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Autore: Lady Lynx    25/02/2010    7 recensioni
Erano le tre e ventisette del 9 giugno 1998.
La ragazza che camminava lentamente sotto l’accecante luce del sole estivo sentiva il suo cuore oppresso dal peso del mondo.
Prese a pugni i ricordi, spezzò i legami con il passato, cancellò con ostinazione le tracce del tempo.
Pensò a un fuggevole bacio, senza volerlo, ma sapeva che era tutto finito.
Il vuoto avvolse il suo cuore, spinse la magia in un angolo dell’anima.
Game Over.
Lauren Silente non esisteva più.

POSTATO L'ULTIMO CAPITOLO.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie di una Silente'
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Era arrivato, alla fine.
Il mio ultimo giorno a Hogwarts, l’addio a quel grande castello che avrei sempre portato nel mio cuore e che in un anno mi aveva lasciato più che tutto il resto del mondo nei precedenti sedici.
- Non ti senti un po’ malinconica, Lauren? –
Sorrisi tristemente a Draco, accarezzando con la punta del piede la superficie fresca dell’acqua del Lago Nero.
- Abbastanza, sì… - confessai a cuor leggero, prima di ritornare con lo sguardo fisso sui giovani studenti che si rincorrevano per il grande parco della scuola.
- E tu, Blaise? –
Il nostro amico non rispose, camuffando un mugolio dispiaciuto con una specie di starnuto e facendoci ridere tutti e due.
- Tra poche ore lasceremo questo posto che abbiamo sempre maledetto per i troppi compiti e i professori malefici, e lo rimpiangeremo! Quanto è assurda la vita… -
- Dai, Draco, non essere così melodrammatico! – lo rimproverai divertita, sentendo che gli sarei sempre stata riconoscente per la sua abilità nel distrarmi dai pensieri orrendi che affollavano la mia testa.
- Infatti, Drake, esulta per il fatto che tra poco saremo ufficialmente liberi! – rincarò Blaze, sfoderando un sorriso entusiasta.
- Bene, forse avete ragione – si arrese lui, sdraiandosi beatamente sul prato – credo che inizierò a farmi le seghe mentali questa sera dopo il Ballo –
Lo imitai, chiudendo gli occhi e cercando di non pensare a quello che mi avrebbe attesa una volta fuori da lì. All’improvviso mi ricordai che avevo molto da fare prima di quella sera, oltre ad assumere un aspetto decente almeno per l’ultimo giorno di scuola.
- Ragazzi, mi spiace abbandonarvi ma ho degli impegni che non possono attendere – li avvertii, alzandomi in piedi e notando con sollievo che non sembravano essere poi così sorpresi – ci vediamo stasera, ok? Magari questa volta in Sala Comune, se per voi non è un problema… -
- Non ti preoccupare per noi, vai pure a farti bella – replicò Draco con tono malizioso – non sia mai che sia la volta buona per farti divertire un po’, stasera! –
Aspettai che aprisse gli occhi per fargli una linguaccia divertita. Mi allontanai rapidamente verso il castello, iniziando ad elaborare nella mia mente tutto quello che avrei dovuto scrivere in poche ore.

Quando sentii i passi e le voci delle mie compagne di stanza risalire verso la scala, mi affrettai a riporre nel baule la penna e le pergamene già scritte.
Appena in tempo per trovarmi davanti Pansy, Lavanda e Daphne con facce sconvolte e agitate.
Mi accorsi solo in quel momento, sillabando distrattamente nella mia mente i loro nomi, che avevano tutte e tre nomi di piante.
Viole del pensiero, lavanda e alloro.
Quel dettaglio mi sembrò comico, tanto che mi misi a ridere senza motivo davanti alle loro espressioni basite.
- Lauren, ma ti senti bene? –
Mi affrettai a riprendere il controllo e annuii con una smorfia seria.
