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Autore: Kalahary    02/03/2010    1 recensioni
Breve fic Pansy/George: -DAL 5 CAPITOLO- -Non compro niente!- La voce di George Weasley giunge da dietro la porta, sembra stanca e scocciata. Non compro niente?! Pansy Parkinson un venditore ambulante?! Se lo sentisse mia madre... Risuono il campanello con una certa stizza. -Non sono interessato a qualsiasi cosa vendiate!- Oh, basta, sono qui per chiedere scusa, non per umiliarmi!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap5
Aroma di Caffè

Caffè e brioche, potrei volere di più?


Step from the road to the sea to the sky
And I do believe that we rely on
Deep beneath the cover of another perfect wonder
Where it's so white as snow
Snow_Red Hot Chili Peppers



Attendo al freddo e  sotto una leggera piogggia che sta iniziando a cadere, che George Weasley apra quella porta, che mi dica che mi perdona e... Pans, basta filmini in testa, per favore.

-Non compro niente!- La voce di George Weasley giunge da dietro la porta, sembra stanca e scocciata. Non compro niente?! Pansy Parkinson un venditore ambulante?! Se lo sentisse mia madre... Risuono il campanello con una certa stizza.
-Non sono interessato a qualsiasi cosa vendiate!-
Oh, basta, sono qui per chiedere scusa, non per umiliarmi!
Risuono due volte, velocemente, magari capisce che deve alzare il suo fondoschiena dal divano! Infatti sento dei passi, piedi che si trascinano svogliatamente verso di me. La porta si apre all'improvviso.
-Senta, non ho...- la sua faccia muta troppo velocemente, da stanco e nervoso a sorpreso, e subito dopo a scocciato. -...ah, sei tu.-
Mi mordicchio il labbro, sono qui e non so cosa dirgli, grandioso. Ci fissiamo per istanti che sembrano ore e non riesco a fare a meno di pensare che sia attraente, anche così, con la barba sfatta, con la camicia aperta in certi punti e i piedi scalzi. Si appoggia allo stipite e con il braccio sinistro tiene aperta la porta.
So che dovrei parlare, dire una qualsiasi cosa, ma sono bloccata. Ecco Pansy Parkinson, che è sempre l'ultima a ribattere, zittita dallo sguardo di un uomo, neanche mio padre è mai riuscito a sortire quell'effetto.
-Chi ti ha detto che ero qui?-
Non so se Ginevra voglia esser messa in mezzo, ma è talmente palese -Sono in stata in caffetteria...-
-Ginny...- si passa una mano tra i capelli. Mi concede uno sguardo diffidente -Cosa sei venuta a fare? Non dovresti essere qui.-
Ecco, lo sapevo, ha un'altra donna e ora è proprio dentro all'appartamento. Non può essere! -Io...volevo...volevo dirti che ho lasciato Malfoy.-
Mi guarda con una certa aria di sfida -E perchè lo vieni a dire a me?-
