano veramente che si sarebbero fatti mettere i piedi in testa da quei sbruffoni e lo avrebbero dimostrato presto, con uno scontro alla pari. La tranquillità di quei giorni era cessata non appena quella murena era comparsa dal nulla, portando il chiaro messaggio dei seguaci di Jimbe; loro lì non erano i benvenuti. Che l’ordine di attaccarli fosse un’iniziativa o una direttiva data dallo squalo balena loro non lo sapevano ma piuttosto che stare lì a incassare colpi, sarebbero scesi in battaglia mostrando contro chi si erano messi.

“Don, suggerirei di dirigerci verso il santuario di Fisher Tiger. Probabilmente loro sono già la ad aspettarci” disse Sayuri.
“Uh? Come fai a dirlo con tanta sicurezza?” le domandò il cuoco-cannoniere sistemandosi gli occhiali.
La ragazza si inumidì le labbra e spiegò velocemente il perché della sua affermazione “Questo è il loro territorio” cominciò “E vogliono combattere nei posti dove più saranno agevolati. Se rimanessimo qui, continuerebbero a mandare mostri marini e a pochi passi da qui si trova il paese e lì c’è della gente innocente. Non possiamo permettere che qualcuno ci rimetta e temo che loro pur di provocarci, siano pronti a usare qualunque mezzo”
“Allora diamogli una bella lezione!” urlò uno dei compagni.
“Non possiamo starcene qui con le mani in mano! Il capitano non è ancora tornato!” si aggiunse un altro.

C’era un’altra possibilità che Sayuri aveva calcolato: la presenza di più seguaci. Loro ne avevano visti solo tre ma poteva darsi che alcuni fossero rimasti nascosti e che adesso stessero attaccando Ace ma lei aveva cancellato fin da subito quell’idea: anche se l’aveva osservato per poco, Jimbe le era parso piuttosto rispettoso e ben improntato a mantenere la disciplina. Se teneva all’onore come pensava, allora Ace stava bene, per modo di dire.

“Calmi! Sayuri ha ragione” intervenne Don placando i compagni “Ci hanno spedito il loro invito personale e noi non possiamo declinarlo ma non possiamo neppure coinvolgere chi non centra e visto che sono solo in tre se escludiamo lo stesso Jimbe, non ci resta che rispondergli per le rime, anche se la cosa non mi eccita per niente” trattenne un forte sbadigliò, poi continuò “Voi tutti rimarrete qui e fermerete qualunque cosa tenti di mangiarvi. Bonz, pensaci tu”
“Tranquillo cugino” lo assicurò lui rafforzando la presa sulla mazza.
“Io e Sayuri andremo al santuario. Ci terremo in contatto con il lumacofono e qualunque cosa succeda, cerchiamo di non ridicolizzare il nome che portiamo sulle spalle”
 

  
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