- Scusatemi, dev’essere la tensione per il Ballo – mentii leggermente, iniziando a tirare fuori dal mio baule il vestito regalatomi da Harry e Ronald ma stando attenta alle carte appena riposte.
In pochi minuti nella stanza si scatenò un putiferio che coinvolse anche alcune ragazze delle altre stanze. Iniziò un contrabbando di accessori e trucchi che immaginavo non fosse destinato a finire presto.
Io, dal mio canto, mi infilai il mio vestito rosso e un paio di decolleté gentilmente datami da Pansy limitandomi a truccarmi in modo essenziale. Non avevo assolutamente voglia di attirare l’attenzione e nemmeno di far attendere inutilmente Draco e Blaise.
Alle sette in punto scesi le scale che portavano alla Sala Comune e dovetti fare uno sforzo immane per non sbavare sulla moquette che ricopriva il pavimento. Ringraziai il cielo che il Ballo di fine anno non contemplasse l’obbligo di presentarsi in coppia, altrimenti ero abbastanza certa che avrei tentato di ammazzare con le mie stesse mani le probabili compagne di quei due.
- State molto bene – mi complimentai timidamente, cercando di non fissarli in modo troppo ostentato.
- Noi stiamo sempre bene – replicò orgogliosamente Blaise, avanzando di un passo verso di me – ma qui abbiamo una damigella che si è superata dall’ultima volta! –
- Modestamente, è merito nostro! – intervenne Ronald, scendendo dal dormitorio maschile con Harry alle calcagna.
- Merito vostro, Weasley? – sghignazzò Draco di gusto – Non sapevo faceste i curatori d’immagine per ragazze! –
- Infatti non lo siamo, le abbiamo solo fornito il vestito! – gli ricordò Harry con un sorriso.
Nessuno dei miei due amici rispose, decisi di toglierli dall’imbarazzo di aver lodato l’opera di due Grifondoro.
- Scendiamo? – chiesi loro, guardando poi anche Ronald e Harry – Venite anche voi? –
- Aspettiamo Hermione, ci vediamo giù – rispose Weasley, rimirandomi di nuovo da capo a piedi.
Uscimmo quindi in tre dal ritratto della Signora Grassa, Blaise scoppiò in una risata fragorosa.
- Blaze, che ti prende? – sbottò Draco, irritato ancora dal complimento fatto a quello che lui ancora chiamava Lenticchia.
- Weasley! Merlino, Lauren, ti ha spogliata con gli occhi! –
Arrossii violentemente, facendo finta di non averlo sentito, mentre Draco si incupiva.
- L’avrà fatto solo per vedere come mi stava il suo regalo… - lo difesi poco convinta, mentre scendevamo le scale – anche tu l’hai fatto per il Ballo di Natale, Blaise! –
- Io non ti avevo mica guardata perché il vestito che avevi addosso era un mio regalo, ma per altro… -
Lo interruppi all’improvviso, decisa a fare chiarezza sulla questione del vestito che mi era stato regalato.
- Non sei stato tu, quindi? – chiesi sospettosa, guardando poi il mio migliore amico – Draco, non è che tu ne sai qualcosa? –
Ricambiò il mio sguardo, come sorpreso dalla mia domanda.
- Perché mai avrei dovuto? Eri la donna di Blaze, mica la mia! –
Risi davanti alla sua sincerità spiazzante, prima di pensare che se non era stato nessuno dei due allora non avevo più plausibili sospettati.
- Comunque secondo me, Lauren, Weasley vorrebbe tanto avere una chance con te! – riattaccò Blaise, distraendomi dalla mia ricerca mentale di probabili donatori di abiti.
- Se la può sognare – sghignazzò Draco, conscio del fatto che io non avrei mai ceduto alle lusinghe di Ronald – avanti, entriamo! –
Una volta dentro la Sala Grande, iniziai a perdere la concezione del tempo tra la musica alta, i vestiti multicolore che ci circondavano, il cicaleccio degli studenti già arrivati e qualche bicchiere di Acquaviola.
