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Autore: Lady Lynx    01/03/2010    4 recensioni
Erano le tre e ventisette del 9 giugno 1998.
La ragazza che camminava lentamente sotto l’accecante luce del sole estivo sentiva il suo cuore oppresso dal peso del mondo.
Prese a pugni i ricordi, spezzò i legami con il passato, cancellò con ostinazione le tracce del tempo.
Pensò a un fuggevole bacio, senza volerlo, ma sapeva che era tutto finito.
Il vuoto avvolse il suo cuore, spinse la magia in un angolo dell’anima.
Game Over.
Lauren Silente non esisteva più.

POSTATO L'ULTIMO CAPITOLO.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie di una Silente'
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Le lettere che avrei dovuto terminare quella notte ebbero una fine solo la mattina seguente, mentre tutti gustavano l’ultima colazione dell’anno nella Sala Grande.

Avrei accompagnato i miei amici fino all’Espresso di Hogwarts, prima di tornare indietro al castello per prendere il mio baule e la mia White Wings.
Mio nonno aveva accettato la mia decisione di andare a cercare lavoro nelle vicinanze della scuola, a patto che tornassi saltuariamente da lui.
Non sapeva ancora che dandomi tutta quella fiducia avrebbe firmato una condanna alla dannazione.

L’Espresso di Hogwarts fumava impaziente sul binario, pronto ormai a portare con sé tutti gli studenti sulla rotta delle vacanze.
Sembrava così comodo viaggiare su quel mezzo che quasi mi dispiacque non essere una normale allieva della scuola pronta a tornare nelle braccia della sua famiglia.
- Mi mancherete, ragazzi… - sospirai trattenendo a stento le lacrime, mentre abbracciavo contemporaneamente Draco e Blaise.
- Ci rivedremo – decretò Zabini con decisione nel mio orecchio sinistro – devi venire a vedermi giocare a Quidditch, ricordi? –
- E poi sei invitata a casa mia, quando ne avrò una personale, per la prossima estate – mi informò Malfoy nell’orecchio destro – non puoi rifiutare, quindi non provarci nemmeno –
Mi staccai da loro solo perché non mi sembrava carino trascurare gli altri. Nei pochi momenti prima della partenza tentai di rassicurare Draco, cercando di convincerlo che non sarebbe stato poi così male rivedere suo padre e pregandolo di fare qualcosa per mantenerlo dalla nostra parte.
Mi accorsi che dopo l’episodio della sera precedente non era più tanto doloroso come prima parlare di Lucius.
Guardai con le labbra strette in una smorfia i miei compagni che salivano sul treno, aspettai che la fumante locomotiva scarlatta sparisse dietro alle montagne prima di ritornare verso il castello in compagnia di Hagrid.
Nella Sala d’Ingresso vidi riuniti tutti i professori, nessuno escluso, con al centro il mio baule e il mio manico di scopa. Li salutai e li ringraziai uno alla volta.
Minerva mi si accasciò addosso singhiozzando in modo incontrollabile, Pomona non smise per un attimo di soffiarsi il naso in un fazzoletto sporco di terra, Vitious squittì parole incomprensibili senza motivo, Remus mi diede due leggere pacche sulla schiena augurandomi buona fortuna, Sibilla mi sussurrò nell’orecchio che la sua profezia si era infine avverata, Hagrid mi strinse tra le sue manone rischiando di incrinarmi qualche costola, Aurora si limitò a mormorare un “in bocca al lupo”.