Come fa una persona a farti soffrire con una sola domanda?! Ma non posso lasciare tutto così, ora che ho capito cosa voglio. Non sarà certo il suo ego ferito a fermarmi! -Perchè sei stato tu che mi hai spinto a farlo, che mi hai dato la forza necessaria per andare lì e dirgli che non avevo intenzione di fargli ancora da zerbino, che i profumi della sua ditta sono davvero scadenti e che le scarpe che porta mi fanno schifo.-
Per un secondo le sue labbra si stendono in un lieve sorriso. -Non capisco perchè tu lo dica a me.-
Ha intenzione di continuare a fare l'indifferente?! -Io non capisco perchè dovrei rimanere qua fuori a prendere l'acqua mentre tu te ne stai lì a guardarmi come se tu fossi superiore a me,  senza curarti del fatto che sono andata addirittura da tua sorella, ho preso un taxi, ho corso per quelle scale rischiando di cadere ad ogni gradino e ora sono qui, con i capelli bagnati a prendermi la polmonite.- E dopo queste parole lo fisso ad occhi stretti.
George sospira e si stacca dallo stipite per farmi entrare.
L'appartamento è vuoto e le poche cose che ci sono, sono disposte in modo disordinato. Il salotto è diviso dalla cucina solo da un bancone, il resto della sala è abbastanza povero, un tavolino, un vecchio divano di pelle e una poltrona non abbianata. Ma la cosa più bella -l'unica- di quell'appartamento è l'enorme vedrata di fronte al divano, ora capisco perchè si è rifugiato qui. Rimango in piedi mentre attendo che il proprietario faccia gli onori di casa.
-Accomodati.-
Mi siedo sul divano e lui fa lo stesso sulla poltrona. Rimaniamo in silenzio, in attesa che l'altro parli.
-Io.- -Io.- ci blocchiamo.
-Tu.- mi esorta a continuare George.
-No, dimmi tu...-
Sospira -Pansy, non capisco perchè tu sia qui, se è solo per ringraziarmi per averti convinto a lasciare Malfoy o...- Si passa di nuovo la mano tra i capelli, con fare frustrato.
-No, non è solo questo.- ma non so cosa dire, mi alzo in piedi e inizio a camminare, come quando devo preparare la mia arringa. -Io...-
George segue i miei spostamenti con lo sguardo.
Ora ho paura a parlare, se lui non fosse minimamente interessato a me, avesse un'altra e se parlando io rovinassi anche quel poco di amicizia che ci univa?
-Non... oh, George, ora so cosa voglio, ma non so se è... come dire... disponibile...- e perfino alle mie orecchie la mia voce sembra tormentata.
George si alza e lentamente si avvicina, rilassando i muscoli facciali che prima erano così tesi. -Allora dimmi, cosa desideri? Magari posso fare qualcosa.- In quel momento penso di non aver mai sentito una voce così seducente.
Le parole escono tremanti dalla mia bocca -Tu. Sei tu ciò che voglio.- e abbasso gli occhi, intimorita.
Poi sento le sue mani su di me, una alza il mio viso verso il suo, l'altra è stretta intorno alla mia vita. E poi il tocco delle sue labbra sulle mie, prima delicato e via via più appassionato. Le mie labbra rispondono entusiaste e vivaci, come non avevano mai fatto. E poco dopo, sempre abbracciati, ci troviamo uno sopra l'altra sul divano. Il resto, bè, si può immaginare.