Ballai con Draco, Blaise, di nuovo con Draco per poi passare nelle mani di Anthony, Seamus, Neville, perfino ragazzi che non conoscevo ma che sostenevano di conoscere me. Parlai con gente che non vedevo da quelli che mi sembravano secoli – un chiaro esempio furono Becky Johnson, Mark Baston ed Eleanor Chang.
La stessa Elly, dopo essersi scusata per essersela presa con me dopo la mia litigata con Harry, mi diede il permesso di ballare con il suo fidanzato per un paio di volte.
Non vidi né Astoria né Ginevra, né tantomeno la Skeeter.
Passai delle ore di puro divertimento e relax, tanto utili per dimenticare temporaneamente l’incubo Lucius e la tensione dei passati esami.
Arrivai persino a ballare con Lupin, presa nella mischia. Quello fu il gesto che mi rovinò irrimediabilmente la serata. O forse me la migliorò, dipende dai punti di vista.
- Ah, Lauren! Non pensavo che sarei mai riuscito a ballare con te, prima o poi! – commentò lui allegramente, facendomi l’occhiolino.
- E perché mai, professore? – replicai io, sorridendo rilassata.
- Sai, sono sempre preso dal timore che uno a scelta tra Sirius, tuo nonno e Severus possano pensare male…  -
Ridacchiai divertita mentre volteggiavo, prima di essere ripresa tra le braccia di Remus. Uno strano senso di inquietudine scivolò sulla mia pelle.
- Professore… dov’è il professor Piton? – chiesi allora, improvvisamente seria.
Domandai subito di lui perché era l’unico che non avevo visto aggirarsi nella Sala Grande quella sera, nemmeno per fare la solita opera di pattuglia.
Anche Remus aggrottò le sopracciglia, fermando la danza frenetica nella quale eravamo presi.
- A dire la verità, Lauren, non saprei dirtelo con certezza… è da oggi a mezzogiorno che non lo vedo in giro! –
Qualcosa mi spinse a staccarmi lentamente dalle braccia di Remus e a guardarmi intorno per la stanza.
- Professore, vado a vedere se si trova nei Sotterranei… ieri mattina sembrava non essere molto in forma, magari si è sentito male… -
Lupin annuì con sollecitudine, dandomi silenziosamente il permesso di uscire dalla Sala Grande.
Attraversai rapidamente – per quanto le mie scarpe piuttosto scomode me lo permettessero – i corridoi che mi separavano dalla scala che conduceva alle stanze di Severus, mi fermai numerose volte per disincastrare i miei tacchi dalle fessure dei gradini tra cui si incagliavano ogni due per tre.
Rabbrividii istintivamente sentendo che la temperatura da quelle parti scendeva di cinque gradi come minimo, ma non mi arresi neanche quando bussando diverse volte alla porta dell’ufficio di Piton non ottenni nessuna risposta.
Provai in tutte le stanze del piano, dall’aula di Pozioni fino alla porta di quella che immaginai essere la sua camera da letto. Alla fine, preoccupata e anche piuttosto irritata, lanciai un Alohomora contro quella dell’ufficio che si aprì davanti a me.
Molto strano notare lo scarso impegno messo dal mio professore nel tenere lontane gli intrusi.
Severus era seduto come sempre alla sua scrivania, chino su una pergamena mezza scritta. Non alzò lo sguardo quando entrai, né quando chiusi la porta, nemmeno quando sussurrai delle scuse per la mia incursione, tantomeno quando mi sedetti davanti a lui incrociando le braccia.
- Professore…? – esordii infine, senza riuscire a capire il motivo di quell’ostinato silenzio.
