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Autore: Beatrix_    26/02/2010    14 recensioni
Il duca di Gramont sembrava una persona davvero importante; trattava chiunque con maniere spicciole, guardando tutti dall’alto in basso. Ricordo subito ciò che pensai la prima volta che lo vidi: “è la persona più antipatica del mondo, speriamo davvero che se ne vada presto!”
Un nuovo personaggio arriverà a sconvolgere le vite, ancora giovani, di Oscar e Andrè e li obbligherà a fare i conti con se stessi e con il loro rapporto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Dopo quasi due anni che non riprendevo in  mano “la penna” (in senso metaforico!XD) una mattina mi sono svegliata e ho deciso di scrivere questa storia.

L’idea della trama l’avevo in mente già da tempo ma non avevo mai trovato la voglia di metterla per iscritto.

Un mio precedente abbozzo di storia era miseramente fallito per il mio desiderio smodato di essere precisa a livello storico (cosa che si era poi rivelata impossibile), mania che ho abbandonato; quindi se, nel corso della storia, troverete degli strafalcioni “storici” (e credo ce ne siano molti!!)  fatemelo notare ma non stupitevi più di tanto!xD

La storia comunque è già stata scritta tutta quanta (anche se ha bisogno di essere rivista) quindi, in ogni caso, la posterò tutta.

La trama è, come al mio solito, abbastanza originale, ma devo comunque riconoscere l’influsso, più o meno consapevole, di molte delle ff che ho letto (su questo e su altri siti). Nominarle tutte mi sarebbe impossibile, anche se vorrei davvero perché il mondo delle fanfiction ha aggiunto davvero tanto alla mia conoscenza di questo splendido anime. In realtà, una volta sciolta la fantasia, non ho potuto fare a meno di inserire nella storia numerosi personaggi di mia invenzione, che si affiancano a quelli dell’anime: spero non saranno presenze troppo sgradite.

I primi capitoli dovrebbero creare qualcosa come “un’aurea di mistero” ma sono sicura che si indovina tutto già da questo primo capitolo! xD

Che altro dire? Ah, sì! “L’impaginazione” (luogo – data, e far parlare in prima persona, alternativamente, i protagonisti)  è rubata al libro “La moglie dell’uomo che viaggiva nel tempo” che sto leggendo in questi giorni.

Bene, credo di essermi dilungata anche troppo, perciò vi lascio alla storia. Naturalmente le recensioni, sia positive che negative, sono sempre ben accette. Ringrazio anticipatamente chiunque si cimenterà in questa lettura! Au revoir :D

 

Villa Jarjayes -  20 Marzo 1774

ANDRE’: Iniziò tutto con una lettera. Era Martedì e io ed Oscar eravamo nelle cucine, intenti a scherzare e ad abbuffarci di mele rosse, mentre la nonna, vicino a noi, si affaccendava tra la dispensa e il fuoco. Era tardo pomeriggio e la penombra appena calata spingeva verso un dolce torpore. Oscar, rannicchiata su una sedia, prendeva in giro qualche nobile borioso e criticava aspramente le idee reazionarie di molti di loro e le loro prese di posizioni nei confronti del terzo stato. Tutto sommato, pensavo tristemente, squadrandola di traverso, non interessava molto nemmeno a lei la condizione del terzo stato: tutta la sua rabbia era per finta e se avesse dovuto pensare alle conseguenze delle sue idee ne sarebbe stata spaventata. In fondo, comunque, era giusto così. Mia nonna dice sempre che ci meritiamo quello che ci da Iddio, nulla di più e nulla di meno, e che è stupido, prima che ingiusto, cercare di cambiare le cose. Io però avvertivo dentro di me l’esigenza di un cambiamento. Sentivo che non era giusto vivere così, da servi, e accettare ogni volontà del padrone, eppure mi mancava la spinta per ribellarmi, per andare via… dopotutto stavo meglio di quanto avrei voluto e sperato e sotto sotto, segretamente, speravo solo che Dio mi avesse dato lei. Lei e nient’altro, ecco; speravo solo di meritarmi lei.

Dicevo dunque, di questa lettera che arrivò alla nonna. Bussarono alla porta e quando una cameriera andò ad aprire le si presentò davanti un emissario di un nobile importante e molto ricco. Non sapevamo chi fosse ma capimmo che doveva essere una persona importante dal vestito del suo lacchè. Aveva questa lettera in mano e la portava come se fosse più importante della sua stessa vita e chiese espressamente di mia nonna. Mia nonna! Lei che a malapena legge, scrive molto male e non riceve mai una visita, un biglietto, niente! Ed ora, di punto in bianco, arrivava questo servitore così ben vestito da sembrare ambasciatore del re in persona e portava una lettera per la mia nonnina, che avevo sempre creduto vivesse fuori dal mondo. La più sbalordita, ovviamente, era lei. Quando Marie, la cameriera, venne in cucina e la informò che chiedevano di lei la nonna uscì un po’ incerta, asciugandosi le mani nel grembiule tutto macchiato e sistemandosi meglio gli occhiali sul naso, mentre io ed Oscar, cercando di non farci vedere, le venivamo dietro, curiosissimi di scoprire chi poteva chiedere della nonna.

