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Autore: Aya88    24/02/2010    2 recensioni
La vita può mettere di fronte a situazioni diverse, tristi, liete, inaspettate o a lungo attese, e questa raccolta ne racchiuderà qualche frammento.
10) Kakashi riaprì gli occhi tornando a fissare l’espressione di Sakura [...]. Non ricordava quando se ne fosse reso conto, ma osservarla impegnata nel suo lavoro si rivelava un utile diversivo per sfuggire ai postumi sia fisici che morali di una battaglia.
Paring KakashiSakura
Partecipante al "Sintetic contest" indetto da Nora_2000
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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friends

Dunque, la fic è ambientata poco dopo la morte di Jiraya e prima che Naruto parta per l’allenamento. Ho immaginato che Gaara giungesse a Konoha per informarsi sullo stato d’animo di Naruto, soffrendo per la continua sofferenza dell’amico, mentre lui grazie al suo aiuto e alla liberazione dal demone è riuscito a raggiungere un equilibrio e un po’ di serenità. Oltre a questo, non credo di dover dire altro; quindi buona lettura(si fa per dire… ) XD         

 

     Dedicata a slice e a storyteller lover, 

per il sostegno morale durante la stesura e non solo per quello.

Seguito da Temari e Kankuro, Gaara sfrecciava rapido saltando con agilità da un ramo all’altro, mentre i raggi del sole che filtravano attraverso le fronde degli alberi lo colpivano con il loro calore ancora tenue. I tre ninja sarebbero giunti a Konoha nel giro di poche ore, e procedevano verso la loro meta ognuno immerso nei propri pensieri, scambiandosi a stento qualche parola.
La decisione di partire era stata presa dal Kazekage pochi giorni prima, quando si era diffusa anche nel paese del vento la notizia della morte del Sennin Jiraya.
La sua scelta aveva repentinamente suscitato l’opposizione del consiglio, che ne riteneva ingiustificata e pericolosa l’assenza, considerando quanto fosse difficile e delicata la situazione generale dopo le ultime mosse dell’Akatsuki. Gaara, tuttavia, era riuscito a volgere a suo favore l’obiezione: proprio i recenti avvenimenti implicavano la necessità di consolidare le alleanze, pertanto un incontro diplomatico con l’Hokage, seppur breve e motivato da solidarietà, sarebbe risultato senza dubbio utile.
In tal modo aveva vinto le resistenze degli oppositori, ma non aveva convinto i suoi fratelli. Negli ultimi anni il ninja era cambiato totalmente, ma i due avevano ormai imparato a capirlo, tanto da poter intravedere nel viaggio intrapreso anche qualcosa che andasse al di là della politica. Dal canto suo, il giovane Kage si era reso perfettamente conto che avessero intuito la verità. L’aveva compreso dal loro stupore quando li aveva messi a corrente della situazione; dalle occhiate interrogative che si erano scambiati più volte; dagli sguardi che anche in quell’istante avvertiva su di sé; e dalle parole che ancora aleggiavano silenziose senza giungere a destinazione. Ma, se interrogava se stesso, non riusciva ad attribuire a quella verità il giusto peso; non sapeva se l’amicizia con Naruto fosse stata davvero determinante.
Nell’apprendere della morte di Jiraya aveva pensato subito a lui, su questo non aveva alcun dubbio, ma era anche vero che altrettanto velocemente si erano imposte alla sua attenzione le implicazioni istituzionali, che forse avevano preso il sopravvento. Tale dubbio razionale, però, contrastava con ciò che provava: più si avvicinavano a Konoha, più il desiderio di incontrarlo e di sapere come stava si faceva chiaro e intenso, mandandolo in crisi. Poteva essere il semplice affetto la motivazione di quell’impulso? Trovare una risposta che non risuonasse confusa gli risultava difficile.