- Non chiedermi come sto – mi precedette seccamente lui – non credo di poter riuscire a mentire come dovrei, in un momento simile –
- Un momento simile? – ripetei confusa – Di cosa sta parlando? –
Finalmente appoggiò la penna sul legno della scrivania, alzando i suoi occhi su di me. Il suo tentativo di intrusione nella mia testa fu immediatamente contrastato, volevo giocare ad armi pari.
- Noto con piacere che, a differenza dei tuoi stolti compagni, hai mantenuto la completa sobrietà – commentò lui con volto impassibile.
- Lo ha capito dal fatto che le ho impedito di frugare tra i miei pensieri? –
- L’ho intuito dal fatto che non sento odore di alcol aleggiare davanti a me –
Ci fronteggiammo per qualche secondo, prima che lui abbassasse il suo sguardo dal mio viso al mio abbigliamento.
- Lo stesso vestito della notte con Black – constatò con tono di voce neutro – interessante scelta dell’inconscio –
Aggrottai le sopracciglia, senza riuscire a capire cosa intendesse dire.
- Non crucciarti su questo, signorina Silente – mi distrasse lui, riportando i suoi occhi verso i miei – piuttosto, dimmi cosa ti ha spinta ad abbandonare la magnifica festa in Sala Grande per fare una gita nella periferia del castello –
Pensai per un attimo di mentire, ma mi accorsi che tanto non ne valeva più la pena. Era giunto il momento di giocare a carte scoperte.
- La sua assenza, professore –
Sembrò divertito dalla mia risposta, le sue labbra si incurvarono in un’imitazione di sorriso.
- Ti mancavo, in poche parole? – chiese con ironia, tenendomi incatenata con lo sguardo al mio posto – Curioso e alquanto buffo, lo ammetto –
- Non ci trovo niente di buffo – ribattei io con decisione – dato che si tratta della verità. Sono preoccupata per lei. –
Non rispose, limitandosi ad invitarmi silenziosamente a proseguire con il mio discorso.
- Professore, non capisco la sua riluttanza nel partecipare alla festa di questo ultimo giorno di scuola… non era lei quello che sosteneva che l’allontanamento di certi studenti non sarebbe stato altro che una benedizione data da Merlino? –
Il suo sguardo scintillò brevemente davanti alla mia citazione delle sue parole.
- Dovrebbe essere felice del fatto che non sarà più costretto a rivedere tutti i giorni Harry, Hermione, Ronald, i vari Tassorosso imbranati… - di nuovo gli strappai un mezzo sorrisetto, iniziando a prenderci gusto nel mio ruolo di arringatrice - …e la sottoscritta! –
La mia conclusione sembrò non piacergli, dato che mi fulminò repentinamente facendo seguire la sua occhiata da un sospiro.
- Oh, Lauren – mormorò lui a denti stretti – come diamine fai ad essere così poco ricettiva? –
Mi sentii ferita dalle sue parole, rimasi in silenzio senza riuscire a capire cose avessi potuto sbagliare.
- Professore, io non… -
- Proprio non capisci, Lauren? – riprese lui, questa volta più calmo – Anche se dovrei sapere che è normale, dato che sei umana e quindi imperfetta… non tutti comprendono subito quando qualcuno nel profondo vorrebbe proteggerli, come non tutti giungono alla conclusione che nascondere simili simpatie possa risultare distruttivo –
Mi confuse ancora di più, rimasi a fissarlo senza espressione.
- E così, da domani in poi non ci vedremo mai più… non è vero? – riprese lui, forse in un tentativo di sviare la mia attenzione dalla sua precedente frase.
Mi chiesi come potesse aver intuito il mio progetto finale, dato che non l’avevo rivelato a nessuno. Poi mi accorsi che la sua non suonava come un’accusa, ma come una triste ipotesi.
- Ci rivedremo, professore – risposi io, cercando di dare sicurezza alle mie parole – andrò solo per qualche mese in cerca di lavoro qui nei paraggi, ma di certo tornerò ad Hogwarts per salutare mio nonno prima o poi… -
- Stai mentendo – constatò Severus con voce piatta – ma forse preferisco non sapere cosa sta passando in quella tua giovane testolina –
Di nuovo, non capii come potesse sapere quello che avevo progettato. Magari era semplicemente molto bravo ad intuire o a bluffare.