Mio nonno mi baciò su entrambe le guance a occhi asciutti, sapeva che sarei tornata.
Severus non si sbottonò, forse deciso a non lasciar trapelare niente davanti agli altri. Il nostro saluto fu una breve stretta di mano.
Infine presi in mano la mia scopa, rimpicciolii il baule infilandomelo in tasca e aspettai che Minerva e mio nonno Trasfigurassero i miei lineamenti in modo che non fossi facilmente riconoscibile una volta uscita dalla protezione di Hogsmeade.
La mia professoressa si occupò di alzarmi tanto da portarmi all’altezza di Severus e di addolcire i miei lineamenti. Risistemò la mia vista, facendo in modo che potessi sbarazzarmi dagli occhiali.
Mio nonno colorò i miei occhi di azzurro, lasciandomi in eredità il suo sguardo, e i capelli di uno strano castano ramato che immaginai fosse un residuo di mia madre.
Dagli sguardi dei presenti intuii di essere abbastanza irriconoscibile, notai con una stretta al cuore che Severus si era già eclissato.
- Grazie a tutti! – dissi ad alta voce, in modo da farmi sentire chiaramente – Ora è meglio che vada! –
- Ci rivediamo presto, Lauren… - sussurrò mio nonno, stringendomi in un ultimo abbraccio.
Non risposi, ero stufa di mentire. Sapevo che con ogni probabilità non ci saremmo mai più visti.
Uscii dal portone del castello e planai con la White Wings per raggiungere rapidamente il confine di Hogsmeade, senza pensare a quello che mi stavo lasciando alle spalle. Per un tratto del mio viaggio sorvolai l’Espresso di Hogwarts – prima di cambiare tragitto temendo di finire per cambiare idea.
Mio nonno e tutti gli altri pensavano che sarei stata via solo per qualche settimana, giusto per trovare lavoro e iniziare una vita da persona adulta sotto falsa identità.
Pensavano che sarei andata a trovarli, a Hogwarts o a casa loro, quando mi sarebbe stato possibile.
Non sapevano che quella mattina, mentre erano tutti a colazione o presi tra i loro pensieri, avevo lasciato nelle loro stanze o affidato a dei gufi delle lettere che avrebbero spiegato tutto il necessario affinché loro si dimenticassero di me.
Quando le avrebbero lette, sarebbe però stato troppo tardi per fermarmi.
Volai a lungo superando colline e zone di pianura, fino ad arrivare in un quartiere deserto della periferia di Londra. Rimpicciolii anche la White Wings, infilandomela in tasca insieme al baule, prima di controllare gli orari del bus che mi avrebbe portata all’aeroporto.
Era ancora presto, abbastanza da decidere di fare le cose in modo legale. Mi infilai nel Paiolo Magico, tirai dritta senza salutare Tom il barista, entrai in Diagon Alley con andatura rapida. Non potevo rischiare che un Mangiamorte mi vedesse, sarebbe stata la mia rovina.
Mi diressi verso la Banca Gringott e mezz’ora più tardi ne uscii con la borsa – una normale borsa Babbana – ricolma di sterline. Il Direttore era stato così gentile da fornirmi direttamente moneta Babbana, non Galeoni e Falci, evitandomi la scocciatura di cercare qualcuno che potesse farlo al di fuori di Diagon Alley.
Altrettanto rapidamente tornai verso il Paiolo Magico, rischiando l’infarto quanto vidi che Antonin Dolohov e altri tre Mangiamorte erano attorno a un tavolo a bere Burrobirra.
Il mio primo pensiero fu “come diamine fanno a bere quella roba alle dieci di mattina?”, il secondo fu “come cavolo faccio se mi scoprono?”, il terzo fu “improvvisa”.
Passai a sguardo alto davanti ai quattro, sentii il mio cuore mancare un battito quando qualcuno mi prese per la cintura dei miei nuovissimi – e Trasfigurati – jeans Babbani.
- Mezzosangue, vero? – mi provocò Dolohov, facendo ridere i suoi colleghi – Ogni tanto uscite bene dallo stampo, però! –
Immaginai si riferisse al mio nuovo aspetto da modella. Maledissi mio nonno e Minerva per avermi fatta così appariscente.
- Potrebbe lasciarmi andare, signore? – chiesi con pacatezza, lanciando un’occhiata fuggente al mio orologio – Ho molta fretta… -
- Ma sentite la Mezzosangue! – urlò uno di loro, evidentemente ubriaco, mentre Dolohov mi trascinava con uno strattone su una sedia vicina alla sua.
Maledissi me stessa per aver osato rischiare così tanto. Avrei dovuto immaginare che Diagon Alley e dintorni sarebbero stati pattugliati.
- Tu non vai da nessuna parte, bellezza… - sillabò Dolohov con marcato accento russo – Tom, porta una Burrobirra per la signorina! –
Il barista sembrò disgustato dal comportamento dei suoi quattro clienti nei miei confronti, ma non osò contraddirli e obbedì. I Mangiamorte erano famosi per la loro abilità di fare stragi di innocenti senza motivo.
- Allora, Mezzosangue, da dove vieni? Non ti abbiamo mai vista da queste parti! –
Non risposi, fissando la torbida Burrobirra che giaceva davanti a me. Non era forse l’alcol che annullava gli effetti della Trasfigurazione?
- Sono… finlandese – inventai al momento, più preoccupata per l’eventuale fine della mia copertura che per le bugie rifilate a quei quattro ubriachi.
- Finlandese? – sbraitò uno, prima di scoppiare in una grassa risata – Ma se hai i capelli rossi! –
- Scopriamo subito se stai mentendo, dolcezza… - sussurrò Dolohov nel mio orecchio – Quanti anni hai? Cosa fai in giro per Diagon Alley da sola? Hai mai sentito parlare del Signore Oscuro? -
Mi chiese tutto in finlandese e io risposi fluentemente che avevo venticinque anni, ero a Diagon Alley per turismo e non avevo mai sentito parlare di quell’uomo.
Che Takatalvi fosse benedetta.

