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Autore: _Starlight_    24/02/2010    2 recensioni
Nessie ormai adulta, non completamente decisa a seguire un futuro che sembra già scritto dalla sua nascita.
Jacob sottomesso alla forza dell’imprinting, forse a suo malgrado.
Seth al suo ritorno a Forks, dopo anni di assenza.
Sullo sfondo della ben nota cittadina uggiosa nello stato di Washington, 6 anni dalla fine di Breaking Dawn i protagonisti tornano a muoversi sulla scena.
Nuovi sentimenti, nuove emozioni, sempre con uno sguardo al passato.
-Il futuro può riservarci moltissime sorprese, se solo sappiamo non arrenderci a vivere seguendo la strada più spianata solo perché sembra quella predestinata a noi.-
Estratto: Non ero mai soddisfatta di quello che avevo: sempre di più, sempre meglio. Nulla bastava mai.
E in questo modo finii per ferire le persone che più amavo.
Lo rividi lì, per la prima volta dopo così tanto tempo, appoggiato alla colonna del porticato del nostro cottage. La luce aranciata del crepuscolo faceva esaltare la sua pelle bronzea a contrasto con la felpa chiara e la neve candida ai suoi piedi. Teneva le mani dentro le tasche dei jeans consunti e aveva un paio di scarpe da tennis ai piedi. Il stringeva le labbra, come se fosse a disagio, emettendo ritmicamente nuvolette di fiato caldo, e spostava alternativamente il peso sulle gambe. I lineamenti erano sicuramente più adulti, ma non ebbi dubbi a riconoscere quella figura ripescata direttamente dai miei ricordi più vecchi. Gli occhi grandi, vispi e curiosi, di un insolito nocciola tendente al verde brillante, che si guardavano attentamente attorno. I ricci capelli corvini erano più lunghi di quando ricordassi, e incorniciavano in modo ribelle il suo viso, mossi dall'aria fredda.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6 - REVEALING

Un fiocco solitario scese lentamente e si posò nulla scivolosa roccia sulla quale ero seduta, prima di scomparire sciogliendosi nell’acqua raccolta in una minuscola conca dello scoglio. Strinsi le ginocchia al petto e vi posai sopra la testa, mentre una brezza fredda e dal forte odore di salsedine mi si insinuava sotto i vestiti, facendomi rabbrividire appena. Due braccia mi circondarono le spalle.