Verso le due di notte mi sveglio da quella che è stata una delle migliori serate degli ultimi tempi. Continuo a sorridere mentre, sul divano abbracciata a George, cerco di prendere la camicia dal pavimento, è ora di tornare a casa! Cerco di fare meno rumore possibile, ma non posso non farmi sentire stando in quel morbido abbraccio. Scivolo giù dal divano e cerco di ricordare dove abbia lasciato il reggiseno.
Un bisbiglio stanco ma con una nota affettuosa mi blocca -Dove credi di andare?-
Mi volto e trovo il viso di George di fronte al mio -A casa?!-
Sorride e con un braccio mi attira a sè, mi bacia sulle labbra, un gesto innocente e spontaneo. -No, rimani a dormire da me, non ho intenzione di lasciarti andare.- Ha un'espressione buffa, fanciullesca e molto addormentata.
-Ma...- tento di ribattere, con poco entusiasmo -...non posso rimanere qui.-
Mi guarda con occhi più svegli -Si che puoi. Io voglio che tu rimanga.-
Sorrido e, guidata dalla sua mano, mi sdraio accanto a lui sul divano, sotto la coperta che mi sistema sopra le spalle. Quand'è stata l'ultima volta che qualcuno mi abbia fatto sentire così...felice?

Brioches, profumo di brioches.
Caffè, aroma di caffè.
Il mio sogno promette bene.
Cartier, dopobarba Cartier.
La faccenda si fa intrigante.
Un bacio a fior di labbra -morbide!- leggero.
-Pansy.- una bella voce, chiara.
-No, non mi alzo, no, lasciatemi stare, voglio il mio sogno.- Ma questa volta è realtà.
Sento una mano calda carezzarmi la guancia -Pansy.-
Mugugno qualcosa, voglio del caffè.
-Pansy.-
Mi costringo, con non troppa forza di volontà, ad aprire un occhio. Ed ecco, la mia fatica è stata premiata: George Weasley con una camicia azzurra e dei pantaloni beige firmati, mi guarda con un viso tenero e sorridente dal tavolino su cui è seduto. -Hei.-
-Hei.- sorrido, come non potrei?
-Caffè e brioches?-
Annuisco. Lo guardo alzarsi e preparare un caffè. Sul vassoio appoggiato al tavolino ci sono due bicchieri di succo di arancia, tre o quattro brioches ammonticchiate una sopra l'altra su un piattino. E tutto ciò ha il fascino del nuovo, in vita mia solo il mio elfo domestico personale aveva preparato la colazione per me. Preparato quel nettare amaro, George si avvicina porgendomi una tazzina. Mi siedo tirando la coperta a coprirmi. Assaggio il caffè -con latte e zucchero, notare la memoria di quel magnifico uomo- e penso di non aver mai assaggiato nulla di più buono, o forse è la mano di George Weasley che carezza il mio volto a farmelo pensare? Oh no, saranno gli occhi azzurri con delle pagliuzze blu a scaldarmi il cuore. Sorride, e il mio stomaco si annoda un'altra volta su se stesso. Diamoci una calmata.
-Pansy, non vorrei metterti fretta, ma...-
Lo guardo senza capire, mi fa rimanere a dormire da lui, mi prepara la colazione ma vuole che me ne vada subito? Che ragazzo incoerente!
Come se sapesse cosa penso, scuote la testa e sorride, continuando ad accarezzarmi con un dito la guancia. -E' lunedì, so che inizi verso le nove ma vorrai cambiarti prima di andare...-
Getto un urlo, non troppo forte, ma comunque un urlo -Lunedì 23 Novembre?!-
Mi guarda perplesso -...si.-
-Cazzo!- mi alzo dal divano e subito dopo mi risiedo ricordando la mia nudità. George sogghigna.
Mi avvolgo dentro le lenzuola e inizio la ricerca dei miei indumenti. -Che ore sono?-
George si alza e mi passa i vestiti -Le sette.-
Dentro la mia testa inizio a imprecare -Ho il processo Hunt contro Tulliver alle otto, non posso presentarmi in ritardo, per non parlare di come sono conciata.-
-Senti...- e quando sono di fretta non ho la tendenza ad ascoltare -...se posso aiutarti, se ti portassi i vestiti...-
-...dal mio appartamento.- concludo io per lui.
Sorride, assumendo un'espressione sagace. -Se per te va bene.-
Sorrido e mi avvicino lentamente per baciarlo e a meno di un centimentro dalle sue labbra sussurro -Grazie.-
Gli passo le chiavi del mio appartamento e confido nel suo buon gusto; lui, nel mentre, mi dà tutto ciò che mi serve per la doccia. Non c'è tempo da perdere.

George ritorna un quarto d'ora dopo mentre mi asciugo i capellli, tra le mani ha diversi appendini. Ha scelto tre completi, ha davvero stile. Indosso un tailleur nero, una camicia classica bianca e le mie decoltè nere scamosciate. George è fantastico, si è persino ricordato delle collant. Mi trucco appena, matita e fondotinta e sono pronta.
Sto per varcare la soglia per uscire, quando mi volto, George è appoggiato allo schienale del divano e mi guarda. Torno indietro e lo bacio appassionatamente, vorrei rimanere con lui, lo desidero con tutta me stessa, sinceramente.