- Ho detto la verità – lo sfidai, sperando che la mia minima esperienza da Occlumante potesse tenergli testa per qualche secondo.
Stranamente, Severus non si sforzò nemmeno di provare a verificare le mie parole. Sembrava distratto, la sua mente vagava su ben altro.
- E poi, anche se stessi mentendo, a lei cosa cambierebbe? Non credo che desideri poi così tanto rivedere i suoi vecchi studenti, di solito… - lo stuzzicai di nuovo, presa dalla voglia di scoprire cosa accidenti mi stesse nascondendo sotto quell’aria enigmatica e allo stesso tempo afflitta.
- Di solito no… - mi concesse lui, passandosi una mano tra i lunghi capelli neri – no, di solito no… -
Spalancai gli occhi davanti a quella frase non di senso compiuto. Non avevo mai sentito uscire una sentenza così breve e illogica dalle labbra di Severus.
- Questa volta è diverso, Lauren… molto diverso, per quanto mi riguarda… -
Di nuovo rimasi spiazzata senza riuscire a capire cosa stesse tentando di dirmi. Mi alzai in piedi, pronta a recitare la parte della acida menefreghista – quella che di solito mi garantiva una confessione istantanea.
- Senta, professore, io sono venuta qui per lei in caso non le fosse chiaro, ma se lei non ha voglia di dirmi esplicitamente qual è il problema che l’ha ridotta in queste condizioni allora me lo dica subito così me ne vado – lo minacciai seriamente – dato che ho di meglio da fare! –
La mia piccola recita sembrò non smuoverlo di un centimetro, mi lanciò un’occhiata sarcastica.
- Ottima interpretazione, ma so bene che non lo faresti mai – rispose lui, come se mi avesse letto dentro – troppo curiosa –
Arrossii lievemente, maledicendo l’ottima conoscenza del mio modo di essere che aveva acquisito in quei nove mesi.
- Nonostante ciò, hai ragione. Sei venuta qui per me, quindi vuol dire che puoi capire il motivo che mi affligge e che, in caso non lo capissi subito, ti impegneresti per comprenderlo in qualche modo – riprese lui, intrecciando le dita delle mani sul ripiano della scrivania ed evocando in me il ricordo di mio nonno – non posso fare altro che rivelare quello che penso veramente –
Mi disposi ad ascoltare ed analizzare attentamente ogni parola che sarebbe uscita da quelle labbra.
- Credo tu abbia notato che fatico a chiamarti ancora con l’appellativo che un professore dovrebbe tenere nei confronti di una allieva – commentò lui, stringendo lievemente le sue labbra – diciamo che l’espressione “signorina Silente” ha ormai fatto il suo tempo –
Gli sorrisi lievemente, senza far trasparire la gioia che cresceva in me nel sentire che alla fine aveva deciso di diminuire il distacco che c’era tra di noi.
- Ma prima di tutto, una cosa che non sai. Tu credi che io sia avvilito solo in questo periodo, ma non hai idea del mio comportamento durante i mesi che hai passato in mano ai Mangiamorte. Non avevo mai dato così tante punizioni e saltato tanti pasti… -
- Anche in quel periodo era successo qualcosa che l’aveva colpita? –
- Sì – replicò brevemente lui, sembrando spazientito dalla mia domanda – ti ho appena detto che tu eri prigioniera della Congrega Oscura –
Annuii in automatico, prima di capire cosa significassero quelle parole. Non ebbi tempo di intervenire, perché Severus riprese a parlare.
- Vederti tornare è stato un sollievo – piccola pausa significativa – per tutti –
- Profess… -
Di nuovo mi interruppe, come desiderando di finire il suo discorso prima di darmi la parola.