 

Il sole, ormai alto nel cielo, illuminava l’imponente palazzo dell’Hokage e la montagna retrostante, creando alternanze di luce ed ombra sulla facciata circolare dell’edificio, ritmata da spioventi di legno, e sui volti scolpiti nella roccia. A pochi metri di distanza, Naruto osservava lo scenario con espressione seria e pensierosa.
Potevano trascorrere gli anni con il consueto alternarsi delle stagioni, potevano cambiare gli esponenti politici del villaggio o mutare i volti di chi vi viveva, ma quel posto di Konoha avrebbe continuato a costituire un saldo punto di riferimento per le generazioni future di ninja e di semplici civili.
Proprio tale consapevolezza, insinuandosi all’improvviso nella mente del ragazzo, l’aveva indotto a fermarsi e a riflettere.
Per lui diventare Hokage era sempre stato il sogno da realizzare, forse all’inizio per il solo desiderio di affermazione, per essere riconosciuto e accettato, ma, col tempo e col nascere di veri legami, quell’aspirazione aveva acquisito un valore ancora più intenso: avrebbe protetto il proprio villaggio e insieme ad esso le persone che più amava.
Il compito di un kage, d’altronde, era proprio guidare chi riponeva fiducia in lui e garantirne la sicurezza; un compito che implicava delle enormi responsabilità, ne era ormai cosciente, ma non avrebbe mai pensato che saperlo dovesse essere così doloroso.

