La vita che vorrei
Cap unico
Hinata era sempre stata una ragazza insicura.
Non aveva fiducia nelle proprie capacità.
Non aveva fiducia nelle sue idee.
Diffidava del suo coraggio.
Ripudiava ciò che era.
Solo di una cosa Hinata era certa.
Del suo amore per Naruto Uzumaki.
E quel suo sentimento era così fervido, incrollabile e netto nella sua mente, che nessuno, nemmeno Hinata stessa, avrebbe potuto confutarlo o metterlo in dubbio.
Perché Naruto è come luce solare per lei. E’ coraggioso, altruista, allegro e combattivo. Naruto illumina ciò che lo circonda. E Hinata ama bearsi di quella luminosità straripante che sembra quasi tattile quando lui le si avvicina.
Quando lo aveva visto per la prima volta, Hinata aveva pensato che Naruto fosse come lei.
Era sempre solo, schivato dalla gente, guardato con disprezzo da chi posava lo sguardo su di lui. E Hinata fissava con attenzione quasi morbosa quegli occhi così simili ai suoi velarsi di confusione e di dolore.
Il dolore di chi non capisce.
Il dolore di chi si sente abbandonato.
Il dolore di chi è non ha nessuno.
Così simili. Così simili! Oh, quanto conosceva bene quello sguardo! Lo trovava riflesso nei suoi occhi ogni volta che si specchiava.
Voleva parlargli. Voleva conoscerlo. Voleva trovare qualcuno con cui finalmente dividere il suo dolore. E chi meglio di Naruto, il cui sguardo sembrava quasi una grottesca quanto perfetta imitazione del suo?
Hinata era egoista. Ed era debole. Non voleva più quel dolore nel petto. Voleva alleggerirlo. Condividerlo. Voleva eliminare quella sensazione soffocante che si sentiva dentro ogni volta che suo padre la guardava con occhi delusi.
Ma il coraggio mancava sempre. Come avvicinarsi a lui? Come stabilire un qualsiasi contatto?
Hinata era sempre stata timida.
Hinata non aveva mai avuto nessun amico.
Come poteva lei, piccola bambola rotta e insulsa, attirare la sua attenzione?
L’occasione si presentò un pomeriggio; era una giornata calda, senza vento. I respiri venivano quasi affannati.
Hinata passeggiava lentamente per il villaggio. Sola come al solito.
Fu quasi per caso che avvertì quel fruscio che proveniva da dietro un’abitazione. Quando aguzzò l’udito avvertì una leggera imprecazione e di nuovo quel fruscio.
Poté avvertire il suo cuore aumentare i battiti e sobbalzare. La voce che tanto aveva occupato i suoi pensieri, insieme al suo proprietario, erano proprio dall’altra parte della parete.
Sbirciando, notò la sagoma sottile di Naruto.
Era chinato in terra e stava raccogliendo diversi kunai sparpagliati al suolo nei pressi di un bersaglio da tiro che spesso usavano negli allenamenti.
A scuola avevano appena cominciato ad allenarsi sul lancio degli shuriken e delle varie armi da lancio. Naruto, da quel che aveva visto era il solo a non essere ancora riuscito ad eseguire correttamente l’esercizio.
Lo osservò mentre prendeva la mira, socchiudendo gli occhi azzurri e sistemando il peso sui piedi, quasi a cercare una posizione più salda per il lancio.
Lo guardò mentre lanciava nuovamente i pugnali che finivano tutti, uno dopo l’altro, fuori dal bersaglio, conficcandosi nel suolo.
Studiò gli occhi del ragazzo colmarsi di una miriade di emozioni: tristezza, irritazione, frustrazione.
Eppure, pochi secondi dopo i suoi occhi cambiarono nuovamente, colmandosi di un solo elemento: la determinazione.
Raccolse nuovamente i kunai e si rimise in posizione di tiro.
E così continuò, per svariate volte, sotto gli occhi confusi di Hinata, senza fermarsi, senza esitare nemmeno un secondo.
Perché continuava? Perché non rinunciava? Cosa lo spingeva?
Il tempo passava, ma Naruto era sempre lì. E con lui c’era Hinata, che lo osservava con i suoi chiari occhi attenti e scrutatori.