- Dopo questa premessa, Lauren, devo confessarti il motivo del mio comportamento sembrando tu l’unica decisa ad interessarsene – continuò lui – e alla radice di tutto questo c’è una donna. Non è semplice affezionarsi a qualcuno per un uomo come me, uno che è sempre stato tradito e che ha sempre tradito, ma mi è capitato di nuovo. Per la terza volta, precisamente. Voldemort ha strappato dalle mie braccia l’amore della mia vita, Lily, e la mia migliore amica, tua madre, Suzanne. Da febbraio a poche settimane fa ho creduto che lui avesse osato portarmi via anche la terza e ultima persona per cui io provassi ancora un profondo e nascosto affetto. Non è stato così, fortunatamente. Ma sembra essere destino che io viva lontano dagli esseri a cui mi sento legato, considerando che da domani non rivedrò più la persona su cui negli ultimi mesi ho riversato tutto il sentimento positivo che ancora conservavo nel corpo. Forse, se questo fosse accaduto anche solo un anno fa, avrei accettato tutto come ho sempre fatto. Ma ora non riesco a mandare giù stoicamente questa situazione. La prima volta era stata colpa della sfortuna, la seconda del tradimento, ma questa volta sarebbe solo colpa della mia negligenza e non ho abbastanza forza da portarmi avanti questo peso per tutta la vita. Posso sopportare i fantasmi di due donne, lo faccio ormai da anni, ma un altro temo che finirebbe per portarmi alla follia… o forse, nel caso più felice, alla morte –
Le labbra di Severus si sigillarono, dandomi modo di prendermi tempo per riflettere su quello che mi aveva detto. In qualche modo, per qualche strano motivo, sentivo di dover pensare che quella terza persona di cui lui aveva parlato fossi io.
Aveva parlato con chiarezza, senza imbarazzo, lasciando che potessi capire da sola il messaggio tra le righe. Non mi aveva detto solo il nome dell’ultima cosa che gli era rimasta, ed ero ormai certa che quel nome fosse il mio.
Presi il coraggio a due mani, decisi a mio rischio e pericolo di fargli capire che il suo affetto – quello che aveva riposto in me – non sarebbe andato perduto perché ricambiato. Sentivo nel mio cuore che anch’io lo sentivo vicino a me, anche se come lui non lo dimostravo apertamente.
- Professore… posso darle del tu? Ormai lei non è più un mio professore… - affermai con incertezza, ricevendo in cambio un leggero assenso con la testa.
- Severus… - sentii una serie di brividi sulle braccia nel pronunciare quel nome ad alta voce - Anche a costo di sembrare presuntuosa, penso di aver intuito a chi ti stai rivolgendo. Per questo voglio dirti che anch’io provo affetto nei tuoi confronti, nonostante tutto quello che traspare a volte all’esterno… non te l’ho mai detto perché sembravi sempre così… distante… -
Un lampo di dolore passò nei suoi occhi, repentino e fuggevole.
- Evidentemente i miei tentativi di farti comprendere non sono stati sufficienti – mormorò lui con tono di rimprovero, rimprovero nei suoi stessi confronti – ma non volevo essere avventato, e rivelare tutto troppo presto avrebbe portato a una disgrazia irrisolvibile –
- I suoi tentativi? In che senso? – chiesi automaticamente, senza nemmeno pensarci.
Severus emise uno sbuffo di frustrazione, prima di disporsi a spiegarmi anche quello.
- Gesti di inaspettata gentilezza, comportamenti non da me, favori ingiustificati –
Una serie di episodi tempestò la mia mente: il mantello appoggiato sulle mie spalle in una gelida mattina di inizio dicembre, la riluttanza a rimproverare la mia distrazione durante le lezioni, la gelosia nei confronti di Sirius, l’insistenza nel voler sapere sempre i miei stati d’animo.
Chissà cos’altro avevo finto di non notare. Un pensiero mi fulminò.