“Tu l’hai lasciato andare… come hai potuto permettere che facesse un’idiozia del genere?!”
Le parole di pochi giorni prima, ancora vivide come solo la sofferenza poteva renderle, riecheggiarono nella sua testa con un fragore assordante, costringendolo ad abbassare lo sguardo.
Mentre Tsunade aveva svolto semplicemente il suo ruolo di guida, celando ogni angoscia nel profondo, lui come uno sciocco le aveva gridato contro un rimprovero ingiustificato; e ora il senso di colpa lo assaliva con il suo morso.
Se era giunto fin lì, infatti, era perché doveva e voleva chiederle scusa.
Dopo qualche istante alzò il capo, con negli occhi una luce di determinazione offuscata dal velo di tristezza, guardò fisso davanti a sé rimanendo ancora immobile, poi si diresse verso una delle scale che conducevano all’interno dell’edificio rosso.
Percorse il tragitto in breve tempo, e salì i gradini abbastanza speditamente fino a raggiungere l’ultimo piano. Una volta entrato si incamminò verso l’ufficio di Tsunade, seguendo l’andamento circolare delle pareti, adornate con serie di quadri e con lunghe pergamene disposte verticalmente. Nonostante si fosse nel pieno della mattina, il corridoio era insolitamente silenzioso e deserto; non si udiva nessuna voce provenire dagli uffici, né vi erano ninja che svolgessero i propri compiti burocratici trasportando carte da una parte all’altra del palazzo.
Naruto, però, non attribuì particolare peso alla cosa, almeno finché non si ritrovò davanti alla porta sorvegliata da due ambu. Sorpreso domandò spiegazioni e venne così a conoscenza della presenza di Gaara, notizia che incrementò la sua meraviglia e lo rese consapevole che non l’avrebbero lasciato passare facilmente. Chiese, quindi, solo di informare l’Hokage che voleva parlarle. Dopo un primo momento di esitazione, gli uomini con le maschere feline acconsentirono alla sua richiesta; il più alto bussò e attese che la voce della donna gli concedesse il permesso di entrare, poi, quando uscì, diede il via libera al ragazzo. Quest’ultimo non se lo fece ripetere due volte e superò il ninja, che subito richiuse la porta dietro di sé.
Una volta dentro, si ritrovò a pensare che sembrava trascorsa un’eternità, ma quell’ufficio sempre identico divergeva dalla sua percezione del tempo: come al solito era ben illuminato, grazie alla lunga serie di finestre che occupava la parte superiore della parete, e la scrivania di Tsunade era piena di pile di documenti.
“Buon giorno, Naruto. Devo dire che hai avuto un ottimo tempismo”, esordì la kunoichi. “Io e il kazekage abbiamo appena finito, ma credo che voglia parlarti”, continuò cogliendo alla sprovvista tutti i presenti.
Pur essendosi accorta della reazione generale non aggiunse ulteriori spiegazioni, ma ignorando i loro sguardi che esprimevano confusione si alzò lentamente. Avanzò fino a fermarsi al centro della stanza, poi invitò Temari e Kankuro a seguirla in modo da lasciare soli i due amici; i ninja di Suna si limitarono ad esprimere il loro consenso annuendo e Tsunade proseguì verso l’uscita.
“Aspetta, soba-chan! Io volevo…”, cercò di trattenerla Naruto, ma la donna, che gli dava ormai le spalle, lo interruppe prima che potesse continuare.
“Non c’è nessun problema”, disse immobile, con tono pacato e fermo, mentre a tremare dentro di lei era qualcosa dalle molteplici sfumature.
Un senso di colpa che la coscienza del proprio ruolo avrebbe dovuto attenuare, un dolore sfogato nelle lacrime giorni prima e che non l’avrebbe mai abbandonata, la consapevolezza della precarietà di ogni cosa e molto altro.
Ma il genin non c’entrava assolutamente, né tanto meno doveva addossare su di sé anche una piccola parte di quel fardello; pertanto, ancora una volta, nascose la fragilità dietro una maschera di forza.
“Davvero, è tutto a posto. Non è successo niente”, continuò voltandosi verso di lui con un’espressione serena e rilassata.
Dopodichè lasciò il proprio ufficio insieme ai fratelli Sabaku.         
L’Uzumaki, non pronto ad una simile reazione, rimase a contemplare per un po’ le venature della porta in legno, poi sospirò pensando che non potesse andare tutto bene, ma che le sue scuse non avrebbero cambiato nulla.
“Naruto”, si sentì chiamare all’improvviso, ricordando quasi solo in quel momento che Gaara era venuto fin lì anche per lui; era come se le prime parole di Tsunade fossero state risucchiate da un vortice di ben altri pensieri. Quindi si girò concentrando la sua attenzione sull’amico. 
“Ah, scusami… dovevo cercare di chiarire”, spiegò piegando le labbra in una smorfia. “Ma, piuttosto, volevi parlarmi?”.
“Sì, ho saputo del tuo maestro e mi dispiace… se hai bisogno di confidarti con qualcuno… insomma, volevo sapere come stavi”, rispose l’altro tentennando, distogliendo per un breve istante lo sguardo prima di pronunciare l’ultima frase, impacciato in panni che vestiva da poco.
“Grazie”, disse il genin di Konoha sorridendo amaramente. “L’unica cosa che spero è che Jiraya possa continuare ad essere orgoglioso di me, che io non finisca alla fine per deluderlo”, continuò dopo una breve pausa affranto, assalito da dubbi che oscurarono il suo volto solitamente solare.
“Sono sicuro che non succederà. Ovunque sia, un giorno ti vedrà diventare Hokage, perché sei un ninja e una persona in gamba e meriti un po’ di felicità senza più ombre… come quella che grazie al tuo aiuto sto iniziando a costruire”, replicò Gaara con tono deciso, superate ormai le difficoltà iniziali.
A quel punto seguirono momenti di silenzio che sembrarono al giovane kage interminabili, come se il tempo fosse sospeso, perché finalmente era riuscito ad esternare ciò che negli ultimi giorni aveva tenuto solo per sé. Aveva l’impressione di essere in fallo; nonostante sapesse che fosse assurdo comparare due dolori, riteneva ingiusto che Naruto continuasse a soffrire in quanto contenitore del Kyubi, per le decisioni di Sasuke, e in più per la scomparsa di una persona importante.
Ascoltando le sue parole, ricordi non molto lontani erano affiorati nella mente dell’Uzumaki. Quando Gaara era stato rapito dall’Akatsuki, aveva pensato con rabbia e dispiacere che, dopo aver vissuto una solitudine più intensa e duratura della sua, l’amico dovesse avere un po’ di serenità.  
Il rendersi conto che uno stato d’animo simile aveva assalito entrambi fece apparire sul suo volto un sorriso, non più amaro ma sincero, un sorriso che si tramutò in una risata cristallina, spezzando il silenzio e liberandolo da un peso.
L’altro rimase perplesso, non capendone la motivazione.
“Sei un vero amico”, gli disse Naruto, una volta tornato serio.
E lui si ritrovò a riflettere che, in effetti, era proprio quello ciò che contava; scoprire se oltre all’amicizia ci fosse amore non avrebbe cambiato l’importanza del legame che li univa da anni.       