Era lì, Hinata, quando Naruto centrò il bersaglio per la prima volta. Era lì, quando lo vide sorridere soddisfatto, con gli occhi che si illuminavano di compiacimento.
In quel momento Hinata capì di aver sbagliato. Di aver commesso un errore di valutazione enorme.
Lui non era come lei. Naruto non chinava la testa. Naruto non si arrendeva. Naruto era molto più di quanto aveva creduto.
Naruto era forte. Naruto non si chiudeva in quell’auto-compatimento in cui lei era solita rifugiarsi.
E in quel momento il ragazzo biondo, davanti ai suoi occhi, sembrò cambiare; diventando più brillante, quasi accecante. Così nitido ai suoi occhi, da far sembrare tutto il resto quasi opaco.
E mentre le ore passavano e il sole si faceva sempre più basso nel cielo, tingendosi di rosso, la ragazza continuava ad osservare, esultando quasi inconsciamente ai miglioramenti del ragazzo.
Si ritrovava a mormorare senza accorgersene: “Ce la puoi fare Naruto-kun. Coraggio!”
Il sole era quasi sparito all’orizzonte, quando Naruto si fermò, ansimante, e cominciò a raccogliere per l’ennesima volta i kunai per riporli però, questa volta, all’interno della borsa che aveva lasciato appoggiata ad un albero.
Hinata lo osservò allontanarsi lungo la strada, fino a sparire. Provando dentro di se una miriade di sensazioni confuse e indecifrabili. Con il cuore che batteva, si diresse velocemente verso casa.
Quello era stato l’inizio di tutto.
Tutto era cominciato con l’ammirazione per Naruto Uzumachi.
L’ammirazione era poi evoluta in rispetto, per poi diventare, nell’arco di poco tempo, pura adorazione.
E Hinata cominciò a capire meglio Naruto.
Capiva che il suo sogno di diventare
Hokage, per quanto a
tutti gli altri potesse sembrare ridicolo, era per lui importante e non
lo
prendeva affatto alla leggera. Lui credeva in ciò che
diceva. Lo sarebbe
diventato un giorno. Lo pensava con la certezza di chi è
solito credere in se
stesso. E la ragazza, non poteva fare a meno di crederci con lui.
Capì
subito che Naruto era una delle persone più integre che
avesse mai incontrato; agiva
sempre con onestà e
nel rispetto degli altri. Era coerente nelle proprie azioni, diceva le
cose
come stavano, agiva per il bene di chi desiderava proteggere e se ne
assumeva
le responsabilità. Questa era la
base del suo essere.
Capì
il
significato della determinazione, guardandolo. E comprese
anche che cosa
significava per lui; per Naruto la determinazione era affrontare gli
impegni e le sfide della vita, cercando costantemente di dare di
più. Era
esplorare strade nuove, cercare nuove sfide, e anticipare il domani.
Determinazione, per lui,
significava anche
definire ogni volta obiettivi sempre più ambiziosi,
raggiungerli ed essere
capaci di non fermarsi, guardando oltre, verso il prossimo traguardo.
Ed
era la sua determinazione che Hinata amava più di qualunque
altra cosa.
Naruto
non era bravo nelle arti ninja? Cercava di migliorare.
Non
era amato dagli abitanti del villaggio? Cercava di guadagnarsi il loro
rispetto.
Questa
continua corsa al miglioramento senza tregua, faceva tremare di
rispetto
Hinata, rendendo Naruto quasi irreale ai suoi occhi. Mettendolo
inconsciamente
su un piedistallo.
E
gli anni passavano e gli occhi della ragazza erano sempre fissi su di
lui, che
ne era ignaro.
Hinata
osservava con dolore l’attaccamento che Naruto nutriva verso
la sua compagna di
squadra, Sakura.
Si
sentiva defraudata. Defraudata di quella luce che prima era solo sua.
Di quello
sguardo che non si era mai posato su di lei.
Ah,
ma come si può essere derubati di qualcosa che non si
è mai posseduto?
Si
può essere indignati per la sottrazione di una persona che
non si ha mai avuto
nemmeno come amica?
Compagno
d’anima, di dolore, di solitudine, di disperazione.
Naruto
era quello per lei. E anche altro.
Era
un esempio. Un esempio da seguire. Un caso vivente che testimoniava
l’avanzare
verso la luce e
l’abbandono dal grigio
dell’indifferenza che li circondava.