Dolohov sembrò essere soddisfatto, ma prima che potesse mettermi in difficoltà con altre domande vidi una smorfia di dolore attraversare il suo viso e quello dei suoi colleghi.
Forse, per la prima volta, una chiamata del Marchio Nero mi avrebbe salvato da una fine indecorosa.
- Dobbiamo andare, Mezzosangue – mi informò lui con un ghigno lupesco – aspettaci qui senza muoverti… se al nostro ritorno non ci sarai, sappi che ti troveremo! –
Dopo quella minaccia i quattro sparirono in un battito di ciglia e io mi alzai senza esitare dalla sedia.
Con il cavolo che sarei stata lì ad aspettare la mia prematura morte. Sapevo che Dolohov aveva solo tentato di spaventarmi, non sarebbe mai riuscito a trovarmi senza conoscere la mia traccia magica.
Uscii dal Paiolo Magico, seguita dallo sguardo apprensivo di Tom il barista, camminando rapida verso la fermata dell’autobus. Lo presi appena in tempo, arrivai all’Heathrow Airport di Londra alla una e mezza di pomeriggio.
Sperai che nessuno dei miei professori o amici avesse fatto in tempo a leggere la mia lettera, altrimenti sarebbe stata la mia rovina.
Andai a comprare il biglietto per il primo aereo disponibile, feci il check-in, passai sotto i metal detector, attesi con ansia l’arrivo del mio volo.
Per un attimo, mentre ero ancora in fila davanti al cancello di imbarco, pensai di vedere l’inconfondibile capigliatura di Severus spiccare sopra le teste della folla di inizio estate.
Era solo il caschetto nero e lucido di una hostess che mi passò davanti facendo ticchettare i suoi tacchetti sul levigato pavimento di marmo.