Il valletto non fece nomi. Si limitò ad accertarsi dell’identità della signora “Marron-Glacè” e le consegnò questa busta, che la nonna scrutò non più curiosa ma con fare preoccupato. Magari aveva riconosciuto lo stemma, ipotizzò Oscar bisbigliando, e non era andata molto lontana dalla verità. La nonna girò i tacchi e tornò in cucina, dove, incautamente, strappò la busta e si mise a leggere la lettera, davanti a noi che stavamo morendo di curiosità. Il suo sguardo passò dal sorpreso al preoccupato all’angosciato, fino a giungere quasi sull’orlo delle lacrime per poi passare alla rabbia. Finì in fretta la lettura e accartocciò il sottile foglio di carta abbozzando poi il gesto di gettarlo nel camino acceso. Infine ci ripensò, spiegò di nuovo la lettera, la piegò in quattro e se la mise in tasca, busta compresa. Quando alzò il viso verso di noi il suo sguardo era l’imperativo del non-fare-domande ed io e Oscar, ammutoliti, non ne avemmo il coraggio. La nonna uscì in fretta dalla stanza e non si fece vedere fino a sera. Era ovvio che era successo qualcosa, che qualcosa stava per cambiare, ma per quel momento ci lasciò, senza spiegazioni, a dibatterci nel dubbio.

 

OSCAR: Quando nanny ricevette la lettera io e Andrè rimanemmo molto sorpresi. Lei che non aveva relazioni sociali e vita propria, di punto in bianco riceveva una missiva, da un nobile importante per giunta! C’era di che incuriosirsi. Peggio: dopo la sua sorpresa iniziale, aveva capito chi gliela mandava, cioè conosceva quella persona o comunque sapeva di chi si trattava. Lei che non riconoscerebbe nemmeno sua maestà il Re in persona! Non ricordo nemmeno bene cosa stavamo facendo io e Andrè quando accadde il fatto ma ricordo invece molto bene che dopo aver letto la lettera, nanny sparì e non si fece più vedere per tutta la giornata. Dopo ore passate a discutere e a fare le congetture più strane io e Andrè ci stufammo di ipotizzare assurdità e lasciammo cadere l’argomento, dedicandoci ad altro. All’ora di cena nanny tornò nelle cucine ma, eccetto gli ordini più elementari, non parlò con nessuno e si vedeva che era di umore nero. Io e Andrè non ci azzardammo neppure ad accennare una moina per farci confessare il contenuto della lettera. Ci ritirammo nelle nostre camere ancora oscillando tra il dubbioso e il preoccupato ma io ero certa che non potesse essere nulla di grave.

Pensavo, all’epoca, di essere molto fortunata ad avere una vita così stabile e così perfetta: cosa avrebbe mai potuto sconvolgerla? Avevo Andrè e nanny, un lavoro ed una famiglia che mi assicurava tutto ciò di cui avevo bisogno. Ero serena. Felice forse no: mi mancava quel qualcosa a cui non sapevo ancora dare un nome, ma sicuramente potevo dirmi serena. Pensavo anche che per Andrè fosse lo stesso, e probabilmente, con i dovuti distinguo, lo era davvero. Ed infine, fra meno di una settimana, sarebbe arrivata Ophélie, la più grande delle mie sorelle, e sarebbe rimasta da noi per un mese, senza marito nè figli: l’avrei avuta tutta per me!

La sera nanny venne in camera mia. Seduta al comò mi stavo spazzolando i capelli quando si avvicinò senza dire una parola, mi prese la spazzola dalle mani e continuò lei. Non era più arrabbiata, il suo sguardo però era velato di malinconia. “Era da tanto che non ti spazzolavo i capelli” le sue parole erano state quasi solo un sospiro impercettibile. “Sì, è vero….ma ora sono grande…” nonostante mi fossi sforzata di mantenere un tono di voce bassissimo le mie parole eccheggiarono nella stanza silenziosissima più alte di quanto avrei voluto. Ero visibilmente imbarazzata. “Nanny…” iniziai, ma mi resi conto di non saper bene come continuare la frase. Forse avevo avuto torto a pensare, solo poche ore prima, che il mio mondo non potesse cambiare in peggio. Dall’espressione della nonna sembrava proprio che qualcosa, qualcosa di veramente catastrofico e devastante, si stesse avvicinando e che fosse ormai troppo tardi per fermarlo. Avrebbe riguardato anche me, questo cambiamento?

“Tu e Andrè vi volete molto bene, non è vero?” mi chiese lei e io rimasi di sasso; allora la lettera che aveva ricevuto riguardava Andrè? “Sì, certo…” risposi accennando un sorriso “ma non vedo cosa c’entri…” la voce mi morì in gola, mentre nanny, finito di spazzolarmi i capelli, posava la spazzola vicino alla mia mano appoggiata sul comò e me la prendeva tra le sue.

“Sai Oscar” iniziò, con il tono di voce delle lezioni-di-vita ma leggermente addolcito dalla commozione “non sempre i cambiamenti sono negativi…. a volte ci aiutano a crescere, a capire chi siamo e cosa vogliamo, a realizzarci come persone… poi certo, quando si è vecchi come me magari li si accetta un po’ controvoglia ma sono sicura che a voi ragazzi farà bene” e mentre diceva queste parole capii che intendeva esattamente il contrario, ovvero ‘quello che sta per succedere è tutto tranne che positivo ma dobbiamo sforzarci di accettarlo e di trovare degli aspetti buoni in ciò che può essere solo negativo.’ “Nanny…” tentai ancora “hai…hai parlato con Andrè?” ma lei era già sulla porta e mi rispose solo con un sordo “Buonanotte” prima di lasciarmi sola nella mia stanza fiocamente illuminata, in preda, forse per la seconda volta nella mia vita, ai dubbi.

 

  
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