Tre Settimane dopo

-George, ti prego, è l'ultima volta che te lo dico...-Cammino sottobraccio a George, arrancando nella neve alta e cercando di ripararci il più possibile sotto un'ombrello.
-Certo, perchè dopo accetterai.-
Roteo gli occhi, i ragazzi Weasley sono davvero cocciuti. -Non ho intenzione di venire al pranzo di Natale in casa Weasley!-
-Dai, Pans.- George Weasley mi guarda con i suoi occhi azzurri cercando di assumere lo sguado da cane bastonato, inutilmente.
-No, ho detto di no.-
-Per favore, Pans, non vorrai lasciarmi insieme a quella massa di persone vestite con maglioni larghi fatti a mano.- La questione abbigliamento è effettivamente un problema.
-Oh, ti sarai abituato ormai.-
-Ma lo sai che è sempre un trauma. Io vesto con questo cappotto  firmato Armani.- 
Mi fermo e gli controllo molto poco elegantemente l'eticchetta. Armani, non posso nemmeno cambiare discorso dicendo che è un bugiardo.
-Allora, accetti il mio invito?- Ed ecco che riparte all'attacco.
-Come siamo formali.- commento, fingendomi distratta.
-Lo prendo per un sì, allora.-
-Ovvio che no.-
-Dimmi, rispolverami la memoria, cosa faranno i tuoi genitori?-
Sbuffo. -Mio padre sarà in viaggio per lavoro e mia madre su qualche isola caraibica a divertirsi con l'amante-giardiniere.-
-Quindi non hai nulla da fare, perfetto, verrai da noi.-
-No, Weasley, ho detto di no.-
-Mi chiamo George, per tua informazione. Ad ogni modo, ti verrei a prendere per le dieci, oppure potresti rimanere a casa mia e poi andiamo direttamente lì...-
Involontariamente arrossisco, non posso farne a meno, è più forte di me.
Lo vedo con la coda dell'occhio sorridere compiaciuto. -Allora, che ne dici?-
Sarà la... fatemi pensare, settantacinquesima volta che me lo chiede e potrebbe andare avanti in eterno.
Si ferma e si gira di fronte a me -Allora?-
Settantasei. Io esplodo.
Sto per rispondergli con una serie di imprecazioni quando le sue morbide e fredde labbra si appoggiano gentilmente sulle mie, è un bacio lungo ma non troppo profondo, dolce. -Ti prego, Pansy, devi solo dire "sì".-
-Va bene, si, accetto l'invito, andrò a mangiare dalla famigliola Weasley!- e sbuffo.
-Andiamo a casa, suppongo sia stata una giornata stressante per te.-
-Si, un conto è incontrare casualmente qualche membro della tua famiglia, e credimi se ti dico che Ginevra mi basta, tutt'altra faccenda è gettarsi nella fossa dei leoni.-
-Ma dai, sono tutti così affabili, e poi manca un sacco di tempo.-
-Menomale.- mormoro sottovoce.
-Mi sembra tu vada abbastanza d'accordo con Ginny.-
-Si, non è male, sicuramente è lei quella con le palle tra i due.- dico riferendomi a Potter.
George ride -Ma che linguaggio scurrile, questo non me lo aspettavo proprio da lei.-
Rido e ricominciamo a camminare, a trascinarci in quei centimetri di neve.
E' strano come le cose appaiano più semplici se hai vicino la persona che ami, qualcuno pronto a tenderti la mano nei momenti del bisogno, che ti protegge e ti incoraggia al contempo. Non me n'ero mai accorta nè quando frequentavo Malfoy nè quando vivevo con i miei genitori.
Allora mi giro e dico parole che non avevo mai detto a nessuno -Ti amo, George Weasley.-
George si ferma, è palese che non se l'aspettava, gli sfugge addirittura l'ombrello di mano. -Che significa?-
Ma quanto è cretino? -Ma direi che è molto semplice, ad occhio e croce che... uhm...- mi metto un indice sopra le labbra, fingendomi pensierosa -...ah si, che ti amo.-
E finalmente mi sorride, mi abbraccia per la vita, sollevandomi quasi. -Ti amo anche io, Pansy Parkinson.-
Oh, decisamente troppo romantico per i miei gusti, ma sono felice, ho tutto ciò di cui ho bisogno. 
In fondo la vita è così, centrimetri di neve che ti impediscono di arrivare alla meta, ma se hai vicino qualcuno come George Weasley che ti insegna ad amare e ti ricambia amando in un modo così dolce, non ti serve altro.

Una camminata dalla strada, al mare, fino al cielo
e io credo davvero che noi dipendiamo l'uno dall'altro
Nel profonfo, sotto la copertura di un altro stupore perfetto
dove tutto è bianco come la neve


-------

Hei, lo so sono in ritardo ma sono tremendamente pigra e impegnata e questo binomio non è certo l'ideale per srivere una fic.
Passiamo ai ringraziamenti:

DiraReal: Ecco il capitolo, anche se in ritardo. Sono felice che la storia ti piaccia.
Misako90: Ebbene si, esistono anche Serpeverdi buoni (almeno un po' :) ) Grazie per la recensione, fanno davvero piacere.
fravi: Eccoti qui su EFP!! Bisognerebbe festeggiare! Comunque, grazieeeeee, mi piace sapere cosa ne pensi di tutte le cose che scrivo! E non sei una carciofaia! (anche se questa parola mi piace un sacco!). Sembra strano anche a me, ho quasi finito una fic (Manca l'epilogo, lo so)! Okay... vado a scrivere il finale..!






  
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