Trascorsi otto ore di fila sull’aereo a rivoltare nella mente i miei peggiori pensieri.
Senza l’influenza di Severus sulla mia mente – un’influenza che avevo scoperto essere miracolosa – i miei neuroni ritornarono a girare attorno alle figure che tormentavano la mia coscienza di dubbi.
L’unico pensiero che mi faceva stare meglio, dandomi la consapevolezza di essere finalmente diventata adulta e responsabile delle mie azioni, fu che il mio viaggio non era dettato dal benessere personale ma dalla ricerca di una salvezza comune.
Quando Voldemort avrebbe scoperto della mia partenza dall’Inghilterra verso un luogo a lui sconosciuto, quando avrebbe capito che non avevo più legami con Hogwarts e con le persone in essa contenuta, quando avrebbe compreso che non avrebbe più avuto senso colpire i miei amici e i miei affetti, loro sarebbero stati al sicuro.
Nessuno avrebbe più dovuto temere per la sua incolumità a causa mia, perché Voldemort avrebbe iniziato a cercarmi lontana da loro se proprio desiderava così tanto avermi al suo fianco.
L’unico motivo che mi aveva spinta ad abbandonare così brutalmente i miei amici, i miei professori, mio nonno e Severus era la tranquillità per tutti loro.
Sapevo che anche per Harry non ci sarebbe stata mai pace, lui che era nel mirino di Voldemort per un motivo più grande del mio, ma sapevo anche che lui avrebbe saputo dare alle persone che gli stavano accanto tutto quello che io non avrei mai saputo dare.
La sicurezza e la lealtà.
Quando Voldemort aveva detto che io e mia madre eravamo volubili, aveva ragione. Quando aveva sostenuto che eravamo subdole nella nostra diplomazia, aveva doppiamente ragione.
Non mangiai nulla di quello che mi venne offerto dalle hostess durante il volo, mi affrettai a mostrare il mio nuovo ed illegale passaporto alle autorità del posto, prima di uscire nell’aria tiepida di quella giornata d’estate.
Erano le tre e ventisette del 9 giugno 1998.
La ragazza che camminava lentamente sotto l’accecante luce del sole estivo sentiva il suo cuore oppresso dal peso del mondo.
Prese a pugni i ricordi, spezzò i legami con il passato, cancellò con ostinazione le tracce del tempo.
Pensò a un fuggevole bacio, senza volerlo, ma sapeva che era tutto finito.
Il vuoto avvolse il suo cuore, spinse la magia in un angolo dell’anima.
Game Over.
Lauren Silente non esisteva più.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Questo, come vi avevo già anticipato, è l'ultimo capitolo di questa storia. Il prossimo sarà l'epilogo, e poi ci saluteremo (finalmente, direte voi! xD).
I ringraziamenti saranno postati ordinatamente la prossima volta a fine capitolo, ma intanto ne approfitto per rimarcare la gratitudine nei vostri confronti per tutto l'appoggio che mi avete dimostrato e che mi ha spinta ad arrivare alla bellezza di 65 capitoli.
Spero che nessuna di voi, dopo aver letto questa fine, voglia linciarmi ^^
Grazie a tutti!
xoxo
Lady Lynx

Erica_8: ti ringrazio per i complimenti, sono davvero felice di essere riuscita a coinvolgerti a tal punto nella vicenda! Per quanto riguarda la recensione... già fatto! ^^
aXce: ecco qui l'aggiornamento atteso, spero che sia stato all'altezza ^^ La dolcezza del capitolo precedente voleva fungere un po' da cuscinetto per l'amarezza che immagino lascerà quello attuale. Grazie per la recensione!
HermioneForever92: sono davvero contenta che tu abbia definito questa storia "originale", la mia preoccupazione costante è proprio quella di cadere nello scontato. Intanto, ecco che Lauren ha rivelato la sua decisione... forse la prima definitiva che prende nella sua vita! Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: ho come l'impressione che questo capitolo sarà capace di smorzare tutto il tuo entusiasmo. Mi sento un po' in colpa per aver deciso di concludere la storia in questo modo, ma sentivo che un finale di questo tipo fosse molto più adatto a Lauren rispetto al solito "e vissero tutti felici e contenti". Comunque concordo con te, Lauren e Severus insieme hanno un qualcosa di particolare. Grazie per la recensione!
mistero: è triste doverti rivelare che, alla fine, tutto quello che hai atteso si è sgretolato nel giro di un capitolo. Forse tu sarai quella che mi vorrà più male dopo questa tremenda rivelazione (anzi, no, Severus sarà quello che mi odierà a morte). Comunque nell'epilogo sarà doverosa una reazione di Severus davanti a questo episodio, quindi...
Comunque, grazie per la recensione!
DarkViolet92: sì, temo che Piton abbia davvero sofferto le pene dell'inferno prima di riuscire ad avere il coraggio di confessare quello che provava. Hai indovinato per quel che riguarda le lettere, sono proprio finalizzate all'addio come ha confermato Lauren in questo capitolo. Grazie per la recensione!
Luciana Menditegui: l'addio si avvicina sempre di più, quindi posso capire la tua anticipazione ^^ Sono però felice che la storia continui a piacerti ( e intanto ti chiedo... a quando un aggiornamento della tua?). Grazie per la recensione!
  
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