«Sta rincominciando a nevicare, sicura che non vuoi tornare a casa?», mi sussurrò Jacob leggermente preoccupato all’orecchio.
Con una mano afferrai il dorso della sua, portandomela alla guancia fredda. Scossi la testa in segno di diniego; volevo che questo nostro esilio durasse ancora per un po’.
Lo sentii tentennare.
«Allora…lo sapevi già», constatò nuovamente, con tono quasi deluso. Quando quel pomeriggio Jacob era riuscito finalmente a pronunciare il suo stentato discorso di “rivelazione” a proposito dell’imprinting, avevo quasi preso in considerazione l’idea di fingere che fosse qualcosa di nuovo, ma avevo risolto che dire la verità sarebbe stato più facile per entrambi. Era rimasto non poco sbigottito al mio semplice “Uh, Jake, sai che novità!” ma da una parte probabilmente anche sollevato: non doveva aver previsto una reazione proprio tranquilla da parte mia.
Annuii silenziosamente, sorridendo, mentre mi lasciavo cadere all’indietro sul petto di Jacob. Alzai gli occhi e notai le sue sopracciglia leggermente corrugate, che incorniciavano due pozzi neri persi all’orizzonte. Alzai il braccio e picchiettai lievemente con un dito la zona tra i suoi occhi.
«Attento, con quest’espressione ti si formano le rughe; già sei abbastanza vecchio, non peggiorare la situazione!», scherzai, sussurrando. Improvvisamente, un’onda più grossa delle altre si rovesciò sullo scoglio su cui eravamo distesi schiaffeggiandoci addosso in pieno; in un istante mi ritrovai in piedi, completamente bagnata, mentre le risate del mio licantropo scoppiavano alle mie spalle.
«Sai, alcuni lo chiamerebbero karma», riuscì a pronunciare tra i singhiozzi.
Grugnendo irritata, mi strizzai i capelli, mi tolsi la pesante mantellina di lana, imbevuta, e la lasciai cadere sulla pietra con un sonoro ciack.
«Vuoi continuare ancora un po’?», domandai scocciata, notando che non cessava di essere scosso dalle risate. Facile per lui, quando si è vestiti solo con una T-shirt e pantaloni... Davvero irritante. Jacob tentò invano di frenare il suo gongolamento, mentre lo esortavo a finirla con occhiate furenti.
Poi, dandogli le spalle, raccolsi da terra l’indumento e saltellai da scoglio in scoglio fino a tornare sulla spiaggia, dove spazzai via la neve che si era posata sugli stivali che avevo lasciato lì, prima di infilarmeli di nuovo. Ovviamente, come mi aspettavo, due braccia calde mi afferrarono per la vita, impedendomi ogni movimento. Giocosamente tentai di divincolarmi, ovviamente senza alcun risultato.
«Se qualcuno ci vede sarai scambiato per un vecchio maniaco…avvisato!», esclamai ridendo. Lo sentii sghignazzare in risposta, mentre chinava da dietro il suo viso all’altezza del mio orecchio.
«E chi altro pensi riesca ad arrivare sin qua?», sussurrò.
«Mmmm», risposi. Voltai il viso e lo baciai delicatamente, mentre sentivo le sue braccia allentare la presa. Mi divincolai facilmente e lo presi per mano, cominciando a muovere qualche passo verso la direzione da cui eravamo arrivati.
«Andiamo, dai, procuriamoci dei vestiti asciutti», dissi.
Entrammo tra gli alberi maestosi, non prima di aver gettato un ultimo sguardo alla baia innevata che quel pomeriggio aveva ospitato dei momenti che sarebbero sempre rimasti nella nostra memoria. Ci incamminammo per il sottobosco a passo normale, senza affrettarci, mano nella mano. Impiegammo una buona mezz’ora per uscire da quell’ambiente verdeggiante e familiare, che aveva accolto negli anni i nostri giochi, le nostre passeggiate, i nostri discorsi più o meno seri. Sbucammo su una stradina polverosa della riserva, non lontano da First Beach, e decidemmo di passare a casa di Jacob. La piccola abitazione in legno era un ambiente quasi più famigliare di quella in cui abitavo, così come l’anziano uomo sulla sedia a rotelle che ci accolse sulla soglia.
«Nessie! E’ un po’ che non ti fai vedere da queste parti, eh?», esclamò Billy mentre entravamo nel piccolo salotto. «Jacob, ti sembra il caso di farle fare un bagno con questo tempo?! Cavolo ragazzo, le farai prendere un accidente!»
«Come se potessi, Billy», risposi con un sorriso. «Non sarò proprio un licantropo, ma il mio sistema immunitario è decisamente più forte di quello umano».
L’anziano borbottò qualche parola incomprensibile probabilmente rivolta al figlio, che, come al solito, era già sparito in cucina. Mi affacciai sulla soglia della minuscola stanza, giusto in tempo per vedere un enorme pezzo di torta, probabilmente corrispondente a circa mezza teglia, sparire nella bocca del ragazzo. Soffocai le risa mentre notavo la sua seria difficoltà nell’ingerire il tutto.
«Jacob! Che fai, la lasci con i vestiti bagnati?», esclamò Billy dal salotto.
«Ferto cfe no!», rispose prontamente quello a bocca piena, prima ripassarmi davanti con un’occhiata complice e attraversare in un paio di passi il salotto, sparendo poi dietro una porta.
L’anziano si portò una mano davanti al viso e scosse la testa, bofonchiando. Dopo qualche istante alzò la testa di scatto verso la mia direzione ed esclamò:
«Ah, mi stavo quasi dimenticando… ha chiamato tua madre, credo fosse preoccupata per non averti trovata a casa».