- Non… è stato lei a mandarmi il vestito per il Ballo di Natale? –
Le sue sopracciglia si alzarono trasmettendomi silenziosamente un’affermazione.
- Grazie – dissi allora con trasporto – mi dispiace non averla ringraziata prima, ma sospettavo di Draco o Blaise –
- Non è stato niente di che – sminuì lui bruscamente – era nei miei compiti da padrino assicurarti in qualche modo la serenità… nonostante il mio ruolo da insegnante impedisse di farlo costantemente e come avrei in teoria dovuto –
Lo guardai a lungo, incapace di spiccicare verbo. Mi sembrava così assurdo che per tutto quel tempo ci fossimo rinchiusi in noi stessi per non far capire all’altro i nostri veri pensieri. Avevamo perso tanto tempo a fingere, era tutto quello che avevamo ottenuto.
Mi si strinse il cuore al pensiero dell’effetto che avrebbe potuto avere la decisione che ormai avevo preso sul povero Severus. Mi alzai in piedi, tremando sulle mie precarie calzature eleganti.
- Il tuo timore è quello di perdermi, da quanto ho capito – riflettei ad alta voce, riprendendo il suo precedente discorso – e io non posso garantirti in alcun modo che prima o poi, per qualche fortuita casualità, tu non possa perdermi fisicamente. Ma, se ti può consolare, non mi perderai mai mentalmente. Non mi dimenticherò mai di te. –
Mi sentii del tutto inadeguata, fasciata in quel vestitino succinto, davanti al mio ex professore di Pozioni, a parlare di sentimenti.
Severus sembrò intuire il mio disagio perché non disse una parola, facendomi solo cenno di avvicinarmi a lui. Aprì lentamente le braccia, troppo piano da dare un’idea di spontaneità e sicurezza, e io mi lasciai cingere in quella presa delicata e non troppo invadente.
Una stretta calda e protettiva, un abbraccio che mi fece sentire al sicuro.
Se avessi avuto un padre, ero certa che un abbraccio tra di noi sarebbe stato uguale a quello.
Ma se qualcuno, mesi prima, mi avesse raccontato che sarebbe andata a finire così, gli avrei riso in faccia per giorni interi o lo avrei preso per pazzo.
Invece sembrava tutto concreto e in qualche modo giusto, vicini come due vecchi amici che anche dopo anni di distacco avevano mantenuto il loro affetto reciproco. Sentii la stoffa ruvida del suo mantello circondarmi le spalle scoperte in un tentativo di scaldarmi o di proteggermi dalla rigida temperatura della stanza.
Ci guardammo negli occhi: i miei erano appannati di commozione, i suoi erano come sempre indecifrabili.
Il mio orologio Babbano segnava ormai le tre di notte, avrei dovuto essere in dormitorio da almeno due ore.
- Come sempre ad infrangere le regole, signorina Silente – commentò lui sarcastico, notando i miei occhi puntati sull’orologio, in un tentativo di alleggerire l’atmosfera densa di emozioni.
- Credo che sia meglio che vada, professore – risposi con leggerezza, evitando di fare battute come mio solito.
- Ti accompagno – decise lui, togliendosi il mantello per allacciarlo al mio collo – Albus non sarebbe felice di sapere quello che ti ho fatto combinare stasera –
Non mi opposi alla sua presenza né alla sua gentilezza, mi strinsi il mantello addosso sorridendo dentro di me come un’ebete. All’esterno rimasi la concreta ragazzina che, una volta arrivata in dormitorio, avrebbe dovuto finire di scrivere alcune importanti lettere prima della mattina precedente.
Io e Severus camminammo in silenzio fino all’entrata del dormitorio, davanti alla quale ci fermammo restando altri minuti immobili come statue.