Era
un esempio che lei desiderava disperatamente seguire. Un esempio che
lei,
nonostante tutto, sapeva di non poter mettere in pratica.
Perché
lei era troppo debole.
Perché
lei era troppo vigliacca.
E
tutto ciò che continuava a fare era osservare. Osservare il
continuo mutamento
di quella persona che tanto adorava. Il vederlo crescere, distinguersi,
emergere e sbocciare.
Eppure,
nonostante Naruto sembrasse tanto solido da sembrare incrollabile,
tanto
trasparente da capire così qualunque sua emozione, Hinata
aveva notato qualcosa
di diverso in lui: quello strano sguardo pieno di dolore che lo
coglieva in
alcuni momenti di solitudine, facendolo sembrare così
fragile, così
incredibilmente facile da spezzare. Persino più di lei, che
era sempre stata
così permeabile alle malizie e alle malvagità del
mondo.
Tutto
quello che Hinata voleva era lo stargli accanto.
Il
vivere con lui attimi di gioia e si, perché no, anche di
dolore.
L’avere
una spalla su cui appoggiarsi o piangere quando se ne aveva il bisogno.
Il
poter camminare accanto a lui a testa alta, fiera di essere
ciò che era.
Il
poter finalmente rivelargli il suo segreto.
Lo sai il mio
segreto Naruto?
Non ho mai
amato nessuno come
te.
È questa la vita che
vorrei. È questa la vita che vorrei
vivere.
Ma non ne sono ancora capace.
Non sono ancora abbastanza forte.
Ma un giorno ci riuscirò. E potrò sentirmi degna di starti accanto senza abbassare lo sguardo.
Perché è questa la vita che vorrei. Perché è questo il mio sogno.
Cosa ne pensi, Naruto? Riuscirò a realizzarlo?
* * *
Il villaggio della foglia è stato praticamente raso al suolo. La polvere che aleggiava nell’aria, sembrava incapace di scendere e di posarsi nuovamente al suolo, lasciando così al cielo il consueto colore azzurro.
Pain era riuscito a penetrare e distruggere le difese del villaggio della foglia. Ed ora stava cercando Naruto. Naruto, che in quel momento stava allenandosi con le tecniche eremitiche, apprendendole dallo stesso maestro di Jiraya.
Nonostante la distruzione quasi totale del villaggio, delle molte vittime e degli innumerevoli feriti causati da quegli attacchi spietati, Hinata non poteva fare a meno di sentirsi sollevata.
Perché se anche loro cadevano, Naruto sarebbe stato salvo.
Anche se loro venivano feriti, Naruto sarebbe rimasto incolume.
E questo bastava.
La battaglia andò avanti incessante. Quando tutto cominciò a sembrare inutile, quando tutti cominciavano a vacillare, arrivasti tu.
E uno strano senso di sollievo mischiato a paura prese possesso di me.
Naruto, stai attento.
* * * * *
La battaglia va avanti; all’inizio sembrava che tu fossi in vantaggio, ma ora stai cominciando a soccombere.
Trattengo il fiato quando ti vedo immobilizzato al suolo, senza vie di salvezza.
Stavolta non riuscirai ad alzarti, mi rendo conto quasi con stupore.
Naruto, per una volta scambiamoci i ruoli; posso porgerti una mano?
Posso aiutarti ad alzarti?
Non capisco nemmeno io come, ma mi ritrovo di fronte a Pain, come se il mio corpo si fosse mosso per volontà propria, impedendogli di farti del male.
Sorrido al sentire le tue urla. Mi gridi di scappare, di fuggire, di mettermi in salvo.
Ma sai, Naruto? Stavolta non posso proprio farlo. Mi puoi perdonare?
In cambio, vuoi
sapere il mio
segreto?
Mi giro verso di lui, sorridendo, guardando quegli occhi pieni di furiosa impotenza.
“Naruto” mormoro “Io ti amo”
E l’ultima cosa che vedo, prima che Pain mi attacchi, sono i tuoi grandi occhi azzurri sgranarsi e che per una volta, guardano solo me.
Forse il mio sogno ha speranze di realizzarsi, non lo credi anche tu,
Naruto-kun?
* * * * *