«Che cosa?!». Sbarrai gli occhi stupita e colta alla sprovvista: i miei erano tornati a Forks? Subito il nervosismo salì alle stelle: chiusi gli occhi per calmarmi e tirai un profondo sospiro. In fondo l’avevo previsto, ero convinta con tutta me stessa che non ce l’avrebbero mai fatta a lasciarmi senza la loro costante “protezione”…come se un branco di licantropi non bastasse. Tastai la tasca destra, dove di solito tenevo il cellulare, ma, come mi aspettavo, la trovai vuota: avevo lasciato tutto a casa di Sarah. Jacob riemerse dalla sua stanza con in mano una felpa grigia, una maglietta enorme di colore verde e un paio di pantaloni da ginnastica, che probabilmente aveva dimenticato Rachel, e me li lanciò, mentre digrignavo i denti irritata. Si fermò davanti a me, allungò la mano alle parete alla mia destra e afferrò la cornetta del telefono a muro, mettendomela davanti agli occhi.
«Non ci penso nemmeno», esclamai prima di prendere il ricevitore dalle sue mani e rimetterlo al suo posto. Ci fissammo negli occhi per qualche secondo, mentre battevo un piede a terra decisa a non desistere.
«Vado a prendere la macchina», disse deciso mentre ormai era già sulla soglia di casa. Mossi in fretta qualche passo verso di lui per trattenerlo, ma ormai era già fuori.
«Jake! Jake!», protestai dalla porta. «Dai!»
Mi chiesi infastidita da quando fosse così accondiscendente nei confronti dei miei genitori. Grugnii irritata, mentre sentivo le risate del vecchio Billy alle mie spalle.
«Ti stai addolcendo, Nessie», disse con quella sua voce roca tanto familiare. «Quando eri alta così sapevi tenergli testa meglio».
Sbuffai di rimando, leggermente divertita dai ricordi che cominciarono ad affiorarmi alla memoria. Sin da piccola avevo compreso l’ascendente che avevo sul mio lupo personale, ed avevo imparato a sfruttarlo. Evidentemente il mio sistema non era più in funzione.
«Chiudi la porta e mettiti quei vestiti asciutti, dai», mi esortò l’anziano. Billy aveva acceso la TV su un canale sportivo che in quel momento trasmetteva una partita di football e sembrava abbastanza preso. Volse il viso verso di me, accennando alla porta del bagno, come a spingermi a muovermi. Entrai nella piccola stanza e mi tolsi gli indumenti bagnati, strizzando accuratamente i jeans, che con l’acqua assorbita erano diventati incredibilmente pesanti, nel lavandino. Mi sedetti sul bordo freddo della vasca e affondai il viso nell’enorme felpa di Jacob, ispirandone a fondo il profumo. Avevo sempre preferito il suo a quello della mia famiglia, anche se trovavo sgradevole nemmeno quello e, soprattutto, avevo sempre evitato di dirlo. Mi infilai i vestiti velocemente e tornai in salotto sbuffando, mentre ripensavo ai miei genitori. Billy dovette comprendere il mio turbamento.
«Ci provano, no? A lasciarti un po’ di libertà, voglio dire. Concediglielo».
Sprofondai nel divano e incrociai le braccia sul petto come una bambina capricciosa.
«E’ irritante. Proprio non ce la fanno, non capiscono!», riposi. «Come se non fosse già abbastanza il fatto che papà mi possa leggere nella mente quando sono distratta o non faccio caso al fatto che è nelle vicinanze». Vi fu un attimo di silenzio interrotto solo dalle urla da stadio provenienti dalla televisione. «Non sarei morta per un week-end sola a casa. Poi come se fosse questo il problema, era una questione di principio! Sono in grado di badare a me stessa ormai».
«Ti hanno fatto andare in una scuola diversa dalla loro, o sbaglio?», rispose dopo qualche secondo il vecchio indiano. «Mi sembra un gran passo avanti».
Sbuffai di nuovo e ridacchiai amaramente.
«Sì, per poi farmi seguire da tuo figlio!»
Le risate di Billy furono sovrastate dal rombo del SUV parcheggiato all’esterno della casa. Jacob entrò nel salotto e lo fulminai con lo sguardo, o almeno ci tentai. Mi rispose un accecante sorriso luminoso. Tentai di mantenere la mia espressioni arrabbiata mentre, dopo avermi posato la borsa recuperata davanti ai piedi, mi schioccava un bacio sulla testa e si sedeva al mio fianco sul divano, cingendomi le spalle con un braccio.
«Da quando mi vuoi così male?», domandai. Mi chinai a prendere il cellulare dalla tracolla: il display segnalava trentasette chiamate perse. Tipico. Lo richiusi senza guardare il mittente. Un ghigno si stampò sul viso di Jacob.
«Non voglio solo che i tuoi la prendano troppo male e ti rinchiudano in casa, tutto qua».
«Riformulo la domanda: da quand’è che sei il leccaculo di mio padre?». Billy sghignazzò prima che riprendessi. «Ah, già, da quando ti nascondi tra le fronde degli alberi davanti alla mia scuola con indosso una tela mimetica e mi spii con un binocolo».
«Non ho bisogno di binocoli, ho una vista perfetta», sbuffò divertito.
Sospirai, rassegnata, borbottando un qualcosa di indefinito che somigliava vagamente ad un “ok, andiamo”, mi alzai e raccolsi le mie cose. Salutai Billy calorosamente ed uscii all’aria fredda con i pesanti passi di Jacob alle mie spalle. Mentre si accingeva ad aprire la portiera del passeggero della mia auto, gli bloccai la mano afferrandogli il polso.
«Tu stai a casa», dissi fermamente. Scostai il suo braccio e posai la schiena al SUV. Mi rispose uno sguardo interrogativo. «Me la vedo io con loro, stai un po’ qui con Billy, ha bisogno di compagnia».
«Sicura?», ribatté immediatamente.
 «Vedrò di non farmi uccidere», replicai facendo l’occhiolino.
Mi squadrò da capo a piedi con una smorfia.
«Avremmo dovuto prenderti qualcosa da Sarah…non so se apprezzeranno in casa».
Sorrisi maliziosamente.
«Pff, lo sai che è il più grande divertimento farmi dire dai miei che puzzo di cane e che impesto la casa».
Mi alzai sulla punta dei piede e gli schioccai un bacio sulla guancia. Mi strinse a sé qualche secondo, poi mi lasciò andare.
«Ci vediamo domani?», mi domandò mentre entravo nell’abitacolo..
«Certo, certo».
Misi in moto il motore e lo salutai nuovamente. Jacob rimase presente nel riflesso dello specchietto retrovisore finché non svoltai in strada.