- Allora buonanotte, professore – dissi io, rompendo l’atmosfera irreale che si era ricreata, prima di correggermi – volevo dire, Severus –
Feci un passo verso la Signora Grassa, prima di accorgermi che qualcosa mancava. Mi voltai di nuovo verso Piton, lo vidi fermo dove l’avevo lasciato. Mi avvicinai inesorabile a lui, tanto da toccare la sua guancia con la punta del mio naso.
- Posso? – mormorai timidamente, sentendo il mio fiato caldo tornarmi indietro una volta arrivato contro la sua gota.
- Perché dovresti? – replicò lui, altrettanto a bassa voce.
- Sei il mio padrino… - mi giustificai goffamente io - …con mio nonno lo faccio sempre, di solito garantisce di passare una notte priva di incubi e sogni non desiderati –
- Così sia – mi concesse lui con tono condiscendente.
Appoggiai le mie labbra sulla sua pelle, sentendola sorprendentemente calda e morbida a dispetto dell’apparenza. Lo sentii rilassarsi sotto le mie mani appoggiate sulle sue spalle, presi una decisione sconsiderata solo a causa di quello che avrei fatto la mattina seguente.
Lasciai che il mio secondo bacio fosse puntato verso le labbra di Severus, le sfiorai leggermente in attesa di una reazione negativa. Non successe niente.
Feci per indietreggiare e andare a dormire, ma sentii due mani trattenermi gentilmente. Le mie labbra vennero separate dalla lingua di Severus che sfiorò con delicatezza la mia.
Niente di più.
Le mie guance presero fuoco, al pensiero di dove ci trovavamo e di chi eravamo. Non mi mossi però per liberarmi, mi sentivo già libera. Quel gesto aveva cancellato dalla mia mente tutti i precedenti con Daniel, Lucius, Blaise e Sirius.
Quando ci separammo, gli sorrisi leggermente in un tentativo di sviare l’attenzione dal mio viso arrossito. Severus sembrò un po’ a disagio.
- Sei proprio la figlia di tua madre e la nipote di tuo nonno – commentò in un sussurro – chissà cosa mi farebbero se sapessero… –
- Sarebbero felici per me – risposi io con tono serio e un pizzico di dolcezza – buonanotte, professore… grazie di tutto… -
Mi voltai definitivamente verso il ritratto, entrai nella Sala Comune, mi buttai sul divano con gli occhi arrossati di lacrime e le guance arrossate di imbarazzo.
L’avrei fatto soffrire di nuovo, l’avrei fatto impazzire con il mio vicinissimo progetto.
Ma mi dissi che a volte, purtroppo, non si può ragionare per la felicità del singolo. A volte è più importante quella della collettività. Ed era una di quelle volte.
Chiusi i miei occhi in un gesto disperato per non pensare all’illusione che avevo appena creato e a come avrei finito per distruggerla.
Sentivo sulle mie spalle il peso del mondo.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Non ho molto da dire su questo capitolo, penso che si commenti da solo. Dopo di questo ce ne sarà solo un altro, e poi il prologo.
Spero comunque che la storia continui a piacervi come prima, nonostante il carico di sorprese e colpi di scena sia notevolmente diminuito.
Grazie a tutti,
Lady Lynx

HermioneForever92: ecco svelate le preoccupazioni di Severus e d ecco anche giunto il ballo di Hogwarts, anche se ho preferito evitare una descrizione dettagliata di abiti e avvenimenti vari (di scarsa importanza) che sarebbe stata inserita solo per riempire un po' di spazio e probabilmente sarebbe risultata noiosa. Hai ragione, Severus e Albus sono proprio dei bugiardi... anche se a fin di bene! Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: dietro alla tristezza di Severus sta una motivazione più che valida... legata al futuro di Lauren! Scoprirai presto cosa ho in serbo per lei, anche se ho già dato qualche piccola direttiva in questo capitolo. Sono felice di sapere che ti sono piaciuti i flashback riguardanti Daniel ^^ Grazie per i complimenti e la recensione!
  
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