   

Nick: Aya88
Titolo: Friends
Grammatica, ortografia e sintassi: 4/5
Stile, scorrevolezza e stesura: 4/5
Originalità: 3.5/5
IC dei personaggi: 4/5
Sviluppo della trama, caratterizzazione dei personaggi e descrizione del luogo: 4/5
Giudizio personale: 7.8/10
Totale:   27.3/35

Commento
Un aggettivo per descriverla, sinceramente, non lo trovo.
Però credo che bella basti – e forse avanzi un poco. Di errori grammaticali non ce ne sono (tranne l'aver scritto svariate volte 'kage' o 'kazekage' senza 'K' maiuscola). L'argomento mi è piaciuto, soprattutto la frase finale che secondo me contiene l'essenza della fic. L'unica cosa, un po' la scorrevolezza. Non fraintendermi, ho capito tutto ciò che volevo dire... Solo che dopo un po' mi sono persa, perché i pensieri sono mischiati e non capivo il collegamento. Dopo averla letta due volte però sono riuscita a capirla. E mi è piaciuta, davvero. Non ho nient'altro da dirti se non un 'brava' ed una frase che può sembrare fatta ma non lo è: questa sì che si può chiamare fic. 

Note dell’autrice
Che dire, i problemi con la scorrevolezza non me li aspettavo. Mi sembrava abbastanza chiara, ma forse perché l’ho scritta io^^ Comunque a parte questo non mi posso lamentare, il giudizio alla fin fine è buono. Ringrazio la giudicia e spero di leggere al più presto le fic delle altre partecipanti; considerando che il contest era a sorteggio, sono curiosa di sapere le combinazioni^^
Passando a qualche notiziola di cronaca, l’approfondimento di Farewell ci sarà(quando precisamente è un mistero anche per me XD) e la prossima fic sarà una KakaTen tutta dedicata ad Urdi per il suo compleanno, sorvolando sul dettaglio che è già passato ^^
Ora le risposte alle recensioni, ringraziando intanto chi ha messo la fic tra i preferiti o tra i seguiti, e anche chi l’ha solo letta. Sono sempre felice di ricevere la vostra opinione^^

slice: Il dono della sintesi è l’unica cosa che si fa notare, in effetti… ok,ok, sto scherzando, non mi sgridare -_- comunque grazie per le belle parole, spero che anche questa ti sia piaciuta, dedica a parte. Un bacio^^
story: E io adoro te e le tue recensioni, sempre così poetica, mora *_*  Dici che Kakashi è lui..meno male che ci sei tu, e cerchiamo di procurarci anche lui, che te ne pare come proposta? Ops, John non si dispiacerà, vero? ^^Un bacio, cara!!
kikina: Cara, grazie mille per la recensione, soprattutto per gli aggettivi incisiva e delicata, sono felice che ti piaccia. Baci!
Shatzy: E pensare che non mi sembrava per nulla originale, a parte la variante della moglie malata, ma a quanto pare errore di giudizio. Comunque l’ampliamento ci sarà, prima o poi, spero che tu possa ritrovarti a leggerlo. Grazie per la recensione XD
Urdi: In effetti che la moglie fosse Kurenai non era un dettaglio importante, come dire, serviva a me e alla mia testa^^ Nel pensare alla storia per la drabble ho praticamente ideato anche tutta una trama semplice semplice(si fa per direXD) ed è questo che mi ha fregata probabilmente. Comunque mi fa piacere che ti piaccia. Come ho già fatto capire un approfondimento ci sarà, riguardo al seguito non credo, il titolo è eloquente. Ma mai dire mai. Un bacio, caraXD

  
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