[Mi prostro in ginocchio e chiedo umilmente perdono ai lettori di questa storia per l’enorme ritardo e per la brevità e L’INUTILITA’ di questo capitolo. L’ispirazione era andata a farsi un giro e inoltre è stato un mese d’inferno con la scuola, non ho avuto materialmente un attimo di respiro…comunque il quadrimestre è finito e DOVREI avere un po’ di tempo in più ^^ Sono conscia che non è avvenuto assolutamente nulla in questo aggiornamento e in effetti non sapevo nemmeno se postarlo, ma alla fine ho deciso di farlo seppur non fossi del tutto convinta giusto per farvi sapere che non sono morta xD
Vorrei promettervi un megacapitolone a breve, ma non me la sento di garantire nulla =(

Howevah, rispondo velocemente alle recensioni e vi lascio a maledirmi ^^’’

-rasonier: benvenuta! Mi scuso di nuovo per il ritardo, ma davvero non ce l’ho fatta =( Spero comunque che commenterai anche questo terribile capitolo xD In fiducia, dai!

-Mr Darcy: mannaggia, sembra una JakexNessie questa fic >.< Devo far evolvere le cose alla svelta, anche perché faccio una fatica enorme a scrivere di questi due insieme! Grazie x i complimenti x l’incidente xD Guarda, mi sono stupida di me stessa xD

-xxsakura94xx: amoveeeeeeeeeeeeeeeeeeee io ti amo ogni giorno di più <3 Mi sei mancata troppissimo T_T Beh, il capitolo non sarà proprio nuovo per te, ma facciamo finta di niente xD Il piedone-ormai non più tanto piedone per fortuna ti saluta in tutta la sua VIOLAICITA’ xD Per te sarà così *o* BTW ti adoro <3 A prestissimo ^^

-eia: mi dispiace di non aver chiarito ancora benissimo le cose, come ho già detto questo capitolo è abbastanza inutile in fondo. Sono contenta che tu segua questa storia, e spero continuerai a farlo, davvero =) Un bacione

-lalaland_girl: niente Sarah in questo capitolo, mannaggia xD Però la reinserirò a breve, credo xD Ha riscosso molto successo =) Un bacioneeeee

SPERO davvero tanto di risentirci presto, girls =(
Un megabacione a tutte!
Staright*]
  
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